European Young Theatre, libero nel segno della follia creativa

24 ore di Krapp in un foglio
9 luglio 2013
FRONT
Digest quotidiano a cura della redazione di Krapp’s Last Post – www.klpteatro.it
European Young Theatre,
Theatre, libero nel segno della follia
creativa
di Giacomo d’Alelio
“L'arte come terapia. L'arte come strumento di indagine della psiche, come luce, nei momenti più
difficili dell'esistenza. L'arte contro il dolore”. Soprende questo incedere vertiginoso, incalzante, di
parole contenute nel depliant di “Arte in terapia”, direttamente da San Gimignano all'ex-Chiesa di
Sant'Agata a Spoleto.
Lo si trova dopo aver raccolto l'entusiasmo dello chef Michele, giovane siciliano originario di Enna,
che lavora da 12 anni nel ristorante Apollinare: “Ho capito il senso della vostra iniziativa”. Parla di
e20umbria, questa incursione di modernità nel Festival dei Due Mondi di Spoleto, che ha bisogno
di questo ossigeno per rendersi disponibile al futuro.
Lo chef Michele, gusti musicali innovativi e pieni di poesia, ha uno spazio esterno su cui vuole
posizionare un telo per proiettare film muti: “Dobbiamo dare spazio ai giovani, motivarli a
partecipare”.
Commuove quasi il suo entusiasmo, come le opere che si vedono nell'ex Chiesa di Sant'Agata,
tutte di artisti che con l'arte si sono curati. Accanto a ognuna la meraviglia di un documento di
uscita dall'istituto di cura. Un certificato d'arte di ritorno alla vita.
“Madness”, sottotitolo “spettacolo sulla “follia”, sarà l'evento itinerante che si dipanerà per due
giorni (12 e 13 luglio) nei giardini Casina dell'Ippocastano. Rientra nel progetto “European Young
Theatre: studi, performance e workshop proposti da giovani attori e registi europei”. Ospiti
dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica “Silvio d'Amico”, diretta da Lorenzo Salveti, e dalle
accademie teatrali di Cordoba, Strasburgo, Cracovia, Malmö, Glasgow, Vilnius, Parigi e Varsavia.
Più di 50 giovani attori e registi europei hanno iniziato ad alternarsi nei freschi e suggestivi spazi
del Teatrino delle Sei a partire dal 28 giugno. In una manifestazione di fiducia, che dona
responsabilità al proprio agire, presenteranno i loro spettacoli e condurranno i laboratori e tutti i progetti, che qui si alterneranno in autonomia creativa fino ad arrivare alla
realizzazione delle due giornate, “folli”, conclusive.
Il fascino dell'iniziativa si allarga ulteriormente apprendendo che esiste la Eutsa, cioè la European Union of Theatre Schools and Academies, una rete che lega tutte le
principali scuole di teatro europee.
E’ bello pensare che, lasciate le rispettive sedi, queste scuole liberino spazio creativo ai propri allievi, diplomati e non, ospitandoli nell'ideazione delle loro creature. Per poi
permettere loro di proporle fuori sede (e nazione) nell'esperienza formativa che è il confronto con l'ester(n)o...
Nei giorni scorsi si sono succeduti sul palco del Teatrino delle Sei la Silvio d'Amico con “Lungs”, da Duncan MacMillan; l'Escuela Superior de Arte Dramatico “Miguel
Salcedo Hierro”, E.S.A.D. De Córdoba, Spagna, con “Medea Banishes” da Euripide, Seneca, Ovidio, per la drammaturgia inedita, in questo mix, di Nerea Garciolo Ruiz
Raúl Muňoz Camacho; e il Thèatre National de Strasbourg, Ecole Supérieure d'Art Dramatique con “Frederick of Prussia”, dal testo 'folle' “Vie de Gundling Frédéric de
Prousse Sommeil rêve cri de lessing” diHeiner Müller.
Entrati per assistere proprio a quest'ultimo, ciò che sorprende prima di tutto è l'età media di chi ci circonda, che si aggira sui 25 anni; e poi l'energia, la vitalità, la
disponibilità alla follia con cui giovani attrici e attori incarnano il grottesco, la crudeltà, a cui si sottopongono e che si somministrano reciprocamente.
