Università degli Studi, Milano

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indivisibile
ATOMO: indivisibile?
domande e certezze nella scienza
Domande e
certezze nella scienza
CURATORI
COLLABORATORI
CONSULENTI SCIENTIFICI
Mario Gargantini
Maria Cristina Baglio, Fabio Beghi,
Monica Ceresoli, Veronica Collico,
Sofia Consonni, Emanuele Corno,
Samuele Crespi, Tommaso Fraccia,
Davide Gerosa, Leonardo Malgieri,
Giulia Marchioro, Emanuele Ortoleva,
Annalisa Panfili, Daniele Redoglio,
Elena Storer, Maria Vincenzi,
Alessio Zuliani
Marco Beghi
Tommaso Bellini
Lanfranco Belloni
Martyn Bull
Giornalista scientifico
Marco Bersanelli
Università degli Studi, Milano
Saul Garavaglia
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Giovanni Rosotti
Università degli Studi, Milano
Elio Sindoni
Fondazione CEUR e EURESIS
Carlo Sozzi
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Università degli Studi, Milano
Gerardo Ballabio, Villi Demaldè,
Eugenio Greco, Simona Pezzati
Francesco Civita
Stefano Forte
Giuseppe Gorini
Silvia Imberti
Chiara Meroni
Petra Nieckchen
Beth Penrose
Marco Ricotti
Lucio Rossi
Carlo Soave
Associazione Euresis
Luca Colombo
Politecnico di Milano
Anna Giorgioni
Università degli Studi, Milano Bicocca
Politecnico di Milano
Università degli Studi, Milano
Università degli Studi, Milano
Head of Communications, STFC Rutherford Appleton
Laboratory (UK)
Curatore sezione giapponese, Museo Stibbert, Firenze
Università degli Studi, Milano
Università degli Studi, Milano Bicocca
STFC Rutherford Appleton Laboratory (UK)
Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Milano
Head of Public Information office European Fusion
Development Agreement, Abingdon (UK)
STFC Rutherford Appleton Laboratory (UK)
Politecnico di Milano
CERN - TE Department Deputy Head MSC Group Leader
Università degli Studi, Milano
Gianluca Lapini, Sergio Musazzi
RSE SpA, Milano
Lorenzo Mazzoni
Emmeciquadro
Annamaria Naggi
Istituto “G. Ronzoni”, Milano
Sergio Riva, Raffaella Soave
Consiglio Nazionale delle Ricerche
mostra realizzata per la
XXXII edizione del Meeting
per l’amicizia fra i popoli
video e animazioni
Stefano Aime, Michele Arduini, “Dialoghi in laboratorio”
Andrea Caslini, Luca Crippa,
testi di
Samuele Polistina
Mario Gargantini
progetto grafico
Associazione EURESIS
Lorenzo Morabito
luci
Gianfranco Branca
architetti
Enrico Magistretti, Giuditta Melesi
collaboratori al
progetto e allestimento
Claudia Frigerio, Michele
Paindelli, Giovanni Paterlini,
Virginia Vannucci
tecnologie
Sound D-Light srl
stampa
Millennium Vision
catalogo
a cura di
Associazione Euresis
studenti della Facoltà di Architettura di Milano Bovisa
coordinamento
exhibit
progetto grafico
Beniamino Danese, Luca
Bonanomi, Laerte Patera,
Daniele Redoglio,
Giacomo Spagnolli,
Davide Visigalli
in collaborazione con
sceneggiati
Mario Gargantini
“Bohr e Heisenberg”
testi di
Gianluca Lapini
Leonardo Malgieri
Mario Gargantini
Gianluca Lapini
Leonardo Malgieri
regia
regia
Iacopo Tiscar
Stefano Braschi
Iacopo Tiscar
Stefano Braschi
assistente alla Regia
attori
Giuditta Mingucci
scene e Costumi
Ilaria Ariemme
Giorgio Bonino
Claudio Migliavacca
si ringraziano
Giacomo Bella, Giuseppe Bonzini,
Paolo Cappelletti, Benedetta Cappellini,
Federica Ghiringhelli, Marta Perego,
Giuseppe Puglisi, Francesco Vannini,
Andrea Zannoni
per immagini, materiale, strumentazione
e ospitalità incontri
Gianni Bonera, Federico Brunetti,
Collegio Rotondi, Riccardo Destro,
Elitalia S.r.l., Fondazione CEUR,
Fondazione S. Cuore, Marco Giliberti,
Liceo Scientifico Einstein (Rimini),
Philips Italia SpA, Franco Riggi
produzione
Elsinor
attori
Stefano Braschi, Dario De Falco,
Rocco Schira e Giorgio Massari
produzione
Elsinor
Lorenzo Morabito
stampa
Italgrafica, Novara
Casa editrice
FriMedia s.r.l. Meda
Noleggio mostra
Meeting Mostre
[email protected]
www.meetingmostre.com
mostra realizzata con il contributo di
ATOMO: indivisibile?
