? indivisibile ATOMO: indivisibile? domande e certezze nella scienza Domande e certezze nella scienza CURATORI COLLABORATORI CONSULENTI SCIENTIFICI Mario Gargantini Maria Cristina Baglio, Fabio Beghi, Monica Ceresoli, Veronica Collico, Sofia Consonni, Emanuele Corno, Samuele Crespi, Tommaso Fraccia, Davide Gerosa, Leonardo Malgieri, Giulia Marchioro, Emanuele Ortoleva, Annalisa Panfili, Daniele Redoglio, Elena Storer, Maria Vincenzi, Alessio Zuliani Marco Beghi Tommaso Bellini Lanfranco Belloni Martyn Bull Giornalista scientifico Marco Bersanelli Università degli Studi, Milano Saul Garavaglia Consiglio Nazionale delle Ricerche Giovanni Rosotti Università degli Studi, Milano Elio Sindoni Fondazione CEUR e EURESIS Carlo Sozzi Consiglio Nazionale delle Ricerche Università degli Studi, Milano Gerardo Ballabio, Villi Demaldè, Eugenio Greco, Simona Pezzati Francesco Civita Stefano Forte Giuseppe Gorini Silvia Imberti Chiara Meroni Petra Nieckchen Beth Penrose Marco Ricotti Lucio Rossi Carlo Soave Associazione Euresis Luca Colombo Politecnico di Milano Anna Giorgioni Università degli Studi, Milano Bicocca Politecnico di Milano Università degli Studi, Milano Università degli Studi, Milano Head of Communications, STFC Rutherford Appleton Laboratory (UK) Curatore sezione giapponese, Museo Stibbert, Firenze Università degli Studi, Milano Università degli Studi, Milano Bicocca STFC Rutherford Appleton Laboratory (UK) Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Milano Head of Public Information office European Fusion Development Agreement, Abingdon (UK) STFC Rutherford Appleton Laboratory (UK) Politecnico di Milano CERN - TE Department Deputy Head MSC Group Leader Università degli Studi, Milano Gianluca Lapini, Sergio Musazzi RSE SpA, Milano Lorenzo Mazzoni Emmeciquadro Annamaria Naggi Istituto “G. Ronzoni”, Milano Sergio Riva, Raffaella Soave Consiglio Nazionale delle Ricerche mostra realizzata per la XXXII edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli video e animazioni Stefano Aime, Michele Arduini, “Dialoghi in laboratorio” Andrea Caslini, Luca Crippa, testi di Samuele Polistina Mario Gargantini progetto grafico Associazione EURESIS Lorenzo Morabito luci Gianfranco Branca architetti Enrico Magistretti, Giuditta Melesi collaboratori al progetto e allestimento Claudia Frigerio, Michele Paindelli, Giovanni Paterlini, Virginia Vannucci tecnologie Sound D-Light srl stampa Millennium Vision catalogo a cura di Associazione Euresis studenti della Facoltà di Architettura di Milano Bovisa coordinamento exhibit progetto grafico Beniamino Danese, Luca Bonanomi, Laerte Patera, Daniele Redoglio, Giacomo Spagnolli, Davide Visigalli in collaborazione con sceneggiati Mario Gargantini “Bohr e Heisenberg” testi di Gianluca Lapini Leonardo Malgieri Mario Gargantini Gianluca Lapini Leonardo Malgieri regia regia Iacopo Tiscar Stefano Braschi Iacopo Tiscar Stefano Braschi assistente alla Regia attori Giuditta Mingucci scene e Costumi Ilaria Ariemme Giorgio Bonino Claudio Migliavacca si ringraziano Giacomo Bella, Giuseppe Bonzini, Paolo Cappelletti, Benedetta Cappellini, Federica Ghiringhelli, Marta Perego, Giuseppe Puglisi, Francesco Vannini, Andrea Zannoni per immagini, materiale, strumentazione e ospitalità incontri Gianni Bonera, Federico Brunetti, Collegio Rotondi, Riccardo Destro, Elitalia S.r.l., Fondazione CEUR, Fondazione S. Cuore, Marco Giliberti, Liceo Scientifico Einstein (Rimini), Philips Italia SpA, Franco Riggi produzione Elsinor attori Stefano Braschi, Dario De Falco, Rocco Schira e Giorgio Massari produzione Elsinor Lorenzo Morabito stampa Italgrafica, Novara Casa editrice FriMedia s.r.l. Meda Noleggio mostra Meeting Mostre [email protected] www.meetingmostre.com mostra realizzata con il contributo di ATOMO: indivisibile? domande e certezze nella scienza “Quando finalmente uno è arrivato alla certezza, la sua gioia è una delle più grandi che possa essere percepita dall’animo umano”. Louis Pasteur S ML 2011 Ma è possibile nella scienza diventare certi di qualcosa? Che cosa significa raggiungere una “certezza” in ambito scientifico? Di che cosa si diventa certi: del dato osservato o di una più ampia realtà che il dato indica? Quanto conta, nel cammino verso la certezza, il metodo con cui si interroga la realtà? Esistono, nel percorso della ricerca, risultati che diventano punti di non-ritorno? ono interrogativi la cui portata va oltre i confini dell’attività scientifica ma che nella scienza trovano un banco di prova interessante. Quella stessa scienza che oggi viene vista, alternativamente, da prospettive estreme e contraddittorie: a volte come sola fonte di certezze, altre come esempio di una conoscenza senza punti fermi, come emblema del metodo del dubbio. Con questa mostra intendiamo mettere a fuoco l’esperienza del diventare certi nel lavoro scientifico. Lo faremo raccontando una storia. Una di quelle storie che hanno cambiato il cammino della scienza. Ripercorreremo le tappe principali che hanno portato a un fondamentale “punto di non ritorno”, rivisitando le domande che – dalle intuizioni degli antichi ai primi modelli ingenui dell’atomo – hanno condotto, esattamente cento anni fa, agli esperimenti decisivi di Ernest Rutherford e alla formulazione del suo modello atomico “planetario”. Rivivremo il dibattito che ha accompagnato l’indagine sulla struttura intima della materia, fino a entrare (virtualmente!) in alcuni dei più avanzati laboratori scientifici oggi in attività. ? indivisibile L’atomismo neLL’antica Grecia Domande e certezze nella scienza L a grande avventura dell’atomismo inizia nel mondo greco: secondo certi autori, fu Leucippo di Mileto, nato tra il 480 e il 470 a.C., il primo a ipotizzare l’esistenza di enti infiniti per numero e invisibili per piccolezza che, con le loro reciproche posizioni, determinano i fenomeni di movimento e mutamento. Ma è a Democrito di Abdera (470/460-370 a.C.) che viene comunemente attribuita la nascita dell’atomismo. Per Democrito gli atomi sono particelle solide indivisibili (άτομος = non divisibile) ma tra loro differenti per forma e dimensioni, che possono aggregarsi e distaccarsi. “Opinione