Economia Politica e Istituzioni Economiche Barbara Pancino Lezione 16 La politica economica in un sistema aperto Deprezzamento e bilancia commerciale Una riduzione di ε influenza la bilancia commerciale attraverso tre canali: le esportazioni X aumentano: il deprezzamento reale, che rende i beni nazionali relativamente meno costosi all’estero, provoca un aumento della domanda estera di beni nazionali e quindi un incremento delle esportazioni nazionali; le importazioni IM diminuiscono: il deprezzamento reale, che rende i beni esteri relativamente più costosi nell’economia nazionale, provoca un aumento della domanda interna di beni nazionali e quindi una riduzione delle importazioni; il prezzo relativo dei beni esteri in termini di beni nazionali, 1/ε, aumenta. Questo tende ad aumentare il valore delle importazioni IM/ε. La stessa quantità di importazioni adesso costa di più (in termini di beni nazionali). Deprezzamento e bilancia commerciale Questi effetti però non avvengono nell’immediato. Nei primi mesi dopo il deprezzamento, l’effetto probabilmente si rifletterà più sui prezzi che sulle quantità. Il prezzo delle importazioni aumenta, mentre il prezzo delle esportazioni diminuisce. Ma la quantità di esportazioni e di importazioni si aggiusterà lentamente: ci vuole un pò di tempo prima che i consumatori si rendano conto che i prezzi relativi sono cambiati, prima che le imprese si rivolgano a fornitori che praticano prezzi più convenienti, e così via. Uno sguardo alla dinamica: la curva J È quindi possibile che un deprezzamento causi un peggioramento iniziale della bilancia commerciale: ε diminuisce, ma né X né IM si aggiustano in misura significativa, generando così una riduzione delle esportazioni nette, X-IM/ε. Successivamente, gli effetti di una variazione dei prezzi relativi, sia delle esportazioni sia delle importazioni, si rafforzano: quando i beni nazionali diventano meno costosi, i consumatori e le imprese nazionali ridurranno la propria domanda di beni esteri; quando invece i beni nazionali diventano meno costosi all’estero, i consumatori e le imprese straniere ne aumenteranno la domanda; le esportazioni aumentano e le importazioni diminuiscono. Uno sguardo alla dinamica: la curva J Se la condizione di Marshall-Lerner (seε , NX ) alla fine è soddisfatta, la variazione delle esportazioni e delle importazioni diventa più forte dell’effetto negativo sui prezzi, e l’effetto finale sarà un miglioramento della bilancia commerciale. All’inizio: (X, IM) invariate, ε à(X-IM/ε) . Alla fine: (X , IM ,ε ) à(X-IM/ε) La curva J: evoluzione della bilancia commerciale nel tempo a seguito di un deprezzamento reale Il deficit commerciale prima del deprezzamento è pari a OA. All’inizio il deprezzamento fa aumentare il disavanzo commerciale a OB: εdiminuisce, ma né IM né X cambiano. Nel tempo, le esportazioni aumentano e le importazioni diminuiscono, riducendo il disavanzo. Alla fine la bilancia commerciale migliora rispetto al suo livello iniziale (dal punto C in poi). Il tasso di cambio reale e il rapporto tra esportazioni nette e Pil, Stati Uniti, 1980-1990 La curva J Dal punto di vista della bilancia commerciale, espressa in rapporto al Pil, due sono i fatti evidenti: le variazioni del tasso di cambio reale si sono effettivamente riflesse in movimenti paralleli delle esportazioni nette; tuttavia si osservano ritardi non irrilevanti nella risposta della bilancia commerciale a variazioni del tasso di cambio reale. Un deprezzamento reale migliora la bilancia commerciale, ma questo processo richiede tempo, tipicamente da 6 mesi a 1 anno. Questi ritardi hanno conseguenze sugli effetti di un deprezzamento non solo sulla bilancia commerciale, ma anche sulla produzione. Se un deprezzamento riduce inizialmente le NX, esso esercita anche un effetto recessivo sulla produzione. Quindi il governo