Ingegneria Civile. Compito di Geometria del 31/1/08 I È assegnato l’endomorfismo f : R3 → R3 mediante le assegnazioni f (0, 1, 1) = (1, 1, 0) f (1, 0, 0) = (h − 1, h − 1, h) con h parametro reale f (0, 1, 2) = (h, h + 1, h − 1) 1) Studiare f al variare di h determinando in ciascun caso Im f e Ker f . 2) Calcolare, al variare di h, la controimmagine f −1 (1, 1, 1) = v ∈ R3 | f (v) = (1, 1, 1) 3) Dopo aver verificato che (1, 1, 1) è autovettore di f , verificare che f non è semplice. 4) Dato l’endomorfismo g : R3 → R3 definito dalle equazioni g(e1 ) = (e2 ) g(e2 ) = (e3 ) g(e3 ) = (e1 ) studiare l’endomorfismo ϕ = g ◦ f : R3 → R3 . Verificare che ϕ è semplice e determinare una base di autovettori. II È assegnato nello spazio un sist. di rif. cart. ort. O.~x, ~y , ~z.u. 1) Determinare la circonferenza Γ che passa per i punti O, (1, 0, −1), (0, 1, 1) e trovare centro e raggio di Γ. Determinare il cilindro C che ha vertice V ≡ (1, −1, 1, 0) e Γ per direttrice. Tra le sfere contenenti Γ sia S quella concentrica con Γ. Verificare che le generatrici di C sono tangenti ad S. 2) Sul piano z = 0 studiare il fascio Φ delle coniche che passano per O con tangente la retta x + y = 0 e per (1, 1) con tangente la retta x + y − 2 = 0. Determinare asintoti, assi, vertici e fuochi dell’iperbole equilatera di Φ. 3) Studiare al variare di h la quadrica di equazione x2 + y 2 + 2hxz − 2y = 0 SVOLGIMENTO I 1) con tecniche standard si trova facilmente la matrice associata ad f rispetto alla base canonica 0 h−1 2−h h−1 1 −1 h con |M (f )| = h − 1 1 − h h = h M (f ) = h − 1 1 − h 1 h 1−h h−1 0 −1 quindi per h 6= 0 f è un isomorfismo. Per h = 0 si ha −1 2 −1 Im f = L ((1, 1, 0), (1, 0, 1)) M (f ) = −1 1 0 con Ker f = {(x, x, x)} 0 1 −1 1 2) Dal sistema lineare M (f )v = (1, 1, 1) si ottiene la matrice completa h−1 2−h h−1 | 1 h | 1 (A, B) = h − 1 1 − h h 1−h h−1 | 1 se h 6= 0 ρ(A) = ρ(A, B) = facilmente 0 1 −1 | → h−1 1−h h | 1 0 −1 | 3 quindi il sistema ammette una sola soluzione, che si trova 0 1 0 ⇒ y=z x=z hz = 1 ⇒ f −1 (1, 1, 1) = 1 1 1 , , h h h Si verifica facilmente che per h = 0 f −1 (1, 1, 1) = ∅ perché ρ(A) = 2 < ρ(A, B) = 3. 3) Dal quesito precedente - o anche dal calcolo diretto - si vede che f (1, 1, 1) = (h, h, h), quindi (1, 1, 1) ∈ Vh è autovettore. Siccome T = h è autovalore, possiamo determinare il polinomio caratteristico senza esequire i calcoli: P (T ) = −T 3 + (h − 1)T 2 + λT + h; P (h) = 0 ⇒ λ=h−1 abbassando di grado si trova il polinomio spezzato P (T ) = −(T − h)(T 2 + T + 1) che ammette la radice reale T = h e due radici immaginarie. Quindi f non è 4) Usando la matrice associata a g rispetto alla base canonica si ha 0 0 1 h−1 2−h h−1 h h = h−1 M (ϕ) = M (g) · M (f ) = 1 0 0 h − 1 1 − h 0 1 0 h 1−h h−1 h−1 semplice. 1−h h−1 2−h h−1 1−h h Osserviamo che M (ϕ) ha le stesse righe di M (f ), in un ordine diverso e |M (ϕ)| = |M (f )| in quanto |M (g)| = 1, quindi per h 6= 0 ϕ è un isomorfismo. Nel caso h = 0 si trova facilmente Im ϕ = L ((0, 1, 1), (1, 1, 0)) e Ker ϕ = {(x, x, x)}. Per quanto abbiamo detto si ha ϕ(1, 1, 1) = (h, h, h), quindi T = h è autovalore anche per ϕ. Con lo stesso procedimento usato prima si trova il polinomio caratteristico di ϕ P (T ) = −(T − h)(T − 1)2 Se h = 1 si trova l’autovalore T = 1 triplo; in questo caso ϕ è l’identità, quindi è semplice. Se h 6= 1, oltre all’autovalore T = h, cui corrisponde l’autospazio Vh = L (u1 = (1, 1, 1)), si trova l’autovalore T = 1, doppio. Calcoliamo l’autospazio