è il dolce, opinione l’amaro, opinione il caldo, opinione il freddo, opinione il colore; verità gli atomi e il vuoto”. Hendrik ter Brugghen Democrito, 1628 Epicuro di Samo (342-271 a.C.) ritiene che “gli atomi in numero infinito si muovano perpetuamente nel vuoto”. Epicuro sembra ammettere una sorta di spontanea deviazione casuale dal corso naturale verso il basso, detta in latino clinamen. Diodoro Crono (fine IV-inizio III secolo a.C.) considera anche il tempo: con la teoria del loro moto “a scatti”, introduce così atomi di tempo e di spazio. L’atomismo viene più tardi ripreso da Tito Lucrezio Caro (ca. 98-55 a.C.). Il mondo, per Lucrezio, è nato non per opera degli dei, ma per combinazione di atomi. E il mondo finirà quando essi si disgregheranno. Ritratto di Epicuro, copia di epoca romana Wenceslas Hollar un’edizione inglese del De Rerum Natura Il mondo arabo L’ atomismo è stato oggetto di profonde discussioni e controversie anche nella cultura islamica. Il neoplatonico Damascio (ca. 462538 a.C.) aveva approfondito una dottrina dei “salti” o “balzi” con cui si svolgerebbe il movimento: il tempo non sarebbe composto di istanti, ma di “intervalli”. Tale dottrina ricompare nella controversia tra Nazzam e Abu I-Hudhayl al ‘Allaf (IX secolo d.C.). Il primo accetta la divisibilità all’infinito di qualsiasi continuo, il secondo sostiene l’atomismo di spazio, tempo e movimento. Disputa tra Averroè e Porfirio, Monfredo de Monte Imperiali, “Liber de herbis” XIV secolo d.C. Averroè (1126-1198) sostiene che gli atomi debbano essere considerati come punti geometrici, senza tuttavia negarne la realtà fisica. Ma come può un continuo esteso essere prodotto da componenti inestese? Sono i paradossi del concetto di infinito, che interessano anche i matematici dei nostri giorni! L’ebreo Mosè Maimonide (1135-1204), nato a Cordova nel kalam (parola di Allah), islamico, ammette che le cose corporee sono fatte di atomi, che esiste il vuoto, che vi sono anche atomi di tempo. È Dio “onnipotente e misericordioso” che a ogni istante di tempo disfa e ricrea il mondo. Benozzo Gozzoli, Trionfo di San Tommaso d’Aquino su Averroè, 1468-1484 ? indivisibile Domande e certezze nella scienza La rivoLuzione scientifica N el Medioevo cristiano domina la filosofia di Aristotele, che rifiuta le ipotesi atomistiche come materialiste. Pochi esempi contrari si ritrovano a opera di Roberto Grossatesta (11751253) e di Nicola d’Autrecourt (1295-1369). Una certa ripresa dell’atomismo inizia alla fine del 1500: Daniel Sennert (1572-1637) ipotizza l’esistenza sia di “atomi semplici”, sia di “elementi di secondo ordine”, anticipando l’idea di molecole. Si hanno accenni all’atomismo anche da parte di Giordano Bruno (1548-1600) e Galileo Galilei (1564-1642). Per Bruno tutti i corpi sono composti da monadi, unità fisiche indivisibili e indistruttibili, in numero infinito e tutte uguali. Galileo sembra invece propendere per una teoria atomistica e fa l’ipotesi che la luce sia formata da corpuscoli. Un più deciso ritorno all’idea di atomo si ha con l’abate Pierre Gassend, (1592-1655), il quale cerca di conciliare l’atomismo con la fede cristiana. Il mondo, fatto di atomi, è stato creato da Dio: in questa posizione non vi è più traccia di materialismo. Nel XVIII secolo Isaac Newton (1642-1727) non parla espressamente di atomi, ma di “minima”, oggetti piccoli, solidi e indistruttibili dei quali era costituita tutta la materia. Newton introduce una forza che agisce tra le particelle materiali, che dipende solo dalle masse e dalla reciproca distanza. Pierre Gassendi ? indivisibile Domande e certezze nella scienza Johann Kerseboom, Robert Boyle, olio su tela Il gesuita dalmata Ruggero Boscovich (1711-1787) aggiunge che a distanze minime tale forza deve essere fortemente repulsiva, così da evitare il collasso della materia. Lo svizzero Daniele Bernoulli (1700-1782) avanza quindi l’ipotesi che i gas siano formati da particelle interagenti tra loro mediante urti, fornendo la spiegazione della pressione. Robert Boyle (1627-1691) rifiuta l’idea di atomi come particelle tutte uguali, provviste solo di proprietà meccaniche, ipotizzando invece caratteristiche chimiche. Nel suo famoso Sceptical Chymist, Boyle asserisce che tutti gli elementi sono dovuti a combinazioni di “minuscole particelle”. Robert Boyle, copertina di una edizione del 1660 de Nuovi esperimenti Nascita della chimica moderNa L a conferma delle ipotesi atomistiche arriva un secolo dopo, grazie ai chimici Antoine-Laurent Lavoisier (1743 -1794), John Dalton (1766 -1844), e William Prout (1785-1850). Al francese Lavoisier si deve la scoperta che nelle trasformazioni chimiche, la materia non viene né distrutta né creata, ma solo trasformata. Joseph-Louis Proust (1754 -1826) osserva che in ogni reazione chimica gli elementi si combinano in un rapporto di masse determinato e costante. Per spiegare questa legge l’inglese Dalton propone nel 1803 l’ipotesi atomica e formula il primo modello atomico basato su dati fisici e non solo sull’intuizione filosofica: Jacques-LouisDavid, Antoine-Laurent Lavoisier e sua moglie, 1788 JosephAllen, John Dalton, 1895 1.lamateriaècostituitadaatomidotatidimassaevolume; 2.ciascunelementochimicoèformatodaspecificiatomituttiuguali; 3.atomiugualiodiversipossonounirsitraloroaformareuncomposto, costituitodaunnumerodiatomisemprefissoecostante; 4.quandodueatomidiversiformanopiùdiuncomposto,aunaquantità fissadelprimocorrispondonoquantitàmultipledelsecondo. JohnDalton, New System of Chemical Philosophy, 1808 William Prout nel 1815 cerca di dimostrare che i pesi atomici degli elementi chimici sono tutti multipli del peso atomico dell’idrogeno. Ma il chimico belga Jean Stas (1813 -1891), con accuratissimi esperimenti, concluse che l’ipotesi di Prout non era corretta. Fu soltanto grazie alla classificazione periodica degli elementi di Dmitrij Ivanovic Mendeleev (1834 - 1907), alla scoperta degli isotopi e a quella del neutrone che si riuscì a capire come alcuni elementi potessero avere pesi atomici frazionari. ? indivisibile Domande e certezze nella scienza Alcuni strumenti di laboratorio di Lavoisier Tra gli atomisti, vanno anche