Il Criptorchidismo Fisiopatologia, Clinica, Terapia Medica e Chirurgica 1 Dello stesso Editore BAILEY - Semeiotica chirurgica. I segni fisici nella clinica chirurgica BASMAJIAN - Riabilitazione medica BAZAN - Le suturatrici meccaniche in chirurgia CANUTO/TOVO - Medicina legale e delle assicurazioni CATALIOTTI - Elementi di chirurgia pediatrica CEVESE/CHIAPPETTA - Patologia iatrogena del paziente chirurgico CHIARANDA - Guida illustrata delle emergenze COLOMBRARO - Pediatria per i CDU DADDI/PASARGIKLIAN/ALLEGRA/MANCINI - Trattato di pneumologia DE NEGRI - Manuale di neuropsichiatria infantile DEL GAUDIO - Anatomia chirurgica e corso di operazioni DODI - Colon-proctologia ambulatoriale. Trattato per i chirurghi, gastroenterologi e medici pratici DOMINI - L'ipertensione portale dell'infanzia DOMINI - Chirurgia delle ernie diaframmatiche e del reflusso gastroesofageo DOMINI-LIMA - Chirurgia delle malformazioni digestive DOMINI/DE CASTRO- Chirurgia delle malformazioni urinarie e genitali DOMINI/BELBUSTI/LIMA/SIGNORETTI/JASONNI - Argomenti di andrologia chirurgica pediatrica DOMINI/MICCOLI/SPINELLI/FEDERICI - Endocrinopatie pediatriche d'interesse chirurgico FEGIZ - Il cancro del retto FEGIZ/MARRANO/RUBERTI - Manuale di chirurgia generale FORFAR/ARNEIL - Trattato di pediatria FRADA' - Semeiotica medica nell'adulto e nell'anziano FRANCHINI/CALZOLARI - L'educazione alimentare nell'età evolutiva GAVELLI/LENTINI - Guida alla diagnostica per immagini con le tecniche computerizzate GOGLIA - Embriologia umana GREESPAN - Endocrinologia clinica HENRY - Le vie d'accesso allargabili HESS - Le malattie delle vie biliari e del pancreas KATZUNG - Farmacologia generale clinica KEIGHLEY/WILLIAMS - Chirurgia di ano-retto e colon MACCABRUNI/ CASELLI - l'AIDS pediatrico MAINGOT - Chirurgia addominale MAZZEO/FORESTIERI - Trattato di chirurgia oncologica MAZZUCCATO - Anatomia radiologica, tecnica e metodologia propedeutiche alla diagnostica mediante immagini McBRYDE - Segni e sintomi OTTOLENGHI - Urologia pediatrica VAUGHAN - Atlante di urologia pediatrica 2 CLAUDIO SPINELLI Specialista in Chirurgia Pediatrica Aiuto Chirurgia Generale IIa, Università degli Studi di Pisa MARIO LIMA Straordinario di Chirurgia Pediatrica, Università degli Studi di Bologna STEFANO BERTELLONI Endocrinologia Pediatrica, Divisione Pediatria II, Università degli Studi di Pisa PAOLO SIGNORETTI Specialista in Chirurgia Pediatrica Aiuto Chirurgia Generale, Ospedale S. Croce, Fano GIANFRANCO FRANCHI Primario U.O. di Pediatria e Neonatologia, Ospedale S. Croce, Fano Il Criptorchidismo Fisiopatologia, Clinica, Terapia Medica e Chirurgica Presentazione dei Professori Remigio Dòmini e Paolo Miccoli Edizione a cura di Paolo Signoretti PICCIN 3 TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI Nessuna parte può essere riprodotta in alcun modo (compresi fotocopie e microfilms) senza il permesso scritto dell'Editore ISBN 88-299-1625-0 Stampato in Italia © 2001 by Piccin Nuova Libraria, S.p.A. - Padova 4 Indice generale Presentazione R. Dòmini 9 Presentazione P. Miccoli 11 Prefazione 13 PARTE I EMBRIOLOGIA, EPIDEMIOLOGIA, CLINICA Cap. 1 Sviluppo embriologico e la discesa del testicolo normale S. Bertelloni, C, Spinelli, F. Sodini, G. Baroncelli 17 Cap. 2 Epidemiologia, classificazione e clinica del criptorchidismo P. Signoretti, C. Spinelli, P. Ghirri, S. Bertelloni, GF. Franchi, G. Barocci, A. Boldrini 35 Cap. 3 Il criptorchidismo nelle sindromi malformative genetiche G. Corsello, S. Bertelloni, C. Spinelli, A. Bertocchini 51 Cap. 4 La diagnostica per immagini nel criptorchidismo S. Di Maio, LM. Sarteschi, C. Spinelli, P. Signoretti, F. Menchini Fabris 61 Cap. 5 Aspetti psicopatologici nel criptorchidismo G. Masi, S. Millepiedi 73 5 PARTE II TERAPIA MEDICA E CHIRURGICA Cap. 6 Criptorchidismo:terapia ormonale S. Bertelloni, R. Lala, F. Sodini, C. De Sanctis, G. Saggese 85 Cap. 7 Criptorchidismo: terapia chirurgica P. Signoretti, C. Spinelli, M. Lima 91 Cap. 8 Chirurgia laparoscopica del testicolo non palpabile M. Lima, C. Spinelli, P. Signoretti, M. Dòmini, U. Caccioppoli 99 PARTE III COMPLICANZE, FOLLOW-UP Cap. 9 Aspetti istopatologici del testicolo criptorchide P. Viacava, C. Spinelli 107 Cap. 10 Criptorchidismo e fertilità C. Spinelli, V. De Sanctis, L. Urso 113 Cap. 11 Criptorchidismo e tumori del testicolo P. Signoretti, C. Spinelli, GF. Franchi, PG. Lomartire, G. Quintini, L. Landa 123 Cap. 12 Criptorchidismo e follow-up S. Bertelloni, C. Spinelli, F. Sodini, V. Basiloni, G. Saggese 139 Sigle 151 Indice analitico 153 6 Collaboratori GIUSEPPE BAROCCI U.O. di Pediatria e Neonatologia, Ospedale S. Croce, Fano GIAMPIERO BARONCELLI Endocrinologia Pediatrica, Divisione Pediatria II, Ospedale Santa Chiara, Università di Pisa VALENTINA BASILONI Endocrinologia Pediatrica, Divisione di Pediatria II, Ospedale S. Chiara, Pisa ANTONIO BOLDRINI Neonatologia, Dipartimento di Medicina della Procreazione e dell'Età Evolutiva, Università degli Studi di Pisa UMBERTO CACCIOPPOLI Divisione di Urologia Pediatrica, Ospedale Santobono, Napoli GIOVANNI CORSELLO Cattedra di Neonatologia, Dipartimento Materno-Infantile, Divisione di Neonatologia e TIN, Ospedale Cervello, Università di Palermo CARLO DE SANCTIS Endocrinologia Pediatrica, Ospedale Regina Margherita, Istituti Pediatrici Universitari, Torino VINCENZO DE SANCTIS Divisione di Pediatria ed Adolescentologia, A. O. S. Anna, Ferrara SALVATORE DI MAIO Struttura Complessa di Auxologia ed Endocrinologia, A.O.R.N. "Santobono Pausilipon", Napoli MARCELLO DOMINI Ricercatore Clinica Chirurgica Pediatrica, Università degli Studi di Bologna PAOLO GHIRRI Neonatologia, Dipartimento di Medicina della Procreazione e dell'Età Evolutiva, Università degli Studi di Pisa 7 ROBERTO LALA Endocrinologia Pediatrica, Ospedale Regina Margherita, Istituti Pediatrici Universitari, Torino LUCIANO LANDA Direttore U.O. di Chrurgia Generale, Ospedale S. Croce, Fano PIERGIORGIO LOMARTIRE U.O. Chirurgia Generale, Ospedale di Fano GABRIELE MASI Divisione Universitaria di Neuropsichiatria Infantile, Università di Pisa, IRCCS Stella Maris, Calambrone, Pisa FABRIZIO MENCHINI FABRIS Ordinario di Andrologia, Dipartimento di Medicina della Procreazione e dell'Età Evolutiva, Università degli Studi di Pisa STEFANIA MILLEPIEDI Divisione Universitaria di Neuropsichiatria Infantile, Università di Pisa, IRCCS Stella Maris, Calambrone, Pisa GRAZIANO QUINTINI U.O. di Pediatria e Neonatologia, Ospedale S. Croce, Fano GIUSEPPE SAGGESE Ordinario di Pediatria, Università degli Studi di Pisa MARIO SARTESCHI Andrologia, Dipartimento di Medicina della Procreazione e dell'Età Evolutiva, Università degli Studi di Pisa FEDERICA SODINI Endocrinologia Pediatrica, Divisione Pediatria II, Ospedale Santa Chiara, Università di Pisa LUIGINA URSO Divisione di Pediatria, Ospedale di Arzignano, Vicenza PAOLO VIACAVA U.O. di Anatomia Patologica Ia, Università di Pisa 8 Presentazione In questo libro, che mi viene presentato per esprimere un giudizio, la c. d. "sindrome criptorchide" si trova sviscerata nelle sue più diverse sfaccettature perchè, partendo dalla disembriogenesi malformativa e dalla maldiscesa fetale - che costituiscono il presupposto per la validità dei criteri classificativi e dei dati epidemiologici presentati - si giunge a delineare la terapia medica e chirurgica e se ne analizzano i risultati, non solo sotto il profilo trofico ed endocrino, ma anche sotto quello esocrino e procreativo, senza trascurare l'aspetto dell'incombenza neoplastica ed i problemi psicopatologici - non privi di riflessi sociali - che possono iniziare già in età adolescenziale e che sono potenzialmente destinati ad accrescersi negli anni successivi, soprattutto in caso d'infertilità. Vaste e pluriennali esperienze cliniche e scientifiche, interdisciplinari e policentriche (Pisa, Bologna, Torino, Ferrara, Napoli, Palermo, Fano, Vicenza), hanno finito col trovarsi qui compendiate per un desiderio, sentito dagli Autori, di suffragarle, infine, in una veste monografica. Che non cerca solo il successo editoriale ma un Lettore - Pediatra o Medico di base - che l'accetti come una testimonianza scientifica di cui possa avvantaggiarsi per l'aggiornamento professionale finalizzato alla prescrizione di accertamenti diagnostici e provvedimenti terapeutici, quanto più tempestivi ed ottimali possibili. Prof. Remigio Dòmini Ordinario di Chirurgia Pediatrica nell'Università degli Studi di Bologna Direttore della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Pediatrica Bologna, 20 maggio 2001 9 10 Presentazione Il criptorchidismo ha sempre costituito un punto nodale di interesse endocrinologico e chirurgico. Come tale la Scuola Pisana, sia chirurgica che pediatrico-endocrina, ha dedicato all'argomento un interesse ed un'attenzione costante. Nessuno credo, meglio di Claudio Spinelli, Mario Lima e Paolo Signoretti, potevano unificare e coordinare queste valenze culturali senza perdere di vista gli aspetti squisitamente terapeutici, primo fra tutti quello legato alle nuove tecniche di chirurgia mini-invasiva. Anche le vaste implicazioni fisio-patologiche, che condizionano le complicanze di questa complessa malattia, sono trattate con una grande ampiezza di vedute multidisciplinari, ma sempre con sicuro e documentato piglio clinico. Un'opera dunque che si raccomanda ad un pubblico ampio ma anche allo specialista più esigente, e che come tale si imporrà certamente, nel sia pur affollato, panorama editoriale italiano Prof. Paolo Miccoli Ordinario di Chirurgia Generale nell'Università degli Studi di Pisa Direttore Chirurgia Generale II Pisa, 22 maggio 2001 11 12 Prefazione Il criptorchidismo rappresenta la più frequente anomalia dell'apparato riproduttivo nell'uomo e costituisce, a tutt'oggi, una patologia di particolare interesse per i pediatri, pediatri endocrinologi, chirurghi pediatri, urologi pediatri, andrologi, genetisti, oncologi sia per i molteplici quadri clinici a cui può essere associata questa anomalia, nelle forme a patogenesi complessa, sia per l'aumentato rischio d'infertilità e di neoplasia in età adulta presente anche in caso di criptorchidismo isolato. Per tali motivi questa condizione può essere considerata una vera e propria patologia sociale. Infatti, tenendo presente che risulta affetto da criptorchidismo il 3-5% dei nati a termine e il 9-30% dei nati pretermine e che in Italia nell'anno 2000 le nascite siano state di circa 280.000 maschi, si può calcolare che nel nostro paese siano nati in quell'anno almeno 15.000-30.000 bambini criptorchidi. Sebbene molti di questi neonati presenteranno una discesa spontanea dei testicoli nel 1° anno di vita, teoricamente alcune migliaia di bambini resteranno criptorchidi e necessiteranno di appropriati percorsi diagnostici e terapeutici. Purtroppo al criptorchidismo viene probabilmente dedicata un'attenzione inferiore a quella che realmente merita, basti pensare a quanto siano rari gli studi longitudinali e controllati dall'età pediatrica a quella adulta per verificare l'effettivo risultato delle varie terapie sulla futura fertilità. Inoltre, l'impatto del criptorchidismo sulla vita adulta viene a volte sottostimato dagli stessi medici, per cui i bambini a volte giungono a un preciso inquadramento clinico e/o vengono avviati lungo un razionale percorso diagnostico e terapeutico, troppo tardi. Ancora oggi l'andrologo si trova, infatti, a dover affrontare i problemi di fertilità di adulti ex-criptorchidi che non sono stati adeguatamente trattati in età pediatrica. Vi è quindi la necessità di una sensibilizzazione della classe medica, e forse anche dei genitori, su questo importante problema sanitario. Partendo da queste premesse e tenendo in considerazione i progressi che si sono verificati negli ultimi anni sulle basi fisiopatologiche che regolano la discesa del testicolo, sull'inquadramento clinico della malattia, sulle indicazioni alla terapia ormonale, sulle tecniche chirurgiche e sul follow-up a lungo termine di questi pazienti, abbiamo cercato di condensare in un volume aggiornato, ma nello stesso tempo di facile consultazione, le più recenti indicazioni emerse in letteratura su questo argomento. 13 Ciò non è stato sicuramente facile, considerando, ad esempio, che effettuando una ricerca computerizzata su Medline, limitata agli ultimi 20 anni, alla voce "cryptorchidism" risultano oltre 3600 voci bibliografiche, che spesso riportano dati e/o opinioni contrastanti tra loro. Nell'impostazione e nella preparazione della monografia abbiamo cercato, quindi, di coprire soprattutto gli aspetti clinici pratici, pur non trascurando alcune linee emergenti dal punto di vista della ricerca. Alla stesura dei vari capitoli hanno collaborato qualificati specialisti ed esperti nel campo del criptorchidismo. Ringraziamo sinceramente tutti per l'entusiasmo e l'impegno con cui hanno aderito al nostro invito e siamo certi che la loro fatica sarà adeguatamente ricompensata dall'apprezzamento dei lettori. Ci auguriamo che il volume possa rappresentare un agile strumento di lavoro per coloro che si occupano di criptorchidismo e di aggiornamento per i colleghi che comunque devono, in prima battuta, ricercare e individuare la malattia, come i neonatologi e i pediatri di famiglia. Gli Autori 14 PARTE I EMBRIOLOGIA EPIDEMIOLOGIA CLINICA 15 16 Capitolo 1 Sviluppo embriologico e la discesa del testicolo normale S. Bertelloni, C. Spinelli, F. Sodini, G. Baroncelli Nelle prime fasi dell'embriogenesi, la gonade e l'apparato genitale sono morfologicamente simili nei due sessi (stadio indifferente). Con il procedere dello sviluppo, l'embrione subisce una serie di modificazioni che lo rendono sessualmente dismorfico. Questo processo, noto con il termine di differenziazione sessuale, è il risultato di una serie di eventi dovuti all'interazione altamente coordinata di vari fattori genetici e ormonali, che determina, nel maschio, la trasformazione della gonade bipotente in testicolo, la virilizzazione dei genitali interni ed esterni, e la discesa dei testicoli nello scroto (Fig. 1) 1. DIFFERENZIAZIONE DEL TESTICOLO Le gonadi derivano da tre componenti, l'epitelio celomatico, il sottostante mesenchima e le cellule primordiali. Nel- l'embrione umano di 4 mm (quinta settimana di gestazione) a livello della faccia mediale del mesonefro, l'epitelio celomatico comincia a proliferare determinando un rigonfiamento detto cresta genitale (Fig.2), suddivisibile in uno strato esterno detto cortex ed uno interno detto medulla. Nell'embrione con cromosomi sessuali 46, XY, normalmente la cortex regredisce e la medulla si differenzia poi in testicolo 2. Le cellule germinali primordiali, si formano intorno alla 4 a settimana al difuori dell'embrione nella parete che riveste il sacco vitellino e sono riconoscibili come elementi cellulari sferici di dimensioni maggiori rispetto alle cellule mesenchimali circostanti1,2. Quando l'embrione raggiunge la lunghezza di 10-20 mm (4a-5a settimana di gestazione), si attuano i processi di ripiegamento dell'embrione sul piano longitudinale e trasversale, una parte del sacco vitellino viene C. Spinelli, M. Lima, P. Signoretti, S. Bertelloni, GF. Franchi: IL CRIPTORCHIDISMO. Piccin Editore, Padova 2001 17 CAPITOLO 1 Figura 1 . Rappresentazione schematica del processo di differenziazione sessuale maschile. Relazioni tra sviluppo del testicolo, inizio dell'attività endocrina, differenziazione anatomica dei genitali interni ed esterni di tipo maschile e discesa dei testicoli nello scroto 2. 1° TRIMESTRE 2° 3° Attività 5α-reduttasi: inizio produzione DHT SINTESI TESTOSTERONE Sviluppo Sviluppo genitali esterni c. Leydig Cordoni spermatogenici Discesa dei testicoli Differenziazione genitali esterni Migrazione cellule germinali Differenziazione dotti Wolf Regressione dotti Müller 6 8 10 Figura 2. Migrazione delle cellule sessuali primordiali verso le creste genitali 2. Cresta genitale Mesonefro Intestino posteriore Cloaca Cellule germinali primordiali 18 12 13 24 36 incorporata nell'embrione e le cellule germinali primordiali migrano lungo il mesentere dorsale dell'intestino posteriore fino alla cresta genitale (Fig. 2) 2. A questo stadio di sviluppo le gonadi di ambedue i sessi appaioni identiche essendo costituite dalle cellule germinali primordiali, del tessuto connettivo della cresta genitale e da uno strato epiteliale di rivestimento 2. Successivamente, in seno all'abbozzo della gonade, si formano dei cordoni sessuali primari, che originano per proliferazione dell'epitelio di rivestimento e si approfondiscono in seno al mesenchima sottostante, per cui i cordoni sessuali primari e le cellule sessuali primordiali si trovano sia nella cortex che nella medulla1,2. Quando l'embrione raggiunge la lun- SVILUPPO EMBRIOLOGICO E LA DISCESA DEL TESTICOLO NORMALE Figura 3. Sviluppo delle strutture testicolari, regressione dei dotti di Muller e differenziazione dei dotti di Wolff 2. Appendice Appendice del testicolo dell’epididimo Condottini efferenti Rete testis Epididimo Cordoni seminiferi Dotto di Müller Tonaca albuginea Dotto deferente Vescichetta seminale Otricolo prostatico Seno urogenitale primitivo Dotto eiaculatore ghezza di 20-25 mm (6a-7a settimana), per l'azione del gene SRY (v. dopo) la gonade primordiale inizia la differenziazione in senso maschile 3,4. Nella parete dei primitivi tubuli seminiferi sono presenti sia cellule germinali primordiali (gonociti) sia cellule epiteliali. Da queste ultime prendono origine le cellule di Sertoli, deputate alla sintesi dell'ormone antimulleriano (AMH), mentre dai gonociti derivano gli spermatogoni 2. I cordoni sessuali primari della cortex degenerano. Le cellule di Sertoli inducono la differenziazione dei cordoni sessuali primari in cordoni seminiferi, i quali, delimitati l'uno dall'altro da lamine di tessuto connettivo connesse con il mesenchima circostante, si dispongono dall'ilo verso la periferia e proliferano suddividendosi in 3-4 cordoni secondari e perdono la connessione con l'epitelio celomatico a causa dello sviluppo di una spessa capsula fibrosa (tonaca albuginea). Dal 4° mese di vita fetale, tali cordoni vanno incontro ad un processo di canalizzazione 1,2. Contemporaneamente, nella regione ilare, si differenziano altri cordoni cellulari che canalizzandosi daranno origine ai condotti deferenti e alla rete testis (Fig. 3). Negli embrioni di 30-40 mm di lunghezza (8a settimana di gestazione), nel connettivo interstiziale dei lobuli, compaiono le cellule interstiziali di Leydig, che hanno quindi un'origine mesenchimale 1-4. Se nel secondo mese di vita intrauterina, la gonade primitiva bipotente non si differenziasse in senso maschile, l'evoluzione successiva delle strutture riproduttive avverrebbe in senso femminile. Infatti, nel sesso femminile la differenziazione della gonade primitiva in ovaie, che avviene circa un mese in ritardo rispetto a quella del testicolo, non serve probabilmente ad indurre lo sviluppo attivo delle strutture riproduttive, ma a fornire alla donna il possesso di organi capaci di assicurare lo sviluppo puberale e la riproduzione1. Nel maschio, è invece la differenziazione della gonade primitiva in testicoli che determina l'inibizione degli abbozzi delle strutture sessuali femminili e lo sviluppo delle strutture sessuali maschili (Fig. 1) 1-4. 19 CAPITOLO 1 CONTROLLO GENETICO DELLA DIFFERENZIAZIONE TESTICOLARE Il processo di differenziazione della gonade primitiva in testicolo sotto controllo genetico è in rapporto con la presenza di almeno un cromosoma Y nel cariotipo dell'embrione 1,3. Indipendentemente dal numero dei cromosomi X, individui con un cromosoma Y hanno infatti un fenotipo maschile, mentre gli individui mancanti dell'Y o con microdelezioni in alcune regioni critiche del suo braccio corto sono fenotipicamente femmine 4,5. Il cromosoma Y contiene quindi un gene capace di indurre la differenziazione della gonade primordiale bipotente in senso testicolare5. Nel braccio corto del cromo- soma Y è infatti localizzato un gene di 35 Kb denominato sex-determining regionY (SRY), che è considerato il principale regolatore dello sviluppo sessuale in senso maschile5. SRY, che esercita la sua azione solo per un breve periodo dello sviluppo fetale risultando inattivo se viene espresso dopo la 9a settimana di gestazione, agisce in modo dominante codificando per una proteina costituita da 223 amminoacidi, che contiene una regione di 79 amminoacidi (HMG box) appartenente al gruppo delle proteine nucleari definite "high mobility proteins" 1,4,5,6. Tale proteina possiede un'elevata affinità di legame con specifiche sequenze del DNA e si comporta come un fattore di trascrizione 5; tramite il dominio HMG box si lega al DNA e lo Figura 4. Possibile modello di interazione tra i geni attualmente noti, presenti sui cromosomi sessuali e su alcuni automi, che sono coinvolti nella differenziazione sessuale maschile (Da: Pediatric Endocrinology; 3 rd Ed, Dekker Inc, mod) 1. Gonade indifferenziata SF-1 WT-1 AMH SOX9 Androgeni SRY (Y) TESTICOLO Cellule di Sertoli – AMH DAX -1 (X) – 20 SF-1 Cellule di Leydig Testosterone SVILUPPO EMBRIOLOGICO E LA DISCESA DEL TESTICOLO NORMALE piega determinando l'avvicinamento di sequenze geniche distanti tra loro e/o permettendo l'inserimento di proteine importanti per la trascrizione 5. In tal modo agisce come uno switch sulle cellule che nell'embrione XX sono le progenitrici dei follicoli ovarici, determinando l'attivazione a cascata di una serie di geni autosomici che, a loro volta, attivano i meccanismi molecolari che ne determinano la differenziazione in cellule di Sertoli1, 4. Sebbene i geni bersaglio di SRY siano poco conosciuti, un candidato è il gene che codifica per AMH. Infatti, SRY e il gene AMH presentano una concordanza di espressione durante lo sviluppo embrionario che suggerisce una loro interazione diretta 4, 5, 6. Le cellule di Sertoli, mediante la produzione di fattori locali, indurrebbero un ulteriore sviluppo in senso maschile della gonade con comparsa delle cellule di Leydig. Si ritiene che la proteina SRY agisca anche inibendo l'espressione di alcuni geni, come quello dell'aromatasi P450 e di DAXI, e favorendo l'espressione di altri, come SOX9. Se SRY non è presente o è inattivo, tutto questo processo non si verifica e l'embrione sviluppa in senso femminile 3-6. Un possibile modello di interazione tra i geni che attualmente sono ritenuti importanti nella differenziazione della gonade bipotente in senso maschile o femminile è quello riportato in Fig. 4 1. L'espressione dei geni WT-1 e SF-1 sarebbe essenziale nella formazione della gonade bipotente. SF-1, inoltre, stimole- Figura 5. Schematizzazione del meccanismo d'azione degli androgeni. Il testosterone (T) penetra nella cellula bersaglio con un meccanismo di diffusione passiva 1 e viene metabolizzato in DHT per mezzo di una 5alfareduttasi 2. Sia T che DHT possono legarsi con uno specifico recettore (R) 3 e i complessi T-R e DHT-R attivano la trascrizione nell'androgen response element (ARE) del DNA 4. A seguito di tale attivazione si attua la risposta periferica nei tessuti androgeno-dipendenti 5. (Da: Bertelloni S, Saggese G. Pseudoermafroditismi maschili. In De Sanctis V, Bertelloni S. Andrologia Endocrinologica dell'Età Evolutiva. MEDIPRINT, Roma 2000: 77-89). T 1 T 2 DHT 5α-reduttasi DHT + R T3 T+R 3 T-R 4 5 DHT-R 4 ARE 5 * sviluppo strutture *differenziazione di Wolf genitali esterni * spermatogenesi * regolazione della * regolazione discesa trans-inguinale gonadotropine del testicolo (?) * sviluppo masse * sviluppo di pene, muscolari alla pubertà prostata, peli rebbe l'espressione di alcuni geni coinvolti nella regolazione della sintesi degli androgeni, dell'AMH e di SOX9, un gene essenziale per la differenziazione del te- 21 CAPITOLO 1 sticolo e in particolare per le cellule di Sertoli. DAX-1 avrebbe un'azione inibente sull'espressione dell'SF-1, mentre l'SRY inibirebbe l'espressione di DAX1, un gene presente sul cromosoma X, che si ritiene intervenga nello sviluppo del sesso femminile 1. Nel maschio, l'attivazione di SRY, inibendo l'azione di DAX-1, determinerebbe, indirettamente, la de-repressione di SF-1 con conseguente induzione dei geni della differenziazione sessuale in senso maschile e sviluppo del testicolo. Nella femmina, l'assenza di SRY permetterebbe a DAX-1 di reprimere SF-1 con conseguente differenziazione della gonade bipotente in ovaio (Fig. 4). FUNZIONE ENDOCRINA DEL TESTICOLO FETALE Dopo la differenziazione, i testicoli iniziano precocemente la loro attività endocrina con la secrezione di AMH e di testosterone7,8 (Fig. 1). L'AMH, prodotto dalle cellule del Sertoli, è una glicoproteina (PM 140 KD) della famiglia del TGF-β, codificata da un gene di 2.75 Kb localizzato sul cromosoma 19. L'AMH agisce con azione paracrina in un periodo critico della gestazione (7a-8a settimana), inibendo lo sviluppo dei dotti paramesonefritici o dotti di Muller, dai quali nel feto femmina prendono origine gli organi genitali interni (utero, annessi e parte superiore della vagina) (Fig. 1)1,3,7. In epoche successive i dotti di Muller divengono in- 22 sensibili all'azione dell'AMH 4. L'ormone continua comunque ad essere secreto dal testicolo fino al momento della pubertà, anche se non è nota l'azione dell'AMH dopo la regressione delle strutture mulleriane 7. Il testosterone, il principale ormone steroideo prodotto dalle cellule di Leydig, viene secreto a partire dall'8a settimana di gestazione; l'ormone agisce direttamente con azione paracrina inducendo omolateralmente lo sviluppo dei primitivi dotti mesonefrici o dotti di Wolff nei vasi deferenti, negli epididimi e nelle vescicole seminali1,3,4,7 (Fig. 1). L'ormone viene inoltre convertito perifericamente dall'enzima 5-α-reduttasi in diidrotestosterone (DHT), il quale agisce con azione endocrina a livello del seno urogenitale, delle pieghe genitali e del tubercolo genitale, inducendo lo sviluppo dell'uretra perineale e peniena, dei corpi cavernosi, della prostata, delle ghiandole bulbouretrali, delle borse scrotali e del pene1,3,4,7 (Fig. 1). I livelli massimi di testosterone vengono raggiunti verso la 12a-14a settimana di gestazione e successivamente si ha un costante decremento fino al momento del parto. Nel feto, la virilizzazione dell'intero tratto riproduttivo maschile dipende quindi sia dall'attività ormonale del testicolo fetale che dalla risposta degli organi bersaglio agli ormoni testicolari 7,8 (Fig. 5). Dopo la nascita, si ha un picco di livelli di testosterone nelle prime ore di vita seguito da una rapida caduta dei livelli ormonali; successivamente il testosterone SVILUPPO EMBRIOLOGICO E LA DISCESA DEL TESTICOLO NORMALE Tabella 1. Principali teorie sulla discesa testicolare (da Bertelloni S, Battini R, Saggese G. Differenziazione sessuale nel maschio e discesa del testicolo. In PACINI eds. Giornale Italiano di Andrologia. 1997; 4 (3): 136-144). Pressione endo-addominale Gubernaculum trazione meccanica crescita e rigonfiamento atrofia del gubernaculum inversione/eversione del gubernaculum Processi di crescita differente crescita tra corpo del feto e gubernaculum crescita del testicolo allungamento del funicolo spermatico e dei vasi deferenti sviluppo e migrazione dell'epididimo crescita scrotale Regolazione endocrina gonadotropine androgeni ormone non identificato (discendina?) Regolazione neuroendocrina aumenta a partire dal 7°-10° giorno di vita per stimolazione delle cellule di Leydig, da parte dell'LH, fino al 4°-8° mese; poi si assiste ad una riduzione dei livelli ematici dell'ormone che diventano quelli caratteristici del periodo infantile1,3,7, 8. Alla pubertà, quando si ha di nuovo l'attivazione dell'attività gonadica, il testosterone determina lo sviluppo delle masse muscolari, induce la spermatogenesi ed esercita il feed-back negativo sulle gonadotropine, mentre il DHT determina lo sviluppo del pene, della prostata e dei peli androgeno-dipendenti 1,3,4 (Fig. 5). Per esplicare le loro azioni il testosterone ed il DHT si legano a livello tissutale con una proteina endocellulare, il recettore per gli androgeni, codificata dal gene per il recettore per gli androgeni (GRA)1,9. Si tratta di un gene di 75-90 Kb localizzato sul cromosoma X in vicinanza del centromero (Xq11-Xq12), organizzato in 8 esoni (numerati da 1 a 8) e 7 introni. Il GRA determina la sintesi di un recettore di 919 amminiacidi composto da 3 regioni: la regione NH2-terminale (amminoacidi 1-537), codificata dall'esone 1, è necessaria per attivare la trascrizione dei geni androgeno-dipen- 23 CAPITOLO 1 denti. Tale dominio presenta una sequenza poliglicinica (GCN) la cui contrazione al di sotto di 10 triplette è stata associata ad una maggiore sensibilità agli effetti degli androgeni e potrebbe predisporre allo sviluppo di neoplasie prostatiche 10. Un' espansione oltre le 40 triplette determina invece una rara malattia genetica, denominata sindrome di Kennedy, caratterizzata da degenerazione neurologica, ginecomastia e infertilità9. Un numero di triplette GCN maggiore di 26 ma inferiore a 40 è stato prospettato come una possibile causa di infertilità maschile per alterata risposta della linea germinativa agli andro-geni11. La regione centrale (amminoacidi 538626) codificata dagli esoni 2-3, rappresenta il "DNA-blinding domain" e permette il legame del complesso ormonerecettore con il DNA. La regione del DNA-blinding domain contiene un elevato numero di residui di cisteina che attraverso ponti di disolfuro legano 2 atomi di zinco determinando una struttura terziaria denominata "zinc-finger" particolarmente adatta al legame con il DNA; tale struttura è altamente conservata durante la filogenesi ed è comune anche ai recettori degli altri ormoni steroidei, degli ormoni tiroidei e della vitamina A. La regione COOH-terminale (amminoacidi 627-919) codificata dagli esoni 3-8, è deputata a legare l'androgeno e costituisce "l'hormon bilding domain" 1. Nei soggetti normali, l'interazione tra ormone e recettore determina una modifica nella conformazione della struttura del 24 recettore che acquisisce la capacità di legarsi sotto forma di dimero al suo recettore specifico sul genoma (androgen response-element) con conseguente attivazione dei geni androgeno dipendenti1,9. CONTROLLO ENDOCRINO DELLA STEROIDOGENESI TESTICOLARE Alla 5a settimana di gestazione nel sistema nervoso del feto sono già individuabili basse concentrazioni di ormone di liberazione delle gonadotropine (GnRH). I livelli di tale ormone incrementano tra l'8a e la 10a settimana con un picco massimo alla 22a settimana, poi si abbassano progressivamente ed aumentano di nuovo nel periodo neonatale3,7. Il GnRH probabilmente stimola la produzione ipofisaria di gonadotropine nel feto. Ambedue le gonadotropine, LH e FSH, sono infatti presenti a partire dalla 10a11a settimana per raggiungere livelli massimi tra la 17a e la 22a settimana di gestazione. Successivamente le concentrazioni di LH e FSH nel feto diminuiscono fino ad essere quasi indosabili alla fine della gravidanza 1,7,8. La riduzione dei livelli di GnRH e delle gonadotropine nelle ultime fasi di gravidanza sembra essere dovuta all'azione inibitoria esercitata dal sistema nervoso centrale sull'ipotalamo e all'aumento degli steroidi sessuali prodotti dall'unità feto-placentare. Nelle prime fasi di sviluppo, l'attività ormonale del testicolo non sembra tuttavia dipendere dalla secrezione gonadotropinica SVILUPPO EMBRIOLOGICO E LA DISCESA DEL TESTICOLO NORMALE Figura 6. Fasi della discesa testicolare. T = testicolo; G = gubernaculum; CSL = ligamento sospensore craniale; AMH = ormone antimulleriano (da : Hutson JM, Hasthorpe S, Heyns CF. Anatomical and functional aspects of testicular descent and cryptorchidism. Endocr Rev. 1997; 18: 259. Mod. In Bertelloni S, Battini R, Saggese G. Differenziazione sessuale nel maschio e discesa del testicolo. In PACINI eds. Giornale Italiano di Andrologia 1997; 4 (3): 136-144). CSL 8-15 sett. 1) AMH (?) Ingrossamento del gubernaculum livello gonadico. Tale ipotesi spiegherebbe la produzione di androgeni da parte di cellule gonadiche fetali in culture prive di gonadotropine e il rilievo clinico che i maschi con ipogonadismo ipogonadotropo non presentano anomalie della differenziazione sessuale 1,3,7. In questi stessi pazienti, il frequente riscontro di criptorchidismo indicherebbe invece l'importanza della stimolazione gonado-tropinica sulla secrezione di testosterone per la regolazione della fase della migrazione trans-inguinale del testicolo, che avviene nel terzo trimestre di gestazione. CSL FISIOLOGIA DELLA DISCESA DEL TESTICOLO NELLO SCROTO 28-35 sett. 2) TESTOSTERONE Migrazione del gubernaculum MASCHIO G FEMMINA dell'ipofisi fetale, ma piuttosto dalla gonadotropina corionica (hCG) che dal siero materno passa nel circolo fetale raggiungendo i valori massimi quando inizia la secrezione di testosterone7. Nelle prime fasi di gestazione la steroidogenesi testicolare potrebbe dipendere anche da fattori intrinseci prodotti a I testicoli si originano a livello della regione lombare superiore, a livello del 1° segmento toracico e rimangono in quella sede fino alla fine del 2° mese di vita intrauterina, quando inizia un lento processo di migrazione che li porterà nella loro sede definitiva quasi a termine della gravidanza (Fig. 1). Riguardo a tale processo, si possono distinguere essenzialmente una fase dello spostamento renale, analoga sia per la gonade maschile che per quella femminile, che avviene tra la 7a e l'8a settimana di gestazione, ed una fase sessualmente dismorfica che a sua volta può essere suddivisa nella fase della migrazione trans-addominale o apparente, tra l'8a -15a settimana, e la fase della migrazione trans-inguinale o migrazione vera, tra la 28 a settimana e la 25 CAPITOLO 1 mascita 12-15. La fase dello spostamento renale, più apparente che reale, è dovuta