Anatomia dei vasi principali per l’anestesista Alessandra Bonora Gabriele Melegari Distretti anatomici • Collo, regione sternocleidomastoidea; • regione sopraclavicolare; • regione radiale-ulnare e vene del braccio; • regione femorale; • regione pedidia. Collo: triangoli Regione sternocleidomastoidea La regione sternocleidomastoidea superficialmente coincide con il muscolo omonimo, profondamente con il fascio vascolo nervoso del collo: • vena giugulare interna; • nervo vago; • arteria carotide comune Fascio vascolo nervoso Regione Sternocleidomastoidea A ridosso del fascio vascolo nervoso sono situati: • • catena dei linfonodi cervicali laterali profondi; nervo ipoglosso adagiato sulla guaina del fascio vascolo nervoso, quest’ultimo forma delle anse con i rami ventrali dei nervi spinali C1-C2 e C3 del plesso cervicale. Regione sternocleidomastoidea Ecografia Vasi Epiaortici Arteria carotide Arteria carotide comune origina a destra dal tronco brachicefalico e a sinistra dall’arco aortico. La carotide comune di sinistra è leggermente più lunga di quella di destra entrambe decorrono lateralmente alla trachea e alla laringe In corrispondenza della IV vertebra cervicale si biforcano in: • Arteria carotide esterna. • Arteria carotide interna. Arteria carotide interna • Porzione cervicale: dalla biforcazione della carotide comune fino alla base esterna del cranio; • Porzione petrosa: contenuta nel canale osseo; • Porzione cavernosa: contenuta nel seno cavernoso; • Porzione cerebrale: perfora la dura madre dando inizio al suo tragitto cerebrale Arteria carotide esterna Vena giugulare interna Vena giugulare interna: circa 12 mm di diamentro e circa 15 cm di lunghezza Vena giugulare interna Origina in corrispondenza del forame giugulare della base del cranio come diretta continuazione del seno trasverso. Scende nel collo lungo la parete laterale della faringe, posteriormente all’arteria carotide interna, quindi decorre lateralmente all’arteria carotide comune sotto il muscolo sternocleidomastoideo. Termina unendosi alla vena succlavia per formare il tronco venoso brachiocefalico. Ha rapporto, nel tratto iniziale, con i nervi accessorio, glossofaringeo, vago e ipoglosso. Nel tratto inferiore passa nell’interstizio tra capo sternale e clavicolare del muscolo sternocleidomastoideo. Triangolo di Sedillot Dal punto di vista anestesiologico tale triangolo costituisce un importante punto di repere formato da: • • capi articolari sternali e clavicolari del muscolo sternocleidomastoideo; margine superiore della clavicola. La vena giugulare interna si proietta posteriormente al triangolo Triangolo di Sedillot Regione sopraclavicolare Delimitata in avanti dal margine posteriore del muscolo sternocleidomastadeo, indietro dal margine anteriore del muscolo trapezio ed inferiormente dal terzo medio della clavicola. Regione sopraclavicolare Strati: • cute; • sottocute; • aponeurosi cervicale superficiale; • piano muscolo-aponeurotico con triangolo sopraclavicolare; • loggia sopraclavicolare contenente apice del polmone con la cupola pleurica, arteria e vena succlavia e i vasi linfatici. Regione sopraclavicolare Regione sopraclavicolare Tra il muscolo scaleno anteriore e il muscolo scaleno medio si forma uno spazio in cui decorrono arteria succlavia e plesso brachiale In una fessura posta anteriormente al muscolo scaleno anteriore decorre la vena succlavia. Regione sopraclavicolare Arteria succlavia A destra prende origine dal tronco brachicefalico mentre a sinistra dall’arco aortico, il suo decorso si suddivide in base al rapporto con il muscolo scaleno anteriore: • dall’origine al margine mediale; • dietro al muscolo; • dal margine laterale fino al margine inferiore della prima costa. Vena Succlavia La vena