ricordati Johann Loschmidt (1821-1895), che ha tentato di calcolare il diametro di una molecola d’aria, Rudolf Clausius (1822 -1888), che sviluppò una teoria cinetica dei gas, e James Clerk Maxwell (1831-1879) che calcolò la distribuzione statistica delle velocità delle molecole dei gas. Le particeLLe subatomiche U n passo fondamentale della “storia dell’atomo” avviene nel 1904: Joseph John Thomson (1856-1940) scoprì che, facendo passare delle scariche elettriche attraverso un gas molto rarefatto, si producevano dei raggi luminescenti provenienti dal catodo (elettrodo negativo). Thomson concluse che tali raggi consistevano di particelle dotate di carica elettrica negativa e di massa piccolissima, uguali qualunque fosse il gas usato per la scarica: le particelle così prodotte vennero chiamate elettroni. Thomson ipotizzò allora che gli atomi non fossero indivisibili e propose nel 1906 un primo modello di atomo. Conferenza di Solvay, 1913 Joseph John Thomson Raggi di elettricità positiva e loro applicazione per apparecchiature di chimica, 1913 Da qui inizia quella che potremmo definire l’era dell’atomo, una grande impresa scientifica che, affondando le sue radici nell’antica Grecia, si protende verso il futuro, portando l’uomo sempre più vicino a scoprire la struttura ultima della materia. ? indivisibile Domande e certezze nella scienza Tutti e tre contengono 602 214 129 000 000 000 000 000 particelle (atomi o molecole) è Il nUmERO dI AvOgAdRO Amedeo Avogadro (1776-1856) stabilì la distinzione tra atomi e aggregati di atomi (molecole) e affermò che una quantità in grammi pari al peso atomico di qualunque elemento contiene lo stesso numero di atomi o molecole. FERRO ACQUA Una piramide formata da un tale numero di palline da ping-pong avrebbe una base di circa 4.872 km e un’altezza di circa 3.445 km. ARIA ? indivisibile Domande e certezze nella scienza Si alza il Sipario Sul mondo Subatomico Negli ultimi anni dell’Ottocento, mentre molti fisici ritenevano di essere giunti alla completa comprensione dei fenomeni naturali, emergevano delle evidenze sperimentali che sfidavano alcune certezze della fisica classica. Lo studio dei raggi catodici aveva portato J. J. Thomson alla scoperta degli elettroni, ottenendo la prima prova dell’esistenza di una particella subatomica. Ma il fatto che la materia fosse costituita da atomi apparentemente indivisibili aveva molti riscontri e questi nuovi risultati non furono accettati facilmente. Nel frattempo erano comparsi due ulteriori fenomeni del tutto sconosciuti: i raggi X e la radioattività, la cui origine e i cui effetti faceva supporre una natura complessa degli atomi. Sul versante della chimica, la tavola periodica mostrava l’insufficienza del criterio di ordinamento basato sui pesi atomici e non rispondente alle proprietà chimiche degli elementi. Ce n’era a sufficienza per mettere in discussione l’idea di atomo come particella elementare indivisibile e aprire la domanda sulla sua configurazione interna. Cosa C’è L dentro un atomo? a scoperta dell’elettrone, cioè di una particella di massa 2000 volte minore di quella dell’atomo più leggero, l’idrogeno, apriva il problema della struttura dell’atomo, che non poteva più essere considerato un “indivisibile”. La presenza degli elettroni negativi nell’atomo doveva però prevedere anche quella di una carica positiva che garantisse la neutralità elettrica. Ma su questa supposta carica positiva non si sapeva nulla. A questo punto si scatena la fantasia dei fisici teorici per elaborare ipotesi sulla struttura atomica. Uno dei problemi da affrontare è che se si suppongono gli elettroni in movimento, l’atomo diventa instabile, per l’emissione di radiazione elettromagnetica da parte degli elettroni stessi. Questo problema è particolarmente grave se si suppone un modello di tipo planetario, cioè con la carica positiva e la quasi totalità della massa al centro dell’atomo e gli elettroni intorno. Inoltre la materia allo stato condensato, solido o liquido che sia, è praticamente incomprimibile; per questo motivo diversi modelli sono “ad atomo pieno” ovvero a carica positiva e massa diffuse su tutto il volume dell’atomo. Le moLLe di Lord KeLvin Nel 1902 Lord Kelvin (William Thomson) propose un modello dove gli elettroni erano posti su superfici sferiche concentriche unite da sistemi di molle senza masse e capaci di espandersi e comprimersi. Tali sfere potevano ruotare intorno a un nucleo centrale di carica elettrica positiva. La sfera solida contenuta nella cavità sferica fu chiamata globulo. Lo scienziato indicava la cavità sferica e il globulo con il nome di “molecola doppia” o “doppietto”. La sfera elastica liscia fu semplicemente detta atomo o atomo singolo. modeLLo 1 I dInamIdI Nel 1903 Philipp Lenard suppose che il mattone fondamentale di tutti gli atomi fosse una struttura che egli chiamò dinamide, una specie di dipolo tra carica positiva e negativa. Il numero dei dinamidi corrispondeva al numero di massa atomico: per esempio, l’idrogeno era costituito di un solo dinamide, l’elio di 4 e così via. Non era indicata un’ipotesi sulla forza che tiene insieme i dinamidi, ma si ipotizzavano ampi spazi vuoti fra un dinamide e l’altro. modello 2 Il plum-puddIng +5 Nel modello di J. J. Thomson (1904) le particelle elettrizzate negativamente sono situate dentro una sfera uniformemente elettrizzata positivamente e mosse rapidamente in modo da formare una serie di anelli: le particelle di ciascun anello giacciono in un piano perpendicolare all’asse di rotazione e il loro numero diminuisce al diminuire del raggio dell’anello. Il modello di Thomson riscosse un notevole interesse, perché creava un collegamento con la chimica: i suoi anelli di elettroni corrispondevano alle righe della tavola di Mendeleiev. modello 3 Come gli anelli di Saturno Nel 1904 Hantaro Nagaoka, con evidente richiamo a un modello degli anelli di Saturno elaborato da Maxwell nel 1859, elaborò un modello di atomo costituito da una grande massa centrale dotata di carica positiva intorno alla quale, come gli asteroidi degli anelli di Saturno, ruotavano gli elettroni negativi. La repulsione fra gli elettroni veniva