alla migrazione craniale del metanefro ed alla contemporanea regressione del mesonefro; questa fase è sostanzialmente identica in ambedue i sessi ed avviene prima dell'inizio della secrezione ormonale da parte del testicolo fetale 2, 12; si ritiene pertanto che non rappresenti un carattere distintivo tra i due sessi 12,13. Nella fase della migrazione transaddominale, descritta anche come apparente, il testicolo si allontana progressivamente dal rene con la crescita del feto, quindi si porta dalla parete addominale posteriore alla regione inguinale2,12,13. Questo processo è possibile in quanto il testicolo, mano a mano che il legamento diaframmatico superiore e il meso del mesonefro scompaiono unitamente all'assotigliamento del mesorchio, diventa mobile e rimane collegato alla parete addominale dal gubernaculum testis cioé quel ligamento che unisce il polo caudale del testicolo con la regione inguinale, passando obliquamente attraverso la parete addominale, fino ad inserirsi a livello del rigonfiamento labio-scrotale tra i muscoli obliquo esterno ed interno (Fig. 6) 12-16 . Per quanto riguarda il gubernacolum, inoltre, sembra che il suo sviluppo sia controllato geneticamente da diversi geni, in particolare XOXA10 e INSL3 14. La fase della migrazione transaddominale sembra essere favorita dalla regressione di un ligamento che collega 26 il polo superiore del testicolo al polo caudale del rene (ligamento craniale)12,17, permettendo quindi la migrazione in sede inguinale della gonade senza opporre resistenza. Nel topo, la regressione di tale ligamento sembra essere controllata dagli androgeni prodotti dal testicolo fetale13-17. Nell'uomo la presenza di tale struttura non è uniformemente accettata18. Nel frattempo la cavità celomatica emette un'evaginazione, il processo vaginale, che comincia ad allungarsi in direzione caudale e decorre ventralmente al gubernaculum, seguendo la strada tracciata dal gubernaculum stesso 2,12. Il processo vaginale spinge vari strati della parete addominale, che si sta differenziando, verso la borsa scrotale e con essi forma la parete del canale inguinale. L'apertura superiore del canale inguinale nel punto di evaginazione va a formare l'anello inguinale interno, mentre l'apertura inferiore costituisce l'anello inguinale superficiale 2. Il gubernaculum testis tra l'8a e la 15a settimana di vita intrauterina va incontro ad una reazione di rigonfiamento e retrazione che trascina il testicolo verso la regione inguinale12,14,17: tale reazione sembra essere mediata, almeno in parte, dall'AMH, che determinerebbe un aumento della matrice extracellulare nel tessuto del gubernaculum12,13. Nella femmina, dove non si ha la secrezione di AMH il gubernaculum diviene una struttura sottile ed allungata, andando a costituire il "ligamento rotondo", che permette la localizzazione endoaddominale SVILUPPO EMBRIOLOGICO E LA DISCESA DEL TESTICOLO NORMALE dell'ovaio (Fig. 6) 12. La sindrome da persistenza dei dotti mulleriani, che è una rara forma di pseudoermafrodismo maschile per un deficit di secrezione o di azione dell'ormone antimulleriano 3, 4, 19, sembra confermare questa ipotesi. I pazienti con questa sindrome presentano un genotipo ed un fenotipo maschile normale, ma con presenza endopelvica di strutture derivate dai dotti di Muller (tube di Falloppio, utero e parte superiore della vagina che usualmente sfocia a livello della parte posteriore dell'uretra). Le strutture il cui sviluppo dipende dall'azione degli androgeni (pene, scroto, vasi deferenti, epididimo e prostata) sono normali4,19. Di solito vi è criptorchidismo e la sindrome viene diagnosticata al tavolo operatorio durante l'intervento di orchidopessi 3,4,19. I testicoli sono usualmente localizzati in sede addominale in circa il 70% dei pazienti e presentano una posizione analoga a quella delle ovaie 12,19 . I residui del gubernaculum, mancando l'azione dell'AMH, si presentano femminilizzati, cioè simili al ligamento rotondo dell'ovaio. E' stato prospettato che anche la causa delle più rare forme con cui si può manifestare la sindrome, cioè l'ernia utero- Tabella 2. Alterazioni genetiche nelle pazienti con SIA. Dati della letteratura (*) e casistica personale (anni 1993-1998) (da: Bertelloni S, Saggese G. Pseudoermafroditismi maschili. In De Sanctis V, Bertelloni S. Andrologia dell'Età Evolutiva. Mediprint, Roma 2000: 77-89). SIA completa Lett. N. (%) Delezioni complete Delezioni parziali Anomalie di "splicing" Prematuro codone di terminazione Mutazioni puntiformi DNA-bd Mutazioni puntiformi H-bd 2 10 3 11 7 40 (2) (10) (3) (10) (7) (37) c.p. N. (%) 2 (11) 2 (11) 7 (39) SIA parziale Lett. C.p. N. (%) N. (%) 7 (7) 1 (6) 28 (26) 6 (33) - - Lett. = (*) da: Griffin JE, Mchaul MJ, Russel DW, Wilson JD, The androgen resistence syndromes: steroid 5alfa-reductase type 2 deficiency, testicular femminization and related disorders. In: Scriver CR, Baudet AL, Sly W, Valle D (eds) " The metabolic and molecolar basis of inherited didease", McGraw-Hill, New York; 1995; 2967-2998; c.p. = casistica personale; DND-bd = DNA binding domain: H-bd = hormone binding domain. 27 CAPITOLO 1 inguinale e l'ectopia testicolare trasversa, possono essere ricercate nella femminilizzazione del gubernaculum che permette una maggiore mobilità della gonade e quindi una maggiore possibilità di erniazione12,20. In effetti, il 30-50% dei pazienti con ectopia testicolare trasversa viene riconosciuto affetto dalla sindrome da persistenza dei dotti mulleriani 12. Il ruolo dell'AMH nella prima fase della discesa testicolare rimane tuttavia non ancora del tutto chiarito13,14,15. Alcuni autori ritengono che i quadri clinici riscontrabili nella sindrome da persistenza dei dotti mulleriani dipendano unicamente dall'ostacolo meccanico che le strutture femminili esercitano sulla discesa del testicolo nello scroto 19. La fase della migrazione transinguinale del testicolo, descritta anche come fase della migrazione reale (28a-35a settimana di gestazione), è quella più conosciuta e più studiata, anche perchè una sua alterazione è la causa più frequente di criptorchidismo 12-15. In questa fase il testicolo, collocato posteriormente al processo vaginale comunicante con la cavità peritoneale, per un processo di migrazione attiva si muove dalla regione inguinale, lo attraversa e si porta nello scroto verso la fine dell'8° mese. Successivamente, il processo vaginale si oblitera nella sua parte craniale e forma la tunica vaginale del testicolo 12, 13, 21. Per spiegare questo processo di migrazione attiva sono state elaborate varie teorie (Tab. 1) 13,14,15. Diversi fattori cooperano sebbene la loro azione venga probabil- 28 mente mediata dal gubernacolum 12,13, in quanto la secrezione sezione del gubernaculum o quadri clinici con agenesia del gubernaculum si caratterizzano per la mancata discesa testicolare13,21. La migrazione del gubernaculum nello scroto e la sua contrazione sotto lo stimolo degli androgeni rappresentano probabilmente il meccanismo principale12-15. Il testicolo e l'epididimo seguirebbero il gubernaculum in questa migrazione e si porterebbero poi nella loro sede scrotale definitiva dopo la regressione del gubernaculum stesso che avviene alla fine della fase di migrazione 12. L'incremento della pressione endoaddominale, che si ha nelle ultime fasi della gravidanza, sarebbe un fattore favorente per l'espulsione del testicolo 12,21. Classicamente si riteneva che gli androgeni stimolassero la discesa testicolare mediante un'azione diretta sul gubernaculum13,14. Recenti studi hanno tuttavia documentato che il gubernaculum presenta una ridotta capacità legante rispetto a quella di altri organi bersaglio degli androgeni, come le cellule della cute genitale o la prostata 12,22. Inoltre, l'attività 5alfa-reduttasica nel gubernaculum, oltre ad essere solo il 20% rispetto a quella degli altri tessuti genitali, rimane costante per tutta la durata della gestazione, mentre la fase transinguinale si verifica solo nell'ultimo periodo della gravidanza 12, 23,24. Tali dati hanno fatto prospettare un'azione indiretta da parte degli androgeni sulla discesa testicolare. Il rilievo che la resezione del SVILUPPO EMBRIOLOGICO E LA DISCESA DEL TESTICOLO NORMALE Figura 7. Posizione dei testicoli in soggetti con mutazioni del recettore degli androgeni e fenotipo ambiguo o femminile (Quigley classification 3 to 7) 18 nervo genito-femorale, che innerva sia il gubernaculum che il muscolo cremastere, è in grado di produrre criptorchidismo nell'animale da esperimento, ha suggerito l'ipotesi che gli androgeni possano agire indirettamente con un meccanismo neuroendocrino 12,14, 24,25, 26 mediante un effetto differenziativo a livello dei nuclei motori spinali del nervo genito-femorale. Tali ormoni indurrebbero un dismorfismo sessuale che si traduce in una maggiore produzione del neuropeptide calcitonin gene related peptide (CGRP) da parte dei feti maschi 12,15. Il rilascio di CGRP a livello periferico sarebbe in grado di aumentare la concentrazione delle fibre del gubernaculum con conseguente espulsione del testicolo nello scroto 12,13. Tale ipotesi sembra avvalorata dal rilievo di un dismorfismo sessuale tra maschi e femmine nel numero di neuroni CGRP secernenti a livello dei nuclei motori del nervo genito-femorale e anche dal rilievo che ratti con resistenza a livello dei nuclei motori del nervo genito-femorale e anche dal rilievo che ratti con resistenza agli androgeni (v. dopo) presentano, oltre al criptorchidismo, anche una femminilizzazione del contenuto CGRP nei nuclei del nervo genito-femorale 12, 14, 25, 26 . L'ipotesi dell'androgeno-dipendenza della fase di migrazione trans-inguinale sembra essere confermata dalla localizzazione delle gonadi nelle sindromi da insensibilità periferica agli androgeni, intendendo con questo termine alcune condizioni cliniche, caratterizzate da eterogeneicità fenotipica, tutte trasmesse con modalità X-linked recessiva, che rappresentano la causa più frequente di pseudoermafrotidismo maschile 1,9, 27,28. La sindrome è dovuta a delezioni e/o mutazioni nel gene per il recettore degli androgeni 8, 28. Ampie delezioni del gene che condizionano una mancata sintesi del recettore o di ampie porzioni dello stesso sono rare, mentre nella maggior parte dei pazienti sono presenti mutazioni puntiformi (Tab. 2) 6, 9, 28, 29. Tali mutazioni sono state trovate prevalentemente nella regione dell'"hormone binding domain" 9, 28, 29, in particolare tra i residui amminoacidici 728-774 e 829-866, e alterano quindi il legame tra il recettore e lo steroide, per cui si ha una mancanza totale (SIA completa) o variamente 29 CAPITOLO 1 deficitaria (SIA parziali) nella risposta degli organi bersaglio agli androgeni, i cui livelli circolanti sono normali o elevati 9, 28, 29. I pazienti con SIA completa (sindrome di Morris o femminilizzazione testicolare completa), incidenza di 1:20.000 - 1.64.000 nati di sesso maschile, presentano fenotipo femminile normale, ma con vagina corta a fondo cieco; i genitali interni sia maschili che femminili sono assenti (sindrome della "pelvi vuota"), perchè l'AMH prodotto dalle cellule di Sertoli induce la regressione delle strutture mulleriane, mentre, per l'insensibilità al testosterone, le strutture wolffiane non si sviluppano. Alla pubertà, si sviluppa un habitus femminile normale. Tuttavia si ha scarsa crescita della peluria androgeno-dipendente (sindrome delle donne senza pelo) ed amenorrea primaria 1,9, 28, 29. I pazienti con SIA parziale presentano un fenotipo variabile. Si può avere un aspetto femminile na con ambiguità genitale (femminilizzazione testicolare incompleta), o un fenotipo maschile ma con i genitali esterni scarsamente virilizzati, come ipospadia perineo-scrotale, scroto bifido, micropene, pliche labioscrotali parzialmente fuse, clitoridomagalia (sindrome di Reifenstein). In altri pazienti, le uniche manifestazioni cliniche possono essere una scarsa virilizzazione alla pubertà o l'infertilità in età adulta, ma con genitali del tutto normali e testicoli normalmente discesi nello scroto 1, 3, 4. In un gruppo di 10 pazienti, Hutson 30 ha valutato la posizione delle gonadi al 30 momento dell'intervento di orchiectomia. In sintesi, 15 testicoli sono stati trovati in un sacco erniario localizzato a livello del canale inguinale, 2 testicoli erano localizzati all'interno delle grandi labbra, 2 erano intra-addominali, ma in vicinanza dell'anello inguinale interno e solo 1 addominale alto. Recentemente, è stata rivalutata la posizione delle gonadi in un gruppo di 109 pazienti con sindrome da insensibilità agli androgeni, mettendo in evidenza che l'incidenza del criptorchidismo addominale presentava una costante diminuzione in rapporto all'incremento della virilizzazione del fenotipo (Fig. 7) 18. E' stato inoltre rilevato che un maggior numero di pazienti con difetti funzionali gravi nel recettore degli androgeni (36%) presentava testicoli non palpabili rispetto a quelli con difetti funzionali lievi (12%) 18. Clinicamente è stato quindi possibile rilevare che con l'aumentare della resistenza agli androgeni, diviene più evidente la ritenzione dei testicoli e tale rilievo è stato confermato anche in un modello murino di resistenza agli androgeni 12,30. Nel loro insieme questi risultati confermerebbero il ruolo fondamentale degli androgeni nell'indurre la discesa dei testicoli nello scroto 12, 18, 30. Il deficit di 5α-reduttasi è una rara malattia genetica autosomica recessiva 1,4. In questa forma, per il deficit enzimatico, il testosterone non può essere convertito a DTH a livello degli organi bersaglio1,31. Dal punto di vista endocrinologico, nel deficit di 5α-reduttasi si hanno infatti SVILUPPO EMBRIOLOGICO E LA DISCESA DEL TESTICOLO NORMALE normali livelli di testosterone e ridotte concentrazioni di DTH sia basali che dopo stimolo con hCG. Questa forma è dovuta a mutazioni nel gene che codifica la 5α-reduttasi tipo II, cioè quella espressa a livello dei tessuti genitali31. L'ambiguità genitale riguarda solo i genitali esterni, poichè il testosterone come tale virilizza le strutture wolffiane. Alla nascita, si ha un fenotipo esterno femminile con grave ipospadia perineo-scrotale e con recesso vaginale a fondo cieco. L'epididimo, i vasi deferenti e le vescicole seminali sono normali. Alla pubertà, sia ha uno sviluppo dell'apparato pilifero e delle masse muscolari di tipo maschile, assenza di ginecomastia e mascolinizzazione dei genitali di grado variabile1,4,31. I testicoli sono di solito ritenuti alla nascita, e possono scendere spontaneamente al momento della virilizzazione puberale 31, ad ulteriore conferma dell'importanza degli androgeni nella migrazione trans-inguinale. Questo rilievo suggerisce inoltre che il DHT potrebbe essere l'ormone attivo sulla discesa testicolare, così come lo è per la virilizzazione dei genitali esterni 12. Per quanto riguarda l'ipotesi neuroendocrina del nervo genitofemorale, una conferma indiretta è data dal rilievo clinico che la frequenza di criptorchidismo nnei bambini con mielomeningocele per lesioni localizzate sotto L4, cioè distalmente al nucleo del nervo genito-femorale, è significativamente inferiore rispetto a quelli con lesioni localizzate cranialmente rispetto a L3, quindi interessano anche tale nucleo spinale 32. CONCLUSIONI In sintesi, la differente posizione delle gonadi nei due sessi rappresenta una delle caratteristiche del dismorfismo sessuale dei mammiferi, compreso l'uomo. La discesa del testicolo nello scroto è quindi probabilmente dipendente dallo sviluppo del gubernaculum, processo vaginale, canale inguinale, vasi spermatici e scroto, cioè di quelle strutture anatomiche che differiscono sostanzialmente tra maschio e femmina. A differenza delle altre tappe della differenziazione sessuale maschile, i precisi meccanismi che regolano la discesa del testicolo nello scroto non sono ancora del tutto conosciuti. I dati a disposizione, sia clinici che sperimentali, sembrano comunque indicare l'esistenza di due fasi distinte e differentemente regolate dal punto di vista endocrino 12-15. La fase trans-addominale sembra essere sotto il controllo endocrino dell'AMH, mentre la fase trans-inguinale è probabilmente regolata dagli androgeni, in particolare dal DHT. Tale azione potrebbe essere mediata da un loro effetto differenziativo a livello dei nuclei motori spinali del nervo genito-femorale. La valutazione dell'esatta posizione delle gonadi negli pseudoermafroditismi maschili può rappresentare un valido metodo di studio per comprendere i meccanismi endocrini che determinano la disce- 31 CAPITOLO 1 sa del testicolo nello scroto, data la ovvia difficoltà di studiare i fattori che regolano tale processo mentre questo avviene, essendo naturalmente il feto nel grembo materno. Bibliografia 1. SAGGESE G, BERTELLONI S, DE SANCTIS C, DI MAIO S, FEDERICO G, LALA R. Disturbi della differenziazione sessuale. In Bernasconi S, Iughetti L, Ghizzoni L. Endocrinologia Pediatrica. McGraw-Hill. 2001: 93-117 2. LOCCI P. Sviluppo del sesso gonadico e fenotipico. Porena M, Menchini Fabris F. Trattato di Andrologia. UTET Periodici Scientifici Srl, 1999, 1 3. STYNE DM. The testes: Disorders of sexual differentiatio and puberty. In: Sperling MA, Pediatric Endocrinology. Philadelphia; W.B. Saunders Co 1996: 423 4. DANON M, FRIEDMAN SC. Ambiguos genitalia, micropenis, hypospadias, and cryptorchidism. In: Lifshitz F, eds. Pediatric endocrinology. New York, M. Dekker Inc 1996: 281 5. SWAIN A, LOVELL-BADGE R. A molecolar approach to sex determination in mammals. Acta Paediatr 1977; 423 (Suppl):46 6. GOODFELLOW PN, LOVELL-BADGE R. SRY and sex determination in mammals. Palo Alto: Annual Review Inc 1993: 2771 7. HUHTANIEMI I. Fetal testis-a very special endocrine organ. Eur J REndocrinol 1994; 130: 25 8. CORBIER P, DEHENNIN L, CASTARIER M. Sex differences in serum luteinizing hormone and testosterone in human neonate during the first few hours after birth. J Clin Endocrinal Metab 1990; 71: 1344 9. QUIGLEY CA, DE BELLIS A, MARSCHKE KB, EL-AWADY MK, WILSON EM, FRENCH FS. Androgen receptor defects: historical, clinical, and molecular prospectives. 32 Endocr Rev 1995; 16: 271-321 10. HARDY DO, SCHER HI, BOGENREIDER T. Androgen receptor CAG repeat lenghs in prostate cancer: correlation with age of onset. J Clin Endocrinol Metab 1996; 81: 4400-4405 11. DOWSING AT, YOUNG EL, CLARK M, McLACHLAN RI, DE KRETSER DM, TROUNSON A. Linkage between male infertility and trinucleotide repeat expansion in the androgenreceptor gene. The Lancet 1999, Aug 21; 354: 6403 12. HUTSON JM, HASTHORPE S, HEYNS CF. Anatomical and functional aspects of testicular descent and cryptorchidism. Endocr Rev, 1997, 18: 259-280. 13. HEYNS CF, HUTSON JM. Historical of theories on testicular descend. J Urol 1995; 153: 754 14. TOPPARI J, KALEVA M. Maldescensus Testis. Horm Res 1999; 51: 261-269. 15. GILL B, KOGAN S. Cryptorchidism: current concepts. Pediatr Clin North Am 1997; 44: 1211 16. HEYNS CF. The gubernaculum during testicular descend in human fetus. J Anat 1987; 153: 93 17. VAN DER SCHOOT P, ELGER W. Androgen-induced prevention of the out-growth of the cranial suspensory ligament in foetal rats. J Androl 1992; 13: 534 18. SPENCER BARTHOLD J, KUMASIRIVERS K, UPADHYAY J, SCEKARRIZ B, IMPERATO-McGINLEY J. Testicular position in the androgen insensivity syndrome: implications for the ruole of androgens in testicular descend. J Urol 2000; Aug 164: 497-501 19. JOSSO N. Anti-Mullerian Hormone and Sertoli cell function. Horm Res 1992; 38 (S2): 72 20. HUTSON JM, BAKER ML. A hypothesis to explain abnormal descend in persistent mullerian duct syndrome. Pediatr Surg Int 1994; 9:542 21. WENSING CJG. The embriology of testicular descent. Horm Res 1988; 30: 144 22. HUSMANN DA, McPHAUL MJ. Localization of the androgen receptor in the developing rat gubernaculum. Endocrinology SVILUPPO EMBRIOLOGICO E LA DISCESA DEL TESTICOLO NORMALE 1981; 128: 383 23.RAIFER J. Endocrinological study of testicular descent in the rabbit. J Surg Res 1982; 33: 158 24. BEASLEY SW, HUTSON JM. The role of the gubernaculum in testicular descend. J Urol 1991; 140: 1191 25. GOH DW, MOMOSE Y, MIDDLESWORTH E. The relationship among calcitonin gene-related peptide, androgens, and gubernacular development in 3 animal models. J Urol 1993; 150: 574 26. MOMOSE Y, GOH DW, HUTSON JM. Calcitonin gene related peptide stimulates motility of the gubernaculum via cyclic adenosine monophosphatase. J Urol 1993; 150:571 27. SAGGESE G, PASQUINO AM, BATTINI R, BERTELLONI S. La sindrome da insensibilità agli androgeni: quadri clinici, recettoriali e genetici. Prospett Pediatr 1994; 24: 47 28.SCHWEIKERT H-U. The androgen resistance syndrome: clinical and biochemical aspects. Eur J Pediatr 1993; 152: (S2):S50 29. BERTELLONI S, FEDERICO G, BARONCELLI GI, CAVALLO L, CORSELLO G, LIOTTA A, RIGON F, SAGGESE G. Biochemical selection of prepuberal patients with androgen insensivity syndrome by sex-hormone binding globulin response to human chorionic gonadotropin test. Pediatr Res 1997; 41: 226-271 30. HUTSON JM. Testicular femminilization a model for testicular descent in mice and man. J Pediatr Surg 1986; 3: 195 31. MENDONCA BB, INACIO M, COSTA EM, ARNHOLD IJ, SILVA FA, NICOLAU W, BLOISE W, RUSSEL DW, WILSON JD. Male pseudohermaphroditism due to steroid 5alfareductase type 2 deficiency. Diagnosis, psycological evaluation, and management. Medicine 1996; 75: 64-76 32. HUTSON JM, BEASLEY SW, BRYAN AD. Cryptorchidism in spina bifida and in spinal cord transection: a clue to the mechanism of transinguinal descend of the testis. J Pediatr Surg 1988; 23: 275 33 34 Capitolo 2 Epidemiologia, classificazione e clinica del criptorchidismo P. Signoretti, C. Spinelli, P. Ghirri, S. Bertelloni, GF. Franchi, G. Barocci, A. Boldrini Statisticamente il testicolo non disceso rappresenta l'anomalia più frequente dell'apparato urogenitale. L'incidenza è del 3,4% nei nati a termine con peso superiore ai 2.500 gr, del 30,3% in nati prematuri con peso inferiore a 2.500 gr e del 100% nei nati con peso inferiore a 900 gr.; è evidente che la percentuale aumenta parellelamente al diminuire del peso corporeo1. Si definisce criptorchide il bambino che a 6-12 mesi di vita ha ancora uno o entrambi i testicoli non discesi nella borsa scrotale (0,5-1% dei casi). Non è riferita in letteratura documentazione di discesa spontanea della gonade oltre l'anno d'età; l'incidenza all'età di un anno equivale a quella rilevata all'età del servizio militare1,2,3. La bilateralità del testicolo ritenuto ha una incidenza del 5%, nel 55% è prevalente a destra e nel 40% a sinistra. Il volume del testicolo ritenuto è qua- si sempre inferiore alla media e tale differenza volumetrica è più evidente ai 12 anni d'età. Il criptorchidismo monolaterale è lievemente più frequente a destra. L'anorchia mono o bilaterale è riscontrata nel 3-5% del totale dei casi sottoposti ad esplorazione chirurgica o laparoscopia per criptorchidismo. La familiarità è stata dimostrata nel 14% dei casi di ritenzione testicolare. CLASSIFICAZIONE Una prima classificazione clinica distingue il testicolo palpabile dal testicolo non palpabile (TNP) (Tab. 1). Il testicolo palpabile (circa il 92% dei casi) viene ulteriormente distinto in retrattile, ritenuto ed ectopico. Testicolo retrattile: solitamente non presente nello scroto ma che vi può essere portato manualmente senza difficotà e C. Spinelli, M. Lima, P. Signoretti, S. Bertelloni, GF. Franchi: IL CRIPTORCHIDISMO. Piccin Editore, Padova 2001 35 CAPITOLO 2 che permane temporaneamente, dopo trazione, nella borsa scrotale. A differenza del testicolo criptorchide vero, quello retrattile, una volta riposizionato nello scroto, vi rimane anche al termine della trazione esercitata e tende a risalire non appena viene provocato lo stimolo cremasterico. Il testicolo retrattile deve essere attentamente distinto da uno criptorchide vero, in quanto si tratta di una gonade "normale" sia da un punto di vista morfologico che funzionale e quindi usualmente non deve essere sottoposta ad alcun trattamento. Testicolo ritenuto: è solitamente apprezzabile al difuori dell’anello inguinale esterno, di cui se ne distinguono tre forme a secondo della posizione anatomica: inguinale alta, inguinale media ed inguinale bassa (non manualmente riconducibile nello scroto). Testicolo ectopico: rappresenta una anomalia di posizione caratterizzata dalla posizione del testicolo in sedi al di fuori della normale via di migrazione. Esistono cinque diverse localizzazioni del testicolo ectopico: ectopia inguinale soprafasciale (variante più frequente), ectopia perineale, ectopia pubo-peniena, ectopia crurale, ectopia crociata. Esiste la possibilità che il testicolo, sicuramente disceso e posizionato nello scroto, possa risalire spontaneamente in tempi successivi e assuma quindi permanentemente una posizione extrascrotale: si parla di forme secondarie di criptorchidismo o riascensioni testicolari. In questa forma secondaria di 36 criptorchidismo, la gonade interessata è soggetta agli stessi processi degenerativi di quella primariamente criptorchide. Anche in seguito alla correzione chirurgica di un'ernia inguinale si può causare una forma secondaria di criptorchidismo, provocata da un'aderenza del testicolo alla cicatrice chirurgica. Anche in questo caso è necessario intervenire chirurgicamente per prevenire l'atrofia testicolare che inevitabilmente si determina. Il testicolo non palpabile rappresenta circa 8% dei casi, in questi più del 50% è assente e in meno della metà dei casi presente in sede inguinale alta o addominale. Agenesia, atrofia: il testicolo non palpabile o addirittura agenesico rappresenta il 53% dei TNP e può trovarsi sia in addome (36%) che nel canale inguinale (17%). Le cause dell'anorchia possono essere dovute ad un'alterazione di uno dei passaggi dello sviluppo embriologico con formazione di strutture vascolodeferenziali a fondo cieco (blind ending) o un infarto durante la vita intra-uterina con atrofia del testicolo (vanishing testis). Testicolo endoaddominale: è un testicolo non rilevabile nè manualmente, nè con una ecografia lungo la linea di migrazione della gonade e che può essere rilevato in addome con la RM, l'esplorazione chirurgica o la video-laparoscopia. ANOMALIE E COMPLICANZE Nel 26% dei casi di criptorchidismo sono presenti anomalie della via seminale ( ostruzione del deferente, disgiunzione EPIDEMIOLOGIA, CLASSIFICAZIONE E CLINICA DEL CRIPTORCHIDISMO Tabella 1. Classificazione clinica del CRIPTORCHIDISMO (Le percentuali riportate si riferiscono alla casistica personale - vedi capitolo 7) CRIPTORCHIDISMO RETRATTILE TESTICOLO PALPABILE 92% RITENUTO rientrante medio emergente ECTOPICO inguinale perineale pubopeniena crurale crociata TESTICOLO NON PALPABILE 8% ASSENTE 53% endoaddominale 36% inguinoscrotale 17% PRESENTE 47% endoaddominale 28% inguinale 19% del deferente, disgiunzione completa o incompleta didimoepididimaria) o c'è un ipotrofismo e nel 4% c'è agenesia. Tanto più alta è la sede del testicolo maggiore è il grado di ipotrofismo3,4. Nel testicolo criptorchide, microscopicamente sono state rilevate modificazioni a carico delle cellule di Leydig 5 e studi immunoistochimici han- no dimostrato alterazioni dei recettori LH-FSH a livello di queste cellule 6 già dal primo anno di vita; a partire dal secondo anno di vita compaiono anomalie a carico della tonaca propria dei tubuli seminiferi (diminuzione del diametro dei tubuli e diminuzione del n° degli spermatogoni 7); tra i 2 e 5 anni si assiste ad una riduzione di numero e volume de- 37 CAPITOLO 2 gli spermatogoni; dopo gli 11 anni si assiste ad una drastica riduzione degli spermatogoni. L'età di comparsa di queste lesioni rimane ancora oggi discussa: secondo alcuni AA 8,9 le anomalie sarebbero presenti alla nascita, secondo altri AA10le lesioni dei tubuli seminiferi sarebbero dimostrabili solamente dopo il 2° anno di vita. Le alterazioni istologiche sarebbero inoltre reversibili dopo un abbassamento chirurgico precoce del testicolo 11. Controversa rimane la problematica se le anomalie istologiche sono espressione di un difetto congenito (primitivo) della gonade oppure sono secondarie allo stato criptorchide. La comparsa precoce delle lesioni e la presenza di alterazioni anche nel testicolo controlaterale sembrano sostenere la teoria della disgenesia gonadica primitiva. La permanenza della gonade al difuori dello scroto aggrava progressivamente il danno istologico, giungendo col passare degli anni ad un danno irreversibile della funzione endocrina e di quella esocrina, in valore della maggiore temperatura di circa 2°C nelle sedi inguino-addominali; ciò è avvalorato dal fatto che l'orchidopessi è in grado di arrestare l'evoluzione del danno istologico. Le possibili complicanze del testicolo criptorchide inerenti alla sede della gonade sono la contusione traumatica, la torsione del funicolo spermatico, la torsione dell'idatide di Morgagni e l'ernia strozzata in pervietà del dotto peritoneovaginale. 