Il dibattito sugli OGM: quante incognite sul futuro della nostra alimentazione. La questionate degli alimenti Ogm in questi giorni è molto dibattuta: a fronte degli aspetti negativi si evidenziano alcuni vantaggi che gli organismi geneticamente modificati apporterebbero all’agricoltura, soprattutto nel campo degli alimenti. Certo qualcosa si sta muovendo, perché proprio alcuni giorni fa l’U.E. è tornata a discutere sulla Risoluzione del 05.07.11 che aveva deciso che la coltivazione delle sementi Ogm, in particolare quelle della soia, poteva essere avviata in ogni singola Nazione e in subordine in ogni singola Regione, sempre con il benestare delle Istituzioni e con la facoltà di utilizzarli o meno o di autorizzarne la coltivazione solo per questa specie o per altre qualità. Questo esperimento, secondo la Commissione agricoltura europea, avrebbe la durata di 10 anni e alla fine si tirerebbero le somme per le decisioni definitive. La discussione è stata imperniata in sede europea soprattutto sulla soia, ma non si escludono altri alimenti quali il mais, il riso e le patate. Insomma la situazione è fluida e in Italia alcune Regioni si sono opposte in modo netto agli Ogm. Su questo argomento si è espresso su un giornale nazionale anche il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, che per alcuni versi ha dimostrato una apertura agli Ogm. Ma, se in Europa l’era degli alimenti geneticamente modificati è all’inizio, in America e soprattutto negli Stati Uniti i “cibi modificati” sono nel piatto di moltissimi americani. Negli Stati Uniti infatti si stanno già producendo cereali, frutta, carni e loro derivati. Ecco perché in Europa, viste le pressioni delle lobbye delle multinazionali chimiche, ci dovremo aspettare una sempre maggiore invasione degli alimenti transgenici. Ma vediamo quali sono le incognite della manipolazione genetica. Molte, se si considera che la clonazione è una trasformazione radicale che consente, a partire da una singola cellula, di ottenere individui identici a quello di partenza. D’altra parte gli Ogm presentano delle sfaccettature etiche, religiose e scientifiche che trascendono le attuali conoscenze umane. In natura le trasformazioni genetiche avvengono a seguito di esigenze naturali di adattamento all’ambiente o per mutazione casuale in tempi molto lunghi anche di milioni di anni. Invece la spinta delle multinazionali spiana la strada alla creazione di laboratori super tecnologici che consentono di raggiungere esemplari trasformati geneticamente nel giro di pochi anni o di qualche mese. Il dubbio che ci attanaglia e che certamente ha assalito anche molti scienziati e pensatori riguarda le reazioni di rigetto che potrebbero verificarsi negli anni futuri. La natura, per gli oppositori degli Ogm, potrebbe ribellarsi e trasformare quelli che oggi chiamiamo miracoli della biotecnologia in tanti piccoli mostri. Le reazioni dipendono dal tratto genetico che è stato aggiunto. Se le proteine prodotte dalla pianta transgenica derivano da un altro organismo, che normalmente non fa parte della nostra catena alimentare, possiamo aspettarci delle reazioni allergiche che potrebbero assumere anche aspetti gravi. Modificare naturalmente i vegetali è una pratica antica quanto l’uomo, che non presenta nè serie difficoltà, nè risvolti negativi per l’uomo e l’ambiente. E’invece tutt’altra cosa, e certamente più complessa, la trasformazione genetica di una pianta inserendo all’interno del suo patrimonio genetico un gene di un’altra specie, non solo del mondo vegetale ma anche da quello animale. Poi c’è il problema, sempre sottovalutato dai decisori politici, della propagazione dei geni, anche tramite trasporto occasionale, nell’ambiente circostante alle colture transgeniche, che potrebbe inquinare o danneggiare le colture naturali o biologiche e compromettere la biodiversità. Certo gli Ogm posseggono anche qualche vantaggio, la resistenza agli erbicidi, alla siccità e a molte malattie e in qualche caso aumentano la produttività, ma ne vale la pena?