equilibrata dall’attrazione verso la massa centrale. modello 4 Un panettone senza Uvette Nel 1906 Jonh W.S. Rayleigh si gettò nell’arena dei modelli atomici con una modifica del modello di Thomson: egli prese in considerazione un sistema limite in cui il numero degli elettroni era così grande che poteva essere approssimato da una “nebbia”, da un “fluido” continuo di cariche negative. modello 5 L’eLettrone “vibrante” +5 Nel 1906 James Jeans propose un modello in cui l’elettrone aveva una struttura interna, le cui vibrazioni causavano l’emissione degli spettri luminosi. modeLLo 6 L’eLettrone “in espansione” Nel 1906 George A. Schott suggerì, come Jeans, che l’elettrone dovesse essere più complicato di una particella puntiforme. Fece quindi l’ipotesi che le peculiari frequenze dell’atomo si originassero da un elettrone che si espande a ritmo molto lento. modeLLo 7 La teoria eLettronica di ramsay Molecola di sodio metallico (NaE) e di cloro (Cl2e13) entrambe neutre Il sodio senza un elettrone diventa lo ione sodio (Na+), il cloro con un elettrone in più diventa lo ione cloruro (Cle8-) Lo ione cloruro condivide il proprio elettrone con lo ione sodio, formando la specie neutra cloruro di sodio (NaCle8) William Ramsay propose nel 1908 un modello in cui l’elettrone non era una particella dell’atomo ma un un nuovo tipo di atomo, cioè un nuovo elemento, con la peculiarità di avere: una carica negativa (mentre gli altri atomi erano neutri), una massa irrisoria (attorno a un atomo potevano rotolare fino a otto elettroni). Un elemento era neutro quando aveva attorno a sé il giusto numero di elettroni. Gli atomi possono cambiare il numero di elettroni, diventando carichi, cioè ioni, o condividerli, creando legami. modeLLo 8 Gli “archioni” Nel 1910 Johannes Stark suppose che l’atomo fosse composto di “archioni”, cariche positive rotanti (un’idea vicina al moderno concetto di protone), così da costituire dei dipoli magnetici; in questo modo la struttura dell’atomo era una specie di anello tenuto insieme da forze magnetiche. C’è però un problema: gli archioni si respingono gli uni gli altri, essendo carichi positivamente, e la forza dovuta al dipolo magnetico è troppo piccola per contrastare la repulsione. Stark risolse il problema inserendo elettroni fra gli archioni successivi in modo da neutralizzare la repulsione e rendere il sistema stabile. modello 9 L’atomo “cubico” Nel 1902 Gilbert N. Lewis aveva proposto una struttura “cubica” allo scopo di interpretare in termini di elettroni il fenomeno della valenza, con gli elettroni posizionati agli otto vertici di un cubo: non era quindi un modello di atomo quanto un modo per spiegare i legami atomici. Questa, per esempio, è la rappresentazione strutturale degli elementi della seconda riga della tavola periodica. A Legami ionici si formano dal trasferimento di un elettrone da un cubo all’altro (A). Singoli legami covalenti si formano quando due atomi hanno in comune un lato (C). Lewis ipotizza anche uno stadio intermedio con un solo vertice in comune (B). B C Doppi legami tra due atomi cubici si formano mettendo in comune una faccia, cioè quattro elettroni. modeLLo 10 ? indivisibile Domande e certezze nella scienza Raggi catodici I tubi di vetro detti “catodici” contengono gas rarefatti. A pressioni sufficientemente basse si registra la presenza di raggi invisibili, emessi dall’elettrodo negativo (catodo) e diretti verso quello positivo (anodo), in grado di generare luce se l’anodo è fosforescente. Nel 1897 Thomson dimostrò che i raggi catodici sono particelle con carica negativa, poi denominati elettroni. tubi catodici sono stati per anni i componenti principali dei monitor di TV, PC e oscilloscopi. I Nei tubi detti di Crookes, spesso venivano introdotte barriere che rivelavano la presenza dei raggi; come in questo tubo catodico con mulinello (cortesia Collegio Rotondi) Raggi peR tutti I “colpi di scena” che dominano la fisica negli ultimi anni del XIX hanno come protagonisti nuovi tipi di emissioni e nuove apparecchiature in grado di rivelarle. Raggi X N el 1895 Roentgen, mentre lavorava con un tubo a raggi catodici, scoprì che uno schermo fosforescente a un metro dal tubo si illuminava. Attribuì la causa a dei raggi sconosciuti (che chiamò “X”) emessi dal punto in cui i raggi catodici colpivano il loro bersaglio. Fu subito evidente che i raggi X potevano attraversare la materia, compresa quella del corpo umano. Un tubo a raggi X è costituito da una ampolla di vetro sotto vuoto, contenente un catodo e un anodo, alimentati con Alta Tensione (da 40 kV a 150 kV). Il catodo comprende un elemento riscaldatore (filamento). L’anodo è costituito da un disco obliquo di metallo pesante (tungsteno, renio, molibdeno ...). Il filamento emette elettroni che, accelerati dall’alta tensione, vengono proiettati sull’anodo: nell’impatto l’energia cinetica acquisita si trasforma in calore (98%) e solo il 2% circa in radiazione X. Il disco dell’anodo viene fatto ruotare: ciò evita che gli elettroni lo erodano precocemente e consente una migliore gestione del calore, aumentando la potenza della radiazione. (cortesia Philips SpA) Radioattività N el 1986 Henri Becquerel scoprì, accidentalmente, il fenomeno della radioattività e nel 1899 i coniugi Curie scoprirono un nuovo elemento radioattivo denominato radio. Si trovò che le emissioni radioattive erano di tre tipi – a (alfa), b (beta), g (gamma) - con diversa capacità di ionizzazione e diverso potere penetrante; sottoposti a un campo magnetico, assumevano traiettorie diverse mostrando quindi di possedere una diversa carica elettrica: a positiva, b negativa, g neutra. Nel 1903 Rutherford ebbe la prova sperimentale che i raggi a erano nuclei di elio ionizzati; si era già scoperto che i raggi b si comportavano come i raggi catodici, quindi erano elettroni; si scoprirà che i raggi g non sono particelle ma onde elettromagnetiche a frequenza maggiore dei raggi X. g a b ? indivisibile Domande e certezze nella scienza La scoperta deL nucLeo A Manchester Ernest Rutherford era impegnato nella misura precisa delle proprietà delle particelle alfa. Nel 1907 affidò ai due giovani collaboratori Hans