GAZZETTA SABATO 22 OTTOBRE 2016 35 Vie FESTIVAL2016 ■ Testi a cura di Altre Velocitˆ È La voce degli artisti diventa un grido STORCHI “BURNING DOORS” OGGI E DOMANI IN PRIMA NAZIONALE Il Belarus Free Theatre e Maria Alyokhina (Pussy Riot) raccontano l'oppressione in Est Europa di Claudia Nigrelli Grande attesa per “Burning Doors”, in prima nazionale al Teatro Storchi di Modena oggi alle 21 e domani alle 18.30. Il Belarus Free Theatre, compagnia “bandita” dal proprio governo, collabora per questo spettacolo con l'artista e attivista russa Maria Alyokhina. Abbiamo incontrato gli attori del gruppo ormai di casa a Vie e a Modena. Come nasce il progetto e come vi siete preparati? «In questo periodo da noi tanti artisti sono stati arrestati. Tra questi Maria, con cui abbiamo dato vita a uno spettacolo che racconta la sua storia, quella di Petr Pavlensky, condannato a tre anni di carcere, e quella di Oleg Sentsov, regista ucraino che sta scontando una pena di vent'anni. Volevamo parlare dell'oppressione che pesa su chi cer- “Burning Doors” del Belarus Free Theater ca di esprimersi liberamente. Abbiamo incontrato Pavlensky, poi abbiamo parlato con la cugina di Stentsov e ovviamente con Maria che era con noi. Per esprimere la resistenza di questi “corpi in lotta” ci siamo focalizzati sulla fisicità e cercato connessioni con le no- a bologna stre esperienze personali». Nel 2011 alcuni di voi sono stati costretti a fuggire. Come si è evoluta la situazione? «A Minsk oggi abbiamo di nuovo una struttura in cui esibirci e tenere dei laboratori. È difficile trovare nuovi attori perché non possiamo pubbli- cizzarci e il sistema teatrale ufficiale ci chiude le porte. Lo spazio è piccolo ma lo stretto contatto col pubblico crea una forte energia: anche un battito di ciglia può cambiare il nostro modo di stare in scena. È come se alla fine fossero tutti attori e spettatori allo stesso tempo». Il vostro teatro ha spesso riferimenti politici... «Parliamo di temi sociali. Il teatro può essere un mezzo per fornire informazioni che i media ufficiali non danno, per illuminare prospettive diverse sui fatti. Pavlensky, per esempio, è per lo più considerato un masochista per le sue performances. In “Burning Doors” cerchiamo di sollevare il dubbio: è un pazzo o un artista? Ciò che vogliamo è mostrare le cose come sono, porre delle domande e spingere lo spettatore a trovare da sé le risposte». CHIESA SAN CARLO Guida al sabato nel capoluogo A tu per tu con sconosciuti... tra spettacoli incontri e leccornie Il teatro smaterializzato di Berlin Cosa può fare lo spettatore di Vie, dopo aver assaggiato tutto quello che il bar del Teatro delle Passioni può offrire? Potete iniziare un'escursione bolognese oggi alle 10 in via Indipendenza nel noto bar che serve caffè con lo zabaione. Alle ore 12 attraversate la strada per la presentazione del libro “Nobiltà e miseria” all'Arena del Sole. Dopo un pranzo tradizionale in trattoria, cercate sempre in zona l'Hotel Carlton per “RAF-FICHE” della compagnia Motus alle 17. Una volta usciti non è tempo di rilassarsi perché alle 18.30 il Teatro delle Moline ospita “A man who flies up to the sky” di Li Jianjun, lavoro dalla Cina in cui la fotografia apre mondi sulle emozioni del quotidiano. In alternativa, all'Arena del Sole debutta “delirio bizzarro” dei messinesi Carullo/Minasi (ore 19), un dialogo tra folli in un ingranaggio soffocante. A fine spettacolo di fronte al teatro trovate un buffet di tutto rispetto a prezzi del tutto abbordabili. Alle 21 si torna all'Arena per “The Misfits” dello svedese Mattias Andersson, un analisi del disagio giovanile della compagnia del Backa Theatre di Göteborg, con al centro una domanda sull' identità del capro espiatorio nelle società occidentali. Alessandro Carraro Solitamente il gruppo Berlin si spinge fino alla fine del mondo. Attraverso interviste sul campo racconta luoghi “dimenticati da Dio”, restituendoceli con immersive installazioni a metà fra scena e schermo, una sorta di cinema espanso o di teatro smaterializzato. Va in cerca di residui dell'umano, forse per nominare briciole di umanità. Così era per “Bonanza”, opera su un ex villaggio minerario statunitense dove vivono solo sette abitanti divisi dal rancore, o per “ZVIZDAL”, indagine attorno una coppia che risiede a Chernobyl in mezzo a una natura contaminata. Così è anche per il mesmerico “Perhaps all the dra- gons”, repliche oggi e domani alla Chiesa San Carlo (quattro turni alle 12, 15, 17 e 19, prenotazione obbligatoria). Si entra in un ovale che contiene 30 schermi, 30 tavolini, 30 sedie. Ci si siede di fronte a un pittore che vive dipingendo copie, a un esperto di linguaggi non verbali, a una meteorologa russa. Si ha l'impressione di ascoltare le storie “del mondo”, la relazione con gli schermi a grandezza naturale diventa intima, a tratti profonda. Vien voglia di scrivere a queste persone sparse nel globo, una volta usciti. Cosa diremmo loro? Quale sarebbe il nostro racconto? Lorenzo Donati IL DEBUTTO L'ultimo nastro di Koršunovas, alla prova di Beckett Oskaras Koršunovas onora il maestro dell'assurdo Samuel Beckett proponendo una rilettura di “Krapp's last tape” (oggi in scena al Teatro delle Passioni, alle ore 19, replica domani sera alle 21.30), spettacolo che si articola tra paradosso e frammentazione, elementi cari al drammaturgo irlandese e anche cifra stilistica dell'autore lituano. Il teatro nei paesi baltici è una forma d'arte in pieno fermento e che negli ultimi anni ha visto emergere autori e registi di fama internazionale. Come non prendere in considerazione Eimuntas Nekrošius, vincitore di quattro premi UBU in Italia, o il lettone Alvis Hermanis che ha partecipato a tre edizioni di Vie festival, l'ultima volta nel 2013 con “Onegin Commentaries”. Koršunovas si inserisce sicuramente in tale cerchia di grandi artisti che sono entrati in contatto con Vie. In questa pièce il ruolo di Krapp è interpretato da Juozas Budraitis, eclettico attore teatrale e cinematografico senza il quale, come dichiara il regista, lo spettacolo non sarebbe esistito. Considerato da lui un “simbolo beckettiano”, Budraitis sembrerebbe perfetto per l'interpretazione dell' anziano uomo che, seduto nella sua stanza, riascolta vecchi nastri registrati in gioventù deridendo la concezione che in passato aveva dell'esistenza. Quello di Krapp è un viaggio retrospettivo, un ultimo tentativo di “imprimere” la vita nei propri ricordi nonostante la consapevolezza di essere quasi giunto al termine dei giorni. Koršunovas e Budraitis hanno riflettuto sulla messinscena dello spettacolo per oltre vent'anni, fino al debutto nel 2013 al OTK studio di Vilnius. Ora, finalmente, possono presentarlo in prima nazionale italiana per il pubblico modenese. Elisa Clara Maddalena