38 Un discorso a parte sono le complicanze legate al tempo di permanenza del testicolo al di fuori dello scroto inerenti lo sviluppo sessuale, la fertilità e la degenerazione neoplastica. Sviluppo sessuale:Sebbene siano state descritte alterazioni delle cellule di Leydig con ridotta secrezione di LH e di testosterone sia nel criptorchidismo monolaterale che in quello bilaterale, il quadro endocrino si normalizza alla pubertà e i caratteri sessuali secondari si sviluppano normalmente. Diverso è il caso di ipoplasia o agenesia bilaterale in cui è necessario un apporto di terapia ormonale (testosterone)1. Fertilità: Il 6-10% degli adulti che giungono all'osservazione degli andrologi e/o ginecologi per infertilità (ipo o azoospermia) sono stati trattati chirurgicamente e/o con terapia ormonale per ritenzione testicolare. Le percentuali, riportate in vecchie casistiche dai vari AA riferite a bambini sottoposti ad orchidopessi in età scolare o adolescenziale, sono molto variabili, si va dal 20 al 40% nelle forme monolaterali al 54-90% nelle forme bilaterali. E' da notare che oltre al danno parenchimale sono da considerarsi altri fattori di infertilità spesso presenti nel testicolo criptorchide, quali la deconnessione didimo-epididimaria e l'ostruzione del deferente. Degenerazione neoplastica: L'atrofia testicolare e il criptorchidismo sono situazioni favorenti l'insorgenza di un tumore germinale (seminoma), tanto che al- EPIDEMIOLOGIA, CLASSIFICAZIONE E CLINICA DEL CRIPTORCHIDISMO cuni AA ritengono che debba essere presa in considerazione la orchiectomia e non l'orchidopessia nei casi di criptorchidia in età postpuberale12,13,14. Il rischio di sviluppare un tumore nel testicolo criptorchide è di 10-20 volte superiore al normale, ma in assoluto è del 1-2%, inoltre i testicoli ritenuti in addome hanno una probabilità di cancerizzare 4 volte superiore di quelli ritenuti nel canale inguinale e, nel 15-20% dei casi, cancerizza il testicolo controlaterale 14. L'aumento della temperatura, cellule germinali anomale, turbe endocrine e disgenesia gonadica sono le varie concause dell'insorgenza di neoplasia in testicoli già criptorchidi. L'età del trattamento è molto importante, Whithaker ha notato che nei pazienti da lui osservati e già trattati con orchidopessi (205 casi) per neoplasia testicolare, solo in quattro di questi l'orchidopessi era stata eseguita prima della pubertà15. ASSOCIAZIONE CON ALTRE PATOLOGIE CONGENITE In letteratura risultano circa 50 sindromi con anomalie cromosomiche ed altre 60 ad eziologia non cromosomica che nella loro manifestazione clinica presentano anche il criptorchidismo; generalmente si tratta di sindromi rare e piuttosto gravi. Nelle casistiche di criptorchidismo della prima metà del novecento venivano riportate elevate incidenze di uropatie malformative (UM): Anders nel 1910 su 135 pazienti riscontrò l'associazione di UM nel 94%16, Campbell nel 1951 su 292 pazienti riportò un'incidenza del 33%16. Nelle casistiche più recenti l'incidenza di associazione di UM e criptorchidismo risulta intorno al 10% 18,19. Pertanto e in assenza di sintomi nei bambini con criptorchidismo è indicato uno screening clinico ed ecografico sull'apparato urinario; l'ecografia permette in questi casi di associare alla ricerca delle malformazioni delle vie urinarie, quella finalizzata alla individuazione ed allo studio della gonade ritenuta. Campbell 17 riportò una incidenza del 33% di anomalie associate su 292 autopsie di criptorchidi. Felton20su 169 autopsie eseguite in bambini criptorchidi da 2 a 14 anni, osservò nel 2% dei casi anomalie del tratto urinario. Nel nostro studio 21 su una serie di 189 reperti necroscopici di neonati dopo la 36° settimana di gestazione, con un peso superiore a 2500 gr., 51 presentavano una ritenzione testicolare (45 bilaterali e 6 monolaterali). In 27 casi (52,9%) coesistevano anomalie singole o multiple di pertinenza urogenitale vs 14 casi (10,1%) del gruppo con testicoli normodiscesi. In 32 casi (62,7%) erano presenti anomalie extraurologiche vs 44 (31,8%) del gruppo di controllo. L’analisi statistica fra il gruppo di neonati criptorchidi e non, ha dimostrato una significatività per i primi sia per le anomalie urologiche che extraurologiche. Fallon 22 su 344 criptorchidi ha osservato all’esame fisi- 39 CAPITOLO 2 co 102 casi (30,5%) di anomalie congenite specialmente nelle forme bilaterali. Un ritardo mentale era presente in 50 casi (14,9%), una ipospadia in 16 casi (4,7%); quest’ultimi pazienti sottoposti ad indagini radiologiche non presentavano altre malformazioni a carico del tratto urinario superiore. Le altre anomalie comprendevano l’apparato cardiaco, nervoso e gastroenterico. Gueye 23 all’esame clinico di 38 pazienti criptorchidi riporta 16 (42%) anomalie associate, di cui 5 urologiche (2 valvole dell’uretra posteriore, 1 retrazione della verga ed 1 ipospadia) ed 11 ernie inguinali. Grapin 24 su 384 casi di criptorchidismo ha osservato un’ernia inguinale in 68 casi (18,4%) con frequenza simile sia nelle forme mono- che bilaterali. Questa incidenza è nettamente più elevata nei bambini con ritenzione testicolare rispetto alla popolazione generale (3%). Anche l’incidenza dell’ipospadia è nettamente più alta rispetto alla popolazione generale (0,3%). Le altre anomalie sono risultate a carico dell’apparato digerente in 6 casi (1,5%), dell’apparato neurologico in un caso (spina bifida) e dell’apparato urinario in 5 casi (1,3%) (3 reflussi vascico-ureterali, 1 estrofia vescicale, 1 ureterocele). Nelle serie di Grossman 25 , di Farrington26, di Watson 27, di Tveter 28, di Kelly 29 e di Noe 30 dopo aver sottoposto ad indagine urografica rispettivamente 100, 45, 84, 77, 154 e 140 bambini criptorchidi asintomatici, vengono riportate anomale urologiche associate in 12 40 casi (12%); 6 (13%); 17 (20%); 10 (15%) ed 11 (7,8%). Nessuno di questi ha richiesto un trattamento chirurgico. Il criptorchidismo può associarsi a sindromi malformative complesse conseguenti a deficit ormonali per alterazioni dell'asse ipotalamo-ipofisario-gonadico. Ritenzione testicolare, micropene, borse scrotali poco sviluppate, ritardo staturale e mentale, sono state riportate in caso di disfunzione ipotalamica con deficit di secrezione di GnRH (gonadotropina releasing hormone) come nella sindrome di Kallmann 31, nella sindrome di PraderWilly 32 o nell'insufficienza gonadotropa isolata familiare o meno. Anche nell'anencefalia, nell'ipoplasia congenita o nell'aplasia ipofisaria, i testicoli sono intraaddominali con una completa assenza di cellule di Leydig 33. Un difetto di migrazione testicolare è comunemente presente nei pazienti con alterazione della biosintesi degli androgeni conseguente a deficit di enzimi necessari per la conversione del cortisolo in testosterone (2022 desmolase; 3β-idrossisteroidedeidrogenasi; 17-idroxilasi; 17-20 desmolasi; 17-13 idrossisteroidedeidrogenasi) 34. Il criptorchidismo viene inoltre osservato nei pazienti con deficit dell'enzima 5 α-reduttasi che converte il testosterone a deidrotestosterone, come nella ipospadia perineo-scrotale psuedovaginale35; oppure nei casi di completa (S. di Morris) o incompleta insensibilità agli androgeni. Il quadro clinico in questi casi può variare pur avendo un fenotipo maschile da EPIDEMIOLOGIA, CLASSIFICAZIONE E CLINICA DEL CRIPTORCHIDISMO quello di donne con la sindrome completa del testicolo femminilizzante a quello di uomini con ipospadia e ginecomastia (Sindrome di Reinfenstein) o con gradi minori di virilizzazione ed infertilità 36. Frequente risulta l'associazione fra criptorchidismo ed anomalie dei cromosomi sessuali come nella sindrome di Klinefelter (46, XXY) e nella sindrome di Noonan 37, oppure dei cromosomi non sessuali (Trisomie 13, 18 e 21). La trisomia 13 rappresenta un grave disordine cromosomiale che conduce a morte circa la metà dei neonati entro il primo mese di vita, la sua incidenza è di un caso su 1300 nati. Il fenotipo comprende gravi malformazioni del sistema nervoso centrale, cardiaco ed urogenitale 38. La trisomia 18 ha una incidenza di 1:7500 nati ed interessa raramente i maschi. La sopravvivenza non è superiore ai due mesi di vita. La trisomia 21 (Sindrome di Down) è la più frequente anomalia cromosomica (1: 650 nati). Essa si associa prevalentemente ad anomalie cardiache ed intestinali mentre un criptorchidismo è presente nel 20% dei casi39,40. Una mancata discesa testicolare può rappresentare una tipica manifestazione delle anomalie strutturali della parete addominale anteriore come nella sindrome di Prune Belly 41,42 ; nell'estrofia vescicale o cloacale43; nell'onfalocele e nella gastroschisi 44 e nell'ernia ombelicale o inguinale 45. La causa della mancata discesa testicolare sarebbe da ricercare secondo alcuni AA nella bassa pres- sione intraaddominale che si verrebbe a instaurare in queste situazioni 46. Alterazioni di connessione didimoepididimarie o alterazioni proprie dell'epididimo o del deferente sono state riscontrate nel 20-66% dei pazienti affetti da criptorchidismo 47-50. Le deconnessioni di tipo ostruente, totali o con coinvolgimento della testa dell'epididimo, dove confluiscono i tubuli seminiferi della rete testis, sono state osservate più frequentemente rispetto alle disgiunzioni parziali del corpo e/o della coda51-53. Più rare risultano le anomalie proprie dell'epididimo come l'atresia o la discontinuità (19%), l'angolatura o l'allungamento (14%) e l'agenesia (2,4%) 47. Questi difetti sono stati osservati anche a carico del deferente nel testicolo ritenuto. La differente origine embriologica delle vie seminali e delle gonadi ed eventuali errori di fusione del dotto di Wolff da cui originano il dotto deferente e l'epididimo, con la gonade primitiva rappresentano il probabile meccanismo patogenetico. L'esplorazione intraoperatoria durante un intervento di orchidopessi delle vie seminali alla ricerca di possibili anomalie, riveste una notevole importanza non solo per una valutazione prognostica, anche se difficile, sulla futura fertilità del paziente ma anche per programmare una possibile correzione. La conoscenza dei difetti della via seminale risulta inoltre utile nel porre una corretta strategia chirurgica in caso di testicolo non palpabile sia durante un esame laparoscopico che durante una 41 CAPITOLO 2 esplorazione chirurgica del canale inguinale 54-57. L'ipospadia è una anomalia frequentemente associata al criptorchidismo, la sua incidenza nei criptorchidi varia dal 9,3% al 18%58-59. La frequenza della ipospadia nella popolazione normale è del 0,3% 60. La presenza di una ipospadia severa ed una ritenzione testicolare bilaterale deve indurre il sospetto di un intersesso. Rajfer 61 su 45 pazienti con criptorchidismo (34 bilaterali e 11 monolaterali) ha riportato 21 casi con sviluppo sessuale normale e 24 (53%) con intersesso (15 pseudoermafroditismi maschili, 4 disgnesie gonadiche miste, 2 ermafroditismi veri, 2 pseudoermafroditismi femminili ed 1 agenesia gonadica. L'ipospadia sarebbe in questi casi espressione di una manifestazione locale di una disendocrinopatia sistemica, caratterizzata da una alterazione della azione androgenica, responsabile della normale tubulizzazione del segmento anteriore dell'uretra maschile. CLINICA L'esame clinico parte dall'anamnesi. L'assenza, al momento della visita, della gonade ma il rilievo anamnestico che in passato il testicolo è stato presente nel sacco scrotale, può indirizzare verso una possibile diagnosi di testicolo retrattile. E' importante indagare, inoltre, la possibile presenza di familiarità per criptorchidismo. L'esame sul bambino può essere molto difficile e richiede si- 42 curamente esperienza e abilità. Nei bambini agitati ed in quelli con adiposità marcata l'esame può risultare difficoltoso, mentre nei lattanti sotto il 3° mese la visita è più facile perchè sono più rilassati e il riflesso cremasterico è assente. Per facilitare la visita, il bambino dovrebbe essere visitato in un ambiente confortevole, con una temperatura ambientale idonea, in posizione supina. Talvolta può essere utile far assumere al bambino la posizione seduta con le cosce flesse sulle gambe e le gambe flesse sulle cosce, per inibire il riflesso cremasterico. Devono essere ispezionati i genitali esterni per rilevare eventuali malformazioni a carico del pene, come l'ipospadia. Soggetti con criptorchidismo mono- o bilaterale e ipospadia, possono essere affetti da pseudoermafroditismo maschile, per cui richiedono un approfondimento diagnostico che comprende una valutazione completa cromosomica e ormonale. Anche il sacco scrotale va attentamente valutato: infatti uno scroto che è sempre stato "disabitato", si presenta poco sviluppato. Se lo scroto è vuoto, si cerca il testicolo palpatoriamente nelle sedi ectopiche e lungo la sua fisiologica via di discesa. Se il testicolo è palpabile, dovrebbe esserne valutato il volume, la sede e il grado di mobilità; successivamente dovrebbe essere portato delicatamente verso la borsa scrotale, prendendo nota della sua massima posizione distale assunta. Se è possibile portare il testicolo nello scroto, e questo vi rimane al cessare della trazione, il testicolo è retrattile e EPIDEMIOLOGIA, CLASSIFICAZIONE E CLINICA DEL CRIPTORCHIDISMO va seguito nel tempo per confermare questa diagnosi. In circa il 20% di tutti i casi di criptorchidismo, i testicoli non sono palpabili: in questi casi è importante dirimere il dubbio sulla possibile presenza o assenza della gonade. In caso di testicolo non palpabile, è più probabile che esso sia localizzato a livello addominale, ma è anche possibile che il bambino sia affetto da anorchia, oppure da atrofia testicolare, dovuta ad un insulto vascolare o meccanico (torsione) determinatosi in epoca fetale. In questi casi è indicato valutare i livelli delle gonadotropine (FSH e LH) e del testosterone. Un paziente affetto da anorchia e quindi privo di tessu- Tabella 2. Criptorchidismo alla nascita: bambini esaminati presso la Divisione di Neonatologia dell'Università di Pisa tra il Gennaio 1990 e il Dicembre 1997. Età Neonati Neonati criptorchidi Gestazionale maschi esaminati alla nascita alla nascita N° (%) < 37 >/- 37 Totale 759 4016 4775 219 106 325 28.9 2.6 6.8 Tabella 3. Incidenza generale di criptorchidismo alla nascita in base all'età gestazionale Età Gestazionale </- 27 28-29 30-32 33-34 35-36 >/-37 Neonati Criptorchidi maschi esaminati alla nascita N° (%) 57 64 155 166 317 4016 47 40 56 39 37 106 82.5 62.5 36.1 23.5 11.7 2.6 to testicolare, presenta alti livelli di gonadotropine associati alla mancanza di testosterone. Nei casi dubbi, è utile somministrare gonadotropina corionica umana (HCG) che nei soggetti criptorchidi induce un marcato aumento dei livelli di testosterone, mentre in quelli con anorchia non determina alcuna risposta. Le indagini diagnostiche per immagini (ecografia, venografia, TC, RM) sono scarsamente precise e sensibili, per cui non trovano grande applicazione. Tra queste, la RM risulta più accurata negli adolescenti o adulti con testicoli impalpabili. Molto utile risulta essere la laparoscopia che, oltre ad essere diagnostica, può essere anche terapeutica. Grazie all'osservazione diretta è possibile valutare l'assenza del testicolo oppure la presenza di una gonade intraddominale vitale o atrofizzata ed intervenire chirurgicamente. INCIDENZA DELLA MANCATA DISCESA DEL TESTICOLO ALLA NASCITA Sono stati presi in considerazione i neonati maschi nati o trasferiti presso la Divisione di Neonatologia dell'Università di Pisa durante il periodo Gennaio 1990 - Dicembre 1997. Dei 4775 neonati selezionati, considerando anche i gemelli, 759 (15.8%) erano pretermine (età gestazionale (EG) < 37 settimane) e 4016 (84.1%) erano a termine (EG = 37-41 settimane). Sono stati inclusi nello studio tutti i neonati con criptorchidismo (C), 43 CAPITOLO 2 intendendo per testicolo criptorchide quel testicolo che era permanentemente fuori dallo scroto o che, portato manualmente nello scroto, risaliva immediatamente al di fuori di esso al cessare della trazione. Le posizioni anomale di ogni testicolo sono state classificate come: 1) non palpabile; 2) inguinale, palpabile; 3) prescrotale palpabile; 4) ectopico, e cioè localizzato al di fuori della fisiologica via di discesa del testicolo. Tutti i neonati con malformazioni multiple congenite sono stati esclusi dallo studio. I soggetti criptorchidi sono stati esaminati alla nascita, durante il I° anno di vita, un anno dopo la data di nascita attesa e a 2-9 anni di età. E' stata valutata l'incidenza del criptorchidismo alla nascita,e un anno dopo la data attesa del parto nei neonati a termine e pretermine. Inoltre, abbiamo verificato se nei soggetti presi in esame, un fattore perinatale come la prematurità poteva essere considerato come fattore di rischio potenziale, oltrechè per criptorchidismo alla nascita, anche di mancata discesa spontanea tardiva. RISULTATI Dei 4775 bambini compresi nello studio, 325 (6.8%) sono stati trovati con uno o entrambi i testicoli non discesi alla nascita (Tab. 1). L'incidenza del C si dimostrava più elevata nei neonati pretermine che in quelli a termine (28.9% e 2.6% rispettivamente) con una differenza significativa (p<0.001). L'incidenza di C alla nascita scendeva progressivamente con il 44 crescere dell'EG, essendo dell'82.5% nei pretermine sotto la 28a settimana di EG e di 2.6% nei neonati a termine (Tab. 2). Nei neonati pretermine, il criptorchidismo bilaterale (CB) era predominante ad ogni EG (Tab. 3). Prendendo in considerazione il criptorchi-dismo unilaterale (CU), il testicolo sinistro ritenuto veniva riscontrato più facilmente tra i pretermine di EG compresa tra 28 e 32, mentre dopo la 35a settimana di EG era il destro ad essere più interessato dalla mancata discesa (Tab. 3). Il 45.3% dei neonati a termine (48 casi) presentava CB (Tab. 3). E' stata riscontrata familiarità per criptorchidismo tra parenti di I° e II° grado in circa il 25% dei neonati criptorchidi alla nascita. FOLLOW-UP I neonati con C alla nascita sono stati nuovamente esaminati a distanza di tempo, per verificare se nel frattempo era avvenuta la discesa spontanea tardiva o se i testicoli erano ancora ritenuti. Dei 325 neonati criptorchidi alla nascita, 275 (84.6%) di essi sono stati seguiti al follow-up. Tra essi, 209 (64.3%) hanno avuto una discesa spontanea tardiva testicolare, mentre 56 (17.2%) erano ancora criptorchidi a 12 mesi dalla data attesa del parto (Tab. 4). La discesa spontanea tardiva era più frequente nei pretermine che nei nati a termine (Tab. 5). L'incidenza di C a 12 mesi dalla data attesa del parto nei nati a termine e in quelli pretermine era 0.97% e 2.2%, rispettivamente, se si considerava che tutti EPIDEMIOLOGIA, CLASSIFICAZIONE E CLINICA DEL CRIPTORCHIDISMO Tabella 4. Risultati dell'esame clinico per criptorchidismo alla nascita per età gestazionale e lateralità Età gestazionale </-27 28-29 30-32 33-34 35-36 >/-37 Totale N° bambini criptorchidi Criptorchidismo bilaterale Criptorchidismo unilaterale N° % Destro Sinistro 47 40 56 39 37 106 325 43 34 43 28 24 48 220 91.5 85 76.8 71.8 64.9 45.3 67.7 2 2 4 5 9 33 59 2 4 9 6 4 25 46 Tabella 5. Bambini rimasti criptorchidi a 12 mesi dopo la data attesa del parto Esaminati al follow-up Pretermine A termine 178/219 (81.3%) 97/106 (91.5%) Discesa testicolare spontanea 161 (90.4%) 58 (59.8%) i bambini persi durante il follow-up avevano avuto una discesa spontanea tardiva, o 1.2% e 2.7%, rispettivamente, se i bambini persi avevano avuto una discesa spontanea tardiva con la stessa incidenza dei bambini seguiti al follow-up. DISCUSSIONE L'incidenza di C alla nascita del 6.8% del nostro studio è più alta di quella di Scorer 1 (4.3%), e di due altri studi, il John Radcliff Hospital 2 Cryptorchidism Study e il Mount Sinai Hospital3 Study (5.01% e 3.68%, rispettivamente). Questa aumentata incidenza di C alla nascita è probabilmente dovuta alla presenza di un gran- Bambini criptorchidi 17 (9.6%) 39 (40.2%) de numero di neonati pretermine nel nostro studio. Infatti, considerando l'incidenza di pretermine criptorchidi (28.9%), essa appare dieci volte più alta di quella dei nati a termine. Riferendoci alla lateralità, il CB è presente in quasi l'80% dei pretermine criptorchidi, mentre la sua incidenza scende al 45% nei nati a termine. Tra i casi di CU, il testicolo ritenuto sinistro è più rappresentato sotto le 33 settimane di EG, mentre sopra la 35a settimana è più frequentemente il destro ad essere criptorchide. Si potrebbe pertanto postulare che, prima della 32a settimana di EG il testicolo destro precede quello sinistro nella discesa, risultando per tale ragione meno frequentemente 45 CAPITOLO 2 criptorchide, mentre la più alta incidenza di CU destro sopra le 35 settimane di EG e nei nati a termine potrebbe voler indicare che sul lato destro si verificano più facilmente un'ostruzione anatomica o un ectopia. Basso peso alla nascita e prematurità sono fattori frequentemente associati al C; sia nel nostro studio che in altri, l'incidenza di C alla nascita è circa 10 volte più alta nei pretermine o in quelli con basso peso alla nascita rispetto a neonati a termine di peso adeguato. Berkowitz 4 ha riportato che, a 12 mesi dalla data attesa del parto, l'incidenza del C è leggermente più elevata nei pretermine ed in quelli con basso peso. Nel nostro studio l'incidenza del C a 12 mesi dalla data attesa del parto nei neonati a termine, è leggermente più elevata dei valori storici di Scorer 1,58 e, nei pretermine, sebbene la riduzione del valore in assoluto è più elevata che nei nati a termine, l'incidenza rimane, in ogni caso, all'incirca 2 volte più alta di quella dei nati a termine. E' possibile che fattori connessi con la nascita pretermine siano alla base del più alto rischio di C a 12 mesi dalla data attesa del parto. Tale aspetto sembra essere importante, in quanto gli stessi fattori che eventualmente provocano un maggior rischio di C a 12 mesi dalla data attesa del parto nei nati pretermine, potrebbe associarsi con un più alto rischio di sviluppare infertilità e/o neoplasia testicolare, anche in un modo indipendente dall'evoluzione del C stesso. Il follow-up ha mostrato come la discesa spontanea tardiva è stata 3volte più 46 frequente nei bambini nati pretermine con CB, piuttosto che nei pretermine con CU e nei nati a termine con CB o CU. In conclusione, il principale rischio per C alla nascita e a 12 mesi di vita sembra essere la nascita pretermine. Rimane ancora da essere definito se questa condizione è associata, di per sè, ad un maggior rischio di infertilità. Bibliografia 1. SCORER C.G. The descent of the testis. Arch Dis Child 1964, 39: 605-609. 2. John Radcliffe Hospital Cryptorchidism Study Group. Cryptorchidism: a prospective study of 7500 consecutive male births, 1984-8. Arch Dis Child 1992, 67: 892-899. 3. John Radcliffe Hospital Cryptorchidism Study Group. Cryptorchidism: an apparent substantial increase since 1960. B.M.J. 1986, 293: 1401-1404. 4. BERKOWITZ GS, LAPINSKI RH.Risk factors for cryptorchidism: a nested case-control study. Paediatr Perinatal Epidemiol 1996, 10: 3951. 5. FARRINGGTON GH. Histological observations in cryptorchidism. Congenital germinal cell deficiency of the undescended testis. J Ped Surg 4: 606, 1969 6. GENDREL D, JOB JC. Donnees endocriniennes dans les cryptorchidies. Arch Fr Pediatr 35:535,1978 7. HOVATTA O, HUHTANIEMI I. Testicular gonadotrophins and their receptors in human cryptorchidism as revealed by immuno-chemistry and ratio receptor assay. Acta Endocrinol 111: 128, 1986 8. MENGEL W, WRONECKI K, ZIMMERMAN FA. Comparison of the morphology of normal cryptorchidi testes. In Fonkaslrud EW., Mengel W.: The undescnded testeis. Chicago, Years Book Med Publ 72, 1981 EPIDEMIOLOGIA, CLASSIFICAZIONE E CLINICA DEL CRIPTORCHIDISMO 9. SALMAN TF, ADKINS SE. Morphologie effects of orchidopexy or orchiectomy on the controlateral testis in experimental unilateral cryptorchidism. Surgery 103: 573, 1988 10. LEARY FJ, MYERS RP. The value of excretory urography as screening test in asintomatic patients. J Urol 107 107:850, 1972 11. RICCIPETITONI G, TAMISARI L, MERLO L. Risultati in uno screening ecografico postnatale delle malformazioni urinarie. Rass It Chir Ped 34(4): 295, 1992 12. SWERDLOW AJ, HIGGINS CD, PIKE MC. Risk of testicularr cancer in a cohort of boys with cryptorchidism. BMJ, 1997, 314: 1507-1511. 13. PAULKSEN DF, EINHORN LH, PRICKHAM HJ, WILLIAMS SD. Cancer of the testis. In Cancer, De Vita eds, pp 786-882, Lippincott Co, 1982 14. MIYAMOTO H, MIURA T, NOGUCHI S, SHUIN T, KUBOTA Y, HOSAKA A. A clinical study of 115 patients with testicular tumors. Hnyokika Kiyo 38 (7): 797-802, 1992 15. WHITAKER RH. Neoplasia in cryptorchid men. Semen Urol 6: 107, 1988 16. SPINELLI C, MICCOLI P. Il criptorchidismo ed anomalie urogenitali associate. Atti Conv. 15/16 ott. 1993, Urbino,pp161-173 17. CAMPBELL M. Clinical Pediatric Urology. Philadelphia: WB. Saunders CO, pp 324, 1951 18. SPINELLI C, MIGLIORI E, MICCOLI P. Ritenzione testicolare ed anomalie urogenitali associate. Rass It Chir Ped 31: 148, 1989 19. NOBLE M, WACKSMAN J.Screening excretory urography in patients with cryptorchidism or hypospadias: a survey and review of the literature. J Urol 124: 98, 1980 20. FELTON LM. Should intravenous pyelography be a routine procedure for children with cryptorchidism or hypospadias? J Urol 81: 335, 1959 21. THONG MK, LIM CT, FATIMAH H. Undescended testes: incidence in 1002 consecutive male infants and outcome at 1 year of age. Pediatr. Surg. Int. 1998, 13: 37-41. 22. FALLON B, WELTON M, HAWTREY C. Congenita anomalies associated with cryptorchidism. J Urol 127,:91, 1982 22. GUEYE SM, SYLLA C, DIAGNE B. L’orchidopexie in Dartos dans le traitment de la cryptorchidie. J Chir 129:63, 1992 23. GRAPIN C, GERAUD M, LOCH P. Malformations ossocietes a l’ectopie testiculaire. Chir Ped 30:141, 1989 24. WATSON RA, LENNOX K, GAGAI M. Simple cryptorchidism: the value of excretory urogram as a screening method. J Urol 111: 789, 1974 25. TVETER K, FJARLIS J. Roentgnenological findings in cryptorchidism. Scand J Urol Nephrol, 9: 171, 1975 26. KELLY DG, HYLAND J. Birth Defects. 13: 287, 1977 27. NOE HN, PATTERSON T. Screening urography in asymptomatic cryptorchid patients. J Urol 119/669, 1978 28. PAGE DC, MOSCHERR. The sex determining region of the human T chromosome encodes a finger protein. Cell 51: 1091, 1987 29. SIMPSON JL. Disorders of gonads and internal reproductive ducts. In Principles and Practice of medical genetics. 1991 30. SADEGHI-NEJAD A. A famililial syndrome of isolated aplasia of the Anterior pituitary. J Pediatr 84: 79, 1974 31. OPITZ JM. SIMPSON JL. Pseudovaginal perineoscrotal hypospadias. Clin Genet 3: 1026, 1972 32. McPHAUL MJ, MARCELLI M. Genetic basis of endocrine disease. J Clin Endocrin Metab 76,17, 1993 33. BACKHOUSE KM. Embriology of testicular descent and maldescent. Urol Clin North Am 9: 315, 1982 34. REDMANN J. Noonan’s syndrome and cryptorchidism. J Urol 109: 909, 1973 35. SMITH DW. Recognizable patterns of human malformation. eds WB Saunder, Philadelphia 1982 36. MARSHALL FF. Anomalies associated with cryptorchidism. Urol Clin North am 9:339, 1982 37. SPINELLI C, MARCONI A, MIGLIORI E, MICCOLI P. La Prune-Belly Syndrome; “com- 47 CAPITOLO 2- pleta” studio necroscopico. min Ped 38: 267, 1986 38. WALSH PC, RETIK AB, STARNEY TA. in Campbell’s Urology. WB Saunders Co Philadelphia 6° eds, 1992 39. KOMURA M, TSUCHID AY, HONNA T. Completely covered cloacal extrophy: recognition of a new clinical sub-entity. Ped Surg Inter 8,2:157, 1993 40. SAPIN E, LEWIN F, BARON JM. Prenatal diagnosis and management of gastroschisin. Ped Surg Inter 8, 1, 31, 1993 41. ALIOTTA PJ, PIEDMO,TE M, KARP M. Cryptorchidism in newborn with gastroschisis and omphalocele. Urology 40: 84, 1992 42. GROSFIELD JL, WEBER TR: Congenital abdominal wall defects: gastroschisis and omphalocele. Curr Prob Surg 19 (4): 1, 1982 43. KAPLAN LM. Association between abdominal wall defects and cryptorchidism. J Urol 136: 645, 1986 44. MILLER H, PRENER, SKAKKEBAEK NE. Testicular cancer, cryptorchidism, inguinal hernia, testicular atrophy, and genital malformations: case-control studies in Denmark. Cancer Causes Control 1966, 7 (2): 264-274 45. DONNEL SC, RICKWOOD AM, JEE LD, JACKSON M. Congenital testicular maldescent: significance of the complete hernial sac. Br. J. Urol. 1995, 75: 702-703. 46. DE GRAZIA E. Le anomalie epididimotesticolari nel testicolo ritenuto. Rass It Chir Ped XXIV 2, 1982 47. CUNDARI G, CIVITELLI M. Le malformazioni epididimo-testicolari nel testicolo ritenuto . Nostra esperienza. Rass It Chir Ped XXVIII, 2: 124, 1986 48. CICIGOI A, BIANCHI M. Anomalie della via seminale nel criptorchidismo: nostra esperienza su 334 casi. Arch It Urol LXIII: 107, 1991 49. SCOORER CG, FARRINGTON GH. Congenital deformations of the testis and epididymis. Appleton C. Croft New York 136, 1971 50. LIMA M, RUGGERI G, ROMEO G, VILCHEZ EP, DOMINI R. Anastomosi deferenziale nel trattamento dell’atresia segmentaria del deferente. Rass It chir Ped XXXI (3): 239, 1989 48 51. DOMINI R, LIMA M. L’autotrapianto microvascolare “refluo” del testicolo: una nuova soluzione tecnica. rass It Chir Ped XXXI (3): 239, 1989 52. ATLAS I, STONE N. Laparoscopy for evaluation of cryptorchid testis. Urology 40: 256, 1992 53. LIMA M, LIBRI M, MORABITO A, DOMINI M, BERTOZZI M, PIRAZZOLI P, BALSAMO A, GENTILI A, PIGNA A. Diagnostica laparoscopica del testicolo non palpabile. EditSimposia Pediatrica e Neonatologia, 7 (1): 137, 1999 54. BROCK JW, HOLCOMB GW, MORGAN WN. The use of laparoscopiy in the management of the nonpalpble testis. J Lapar Surg 6 (1): 535, 1996 55. LEVIT iT SB, KOGAN SJ, ENGEL RM, WEISS RM, MARTIN DC, EHRLICH RM . The impalpable testis: a rational approach to management. J Urol 120: 515, 1978 56. MOOR GR, GRAIG AP, BAUER SB, MANDEL J, RETIK AB. Laparoscopic evaluation of the nonpalpable testis: a prospective assessment of accuracy. J Urol 151: 728, 1994 57. SWEET RA, SCHROTT HG, KURLAND R. Study of incidence of the hypospadia. Mayo Clin Pro 49: 52, 1974 58. SCORER CG.The incidence of incomplete descent of the testicle at birth. Arch Dis Child 1956, 31: 198-202. 59. GEARTHART JP, DONOHOU PA, BROWN TR. Long term endocrine follow-up of patient winth hypospadia. J Urol 141: 45A, 1989 60. RAIFER J, WALSH P. The incidence of intersexuality in patients with hypospadia and cryptorchidism. J Urol 116: 769, 1976 61. GEFFNER ME, LIPPE BM. Genetic and endocrinologic syndromes associated with cryptorchidism. In: Fonkalsrud E.W., Mengel W. (Eds), The undescended testis. Year Book Medical Publishers, Chicago, 1981: 135-143. 62. JOB JC, TOUBLANC JE, GENDREL D., Roger M, CANLORBE P. The pituitary-gonadal axis in cryptorchid infants and children. Eur J Pediatr 1993, 152 (S2): S2. 63. BAKER BA, MORLEY R, LUCAS A. Pla- EPIDEMIOLOGIA, CLASSIFICAZIONE E CLINICA DEL CRIPTORCHIDISMO sma testosterone in preterm infants with cryptorchidism. Arch Dis Child 1988, 63 (10): 1198-1200. 64. BERKOWITZ GS, LAPINSKI RH, DOLGIN SE, GAZELLA JG, BODIAN CA, HOLZMAN IR. Prevalence and natural history of cryptorchidism. Pediatrics 1993, 92: 44-49. 65. HJERTKVIST M, DAMBER JE, BERGH A.Cryptorchidism: a registry based study in Sweden on some factors of possible aetiological importance. J Epidemiol Community Health 1989, 43: 324-329. 66. HUSMANN DS, LEVY JB.Current concepts in the pathophysiology of testicular undescent. Urology 1995, 46: 267-276. 67. SWERDOW AJ, WOOD KH, SMITH PG.A case-control study of the aetiology of cryptorchidism. J Epidemiol Community Health 1983, 37: 238-244. 68. DAVEY RB. Undescended testes: early versus late maldescent. Pediatr Surg Int 1997, 12: 165-167. 69. BOLDRINI A, GHIRRI P, CUTTANO A, VUERICH M, COCCOLI L, MERUSI I, RIPARBELLI C, STARTARI L, BOTTONE U. Epidemiologia del criptorchidismo in età neonatale. Giornale Italiano di Andrologia 1997, 3: 145-148. 70. BERKOWITZ GS, LAPINSKI RH, GODDOLD J, DOLGIN SE, HOLZMAN IR. Maternal and neonatal risk factors for cryptorchidism. Epidemiology 1995, 6 (2): 127131. 71. CHILVERS C, DUDLEY E, GOUCH MH, JACKSON MB, PIKE M.C. Epidemiology of undescended testis. In: Oliver R.T.D., Blandy J.P., Hope-Stone F. (Eds.), Urological and genital cancer. Blackwell Scientific Publications, Oxford, 1989: 306-321. 49 50 Capitolo 3 Il criptorchidismo nelle sindromi malformative genetiche G.Corsello, S. Bertelloni, C. Spinelli, A. Bertocchini Un difetto di sviluppo dei genitali esterni in soggetti di sesso maschile può manifestarsi con diversi quadri clinici. La mancata discesa dei testicoli nello scroto è una delle condizioni di più frequente riscontro e delinea il quadro clinico della ritenzione testicolare (criptorchidismo), che può essere uni o bilaterale, isolato o associato ad altre anomalie strutturali dei genitali (micropene, ipospadia) ed a difetti strutturali a carico di altri distretti corporei. Una alterazione dello sviluppo dei genitali è frequente in soggetti di sesso cromosomico maschile con sindromi polimalformative. In alcuni casi esso è legato ad un disordine complessivo della differenziazione sessuale e rappresenta comunque una indicazione allo studio citogenetico e molecolare. Tra le sindromi malformative con ritenzione testicolare alcune sono caratterizzate dalla presenza di un difetto globale dello sviluppo gonadico e dei geni- tali esterni, altre invece sono dovute ad una alterazione dei normali processi biologici che regolano la discesa e la fissazione dei testicoli in sede scrotale nel corso del secondo e del terzo trimestre di gestazione sulla base di una aberrazione cromosomica o di un difetto genico con eredità mendeliana, multifattoriale o non nota. Nelle sindromi polimalformative che si associano ad un disturbo della differenziazione sessuale, il criptorchidismo è più frequentemente bilaterale ed associato ad altri difetti strutturali dei genitali esterni. L'esempio più classico di questo gruppo di sindromi è rappresentato dalla sindrome di Smith-Lemli-Opitz (RSH/ SLO), oggi inclusa tra le malattie congenite del metabolismo. E' infatti dovuta a mutazioni del gene che codifica per l'enzima 7-deidro-colesterolo-reduttasi (7-OH-Col-R), che converte il 7-OHcolesterolo in colesterolo. Le mutazioni C. Spinelli, M. Lima, P. Signoretti, S. Bertelloni, GF. Franchi: IL CRIPTORCHIDISMO. Piccin Editore, Padova 2001 51 CAPITOLO 3 responsabili della sindrome già identificate sono numerose, hanno una trasmissione autosomica recessiva e sono silenti allo stato di eterozigote. Il gene è localizzato sul cromosoma 11 nella regione q13. La prevalenza alla nascita della sindrome RSH/SLO varia tra 1:10.000 e 1:20.000, con una frequenza di eterozigoti nella popolazione aperta che è indubbiamente significativa, come si evince anche dall'assenza di consanguineità di genitori nei soggetti affetti. Il fenotipo è caratterizzato da ritardo di crescita intrauterino, microcefalia, cataratta, facies tipica con ptosi palpebrale, epicanto, narici anteverse, filtro nasale appiattito, palato rugoso con creste alveolari ipertrofiche, schisi del palato, polidattilia postassiale, sindattilia cutanea tra il II ed il III dito del piede, anomalie dei dermatoglifi, cardiopatie congenite e difetti renali. Ritardo psicomotorio ed ipotonia congenita completano il quadro clinico. Nelle sue forme cliniche a maggiore espressività la sindrome può risultare letale. I difetti dei genitali esterni nei soggetti di sesso maschile variano dalla ritenzione testicolare, isolata o associata a micropene ed ipospadia, a quadri complessi di ambiguità sino alla completa femminilizzazione (Fig. 1 a,b). La base patogenetica di questo difetto risiede nel deficit di sintesi degli ormoni con azione androgena, composti complessi che derivano dal colesterolo endogeno, il cui deficit è conclamato nei soggetti con sindrome RSH/SLO per la carenza dell'enzima responsabile della sua sinte- 52 Figura. 1 a,b Quadri diversi di deficit di sviluppo dei genitali esterni in neonati di sesso maschile con sindrome di Smith-Lemli-Opitz. si. La diagnosi della sindrome RSH/SLO un tempo esclusivamente clinica e basata sulla accurata osservazione e rilevazione dei segni clinici distintivi, è oggi avvalorata e confermata dallo studio biochimico ed in particolare dal dosaggio del 7-OH-Col. plasmatico (possibile attraverso gas-cromatografia o spettrometria di massa), composto che virtualmente assente nei soggetti normali, si eleva sino a valori abnormi nei soggetti affetti, anche in epoca prenatale consentendo la diagnosi prenatale della sindrome nelle coppie a rischio per la nascita di un figlio già affetto. La sindrome BBB/G/Opitz è in realtà un complesso di almeno due condizioni cliniche in gran parte sovrapponibili sul piano anatomico e fenotipico, ma con IL CRIPTORCHIDISMO NELLE SINDROMI MALFORMATIVE GENETICHE distinte localizzazioni geniche. La prima a trasmissione autosomica dominante è mappata nella regione q11.2 del cromosoma 22, la seconda a trasmissione Xlinked sulla regione p22 del cromosoma X. Il fenotipo non mostra differenze significative tra le due varianti geniche ed è caratterizzato da ipertelorismo, ipospadia, schisi del palato primitivo e secondario, cleft laringeo, disfagia ed occasionalmente imperforazione anale. Difetti congeniti a carico di organi interni, ed in particolar modo della linea mediana, sono stati frequentemente descritti in associazione ai tratti fenotipici distintivi. Questa sindrome rientra tra le sindromi malformative con difetti multipli della blastogenesi, periodo iniziale della embriogenesi che interessa l’embrione nella sua fase di avvio in cui rappresenta un campo di sviluppo unico (primario). Durante la blastogenesi si realizzano processi decisivi quali la formazione della linea mediana, dei rapporti di lateralità e simmetria, dei somiti, si avvia la differenziazione delle strutture gonadiche e dei genitali. E’ dimostrato che i geni coinvolti nella genesi della sindrome BBB/G/Opitz codificano per proteine di regolazione (finger proteins) che intervengono precocemente nei processi di proliferazione cellulare e nella organizzazione del ciclo cellulare. La displasia campomelica, descritta nel 1971 da Maroteaux, è una rara osteocondrodisplasia con una prevalenza media alla nascita di 1:10.000, caratterizzata da un difetto generalizzato del- lo sviluppo scheletrico che comporta tra l’altro un tipico incurvamento di femori e tibie. La displasia campomelica ha una letalità perinatale molto elevata, anche in relazione alla complessità ed alla gravità delle malformazioni associate, in particolar modo di quelle a carico del SNC, dell’apparato cardiovascolare e di quello genitourinario. Circa due terzi dei soggetti affetti dalla displasia campomelica con cariotipo 46,XY presentano genitali ambigui o di aspetto francamente femminile con testicoli ritenuti e spesso disgenetici. La displasia campomelica è legata a mutazioni del gene SOX9, mappato nella regione q24.3-q25 del cromosoma 17, che è gene pleiotropico con funzioni regolatorie dirette verso geni strutturali tra cui anche l’SRY, frammento genico del braccio corto del cromosoma Y responsabile della sintesi di fattori di differenziazione della gonade primordiale in testicolo. Il gene SOX9 è coinvolto anche nella espressione del gene del collagene COL2A1 nel contesto della cartilagine durante l’embriogenesi. La sindrome ATR-X (α-talassemia ritardo mentale legato all’X) è una condizione di recente descrizione che trae la sua denominazione dalla associazione tra una lieve forma di alfa talassemia senza delezione del gene, facies dismorfica (per ipoplasia mediofacciale, naso corto con narici anteverse), ritardo mentale grave ed anomalie dei genitali (testicoli piccoli e ritenuti, scroto a scialle, micropene, ipospadia). Ipotonia e convulsioni com- 53 CAPITOLO 3 pletano il fenotipo. La diagnosi è facilitata dal riscontro di HbH all’elettroforesi dell’emoglobina (0-7%) e dal rilievo di inclusi HbH nei globuli rossi dei soggetti affetti (dall’1 al 40%) ed occasionalmente anche delle donne eterozigoti. Il gene coinvolto è il gene XH2, mappato nella regione Xq12.q21.3, che appartiene alla superfamiglia delle elicasi che codificano per proteine che svolgono una funzione di regolazione nei processi di sintesi e di trascrizione del DNA. Come tutte le condizioni X-linked si riscontra prevalentemente in soggetti di sesso maschile. Molte sindromi a trasmissione mendeliana pur non presentando un difetto primitivo dei processi che regolano la differenziazione sessuale nel corteo fenotipico costitutivo, possono indurre ritenzione testicolare o ipogenitalismo. L’esempio più tipico è costituito dalla sindrome di Prader-Willi, i cui elementi distintivi sono l’ipogenitalismo, l’obesità ed il ritardo mentale. Ritardo staturale, ipotonia con iporeflessia ed acromicria di mani e piedi completano il fenotipo. Di questa sindrome abbiamo oggi un marcatore molecolare efficace dal punto di vista diagnostico rappresentato dalla delezione della regione 15q12 sull’allele paterno o dalla disomia uniparentale materna del cromosoma 15. E’ infatti l’assenza del contributo del gene paterno che determina il fenotipo a dimostrazione dell’importanza che anche l’origine parentale (imprinting) può avere nella espressione genica. La delezione all 54 Figura. 