Geiger e Ernest Marsden un programma di ricerca per capire meglio il fenomeno della diffusione (scattering) che disturbava tale misura. Nel 1909 ebbe l’intuizione di verificare se qualche particella alfa potesse essere diffusa ad angoli molto grandi. Con loro grande sorpresa, Geiger e Marsden trovarono che alcune particelle subivano addirittura un rimbalzo all’indietro: l’interpretazione più plausibile di un simile comportamento era che i raggi alfa avessero urtato qualche grosso ostacolo, che non potevano essere i piccoli elettroni. Ma bisognava raggiungere un grado maggiore di certezza. Rutherford frequentò un corso di statistica per poter eseguire questo tipo di analisi sui dati e, dopo due anni di calcoli e ripensamenti, arrivò alla conclusione che al centro dell’atomo era concentrata tutta la carica positiva in un piccolo e pesante nucleo. La scoperta fu annunciata il 7 marzo 1911 alla Manchester Literary and Philosophical Society e poco dopo Rutherford inviò al Philosophical Magazine un lungo articolo descrivente la sua ricerca. Tuttavia Rutherford non era ancora soddisfatto. Fece iniziare a Geiger e Marsden un nuovo programma di misure accurate della frazione di particelle alfa diffuse ai vari angoli per verificare se si accordavano con le formule da lui proposte nell’articolo. Nel 1913 i dati vennero confermati. ? Sul tavolo di RutheRfoRd indivisibile N el 1907 Rutherford tornò in Inghilterra come professore all’università di Manchester e continuò le sue ricerche sulle particelle alfa affiancato dal suo nuovo team di laboratorio, composto da Hans Geiger, Otto Baumbach e in seguito da Hans Marsden. Nei resoconti storici e biografici degli esperimenti di Rutherford e collaboratori nel laboratorio di Manchester, vengono elencati e descritti (in particolare da Da Costa Andrade) i principali strumenti e i procedimenti sui quali si basava l’attività di ricerca: per esempio la pompa per il vuoto (modello di Gaede), la pila galvanica, il rocchetto di Ruhmkorff, il galvanometro, l’elettrometro a quadranti, l’elettroscopio a lamina d’oro, il tubo catodico, il tubo a raggi X. Domande e certezze nella scienza GalVanometRo a Rocchetto di RuhmkoRff bobina mobile di dePRetz-d’aRsonVal è uno strumento utilizzato per misurare con elevata sensibilità l’intensità della corrente continua. è costituito da una bobina mobile sospesa con un filo all’interno delle espansioni polari di un magnete permanente. Alla bobina è fissato un indice che mostra il valore della corrente su una scala graduata. (Cortesia Fondazione Sacro Cuore) è un trasformatore utilizzato per produrre impulsi ad alta tensione partendo da una sorgente di corrente continua a bassa tensione. è costituito da due bobine di filo di rame avvolte attorno a un nucleo di ferro dolce (C). Una bobina (A) collegata al generatore di corrente continua a bassa tensione (G) genera un campo magnetico. In serie alla bobina è collegato un interruttore (E) che si apre e chiude periodicamente provocando una variazione del campo magnetico che, per induzione, causa un impulso ad alta tensione nella bobina (B). La tensione elevata può produrre una scarica elettrica molto intensa fra i due terminali (H) del secondario. H elettRoscoPio Pila di Volta tubo a tRe anodi F B A A E C D G (Cortesia Collegio Rotondi) (Cortesia Collegio Rotondi) ? Sul tavolo di RutheRfoRd/2 indivisibile ScIntIllazIone E Domande e certezze nella scienza sistono alcuni materiali che esibiscono una proprietà nota come luminescenza. Quando questi materiali vengono sollecitati da un’azione esterna (come luce, calore, radiazioni) riemettono l’energia assorbita sotto forma di luce visibile. IonIzzazIone I Energia di ionizzazione l processo di ionizElettrone Particella carica zazione consiste nelv la perdita di uno o v più elettroni da parte di un atomo neutro. In seguito alla perdita Ione positivo Atomo neutro di un elettrone, le cariche positive (protoni) non sono più bilanciate da quelle negative e l’atomo si carica positivamente. Principio fisico Banda di conduzione La ionizzazione è un processo statistico che si verifica quando una particella Banda di valenza carica o un fotone energetico attraversando un mezzoElettrone (tipicamente un gas) Particella carica cede per urto una quantità di energia uguale o maggiore del potenziale di Particella ionizzazione di un elettrone degli atomi del mezzo. In questo processo un eleto fotone v trone viene rimosso da un atomo o da una molecolaElettrone in modo da creare una coppia elettrone-ione positiva (ionizzazione primaria). Quando un elettrone proveniente dalla ionizzazione primaria viene accelerato da un campo elettrico riesce a ionizzare per urto un’altra molecola del gas Ione positivo Atomo neutro (ionizzazione secondaria). Gli elettroni secondari possono a loro volta ionizzare altre molecole in un processo a valanga (Effetto Townsend). Energia di ionizzazione Applicazioni I processi di ionizzazione sono alla base del principio di funzionamento dei rivelatori di particelle cariche e radiazioni ionizzanti. Banda di conduzione Banda di valenza Particella o fotone Elettrone Principio fisico Il meccanismo di emissione luminosa può essere spiegato come transizione elettronica fra due livelli energetici dell’atomo. In seguito all’assorbimento di energia (causato da un evento esterno) l’elettrone si porta su un livello energetico più alto (E2). Successivamente, l’elettrone v decade su un livello energetico inferiore (E1) emettendo un fotone di energia pari alla differenza di energia fra i due livelli. Il tempo che passa dall’assorbimento alla remissione può variare da pochi microsecondi a ore, a seconda del materiale. Applicazioni I materiali scintillatori vengono utilizzati nei dispositivi per la rivelazione di particelle e radiazioni energetiche. ? Sul tavolo di RutheRfoRd/3 indivisibile Domande e certezze nella scienza Scattering I l fenomeno dello scattering si verifica quando una particella o un fotone (quanto di luce) viene deviato dalla propria traiettoria in seguito all’interazione con un ostacolo (in generale una particella). Principio fisico Nel caso di particelle cariche (come per esempio le particelle