Epatocarcinoma (HCC): fattori di rischio, clinica, prevenzione L’epatocarcinoma (HCC) rappresenta una delle principali cause di morte da malattia oncologica nel mondo e diversi sono i fattori di rischio cui risulta associato. Nella grande maggioranza dei casi, la malattia si sviluppa su un terreno favorevole, rappresentato da un fegato cirrotico, ultimo stadio di una lunga e spesso silente malattia epatica cronica di tipo infiammatorio. Storicamente, le infezioni da virus HCV e da virus HBV hanno rappresentato le due maggiori cause di epatopatia cronica e di cirrosi; in particolare il virus HCV aumenta il rischio di HCC mediante lo sviluppo di epatite cronica, fibrosi e conseguente cirrosi epatica, agendo quindi per via indiretta. Il virus dell’epatite B (HBV), invece, non solo agisce attraverso la via già descritta per il virus C, ma è un virus oncogeno grazie alla sua capacità di integrazione nel DNA ospite e l’attivazione di meccanismi geentici favorenti la neoplasia. Nell’ultimo decennio, la copertura vaccinale per HBV, effettuata nei pazienti italiani più giovani, sta sicuramente riducendo il rischio di infezione; tuttavia, la sempre maggiore presenza di immigrati, provenienti da Regioni ad alta endemia per HBV e ridotta copertura vaccinale, deve essere uno stimolo a mantenere alto il livello di guardia. La recente introduzione dei nuovi farmaci antivirali per l’epatite C sta contribuendo alla clearance virale con un elevato tasso di successo, e ciò potrà in prospettiva ridurre sensibilmente la progressione dell’epatopatia ed il rischio di HCC correlato. Altro fattore di rischio allo sviluppo di epatopatia cronica e cirrosi, e delle loro complicanze, è l’abuso alcolico perpretato per lunghi periodi di tempo; l’abuso cronico di alcool è un elemento rilevante, coinvolgendo una fascia di età molto giovane e quindi con una lunga storia di potenziale epatopatia. La comparsa di HCC può verificarsi, in casi più rari, ma comunque significativi, in assenza di cirrosi epatica; tale evenienza è più frequente nella malattia da fegato grasso (steatosi epatica). Questa condizione potenzialmente patologica, tipica del benessere e dei paesi industrializzati, è, in parte, il risultato della sovralimentazione con cibi ad alti contenuti di grassi indigeribili, dello stile di vita sedentario, nonchè di fattori geneticamente predisponenti. La steatosi può evolvere in steatoepatite e negli anni in cirrosi e, differentemente da quanto accade per le forme virali, in diversi studi è stata riscontrata una frequenza di insorgenza dell’HCC in stadi precoci di fibrosi; ciò rende più difficile l’individuazione della patologia e una cura tempestiva. Il problema del sovrappeso, correlato alla “cattiva alimentazione” ed alla vita sedentaria, appare in crescita come dimostrato dall’estensione del fenomeno anche all’età pediatrica; basti pensare che In Italia meridionale oltre il 40% dei bambini in età scolare elementare è obesa. Più rare come fattori di rischio per HCC le altre forme di epatopatia quali l’emocromatosi o le epatopatie su base autoimmunitaria. Infine, l’inquinamento. Nel nostro paese, soprattutto in alcune aree geografiche, è nota la contaminazione di terreni (campi coltivati e falde acquifere) da parte di sostanze altamente tossiche, costituite in prevalenza da scarichi industriali, che ha determinato un tangibile incremento del tasso di incidenza di alcuni tumori in particolare di HCC e colangiocarcinoma inerenti quindi il comparto epato-biliare; in tal caso i soggetti non erano affetti da alcuna patologia epatica di base. Clinicamente l’HCC si presenta come lesione nodulare singola o plurima ed è generalmente asintomatica sino a quando non compaiono i segni di scompenso epatico, soprattutto ittero e ascite. Le localizzazioni a distanza, principalmente ossea, polmonare e surrenale, sono tardive e solitamente non influiscono sulla sopravvivenza che è strettamente legata alla funzione epatica. L’organizzazione mondiale della sanità (WHO) ha stimato i costi diretti e indiretti dovuti all’epatocarcinoma nell’ordine di una decina di bilioni di dollari/anno, senza contare i costi sociali dovuti alla perdita di familiari e amici. Negli ultimi dieci anni sono stati fatti passi in avanti nella diagnosi precoce e nello sviluppo di farmaci capaci di contrastare tale patologia. A tutt’oggi le terapie più efficaci vertono sul trapianto di fegato e sulla chirurgia, ove possibile, o sulle cosiddette terapie locoregionali che non consentono comunque una sicura eradicazione della patologia e non sono certo scevre da rischi. Inoltre è disponibile in commercio, un unico farmaco che si è dimostrato efficace verso l’HCC; tuttavia il suo impiego, al netto degli effetti collaterali, comporta vantaggi solo parziali. Benchè la ricerca sia impegnata nello sviluppo di terapie più efficaci, comprendenti nuovi farmaci o tecniche più sofisticate per sconfiggere la malattia, attualmente l’arma più efficace resta la prevenzione. L’ecografia epatica rappresenta un esame molto affidabile, ripetibile, ed a basso costo, che consente nella popolazione più a rischio di effettuare una diagnosi precoce, elemento basilare per una terapia mirata e curativa. Tutti i pazienti affetti da epatopatia necessitano di un controllo ecografico annuale e nel caso di cirrosi almeno semestrale. Inoltre il controllo dei marcatori virali dell’epatite, la dieta equilibrata unita ad uno stile di vita non sedentario, costituiscono semplici ma fondamentali elementi di prevenzione primaria. Dott. Luca Rinaldi; [email protected]