È “Frederick the Great” il titolo ufficiale del loro adattamento del testo di Müller, autore che viveva in un'epoca in cui tra le domande più importanti c'era, come ricorda il
foglio di sala: “Come l'arte può avere influenza sui politici?”. Una riflessione che parte dalla figura storica di Federico il Grande, re di Prussia a metà del XVIII secolo, noto
estimatore della filosofia e della letteratura, legato a pensatori quali Voltaire. Principe e poi re illuminato, molto amato in patria grazie alle sue idee innovative, realizzerà, per
lui e la sua nazione, un futuro glorioso...
Scena essenziale, spesso sgombra di scenografie se non minimi elementi; un musicista alle tastiere che interverrà consegnando degli oggetti, e poi tre attrici e tre attori in
azione.
Poco importa della veridicità logica o narrativa della messa in scena, che viene mediata e fatta passare in secondo piano dall'esplosività generosa, e non ingenua, degli
attori, che credono genuinamente in ciò che fanno.
Rimane, sospesa nell'aria e nel tempo, la domanda di Federico il Grande: lui, seduto, malinconico, a riflettere su come debba recuperare ciò che ha dimenticato, che ha
perso. E’ forse questa la più grande, necessaria, follia?
Festival dei Due Mondi: http://www.festivaldispoleto.com/
Url articolo: http://www.klpteatro.it/european-young-theatre-libero-nel-segno-della-follia-creativa
Pubblicato su klpteatro.it il 3 luglio 2013
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9 luglio 2013
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Digest quotidiano a cura della redazione di Krapp’s Last Post – www.klpteatro.it
Italia ed Europa in un Giardino. Il teatro in dialogo con
lo spazio
di Martina Melandri
C'è un filo rosso che unisce gli spettacoli dell'edizione appena conclusa de Il Giardino delle
Esperidi, esattamente come il filo rosso - per la precisione, una corda scarlatta e annodata - che
ha tracciato il cammino dello spettatore verso il palco, nel bosco, dove la compagnia Bresciani /
Di Bello ha presentato in prima assoluta "Sentimè", spettacolo preceduto da una settimana di
laboratorio con gli adolescenti, prodotto dal Cantiere Campsirago e presentato su una collina che
guarda il borgo di Consonno.
Ecco il filo rosso e originale di un festival che riesce ad aprire, allo sguardo e al cuore dello
spettatore, un territorio che, ovviamente, è lì da sempre ma, così, è solo una volta all'anno.
Un esempio? A Olgiate Molgora, Casa Gola è una villa circondata dal suo parco e, all'interno,
affacciata sul cortile, la villa diventa un teatro a cielo aperto dove le finestre che sbucano dall'edera
rampicante la facciata fanno da scenografia. Tanto che sembra proprio abitare lì la Morte
di Nudoecrudo Teatro, che fa capolino nel bel mezzo della vita messa in scena da "Mòriri, riti di
passaggio", come lo fa nella realtà del resto. Realtà che viene qui riprodotta da meccanismi e
macchinari del teatro tradizionale, sia dal punto di vista drammaturgico che scenico: allora,
anticipata da una nuvola di fumo bianco, la Morte è una persona in carne ed ossa, e maschera,
con la voce rauca e un fisico snello, vestito elegante e portato in modo strafottente, con il frac e il
sigaro, che arriva a svegliare i vivi dai loro sogni (di immortalità?). Vivi che, in una quotidianità più
o meno spirituale, più o meno pagana, trattano la morte come possono - visto che proprio devono
- legandola a riti, miti, feste e dolciumi da tramandare.
Il valore aggiunto dello spettacolo sta nella presenza di un coro di anime che, bisbigliando accompagnate da una meravigliosa fisarmonica, richiamano ogni luogo e regione
della ricchezza popolare italiana.
Patrimonio ben diverso, sia per volume che per colori, rispetto a quello (im)portato dalla Polonia a Casa Gola dall'Unia Teatr Niemozliwy, talmente impronunciabile da
richiedere quattro interpreti per la presentazione di "Toporland": come in una barzelletta (e con altrettanto effetto comico), un polacco, un italiano, uno spagnolo e un inglese
hanno presentato la suite senza parole per cartone e contrabbasso ispirata al lavoro di Roland Topor eJohann Sebastian Bach.