alfa e i nuclei atomici) il modello utilizzato per descrivere l’interazione della particella inci- dente con quella bersaglio è l’urto elastico (si conservano energia e quantità di moto). La forza repulsiva che fa deviare la particella incidente è F= Dq/Dt dove Dt è il tempo di interazione fra la particella incidente e il bersaglio e Dq la variazione della quantità di moto q. In particolare: - la forza F che agisce sulla particella incidente ha la stessa direzione e verso q0 è la quantità di moto della particella incidente Dq è la variazione della quantità di moto q è la quantità di moto dopo l’urto ϑ è l’angolo di scattering a è il parametro d’urto di Dq; - poiché la forza elettrica che si manifesta fra due cariche diminuisce con l’aumentare della loro distanza, la forza F che agisce sulla particella incidente diminuisce al crescere del parametro d’urto a. Applicazioni Le tecniche di scattering (di particelle) vengono utilizzate per indagare la struttura della materia. ? indivisibile Domande e certezze nella scienza E rnEst ruthErford Rutherford (1871-1937) Ernest N ato in Nuova Zelanda, arrivò nel 1895 al Cavendish Laboratory di Cambridge e nel 1898 passò alla McGill University di Montreal, dove collaborò col chimico Frederick Soddy col quale condivise nel 1908 il premio Nobel per la Chimica conseguito a seguito delle ricerche sulla natura dei raggi alfa. Nel 1907 approdò all’Università di Manchester dove, insieme a Geiger e Marsden, condusse i celebri esperimenti che lo portarono a elaborare un nuovo modello “planetario” dell’atomo. Nel 1919 tornò al Cavendish come direttore: sotto la sua guida, Cockcroft e Walton furono i primi a scindere il nucleo atomico e Chadwick dimostrò l’esistenza del neutrone, già intuita da Rutherford più di un decennio prima. Nel 1931 fu insignito della qualifica di pari d’Inghilterra col titolo di Lord Rutherford of Nelson. ML 2011 ? indivisibile Domande e certezze nella scienza H G Hans Wilhelm ans eiGer (1882-1945) Geiger N ato a Neustadt (Germania), dopo il dottorato in fisica si trasferì a Manchester dove insieme a Marsden condusse i celebri esperimenti sullo scattering delle particelle alfa, in base alle quali Rutherford elaborò il nuovo modello di atomo. Tornato in Germania nel 1912, diresse il laboratorio sulla radioattività dell’Istituto Nazionale Tedesco per la Scienza e la Tecnica di Berlino e in seguito insegnò fisica alle università di Kiel, di Tubingen e poi ancora a Berlino. Il suo nome è rimasto legato al famoso dispositivo, il contatore Geiger, per la rilevazione di particelle ionizzanti, i cui primi prototipi furono realizzati nel Laboratorio di Manchester. ML 2011 ? indivisibile Domande e certezze nella scienza E M Ernest rnEst arsdEn (1889-1970) Marsden N ato nel Lancashire (UK), mentre era ancora studente di fisica dell’Università di Manchester condusse con Geiger il famoso esperimento che porta i loro nomi, sotto la supervisione di Rutherford. Nel 1915, su raccomandazione di Rutherford, fu nominato professore di fisica alla Università di Wellington e da allora visse quasi sempre in Nuova Zelanda. Dopo la Prima Guerra Mondiale la sua carriera prese una piega più organizzativa che scientifica: fu per quasi vent’anni segretario del Department of Scientific and Industrial Research, un ente finanziato dal governo neozelandese. Dal 1946 fu membro della Royal Society e nel 1958 ricevette il titolo di baronetto. ML 2011 ? indivisibile Domande e certezze nella scienza Un atomo in cerca di stabilità La struttura dell’atomo proposta da Rutherford sollevava nuove domande: in particolare, non riusciva a spiegare come gli elettroni si mantenessero in orbita senza emettere energia e quindi collassare sul nucleo. L’atomo di Rutherford era intrinsecamente instabile. Il problema della stabilità fu risolto nel 1913 da Niels Bohr applicando le idee innovative – e non ancora digerite dalla comunità scientifica - di Max Planck che prevedevano un’emissione di energia non continua ma “a pacchetti”. Bohr assegnò agli elettroni solo un numero limitato di orbite, sulle quali le particelle si trovavano in uno “stato stazionario” senza perdita di energia; le radiazioni avvenivano solo quando gli elettroni saltavano da un’orbita all’altra. Sviluppando matematicamente il modello, Bohr riuscì a dar ragione della formula empirica per il calcolo della lunghezza d’onda delle righe dello spettro dell’idrogeno. Un’ulteriore verifica sperimentale delle nuove idee sull’atomo fu quella eseguita negli stessi anni dal giovane Harry Moseley sulle righe spettrali dei raggi X: era la prova che le proprietà degli elementi chimici sono determinate solo dalla carica dei nuclei. Veniva così risolto anche il problema dell’ordinamento degli elementi nella tavola periodica. Col tempo e da una convergenza di fattori il modello di Rutherford-Bohr si affermò, mentre si aprivano nuove interessanti questioni: la principale era quella che spostava la domanda iniziale ancor più in profondità, interrogandosi sulla possibile struttura del nucleo. ? L’appeLLo indivisibile Domande e certezze nella scienza degLi eLementi Negli anni di permanenza al laboratorio di Manchester, Moseley ottenne risultati fondamentali per lo sviluppo del modello atomico studiando la natura dei raggi X emessi dagli elementi della tavola periodica. “ (...) abbiamo qui la prova che esiste nell’atomo una grandezza fondamentale che aumenta in misura regolare nel passare da un elemento a quello successivo. Questa grandezza non può essere altro che la carica del nucleo centrale positivo”. Moseley La legge di Moseley “sostituiva alla classificazione un po’ romantica di Mendeleev una precisione del tutto scientifica” (G. Urbain), cioè ordinava gli elementi sulla tavola periodica attraverso la carica positiva del nucleo (oggi numero atomico), che quindi determinava le proprietà fisico-chimiche degli elementi. Tale scoperta rappresentò la maggior conferma sperimentale dell’ipotesi nucleare di Rutherford. intensità relativa di raggi X R' L A P Radiazioni caratteristiche R C Massima energia fotonica La scoperta di nuovi eLementi “Non dubito che sarà possibile mettere ciascun elemento delle