deve tener presente che inizialmente gli effetti andranno nella direzione opposta a quella desiderata. Risparmio, investimento e disavanzo commerciale Partendo dalla condizione di equilibrio: Y = C + I + G − IM / ε + X Sottraendo C+T da entrambi i lati e ricordando che S=Y-C-T, otteniamo: S = I + G − T − IM / ε + X Usando la definizione di esportazioni nette e riordinando i termini, otteniamo: NX = S + (T − G) − I In equilibrio la bilancia commerciale deve essere uguale al risparmio – privato (S) e pubblico (T-G) – meno l’investimento (I). Un avanzo commerciale corrisponde a un eccesso di risparmio sull’investimento. Un disavanzo commerciale corrisponde, invece, a un eccesso di investimento sul risparmio. Risparmio, investimento e disavanzo commerciale L’equazione NX = S + (T − G) − I ci suggerisce alcune importanti considerazioni: Un aumento dell’investimento deve riflettersi in un aumento del risparmio privato, del risparmio pubblico o in un peggioramento del saldo commerciale. Un aumento del disavanzo di bilancio deve riflettersi in un aumento del risparmio privato, in una riduzione dell’investimento o in un peggioramento del saldo commerciale. Un paese con un alto tasso di risparmio, pubblico o privato, deve avere o un elevato tasso di investimento o un significativo avanzo commerciale. Effetti della politica fiscale in economia aperta Consideriamo di nuovo un aumento della spesa pubblica. Supponiamo che, partendo da un bilancio di pareggio, il governo decida di aumentare la spesa per la difesa senza aumentare le tasse e di sopportare il deficit che ne deriva. Cosa accade al livello di produzione e alla sua composizione, al tasso di interesse e al tasso di cambio? Un aumento della spesa pubblica fa aumentare la produzione a parità di tasso di interesse e quindi sposta la curva IS verso destra. Il nuovo equilibrio comporta un maggior livello di produzione e un tasso di interesse più elevato. Inoltre, il maggior tasso di interesse provoca un aumento del tasso di cambio, ovvero un apprezzamento. Effetti della politica fiscale in economia aperta Un aumento della spesa pubblica provoca un aumento della produzione, un incremento del tasso di interesse e un apprezzamento del tasso di cambio. Effetti della politica fiscale in economia aperta Un aumento della spesa pubblica fa aumentare la domanda e quindi anche la produzione. Che cosa accade alle varie componenti della domanda? Il consumo e la spesa pubblica chiaramente aumentano, il primo a causa dell’incremento del reddito e la seconda per ipotesi. Ciò che accade all’investimento è ambiguo. Da un lato la p ro d u z i o n e a u m e n t a , i n d u c e n d o u n i n c re m e n t o dell’investimento. Dall’altro, il tasso di interesse aumenta, riducendo la spesa per investimenti. Le esportazioni nette dipendono dalla produzione estera, dalla produzione nazionale e dal tasso di cambio. Le esportazioni nette diminuiscono sia per effetto dell’apprezzamento sia a causa dell’aumento della produzione. Effetti della politica monetaria in economia aperta Consideriamo una stretta monetaria. Ad un dato livello di produzione, una riduzione dello stock di moneta, sposta la curva LM verso l’alto e quindi fa aumentare il tasso di interesse. L’aumento del tasso di interesse, rendendo i titoli nazionali relativamente più convenienti, provoca un apprezzamento del tasso di cambio. Domanda e produzione si riducono sia per effetto dell’apprezzamento sia a causa del maggior tasso di interesse. Effetti della politica monetaria in economia aperta Una stretta monetaria provoca una riduzione della produzione, un incremento del tasso di interesse e un apprezzamento del tasso di cambio. Le parità, le parità mobili, le bande di oscillazione e lo Sme Finora abbiamo assunto che la Banca Centrale scegliesse l’offerta di moneta e lasciasse il tasso di cambio