In questo caso, il buio nel cortile di Casa Gola ha incorniciato l'originale e delicatissima essenzialità polacca: sottolineata da una musica trasparente, la performance ha
visto protagonista un cartone che srotolandosi ha mostrato il suo disegno ininterrotto, in bianco e nero come a matita su un foglio, in apparentemente magica
trasformazione.
Una narrazione tanto libera da essere universalmente comprensibile, come quella portata a Consonno da Other Spaces, i finlandesi che nel 2012 avevano “liberato” le
renne in Brianza e che, quest'anno, sono tornati con un workshop sul corpo ad indagare l'espressione umana e animale: tra gli esercizi condotti, e replicati durante la
performance "Olives and stones", quello sulla caducità del corpo, inteso come un palazzo che crolla, è stato sicuramente l'esercizio di maggiore impatto, visto che lo stage
era nella piazza di Consonno, città che, negli anni Sessanta e nella mente di un imprenditore brianzolo, doveva diventare il paese dei balocchi di cui oggi è rimasto solo il
fantasma, un fatiscente scheletro in cemento armato e ferro arrugginito.
Un'indagine sul corpo e sulla fisicità (e pure in questo caso, caduce) è stata condotta anche dallaCompagnia b a b y g a n g, fresca del dubutto al Fringe napoletano, che
ha presentato a Campsirago la propria esplorazione scientifica: dati alla mano (e confermati dalla platea), portati sul palco da donne, uomini, padri orgogliosi e figlioli
promettenti, mogli dedite e vecchiette ancora più care. Poco importa il genere di umanità, sono tutti ugualmente interpreti di "Monologhi del caxxo", esilarante intreccio di
generi teatrali dal contenuto caldo, tanto scottante quanto umano.
Più di un'ora di vero godimento (teatrale, certo) che solo due attrici diplomate - nel senso migliore del termine - possono sostenere senza scadere. Valentina Bergonzoni e
Carolina Valeri - verrebbe voglia di ribattezzarleValentina Scuderi e Carolina de la Calle Casanova - sono meritevoli di altrettanti riferimenti alla comicità maiuscola,
quella intelligente, fissata in parte sulla carta e liberata dall'improvvisazione, che è un mestiere, guarda caso, non improvvisabile.
Come elaborato e pensato (bene) è stato il lavoro condotto dalla compagnia di danza Fattoria Vittadini che, sempre così tanto applaudita, evita volentieri il rischio del
cambiamento, a meno che non si tratti di quello dei costumi in scena.
La compagnia milanese di danza, integrandosi nell'orto botanico di Valmadrera e negli spazi della corte del centro Fatebenefratelli, ha restituito al pubblico un'attuale
interpretazione della più celebre "Passione".
A seguire, "Entrare e uscire di scena", l'ultimo spettacolo del festival, che ha chiuso questa nona edizione lasciando forse però aperta una porta, quella verso il resto
dell'Europa teatrale, con uno spettacolo non da gran finale ma culturalmente significativo: Paolo Fagiolo, diretto dalla drammaturgia musicale di Andrea Gulli, ha
interpretato un adattamento di "Uscire di scena", pièce di Václav Havel, drammaturgo oltre che ultimo presidente della Cecoslovacchia e primo presidente della Repubblica
Ceca che, bandito dal teatro nel 1968, iniziò un'intensa attività politica culminata con la pubblicazione del manifesto Charta 77 (e anche con cinque anni di prigione). Nel
testo è proprio un politico che, uscito di scena, rimane schiavo del peso della comunicazione verso l'esterno, contesto più intimo e familiare compresi.
E qui, l'ultima parte di quel filo che ha tenuto insieme un festival che si è tanto allontanato quanto cucito al suo territorio rimane libera, senza un nodo che la chiuda, in
attesa di compiere un nuovo giro.
Il Giardino delle Esperidi: http://www.scarlattineteatro.it/page.asp?load=793
Url articolo: http://www.klpteatro.it/italia-ed-europa-in-un-giardino-teatro-in-dialogo-con-lo-spazio
Pubblicato su klpteatro.it il 4 luglio 2013
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