terre rare nella casella giusta e stabilire se qualcuno di esso è complesso, e dove cercare elementi nuovi.”, così scriveva Moseley a Rutherford. Ed infatti riordinando la tavola periodica secondo gli incrementi delle frequenze delle righe spettrali si accorse che erano presenti quattro spazi vuoti che dovevano essere occupati da elementi non ancora scoperti (Afnio, Renio, Tecnezio e Promezio). “Moseley ha fatto, per così dire, l’appello degli elementi, cosicchè per la prima volta si è potuto stabilire con certezza il numero degli elementi possibili compresi tra il primo e l’ultimo, e il numero di quelli che erano ancora da scoprire”. Frederick Soddy Bremsstrahlung 0 50 100 150 S Energia fotonica/keV Schema di una parte dell’apparato sperimentale usato da Moseley (“The high frequency spectra of the elemento” by H.G.J. Moseley Phil. Mag (1913), p.1024). Un target di un dato elemento veniva bombardato con raggi catodici (elettroni molto energetici), il cui impulso generava raggi X. Tali raggi, dopo essere passati attraverso una sottile fenditura (S), passavano attraverso una finestra di alluminio spessa 0.02 mm e venivano dispersi da un cristallo (C), separando così le diverse frequenze dello spettro. Tipico spettro di raggi X. Ogni elemento rilascia radiazione in un intervallo di frequenze. A determinate frequenze sono visibili delle emissioni più intense (dette righe spettrali), spesso raggruppate in serie (es: serie K, serie L, etc ). Questo fenomeno sarà spiegato dal modello di atomo quantizzato di Bohr. Nel grafico sono riportate le frequenze delle prime righe spettrali della serie K dei 39 elementi analizzati da Moseley (dall’alluminio all’oro). Le frequenze aumentano di una quantità costante nel passare da un elemento chimico al successivo. Moseley ipotizzò che tale andamento dovesse dipendere da una grandezza caratteristica dell’elemento diversa dal peso atomico. Niels B (1885-1962) ? Niels ohr indivisibile Domande e certezze nella scienza Bohr N ato a Copenhagen, si laureò in fisica nel 1909 e nel 1913 pubblicò uno studio sulla struttura dell’atomo che assumeva l’ipotesi di Rutherford della presenza del nucleo, ma dava una spiegazione più consistente delle orbite degli elettroni e dei dati sperimentali sugli spettri di emissione dell’idrogeno, sulla base dei concetti dei quanti introdotti da Max Planck. Dal 1920 fino alla morte diresse l’Istituto di Fisica Teorica appositamente creato per lui presso l’Università di Copenhagen. Nel 1922 ricevette il premio Nobel per le ricerche sulla struttura dell’atomo. Negli anni ’20 e ’30 Bohr e il suo Istituto divennero un punto di riferimento autorevole per gli studi di fisica nucleare e di meccanica quantistica, anche se non tutti condividevano la sua impostazione: celebri le sue dispute con Albert Einstein. ML 2011 HMoseley enry Moseley ? indivisibile Henry (1887-1915) Domande e certezze nella scienza N ato a Weymouth (UK), dopo la laurea passò alla scuola di specializzazione dell’Università di Manchester, dove lavorò con Rutherford. Nel 1913, dopo la pubblicazione del modello atomico di Bohr, iniziò gli esperimenti con i raggi X scoprendo una legge (che prese il suo nome) che lega la frequenza dei raggi stessi al numero atomico degli elementi. Fu un notevole passo avanti sia nella certezza che gli atomi possiedono un nucleo, sia nella comprensione delle proprietà che accomunano e distinguono gli elementi chimici nella tavola periodica. Nel 1914 si arruolò nel corpo degli ingegneri dell’esercito britannico e morì un anno dopo durante la battaglia di Gallipoli (Turchia). ML 2011 ? indivisibile Domande e certezze nella scienza Werner H (1901-1976) Werner eisenberg Heisenberg N ato a Würzburg (Germania), fu allievo e amico prima di Max Born poi di Niels Bohr. Ancora giovanissimo sviluppò l’idea della meccanica matriciale, che fu la prima formulazione della meccanica quantistica. Nel 1927 formulò il famoso “principio di indeterminazione” secondo il quale la misura simultanea di due variabili, quali posizione e quantità di moto (oppure energia e tempo) di una particella, non può essere effettuata senza una incertezza ineliminabile. Insegnò Fisica Teorica alle Università di Lipsia e poi di Berlino. Nel periodo bellico diresse gli sforzi degli scienziati tedeschi per lo sviluppo di una bomba atomica (ciò segnò la fine della sua amicizia con Bohr). Nel 1932 aveva ricevuto il premio Nobel per la fisica. ML 2011 ? L’atomo indivisibile anni ’20 Domande e certezze nella scienza mo Atomo di Rutherford di Rutherford 1 mm 00 000 Atomo Atomo di Bohrdi Bohr neutrone protone neutrone protone E1 nucleo nucleo “Orbite” discrete “Orbite” discrete h? E2 1 Å= 1 mm 10 000 000 mo di millimetro 1 decimilionesimo di millimetro 10-5 Å= -5 1 1 mm mm 10 Å= 1 000 000 000 000 1 000 000 000 000 1 millesimo di miliardesimo 1 millesimo di millimetro di miliardesimo di millimetro ? indivisibile Domande e certezze nella scienza Bohr Quando si arriva agli atomi il linguaggio va utilizzato cosi come avviene in poesia; al poeta, infatti, sta a cuore più che la descrizione dei fatti la creazione di immagini e di collegamenti mentali. Heisenberg Ma, se le cose stanno cosi, com’è possibile il progresso della scienza? La fisica dovrebbe essere una scienza esatta mi pare. Bohr Probabilmente i paradossi della teoria dei quanti e le incomprensibili proprietà che permettono la stabilità della materia diventeranno meno vaghi man mano che si faranno nuovi esperimenti. Possiamo solo sperare, che, in questo caso prima o poi elaboreremo nuovi concetti che ci permettano di capire indescrivibili processi atomici. Ma la strada da percorrere è ancora lunga. Heisenberg Capisco che lei non pensi agli elettroni come a cose, non li concepisca, insomma, come la fisica classica concepisce gli oggetti, stabilendone la posizione, la velocità, l’energia e l’estensione. Se la struttura interna dell’atomo è dunque impervia come lei dice ad ogni possibilità di descrizione, se non disponiamo di un linguaggio in grado di rappresentarla, come possiamo sperare arrivare un giorno a capire l’atomo? Bohr (esita un attimo prima di rispondere) Credo che riusciremo, ma penso che bisognerà chiarire bene cosa vuol dire ‘capire’. Dialogo tra Niels Bohr e Werner Heisenberg, Gottinga, 1922 ? indivisibile Domande e certezze nella scienza “Avevo appena iniziato a parlarne a Bohr quando si colpì la fronte con la mano ed esclamò: ‘che idioti che siamo stati tutti, questo è meraviglioso, è proprio come deve essere!’”