libero di aggiustarsi per garantire l’equilibrio sul mercato dei cambi. Tuttavia, nella maggior parte dei paesi in realtà le banche centrali usano la politica monetaria per raggiungere determinati obiettivi in termini di tassi di cambio. Tali obiettivi a volte sono impliciti, altre volte espliciti; talvolta sono dei valori specifici, spesso sono bande di oscillazione. Questi accordi, o regimi, di cambio prendono vari nomi. Le parità, le parità mobili, le bande di oscillazione e lo Sme Da un lato vi sono paesi, come USA e Giappone, con tassi di cambio flessibili. Essi non hanno obiettivi specifici in termini di tasso di cambio. Sebbene le loro banche centrali prestino molto attenzione all’andamento del tasso di cambio, esse si sono mostrate disposte a consentire ampie fluttuazioni dello stesso. All’estremo opposto, ci sono i paesi che operano in regime di tassi di cambio fissi. Questi paesi mantengono un tasso di cambio fisso in termini di qualche valuta estera o ancorano la loro moneta al dollaro (Argentina dal 1991 al 2001) o a un insieme di valute estere. In regime di cambi fissi, le oscillazioni del cambio sono rare e si definiscono svalutazioni e rivalutazioni. Le parità, le parità mobili, le bande di oscillazione e lo Sme Tra i due estremi, ci sono paesi che operano in parità mobile del tasso di cambio, cioè il tasso di deprezzamento viene predeterminato nei confronti di una valuta estera. Questi paesi hanno tipicamente un tasso d’inflazione più alto di quello statunitense e quindi, per evitare un continuo apprezzamento della loro valuta che renderebbe i loro beni non competitivi, stabiliscono un tasso di deprezzamento predeterminato nei confronti del dollaro. Un altro tipo di accordo si ha quando i paesi mantengono i loro tassi di cambio bilaterali all’interno di bande di oscillazione, come è stato il Sistema monetario europeo (Sme) che ha determinato le variazioni dei tassi di cambio all’interno dell’UE dal 1979 al 1998. Tassi di cambio fissi e politica monetaria Quali sono i meccanismi che garantiscono una parità fissa del tasso di cambio e le conseguenze che ne derivano? La parità dei tassi di interesse è data da: Et (1 + it ) = (1 + i ) e Et +1 * t Supponiamo di ancorare il tasso di cambio a qualche livello, otterremo: (1 + i ) = (1 + i ) ⇒ i = i * t t t * t In ipotesi di tasso di cambio fisso e di perfetta mobilità dei capitali, il tasso di interesse interno deve quindi essere uguale al tasso di interesse estero. Tassi di cambio fissi e politica monetaria Ora che i=i*, avremo: M = YL(i ) P * In un sistema di cambi fissi, la banca centrale rinuncia alla politica monetaria come strumento di politica economica. Con un tasso di cambio fisso, il tasso di interesse interno deve essere uguale al tasso di interesse estero. E l’offerta di moneta deve essere aggiustata allo scopo di mantenere il tasso di interesse a quel livello. La politica fiscale con tassi di cambio fissi Se in un sistema di cambi fissi la politica monetaria non può più essere usata come uno strumento di politica economica, che cosa ne è della politica fiscale? Un’espansione fiscale sposta la IS verso destra. Con un regime di cambi flessibili, lo stock di moneta rimaneva invariato, causando un aumento della produzione, del tasso di interesse e un apprezzamento. In un regime di cambi fissi, la banca centrale non può lasciare che il tasso di cambio aumenti, deve quindi accomodare la maggiore domanda di moneta aumentando l’offerta. La LM si sposta quindi verso il basso in modo tale che tasso di interesse e, quindi tasso di cambio, non varino, L’equilibrio genera un livello di produzione più alto a parità di tasso di interesse e di cambio. La politica fiscale con tassi di cambio fissi Con tassi di cambio fissi, la politica fiscale è più efficace di quanto non lo sia con tassi di cambio flessibili, in