succlavia raccoglie il sangue refluo da: arto superiore, regioni superficiali di testa, collo e parte superiore del torace. Continuazione della vena ascellare, in corrispondenza del margine laterale della I costa, si unisce alla vena giugulare interna per formare il tronco venoso brachio-cefalico. Ha rapporto con: • anteriormente: il muscolo succlavio; • posteriormente e lateralmente: muscolo scaleno anteriore; • superiormente: capo clavicolare dello sternocleidomastoideo; • inferiormente, con la I costa e con la cupola pleurica. Pressione venosa centrale La pressione venosa centrale può essere stimata dal livello al quale le vene giugulari collassano, condizione nella quale normalmente sono visto che la pressione nell’atrio destro è di 2-4 mmHg (3-5 cmH2O) In posizione semisupina si registra il cosiddetto polso giugulare o polso venoso nel quale si riconoscono 3 onde e due depressioni. Cenni di cateterismo venoso Cenni di cateterismo venoso ONDA a • deriva dalla contrazione atriale (segue l’onda P su ECG) • fine diastole; • corrisponde alla contrazione atriale che determina il riempimento del ventricolo dx. Cenni di cateterismo venoso Onda c • corrisponde alla dilatazione della giugulare dovuta all’effetto retrogrado delle diminuzione di volume dell’atrio durante la sistole isometrica ventricolare che fa sporgere la valvola atrioventricolare nella camera atriale; • si colloca dopo il QRS nell’ ECG. Cenni di cateterismo venoso Depressione x • dovuta alla caduta di pressione in seguito al rilasciamento della parete atriale; • evento a metà della sistole prima dell’onda T Cenni di cateterismo venoso Onda v • dovuta all’aumento di pressione nell’atrio secondario al ritorno venoso con valvola tricuspide chiusa; • si verifica subito dopo l’onda T sull’EcG; Cenni di cateterismo venoso Depressione y • una diminuzione nella pressione atriale quando la valvola tricuspide si apre ed il sangue defluisce dall’atrio al ventricolo dx Cenni di cateterismo venoso Alterazioni del polso venoso in alcune condizioni patologiche: • fibrillazione atriale: manca l’onda ʺaʺ e l’onda ʺcʺ; • stenosi della tricuspide: onda ʺaʺ accentuata ʺyʺ lenta: • stenosi della valvola polmonare: onda ʺaʺ alta ed ʺyʺ normale; • nel tamponamento cardiaco l’unico elemento saliente è la deflessione ʺXʺ. Cenni di cateterismo venoso Unità di misura French • 1= 0.3 mm • 2= 0.7mm (diametro esterno) Gauge (G) • 16 = 1,65 mm (diametro esterno); • 18 = 1,27 mm (diametro esterno); • 20 = 0,91 mm (diametro esterno) Cenni di cateterismo venoso LUMI del Catetere: l’utilizzo in maniera routinaria aumenta la possibilità che ogni porta di accesso diventi fonte di infezione; Diametro del catetere: necessità di infusione rapida di grandi quantità di liquidi 14 gauge Uso di cateteri per terapie specifiche 16-18 gauge Lunghezza catetere: 15-20 cm vena succlavia o giugulare interna; • 40-50 cm per la femorale; • 70 cm per la basilica e cefalica; Materiali: oggi in Poliuretano Complicanze • Embolia gassosa; • aritmia cardiaca; • sanguinamento; • pneumotorace; • puntura arteriosa. Regione Radiale Ulnare • Anteriormente: su due strati, i muscoli flessori superficiali e profondi ed il muscolo pronatore quadrato. • Posteriormente: muscoli estensori disposti anch’essi in duplice strato. Nello spessore degli strati muscolari scorrono: • arteria radiale ed ulnare, derivate dalla divisione dell’arteria omerale; • le vene, suddivise in molteplici rami e raggruppate ai lati radiale ed ulnare; • Il nervo radiale, ulnare e mediano. Regione Radiale Ulnare Regione Radiale Ulnare Test di Allen Quando si punge l'arteria radiale si deve essere certi che l‘ulnare sia pervia, altrimenti in caso di trombosi la mano andrà incontro a ischemia acuta. Nel Test di Allen