ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI ORGANISMO GENETICAMENTE MODIFICATO = un Organismo il cui materiale genetico è stato modificato in modo diverso da quanto si verifica in natura mediante incrocio o con la ricombinazione genetica naturale (Decreto legislativo 3 marzo 1993, n. 92 “Attuazione della direttiva 90/220/CEE concernente l’emissione deliberata nell’ambiente di organismi geneticamente modificati”. Indispensabili alla vita e con un impatto diretto sulla salute e sul benessere dell’uomo, gli alimenti presentano una peculiare e complessa problematica quanto alla sicurezza di quelli prodotti con tecnologie innovative e quindi non più provenienti dalla tradizionale filiera “dal produttore al consumatore” bensì da quella biotecnologica “dal laboratorio al consumatore”. Attualmente la normativa prevede l’indicazione in etichetta della presenza di materiale proveniente da OGM nel caso siano rilevabili nel prodotto proteine o DNA geneticamente modificati in quantità superiori all’1% (Contaminazione non casuale) ed esclude l’utilizzo di materia prima geneticamente modificata per la produzione di alimenti destinati alla prima infanzia e per gli alimenti certificati come provenienti da agricoltura biologica. [Regolamento CEE n. 49 del 10 gennaio 2000] L’indicazione in etichetta di alcuni prodotti alimentari derivati da organismi geneticamente modificati diventa obbligatoria solo quando questi sono contenuti in percentuale superiore all’1%; percentuali inferiori a tale limite possono essere infatti frutto di “contaminazioni accidentali” che si verificano in campo o nell’ambito dell’industria alimentare. Rispettare il limite dell’1% non risulta sempre di facile attuazione in quanto richiede l’applicazione di strategie complesse. Inoltre, la diffusione delle piante geneticamente modificate renderà sempre più difficile il rispetto di tale limite. Appare comunque piuttosto strano che non si trovino mai in vendita prodotti alimentari che riportano in etichetta la dicitura “Contenente OGM” nel rispetto dei Regolamenti CEE 49 e 50 del 2000 che hanno reso obbligatoria l’indicazione delle presenza OGM quando si supera il limite definito per ciascun ingrediente a rischio. Nell’Unione europea possono essere impiegati a scopo alimentare solo soia, mais e colza geneticamente modificati. Tutti gli altri alimenti “biotech” sono assolutamente vietati. Soia e mais transgenici sono gli OGM più largamente prodotti e diffusi. Erroneamente si tende a pensare che non facciano parte della nostra dieta; al contrario, sono presenti, come cibi «fantasma» (quindi non indicati in etichetta), in migliaia di prodotti confezionati. Alcune catene della Grossa Distribuzione Organizzata hanno deciso di vendere cibi senza mais e soia transgenici, ma, nonostante ciò, in tantissimi casi il consumatore non può conoscere gli ingredienti e l’eventuale origine transgenica dei prodotti che acquista. La SOIA, in particolare, passa quasi sempre inosservata, ma si trova dappertutto! Proteine estratte dalla soia vengono aggiunte a molti alimenti industriali a base di carne, come il ripieno di ravioli e tortellini. Sull’etichetta spesso si trova sola la dicitura “proteine vegetali”. Il latte di soia è venduto come surrogato del latte in polvere per i bambini che manifestano intolleranze o allergie al latte vaccino. La farina di soia, usata insieme a quelle dei cereali, serve a migliorare le qualità nutrizionali dei prodotti da forno. La soia è presente nella maggioranza dei biscotti e dei prodotti di pasticceria perché ne aumenta la friabilità. La soia, indicata in etichetta come “proteine vegetali”, è usata nei gelati per aumentarne il volume e la sofficità. L’olio di soia è uno degli oli più frequentemente usati nella composizione degli oli di semi vari. La lecitina di soia viene impiegata come emulsionante (miscela le parti oleose a quelle acquose) nella cioccolata, negli snack, nei budini, ecc. Quasi sempre sulle etichette appare solo la dicitura «Emulsionante». La soia viene utilizzata nelle salamoie per la cottura dei prosciutti ed in molti piatti pronti. Il MAIS è più conosciuto della soia, almeno sappiamo come è fatto dato che vediamo le sue pannocchie o ne mangiamo i chicchi in insalata. Ma lo mangiamo anche in forme derivate: Spesso, amido modificato di mais si trova nei condimenti preconfezionati (come quelli per insalate). Farina di mais è usata quasi sempre nei fiocchi di cereali per la prima colazione. Derivati del mais sono contenuti nei prodotti da forno, perché servono a migliorare l’aspetto della crosta. Il malto prodotto dal mais viene utilizzato nella lavorazione industriale della birra. L’olio, l’amido e l’amido modificato di mais sono usati nella produzione della maionese industriale e di altre salse. Anche gli alimenti per neonati, come gli omogeneizzati, contengono amido di mais. Il mais è più visibile nei prodotti di largo consumo come il grano per insalate, la polenta ed i pop corn. Il mais è usato nelle salse la pesto preconfezionate sia come olio che come amido (addensante). Budini, gelatine e gelati, lo contengono per avere una maggiore consistenza. In forma di farina e di maltodestrina (addensante) il mais è usato nelle creme e nelle minestrine. L’amido di mais viene utilizzato come ingrediente del lievito e quindi lo si può trovare nel pane. Le gomme da masticare contengono sorbitolo e sciroppo di glucosio, entrambi derivati dal mais. La produzione nazionale di soia e di mais non copre il fabbisogno dell’industria. Anche in seguito alla messa al bando delle farine animali, la soia viene utilizzata anche per migliorare l’apporto proteico nelle diete degli animali. Il 98% del prodotto importato in Italia proviene dal Brasile, USA e Argentina, paesi che fondano gran parte della produzione agricola sull’utilizzo di sementi e colture transgeniche. È comunque probabile che molte delle partite utilizzate per le produzioni alimentari possano contenere OGM. Questa probabilità aumenta per effetto di una interpretazione errata del Regolamento CEE. Molti produttori, infatti, sanno che se c’è una presenza di OGM che non supera l’1% non devono dichiarare nulla, dimenticando però che la normativa parla di una presenza accidentale e non usuale né tanto meno intenzionale. Le attuali conoscenze scientifiche non permettono di sapere se le biotech facciano male o no alla salute dei consumatori. «OGM FREE» Comunque, la credibilità della filiera agroalimentare anche per quanto riguarda le biotecnologie, è grandemente minata e, pertanto, per un produttore, potersi fregiare in etichetta dell’indicazione “NON CONTIENE OGM”, rappresenta un grande vantaggio competitivo. Si sta affermando, quindi, un sistema volontario che preveda la certificazione della filiera produttiva attraverso il controllo delle materie prime utilizzate e la rintracciabilità. Tale ricerca degli OGM viene effettuata in due modi: 1. analisi qualitativa che permetta di riconoscere la presenza o l’assenza di OGM 2. in caso affermativo, un’indagine quantitativa che ne valuti l’entità. SE VUOI SAPERNE DI PIÙ, CONTATTACI AL NR. 035/719313 O ALL’E-MAIL [email protected]