. Otto Frisch, 3 gennaio 1939, lettera alla zia Lise Meitner IndIvIsIbIle non pIù Spesso una scoperta scientifica diventa rapidamente il crocevia per altre scoperte. Un panorama nuovo si apre sulla conoscenza del mondo fisico e dall’ultima vetta raggiunta nuovi percorsi, nuove frontiere e nuove domande si dipanano. Questo è senz’altro il caso della scoperta di Rutherford. Le implicazioni e le applicazioni sono moltissime e importantissime. La necessità di un nuovo paradigma per le interazioni tra particelle (la meccanica quantistica), l’enorme energia che ha sede nel nucleo atomico e la possibilità di liberarla, l’esistenza di nuove particelle, addirittura la possibilità di “inventarne” di nuove, la possibilità di comprendere le regole che determinano la formazione delle molecole, solo per citarne alcune. Il filo della straordinaria catena di scoperte e delle loro applicazioni nei quarant’anni che seguirono l’esperimento di Manchester è qui sintetizzato in pochi momenti: la scoperta dell’ineffabile neutrone, che poteva spiegare la strana relazione tra la massa e la carica elettrica dell’atomo; la scoperta che non solo l’atomo è composto di parti, ma che queste parti possono essere separate; infine, la sfida raccolta e non ancora vinta di imbrigliare l’energia delle stelle. L’evento della scoperta ed il percorso di verifica che ne scaturisce rendono familiare ciò che prima era inconcepibile. ? indivisibile Domande e certezze nella scienza Il neutrone: da preda a caccIatore La “necessità” dell’esistenza di una particella nucleare neutra e massiva era stata preavvertita da Rutherford nel 1920. La lunga caccia sperimentale è stata coronata 12 anni dopo dal successo di Chadwick, uno dei discepoli dello stesso Rutherford, il quale coglie l’indizio fornito da un esperimento dei colleghi di Parigi e da loro non correttamente interpretato. Nel breve giro di qualche anno il neutrone diviene esso stesso strumento di indagine scientifica: una sonda con cui si studiano le proprietà dei nuclei atomici e, piu’ recentemente, la loro collocazione all’interno dei composti chimici e dei materiali. “Confido di non essere frainteso se aggiungo un postscritto a questa storia. Inutile dire la mia soddisfazione e gioia per il fatto che la lunga ricerca del neutrone avesse infine avuto successo. L’indizio decisivo era chiaramente stato fornito da altri. Questo dopotutto non è inusuale; i progressi nella conoscenza sono generalmente il risultato di molte menti e molte mani. Ma non potevo fare a meno di pensare che ci sarei dovuto arrivare prima. Potrei offrire molte scuse: mancanza di strutture e così via... ma oltre a tutte le scuse dovevo ammettere, perlomeno a me stesso, di non aver pensato abbastanza in profondità alle proprietà del neutrone, specialmente a quelle proprietà che avrebbero chiaramente fornito la prova della sua esistenza. Era un pensiero frustrante. Mi consolavo all’idea che è molto più difficile dire la prima parola su un argomento, per quanto possa in seguito sembrare ovvia, piuttosto che l’ultima parola. Un luogo comune e probabilmente solo una scusa”. James Chadwick, Lezione alla Cornell University, Ithaca, New York 1962 ? La scoperta deL neutrone indivisibile Durante una sua lezione ‘bakeriana’ nel 1920, Rutherford aveva introdotto l’idea di particella neutra quale componente fondamentale dei nuclei atomici e subito dopo aveva iniziato un programma sperimentale alla ricerca del neutrone. Il primo passo verso l’evidenza speri- Domande e certezze nella scienza Usano una sorgente Polonio-Berillio per studiare l’interazione radiazione-materia a energia intermedia tra quella dei raggi gamma ordinari e quella dei raggi cosmici. Nel caso di sostanze ricche di idrogeno si convincono che esiste una radiazione terziaria e ritengono di trovarsi di fronte a un nuovo tipo di interazione fotone-protone che interpretano così: “Una radiazione elettromagnetica di alta frequenza è capace di liberare, nelle sostanze idrogenate, dei protoni animati da grande velocità”, una sorta di effetto Compton sui protoni dei nuclei di idrogeno. James Chadwick, premio Nobel per la fisica 1935 mentale della sua esistenza è del 1930, quando Bothe e Beker a Berlino osservano una radiazione penetrante emessa da alcuni elementi leggeri in seguito a irraggiamento con particelle alfa. Nel gennaio 1932 a Parigi, i coniugi Joliot-Curie compiono un passo determinante per la scoperta del neutrone. Irène Curie e Frédéric Joliot, premi Nobel per la chimica 1935 JoliotCurie compiono un passo determinante per la scoperta del neutrone. Particelle Alpha Polonio Berillio Finestra Particelle d'alluminio sconosciute Protoni I loro risultati spingono James Chadwick a una serie di esperimenti con un apparato in grado di osservare l’effetto di una singola particella ionizzante: “Cominciai con la mente aperta, nonostante naturalmente i miei pensieri fossero sul neutrone. Ero ragionevolmente sicuro che le osservazioni dei Joliot-Curie non potessero essere ascritte a un tipo di effetto Compton, poiché lo avevo ricercato più di una volta. Ero convinto che ci fosse di mezzo qualcosa di tanto nuovo quanto strano. Alcuni giorni di strenuo lavoro furono sufficienti a mostrare che questi strani effetti erano dovuti a una particella neutra di cui fui in grado di misurare la massa”. Il neutrone, postulato da Rutherford nel 1920 si era infine mostrato! I Joliot-Curie erano andati vicinissimi alla scoperta, mancata solo perché, secondo Joliot, non avevano letto la lezione di Rutherford, ma come ebbe a scrivere Edoardo Amaldi “in questo caso, come in molti altri, la Fortuna, prima di giocare i suoi dadi, seleziona saggiamente il livello delle persone coinvolte”. Camera di ionizzazione Camera di Chadwick Paraffina Riproduzione della Camera di Chadwick e schema del suo funzionamento