associato h−1 1−h h−1 M (ϕ)−I = h − 1 1 − h h − 1 ⇒ V1 = {(x, x+z, z)} con base v2 = (1, 1, 0), v3 = (0, 1, 1) h−1 1−h h−1 II 1) Cominciamo col determinare (0, 0, 0) (1, 0, −1) (0, 1, 1) il piano π passante per i punti dati →d=0 →a−c+d=0 →b+c+d=0 2 ⇒ π : x − y + z = 0. Partendo dalla generica sfera x2 +y 2 +z 2 +ax+ay+cz +d = 0 calcoliamo le sfere che contengono la circonferenza Γ →d=0 (0, 0, 0) (1, 0, −1) → a − c + d + 2 = 0 ⇒ x2 + y 2 + z 2 + (c − 2)x − (c + 2)y + cz = 0 (0, 1, 1) →b+c+d+2=0 Imponendo che il centro di questa sfera (1 − 2c , 1 + 2c , − 2c ) ∈ π si trova la sfera S concentrica con Γ: si ha c = 0, quindi √ S : x2 + y 2 + z 2 − 2x − 2y = 0 H ≡ (1, 1, 0), r = 2 Per la circonferenza si hanno le equazioni x−y+z =0 Γ: x2 + y 2 + z 2 − 2x − 2y = 0 ⇒ Γ: y =x+z x2 + xz + z 2 − 2x − z = 0 Per determinare il cilindro C adoperiamo il consueto procedimento, partendo dalla generica retta r passante per V ≡ (1, −1, 1, 0) x+y =h y =h−x h + k 2h − k h − 2k x−z =k z =x−k r∩π : , , ⇒ ⇒ P ≡ 3 3 3 x−y+z =0 3x = h + k La condizione P ∈ Γ fornisce la condizione h2 − hk + k 2 − 3h = 0; eliminando i parametri h e k si trova l’equazione del cilindro C : x2 + xy + y 2 − xz + yz + z 2 − 3x − 3y = 0 Per rispondere all’ultima domanda caratterizziamo le rette passanti per V tangenti ad S y =h−x z =x−k ⇒ 3x2 − 2(h + k)x + h2 + k 2 − 2h = 0 2 x + y 2 + z 2 − 2x − 2y = 0 Imponendo la tangenza si trova ∆ = h2 − hk + k 2 − 3h = 0 4 che è la condizione che caratterizza le generatrici di C. 2) Φ è un fascio di coniche bitangenti; una conica spezzata d̀ata dalle due rette tangenti, (x + y)(x + y − 2) = 0, l’altra è la congiungente i punti di tangenza al quadrato (x − y)2 = 0, quindi Φ : (x + y)(x + y − 2) + h(x − y)2 = 0 (1 + h)x2 + 2(1 − h)xy + (1 + h)y 2 − 2x − 2y = 0 Siccome conosciamo i punti base e le coniche spezzate di Φ, caratterizziamo le sue coniche irriducibili. 1+h 1−h A= |A| = 4h 1−h 1+h |A| > 0 h > 0 ELLISSI. Per h = 1 si ha la circonferenza x2 + y 2 − x − y = 0 ; |A| < 0 h < 0 IPERBOLI. Per h = −1 si ha l’iperbole equilatera θ : 2xy − x − y = 0; |A| = 0 h = 0 SPEZZATA. Φ non contiene parabole. 3 Per studiare θ osserviamo che mediante la traslazione che porta l’origine nel centro di simmetria C ≡ ( 12 , 12 ) l’equazione diverrà del tipo XY = k 1 x = X + 21 ⇒ θ : XY = 1 y=Y +2 4 Gli asintoti sono le parallele agli assi passanti per C, 2x − 1 = 0, 2y − 1 = 0 ; gli assi sono le parallele alle bisettrici passanti per C, x − y = 0, x + y − 1 = 0 ; i vertici (reali) si trovano secando θ con l’asse √trasverso x − y = 0, e si trovano i punti V1 ≡ (0, 0), V2 ≡ (1, 1); il semiasse √ 2 reale è a = CV = 2 = 1 ed i fuochi hanno coordinate quindi la distanza focale è c = a 1 2 √ √ 1± 2 1± 2 ( 2 , 2 ). 3) Consideriamo la matrice associata alla quadrica e calcoliamo gli invarianti ortogonali 1 0 h 0 0 1 0 −1 2 2 B= h 0 0 0 ⇒ |B| = h , |A| = −h 0 −1 0 0 Per h 6= 0 si hanno quadriche non degeneri la cui equazione ridotta è dei primo tipo αx2 + βy 2 + γz 2 = δ con δ = 1 pertanto dobbiamo considerare i segni degli autovalori di A. Il suo polinomio caratteristico è (1 − T )(T 2 − T − h2 ) quindi oltre all’autovalore T = 1 avremo altri due autovalori il cui segno può essere deciso in base alla regola dei segli di Cartesio; si hanno due autovalori concordi con δ ed uno discorde, quindi IPERBOLOIDI IPERBOLICI. Per h = 0 si ottiene la quadrica di equazione x2 + y 2 − 2y = 0 che è palesemente un cilindro ellittico di vertice Z∞ ≡ (0, 0, 1, 0). 4