si comprimono manualmente le due arterie al polso e, quindi, si invita il paziente ad aprire e chiudere la mano per far defluire il sangue (fino a che la mano diviene bianca perchè non irrorata). A questo punto si rilascia solo la compressione sull'ulnare e, se questa è pervia, la mano riprenderà rapidamente colore. Test di Allen • Il test è considerato normale: • se il tempo di ripresa del colore è inferiore a 7 secondi; • dubbio tra 8 e 14; • anormale se > 14 secondi. Vene del braccio Si dividono in: • profonde brachiale ulnare e radiale • superficiali Le vene superficiali del braccio sono alloggiate sopra la fascia muscolare e formano un’ estesa rete venosa che prende inizio dalle dorsali della mano. Da quest’ultime origina la vena cefalica. 14/11/12 Vena cefalica La vena cefalica è un vaso sanguigno superficiale dell'arto superiore che drena il sangue dalle regioni superficiali del braccio; gran parte del sangue che defluisce dalla mano viene raccolto da questo vaso. Vena cefalica Decorre in corrispondenza del versante radiale dell’avambraccio in direzione prossimale. Nel braccio è contenuta nel solco bicipitale laterale. Nel trigono clavipettorale perfora la fascia muscolare e si aggetta nella vena ascellare. Vena Basilica Decorre in corrispondenza del lato ulnare dell’avambraccio, raggiunge il solco bicipitale mediale e si aggetta nelle due vene brachiali. Regione Femorale La regione inguino-femorale dell’arto inferiore, è situata anteriormente all’articolazione dell’anca. È delimitata: • in alto, dall’arcata femorale; • ai lati, dalle perpendicolari abbassate dai due estremi di questa; • in basso, da una linea trasversa passante per l’apice del triangolo di Scarpa. Regione Femorale Regione Femorale: triangolo dello Scarpa Il triangolo di Scarpa è una fossa di forma piramidale situata nella parte anteriore della radice della coscia: • in alto è limitato dal legamento inguinale; • lateralmente dal muscolo sartorio; • medialmente dal muscolo adduttore lungo; Gli elementi anatomici più importanti della regione sono la stazione linfoghiandolare, l’arteria, la vena e il nervo femorali. Regione Femorale: triangolo dello Scarpa Regione Pedidia Alla vascolarizzazione della regione dorsale del piede provvedono l'arteria arcuata e l'arteria metatarsale dorsale (ramo terminale dell'arteria pedidia). L'arteria arcuata nasce dall'arteria dorsale e a livello della base delle ossa metatarsali, si dirige lateralmente sotto i tendini dei muscoli estensori lungo e breve delle dita, descrivendo un'arcata convessa anteriormente. Termina anastomizzandosi con le arterie tarsale laterale e plantare laterale. Dal suo margine concavo nascono rami che concorrono a formare la rete dorsale del piede. Regione Pedidia Cenni di cateterismo arterioso Cenni di cateterismo arterioso L’onda è riprodotta grazie all’energia meccanica che dalla punta del catetere si trasmette ad un trasduttore. Cenni di cateterismo arterioso Le informazioni che si possono ottenere dalla curva di pressione arteriosa riguardano la: • contrattilità miocardica; • la frequenza cardiaca; • la volemia; • conseguenza di aritmia. Cenni di cateterismo arterioso • A: apertura della valvola aortica ed inizio della sistole; • B: incisura anacrota, corrispondente all’eiezione del ventricolo sinistro durante la sistole; • C: aumento della pressione con il flusso di sangue in aorta; • D: pressione massima. Cenni di cateterismo arterioso • E: incisura dicrota, rappresenta la chiusura della valvola aortica e l’inizio della diastole (la sua posizione viene utilizzata come indicatore delle resistenze vascolari sistemiche); • F: riduzione della pressione in diastole con diminuzione del flusso in aorta; • G: pressione minima, ovvero pressione diastolica.