2 Aspetto dei genitali esterni in un soggetto con sindrome di Aarskog. Ritenzione testicolare dx e scroto a scialle con base del pene inglobata. stesso livello della regione sul cromosoma materno (o di converso la disomia uniparentale paterna) si può rendere responsabile di una sindrome distinta sul piano fenotipico, nota come sindrome di Angelman in cui l’elemento peculiare oltre al ritardo mentale ed alle dismorfie facciali sono le crisi di riso immotivato che hanno dato inizialmente alla sindrome il nome di "happy puppet syndrome" (sindrome della marionetta che ride). Genitali piccoli, ritardo mentale ed obesità si riscontrano anche nella sindrome di Bardet-Biedl associati a retinite pigmentosa e polidattilia (a trasmissione autosomica recessiva) e nella sindrome di Borjeson-Forssmann-Lehmann associati a ginecomastia, microcefalia, epilessia e padiglioni auricolari ampi e sporgenti (a trasmissione X-linked recessiva). Condizioni sindromiche di riscontro relativamente frequente che presentano alterazioni di sviluppo dei genitali esterni sono la sindrome di Aarskog, la sindrome di Noonan e la sindrome di Kabuki. IL CRIPTORCHIDISMO NELLE SINDROMI MALFORMATIVE GENETICHE Figura 3.Fenotipo di un soggetto con sindrome di Noonan Nella sindrome di Aarskog (fiaciodigito-genitale), di norma sporadica ma con casi descritti a trasmissione autosomica recessiva o X-linked, le più caratteristiche anomalie dei genitali esterni comprendono la ritenzione testicolare e l’aspetto “a scialle” dello scroto con il pene inglobato nel contesto del sacco scrotale (Fig. 2). La facies è peculiare per la presenza di fronte ampia, ipertelorismo, ptosi palpebrale e radice del naso piatta. Pliche palmari interdigitali ed iperlassità delle articolazioni interfalangee, ritardo staturale e lieve compromissione dello sviluppo psicomotorio completano il fenotipo della sindrome di Aarskog. La sindrome di Noonan si caratterizza sul piano fenotipico per il riscontro di collo corto con pterigio, bassa statura, ritardo mentale, cardiopatie congenite ed in particolar modo di stenosi della polmonare, pectus carenato o escavato e facies caratteristica (ipertelorismo, vermiglioni del filtro prominenti, padi- glioni auricolari a basso impianto ed angolati posteriormente, naso bulboso, capelli crespi ad impianto basso in sede frontale e nucale) (Fig. 3). Le alterazioni genitourinarie sono frequenti e comprendono con estrema frequenza nei maschi il ciptorchidismo (60%) spesso associato a deficit della spermatogenesi. Denominata in origine sindrome di Turner nel maschio per le sue numerose analogie fenotipiche con la monosomia X, condivide con questa condizione le alterazioni strutturali del sistema linfatico. La sua trasmissione è autosomica dominante, ma sono frequenti i casi sporadici dovuti a nuove mutazioni spontanee. Va segnalato che le alterazioni dismoriche facciali isolate sono relativamente più frequenti e da sole, in assenza di alterazioni cardiache, cutanee, scheletriche e genitourinarie, non configurano il quadro della sindrome di Noonan. La sindrome di Kabuki, anche nota come sindrome di Kabuki make-up o Niikawa-Kuroki, deve la sua denominazione all’aspetto del viso dei soggetti affetti assimilabile a quello delle maschere usate nel teatro giapponese Kabuki. Descritta circa 15 anni orsono da Niikawa e Kuroki su un vasto numero di soggetti di razza nipponica, è stata successivamente riscontrata e descritta in pazienti di tutte le etnie e nazioni compresa quella italiana. Si caratterizza oltre che per la facies tipica (con fessure palpebrali lunghe, sopracciglia sparse nella regione laterale, epicanto, ipertelorismo, padiglioni auricolari a basso impianto), anche per 55 CAPITOLO 3 Figura 4.Fenotipo di un soggetto con sindrome di Rubinstein-Taybi anomalie di sviluppo del rachide cervicale, mani tozze con brachiclinodattilia del V dito, polpastrelli con caratteristici cuscinetti epidermici, ritardo staturale e dello sviluppo psicomotorio di entità in genere lieve. Frequenti sono anche le anomalie del distretto urogenitale (idronefrosi, ipospadia, ritenzione o ectopia testicolare) e, nei soggetti di sesso femminile, di telarca prematuro. In numerose altre sindromi polimalformative su base mendeliana è possibile riscontrare una ritenzione testicolare. In tutte queste condizioni, comunque, le alterazioni sistemiche oppure a carico di altri distretti corporei 56 (scheletrico, nervoso, cardiaco) prevalgono su quelle gonadiche. La sindrome di Rubinstein-Taybi è caratterizzata da facies con naso a becco per setto prominente e più basso delle ali, epicanto, angioma piano frontale mediano, slargamento delle falangi distali delle dita di mani e piedi ed in particolare di pollice ed alluce, ritardo mentale di grado elevato, deficit di sviluppo fisico conclamato (Fig. 4). Ha di norma una insorgenza sporadica per il possibile intervento di nuove mutazioni autosomiche dominanti o di microdelezioni del braccio corto del cromosoma 16 ove è stato descritto il locus critico per la sindrome. Nei soggetti di sesso maschile si riscontra con grande frequenza una ritenzione testicolare mono o bilaterale. Nella sindrome di Robinow (sindrome con faccia fetale), anch’essa a trasmissione autosomica dominante ma spesso sporadica per l’intervento di nuove mutazioni, il fenotipo è caratterizzato da scafocefalia, facies dismorfica, brevità mesomelica degli arti superiori ed ipoplasia dei genitali esterni con ritenzione testicolare e micropene. La sindrome FG, i cui segni clini maggiori sono il ritardo mentale grave, l’ipotonia congenita severa, la facies ipomimica, la stipsi ostinata ed intrattabile, la macrocefalia ed il ritardo di crescita, presenta con frequenza tra le anomalie associate la ritenzione testicolare, spesso associata ad ipospadia ed idrocele. In questa sindrome l’ipotonia muscolare grave e generalizzata può essere coinvol- IL CRIPTORCHIDISMO NELLE SINDROMI MALFORMATIVE GENETICHE ta nella patogenesi della mancata discesa nello scroto delle gonadi. La sindrome di Schinzel-Giedion, di norma sporadica e con verosimile trasmissione autosomica recessiva, è caratterizata sul piano fenotipico da ipoplasia mediofacciale, bozze frontali prominenti, naso piccolo con narici anteverse, anomalie scheletriche multiple a carico degli arti inferiori, del rachide e del cranio, ipertricosi e difetti strutturali urogenitali. Le anomalie dei genitali esterni nei maschi includono ipospadia, scroto piccolo e disabitato per ritenzione testicolare, perineo corto con anteroposizione dell’ano. Nelle malattie cromosomiche è frequente il riscontro di ritenzione testicolare in soggetti di sesso maschile. Sia i soggetti con aberrazioni autosomiche che con aneuploidie gonosomiche hanno testicoli ritenuti con frequenza nettamente più elevata rispetto alla popolazione aperta. Il criptorchidismo nei soggetti Down è infatti circa 10 volte più frequente rispetto alla popolazione aperta. Nel fenotipo di tutti i pazienti di sesso maschile con aberrazioni cromosomiche più gravi e complesse sul piano del contesto malformativo e con più ridotta sopravvivenza rispetto alla sindrome di Down è frequente riscontrare una ritenzione testicolare. In queste situazioni è verosimile che la mancata discesa del testicolo in sede scrotale sia da imputare ad un disordine evolutivo regionale che non consente la messa in atto di tutti i processi biologici (neuroormomali, endocrino, muscolari) necessari per il completamento dell’evento. La frequente prematurità di questi soggetti può svolgere un ruolo addizionale nell’indurre una ritenzione testicolare con incompleta o mancata discesa della gonade in sede scrotale. Le malattie cromosomiche in cui si riscontra con frequenza nettamente più elevata un ipogenitalismo che include la ritenzione testicolare sono quelle gonosomiche ed in particolare la sindrome di Klinefelter con cariotipo classico (47,XXY) e le sue varianti citogenetiche (48,XXXY e 48,XXYY). In questa sindrome la cui prevalenza complessiva alla nascita è stimata intorno ad 1 per mille nati vivi, già alla nascita è possibile osservare una ipoplasia dei genitali esterni con micropene, testicoli ritenuti e/o disgenetici con dimensioni e consistenza ridotte, rafe scrotale ben evidente. In alcuni soggetti queste alterazioni possono mancare e la ritenzione testicolare essere l’unica evidenza clinica neonatale (Fig. 5). Nel corso dello sviluppo il fenotipo si completa con una accentuazione del deficit di sviluppo dei genitali esterni cui si associano habitus eunucoide con obesità, disposizione dell’adipe con tipologia ginoide e statura elevata, ginecomastia, alterazioni comportamentali e deficit di grado variabile dello sviluppo psichico. I soggetti con cariotipo 48,XXYY (sindrome del doppio maschio) sembrano avere in aggiunta alle note fenotipiche descritte una più spiccata tendenza all’aggressività che 57 CAPITOLO 3 Figura 5. Ritenzione testicolare dx in un soggetto con sindrome di Klinefelter e cariotipo 48,XXYY. Figura 6. Grave ipogenitalismo con micropene, ritenzione testicolare e rafe perineoscrotale prominente in un soggetto con sindrome 49,XXXXY può esprimersi anche nei confronti del proprio organismo con una tendenza alle automutilazioni. Questa spiccata aggressività è stata imputata alla presenza del doppio Y nel cariotipo, sebbene nei soggetti maschi con doppio Y isolato (a cariotipo 47,XYY) sembri esclusa questa associazione originariamente descritta su soggetti istituzionalizzati in strutture carcerarie o manicomi criminali. Tra le sindromi con aberrazione gonosomica ha una sua autonomia nosologica la sindrome 49,XXXXY o di Fraccaro, in cui l’ipoplasia dei genitali esterni di sesso maschile è di grado elevato (il micropene è grave, la ritenzione dei testicoli piccoli e disgenetici è bilaterale, il rafe scrotale è demarcato e prominente) (Fig. 6). In questi soggetti le note dismorfiche facciali sono numerose (profilo facciale piatto, ipertelorismo, epicanto, naso piccolo con narici anteverse) e si associano a difetti scheletrici a carico del rachide e delle coste (frequenti gibbo e scoliosi) e delle ossa lunghe che si presentano di dimensioni ridotte e con metafisi slargate e displasiche. La mortalità nei soggetti con sindrome di Fraccaro è molto elevata per la possibile coesistenza di malformazioni viscerali e del SNC, e per il frequente riscontro di infezioni broncopolmonari gravi e ricorrenti secondarie ad un difetto di ventilazione che consegue alla scarsa mobilità della gabbia toracica. L’approccio diagnostico ai soggetti con quadri clinici dominati dalla presenza di malformazioni multiple deve sempre prevedere una attenta analisi ed ispezione dei genitali esterni ed ove necessario delle strutture pelviche. Questa valutazione deve essere avviata in epoca neonatale e comunque alla diagnosi anche per la opportunità di delineare un 58 IL CRIPTORCHIDISMO NELLE SINDROMI MALFORMATIVE GENETICHE programma di follow-up e di gestione multidisciplinare ed integrata che deve essere eseguito sino all’età puberale e deve prevedere i necessari ed opportuni interventi terapeutici. Interventi sul piano della riabilitazione neuropsicomotoria o dell’accrescimento staturale devono in queste situazioni avere priorità, così come le indagini o gli interventi specialistici di settore o di apparato, ma la valutazione dell’assetto ed eventualmente della funzionalità gonadica non deve essere trascurato non tanto per garantire la fertilità, spesso compromessa per il disordine genetico di base, ma per evitare patologie secondarie (degenerativa e neoplastica) e per garantire la produzione ormonale in epoca e con modalità quanto più vicine ed assimilabili a quelle di soggetti normali sul piano genetico. Bibliografia essenziale American Academy of Pediatrics (Committee on Genetics, Section on Endocrinology, Section on Urology). Evaluation of the newborn with developmental anomalies of the external genitalia. Pediatrics 106:138-142;2000. CORSELLO G, GIUFFRE' M. Genetica clinica per il pediatra. SEE, Firenze, 1999 DONNAI D, Winter RM. Congenital malformation syndromes. Chapman e Hall Medical, London 1995. NERI G, OPITZ JM. Syndromal (and non syndromal) forms of male pseudohermaphroditism. Am J Med Genet (Sem., Med. Genet.) 89:201-209;1999. 59 60 Capitolo 4 La diagnostica per immagini nel criptorchidismo S. Di Maio, L.M Sarteschi, C. Spinelli P. Signoretti, F. Menchini Fabris La metodologia dell'approccio diagnostico-terapeutico al criptorchidismo è evoluta nel corso delle ultime due decadi. Da una parte, infatti, nuove tecniche di diagnostica per immagini sono comparse e si sono sempre più perfezionate, mentre altre sono cadute in disuso, come quelle angiografiche; dall'altra, si è sempre più diffusa la laparoscopia, per le sue potenzialità sia diagnostiche che terapeutiche. Infatti essa non solo è considerata il metodo di prima scelta per la valutazione diagnostica del testicolo non palpabile, mettendo in discussione il ruolo della stessa RM1, ma può permettere altresì al chirurgo di praticare, con strumenti miniaturizzati, nella stessa seduta, una orchiectomia o un abbassamento nello scroto del testicolo. La diagnosi di criptorchidismo resta una diagnosi clinica, fondata, cioè, sull'anamnesi e sull'esame obiettivo. Una varietà di indagini radiologiche sono state e vengono usate nella pratica clinica per la dimostrazione e la localizzazione di un testicolo non palpabile: angiografia, ecografia, tomografia computerizzata, risonanza magnetica nucleare. Con l'esperienza derivata dal loro uso, sono stati riconosciuti i vantaggi e i limiti delle varie tecniche, di modo che alcune sono cadute in disuso, come la venografia testicolare retrograda e la arteriografia, oppure sono usate più raramente, come la tomografia assiale computerizzata, per la loro invasività e per l'alto carico di radiazioni1,6,7, altre sono state perfezionate assumendo, come vedremo, specifici ruoli nella valutazione del testicolo non disceso. Allo scopo di privilegiare l'approccio clinico al problema, la discussione sulla utilità delle tecniche di diagnostica per immagini più usate nel criptorchidismo sarà impostata in relazione ai quadri di presentazione clinica. C. Spinelli, M. Lima, P. Signoretti, S. Bertelloni, GF. Franchi: IL CRIPTORCHIDISMO. Piccin Editore, Padova 2001 61 CAPITOLO 4 TESTICOLO PALPABILE Il testicolo può essere palpabile, lungo il tragitto inguino scrotale, sino all'imbocco dello scroto, oppure può palparsi al di fuori della normale via di discesa, cioè essere in sede ectopica (sede perineale, femorale, sovrapubica). Nei testicoli più distali, con opportuna manovra, è possibile, anche se temporaneamente, afferrare il testicolo e valutarne la consistenza e le dimensioni attraverso la parete scrotale relativamente sottile, soprattutto allo scopo di paragonarlo al controlaterale. Quando invece il testicolo è più prossimale, posto tra anello inguinale esterno e imbocco scrotale, è possibile ancora palparlo ma attraverso la cute e il sottocutaneo, per cui la valutazione semeiologica fisica ne è più difficile, difficoltà incontrata specialmente nel soggetto obeso. E' in questi casi che il ricorso alla diagnostica per immagini diventa indispensabile. L' indagine nella pratica più utile in questi casi è quella ecografica. Essa infatti permette di definire accuratamente la morfologia testicolare, sia attraverso la metodica convenzionale che con quella "color Doppler": i più validi indicatori indiretti di danno testicolare che il radiologo potrà fornirci sono le dimensioni, il grado di perfusione e la ecostruttura 8. Un testicolo palpabile che va opportunamente seguito è quello precedentemente ritenuto e posto nello scroto con un intervento chirurgico o disceso a seguito di terapia medica. Infatti esso può 62 presentare segni di distrofia-displasia, spesso presenti già prima dell'intervento terapeutico, indicando un danno primitivo8; nell'esperienza di Riebel et al 9 ben il 53% dei testicoli presentavano anomalie di uno o più degli indicatori di danno sopra ricordati, quando esaminati dopo 211 anni dall'intervento. Inoltre la ritenzione predispone il testicolo ad una degenerazione maligna. Quest'ultima usualmente avviene dopo la pubertà e anche se c'è stata correzione chirurgica o conservativa della ritenzione8; comunque anche se l'orchidopessia non cambia il rischio di degenerazione maligna del testicolo criptorchide, la posizione scrotale rende la sorveglianza clinica più facile e il riconoscimento di una neoplasia più precoce. E' da aggiungere che una volta identificata una anomalia ecografia di sospetta neoplasia, è utile un approfondimento delle indagini, soprattutto per la stadiazione del tumore, e qui trovano posto sia la tomografia assiale computerizzata sia la risonanza magnetica, anche perchè in genere si tratta di soggetti di età adulta 8. In aggiunta va ricordato che l'ecografia può essere di alto valore nell'identificare anomalie associate non attese, la maggioranza delle quali richiede un follow up ecografico o una terapia chirurgica, come microlitiasi, idrocele, varicocele, idatide, etc. 9. Infine, un problema clinico, frequente e complesso, sottoposto all'endocrinologo pediatra è una asimmetria dei testicoli per la presenza a volte di una LA DIAGNOSTICA PER IMMAGINI NEL CRIPTORCHIDISMO gonade palpabile nello scroto, o in sede prescrotale, più piccola della controlaterale e di consistenza non parenchimale e posta nello scroto chirurgicamente, altre volte per la presenza di una struttura palpabile ma di incerta semeiologia, in quanto non sicuramente riferibile a gonade per le sue dimensioni e per la sua consistenza. In questi casi le indagini ormonologiche sono di scarso valore perchè poco sensibili. La diagnostica per immagini mediante ecografia potrà essere ancora utile, ma la pars infravaginalis del gubernaculum può essere confusa con un testicolo atrofico; in questi casi va chiesto al radiologo la ricerca del mediastinum testis, che si evidenzia come una delicata banda iperecoica intratesticolare e permette di distinguere bene il testicolo 8. Comunque per la localizzazione dei residui di una regressione testicolare, cioè di tessuto fibroso cicatriziale con deposito di emosiderina e calcificazioni, è indicata la Risonanza magnetica nucleare che evidenzia una cordone spermatico atrofico alla base dello scroto con bassa intensità del segnale delle immagini del testicolo8 .Più recentemente è stata proposta la AngioRM con gadolinio, che sarebbe superiore alla RM convenzionale nella diagnosi dei testicoli atrofici5; con essa, per la localizzazione del testicolo, il radiologo ricerca i vasi testicolari più che l'immagine del testicolo stesso, usando cioè una metodica concettualmente simile alla laparoscopia, ma senza l'invasività di essa e, nel bambino più grande, potenzialmen- te senza aneste-sia5.Comunque queste problematiche si sovrappongono a quelle poste dal testicolo non palpabile,che di seguito analizzeremo. TESTICOLO NON PALPABILE Il testicolo non palpabile rappresenta un problema speciale: infatti, esso può costituire il quadro di presentazione sia di una condizione di reale assenza del testicolo che di un testicolo localizzato nel canale inguinale oppure in addome. Se entrambi i testicoli sono non palpabili il problema è ancora più complesso in quanto la diagnosi differenziale si allarga, comprendendo la possibilità di una grave anomalia della differenziazione sessuale. La possibilità di definire nel modo più preciso, in fase preoperatoria, la presenza e la sede del testicolo può offrire molti vantaggi al chirurgo perchè il trattamento richiesto è diverso a seconda della posizione del testicolo 5. La conoscenza della sede della gonade permette al chirurgo di pianificare l'intervento e decidere se l'operazione richiesta è possibile nella sua Struttura o se il piccolo deve essere inviato in una Istituzione diversa, soprattutto nel caso di un testicolo addominale; inoltre la possibilità di dare precise informazioni ai genitori contribuisce a risolvere l'ansia e le incertezze sull'intervento; infine, lo stesso intervento chirurgico ha dei limiti: sebbene una appropriata e adeguata esplorazione chirurgica sia in grado di differenziare le varie condi- 63 CAPITOLO 4 zioni che possono essere sottese ad un quadro di testicolo non palpabile, nella pratica essa si può dimostrare meno sicura di quanto usualmente si creda. Infatti è stato riportato che testicoli considerati assenti dopo una prima esplorazione, successivamente sono stati trovati presenti5; in aggiunta, una esplorazione del canale inguinale, specie se non programmata, può compromettere un ulteriore intervento di chirurgia o di microchirurgia in caso di testicoli addominali5,10,11. Dei metodi disponibili per la diagnosi per immagine il più semplice, ripetibile e non invasivo è l'ecografia. Con essa si evitano le radiazioni ionizzanti e si può ottenere una valutazione senza sedazione, anche se ciò non è sempre vero perchè può essere applicato con difficoltà nel bambino piccolo, che è naturalmente poco collaborante ma che al tempo stesso è il paziente tipico dovendosi risolvere il problema del criptorchidismo entro l'età di 2 anni. Anche se da alcuni Autori è stata riportata una sensibilità superiore all' 80% 12, questa è stata ottenuta prevalentemente in soggetti di età superiore ai 5 anni. D'altra parte la sensibilità è molto limitata una volta che l'esplorazione è spinta al di sopra dell'anello inguinale esterno, con la conseguenza che già un testicolo posto nel canale inguinale difficilmente sarà evidenziato dall'ecografia8. Ancora più ardua è la ricerca di una gonade in sede addominale perchè ne è difficile la distinzione da altre strutture addominali. Probabilmente l'utilità mag- 64 giore della ecografia nel testicolo non palpabile è la conferma della assenza di una gonade non palpabile nella fase preliminare all'esame laparoscopico: infatti essa permette di selezionare con accuratezza i pazienti con testicoli non palpabili e non evidenziabili che pertanto beneficeranno della laparoscopia diagnostica 13. La risonanza magnetica nucleare è l'esame per immagine di scelta nella ricerca della gonade non palpabile in quanto non è invasivo e non espone a radiazioni 1. Essa offre un grande campo visivo e una grande definizione anatomica. Il testicolo addominale appare rotondo, mentre quello inguinale sarà ovale 8. Ai fini della localizzazione, oltre alla gonade stessa, gli indicatori che il radiologo ricercherà sono: il cordone spermatico, la pars infravaginalis del gubernaculum testis, cioè la parte distale bulbosa del gubernaculum e il mediastinum testis. Va ricordato che un dotto deferente cieco non sempre indica assenza della gonade, poichè lo sviluppo embriologico della gonade è indipendente da quello delle strutture duttali, potendosi trattare di una dissociazione didimo-epididimaria8; la diagnosi morfologica definitiva è data dal riconoscimento del mediastinum testis. Maghnie et al 14 hanno riportato che nè gli ultrasuoni nè la RM sono sensibili abbastanza da rappresentare da sole una modalità di screening del testicolo non palpabile perchè le due tecniche separatamente danno un risultato utile nel 76% dei casi. Kier et al 15 hanno anche LA DIAGNOSTICA PER IMMAGINI NEL CRIPTORCHIDISMO essi trovato che la RM non è sensibile abbastanza da permettere una completa esclusione di un testicolo non disceso, per cui un reperto negativo nel localizzare un testicolo della risonanza magnetica non eviterà il ricorso alla esplorazione laparoscopica o chirurgica convenzionale19-20. Siemer et al 1 hanno riassunto vantaggi e svantaggi della RM e della Laparoscopia: La RM ha il vantaggio di non essere invasiva, ha una sensibilità variabile tra 80-95 % e una specificità tra 60-75%; la laparoscopia ha il vantaggio di permettere, durante la stessa anestesia, un intervento a cielo aperto; ha una sensibilità del 90-100 %, una specificità del 80-100 %, non presenta falsi negativi e, una volta che c'è un reperto di vero negativo, non è più necessaria alcuna altra indagine; infine il costo è rappresentato dal singolo investimento per l'apparecchio completo. Gli svantaggi della RM sono: una addizionale anestesia, un reperto di falso negativo sino al 38% dei casi, per cui in caso di reperto negativo è necessario continuare le indagini; infine c'è il costo che si ripete per ogni seduta di esame RM. In sintesi l'evidenza che una indagine RM negativa per la presenza della gonade non ne esclude la reale esistenza è il limite maggiore di questa indagine, in quanto la gonade va ricercata con un intervento chirurgico. D'altra parte con la risonanza magnetica è possibile dimostrare la regressione della gonade, cioè la presenza di tessuto fibroso cicatriziale con deposizione di emosiderina e calcificazioni, e in età più tarda il riconoscimento di una neoplasia testicolare. A tale proposito, secondo alcuni Autori 5, l'uso di una angioRM con Gadolinio sarebbe un metodo non solo accurato e sensibile per la localizzazione preoperatoria del testicolo non palpabile, ma anche superiore alla RM convenzionale nel riconoscimento del testicolo atrofico, ma finora l'esperienza è limitata a testicoli inguinali o più bassi. Un ulteriore indicazione elettiva della RM è la ricerca del testicolo non palpabile nel soggetto obeso20, nel quale l'eco non è sensibile e la stessa laparoscopia può presentare difficoltà tecniche e comunque non evita la chirurgia16. Nella ricerca di un testicolo non palpabile la tomografia assiale computerizzata è stata sempre meno scelta per l'uso diffuso di ecografia e della risonanza magnetica 8. Non va dimenticato comunque che essa è molto accurata nella definizione del testicolo nel canale ed è molto efficace nella diagnosi di quello addominale, per la quale potrebbe essere riservata 8, in casi particolari, come individui di età più matura, quando si sospetta una degenerazione maligna oppure in quadri sindromici complessi dove maggiori informazioni preintervento sono utili. Un caso particolare è dato dallo scroto vuoto. In questo caso, oltre alla ricerca dei testicoli, è fondamentale la ricerca di strutture mulleriane. Infatti in un neonato con genitali ambigui la dimostrazione dell'utero identifica uno pseudoer- 65 CAPITOLO 4 mafroditismo femminile, mentre l'assenza di utero è tipica dello pseudoermafroditismo maschile; l'esame ecografico è in grado di riconoscere l'utero in età neonatale 17; la sua sensibilità è dell'88%, però se essa è associata alla genitografia, utile al chirurgo anche per la pianificazione dell'intervento, la sensibilità aumenta al 98%18. D'altra parte, anche se lo studio della regione pelvica può essere più accurato e "panoramico" con le immagini della risonanza magnetica, la semplicità e la rapidità di esecuzione dell'ecografia possono offrire rapidamente preziosi elementi di giudizio nella delicata fase di assegnazione del sesso. In conclusione è proponibile il seguente percorso diagnostico, con un comportamento modulato in funzione dell'esperienza del Chirurgo e delle disponibilità tecnologiche della Istituzione in cui si opera. La raccolta di una accurata anamnesi ( il testicolo era presente in epoca più precoce?) è la prima fase del percorso diagnostico-terapeutico. Segue l'esame obiettivo in seguito al quale si fa diagnosi di testicolo palpabile oppure non palpabile. L'esame ecografico è la tappa successiva, perchè esso da una parte permette una definizione morfologica della gonade, dall'altra è il miglior metodo per selezionare i pazienti in cui è indicata la laparoscopia, cioè quelli in cui la gonade non è dimostrabile. Nel corso della stessa anestesia per l'esame laparoscopico possono essere fatte diagnosi e terapia: il chirurgo potrà decidere se eseguire una orchiectomia oppure una prima tappa di 66 un intervento di abbassamento del testicolo più complesso, come il FowlerStephens. Poichè la laparoscopia è il metodo di prima scelta, solo in Istituzioni dove essa non è possibile può essere proposta la risonanza magnetica nucleare, che è il metodo radiologico più sensibile. Se attraverso di essa viene riconosciuta la presenza di un testicolo, questo risultato ha un'elevata accuratezza che permette di pianificare l'intervento.Se invece il testicolo non è localizzato, è obbligatorio insistere nella sua ricerca, in quanto, come abbiamo visto, la RM è gravata da un'alta incidenza di falsi negativi; essa infatti ha una sensibilità e una specificità senz'altro superiori all'ecografia; tuttavia, per la necessità di anestesia dovuta alla giovane età dei soggetti studiati, e per la necessità in caso di esito negativo di sottoporre comunque i pazienti all'intervento chirurgico, sia esso laparoscopico o a cielo aperto, questo esame non può essere considerato una tappa obbligata dell'iter diagnostico del criptorchidismo. La TC può essere riservata alla ricerca di testicoli addominali in casi particolari, cioè se si sospetta una degenerazione maligna, anche perchè si tratta generalmente di soggetti in età più matura. In queste circostanze, la diagnostica per immagini deve necessariamente precedere la chirurgia per una necessaria e accurata stadiazione del tumore. ANATOMIA ECOGRAFICA In presenza di un paziente criptor- LA DIAGNOSTICA PER IMMAGINI NEL CRIPTORCHIDISMO chide si pongono i seguenti interrogativi: * si è sviluppato il testicolo? * se si è sviluppato, in quale posizione si trova? * se è localizzabile, ci sono i segni di impedimento meccanico alla sua discesa? * in quali condizioni volumetrico-strutturali si trova? * qual'è lo stato del corrispondente epididimo? * si associa un difetto di obliterazione del dotto peritoneo-vaginale? * c'è ernia associata? Il canale inguinale è una regione anatomica facilmente delimitabile con gli ultrasuoni, specialmente nel maschio dove ci si giova delle strutture del funicolo spermatico per localizzarlo (Fig. 1). Quando la gonade non è visualizzabile nella borsa scrotale e il canale inguinale è disabitato, bisogna cercarlo in ambito addominale. L'indagine, difficile in epoca prepuberale per le esigue dimensioni dei testicoli, diventa ovviamente di più facile esecuzione nei pazienti in epoca postpubere. Punti di repere costanti ed affidabili per tale ricerca sono i muscoli psoas (Fig. 2) ed i vasi ilaci esterni (Fig. 3). Altro repere importante è l'anello inguinale addominale. Questo, quando la vescica è piena, si situa subito al di sotto della parete addominale, al lato dell'angolo superiore della vescica (Fig. 4). Il testicolo ritenuto in addome lo si visualizza come formazione ovoidale, più o meno ecogena a seconda del suo grado di sviluppo. Se il testicolo è situato nel canale inguinale ovviamente la ricerca è più semplice poichè il testicolo che vi alloggia è ben delimitabile grazie alla sua inferiore ecogenicità rispetto alle strutture del canale e per la sua conformazione elissoidale. Per scoprire se esistono im- Figura 1. A. Scansione longitudinale sul canale inguinale (CI). Al di sotto dello strato sottocutaneo (SC) è ben documentabile la stria iperecogena di grosso spessore contenente le strutture del funicolo (frecce). B. L'impiego di power Doppler aiuta a riconoscere il canale, permettendo la visualizzazione dei vasi del funicolo. AT: arteria testicolare. 