L’arrivo dei Magi Non sappiamo chi furono i Magi. Non sappiamo nemmeno se furono davvero tre. Sappiamo, però, che questo arrivo avvenne e fu tanto importante che l'evangelista Matteo tiene a ricordarlo. Chiediamoci perché si trattò di un avvenimento molto importante. A riguardo possiamo individuare quattro elementi: l'attesa, la speranza, la guida, l'incontro. L'attesa. L'arrivo dei Magi è il riconoscimento visibile di un'attesa che non era solo degli Ebrei ma del mondo intero. Non amiamo molto lo studio comparato dei miti precristiani, perchè spesso se ne fa un uso sbagliato, ovvero un uso relativista e sincretista (basti ricordare, per esempio, la errata ma diffusa affermazione secondo cui il culto della Vergine deriverebbe da quello di Iside). E' pur vero però che da questo studio si può evincere che in ogni cultura si è manifestato un senso dell'attesa; la consapevolezza cioè che la storia avesse bisogno di una svolta e di una "soluzione". Ed è proprio per questo che di tale avvenimento ne parla Matteo, colui cioè che indirizza il suo vangelo agli Ebrei, coloro i quali attendevano ma nella convinzione che questa attesa fosse solo per loro. Matteo, invece, tiene a precisare che il Redentore viene non solo per tutti ma anche per operare il passaggio dal “vecchio” al “nuovo” Israele. L'arrivo dei Magi ci riconduce anche alla speranza. La vita dell'uomo è indissolubilmente legata alla dimensione della speranza, altrimenti diventa non solo senza significato ma perfino insopportabile. Sartre, convinto che l'essere costituisca un'illusione e che l'esistenza si sviluppi unicamente dalla casualità dell’insignificato, giunge logicamente (ovvero coerentemente ai suoi errati presupposti) ad affermare l'insopportabilità di un essere 'dato', tanto insopportabile da procurare nausea. E' così. Quando la vita non risponde ad un progetto e ad una bellezza che precede la vita stessa, diventa ciò che Dostoevskij definiva come una sorta di rappresentazione teatrale scritta da un pazzo e recitata da un pazzo, ovvero il delirio del caos e del non-senso. Dunque, l'essere che s'impone e con cui dover fare i conti, proprio perché senza significato, diventa un macigno opprimente. Torniamo ai Magi. Il loro viaggio si spiega solo con la costruttiva bramosia della speranza che è nel cuore di ogni uomo, indipendentemente se si è colti o ignoranti, ricchi o poveri, potenti o semplici. La guida. C'è un desiderio che è altrettanto costitutivo, ovvero quello di cercare un punto di appoggio, un appiglio sicuro, una guida su cui e con cui orientare la propria vita. Camminare senza sapere dove andare è un ciondolare senza un perché. I Magi hanno intrapreso un cammino per proseguire il Cammino. Sono partiti, cioè, per trovare chi potesse davvero costituire la guida per proseguire il cammino della vita. La sequela della Stella esprime quella ch'era la reale posizione che animava quei Sapienti: partire nella sequela per organizzare tutta la propria vita sulla Sequela. L'incontro. C'è una bella espressione che dice: il volto dell'uomo prende la forma di ciò che contempla. L'uomo -a meno che non voglia prendersi in giro - sa bene che la felicità non può scaturire da un proprio sforzo di volontà, ma sempre e comunque dal riconoscimento che qualcosa di nuovo sta accadendo nella propria vita, cioè sempre e comunque da un incontro. I Magi erano nella propria dimora, forse detenevano anche un grande potere, se è vero che una certa tradizione ne parla come Re, eppure decidono ugualmente di partire. Lasciano potere e rischiano. Ragioniamo. Non si parte se non per vedere o fare qualcosa che non si ha dinanzi nel luogo dove attualmente si è. Il viaggio dei Magi è il viaggio della ricerca e dell'incontro. E' il viaggio per adeguatamente riempire la propria vita. Un povero che decide di allontanarsi dalla sua terra, lo fa per risolvere i suoi problemi di povertà. Non fu così per i Magi: essi lasciarono le ricchezze per incontrare la Ricchezza. San Matteo ad un certo punto così racconta: “Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono.” (2,10-11). San Matteo dice che i Magi già seguivano la stella ma poi precisa: “Al vedere la stella…” il che vuol dire che intende il momento in cui la stella si fermò indicando il luogo, ovvero la casa dove stava il Bambino. Ebbene, proprio quando la stella si fermò, “essi provarono una grandissima gioia…” E’ la gioia che può dare solo la consapevolezza di avere finalmente incontrato il Tutto per la propria vita.