domande e certezze nella scienza
“Quando finalmente uno è arrivato alla certezza,
la sua gioia è una delle più grandi che possa
essere percepita dall’animo umano”.
Louis Pasteur
S
ML
2011
Ma è possibile nella scienza
diventare certi di qualcosa?
Che cosa significa raggiungere
una “certezza” in ambito
scientifico?
Di che cosa si diventa certi:
del dato osservato o di una più
ampia realtà che il dato indica?
Quanto conta, nel cammino
verso la certezza, il metodo con
cui si interroga la realtà?
Esistono, nel percorso della
ricerca, risultati che diventano
punti di non-ritorno?
ono interrogativi la cui portata va oltre i confini
dell’attività scientifica ma che nella scienza trovano un
banco di prova interessante. Quella stessa scienza che oggi
viene vista, alternativamente, da prospettive estreme e
contraddittorie: a volte come sola fonte di certezze, altre
come esempio di una conoscenza senza punti fermi, come
emblema del metodo del dubbio.
Con questa mostra intendiamo mettere a fuoco l’esperienza del diventare certi nel lavoro scientifico. Lo faremo
raccontando una storia. Una di quelle storie che hanno cambiato il cammino
della scienza. Ripercorreremo le tappe principali che hanno portato a un
fondamentale “punto di
non ritorno”, rivisitando le
domande che – dalle intuizioni degli antichi ai primi
modelli ingenui dell’atomo
– hanno condotto, esattamente cento anni fa, agli
esperimenti decisivi di Ernest Rutherford e alla formulazione del suo modello
atomico “planetario”. Rivivremo il dibattito che ha
accompagnato l’indagine
sulla struttura intima della materia, fino a entrare (virtualmente!) in alcuni
dei più avanzati laboratori scientifici oggi in attività.
?
indivisibile
L’atomismo
neLL’antica
Grecia
Domande e
certezze nella scienza
L
a grande avventura dell’atomismo inizia nel mondo greco:
secondo certi autori, fu Leucippo di Mileto, nato tra il 480
e il 470 a.C., il primo a ipotizzare l’esistenza di enti infiniti
per numero e invisibili per piccolezza che, con le loro reciproche
posizioni, determinano i fenomeni di movimento e mutamento.
Ma è a Democrito di Abdera (470/460-370 a.C.) che viene
comunemente attribuita la nascita dell’atomismo. Per Democrito gli
atomi sono particelle solide indivisibili (άτομος = non divisibile) ma
tra loro differenti per forma e dimensioni, che possono aggregarsi
e distaccarsi.
“Opinione è il dolce, opinione l’amaro, opinione il caldo, opinione
il freddo, opinione il colore; verità gli atomi e il vuoto”.
Hendrik ter Brugghen
Democrito, 1628
Epicuro di Samo (342-271 a.C.) ritiene che “gli atomi in numero
infinito si muovano perpetuamente nel vuoto”. Epicuro sembra
ammettere una sorta di spontanea deviazione casuale dal corso
naturale verso il basso, detta in latino clinamen.
Diodoro Crono (fine IV-inizio III secolo a.C.)
considera anche il tempo: con la teoria del loro
moto “a scatti”, introduce così atomi di tempo
e di spazio.