67 CAPITOLO 4 pedimenti meccanici all'ulteriore progressione, si può esercitare una pressione delicata, ma costante sul testicolo nel CI, nel tentativo di condurlo nella borsa scrotale (Fig. 5). La pressione esercitata sul testicolo può ricevere quattro tipi di risposta: 1. La gonade è bloccata nel CI. Ogni tentativo di spingerla fuori rimane frustrato. In tali circostanze un serio impedimento meccanico è altamente probabile. 2. La gonade è spostabile, ma con difficoltà, come se dovesse transitare in uno spazio eccessivamente ristretto o se qualcosa la trattenesse. 3. La gonade si lascia spingere con facilità; con una lieve pressione si assiste allo scatto del testicolo, che finisce nello scroto, ma esso risale istantaneamente dopo che la pressione è cessata. 4. Un'ultima circostanza è quella in cui il testicolo, normalmente posizionato nello scroto, risale facilmente insinuandosi in pieno canale con la pressione dal basso verso l'alto, ma tende a ritornare spontaneamente nella propria borsa. Le condizioni volumetrico-strutturali del testicolo ritenuto sono particolarmente importanti. E' ovvio che la situazione varia a seconda dell'età in cui il paziente giunge alla osservazione. Fino all' epoca prepuberale il testicolo ritenuto ha caratteri strutturali analoghi a quelli della gonade normalmente discesa. In genere si osserva solo una modesta differenza volumetrica. Nell'adulto, invece, la gonade ritenu- 68 Figura 2. Testicolo ritenuto in addome. Il muscolo psoas costituisce il primo repere anatomico, utile nella ricerca delle ritenzioni alte (T: testicolo). Figura 3. Testicolo ritenuto in addome. I vasi iliaci costituiscono il secondo repere anatomico, utile nell'individuazione delle ritenzioni medie. AIF:asse iliaco-femorale, T: testicolo. Figura 4. Testicolo ritenuto in addome. L'anello inguinale addominale costituisce il terzo repere anatomico, importante per le ritenzioni basse. T: testicolo, V: vescica. LA DIAGNOSTICA PER IMMAGINI NEL CRIPTORCHIDISMO Figura 5. Testicolo prepubere, ritenuto nel canale inguinale. La gonade, iporiflettente, contrasta nettamente con l'iperecogenicità del canale inguinale. La pressione esercitata con la sonda su di essa consente di studiare il suo grado di mobilità. T: testicolo, SC: sottocutaneo, CI: canale inguinale, OP: osso pubico. Figura 7. Testicolo adulto ex criptorchide. Si rilevano chiaramente due lesioni nodulari ipoecogene, riferibili a lesioni proliferative (1,2). Figura 6.Testicolo adulto in paziente operato di orchidopessi. Nonostante la normale volumetria, la gonade presenta plurime strie iporiflettenti, segno di zone di atrofia parcellare (frecce). Figura 8. Microlitiasi testicolare. Il testicolo appare estesamente occupato da spots iperecogeni a distribuzione diffusa. ta va incontro a quadri ingravescenti di sofferenza parenchimale che vanno dall'ipotrofia, all'atrofia parcellare (Fig. 6), all'atrofia diffusa. L' ecografia normalmente dovrà prestare la massima attenzione ad eventuali danni parenchimali, tenuto conto della maggiore frequenza delle neoplasie in queste circostanze (Fig. 7). Un quadro che si riscontra con maggior frequenza nei pazienti ex criptorchidi e che merita di essere segnalato per la sua relazione con l'infertilità e il rischio di tumore gonadico è la microlitiasi testicolare (Fig. 8). Molte sono le anomalie epididimarie associate al criptorchidismo: agenesia, 69 CAPITOLO 4 Figura 9. Deconnessione didimo-epididimaria in ex criptorchide. Si noti l'anomala discontinuità fra la testa dell'epididimo e il testicolo. E: testa epididimo, C: corpo epididimario, D: didimo. Figura 11. Elongazione epididimaria. Il corpo dell'epididimo C è distaccato dal testicolo T, si posiziona a livello craniale, con aspetto di loop. Figura 12. Persistenza del dotto peritoneo vaginale, con idrocele comunicante. CI canale inguinale, T; testicolo. Figura 10. Atresia epididimaria. A: scansione assiale. Si nota l'aspetto tumefatto del corpo epididimario (E), sezionato al terzo medio, T: Testicolo. A: scansione longitudinale dell'ansa epididimo-deferenziale. Ben evidente l'atresia dell'ansa, con tumefazione dell'epididimo (E) e normale aspetto del deferente prossimale (D). Figura 13. Persistenza del dotto peritoneo vaginale, con associato viscere erniante (VE). 70 LA DIAGNOSTICA PER IMMAGINI NEL CRIPTORCHIDISMO deconnessione didimo-epididimaria, atresia, elongazione. L'ecografia è in grado di dimostrare agevolmente tali malformazioni nell'adulto (Figg. 9,10,11), le quali, se bilaterali, costituiscono una causa aggiuntiva di infertilità. Talora alla gonade maldiscesa si associano difetti di obliterazione del dotto peritoneovaginale (Fig. 12), nel cui contesto può facilmente impegnarsi un viscere erniante (Fig. 13). Bibliografia 1. SIEMER S, HUMKE U, UDER M, HILDEBRANDT U, KARADIAKOS N, ZIEGLER M. Diagnosis of nonpalpable testes in childhood: comparison of Magnetic Resonance Imaging and Laparoscopy in a prospective study Eur J Pediatr Surg 2000; 10: 114-118 2. GODBOLE PP, NAJMALDIN AS Laparoscopic orchidopexy in children J Endourol 2001; 15: 251-256 3. WILLIAMS EV, APPANNA T, FOSTER ME Management of the impalpable testis: a six year review together with a national experience Postgrad Med J 2001; 77:320-3222. 4. BERTELLONI S, GHIRRI P, LALA R, SAGGESE G. Criptorchidismo: terapia ormonale o terapia chirurgica? In: Endocrinologia pediatrica, Monografia 4 della Collana Monografica diretta da Giuseppe Saggese per la Società Italiana di Pediatria, Pacini Editore, Pisa, 2000; pagg.155163 5. LAM WWM, TAM PKH, AI VHG, CHAN KL, CHENG W, CHAN FL, LEONG L. Gadolinium-infusion Magnetic Resonance Angiogram: a new, non invasive, and accurate method of preoperative localization of impalpabile undescended testes J Pediatr Surg 1998; 33: 123126 6. ROZANSKI TA, BLOOM DA. The undescended testis. Urol Clinics N Am 1994:107118 7. CORTES D, THORUP JM, LENZ K, BECK BL, NIELSEN OH. Laparoscopy in 100 consecutive patients with 128 impalpable testis. BJU, 1995; 75:281-287 8. NGUYEN HT, COAKLEY F, HRICAH H. Cryptorchidism: strategies in detection Eur Radiol 1999; 9: 336-343 9. RIEBEL T, HERRMAN C, WIT S, SELLIN S. Ultrasonographic late results after surgically treated cryptorchidism Pediatr Radiol 2000; 30: 151-155 10. BIANCHIi A. Management of the impalpable testes: the role of microvascular orchidopexy Pediatr Surg Int 1990; 5:48-53. 11. LAWSON A, GORNALL P, BUICK RG, CORKERY JJ. Impalpable testes: Testicular vessel division in treatment. Br J Surg 1991; 78: 11111112 12. WOLVERSON MK, HOUTTUIN E, HEIBERG E, SUNDARAN M, SHIELDS JB. Comparison of computed tomography with Highresolution real-time ultrasound in the localization of the impalpable undescended testis Radiology 1983; 146:133-136 13. CAIN MP, GARRA B, GIBBONS MD. Scrotal-inguinal ultrasonography: a technique for identifying the non palpable inguinal testis without laparoscopy. J Urol 1996; 156(2 Pt 2): 791-794 14. MAGHNIE M, VANZULLI A, PAESANO P, BRAGHERI R, PALLADINI G, PRETI P, DEL MASCHIO A, SEVERI F. The accuracy of magnetic resonance imaging and ultrasonography compared with surgical finding in the localization of the undescended testis. Arch Pediatr Adolesc Med 1994; 148(7): 699-703. 15. KIER R, McCARTHY S, ROSENFIELD AT, ROSENFIELD NS, RAPAPORT S, WEISS RM. Nonpalpable testes in young boys: Evaluation with MR imaging. Radilogy 1988; 169:429-433 16. DE FILIPPO RE, BARTHOLD JS, GONZALES R. The application of Magnetic Resonance Imaging for the preoperative localization of nonpalpable testis in obese children: an alternative to laparoscopy. J Urol 2000; 164:154-155 71 CAPITOLO 4 17. KUTTEH WH, SANTOS-RAMOS R, ERMEL LD. Accuracy of ultrasonic detection of the uterus in normal newborn infants: implications for infants with ambiguous genitalia. Ultrasound Obstet Gynecol 1995; 5: 109-1136. 18. SARIHAN H, SARI A, ABES M, DINC H. Nonpalpable undescending testis. Value of magnetic resonance imaging. Minerva Urol Nefrol 1998; 50: 233-236. 19. AL JURAYAN NA, PATEL PJ, AL HERBISH AS.Ambiguous genitalia: comparative role of pelvic ultrasonography and genitography. 72 Ann Trop Paediatr 1995; 15: 203-207 20. SIEMER S, HUMKE U, UDER M, HILDEBRANDT U, KARADIAKOS N, ZIEGLER M. Diagnosis of nonpalpable testes in childhood: comparison of magnetic resonance imaging and laparoscopy in a prospective study. Eur J Pediatr Surg 10(2): 114-8, 2000 21. DE FILIPPO RE, BARTHOLD JS, GONZALEZ R. The application of magnetic resonance imaging for the preoperative localization of nonpalpable testis in obese children: an alternative to laparoscopy. J Urol 164 (1): 154-5, 2000 82 PARTE II TERAPIA, MEDICA E CHIRURGICA 83 84 Capitolo 6 Criptorchidismo: terapia ormonale S. Bertelloni, R. Lala, F. Sodini, C. De Sanctis, G. Saggese Il criptorchidismo può determinare sia disturbi psicologici, soprattutto nei bambini più grandi, sia complicanze organiche a carico delle gonadi, come infertilità adulta e aumentato rischio di neoplasie testicolari 1-3. Poichè si ritiene che la maggiore temperatura a cui è esposto un testicolo localizzato in sede extra-scrotale rappresenti la causa fondamentale dei danni organici della gonade, la terapia del criptorchidismo ha lo scopo di riposizionare i testicoli nella loro sede naturale, cioè lo scroto, presupponendo che in tale maniera si possano ridurre in tutto o in parte tali danni 1-3. Riconoscendo questa patologia molteplici eziologie, al momento attuale non ancora del tutto precisabili, non è possibile effettuare una reale terapia specifica 1. Nei bambini criptorchidi sono tuttavia rilevati sia una diminuzione delle cellule di Leydig, sia alterazioni nella differenziazione delle cellule germinali, come riduzione del numero di spermatogoni e della trasformazione in spermatogoni AD 1. L'impiego di una terapia ormonale in grado di stimolare il tessuto di Leydig e quello germinale può quindi ragionevolmente rappresentare, allo stato attuale delle conoscenze, ancora una valida opzione terapeutica. Fino agli anni '30, epoca nella quale è stata introdotta, la terapia medica del criptorchidismo 4 si è basata quindi sull'impiego di ormoni in grado di stimolare la produzione di androgeni da parte delle gonadi3,4. Nonostante siano trascorsi quasi 70 anni dall'introduzione della terapia ormonale nel criptorchidismo 31 e ad essa siano stati dedicati numerosi articoli nella letteratura medica nazionale ed internazionale, diverse incertezze ancora sussistono su questo argomento. Ciò dipende probabilmente dall'esiguo numero di studi clinici randomizzati fino ad oggi effettuati su casistiche omogenee, per valutare la reale efficacia dei vari tipi C. Spinelli, M. Lima, P. Signoretti, S. Bertelloni, GF. Franchi: IL CRIPTORCHIDISMO. Piccin Editore, Padova 2001 85 CAPITOLO 6 di trattamento sulla discesa dei testicoli nello scroto e dai pochi studi di followup a lungo termine. La diversità dei dati presenti in letteratura può anche dipendere dal fatto che in alcuni studi sono stati probabilmente inseriti bambini con testicoli retrattili, determinando il rilievo di un eccessivo numero di risposte falsamente positive. Tali risultati possono aver determinato la speranza di troppe aspettative della terapia ormonale 1,2,5. Le scarse conoscenze che persistono sulla patogenesi di questa anomalia 1,2 e l'impossibilità di riconoscere a priori i bambini con anomalie anatomiche possono aver contribuito a un eccessivo ricorso al trattamento medico3. Saranno pertanto prese in esame le varie terapie ormonali attualmente disponibili per il criptorchidismo, discutendone la reale efficacia per quanto riguarda la possibilità di indurre la discesa del testicolo nello scroto. I FARMACI In tabella 1 sono riportati i principali ormoni utilizzati nella terapia medica del criptorchidismo, i relativi schemi terapeutici e le dosi usualmente utilizzate nella pratica clinica1,3,6. Le maggiori esperienze sono quelle relative alla gonadotropina corionica (hCG), con azione LH-simile, e alla gonadorelina (GnRH) 3. Tali ormoni sono stati utilizzati da soli o in associazione tra loro o in combinazione con altri farmaci (Tab. 1). Per quanto riguarda la 86 gonadotropina umana della menopausa, ad azione FSH simile, da alcuni autori utilizzata in associazione all’hCG7, deve essere ricordato che l’indicazione criptorchidismo non è riconosciutra dal Ministero della Sanità per cui non è prescrivibile a carico del Servizio Sanitario Nazionale. I RISULTATI Nei numerosi studi clinici con i vari schemi terapeutici presenti in letteratura esiste una estrema variabilità di risultati che può essere attribuita a vari fattori, come differente numerosità ed omogeneicità delle casistiche esaminate, tipo di terapia, età di trattamento, posizione del testicolo ritenuto, accurata esclusione di testicoli retrattili 2,3, 6,7,8,9,10. Per valutare la reale efficacia dell'hCG e del GnRH utilizzati da soli nell'indurre la discesa di testicoli criptorchidi nello scroto è stata di recente effettuata un'analisi critica della letteratura 6, prendendo in esame i dati dei principali 33 studi non randomizzati comparsi in letteratura tra il 1958 e il 1990 per un totale di 4524 testicoli ritenuti. Nello stesso studio è stata inoltre condotta una metanalisi su 9 studi randomizzati in doppio cieco effettuati tra il 1975 e il 1990 per un totale di 1174 testicoli criptorchidi. Negli studi non randomizzati, è stato rilevato un successo, definito come la discesa della gonade nello scroto, lievemente superiore per il GnRH (47%) rispetto all’hCG (33%). Tale differenza non era CRIPTORCHIDISMO: TERAPIA ORMONALE invece presente prendendo in considerazione solo gli studi randomizzati nei quali è stata rilevata una percentuale non significativamente differente di successi con i due tipi di trattamento ormonale (hCG 19% e GnRH 21% negli studi che non avevano escluso con sicurezza i testicoli retrattili; hCG 19% e GnRH 12% negli studi che avevano escluso i testicoli retrattili) (Tab. 2). La terapia ormonale è risultata inoltre significativamente più efficace del placebo (Tab. 2). Per cercare di spiegare la variabilità di risposta nei singoli studi clinici, è stato analizzato l'impatto di alcuni parametri sulla risposta al trattamento medico. La posizione della gonade ritenuta ha rappresentato il parametro più importante per il successo della terapia ormonale; la massima efficacia è stata infatti riscontrata nei testicoli prescrotali (59 %) e scrotali alti (57%), mentre quella minima è stata rilevata nelle gonadi ritenute in sede addominale (14%). Nei testicoli inguinali è stato trovato un risultato intermedio (47%) 11. Non sono state rilevate differenze significative nell'efficacia delle due terapie ormonali in rapporto al tipo di criptorchismo (monolaterale o bilaterale) e all'età al momento del trattamento 6. Per quanto riguarda il trattamento combinato con hCG e hMG (Tab. 1), uno studio su una casistica sufficientemente numerosa (214 testicoli criptorchidi in 163 pazienti) ha messo in evidenza risultati analoghi a quelli riscontrati negli studi non randomizzati con il solo hCG (Tab. 2) 7. Anche con questo schema terapeutico i risultati migliori sono stati osservati nei testicoli localizzati in sede pre-scrotale (90%), e i peggiori in quelli situati in sede addominale (12%); una percentuale di successo intermedia (30%) è stata trovata nei testicoli inguinali 7. Non sono emerse differenze tra criptorchidismo monolaterale (36.6% di successi) e bilaterale (39.2% di successi). La terapia sequenziale con GnRH e hCG, di più recente introduzione, ha mostrato una percentuale di successo analoga a quella degli altri schemi terapeutici Tabella 1. Criptorchidismo: terapia ormonale. Farmaci e schemi terapeutici disponibili 3. Farmaco Schema terapeutico hCG GnRH hCG + hMG* GnRH+hCG bambini < 2 anni: 500 UI/sett. per 6 settimane bambini 2-6 anni: 1000 UI/sett. per 6 settimane 1200 ng/die (200 ng per narice per 3 volte al giorno) per 28 giorni come hCG + hMG 75 UI sett. per 6 settimane come GnRH + hCG 1500 UI sett. per 3 settimane *non approvato dal Ministero della Sanità per l’uso nel criptorchidismo. 87 CAPITOLO 6 Tabella 2. Criptorchidismo: terapia ormonale e terapia chirurgica. Risultati terapeutici (da 3, modificata). farmaco età anni Placebo* — hCG* — GnRH* — hCG+hMG^ 1-11 GnRH+hCG^ 0.3-13 testicoli trattati n° risposte positive % riferimento bibliografico 472 148 554 214 389 19 (4 %)** 28 (18.9%) 116 (20.9%)∞ 75 (35.0%) 149 (38.3%) 6 6 6 7 8,9 *dati ricavati da una metanalisi di 9 trials randomizzati (anni 1975-1990) per un totale di 1174 testicoli criptorchidi. **p < significativamente differente rispetto ai gruppi trattati con hCG e GnRH; ∞p = NS vs hCG; ^studi non randomizzati. (Tab. 2)8,9. Anche con questo tipo di trattamento non sono state trovate differenze significative tra criptorchidismo monolaterale e bilaterale, mentre la posizione della gonade è risultata il fattore maggiormente in grado di condizionare la discesa del testicolo 8,9. Lala e collaboratori 9 in uno studio su 338 testicoli criptorchidi in 295 bambini hanno ad esempio trovato che i testicoli prescrotali presentavano una risposta positiva alla terapia nel 75.2% dei casi, mentre ciò avveniva solo nel 2.1% di quelli addominali; i testicoli addominali hanno presentato un tasso di successi intermedi (23.4%)9. Inoltre, una volta normalizzata la risposta in base alla sede di ritenzione, non sono emerse differenze significative in rapporto all'età di trattamento 9. Recentemente, è stata comparata l'efficacia di tutte queste forme di terapia in bambini selezionati con criptorchidismo inguinale monolaterale. I risultati ottenuti 88 hanno dimostrato che l'efficacia dei vari tipi di trattamento è abbastanza uniforme, indipendentemente dall'età del bambino. Inoltre, è emerso che tutte le varie terapie ormonali sono gravate da un certo numero di riascese secondarie, cioè dalla risalita in posizione extrascrotale del testicolo dopo una risposta positiva, confermando alcuni dati dalla letteratura 2, 6,9. Tale rilievo indica la necessità di rivalutare il paziente dopo alcuni mesi dalla sospensione del trattamento prima di dare un giudizio definitivo sull'efficacia della terapia medica. GLI EFFETTI COLLATERALI Gli schemi terapeutici riportati in tabella 1 non danno generalmente effetti collaterali immediati di rilievo 1. L'hCG può provocare, a seguito dell'aumento dei livelli circolanti di testosterone, iperemia CRIPTORCHIDISMO: TERAPIA ORMONALE scrotale, turgore dei genitali, frequenti erezioni ed irrequitezza che generalmente regrediscono alcune settimane dopo la sospensione della terapia 1, 7. Il GnRH determina di solito minori effetti virilizzanti, e di rado i pazienti mostrano modesti segni di irrequietezza 9. Sono stati del tutto recentemente ipotizzati effetti collaterali a lungo termine sulla fertilità per i quali si rimanda ai capitoli 10 e 12. In sintesi, per quanto riguarda l'efficacia della terapia ormonale nell'indurre la discesa permanente del testicolo criptorchide nello scroto, è si può probabilmente concludere che al momento attuale: * i vari ormoni e i vari schemi terapeutici offrano risultati tra loro abbastanza sovrapponibili1,2, 6-10; * il principale fattore che condiziona la risposta positiva alla terapia ormonale è rappresentato dalla sede della gonade ritenuta, essendo i testicoli localizzati in sede prescrotale quelli che presentano una maggiore percentuale di successi, mentre scarsa o nulla è la risposta dei testicoli addominali6-9; * l'età al momento del trattamento ormonale non sembra influire sulla sua efficacia 6,9,1. Sulla base di quanto rilevato, è possibile suggerire il seguente iter assistenziale per i bambini con criptorchidismo: * la valutazione della sede dei testicoli dovrebbe sempre essere sempre effettuata in tutti i neonati maschi alla nascita ed annotata nella loro cartella clini- ca. In caso di criptorchidismo il bambino dovrebbe essere ricontrollato entro il 6° mese di vita per rilevare un'eventuale discesa spontanea post-natale del testicolo11, di solito conseguente all’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi che si ha intorno al 3°mese di vita 1, 2. Dati epidemiologici hanno dimostrato che un testicolo criptorchide che rimane tale dopo quest’età molto difficilmente presenterà una discesa spontanea2,11. Intorno al 6° mese di vita può quindi essere programmato il successivo iter terapeutico; * nei testicoli non palpabili (addominali o inguinali alti) l'orchidopessi chirurgica rappresenta probabilmente la terapia di scelta 1,2,12 per la scarsa efficacia della terapia medica in questi pazienti 6-9,12; * nei testicoli palpabili (inguinali e prescrotali) è indicato un ciclo di terapia medica entro i 18-24 mesi di vita 2,3,6-10,12. La scelta del tipo di trattamento ricadrà soprattutto sull'esperienza del medico per l'equivalenza in termini di discesa del testicolo nello scroto tra le varie terapie ormonali riportate in tabella 1; * l'iter terapeutico (medico e/o chirurgico) dovrebbe essere completato entro il 2-3° anno di vita per ridurre il rischio di infertilità nell'adulto post-criptorchide 2,3,13,14 . E' pertanto auspicabile che nei prossimi anni ulteriori studi clinici randomizzati su casistiche omogenee rispetto al passato in termini di età al momento del trattamento, di sede del testicolo ritenuto e di approccio terapeutico, 89 CAPITOLO 6 possano sciogliere i dubbi che ancora permangono sulla terapia ormonale del criptorchidismo. Bibliografia 1. DE SANCTIS C, LALA R. Diagnosi e terapia chirurgica del criptorchidismo. In: De Sanctis C, Bertelloni S (a cura di) "Andrologia Endocrinologica dell'Età Evolutiva", Mediprint srl, Roma 2000: 91-99. 2. TOPPARI J, KALEVA M. Maldescensus Testis. Horm Res 1999; 51: 261-269. 3. BERTELLONI S, LOMBARDI D, SAGGESE G. Terapia ormonale del criptorchidismo: indicazioni e limiti. Ped Med Chir 1999, 21, in stampa. 4. SHAPIRO B. Kann man mit hypofysenvorder-lappen den unterentwickelten mannlichen Genitalapparat beim Menschen zum Wachstum anregen? Dtsch Med Worchenschr, 1930, 56: 1605-7 5. JOB JC, TOUBLANC JE, CHAUSSAIN JL, GENDREL D, ROGER M, CANLORBE P. The pituitary-gonadal axis in cryptorchid infants and children (Review). Eur J Pediatr 1987; 146(Suppl 2): S2-S7. 6. PYOROLA S, HUTTUNEN NP, UHARI M. A review and meta-analysis of hormonal treatment of cryptorchidism. J Clin Endocrinol Metab, 1995, 80: 2795-2799. 7. SAGGESE G, GHIRRI P, GABRIELLI S, COSENZA GCM. Hormonal therapy for cryptorchidism with a combination of human chorionic gonadotropin and follicle-stimulating hormone. Success and relape rate. Am J Dis Child, 1989, 143: 980-982. 90 8.NANE I, ZIYLAN O, ESEN T, KOCKAT T, ANDER H, TELLALOGLU S. Primary gonadotropin reasing hormone and adjuntive human chorionic gonadotropin treatment in cryptorchidism: a clinical trial. Urology 1997, 49: 108-111 9. LALA R, MATARAZZO P, CHIABOTTO P, GENNARI F, CORTESE MG, CANAVESE F, DE SANCTIS C. Early hormonal and surgical treatment of cryptorchidism. J Urol, 1997, 157: 1898-1901. 10.BERTELLONI S, BARONCELLI GI, GHIRRI P, SPINELLI C, SAGGESE G. Hormonal treatment fpr unilateral inguinal testis. Comparison of four different treatments. Horm Res 2001, in press. 11. BOLDRINI A, GHIRRI P, CUTTANO A, VUERICH M, COCCOLI L, MERUSI I. Epidemiologia del criptorchidismo in età neonatale. Giorn Ital Androl, 1997, 4: 145-148. 12. KALEVA M, AARSALO A, LOUHIMO I, RAPOLA J, PERHEENTUPA J, HENRIKSEN K, TOPPARI J. Treatment with human chorionic gonadotrophin for cryptorchidism: clinical and histological effects. Int J Androl, 1996, 19: 293298. 13. TASKINEN S, WINKSTROM S. Effect of age at operation, location of the testis and preoperative hormonal treatment on testicticular growth after cryptorchidism. J Urol, 1997, 158: 471-473. 14. KASS EJ, KOGAN SJ, MANLEY C, WACKSMAN JA, KLYKLO VM, MEZA A. Timing of elective surgery on the genitalia of male children with particular reference to the risck, benefits, and psychologycal effects of surgery and aneshesia. Pediatrics 1996; 97: 590-4 Capitolo 7 Criptorchidismo: terapia chirurgica P. Signoretti, C. Spinelli, M. Lima L'indicazione all'intervento chirurgico del testicolo ritenuto dovrebbe essere presa in considerazione in prima istanza senza ricorso alla terapia medica ogni qual volta ci si trovi difronte alle seguenti condizioni: * presenza di ernia inguinale associata, * quando il testicolo ritenuto sia coinvolto in casi di torsione del funicolo spermatico o dell'idatide del Morgagni * in caso di ectopia testicolare. Riguardo l'epoca di intervento oggi si è unanimemente concordi nell'intervenire il più precocemente possibile, entro i 18-24 mesi d'età. L'orchidopessi, ovvero la fissazione chirurgica del testicolo ritenuto nella borsa scrotale, rappresenta l'intervento più comunemente eseguito nelle sue varianti tecniche (Torek, Ombredanne, Cabot e Nesbit, Petrivalsky e Shoemaker, CorKery, Caucci)1. Nel 1931 Petrivalsky e Shoemaker pubblicarono separatamente una identica tecnica di orchidopessi che viene tutt'ora praticata dalla maggioranza dei Chirurghi: consiste nello scollamento del dartos dalla cute dello scroto omolaterale attraverso una incisione scrotale interessante la sola cute, e nell'abbassamento del testicolo nella tasca extradartoica così ottenuta, attraverso un'asola aperta nella parte alta della fascia dartoica scollata che, in tal modo fungerà da diaframma al fine di bloccare la risalita del testicolo verso l'inguine. Qualora, nonostante la dissezione, anche talora spinta, dei vasi spermatici e la loro rettilineizzazione, non fosse possibile il posizionamento del testicolo nello scroto, si possono adottare tecniche che prevedono la sezione dei vasi spermatici (tecnica di Fowler e Stephens), seguite o meno da anastomosi microchirurgiche (orchidopessi microvascolare sec.Silber e Kelly o orchidopessi microvascolare reflua sec. Dòmini- C. Spinelli, M. Lima, P. Signoretti, S. Bertelloni, GF. Franchi: IL CRIPTORCHIDISMO. Piccin Editore, Padova 2001 91 CAPITOLO 7 Lima)2, oppure l'orchidopessi in due tempi. Quest'ultima tecnica prevede la sistemazione del testicolo a livello del tubercolo pubico o, comunque al difuori del canale inguinale nella sede più bassa possibile ed a distanza di 6-12 mesi la gonade dovrà essere posizionata nello scroto. Questo trattamento dovrebbe essere ormai abbandonata a favore di metodiche microchirurgiche, in quanto l'orchidopessi in due tempi prevede una doppia manipolazione del testicolo e delle vie seminali, che certamente non giova alla funzionalità esocrina. Oltre la risalita del testicolo, le complicanze possibili dell'orchidopessi sono la lesione del deferente, l'ostruzione dei vasi conseguente a lesioni dirette, compressione, torsione o eccessiva tensione con successiva possibile atrofia testicolare. La tecnica operatoria di orchidopessi "standard" che noi effettuiamo prevede sempre una incisione orizzontale sulla piega inguinale,centrata sui vasi epiga strici superficiali, che comporterà varianti a seconda della sede del testicolo. In caso di testicolo palpabile all'inguine viene esplorata la tasca inguinale superficiale senza incidere l'aponevrosi del grande obliquo. La separazione delle strutture fibromuscolari del cremastere dalla parete addominale, consente quasi sempre un sufficiente allungamento del funicolo senza dover recidere la sottile guaina spermatica; in caso di mancato reperimento della gonade nella tasca inguinale superficiale, oppure nel caso in 92 cui si constata la pervietà del dotto peritoneo-vaginale, si procede all'apertura del canale inguinale e all'isolamento del testicolo e chiusura del dotto peritoneo-vaginale pervio. Quando il testicolo non è palpabile siamo soliti eseguire preliminarmente una laparoscopia diagnostica per individuare la presenza o meno del testicolo: in questa seconda evenienza rinunciamo all'esplorazione chirurgica. La laparoscopia ci permette di evidenziare una delle seguenti situazioni: * un funicolo spermatico che penetra all'interno del canale inguinale interno, * una agenesia testicolare (blind ending) - in questo caso la laparoscopia è esaustiva- , * strutture vascolo-deferenziali che terminano in abbozzo testicolare (vanishing testis) - che possono essere asportate direttamente durante la laparoscopia - , * un testicolo endoaddominale. CHIRURGIA DEL TESTICOLO ADDOMINALE Allorchè viene accertata la presenza della gonade, oppure non si riscontrino indizi conclusivi relativi alla sua assenza, si procede seduta stante all'intervento. Se la gonade endoaddominale si presenta trofica si può ricorrere ad una delle seguenti tecniche: - orchidopessi "difficile", - orchidopessi in due tempi, - orchidopessi sec. Fowler e Stephens, CRIPTORCHIDISMO: TERAPIA CHIRURGICA - orchidopessi microvascolare secondo Silber e Kelly, - orchidopessi microvascolare "reflua" sec. Dòmini e Lima. L'orchidopessi con sezione del peduncolo vascolare sec. FowlerStephens assieme alla tecnica di orchidopessi in due tempi, sono tecniche che non condividiamo e che trovano un uso giustificato solo per quei chirurghi che non siano tecnicamente in grado di applicare le moderne tecniche microchirurgiche; inoltre siamo convinti che la doppia manipolazione del testicolo e gli insuccessi dichiarati (esito in atrofia) della tecnica di Fowler-Stephens raggiungono percentuali tali da porle come tecniche "non ideali" per la correzione del criptorchidismo. Descriviamo in sintesi le due tecniche, che solitamente pratichiamo: orchidopessi "difficile" e l'orchidopessi microvascolare "reflua" sec. Dòmini e Lima. scrotale; l'ancoraggio del testicolo nello scroto viene effettuato con tecnica transscrotale con la tecnica descritta da Caucci (Fig. 1) mediante incisione trasversa sulla parete dell'emiscroto corrispondente che interessa la cute e il dartos, viene quindi effettuata la dissezione della cavità scrotale all'interno della lamina dartoica e con una Klemmer introdotta nella cavità così preparata, si trae il testicolo in basso attraverso questa apertura; si restringe l'asola con un punto in vicryl e si ripone il testicolo nella cavità scrotale. CASISTICA P. Signoretti, C. Spinelli Nelle divisioni di Chirurgia Generale, dell'Ospedale "S. Croce di Fano e del Policlinico "S. Chiara" di Pisa, nel periodo 19862000 sono stati sottoposti ad intervento chiFigura 1. Incisione della fascia del m. obliquo esterno, esposizione del testicolo all'anello inguinale esterno ORCHIDOPESSI "DIFFICILE" L'orchidopessi difficile è solo praticabile nel caso di ritenzione endoaddominale bassa (inbocco anello inguinale interno), ha le stesse fasi chirurgiche dell'orchidopessi standard, ma prevede una funicololisi estesa nel retroperitoneo, una rettilineizzazione dei vasi spermatici che vengono tunnellizzati al di sotto dei vasi epigastrici al fine di acquistare uno o due cm utili al posizionamento del testicolo nella borsa 93 CAPITOLO 7 Figura 2. Funicololisi e isolamento del dotto peritoneo-vaginale. Figura 3. Tunnellizzazione del testicolo e del funicolo al di sotto dei vasi spermatici. Figura 4. Trazione del testicolo mediante breccia scrotale (A) nella tasca extradartoica (B) e suo ancoraggio (C). B A 94 C CRIPTORCHIDISMO: TERAPIA CHIRURGICA rurgico di orchido-pessi 688 bambini; in 634 casi (92,15%) si trattava di testicolo palpabile (escluso il testicolo retrattile) e in 54 casi di testicolo non palpabile (7,85%), in questi in 12 casi il testicolo era assente (2 atrofie testicolari, 10 agenesie testicolari) e in 42 casi presente di cui 26 intra-addominali e 16 in sede inguinale alta. L'intervento chirurgico di orchidopessi "standard" sec Shoemaker è stato eseguito in tutti i casi di testicolo palpabile (Fig. 1,2,3,,5). Nei 42 casi di testicolo non palpabile (ma repertato in addome o nel canale inguinale alto) è stata eseguita una "orchidopessi difficile" con tunnellizzazione dei vasi spermatici al di sotto dei vasi epigastrici in 34 casi (Fig. 4), in 3 casi orchidopessi in "due tempi" , in 5 casi è stata eseguita orchidopessi microvascolare sec. "Dòmini-Lima". E' nostra consuetudine infiltrare la ferita chirurgica a fine intervento con "NAROPINAR" a scopo antalgico, per il lungo periodo di analgesia offerto dal farmaco. Nel follow-up eseguito a 3, 6 e 12 mesi con controlli clinico ed ecografico della gonade abbiamo osservato un caso di atrofia testicolare dopo orchidopessi microvascolare e un caso di ipotrofia testicolare in un bambino operato all'età di un anno per ernia inguinale complicata. ORCHIDOPESSI MICROVASCOLARE M. Lima L'intervento di orchidopessi microvascolare trova opportuna indicazione verso il terzo anno di vita e può essere eseguito con le seguenti due modalità tecniche: Autotrapianto testicolare (ATT) bivascolare spermatico (arteria e vena) sec. Silber-Kelly e Bianchi. Previa sezione del peduncolo vascolare spermatico interno si confezionano, a livello inguinale e con tecnica microchirurgica, anastomosi tra i vasi (arteria e vena) spermatici e quelli epigastrici inferiori. Dopo adeguata deferentolisi, il testicolo raggiunge facilmente la borsa scrotale ove viene fissato. Autotrapianto testicolare "refluo" (ATTR) monovascolare spermatico (venoso) sec. Dòmini -Lima. Si differenzia dal precedente in quanto viene eseguita la sola anastomosi microchirurgica tra vena spermatica e quella epigastrica (Fig. 6). Il diametro molto piccolo dell'arteria spermatica (0.3-0.5 mm) e la conseguente estrema difficoltà dell'anastomosi arteriosa - con il frequente esito in trombosi, come ammesso da Bianchi - ci ha indotti ad apportare una modifica che semplifica la metodica classica dell'orchidopessi bivascolare di Silber-Kelly e Bianchi. A tale soluzione si è giunti dopo che una nostra convincente ricerca sperimentale sul ratto ha dimostrato che se s'interrompe il circolo spermatico, quello deferenziale è in grado di offrire un buon afflusso sanguigno ma non di garantire un sufficiente deflusso. Mediante un'anastomosi microchirurgica tra le vene spermatica ed epigastrica il problema viene risolto con un intervento molto più affidabile della FowlerStephens - i cui insuccessi (atrofia) sono legati soprattutto alla difficoltà di scarico del sangue dal testicolo - e molto più 95 CAPITOLO 7 Figura 5. Tecnica dell'autotrapianto testicolare "refluo" microvascolare sec. Dòmini-Lima2. A: testicolo addominale; B: sezione dei vasi spermatici clampando la vena; C: applicazione dell'angiostato di AKland fra la vena spermatica interna e la vena epigastrica inferiore; D: l'anastomosi (al microscopio operatorio 8-12x) è confezionata. vsi: vena spermatica interna; asi: arteria spermatica interna; vei: vena epigastrica inferiore; ad: arteria deferenziale. A B Figura 6. Immagine al microscopio operatore dell'anastomosi venosa spermatico-epigastrica 96 C D semplice dell'orchidopessi microvascolare di Silber-Kelly nella quale l'anastomosi arteriosa è ad alto rischio di trombosi. Il nostro intervento si compie nel seguente modo. Attraverso un'incisione nella piega dell'inguine si apre il canale inguinale, si entra nel peritoneo, si localizza la gonade - abitualmente allogata nella fossa iliaca - se ne isola il funicolo e il deferente (facendo attenzione a non danneggiare l'arcata vascolare) e si sezionano i vasi spermatici a circa 5-7 cm dal testicolo (Fig. 5B). Viene poi preparata una delle due vene epigastriche inferiori per altrettanti 5-7 cm dal suo sbocco nella vena iliaca esterna. Si passa quindi all'applicazione del microscopio operativo (8-12 x) (Fig. 6) per confezionare l'anastomosi termino-terminale tra vena epigastrica e vena spermatica (diametro 1.5 - 2 mm) usando un monofilamento CRIPTORCHIDISMO: TERAPIA CHIRURGICA in nylon 10/0 con ago lungo 3,75 mm del diametro di 75 micron ed irrigando il campo microchirurgico con soluzione eparinata al 10%. A seguito di questo "allungamento" vascolare (10-14 cm), la gonade raggiunge agevolmente la sede scrotale. CASISTICA M. Lima Negli ultimi 17 anni sono stati eseguiti, presso la Clinica Chirurgica Pediatrica dell'Università degli Studi di Bologna, 57 interventi di orchidopessi microvascolare su 45 bambini affetti da T addominale "alto" (criptorchidismo "vero"), sia monolaterale (33 casi), che bilaterale (12 casi). Nei primi tre pazienti della serie sono state eseguite 4 orchidopessi microbivascolari (arteria e vena) (ATT) sec. Silber-Kelly, negli altri 42 sono state eseguite 53 orchidopessi micromonovascolari (soltanto "venose") (ATTR) sec. Dòmini-Lima. Sul totale della casistica, 4 testicoli risultano essere esitati in atrofia (7%). Col maturare dell'esperienza, tanto l'età media dei pazienti che la durata dell'intervento si sono ridotti. POSIZIONAMENTO DI UNA PROTESI: INDICAZIONI Nei casi di agenesia-atrofia vi è indicazione, a scopo estetico, al posizionamento della protesi testicolare: o nel corso dell'intervento esplorativo o ablativo con la necessità di doverla sostituire dopo la pubertà, o al termine dello sviluppo puberale: è questa la soluzione da noi preferita perchè offre la possibilità di scegliere la protesi di calibro più adeguato all'entità dell'ipertrofia vicaria del testicolo controlaterale. Bibliografia 1. LOMIENTO D. Nostra esperienza sull'orchidopessi sencondo M. Caucci. Tecnica e risultati. Rass It Chir Ped 24, 106, 1982 2. DOMINI R, LIMA M. L'autotrapianto testicolare refluo del testicolo: una nuova soluzione tecnica. Rass It Chir Ped 31: 213, 1989 3. DOMINI R, BELBUSTI F, LIMA M, SIGNORETTI P, JASONNI V. Argomenti di andrologia chirurgica pediatrica con applicazioni di tecniche microchirurgiche. Piccin eds; Padova, 1991 4. DOMINI R, De CASTRO R. Chirurgia delle malformazioni urinarie e genitali. Piccin eds, Padova 1998 5. DOMINI R, LIMA M, LIBRI M, DOMINI M, RUGGERI G. Il criptorchidismo. In "DOMINI R, MICCOLI P, FEDERICI S, SPINELLI C." Endocrinopatie pediatriche d'interesse chirurgico. Piccin eds, 2000 6. KASS EJ, KOGAN SJ, MANLEY C, WACKSMAN JA, KLYKYKO WM, MEZA A: Timing of elective surgery on the genitalia of male children with particular refernce to the risks, benefits, and psychologycal effects of surgery and anesthesia. Pediatrics 1996; 97: 590-594. 