quanto essa richiede una politica monetaria accomodante. La politica fiscale con tassi di cambio fissi Fissando il tasso di cambio, si rinuncia a uno strumento efficace nella correzione degli squilibri commerciali e nel controllo del livello di produzione aggregata. Ancorandosi a un dato tasso di cambio fisso, un paese rinuncia anche al controllo del suo tasso di interesse. Inoltre deve seguire l’andamento del tasso di interesse estero, correndo il rischio di effetti indesiderati sulla sua attività economica. Nonostante il paese mantenga una piena disponibilità della politica fiscale, un solo strumento di politica economica non sempre è sufficiente. Regolamento tesi di laurea Tesi di laurea La tesi consiste nella preparazione di un elaborato scritto (circa 40-50 pagine) avente per oggetto un approfondimento tematico relativo a uno degli insegnamenti del corso di studio e redatto con la supervisione di un relatore (docente della materia scelta). Il lavoro si svolge sotto la guida del docente che verifica lo stato di avanzamento della stesura del testo. Il testo finale deve essere preceduto da un abstract e concluso con una bibliografia. Indicazioni per l’impaginazione a) impaginazione della tesi: • fogli formato A4; • carattere tipo Times New Roman o Garamond, dimensioni 12 o 13 pt; • sommario collocato all’inizio; • note a piè di pagina, con numerazione progressiva; dimensioni 10 o 11 pt; b) citazioni: nel testo e in nota per la dottrina e le monografie devono essere citate con il cognome dell’autore preceduto dall'iniziale del nome, il titolo completo dell'opera, il luogo, l'editore e l'anno di pubblicazione ed, eventualmente, la pagina cui si fa riferimento. c) parole e nomi stranieri: vanno scritti in corsivo Struttura della tesi La tesi si organizza in capitoli, paragrafi e sottoparagrafi esattamente come un libro di testo. Tipicamente una tesi di laurea presenta la seguente struttura: • abstract; • introduzione; • uno o due capitoli introduttivi (contesto, dati di sfondo, teorie, descrizione del problema; interessi applicativi, base scientifica e stato dell’arte, rassegna critica della letteratura); • uno o due capitoli dedicati al lavoro (ipotesi di lavoro, descrizione del progetto per fasi, risorse necessarie, caratteri di innovatività, obiettivi, contenuti del lavoro, risultati); • conclusioni (dalle idee/ipotesi alle affermazioni/conclusioni, sviluppi futuri); • bibliografia; • eventuali appendici. Esempi Trattare un tema circoscritto, legato all'economia italiana, europea o estera, in cui si discutano uno (o più) modelli alla luce di dati empirici. Si richiede capacità di presentare e discutere analiticamente un modello economico presente in letteratura, individuare e raccogliere i dati appropriati, svolgere un confronto ben strutturato tra la tesi dei modelli e i dati raccolti. Temi: Evoluzione e relazioni degli aggregati monetari e creditizi. Aspetti del funzionamento dei mercati finanziari e del credito. Aspetti della politica monetaria. Evoluzione del mercato valutario e del tasso di cambio, con particolare riferimento al Sistema Monetario Europeo. • I "meccanismi di trasmissione" tra moneta e attività economica; la politica monetaria; il credito bancario. • Aspetti del comportamento delle famiglie nel consumo e nel risparmio. • • • • Esempi Temi: • Aspetti del funzionamento dei mercati finanziari e valutari nell’area euro, con particolare riferimento alla letteratura su integrazione, efficienza dei mercati, ed estensioni recenti dei modelli di macroeconomia aperta. • La curva di Phillips: teorie e verifiche empiriche. • Il problema della credibilità delle politiche pubbliche. • La politica commerciale estera della UE: l'interazione tra lobbies, Commissione e Consiglio. • Il debito pubblico. Le origini dell’attuale problema in Italia e la manovra di risanamento.