7. BIANCHI A. Microvascular orchidopexy for high undescended testes. Br J Urol 56: 521, 1984 8. BIANCHI A. Management of the impalpable testis: the role of microvascular orchidopexy. Pediatr Surg Int 5: 48, 1990 9. BIANCHI A.The undescended testis. In: Awell JD ed, "Pediatric Surgery" Arnold Ed, London, 1998 10. SILBER S, KELLY J. Successful autotransplantation of an intrabdominal testis to the scrotum by microvascular technique. Urol 115: 452, 1976 11. SHIOSHVILI TI. Bilateral abdominal 97 CAPITOLO 7 cryptorchidism in males: auto-transplantation of the testis. Eur Urol 11: 386, 1985 12. LIMA M, GENTILE C, ROMEO C, GIARDINO R. Autotrapianto testicolare: tecniche microchirurgiche a confronto. Monduzzi Ed. 98 Bologna, 1990 13. HAARISON CB, KAPLAN GW, SCHERZ HC, PACKER MG, JONES J. Microvascular autotransplantation of the intraabdominal testis. J Urol 144:506, 1990 Capitolo 8 Chirurgia laparoscopica del testicolo non palpabile M. Lima, C. Spinelli, P. Signoretti, M. Dòmini, U. Caccioppoli Di fronte all'evenienza clinica in cui un testicolo o entrambi i testicoli non sono palpabili dobbiamo differenziare tra ritenzione testicolare intraddominale ed anorchia. L'anorchia è quella condizione in cui si ha l'atrofia o l'assenza mono o bilaterale del testicolo. La diagnosi differenziale tra ritenzione testicolare ed anorchia, nelle forme bilaterali, può essere effettuata con un test di stimolazione con gonadotropina corionica (hCG test), valutando la risposta del testosterone 1,2. Il test si basa sulla capacità della gonadotropina corionica di stimolare il parenchima testicolare funzionante (cellule di Leydig) a produrre il testosterone. Se dopo la somministrazione di HCS, i livelli ematici di testosterone aumentano di 4-5 volte rispetto ai valori di base si può escludere una anorchia. Questo test ha una sensibilità del 100% ed una specificità del 90% per cui la diagnosi deve essere confermata in sede chirurgica 3. Un mancato incremento dei valori del testosterone richiede uno studio del cariotipo, perchè, oltre alla possibilità di una anorchia bilaterale, c'è la possibilità di un eventuale pseudoermafroditismo femminile o ermafrotidismo vero2. La diagnosi di anorchia monolaterale è invece essenzialmente chirurgica, in quanto i test endocrini non riescono a differenziare questa condizione dal criptorchidismo monolaterale4-9. Utili nella diagnosi differenziale e nella localizzazione del testicolo non palpabile (TNP) sono le indagini radiologiche tradizionali. L'ecografia è un esame che ha una buona possibilità di individuare la gonade localizzata in sede inguinale ma è scarsamente efficace nei testicoli intraddominali. La risonanza magnetica è invece una metodica non invasiva che è in grado di fornire indicazioni di sede e di morfologia della gonade intraddominale, con una correlazione intorno al 77% rispetto alla va- C. Spinelli, M. Lima, P. Signoretti, S. Bertelloni, GF. Franchi: IL CRIPTORCHIDISMO. Piccin Editore, Padova 2001 99 CAPITOLO 8 lutazione chirurgica o laparoscopica9. Poichè tale indagine nei bambini piccoli richiede un'anestesia e se positiva non afferma in maniera inconfutabile e se negativa non nega, è decisamente superata dalla laparoscopia. La videolaparoscopia (VLS) rappresenta l'unica metodica, obbligata, per la discriminazione diagnostica (presenza o assenza della gonade) in caso di TNP 4-15, 23-30 . Essa è efficace e sicura anche in pazienti molto piccoli. La VLS permette di determinare con certezza la presenza del testicolo (in sede addominale o inguinale) o la sua assenza (agenesia, atrofia, vanishing testis), nonchè le eventuali anomalie del testicolo ed eventuali residui Mulleriani5-7. Se c'è il testicolo, la determinazione VLS della sua localizzazione riveste un ruolo fondamentale in quelle che saranno le strategie terapeutiche. Consente di dirimere il dubbio se si tratta di anorchia o di gonade ritenuta e di visualizzare quelle rare forme di dissociazione completa didimoepididimaria (deferente ed epididimo, talora ridotto a residuo fibroso, presente nel canale inguinale e testicolo in addome), di ectopia testicolare crociata incompleta (scroto disabitato con gonade non palpabile in quanto localizzata all'imbocco dell'anello inguinale interno controlaterale) e di poliorchismo (in cui ad un testicolo -in genere rudimentale- se ne associa un'altro soprannumerario all'interno della cavità addominale omolaterale). 100 La VLS è una metodica miniinvasiva e scevra di pericoli, si avvale dell'utilizzo di ottica di 5 mm con un accesso sottombelicale (noi siamo soliti utilizzare la tecnica "open" ), altri AA 21preferiscono utilizzare ottiche di 2 mm introdotte attraverso il mandrino dell'ago di Verres; richiede una anestesia generale. Inclinando il letto operatorio in Trendelenburg per allontanare le anse intestinali, è possibile identificare il dotto deferente che proviene posteriormente alla vescica e si dirige all'anello inguinale interno. L'individuazione dei vasi spermatici, facilitata da una trazione dell'emiscroto, è fondamentale, per i motivi che vengono di seguito specificati. I reperti laparoscopici possono essere i seguenti (Figg. 1a, b, c, d, e, f): a) Vasi spermatici e deferente che entrano nel canale inguinale:ci si può trovare difronte a due condizioni, 1 - se l'anello inguinale interno è pervio e gli elementi vascolo-deferenziale sono ben rappresentati è verosimile che si abbia a che fare con un buon testicolo in sede intracanalicolare (Fig. 1 b), 2 - se l'anello inguinale interno è chiuso e i vasi e il deferente che si inseriscono nel suo interno sono esili, è verosimile che si tratti di un "vanishing testis" intracanalicolare (Fig. 1a). b) Deferente che entra nel canale inguinale ed esili vasi spermatici che terminano a monte dell'anello inguinale interno: si tratta di "dissociazione didimoepididimaria" in gonade agenesica. c) Testicolo "pelvico" o addominale CHIRURGIA LAPAROSCOPICA DEL TESTICOLO NON PALPABILE Figura 1. Aspetti delle varie possibilità di reperto videolaparoscopico in caso di TNP. a) Deferente sottile ed esili vasi penetrano nel canale inguinale sinistro attraverso l'anello inguinale interno chiuso; probabile che si tratti di "vanishing testis" intracanalicolare. b) Deferente e vasi ben sviluppati entrano nel canale inguinale sinistro attraverso l'anello inguinale interno "pervio", verosimile testicolo intracanalicolare. c) Testicolo destro addominale "alto". d) Testicolo sinistro addominale "pelvico". e) Testicolo destro addominale alto. f) Agenesia testicolare (blind ending). A C E B D F 101 CAPITOLO 8 Figura 2. Schema di tecnica videolaparo-scopica: 1 anello inguinale interno, 2 testicolo, 3 vescica, 4 deferente, 5 vasi spermatici, 6 "flap" di peritoneo triangolare. "basso" in prossimità dell'anello inguinale interno (Fig. 1 d). d) Testicolo addominale "alto" poco al di sotto della biforcazione dei vasi iliaci comuni (Figg. 1 c ed e). e) Agenesia testicolare: esili strutture vascolo-deferenziali che terminano a fondo cieco ("blind ending") a monte dell'anello inguinale interno (Fig. 1 f). f) Atrofia testicolare: esili strutture vascolo-deferenziali che si congiungono o terminano in microabbozzo ("vanishing testis" endoperitoneale). Ogni volta che si vede un deferente penetrare nell'anello inguinale interno, a prescindere dalla presenza o meno dei vasi spermatici, va esplorato il canale inguinale e va esclusa laparoscopicamente la presenza di una gonade (o di un 102 suo abbozzo) nella limitrofa o sovrastante regione endoperitoneale. Se sono presenti strutture testicolari residue (testicolo ipoplasico) è necessaria l'asportazione di esse che può essere realizzata direttamente in laparoscopia. L'esame istologico di questi residui gonadici è rilevante per la possibilità di una degenerazione maligna. Uno studio anatomopatologico in 110 bambini sottoposti ad esplorazione chirurgica per testicoli non palpabili di età media di 2,5 anni (range 5 mesi-14 anni) 24, ha rilevato in 89 casi (81%) un deferente; in 40 casi (36%) tessuto epididimale e piccola quantità di tubuli seminali con elementi germinali in 7 casi (6,4%); solamente in 26 casi (24%) era presente tessuto vascolare significativo per vasi spermatici. Nel 35,5% dei casi erano presenti calcificazione ed emosiderina nel 30% depositati nei tessuti residui. Quest'ultimi dati potrebbero avvalorare la patogenesi della torsione testicolare in caso di testicolo atrofico. In presenza di testicolo intraddominale, si può seguire una orchidopessi tradizionale, se il testicolo è in prossimità dell'anello inguinale interno, oppure, se il testicolo è in posizione alta, si può procedere per via laparoscopica alla sezione dei vasi spermatici, con clips metalliche affidando la nutrizione della gonade alla sola arteria deferenziale. Questa procedura rappresenta la prima fase di una FowlerStephens; il testicolo può essere lasciato nella sua posizione oppure si può ese- CHIRURGIA LAPAROSCOPICA DEL TESTICOLO NON PALPABILE guire una incisione peritoneale, sufficientemente ampia da facilitare lo spostamento del testicolo verso l'anello inguinale interno. Il testicolo viene poi fissato in questa sua nuova posizione con clips per la successiva orchidopessi (Fig. 2). Dopo alcune settimane o mesi, auspicando una sufficiente vascolarizzazione collaterale (deferenziale) che si sia instaurata , può essere eseguito un intervento di orchidopessi (seconda fase dell'orchidopessi secondo FowlerStephens) per via inguinale o con tecnica VLS26-28. Questo approccio, di cui non sono ancora stati riferiti i risultati a lungo termine, rimane interessante 25-28 ma è piuttosto controverso perchè, se Jordan e Winslow29 non hanno osservato nessuna atrofia testicolare acuta dopo tale procedura, altri autori 30 sostengono che il testicolo, anche se può apparire morfologicamente non atrofico, dopo la legatura dei vasi spermatici molto probabilmente riduce la sua capacità endocrina e riproduttiva. Bibliografia 1. HUTSON JM, HASTHORPE S, HEYNS CF. Anatomical and functional aspects of testicular descent and cryptorchidism Endocr Rev 1997; 18:259 2. BUKOWSKI TP, SEDBERRY S, RICHARDSON B. Is human chorionic gonadotropin useful for identifying and treating nonpalpable testis? J Urol 165(1): 221-3, 2001 3. DAVEMPORT M, BRAIN C, VANDENBERG C, et al. The use of the hCG stimulation test in the endocrine evaluation of cryptorchidism. Br J Urol 1995; 76:790. 4. BIANCHI A. The undescended testis. In : Atwell JD ed., "Pediatric Surgery", Arnold ed. London, 1998 5. DOMINI R, DE CASTRO R. Chirurgia delle malformazioni urunarie e genitali. Piccin ed, Padova, 1998 6. LIMA M, DOMINI M, LIBRI M, PASCOTTO R, BERTOZZI M, GENTILI A. Videolaparoscopic evaluation of the nonpalpable testis: 36 consecutive explorations in 6 months. Ped Endosurgery and Innovative Techniques, 1: 211, 1997 7. LIMA M, LIBRI M, MORABITO A, DOMINI M, BERTOZZI M, PIRAZZOLI P, BALSAMO A, GENTILI A, PIGNA A. Diagnostica laparoscopica del testicolo non palpabile. EditSymposia Pediatrica e Neonatologia, 7 (1): 137, 1999 8. BELMAN AB, RUSHTON HG. Is the vanished testis always a scrotal event? B J U 87 (6): 480-3 9. SIEMER S, HUMKE U, UDER M, HILDEBRANDT U, KARADIAKOS N, ZIEGLER M. Diagnosis of nonpalpable testes in childhood: comparison of magnetic resonance imaging and laparoscopy in a prospective study. Eur J Pediatr Surg 10(2): 114-8, 2000 10. Van SAVAGE JG. Avoidance of inguinal incision in laparoscopically confirmed vanishing testis syndrome. J Urol 166 (4):1421-4, 2001 11. TOPUZULU TEKANT G, EMIR H, EROUGLU E, AKMAN M, BUYUKUNAL C, DANISMEND N, SOYLET Y. Experience with laparoscopy in nonpalpable testis. Eur J Pediatr Surg 11 (3): 177-81, 2001 12. GODBOLE PP, NAJMALDIN AS. Laparoscopic orchidopexy in children. J Endourol 15 (3): 251-6, 2001 13. LEE KF, TANG YC, LEONG HT. Emergency laparoscopic orchiectomy for torsion of intra-abdominal testis: a case report. J R Coll Surg Edinb 46 (2): 110-2, 2001 14. WILLIAMS EV, APPANNA T, FOSTER ME. Management of impalpable testis: a six year review together with a natinal experience. Postgrad Med J 77 (907): 320-2, 2001 103 CAPITOLO 8 15. HAFEZ AT, KHOURY AE. Crossed ectopic testis: another factor favouring laparoscopy for the impalpable testis. B J U 87 (4): 414, 2001 16. CHANG B, PALMER LS, FRANCO L. Laparoscopic orchidopexy: a review of a large clinical series. B J U 87 (6): 490-3, 2001 17. BAKER LA, DOCIMO SG, SURER I, PETERS C, CISEK L, DIAMOND DA, CALDAMONE A, KOYLE M, STRAND W, MOORE R, MEVORACH R, BRADY J, JORDAN G, ERHARD M, FRANCO I. A multiistitutional analysis of laparoscopic orchidopexy. B J U 87 (6): 484-9, 2001 18. WOLF CK, MAIZELS M, FURNESS PD. The undescended testicle. Compr Ther 27 (1): 11-7, 2001 19. DENES FT, MENDONCA BB, ARAP S. Laparoscopic management of intersexual states. Urol Clin North Am 28(1): 31-42, 2001 20. ESPOSITO C, VALLONE G, SETTIMI A, GONZALES SABIN MA, AMICI G, CUSANO T. Laparioscopic orchidopexy without division of the spermatic vessels: can it be considered the procedure of choice in cases of intraabdominal testis? Surg Endosc 14 (7): 65860, 2000 21. FERRER FA, CADEDDU JA, SCHULMAN P, MATHEWS R, DOCIMO SG. Orchidopexy using 2 mm. laparoscopic instruments: 2 techniques for delivering the testis into the scrotum. J Urol 164(1): 160-1, 2000 22. CANAVESE F, LALA R, LINARI A, 104 CORTESE MG, GENNARI F, HADZISELIMOVIC F. Surgical treatment of cryptorchidism. Eur J Pediatr 1993;152 (S2): S43 23. DIAMOND D., CALDAMONE A. The value of laparoscopy for 106 impalpable testes relative to clinical presentation J Urol 1992;148:632-4 24. TUREK PJ., EWALT DH., SNYDER H., et al. The absent cryptorchid testis: surgical findings and their implications for diagnosis and etiology. J Urol 1994;151:718-20 25. MALONE P.S., GUINEY E.J.: The value of laparoscopy in localising the impalpable undescended testis. Br J. Urolog.56:429,1984 26. WEISS R.M., SEASHORE J.H.: Laparoscopy in the management of the non palpable testis.J.Urol.131:728,1984 27. RANSLEY P.G., VORDEMARK J.S., CALDAMONE A.A., BELLINGER M.F.: Preliminary ligation of gonadal vessels prior to orchidopexy for the intraabdominal testis. World J. Urol. 2:266,1984 28. VALLA' J.S., STEYAERT H., COLOMB F., GINIER C., Testicule ectopique non palpable: une excellente indication de la laparoscopie, mais une affaire de spècialiste. Ann.Chir.1998.52,n°10,1038-1042 29. JORDAN G., WINSLOW B.. Laparoscopic single stage and staged orchiopexy. J. Urol. 1994;152:1249-52 30. LOBE TE: Laparoscopic surgery in children in Current problems in surgery. Vol.35 n°10 Oct 1998 PARTE III COMPLICANZE, FOLLOW-UP 105 106 Capitolo 9 Aspetti istopatologici del testicolo criptorchide P. Viacava, C. Spinelli Il testicolo criptorchide, in seguito a torsioni o sviluppo di neoplasie, costituisce l'alterazione congenita dell'apparato genitale maschile più frequentemente analizzata dal patologo. L'aspetto istologico del testicolo criptorchide può essere eterogeneo e condizionato da vari fattori, quali l'età del soggetto, la posizione anatomica del testicolo, la terapia ormonale e chirurgica. Il testicolo criptorchide rappresenta una causa importante di infertilità e costituisce un terreno predisponente lo sviluppo di neoplasie. CRIPTORCHIDISMO E FERTILITA' I soggetti con criptorchidismo monolaterale trattati con orchidopessi prima e durante la pubertà risultano essere fertili nell'80% dei casi1. I pazienti con criptorchidismo bilaterale e trattamento chirurgico prima dei 5 anni sono fertili nel 50% dei casi 2. Entrambi i gruppi di pazienti trattati con orchidopessi, ed in particolare quelli con criptorchidismo bilaterale, presentano un numero di spermatozoi più basso rispetto alla popolazione generale3. L'aspetto microscopico del testicolo prepubere dopo biopsia al momento dell'orchidopessi può costituire un importante fattore predittivo per stabilire il grado di spermatogenesi postpuberale e il potenziale di fertilità4. Una ipoplasia delle cellule della linea germinale sembra essere un evento molto precoce nei soggetti con testicoli criptorchidi in quanto è stata evidenziata in feti alla 28a settimana di gestazione5. L'ipoplasia delle cellule germinali può avere varie cause quali una diminuita proliferazione cellulare, una ridotta colonizzazione dei tubuli seminiferi o una aumentata distruzione cellulare5. Nistal et al. 4 hanno analizzato gli C. Spinelli, M. Lima, P. Signoretti, S. Bertelloni, GF. Franchi: IL CRIPTORCHIDISMO. Piccin Editore, Padova 2001 107 CAPITOLO 9 aspetti istopatologici di tessuto testicolare criptorchide ottenuto da biopsie durante interventi di orchidopessi in soggetti prepuberi. In alcuni di questi pazienti è stata poi effettuata una seconda biopsia testicolare in età adulta. Gli autori hanno classificato i testicoli criptorchidi prepuberi in base ad alcuni parametri istopatologici quali il diametro medio dei tubuli seminiferi (MTD), l'indice di fertilità tubulare o TFI (numero di tubuli con cellule germinali) e l'indice di cellule di Sertoli o SCI (numero di cellule di Sertoli per sezione trasversale del tubulo). Nel 24% dei soggetti prepuberi i testicoli erano normali o presentavano lieve ipoplasia tubulare, mentre nel 76% erano presenti alterazioni più gravi talora con significativa riduzione di MTD, TFI e SCI. Quest'ultimo gruppo di pazienti presentava in età adulta una marcata ipospermatogenesi, arresti di maturazione o aplasia delle cellule germinali. Nistal et al.4, quindi, concludono con l'ipotesi che l'orchidopessi favorisca la fertilità solo nei soggetti prepuberi con testicoli normali o con lieve ipoplasia tubulare, mentre non ha alcun effetto protettivo nei casi con alterazioni più gravi. Il testicolo criptorchide nei soggetti adulti non trattati con orchidopessi si presenta macroscopicamente di piccole dimensioni e di colorito brunastro. Istologicamente si osservano tubuli seminiferi atrofici e con membrana basale ispessita. Il tessuto connettivo interstiziale è aumentato. E' presente una iperplasia delle cellule di Leydig che possono essere con- 108 tenute anche nei tubuli seminiferi6. Frequentemente si osservano gruppi di cellule di Sertoli iperplastiche che talora possono apparire macroscopicamente come piccoli noduli. CRIPTORCHIDISMO E NEOPLASIA Il criptorchidismo presenta una importante associazione con le neoplasie del testicolo. Il rischio di sviluppare un tumore nei soggetti con testicolo criptorchide, secondo le varie casistiche, è superiore di 3-35 volte rispetto alla popolazione generale7,8. Il 7% dei soggetti con neoplasia testicolare sono stati trattati o sono criptorchidi9. L'orchidopessi, anche se effettuata in età precoce, non sembra ridurre significativamente il rischio di sviluppare la neoplasia del testicolo10. Secondo alcuni autori comunque l'orchidopessi potrebbe costituire un fattore protettivo11 ed in ogni caso il posizionamento del testicolo in sede scrotale permette una migliore osservazione clinica. L'aumento di rischio non è limitato soltanto al testicolo criptorchide, ma interessa anche il testicolo controlaterale non criptorchide12. I testicoli in sede addominale presentano un rischio maggiore di sviluppo di neoplasia rispetto a quelli in sede inguinale13. I pazienti con neoplasia testicolare oltre al criptorchidismo possono presentare una aumentata incidenza di altre anomalie del tratto urogenitale quali duplicazione ed ectopia ureterale, ipospadia e reni ectopici 14. In alcuni pazienti la ASPETTI ISTOPATOLOGICI DEL TESTICOLO CRIPTORCHIDE neoplasia del testicolo presenta carattere familiare ed è caratterizzata da una marcata associazione con alterazioni del tratto urogenitale fra cui il criptorchidismo15. Tutti i tipi di neoplasia testicolare possono insorgere nei testicoli criptorchidi anche se il seminoma classico costituisce la forma più frequentemente osservata16. Oltre alle forme invasive nei testicoli criptorchidi può essere osservata una neoplasia a cellule germinali intratubulare (intratubular germ cell neoplasia o IGCN) anche conosciuta come carcinoma in situ17. NEOPLASIA A CELLULE GERMINALI La frequenza della IGCN nei pazienti con criptorchidismo è compresa, seconda le varie casistiche, fra il 2 e l'8%17-19 con un incremento di circa quattro volte rispetto alla popolazione generale18. La identificazione dell IGCN nei testicoli di pazienti con criptorchidismo è importante in quanto sembra che il 50% dei soggetti con IGCN svilupperà un tumore invasivo in un periodo compreso fra due e sei anni20. Nei pazienti con tumore invasivo a cellule germinali la frequenza di IGCN è elevata nei tubuli adiacenti al tumore21 e intorno al 5% nel testicolo controlaterale22. Si riconoscono varie forme di IGCN: a) non classificabile, b) seminoma intratubulare, c) carcinoma embrionale intratubulare, d) coriocarcinoma intratubulare, e) yolk sac tumor intratubulare. L' IGCN non classificabile è costituito da cellule germinali atipiche localizzate alla base dei tubuli seminiferi che contengono anche cellule germinali non maligne e cellule di Sertoli. I tubuli mostrano frequentemente ispessimento e ialinizzazione della membrana basale. Gli elementi atipici hanno spesso un citoplasma chiaro e sono difficilmente riconoscibili dalle cellule normali della linea germinale. L'indagine immunoistochimica con fosfatasi alcalina placentare (PLAP) può permettere di identificare gli elementi neoplastici23. Il seminoma intratubulare è costituito da cellule germinali atipiche con le caratteristiche delle cellule del seminoma invasivo. Le cellule neoplastiche si accumulano all'interno dei tubuli dove sostituiscono completamente le cellule germinali normali e le cellule di Sertoli. Il carcinoma embrionale intratubulare è caratterizzato da una crescita all'interno dei tubuli di cellule altamente maligne identiche a quelle che caratterizzano il carcinoma embrionale invasivo. La necrosi accompagna frequentemente questo tipo di neoplasia. NEOPLASIE INVASIVE DELLA LINEA GERMINALE E CRIPTORCHIDISMO Tutti i tipi di tumore della linea germinale, eccetto il seminoma spermatocitico e lo yolk sac tumor dell'infanzia, possono insorgere nei testicoli criptorchidi. Il seminoma è il tumore più frequentemente osservato con incidenza del 109 CAPITOLO 9 70-80%, un valore superiore a quello osservato nella popolazione generale non criptorchide colpita da neoplasia del testicolo dove l'incidenza del seminoma è intorno al 50% 24. Altre neoplasie associate a criptorchidismo sono il carcinoma embrionale, il coriocarcinoma, il teratoma, lo yolk sac tumor e i tumori misti. Il gonadoblastoma è un tumore raro riscontrato quasi esclusivamente in soggetti giovani con alterazioni della differenziazione sessuale che presentano il cromosoma Y e fenotipo femminile. Alcuni pazienti con gonadoblastoma hanno fenotipo maschile, criptorchidismo, ipospadia e genitali interni femminili25. Altre lesioni che possono essere osservate nei soggetti con criptorchidismo sono i tumori a cellule di Leydig, l'iperplasia nodulare a cellule di Leydig e l'iperplasia a cellule di Sertoli. BIOPSIA TESTICOLARE La biopsia testicolare può offrire importanti informazioni riguardo alle due complicanze che più frequentemente accompagnano il testicolo criptorchide: le neoplasie e l'infertilità. L'IGCN, una lesione ad alto rischio per lo sviluppo del tumore invasivo, può essere facilmente evidenziata con biopsia testicolare. L'IGCN sembra colpire circa il 2% del volume testicolare e di conseguenza una singola biopsia testicolare potrebbe essere in grado di evidenziare queste lesioni in circa il 50% dei casi26 mentre due biopsie di 3 millimetri do- 110 vrebbero evidenziare tutti i casi con IGCN26. Nei pazienti con grave atrofia testicolare una biopsia posteriore in prossimità della rete testis sembra offrire maggiori vantaggi nell'identificazione dell'IGCN27. In molti casi è consigliabile una biopsia bilaterale in considerazione del fatto che l'IGCN è frequentemente bilaterale28. Secondo alcuni autori nei pazienti criptorchidi la biopsia testicolare dovrebbe essere effettuata non prima dei 18-20 anni poichè non è stato riscontrato un rischio significativo di tumore invasivo prima di quella età29. L'IGCN non è facimente evidenziabile nei soggetti criptorchidi in età prepuberale in quanto la maggior parte di questi pazienti presentano cellule germinali di difficile interpretazione talora abnormi e con aumentato contenuto di DNA nucleare30. Una piccola biopsia effettuata durante l'orchidopessi in età prepubere offre importanti informazioni sul grado di alterazione del parenchima testicolare e permette di predire le caratteristiche della spermatogenesi postpuberale e il potenziale di fertilità4. Nel singolo individuo comunque, questa predittività può essere alterata da vari fattori quali: a) il campione bioptico non è rappresentativo di tutto il parenchima testicolare, b) la posizione del testicolo dopo intervento chirurgico che condiziona la maturazione dell'organo, c) l'atrofia testicolare secondaria a orchidopessi, d) l'ostruzione congenita o post-chirurgica delle vie escretrici maschili. ASPETTI ISTOPATOLOGICI DEL TESTICOLO CRIPTORCHIDE Bibliografia 1. GROSS RE, REPLOGLE RL. Treatment of the undescended testis. Postgrad Med 34:266 270, 1963 2. FONKALSRUD EW. Current concepts in the management of the undescended testis. Surg Clin North Am50: 847-852, 1970 3. HOFENFELLER R, EISENHUT L. Evaluation of fertility in cryptorchidism. Int J Fertil 9: 575-7, 1964 4. NISTAL M, PANIAGUA R, DIEZ-PARDO JA. Histologic classification of undescended testes. Human Pathol 11: 666-74, 1980 5. CORTES D, THORUP JM, BECK BL. Quantitative histology of germ cells in the undescended testes of human fetuses neonates and infants. J Urol 154: 1188-92, 1995 6. MORI H, TAMAI M, FUSHIMI H, FUKUDA H, MAEDA T. Leydig cells within the aspermatogenetic seminiferous tubules. Hum Pathol 18: 1227-31, 1987 7. BRENDLER H. Cryptorchidism and cancer. Prog Clin Biol Res 203: 189-196, 1985 8. WHITAKER RH. Neoplasia in cryptorchid men. Sem Urol 6:107-9, 1988 9. WESTENFELDER M. Maldescensus testis, risk for malignant degeneration. In: Progress in Reproduction Biology and Medicine, vol 10, Maldescenus Testis, A Kelami, JP Pryor, eds, Karger, Basel, pp. 56-66, 1984 10. SENTURIA YD. The epidemiology of testicular cancer. Br J Urol 60: 285-291, 1987 11. United Kingdom Testicular Cancer Study Group. Aetiology of testicular cancer: association with congenital abnormalities, age at puberty, infertility, and exercise. Br Med J 308/ 1393-1309, 1994 12. SWERDLOW AJ, HUTTLY SR, SMITH PG. Testicular cancer and antecedent disease. Br J Cancer 55: 97-103, 1987 13. JOHNSON DE, WOODHEAD DM, POHL DR, ROBINSON JR. Cryptorchidism and testicular tumorigenisis. Surgery 63: 919-922, 1968 14. PRENER A, ENGHOLM G, JENSEN OM. Genital anomalies and risk for testicular cancer in danish men. Zpidemiology 7:14-9, 1996 15. TOLLERUD DJ, BLATTNER WA, FRASER MC. Familial testicular cancer and urogenital development anomalies. Cancer 55: 1849-54, 1985 16. MORRISON AS. Cryptorchidism, hernia and cancer of the testis. JNCI 56: 731-3, 1976 17. GIWERCMAN A, MULLER J, SKAKKEBAEK NE. Carcinoma in situ of the endescended testis. Semin Urol 6: 110-19, 1988 18. GIWERCMAN A. VON DER MAASE H, SKAKKEBAEK NE. Epidemiological and clinical aspects of carcinoma in situ of the testes. Eur Urol 23: 104-110, 1993 19. PEDERSEN KV, BOIESEN P, ZETTERLUND CG. Experience of screening for carcinoma in situ of the testis among young men with surgically corrected maldescended testes. Int J Androl 10:181-5, 1987 20. SKAKKEBAEK NE, BETHELSEN JG, MULLER J. Carcinola in situ of the undescended testis. Urol Clin North Am 9: 377-385, 1982 21. VON DER MAASE H, RORTH M, WALBORM JORGENSEN S. Carcinoma in situ of controlateral testis in patients with testicular germ cell cancer: study of 27 cases in 500 patients. Br Med J 293: 1398-1401, 1986 22. COFFIN CM, EWING S, DEHENER LP. Frequency of intratubular germ cell neoplasia with invasive testicular germ cell tumors. Histologic and immunocyrochemical features. Arch Pathol Lab Med 109: 555-559, 1985 23. BURKE AP, MOSTOFI FK. Intratubular malignant germ cells in testicular biopsies: clinical course and identification by staining for placental alkaline phosphotase. Med Pathol 1: 475-9, 1988 24. JACOBSEN GK, BARLEBO H, OLSEN J. Testicular germ cell tumors in Denmark 19761980; pathology of 1058 consecutive cases. Acta Radiol Oncol 23: 239-247, 1984 25. SAVAGE MO, LOWE DG. Gonadal neoplasia and abnormal sexual differentiation. Clin Endocrinol 32: 519-533 26. BERTHELSEN JG, SKAKKEBAEK NE. Value of testicular biopsy in diagnosing carcinoma in situ of testis. Scand J Urol Nephrol 15: 165-8, 111 CAPITOLO 9 1981 27. NISTAL M, CODESAL J, PANIAGUA R. Carcinoma in situ of the testis in infertile men. A histological, immunocytochemical, and cytomorphometric study of DNA content. J Pathol 159:205-210, 1989 28. PRYOR JP, CAMERON KM, CHILTON CP. Carcinoma in situ in testicular biopsies from men presenting with infertility. Br J Urol 55: 7805, 1983 112 29. GIWERCMAN A, SKAKKEBAEK NE. Carcinoma in situ (gonocytoma in situ) of the testis. In: Burge H, de Kretser S, eds. The Testis. 2nd ed. New York: Raven Press pp. 475-491, 1989 30. MULLER J, SKAKKEBAEK NE. Abnormal germ cells in maldescended testes: a study of cell density, nuclear size and deoxyribonucleic acid content in testicular biopsies from 50 boys. J Urol 131: 730-4, 1984 Capitolo 10 Criptorchidismo e fertilità C. Spinelli, V. De Sanctis, L. Urso Il criptorchidismo è una causa comune di infertilità maschile. La futura fertilità non viene garantita neppure da una orchidopessi precoce. La possibilità di essere sterili è doppia negli uomini con una storia di criptorchidismo unilaterale trattato, rispetto a quelli con testicoli normodiscesi1. La percentuale di fertilità risulta pari all'83% nei pazienti sottoposti ad orchidopessi monolaterale vs il 38% bilaterale 2. La mancata paternità nei criptorchidi è correlata non solo con la mancata capacità di produrre spermatozoi maturi da parte della gonade ritenuta e frequentemente in quella controlaterale normodiscesa, ma anche dall'elevata incidenza di malformazioni associate extratesticolari a carico delle vie spermatiche (dissociazioni didimoepididimarie). Controversa rimane la problematica se le alterazioni istologiche sono espressione di un difetto congenito (sindrome malformativa) o acquisito (il testicolo perfettamente normale alla nascita andrebbe incontro a progressive alterazioni degenerative prodotte da una serie di fattori legati alla malposizione). La teoria della disgenesia gonadica primitiva sembra essere sostenuta dalla presenza di alterazioni istologiche, in una fase molto precoce, nei testicoli fetali situati in posizione intraddominale o intracanalicolare 3,4 ; dalla presenza di alterazioni nel testicolo normodisceso controlaterale e dalla frequente coesistenza al criptorchidismo di anomalie, specialmente a carico del tratto uro-genitale 5. Numerosi studi istopatologici hanno invece rilevato che il danno testicolare nella gonade ritenuta inizia a rendersi evidente dopo il primo anno di vita e con il persistere della ritenzione si assisterebbe ad un progressivo deterioramento istologico. Questi dati suggeriscono che un precoce intervento chirurgico, eseguito entro i due anni C. Spinelli, M. Lima, P. Signoretti, S. Bertelloni, GF. Franchi: IL CRIPTORCHIDISMO. Piccin Editore, Padova 2001 113 CAPITOLO 10 (prima della degenerazione dei tubuli seminiferi) possa avere un effetto benefico sulla potenziale fertilità 6,7: anche se in uno studio retrospettivo, di pazienti che avevano subito una orchiectomia unilaterale e trattati chirurgicamente in un'età tra 2 e 12 anni per criptorchidismo controlaterale, non viene evidenziata nessuna correlazione tra l'età, in cui viene seguita l'orchidopessi, e la successiva fertilità. L'unico fattore predittivo del potenziale di fertilità è risultato essere la presenza di spermatogoni nella biopsia testicolare al momento dell'intervento4. SPERMATOGENESI La spermatogenesi è il processo di differenziazione cellulare che attraverso diversi stadi porta alla formazione della cellula germinale maschile: lo spermatozoo. La gonade subisce importanti processi maturativi nei primi mesi di vita. Tra il 6° e il 90° giorno, a seguito dell’attivazione del sistema ipotalamo-ipofisario ed il conseguente aumento dei valori di gonadotropine, nel testicolo si verificano importanti eventi maturativi cellulari. Le cellule di Leydig aumentano di numero e secernono maggiori quantità di testosterone; i gonociti e gli spermatogoni fetali si trasformano in spermatogoni adulti del tipo Ad (A dark) e Ap (A pale) : gli Ad sono importanti elementi staminali da cui deriveranno nel corso della vita le cellule germinali mature. 114 Nei mesi successivi e durante tutta l' infanzia i valori di gonadotropine e testosterone si riducono, le cellule di Leydig si differenziano assumendo l' aspetto di fibroblasti. Le cellule germinali non subiscono invece sostanziali modificazioni nella prima infanzia e solo intorno al 3°-5° anno danno origine ai primi spermatociti. La spermatogenesi può essere divisa in tre fasi: 1) Spermatocitosi, con proliferazione degli spermatogoni e comparsa di spermatociti primari; 2) Meiosi, durante la quale, attraverso due successive divisioni maturative, gli spermatociti primari si trasformano in secondari e, quindi, in spermatidi, tutte cellule con numero aploide di cromosomi; 3) Spermioistogenesi, con la definita produzione di spermatozoi. Alla conclusione di questo ciclo, gli spermatozoi vengono rilasciati nel lume dei tubuli seminiferi, entrano nella rete di Haller e passano quindi nell’epididimo, attraverso i dotti efferenti. Nella migrazione attraverso l'epididimo, gli spermatozoi subiscono un'ulteriore maturazione. Gli spermatozoi maturi si accumulano nella coda dell’epididimo e nei vasi deferenti, fino alla eiaculazione. Al momento della eiaculazione, l' intero contenuto della coda dell’epididimo, dell' ampolla e dei vasi deferenti viene svuotato nel dotto eiaculatorio, dove si combina con le secrezioni della prostata e delle vescichette seminali. La porzione dell'eiaculato che si ori- CRIPTORCHIDISMO E FERTILITA' gina dall' epididimo e dai vasi deferenti contiene tutti gli spermatozoi, ma costituisce solamente il 5% circa del volume totale dell’eiaculato. Il rimanente volume deriva dalla prostata (12-32%) e dalle vescichette seminali (46-80%). Il testicolo svolge principalmente due funzioni: la secrezione di androgeni e la spermatogenesi. La prima avviene nelle cellule interstiziali (cellule di Leydig), la seconda si svolge nei tubuli seminiferi. I due compartimenti, pur essendo anatomicamente distinti, sono tra loro strettamente integrati dal punto di vista funzionale. La funzione testicolare è principalmente sotto il controllo delle gonadotropine; l' ormone luteinizzante (LH) e l' ormone follicolostimolante (FSH) secrete dall' ipofisi anteriore. L' LH e, in misura minore, l' FSH vengono secrete episodicamente dall’ipofisi. La pulsatilità di secrezione dell' LH è principalmente regolata dalla stimolazione episodica dell' ormone stimolante la secrezione di gonadotropine (Gn-RH). In una fase avanzata di pubertà (stadio 4-5, secondo Tanner) si verificano mediamente 12 picchi di LH nelle 24 ore (un picco ogni 2.2=/- 0.62 ore, con una frequenza massima tra le 12 e le 14). Questa pulsatilità è essenziale per mantenere la normale secrezione gonadotropinica. L' LH e l'FSH si legano a recettori specifici presenti, rispettivamente, sulle cellule del Leydig e sulle cellule del Sertoli. Le cellule di Sertoli sotto l’azione dell’FSH e del testosterone, secernono Tabella 1. Incidenza delle patologie che più frequentemente causano infertilità o sub-fertilità nell’adulto. Parametri % Varicocele 35-40 Criptorchidismo 6-7 Patologie ostruttive 4-6 Sindrome di Klinefelter 1-2 Orchiti 1-2 Chemioterapia/Radioterapia <1 Ipogonadismo-ipogonadotropo <1 Parziale insensibilità agli androgeni <1 ABP (androgen binding protein, una proteina molto simile alla Tebg, la cui funzione è quella di trasportare gli androgeni per via canalicolare fino all' epididimo), l’inibina, la transferrina e numerosi fattori di crescita (TGF α e β). Il legame della gonadotropina alle cellule del Leydig stimola l’adenilciclasi con conversione dell' ATP (adenosintri-fosfato) a cAMP (adenosin-monofosfato ciclico) che determina intensificazione della conversione del colesterolo a testosterone. Numerose evidenze sperimentali hanno dimostrato che l'FSH, agendo sulle cellule del Sertoli, esercita un' influenza positiva sull’attività mitotica degli spermatogoni, mentre il testosterone, presente in elevate concentrazioni all' interno del testicolo, sembra influenzare le successive fasi maturative e la spermiogenesi. La secrezione di LH è controllata, a livello ipotalamo-ipofisario, da un meccanismo di inibizione a feedback negativo da parte del testosterone e dell’estradiolo. La secrezione di FSH sembra essere regolata, a livello 115 CAPITOLO 10 ipofisario, da una glicoproteina non steroidea prodotta dalle cellule del Sertoli (l’inibina), probabilmente con l’intervento dell’epitelio germinale. Le patologie che più frequentemente possono causare un’alterazione della spermatogenesi vengono riportate nella Tab. 1. ANALISI DEL LIQUIDO SEMINALE E' un' indagine utile per la valutazione della spermatogenesi. L’interpretazione dei risultati deve essere cauta perchè l’esame è soggetto a errori considerevoli. La produzione di sperma fluttua per cui due spermiogrammi eseguiti a distanza di una settimana uno dall' altro possono risultare molto diversi. Inoltre la spermatogenesi può essere influenzata temporaneamente da molti fattori esterni: temperatura, febbre, infezioni virali, farmaci. Anche la valutazione soggettiva degli esaminatori riguardo il numero, la motilità e la morfologia degli spermatozoi rappresenta una fonte di possibile errore nell’interpretazione dell' esame. Solitamente si raccomanda di eseguire l'analisi di almeno tre campioni di sperma per avere un quadro più preciso. Si deve inoltre tenere presente che reperti “normali” ed “anormali” non corrispondono necessariamente a “fertilità” e a “infertilità”. Il liquido seminale da esaminare deve essere raccolto, dopo masturbazione, in un recipiente sterile di plastica, dopo un periodo di astinenza non inferiore a tre 116 giorni e non superiore a sette. Infatti, se l' astinenza è troppo breve si determina una diminuzione della concentrazione degli spermatozoi se invece l' astinenza è troppo lunga si verifica un calo della motilità. L' osservazione si deve iniziare solo dopo completa liquefazione: gli enzimi seminali necessitano di 10-20 minuti per liquefare il gel spermatico. Un' analisi del liquido seminale deve essere iniziata un’ora dopo l' eiaculazione (Tab. 2). E' raccomandabile una incubazione a temperatura ambiente o a 37°C affinchè si compia la fluidificazione (entro 20-30 minuti). L'iperviscosità è responsabile di una diminuita mobilità degli spermatozoi. Prima di iniziare qualsiasi tipo di analisi il campione di liquido seminale dovrà essere mescolato per 2030 secondi. a) Aspetto: il liquido seminale ha un aspetto lattescente od opalescente. In condizioni di grave oligospermia o di azoospermia può assumere un aspetto acquoso. b) pH: è compreso tra 7.2 e 8.2. Il pH tende ad aumentare con il passare del tempo dopo l’eiaculazione. I valori leggermente alcalini consentono la sopravvivenza degli spermatozoi a livello dell' ambiente acido vaginale. Uno sperma acido (< 7) indica una diminuzione della componente proveniente dalle vescicole seminali, mentre una eccessiva alcalinità (> 8) corrisponde ad una riduzione della secrezione prostatica. c) Volume dell' eiaculato: è generalmente compreso tra 1 e 5 ml. Con il ter- CRIPTORCHIDISMO E FERTILITA' mine aspermia viene indicata la mancanza di eiaculato, con ipospermia un volume di eiaculato inferiore a 0.5 ml ed iperspermia un volume superiore a 6 ml. d) esame a fresco: 1) la conta degli spermatozoi viene effettuata al microscopio ottico mediante camera di Thoma-Zeiss o di Neubauer, dopo aver diluito (1:20) il seme in una soluzione immobilizzante gli spermatozoi; 2) la valutazione quantitativa e qualitativa della motilità degli spermatozoi. Rappresenta senza dubbio l' aspetto più importante nello studio del campione seminale. La prima osservazione dovrà essere effettuata prima che il vetrino si riscaldi o raffreddi eccessivamente, dal momento che queste eventuali variazioni di temperatura possono alterare la motilità degli spermatozoi. La valutazione viene, generalmente, effettuata mediante osservazione diretta al microscopio ottico. Dopo 2 ore dall’eiaculazione, nel soggetto normale, la percentuale dii forme mobili è in genere superiore al 50% e dopo 24 ore, se il campione seminale viene mantenuto a temperatura costante, si mantiene al di sopra del 30-33%. Recentemente sono stati impiegati sistemi computerizzati per la conta spermatica (CASA). La progressione degli spermatozoi mobili viene stimata sulla base di una scala semisoggttiva da 0 a 4 (immobilità, mobilità non progressiva, mobilità non lineAre o lenta e scarsamente lineare, mobilità progressiva rapida). I sistemi CASA permettono di valutare altre caratteristiche della motilità degli spermatozoi ed in particolare: - velocità curvilinea (VCL); - velocità media della traiettoria Tabella 2. Valori di normalità del liquido seminale nell’adulto Volume 1-5 ml Concentrazione degli spermatozoi: > 20 milioni mmm3 Numero totale degli spermatozoi nell’eiaculato: > 50 milioni Motilità degli spermatozoi: percentuale >50% di spermatozoi che presentano un moto lineare progressivo (LPM) Morfologia degli spermatozoi: gli spermatozoi che sembrano normali dovrebbero costituire oltre il 60% di tutte le cellule spermatogeniche presenti nell’eiaculato. Uno spermatozoo umano normale ha una testa ovale ed una singola coda. Devono essere descritte anomalie delle dimensioni, della forma e della costituzione della testa dello spermatozoo e del numero e della configurazione delle code. Tempo di liquefazione: gli enzimi seminali hanno bisogno di 10-20 minuti per liquefare il gel spermatico Viscosità: dopo liquefazione lo sperma rimane in uno stato viscoso. Problemi con la motilità spermatica possono aversi quando lo sperma non liquefa o rimane abnormemente viscoso. pH: 7,2 - 7,8 117 CAPITOLO 10 (VAP); - velocità lineare (VSL). La VCL rappresenta la velocità curvilinea della traiettoria dello spermatozoo; è espressa in micrometri/ sec. La VAP è la velocità (micrometri/sec) con cui lo spermatozoo compie il tragitto medio. La VSL rappresenta la velocità lineare o di progressione della cellula. Viene determinata dal punto di partenza a quello di arrivo della traiettoria che viene esaminata (Fig. 1). 3) La morfologia viene valutata, in accordo ai criteri della WHO, su strisci colorati (Papanicolau, May-GrundwaldGymsa, Bryan-Leishman). La lettura ed il conteggio devono essere effettuati al microscopio con obiettivo ad immersione (x100). 4) Altre componenti cellulari che dovranno essere differenziate nei campioni seminali sono le cellule rotonde (leucociti, elementi immaturi della linea germinale e residui citoplasmatici), le cellule epiteliali e gli eritrociti, generalmente presenti in basso numero. VALUTAZIONE DELLE ALTERAZIONI DELLA SPERMATOGENESI Come in ogni condizione patologica , a valutazione delle alterazioni della spermato-genesi deve cominciare con un' anamnesi dettagliata ed un attento esame fisico. Una valutazione endocrina di base è 118 in grado di fornire importanti informazioni diagnostiche. Basse concentrazioni di FSH-LH e testosterone indirizzano verso una patologia ipotalamo-ipofisaria (ipogonadismo-ipogonadotropo). Alti livelli di gonadotropine e basse concentrazioni di testosterone indicano una patologia testicolare (ipogonadismo-ipergonadotropo). Un aumento dei livelli di FSH indica un danno dell’epitelio seminifero, se si associa ad un aumento dell' LH e ad un valore normale-basso di testosterone si deve pensare ad un associato deficit parziale delle cellule del Leydig. Un incremento combinato dell' LH e del testosterone è riferibile a condizioni di androgeno-resistenza. La presenza di una azoospermia con livelli ormonali nella norma deve far sospettare un ostacolo delle vie seminali. Livelli elevati di prolattina possono essere il sintomo di un' incapacità ipotalamica di secernere il fattore inibente la prolattina (PIF) o possono essere un segno di adenoma ipofisario. Nei soggetti con grave testicolopatia, con coinvolgimento della sola componente spermatogenetica (azoospermia o grave oligospermia) bisognerà cercare una microdelezione del cromosoma Y. L’inibila è strutturalmente un eterodimero costituito da una catena alfa ed una beta; mentre la catena α è costante, la β presenta due diverse varianti (β a e β -b) dalla cui associazione con la catena α derivano, rispettivamente, l’inibina A (α-β-a) e l’inibina B (α -β-b). CRIPTORCHIDISMO E FERTILITA' L’inibina B è la forma circolante più abbondante e risponde ai requisiti di marker della spermatogenesi dal momento che è stata osservata una correlazione inversa con i livelli circolanti di FSH. Tutto ciò sembra riflettere l’interazione esistente tra cellule di Sertoli e cellule germinali. Figura 1. Deduzione delle differenti nemaspermiche da una traccia ricostruita a 30 frames per secondo. CRIPTORCHIDISMO E STATO DI FERTILITA' Il criptorchidismo rappresenta l' anomalia più frequente dell’apparato urogenitale in età pediatrica con importanti sequele che possono condizionare lo stato di fertilità dell’individuo. I pazienti criptorchidi, anche se monolaterali e anche se corretti in età adeguata, presentano fertilità ridotta rispetto alla popolazione normale, e il testicolo ritenuto, lasciato in sede criptorchide, presenta scarsissime possibilità di sviluppare spermatogenesi. Uno studio di Lee, condotto nel 1993, ha riportato una percentuale di paternità nell’81,4% dei maschi con una storia clinica di criptorchidismo unilaterale e nel 50,8% dei soggetti con forme bilaterali. Le alterazioni istologiche del testicolo appaiono differenti a seconda dell’epoca di sviluppo a cui sifa riferimento. Nel periodo prepuberale si possono distinguere 4 tipi, in accordo con la classificazione di Nistal: * tipo I: è caratterizzata da una lieve ipoplasia germinativa, con lieve diminuzione del diametro tubulare; * tipo II: il diametro tubulare è marcatamente ridotto e si associa a ipoplasia delle cellule di Sertoli (lieve) e delle cellule germinative (severa); * tipo III; l’ipoplasia germinativa è severa, il diametro tubulare è ridotto, le cellule di Sertoli sono diminuite di numero e la fibrosi interstiziale è spiccata; * tipo IV: a differenza del tipo III è presente, in associazione, una spiccata iperplasia delle celluledi Sertoli. Queste modificazioni si riscontrano nel 90% dei soggetti con testicolo ritenuto endoaddominale, nel 40% dei testicoli intracanalicolari e 20 % dei testicoli scrotali alti. Da sottolineare, inoltre, che le alterazioni descritte in precedenza sono più marcate nel testicolo ritenuto rispetto a quello ectopico. Alterazioni istologiche, sebbene di grado diverso, sono presenti anche nel testicolo controlaterale che presenta spesso un numero di cellule germinali superiori al testicolo non disceso ma certamente inferiore ad un testicolo normale della stessa età. Tutto ciò sta ad indicare che la patogenesi delle alterazioni istologiche è 119 CAPITOLO 10 imputabile non solo alla malformazione della gonade con conseguente esposizione a temperature più elevate di quelle fisiologiche scrotali ma anche alla disgenesia testicolare primaria che potrebbe essere responsabile sia della mancata discesa del testicolo che delle sue alterazioni parenchimali. Il meccanismo con cui l’aumento della temperatura determina questi danni non è stato ancora completamente chiarito. Sono stati ipotizzati vari fattori, in particolare: * un’alterazione del metabolismo con diminuita sintesi di DNA, RNA e proteina; * mancata disgiunzione X-Y negli spermatociti con conseguente disturbo della mitosi; * alterata steroidogenesi delle cellule di Leydig; * difettosa biosintesi proteica da parte delle cellule di Sertoli. Recenti studi dimostrerebbero che è possibile la prevenzione parziale del danno testicolare se si segue una diagnosi precoce in età neonatale e si riposiziona il testicolo in sede scrotale entro il primo anno di vita. Inoltre, è stato evidenziato che un precoce trattamento ormonale (tra i 4 e i 6 mesi) indurrebbe un notevole miglioramento del trofismo dell' epitelio germinativo, con una condizione di normalità dello stesso in più della metà dei soggetti che hanno effettuato la terapia 120 medica molto precocemente (LH-RH 1.2 mg/die per 4 settimane associato a hCG 500 U/I i.m. tre volte la settimana per 3 settimane) e che, per la mancata discesa testicolare, sono stati sottoposti ad intervento chirurgico di orchidopessi prima del 12° mese di vita. Un progressivo difetto numerico delle cellule germinali invece è presente in quei soggetti sottoposti ad intervento nei due anni successivi ed in quelli operati molto precocemente (prima del 6° mese di vita) ma senza che l’intervento fosse preceduto da alcun trattamento ormonale. Bibliografia 1. DE SANCTIS V, SCIALPI V, URSO L. Nozioni di spermatogenesi nell’età evolutiva. Minerva Pediatr 1998; 50: 269 2. URSO L, DE SANCTIS V. Fisiopatologia della spermatogenesi nell’addolescente. Minerva peditr 1988, 50:71 3. TURCHI P, ROSSI P, SIMI S, TODESCHIMI G, MENCHINI FABRIS. In: Mirone V, Prezioso D. Eds. Focus sul criptorchidismo. Milano, Sringer-Verlag Italia, 1996; 37 4. DE SANCTIS C, LALA R, CANAVESE F. Il criptorchidismo. Roma, Mediprint 1966; 15 5. LALA R, MATARAZZO , CHIABOTTO P, DE SANCTIS C, CANAVESE F, HADZIELIMOVIC F. Combined therapy with LH-RH and hCG in cryptorchid infants. Eur J Ped 1993 (suppl 2) 152: 531 6. LEE P. Consequence of cryptorchidism: relationship to etiology and treatment current. Problems pediatr 1995; 8:232 7. NISTAL M, PANIAGUA R, DIEZ-PARDO JA. Histologic classification on undescended CRIPTORCHIDISMO E FERTILITA' testes. Human Pathol 1980; 11: 666 8. HADZIELIMOVIC F, HERZOG B. Treatment with a luteinizing hormone analougue after successful orchiopexy markedly improves the change of fertility later in life. J Urol 1997; 158: 1193 121 122 Capitolo 11 Criptorchidismo e tumori del testicolo P. Signoretti, C. Spinelli, GF. Franchi, PG. Lomartire, G. Quintini, L. Landa C’è una chiara associazione dei tumori testicolari con la displasia cistica ed il criptorchidismo12,19,26,26,34,52; Giebink e Ruymann hanno notato una storia di criptorchidismo in 37 pazienti dei 529 adulti osservati con tumore testicolare; così pure nella casistica di Halme su 503 pazienti adulti con tumore testicolare germinale, 75 presentavano una storia di ritenzione testicolare e di questi il seminoma puro era presente nel 87% dei testicoli intraaddominali e nel 78% dei testicoli inguinali19. Autori polacchi in una ampia casistica di tumori testicolari (535 pazienti) hanno osservato una incidenza familiare di neoplasia testicolare in 6 casi (1,12%) in combinazione con la ritenzione Tabella 1 Istogenesi dei tumori gonadici GONADE EMBRIONALE TESSUTO MESENCHIMALE CELLULE GERMINALI PRIMORDIALI epiteliali EPITELIO CELOMATICO Disgerminoma Tumori stromali Tumori DIFFERENZIAZIONE EMBRIONALE Carcinoma embrionale TUMORI EMBRIONALI Teratoma TUMORI EXTRAEMBRIONALI Tumore del seno endodermico Coriocarcinoma C. Spinelli, M. Lima, P. Signoretti, S. Bertelloni, GF. Franchi: IL CRIPTORCHIDISMO. Piccin Editore, Padova 2001 123 CAPITOLO 11 testicolare; tumori bilaterali sono stati osservati in due fratelli che presentavano una tipizzazione HLA identica; altri due fratelli avevano una storia di ritenzione testicolare, uno di questi aveva subito una orchiectomia bilaterale, inoltre la storia di ritenzione testicolare era presente in altri quattro membri di un’altra famiglia, di cui due svilupparono un tumore testicolare 34. I tumori delle cellule germinali e non, sia testicolari, ovarici, o extragonadici, derivano, rispettivamente, dalle cellule germinali primordiali e dall’epitelio celomatico3,22 (Tab. 1). Neoplasie delle cellule germinali possono derivare direttamente o indirettamente durante la differenziazione embrionica o extraembrionica9. I tumori stromali derivano dai cordoni sessuali del testicolo o dell’ovaio3. Nonostante la eziologia dei tumori testicolari sia a tutt’oggi sconosciuta -come del resto di tante altre neoplasie- viene ammessa l’ importanza di alcuni fattori di rischio. In primo luogo, l’età: pare infatti di individuare 3 picchi nella curva di distribuzione. Il primo in età infantile, il secondo tra i 20 e 40 anni ed il terzo oltre i 50 anni. La razza caucasica pare mostrare una netta prevalenza rispetto agli asiatici non caucasici, in Giappone si segnalano incidenze più elevate, pari al 15% ed anche al 38%2, raro il riscontro di queste neoplasie nei negri21. Negli Stati Uniti l’incidenza dei tumori maligni testicolari è 4-5 volte più alta nei bianchi che nei neri e nel periodo 1937-1976 l’incidenza nei bianchi 124 d’America si è duplicata. Non vi sarebbe una predilezione di lato17; tumori bilaterali hanno una incidenza attorno al 2%. L’atrofia testicolare ed il criptorchidismo sono situazioni favorevoli l’insorgenza di un tumore testicolare, tanto che alcuni autori ritengono che debba essere presa in considerazione la orchiectomia e non l’orchidopessia nei casi di criptorchidia in età postpuberale3,18. Il rischio di sviluppare un tumore nel testicolo criptorchide è di 10-20 volte superiore al normale, ma in assoluto è del 12%: inoltre, i testicoli ritenuti in addome hanno una probabilità di cancerizzare 4 volte superiore di quelli ritenuti nel canale inguinale, e nel 15-20% dei casi, cancerizza il testicolo controlaterale17,19. Incidono ancora quali fattori favorenti, gli stati intersessuali, la presenza del tumore nel testicolo controlaterale, un trauma pregresso, una positività per parotite, orchite o atrofia testicolare. La iperincrezione di ACTH, come avviene in corso di iperplasia surrenalica congenita, è stata indicata quale causa delle neoplasie testicolari da inclusi surrenaliche ma è pure stata messa in relazione alla comparsa di alcuni leydigiomi, inoltre è stata notata un’incidenza familiare delle neoplasie testicolari. NOMENCLATURA E CLASSIFICAZIONE Poiché l’aspetto istologico é essenziale ai fini terapeutici, la World Health Organization ha formalizzato una classi- CRIPTORCHIDISMO E TUMORI DEL TESTICOLO ficazione (Tab.2), che tiene conto delle differenti cellule del testicolo e della loro funzione, dividendo i tumori testicolari in base alle cellule d’origine dalle quali si ritiene che si sviluppino: germinali quelli che originano da cellule germinali primitive o differenziate; non germinali quelli che traggono origine dalle cellule di Sertoli, dalle cellule interstiziali o dallo stroma di sostegno. Approssimativamente il 95 % dei tumori testicolari, in casistiche che si riferiscono ad adulti, sono di origine germinale e molti di questi sono maligni. Tra il 1980 e il 1990, nel registro NordAmericano dei tumori testicolari furono convogliate informazioni su 296 tumori prepuberali testicolari: l’incidenza dei tumori germinali era del 92% contro 1’8% dei non germinali13. Nella casistica di Giebink e Ruymann i tumori germinali in età pediatrica rappresentano il 69% dei tumori testicolari osservati il 609 bambini21. Holz e Abell 2 e Houser11 hanno osservato, rispettivamente, che il 27-40% di tutti i tumori del testicolo nei bambini erano rappresentati dai tumori non germinali. Circa la metà dei tumori del testicolo nelI’infanzia è costituita da carcinomi e fra questi predomina il carcinoma embrionale. Nei primi tre anni di vita è presente il gonadoblastoma (orchioblastoma4, o adenocarcinoma embrionale a cellule chiare), da molti considerato carcinoma embrionale infantile. Alcuni tumori sono congeniti (vedi le gonadi disgenetiche degli intersessi), altri si sviluppano in ghian- Tabella 2. Classificazione prepuberale dei tumori testicolari (da R. Kay)13 * I - Tumori germinali A. T. del sacco vitellino B. Teratoma C. Teratocarcinoma D. Seminoma * II - Tumori stromali A. Cellule di Leydig (interstizialoma, generalmente virilizzante) B. Cellule di Sertoli (sertolioma, generalmente femminilizzante) C. Cellule della granulose D. Misti (A e B) * III - Gonadoblastoma * IV - Tumori del tessuto di supporto A. Fibroma B. Leiomioma C. Emangioma * V - Linfoma e leucemia * VI - Lesioni similtumorali A. Cisti epidermoidali B. Nodulo iperplastico secondario a iperplasia surrenalica congenita * VII - Tumori secondari * VIII - Tumori extragonadici Teratoma (sacro, mediastino, retroperitoneale, pineale, altro) A. +/-T. del sacco vitellino B. +/- Carcinoma embrionale dole presumibilmente normali dopo la definitiva differenziazione. Per questi, i termini usuali sono carcinoma embrionale, teratocarcinoma, teratoma . DIAGNOSI I tumori del testicolo nei bambini vengono spesso scoperti occasionalmente dai genitori o dal pediatra come una massa 125 CAPITOLO 11 scrotale indolore. In circa un terzo dei casi viene posta una diagnosi inizialmente errata . E’ necessario sottolineare che le neoplasie del testicolo nel bambino si presentano di solito come tumefazione, non dolorosa, presente da uno o più mesi, di volume assai variabile, spesso dura e “pesante”, raramente aderente alla cute dello scroto. Può presentare talora una transilluminazione ingannevole in quanto la trasparenza può essere confusa con un teratoma cistico o un tumore del seno endodermico o altre masse solide qualora coesista idrocele (5-10% dei casi) talora lievemente ematico. I bambini più grandicelli a volte lamentano una sensazione di pesantezza e di stiramento nello scroto. La tumefazione testicolare può, nel 15-35% dei casi, produrre un dolore irradiato all’inguine, spesso secondario ad emorragie intratumorali. L’esame obiettivo deve essere posto con attenzione onde accertare la possibilità di una diffusione linfonodale a distanza; in particolare alle stazioni inguinali, sovraclaveari e retroperitoneali. Una massa inguinale o della parte bassa dell’addome in presenza di una sola gonade nello scroto, o di un sacco scrotale vuoto, dovrebbe porre il sospetto di un tumore sviluppatosi in un testicolo non disceso o ectopico. Nel 3% circa dei casi la malattia esordisce con metastasi, senza che venga segnalata una massa scrotale. La presenza di adenopatie retroperitoneali può essere sospettata se il paziente lamenta dolori lombari; nei casi con neoplasia in fase avanzata la 126 palpazione profonda dell’addome consente di apprezzare la presenza di una o più masse in sede iliaca e/o paravertebrale. Possono talora coesistere segni di ostruzione delle vie urinarie in presenza di voluminose adenopatie comprimenti le vie escretrici. In fase iniziale è rara la presenza di adenopatia in sede sovraclaveare e ancora più rara l’evidenza clinica di metastasi pleuro-polmonari. Ginecomastia e pigmentazione del capezzolo possono coesistere in presenza di tumore a partenza dalle cellule di Sertoli. Alcuni androblastomi possono invece produrre segni di precoce virilizzazione, anche se la maggior parte delle cellule tumorali è inattiva dal punto di vista ormonale. Segni di virilizzazione sono anche prodotti nell’età prepuberale da tumori delle cellule di Leydig: il pene e la prostata aumentano di volume, compaiono peli al pube ed alle ascelle, la voce si abbassa di tono, l’altezza del bambino aumenta e vi é sviluppo muscolare sproporzionato all’età. In questo caso, la presenza di una massa intrascrotale é un importante fattore diagnostico differenziale con la sindrome andro-genitale. L’iter diagnostico prevede una radiografia del torace in due proiezioni, una ecografia dello scroto (eventualmente integrata da RM o TC etc) (Tab. 3) e prelievo ematico per il dosaggio sierico degli ormoni steroidei specie in presenza di femminilizzazione o virilizzazione precoce, e dei marcatori tumorali (AFP, HCG,PCNA, PLAP, LDH ecc); che risultano elevati, prima dell’orchiectomia, CRIPTORCHIDISMO E TUMORI DEL TESTICOLO nell’80-90% dei tumori non seminomatosi, dosaggi che dovranno essere ripetuti nel postchirurgia e nel follow-up della malattia. Nel seminoma puro l’HCG risulta elevata (raramente oltre 200 mUI/ml) nel 25-30% dei casi prima dell’orchiectomia; mentre un innalzamento della AFP è ritenuta incompatibile con la diagnosi di seminoma puro. La latticodeidrogenasi (LDH) è talora aumentata specie nei tumori germinali non seminomatosi e in presenza di masse voluminose. L’ecografia è senza dubbio la principale se non unica metodica diagnostica per lo studio della patologia dello scroto e del suo contenuto; rende possibile la diagnosi differenziale fra le varie patologie testicolari ed in alcuni casi fra i vari tipi di neoplasia. Il maggior vantaggio apportato dalla metodica è la valutazione fra lesione intra ed extra testicolare, con un’accuratezza diagnostica del 100% dei casi. Ancora più importante è il ruolo dell’ecografia nella diagnosi di lesione testicolare non palpabile od occulta. In questo caso é importante non solo nella diagnosi ma anche nella ricerca della neoplasia con l’indagine ecografica intraoperatoria. Nel sospetto di lesione neoplastica testicolare lo studio deve essere sempre esteso alla valutazione del retroperitoneo. Sia per l’esplorazione dello scroto che per una accurata stadiazione é necessario l’uso di di sonde ad alta frequenza (7,5 MHz o 10-13 MHz), sia per la diagnosi di lesione occulta che per l’analisi parcellare di tumefazioni palpabili. Il ruolo del color doppler é un valido aiuto nello studio dei tumori testicolari: - Tumori < a 15 mm sono di solito ipovascolarizzati,mentre tumori > a 15 mm sono di solito ipervascolarizzati. - La vascolarizzazione intratesticolare si compone di vasi sottocapsulari, centrali4 e recentemente sono stati descritti vasi transmediastinici8. Secondo alcuni autori non si hanno alterazioni della normale vascolarizzazione, specie nelle forme di diametro maggiore di 15 mm11. Nella nostra esperienza si è sempre notato uno scompaginamento della normale disposizione vascolare nei tumori maggiori di 15-17 mm, mentre un effetto massa compare nelle forme più piccole. Tabella 3. Diagnostica per immagini dei tumori testicolari Livello 1: Ecotomografia o Risonanza Magnetica Livello 2: (Biopsia Chirurgica) Livello 3: Tomografia Computerizzata o Risonanza Magnetica Linfografia (TC-RM negative) Scintigrafia ossea Livello 4: Ecotomografia Controllo linfografico Radiografia standard del torace Scintigrafia ossea 127 CAPITOLO 11 Tabella 4. Classificazione in stadi dei tumori testicolari (Istituto Nazionale dei Tumori di Milano) Stadio I (non evidenza di metastasi) Stadio II (metastasi solo ai linfonodi sottodiaframmatici): *stadio clinico: -IIA: metastasi con diametro massimo < a 2 cm. -IIB: metastasi di dimensioni tra 2 e 5 cm. -IIC: metastasi retroperitoneali di dimensioni > di 5 cm. *stadio patologico: -IIA: metastasi < a 2 cm, linfonodali e in numero < a 5cm. -IIB: metastasi > di 2 cm o perilinfonodali o in n° > di 5. -IIC: metastasi > di 5 cm oppure con invasione delle vene retroperitoneali o rottura intraoperatoria di linfonodi metastizzati o intervento di linfoadenectomia non sicuramente radicale. Stadio III (malattia disseminata con metastasi ai linfonodi sovradiaframmatici e/o ematogene). Abbiamo inoltre riscontrato un aumento dell’indice di resistenza nei vasi compressi e dislocati per effetto massa nelle forme neoplastiche a consistenza duro parenchimatosa come i seminomi mentre l’indice di resistenza rimaneva nella norma nei vasi dislocati da lesioni meno consistenti come i tumori di Leydig in cui si ha un accrescimento centrifugo senza infiltrazione vascolare. Nei bambini molti tumori non sono facilmente diagnosticabili all’ecografia, per la scarsa differenziazione dal tessuto sano perilesione ipsilaterale e dal testicolo controlaterale; perciò nei testicoli sospetti una ipervascolarizzazione ci orienta verso una forma neoplastica, dato che le orchiepididimiti sono molto rare in età pediatrica . 128 STADIAZIONE Fondamentale per una corretta strategia terapeutica è il processo di stadiazione che, per una esatta definizione dell’estensione della malattia, deve essere quanto mai accurato ed attendibile. E’ indispensabile una attenta valutazione dell’estensione anatomica del tumore, e, soprattutto, un meticoloso esame dei linfonodi asportati in corso di eventuale linfoadenectomia. Dovranno essere infatti definiti: il numero dei linfonodi interessati da metastasi, la sede, le dimensioni e l’eventuale infiltrazione della capsula. La stadiazione, pre o post operatoria, può essere clinica con esami strumentali alcuni obbligatori, altri facoltativi, oppure patologica con l’esame istologico delle stazioni linfonodali di drenaggio in sede retroperitoneale. Il sistema di stadiazione più impiegato, tutt’ora di uso corrente - con alcune varianti - dal 1968 é quello del Walter Reed Hospital. Questo sistema di stadiazione si è dimostrato valido sia per i seminomi che per i tumori non seminomatosi. La classificazione internazionale del TNM sec. UICC non si è adattata ai tumori del testicolo, se non per quanto riguarda la categoria del T. Noi riportiamo il sistema utilizzato presso I’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano: una variante della tradizionale suddivisione in tre stadi proposta dall’UICC utile dal punto di vista prognostico in quanto descrive accuratamente l’entità della metastatizzazione retroperitoneale e CRIPTORCHIDISMO E TUMORI DEL TESTICOLO polmonare (Tabb. 4,5). La stadiazione clinica prevede lo studio dei marcatori tumorali e la ricerca delle metastasi regionali e/o a distanza (Tab. 4). Lo studio dei linfonodi retroperitoneali viene eseguito dopo l’orchiectomia. Attualmente si dà preferenza alla TC o alla RM 16 come primo esame. Entrambe queste indagini sono gravate da circa un 20% di falsi negativi o falsi positivi, in quanto il limite di risoluzione é attorno a 1-1,5 cm. Nel caso della TC si può sfruttare la fase urografica dell’eliminazione del m.d.c.. La linfografia pedidia bilaterale é oggi ritenuta utile nella definizione dei casi di negatività o incerta interpretazione della TC o RM 6, 19. La linfografia va considerata un esame complementare, che mette in evidenza eventuali difetti di riempimento dei linfonodi invasi dalla neoplasia, ma può non evidenziare grosse adenopatie, dove il tessuto linfatico è stato completamente sostituito dal tumore. La combinazione della linfografia con TC o RM riduce i falsi negativi a meno del 15%. La linfografia ha il vantaggio di impregnare i linfonodi di Lipiodol per diversi mesi. Per cui è utile quando sia necessario aggiungere una più elevata accuratezza diagnostica o seguire nel tempo l’evoluzione di piccole adenopatie in corso di radioterapia o di chemioterapia. Il controllo linfografico, finchè i linfonodi sono opacizzati, va effettuato ogni due mesi. Adenopatie voluminose sono più semplicemente monitorizzate mediante ultrasonografia. Altri esami (Rx dello scheletro, del tratto digerente, laparoscopia, ecc.) sono indicati solo sulla base di una precisa sintomatologia e limitatamente alla localizzazione sospetta. La scintigrafia con Tc99m pertechnetate viene utilizzata nella ricerca di metestasi ossee. Raccolti tutti gli elementi clinici é possibile definire per ogni paziente lo staging (Tabb. 3,4), e formulare una classificazione prognostica (Tab. 5). Tabella 5. Classificazione prognostica Malattia loco regionale (stadi clinici I, IIA, IIB) Malattia avanzata (stadi clinici IIC e III) * malattia avanzata minima: metastasi polmonari < 2 cm e meno di 5 noduli per campo polmonare con o senza metastasi linfonodali < 5cm. * malattia avanzata intermedia: metastasi polmonari fra 2 e 5 cm o più di 5 metastasi per campo; metastasi linfonodali fra 5 e 10 cm. * malattia molto avanzata: metastasi polmonari > 5 cm e/o interessamento >50% dei campi polmonari; metastasi linfonodali > 10 cm; metastasi in sedi diverse dai polmoni e dai linfonodi. Localmente la neoplasia testicolare può invadere progressivamente la tunica albuginea, la rete testis, l’epididimo, il funicolo spermatico e la parete dello scroto. La metastatizzazione ai linfonodi regionali è frequente, interessando primariamente quelli situati tra l’aorta e l’ilo renale, per i tumori del testicolo sinistro, e anteriormente fra cava e aorta per i tumori del testicolo destro. Bisogna ricordare, tuttavia, che: a) possono esistere connessioni linfatiche dirette fra funicolo spermatico e linfonodi iliaci comuni 129 CAPITOLO 11 omolaterali; b) l’infiltrazione del funicolo predispone all’interessamento dei linfonodi iliaci omolaterali; c) l’infiltrazione dello scroto può stabilire connessioni linfatiche dirette con i linfonodi inguinali, bilateralmente. I linfonodi secondariamente interessati sono quelli para-aortici bilaterali, quelli mediastinici e sopraclaveari per via ascendente, quelli pelvici e inguinali per via reflua. Le metastasi inguinali si manifestano solo nei tumori che invadono l’albuginea o in quelli ritenuti nel canale inguinale. La diffusione ematogena dei tumori del testicolo può avvenire attraverso le vene spermatiche, la vena renale dal lato sinistro e la vena cava inferiore dal lato destro. I polmoni rappresentano la sede piu frequente di metastatizzazione extralinfonodale. Nei casi più avanzati coesiste versamento pleurico emorragico, invasione del fegato, metastasi ossee di tipo litico, metastasi cerebrali e cutanee (molto rare, ma possibili), metastasi peritoneali in caso di tumore insorto in testicolo ritenuto in addome se l’albuginea viene superata. Le complicazioni più frequenti sono di tipo compressivo e ostruttivo (vie urinarie, cava inferiore, spazio epidurale), cerebrali e insufficienza respiratoria. STADIAZIONE ECOGRAFICA Per le categorie Tx, T0, Ts il quadro ecografico è muto, con normale morfologia, volumetria ed ecostruttura testicolare. 130 Allo stadio T1 appartengono invece vari quadri clinici ai quali corrispondono i seguenti aspetti ecografici: 1) Testicolo con neoplasia occulta, inferiore a 5 mm. Importante è lo studio della localizzazione intraparenchimale della lesione perchè molte volte l’ecostruttura è strettamente dipendente dalla sede (le lesioni a ridosso della albuginea, quindi periferiche al testicolo, inferiori o uguali a 5 mm di diametro, con struttura ipoecogena,possono essere interpretate come cistiche), in questo caso è indispensabile l’uso di accorgimenti diagnostici particolari,tipo l’apposizione di maggior quantità di gel o l’uso di scansioni diametralmente opposte alla lesione od usando l’altro testicolo come finestra acustica:scansioni transtesticolo-testicolari, o sonde a frequeza maggiore10-13-15 MHz. Altro parametro essenziale è lo studio della forma della neoformazione, che, se inferiore a 5 mm è sempre apparentemente sferica od ovalare. Importante è ricercare una lesione multifocale, tipica delle localizzazioni secondarie. Alle neoplasie occulte appartengono anche quelle di diametro compreso fra 5 e 10 mm, purchè non palpabili,data la consistenza molle e la sede intratesticolare centrale, o comunque non affiorante sulla vaginale viscerale. Queste, sono tipiche dei tumori di Leydig: in tali casi è importante la valutazione dell’ecostruttura della massa, l’ipoecogenicità più o meno omogenea, la ricerca di eventuali microcalcificazioni responsabili di echi CRIPTORCHIDISMO E TUMORI DEL TESTICOLO iper riflettenti, la valutazione di pseudocapsule, nonchè della forma. 2) Di fronte ad un testicolo bozzuto non è tanto importante la forma del didimo, quanto la valutazione della ecostruttura della tumefazione; soprattutto va fatto un attento studio dell’albuginea sovrastante per riconoscere eventuali anomalie dei profili ed infiltrazioni locali. 3) Nel testicolo di forma e volume regolare, ma di consistenza aumentata è necessario considerare sempre la possibilità di un massivo coivolgimento ghiandolare con sostituzione neoplastica di gran parte del parenchima testicolare. In questi casi è molto importante analizzare l’ecostruttura del testicolo controlaterale sano, per meglio apprezzare anomalie ecostrutturali del lato colpito. Occorre sempre ricercare la presenza di tessuto sano circostante la lesione,i suoi rapporti con questa e le differenze ecostrutturali del tessuto sano rispetto al tessuto neoplastico. Il tessuto sano può risultare compresso in periferia e può essere ridotto ad esili strati falciformi. Non è raro riscontrare infatti, soprattutto a seconda del tipo istologico, dei reperti di relativa omogeneità ecostrutturale. Importante anche qui è la ricerca di eventuali pseudocapsule,che potrebbero sommariamente orientare verso una probabile benignità, come per alcune forme tubercolari focali. 4) Nel testicolo aumentato di volume, non dolente, di forma globosa ed irregolare si ha un completo sovvertimento ecostrutturale e presenza di aree necrotiche o di calcificazio-ni; qualora però la struttura sia relativamente omogenea,con aspetti rarefatti della trama, senza immagini focali, la valutazione comparativa dei testicoli è molto importante perchè una neoplasia diffusamente infiltrante non è sempre facilmente diagnosticabile con l’esame ecografico. Negli stadi T2,T3 e T4 è difficile valutare l’infiltrazione neoplastica dell’epididimo e della borsa scrotale. TERAPIA La terapia dei tumori del testicolo è tipicamente multidisciplinare e deve prevedere una stretta collaborazione tra medico curante (pediatra nel caso di bambini) e/o endocrinologo, chirurgo, oncologo medico e radioterapista. Il primo approccio terapeutico é chirurgico e prevede per tutti i tumori del testicolo la orchiectomia radicale. Una volta precisata la diagnosi istologica ed eseguito lo staging clinico, la terapia successiva si differenzierà a seconda del tipo istologico e dello stadio di appartenenza. L’orchiectomia radicale é il trattamento di tutte le forme neoplastiche primitive e deve essere sempre eseguita mediante incisione inguinale. TECNICA CHIRURGICA 1. Aperta l’aponevrosi dell’obliquo esterno, dall’anello esterno all’anello interno del canale inguinale, si espone il 131 CAPITOLO 11 Figura 1. Incisione inguinale e tempi dell'orchiectomia per tumore testicolare. funicolo (Fig. 1). 2. Si mobilizza la porzione prossimale del cordone spermatico e si posiziona un angiostato sul cordone spermatico a livello dell’anello inguinale interno. 3. Il testicolo viene lussato dallo scroto mediante trazione sul cordone spermatico, e staccato dalla tonaca albuginea. 4. Il testicolo viene aperto secondo la seguente tecnica: la ferita viene coperta con telini e si esegue una incisione longitudinale lungo il margine antimesenterico del testicolo: ciò permette di aprire il testicolo a “libro” e di poter eseguire un esame istologico estemporaneo al criocongelatore di una biopsia eseguita sulla lesione. Non è raro che dei piccoli tumori primitivi possano non essere visti con questa tecnica e pertanto é consigliabile la localizzazione del tumore con un’ecografia intraoperatoria. 5. Una volta presa la decisione di asportare il testicolo, posizionare 132 prossimalmente e distalmente sul cordone spermatico dei clamp e sezionarlo tra essi. 6. Passare un punto trasfisso di vicryl 00 sul cordone spermatico, assicurandosi che non vi sia contenuto il sacco di un’ernia indiretta. Assicurata l’emostasi si abbandona il cordone spermatico che si ritira nell’anello inguinale interno, che viene chiuso con vicryl. 7. Se viene richiesto il posizionamento di una protesi, si sutura il collare della protesi al muscolo dartos con punti in materiale non riassorbibile, stando attenti a non bucare a tutto spessore la pelle dello scroto o a non bucare la protesi che è piena di gel. Questa può quindi essere spinta nello scroto, e il colletto dello stesso chiuso con dei punti di sutura in catgut cromico. L’intervento condotto in modo non corretto espone ad alto rischio di recidiva nello scroto e nei linfonodi inguinali. CRIPTORCHIDISMO E TUMORI DEL TESTICOLO Figura 2. A - Schema espositivo dei linfonodi attorno ai grandi vasi, B - dissezione della faccia laterale della vena cava; questa, insieme alle vene lombari, viene mobilizzata in avanti, C - fettucce di trazione sui grossi vasi, D - linfoadenectomia lombare completa. A B C D Figura 3. A - Limite della gangliectomia destra, B - limite della gangliectomia sinistra, C - gangliectomia bilaterale per tumore al 2° stadio. A B C COMPLICANZE Questa evenienza può verificarsi in pazienti in cui il drenaggio linfatico é alterato da un pregresso intervento (orchidopessia, ernioplastica). Ciò impone una estensione dell’intervento che, a seconda dei casi, può anche prevedere un’emiscrotectomia e/o una linfoadenectomia inguinale omolaterale. 1. Sanguinamento dal cordone spermatico sezionato. 2. Ematoma scrotale. 3. Metastatizzazione del tumore durante l’apertura del testicolo a “libro”. 4. Sezione del nervo ileoinguinale che provoca anestesia della regione sovrapubica e del collo dello scroto. 133 CAPITOLO 11 LINFOADENECTOMIA La linfoadenectomia retroperitoneale, in genere mediante accesso transperitoneale laparotomico xifopubico (Figg 2,3), deve essere eseguita solo dopo orchiectomia e a conoscenza esatta del tipo istologico della neoplasia e se la malattia è classificabile allo stadio I o IIA. La linfoadenectomia retroperitoneale e mediastinica è ritenuta indicati da molti autori nei tumori germinali non seminomatosi e in alcuni tumori nongerminali ed “endocrini”. L’intervento chirurgico in questi casi ha un doppio significato: di stadiazione patologica (circa il 25% dei casi al stadio I clinico rivela la presenza di piccole metastasi linfonodali e circa il 50% dei casi allo stadio clinico II con marcatori tumorali negativi hanno linfonodi istologicamente negativi) e di trattamento curativo. La possibilità di guarigione mediante chirurgia estensiva è infatti molto elevata (stadio I: 90%, stadio IIA: 70-75%). Nei casi classificati come stadio IIB e IIC l’intervento chirurgico deve essere rimandato al momento in cui la neoplasia è ben regredita dopo più cicli di polichemioterapia. A volte l’impossibilità a eseguire l’intervento si rivela evidente solo al momento dell’esplorazione chirurgica dell’addome. La dissezione linfonodale lungo i grossi vasi può essere eseguita in blocco o, più facilmente ed altrettanto correttamente, per catene linfonodali. Se l’esame linfografico è negativo (N0) la 134 linfoadenectomia retroperitoneale é monolaterale. Nei casi con evidenza radiologica e intraoperatoria di piccole (< 2 cm) metastasi esclusivamente monolaterali, è consigliabile effettuare anche la dissezione linfonodale controlaterale, cercando di risparmiare le fibre postgangliari del simpatico lombare, per evitare la perdita dell’eiaculazione in pazienti giovani con elevatissima probabilità di guarigione. E’ solitamente inutile estendere la dissezione retroperitoneale al di sopra dei vasi renali. Nei casi con pT4 e nei casi in cui la neoplasia é insorta su un testicolo ritenuto è d’obbligo lo svuotamento iliaco esterno e otturatorio omolaterale. La linfectomia inguinale viene eseguita solo in presenza di un fondato sospetto clinico e/o radiologico di metastasi in questa sede. La linfoadenectomia può essere considerata completa quando è macroscopicamente radicale e il controllo linfografico mostra che tutti i linfonodi francamente patologici o sospetti sono stati asportati. Dopo un intervento di linfoadenectomia retroperitoneale ben eseguito, il rischio di ricadute avviene solo in organi distanti, in particolare i polmoni. Tale rischio è di circa il 10% nei casi con linfonodi istologicamente negativi e del 25-35% in quelli con piccoli (<2 cm) linfonodi positivi. Negli ultimi anni alcuni Autori hanno proposto di escludere l’intervento di linfoadenectomia retroperitoneale nei pazienti allo stadio I, evitando così le pos- CRIPTORCHIDISMO E TUMORI DEL TESTICOLO sibili complicazioni della dissezione linfonodale; attuando una “vigile attesa”, che in realtà é di difficile attuazione in quanto mantiene in eccessiva tensione medici e pazienti3. I tumori dello stroma specializzato sono solitamente benigni, ma possono dare metastasi nel 10% dei casi. Poiché non esistono sicuri criteri istologici di malignità e per il fatto che queste neoplasie sono poco responsive alla chemioterapia, la linfadenectomia retroperitoneale é indicata in tutti i casi con stadiazione clinica positiva o dubbia per metastasi linfonodali. La linfoadenectomia nei seminomi viene adottata solo per definire l’istologia di metastasi non responsive alla radioterapia (è possibile così scoprire un tipo istologico differente da quello del tumore primario capace di spiegare la mancata risposta terapeutica). E’ praticamente abbandonata l'exeresi chirurgica delle masse residue nelle forme avanzate dopo chemioterapia. In conclusione è pratica comune eseguire una linfoadenectomia retroperitoneale in tutti i casi di tumore testicolare eccetto il seminoma, o quando l’esame TC abbia evidenziato la presenza di voluminose masse linfonodali mediastiniche o metastasi polmonari. CHEMIOTERAPIA Negli anni 80-90 l’introduzione nella pratica clinica di nuovi farmaci e nuove schemi terapeutici ha nettamente miglio- rato la possibilità di controllare l’evoluzione clinica di tutti i tumori del testicolo in fase avanzata. I farmaci singoli più efficaci nei tumori del testicolo e, in particolare, nei non-seminomi, sono: la vinblastina, la bleomicina, il cisplatino, l’etoposide (VP-16), l’actinomicina D, la ciclofosfamide, l’ifosfamide, l’eutramicina 24,25,26. Il trattamento farmacologico di scelta oggi é costituito per tutti i tumori germinali del testicolo dalla polichemioterapia. Attualmente lo schema PEB (cisplatino, etoposide, bleomicina) è ritenuto il trattamento farmacologico di prima scelta per quasi tutti i tumori del testicolo (seminomi e non seminomi) che necessitano di chemioterapia perchè la malattia è in fase avanzata (oltre lo stadio IIB). Il trattamento è oggi consigliato per 4 cicli rispettando il più possibile la massima intensità di dose; tale schema è in grado di produrre remissioni complete nel 60-70% dei pazienti con non-seminoma. La PEB viene utilizzata con successo anche in presenza di coriocarcinoma puro (tutti gli stadi, una volta eseguita l’orchiectomia radicale)4,5. In oltre i due terzi dei casi che ottengono la regressione completa, lo stato di remissione tende ad essere duraturo. Dal momento che la maggior parte delle ricadute avviene durante i primi dodici mesi, è lecito affermare che se la remissione completa persiste dopo il secondo anno dal termine del trattamento la possibilità di ottenere una vera guarigione è in realtà molto elevata. 135 CAPITOLO 11 Se non si ottiene una risposta completa entro il terzo ciclo, le possibilità di guarigione con la stessa terapia sono nulle. Non è invece necessaria una terapia di mantenimento, nei casi rivalutati accuratamente, agli effetti di prolungare la remissione completa iniziale. Tuttavia é bene ricordare che se l’intervento chirurgico post-chemioterapia mostra presenza di malattia residua è opportuno prendere in considerazione la somministrazione di altri due cicli di chemioterapia 27. RADIOTERAPIA Il trattamento radiante delle neoplasie del testicolo, esclusi i pazienti affetti da seminoma puro, trova utile applicazione a scopo palliativo soprattutto in presenza di compressioni (es. mediastinica, epidurale, a livello dell’ilo epatico o dell’ilo renale) o di sindromi dolorose (es. metastasi osse) o di metastasi cerebrali. Il suo uso a scopo precauzionale, quale alternativa alla linfoadenectomia retroperitoneale al I° stadio, é oggi abbandonato6. TERAPIA DEI SEMINOMI Un capitolo a parte nella pianificazione terapeutica spetta ai seminomi (Tab. 6); questi sono tumori altamente sensibili e tendono a manifestarsi in stadi precoci per cui la radioterapia è il trattamento di elezione. Solo in caso di malattia avanzata (stadio IIC e III) il trattamento di scelta è rappresentato dalla chemioterapia men- 136 tre la radioterapia viene utilizzata con finalità di consolidamento nei casi in cui si è ottenuta una regressione clinica incompleta oppure come terapia di salvataggio nei casi non responsivi alla chemioterapia. Il trattamento dei seminomi si differenzia perciò a seconda che la malattia sia in fase di diffusione loco-regionale (fondamentale la radioterapia) oppure in fase avanzata (fondamentale la chemioterapia)24,25. Il ruolo chirurgico è limitato alla sola definizione dell’istologia delle metastasi non responsive alla radioterapia. Tabella 6. Pianificazione terapeutica dei seminomi. Stadio I, IIA, IIB (malattia in fase locoregionale) Dopo esecuzione della orchiectomia la radioterapia ad alte dosi è il trattamento di scelta. - Stadio I: radioterapia precauzionale, campi lomboaortico bilaterale e regione iliaca omolaterale. - Stadio IIA, IIB: radioterapia radicale, come sopra. E’ stata abbandonata la radioterapia precauzionale sul mediastino e sul collo. - Stadio IIC: la chemioterapia è preferibile come terapia di prima scelta perchè è praticamente impossibile trattare adeguatamente con chemioterapia pazienti estesamente irradiati per la compromissione midollare. Stadio IIC e III (malattia in fase avanzata) La chemioterapia è il trattamento di prima scelta (cisplatino, etoposide, bleomicina). CRIPTORCHIDISMO E TUMORI DEL TESTICOLO PROGNOSI e FOLLOW-UP La prognosi di tutti i tumori del testicolo è nettamente migliorata negli ultimi dieci anni; in rapporto ad una migliore stadiazione e pianificazione terapeutica, oggi è possibile guarire il 70-80% dei tumori del testicolo. La sopravvivenza è strettamente dipendente dal tipo istologico della neoplasia, dallo stadio, dall’adeguatezza della terapia adottata, dalle dimensioni delle metastasi e loro sede, e dalla presenza di marcatori biologici. La presenza dei biomarcatori rappresenta un fattore prognostico importante in quanto influenza la frequenza delle remissioni complete e quindi la sopravvivenza; infatti valori normali di AFP e di B-HCG corrispondono ad una remissione completa della malattia nel 90% dei casi; questo valore scende al 40% se entrambi i marcatori tumorali sono elevati. Inoltre, valori elevati della LDH sono presenti nel 70% dei pazienti che presentano tumori non resecabili. La mancata negativizzazione dei marcatori al termine della pianificazione terapeutica (es. linfoadenectomia retroperitoneale, polichemioterapia) fa ritenere che persistono residui occulti di neoplasia. Inoltre, la sola positivizzazione dei marcatori durante il “follow-up” pone il sospetto di una malattia che sta recidivando e che richiede ulteriori accertamenti. La sopravvivenza nei tumori seminomatosi (a dieci-20 anni vara dal 55 al 90% con una media del 72%) è direttamente in rapporto allo stadio della neoplasia e all’adeguatezza della terapia e non in rapporto alle dimensioni della neoplasia primitiva. In genere i tumori extragonadici hanno una prognosi più infausta rispetto a quelli del testicolo (55-60%). Bibliografia 1. ABELL MR, HOLTZ F: Testicular neoplasm in adolescents. Cancer 17: 881, 1964 2. ADAMI HO, GLIMELIUS B, SPAREN P, HOLMBERG L, KRUSEMO UB, PONTEN J. Trend in childhood and adolescent cancer survival in Sweden 1960 through 1984. Acta Oncol 31 (1): 1-10, 1992 3. BADER LV, PROCTOR NSF. Intestizial cell tumor in a cryptorchid testis: report of a case and review of the literature. Arch Path 78: 260, 1964 4. CASTLEBERRY RP.,CUSHING B, PERLMAN E, HAWKINS EP. Ger cell tumors. In Principles and Practice of Pediatric Oncology, Th eds, edited by Philip A. Pizzo and David G. Poplack, Linppincott-Raven Piblisher, Philadelphia 1997 5. COWAN BE, SHORTLIFFE LM. Pediatric genitourinary tumors.Curr Opin Oncol Jun; 4 (3): 455-62, 1992 6. DUNNIK RN, JAVADPOUR N N. Value of CT and linphography distinguishing retroperitoneal metastases from non-seminomatous testicular tumors. Am J Roentg 136, 1093 -1099, 1981 7. FICHTNER J, DIRIKI SHORTLIFFE LM. Pediatric genitourinary tumors.Curr Opin Oncol May; 5 (3): 530-7, 1993 8. FILLER RM, HARDEY BE. Testicular tumor in children. World J Surg 4: 63-70, 1980 9. GOMPEL C, SILVERBERG SG, ZALOUDEK C. The ovary. In Gompel C, Silverberg SG (eds). Pathology in gynecology and 137 CAPITOLO 11 obstetrics. Philadelphia: JB Lippincott, 306, 1985 10. GREM JL. Metastatic Leydig cell tumor of the testis. Report of three cases and review of the literature. Cancer 58:2116,1986 11. HOUSER R. Testicular tumors in children. AM J Surg 110: 876, 1965 12. JOHNSTONE G. Prepuberal gynecomastia in association with an interstitial cell tumor of the testis. Brit J Urol 39:211, 1967 13. KAY R. Prepuberal testicular tumor registry. Urol Clin North Am Feb; 20 (1): 1-5, 1992 14. KAY R.: Genital tumors in children. In: Clinical Pediatric Urology, 3° Eds. Kelahis P.P., King L.R., Belman A.B.,1992. 15. LEONARD MP, JEFFG RD, LEVENTHLL B, GERRHART JP. Pediatric testicular tumors: the Johon Hopkins experience. Urology 37 (3): 252-6,1991 16. MATTREY RF. Magnetic resonance imaging of the scrotum. Semin Ultrasound CT MR 12 (2): 95-108, 1991 17. MIYAMOTO H, MIURA T, NOGUCHI S, SHUIN T, KUBOTA Y, HOSAKA M. A clinical study of 115 patients with testicular tumor. Hinyokika Kiyo 38 (7): 797-802, 1992 18. PAULSEN DF, EINHORN LH, PRICKHAM HJ, WILLIAMS SD: Cancer of the testis. In: Cancer, De Vita eds, pp 786822, Lippincott Co, 1982 19. PECKHAM MS, BARRET A. Non seminoma germ cell tumors of the testis. Resuls of treatment and analysis of prognostic factors. Brit J Urol 53, 162-172, 1981 20. RESEZK P, HARDIN HC Jr. Bilateral interstitial cell tumor of the testicle: report of one case observed 14 year. J Urol 74: 628, 1955 21. STEVENS LC. The biology of teratomas including evidence indicating their origin from primordial germ cells. Ann Biol 1: 585, 1962 22. Tumor of the testicle. In: Swenson’s Pediatric Surgery 5° Ed.,pag. 397-399, 1990 23. YOUNG JL, RIES LJ, SILVERBERG E. 138 Cancer incidence, survival and mortality for children younger than age 15 years. Cancer 58:598,1986 24. BONADONNA G. Neoplasie del testicolo. In: Manuale di oncologia medica, Masson, Milano, 1991 25. CLERICI M, LABIANCA R, LUPORINI G. Il ruolo della Chemioterapia. in Staudacher V., Manuale di Oncologia Chirurgica, Ed Masson, pg 577, 1988 28. KASHIWAGI A, NAGAMORI S, TOYOTA K, MAENO K KOYANAGI T. DNA ploidy of testicular germ cell tumors in childhood; difference from adult testicular tumors. Nippon Hinyokik:l Gakkai Zasshi Sep; 84 (9): 1655-9, 1993 29. PEPERSEN RO. Testis. In Urologic Pathoiogy, Philadelphia, JB Lippincott Co, pp 453545, 1986. 26. ATHANASSIOU AE. Successful chemotherapy for disseminated testicular Sertoli cell tumour. Br J Urol 61:456, 1988 27. CARLI M, COLOMBATTI R, OBERLIN O, STEVENS M, MASIERO L, FRASCELLA E, KOSCIELNIAK E, TREUNER J, PINKERTON CR. High-dose Melphalan with autologous stemcell rescue in metastatic rhabdomyosarcoma. J Clin Oncol 17(9): 2796-2803, 1999 30. ARDUINO L J, GLUCKS ML: Interstitial cell tumor of the testis associated with Klinefelter’s syndrome. A case report. J Urol 89: 246, 1963 31. CHEN KTK, SPAULDING RW, FLAM MS, BRITTIN GM: Malignant interstitial cell tumor of the testis. Cancer 49:547, 1982 32. DAVIS S., DI MARTINO N.A., SCHNEIDER G.: Malignant interstitial cell carcinoma of the testis: report of two cases with steroid synthetic profiles, response to therapy, and review of the literature. Cancer 47: 425, 1981 33. RESEZK P, HARDIN HC Jr. Bilateral interstitial cell tumor of the testicle: report of one case observed 14 year. J Urol 74:628,1955 152 Indice analitico A Abbozzo testicolare (vanishing testis), 92 Actinomicina D, 135 Adult datrk, 146 Agenesia testicolare (blind ending), 36, 37, 92,102 AngioRM, 63 Anorchia, 99, 100 Atrofia testicolare, 36, 92, 124 Autotrapianto testicolare, 95 Autotrapianto testicolare "refluo", 95 Azoospermia, 118 B Bassa statura, 55 Biopsia testicolare, 110 Bleomicina, 135 Blind ending, vedi agenesia testicolare Brachi-clinodattilia, 56 C Calcitonin gene related peptide, 29 Cambiamento di sesso, 78 Camera di Thoma-Zeiss, 117 Carcinoma embrionale, 109, 110, 125 Cardiopatie congenite, 55 Cataratta, 52 Cellule di Sertoli, 19 Cellule germinali, 17,145 Cellule di Leydig, 19 Chemioterapia, 129 Ciclofosfamide, 135 Cisplatino, 135 Color doppler, 62, 127 Cordoni seminiferi, 19 Cordoni sessuali primari, 18 Coriocarcinoma, 110, 135 Cresta genitale 17 Criptorchidismo, classificazione, 124 complicanze, 38, 92,133 fertilità, 38 follow-up, 44, 136 incidenza, 35 neoplasie, carcinoma embrionale, 109, 110, 125 coriocarcinoma, 110, Gonadoblastoma, 125 da inclusi surrenalici, 124 non germinali, 125 seminoma, 38, 109 prognosi, 136 sopravvivenza, 137 D Deferente, lesione del, 92 Deficit di 5α-reduttasi, 30 Degenerazione neoplastica, 38, 139 Depressione, 73 Differenziazione sessuale, 17 Diidrotestosterone, 22 Disgenesia gonadica, 39, 42 Displasia campomelica, 53 Dissociazione didimo-epididimaria, 64,100 DNA-blinding domain, 24 Dotti di Muller, 22, 27 E Ecografia, 43, 62,127 Ectopia testicolare, 100 153 Eiaculato, 116 Embriogenesi del testicolo, 17 Enzima 5α-reduttasi, 22 Epicanto, 52 Epitelio celomatico 17 Ernia, 38 Etoposide, 135 Eutramicina, 135 F Facies ipomimica, 56 Farmaci, Bleomicina, 135 Ciclofosfamide, 135 Cisplatino, 135 Etoposide, 135 Eutramicina, 135 Gonadotropina corionica 25, 86 Vinblastina, 135 Fattore inibente la prolattina, 118 Femminilizzazione testicolare, 30 Fertilità, 38 G Gene per il recettore per gli androgeni, 23 Ginecomastia, 58, 126 Gonadoblastoma, 125 Gonadorelina, 86 Gonadotropina corionica, 25, 86 Gonadotropina releasing hormone, 40,89 Gubernaculum testis, 26 H Habitus eunucoide, 58 High mobility proteins, 20 Hormone bilding domain, 24, 29 I Inibina, 116, 119 Io, disturbi dell', 76 Iperplasia, 110 Ipogonadismo-ipogonadotropo, 118 154 Ipospadia, 42, 53 L Laparoscopia, 43, 61, 63, 65 92, 129 Leydigiomi 124 Legamento, craniale, 26 rotondo, 27 Linfoadenectomia, inguinale, 128 retroperitoneale, 137 M Marcatori tumorali, 126 Masturbazione, 79 Meiosi, 114 Metastasi, cerebrali, 136 osse, 136 Microcefalia, 52 Microchirurgia, 95 Micropene, 51, 53, 56 Migrazione testicolare, trans-addominale, 26 trans-inguinale, 25, 28 Mutazioni, 51 N Neoplasia testicolare, 108 da inclusi surrenalici, 124 germinale 38 di Leydig 110 misti 110 occulta, 130 non germinali, 125 seminoma 38, 109 Yolk sac tumor, 109 O Obesità, 58 Oligospermia, 118 Omosessualità, 78 Orchidopessi, 27, 144, 145 complicanze, lesione del deferente, 92 ostruzione dei vasi, 92 orchidopessi difficile, 93 orchidopessi in due tempi, 92 orchidopessi microvascolare, reflua sec. Dòmini-Lima, 91 sec.Silber e Kelly, 91 orchidopessi "standard", 92 tecniche, Torek, 91 Ombredanne, 91 Cabot e Nesbit, 91 Petri, 91 Orchiectomia, 131 Orchiepididimiti, 128 Orchioblastoma, 125 Ormone antimulleriano, 19 P Pars infravaginalis, 63 Pervietà del dotto peritoneo-vaginale, 38 Polidattilia, 52 Prolattina, 118 Protesi testicolare, 97, 132 Prova di Vocabolario, 76 Pseudoermafroditismo, femminile, 99 maschile, 29, 42 Pubertà 23 R Radioterapia, 129 Recettore per gli androgeni, 23 Risonanza magnetica, 43, 64, 99 Ritardo, di crescita intrauterino, 52 ritardo mentale, 55, 56 Rx dello scheletro, 129 S Scafocefalia, 56 Scoliosi, 58 Seminoma, 38, 109 Sex-determining regionY, 20 Sindattilia, 52 Sindrome, sindrome 49,XXXXY, 58 sindrome 49,XXXXY o di Fraccaro, 58 sindrome ATR-X, 53 sindrome da persistenza dei dotti mulleriani, 27 sindrome del doppio maschio, 58 sindrome della marionetta che ride, 54 sindrome della "pelvi vuota", 30 sindrome delle donne senza pelo, 30 sindrome di Aarskog, 54, 55 sindrome di Angelman, 54 sindrome di Bardet-Biedl, 54 sindrome di Borjeson-ForssmannLehmann, 54 Sindrome di Down, 41 sindrome di Kabuki, 54, 55 sindrome di Kallmann 40 sindrome di Kennedy, 24 sindrome di Klinefelter, 41, 57 sindrome di Morris, 30 sindrome di Noonan 54 sindrome di Prader-Willy 40, 54 sindrome di Prune Belly, 41 sindrome di Reifenstein, 30 sindrome di Robinow, 56 sindrome di Rubinstein-Taybi, 56 sindrome di Schinzel-Giedion, 57 sindrome di Smith-Lemli-Opitz, 51 sindrome di Turner nel maschio, 55 sindromi polimalformative, 51 Sistemi computerizzati, conta spermatica, 117 Spermatocitosi, 114 Spermatogenesi, 114 Stadiazione, 155 ecografica, 130 post-chirurgica, Stati intersessuali, 124 Sterilità, 78 Suicidio, 73 Sviluppo sessuale, 38 T TC 43 Terapia ormonale, 87, 140, 144 Terapia sequenziale, 87 Test, del disegno della figura umana di Goodenough, 76 intellettivo di Stanford-Binet, 76 Testicolo, ectopico, 36 endoaddominale, 36, 92, 102 palpabile, 35, 62, 92 retrattile 35 trauma del, 124 Testosterone, 22, 43, 118 Tipizzazione, HLA 124 Tonaca albuginea, 19 156 Torsione, del funicolo spermatico, 38 dell'idatide di Morgagni, 38 Travestitismo, 78 Trisomia, trisomia13, 41 trisomia 18, 41 trisomia 21, 41 Tumori, vedi neoplasie 124 V Vanishing testis 36, 102 Velocità, curvilinea, 118 lineare, 118 media della traiettoria, 118 Venografia, 43 Videolaparoscopia, 100 Vinblastina, 135 Y Yolk sac tumor, 109 Z Zinc-finger, 24 157 158 PICCIN Editore, Padova Finito di stampare nel mese di settembre 2001 per i tipi delle Arti Grafiche Editoriali Srl, Urbino Redazione a cura del Dott. Paolo Signoretti 159 160