L’atomismo viene più tardi ripreso da Tito
Lucrezio Caro (ca. 98-55 a.C.). Il mondo, per
Lucrezio, è nato non per opera degli dei, ma
per combinazione di atomi. E il mondo finirà
quando essi si disgregheranno.
Ritratto di Epicuro,
copia di epoca
romana
Wenceslas Hollar
un’edizione inglese
del De Rerum Natura
Il
mondo arabo
L’
atomismo è stato oggetto
di profonde discussioni e
controversie anche nella
cultura islamica.
Il neoplatonico Damascio (ca. 462538 a.C.) aveva approfondito una
dottrina dei “salti” o “balzi” con cui
si svolgerebbe il movimento:
il tempo non sarebbe composto di
istanti, ma di “intervalli”.
Tale dottrina ricompare nella
controversia tra Nazzam e Abu
I-Hudhayl al ‘Allaf (IX secolo d.C.).
Il primo accetta la divisibilità
all’infinito di qualsiasi continuo,
il secondo sostiene l’atomismo di
spazio, tempo e movimento.
Disputa tra Averroè e Porfirio,
Monfredo de Monte Imperiali,
“Liber de herbis” XIV secolo d.C.
Averroè (1126-1198) sostiene che gli atomi debbano
essere considerati come punti geometrici, senza tuttavia
negarne la realtà fisica. Ma come può un continuo esteso
essere prodotto da componenti inestese? Sono i paradossi
del concetto di infinito, che interessano anche i matematici
dei nostri giorni!
L’ebreo Mosè Maimonide (1135-1204), nato a Cordova
nel kalam (parola di Allah), islamico, ammette che le cose
corporee sono fatte di atomi, che esiste il vuoto, che vi sono
anche atomi di tempo. È Dio “onnipotente e misericordioso”
che a ogni istante di tempo disfa e ricrea il mondo.
Benozzo Gozzoli,
Trionfo di San Tommaso
d’Aquino su Averroè,
1468-1484
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indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
La
rivoLuzione scientifica
N
el Medioevo cristiano domina la filosofia di Aristotele, che
rifiuta le ipotesi atomistiche come materialiste. Pochi esempi
contrari si ritrovano a opera di Roberto Grossatesta (11751253) e di Nicola d’Autrecourt (1295-1369).
Una certa ripresa dell’atomismo inizia alla fine del 1500: Daniel
Sennert (1572-1637) ipotizza l’esistenza sia di “atomi semplici”, sia
di “elementi di secondo ordine”, anticipando l’idea di molecole.
Si hanno accenni all’atomismo anche da parte di Giordano Bruno
(1548-1600) e Galileo Galilei (1564-1642). Per Bruno tutti i corpi
sono composti da monadi, unità fisiche indivisibili e indistruttibili, in
numero infinito e tutte uguali. Galileo sembra invece propendere per
una teoria atomistica e fa l’ipotesi che la luce sia formata da corpuscoli.
Un più deciso ritorno all’idea di atomo si ha
con l’abate Pierre Gassend, (1592-1655),
il quale cerca di conciliare l’atomismo con
la fede cristiana. Il mondo, fatto di atomi,
è stato creato da Dio: in questa posizione
non vi è più traccia di materialismo.
Nel XVIII secolo Isaac Newton (1642-1727) non parla
espressamente di atomi, ma di “minima”, oggetti piccoli, solidi
e indistruttibili dei quali era costituita tutta la materia. Newton
introduce una forza che agisce tra le particelle materiali, che
dipende solo dalle masse e dalla reciproca distanza.
Pierre
Gassendi
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indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
Johann Kerseboom,
Robert Boyle,
olio su tela
Il gesuita dalmata Ruggero Boscovich (1711-1787) aggiunge che
a distanze minime tale forza deve essere fortemente repulsiva,
così da evitare il collasso della materia. Lo svizzero Daniele
Bernoulli (1700-1782) avanza quindi l’ipotesi che i gas siano
formati da particelle interagenti tra loro mediante urti, fornendo
la spiegazione della pressione.
Robert Boyle (1627-1691) rifiuta l’idea di atomi come particelle
tutte uguali, provviste solo di proprietà meccaniche, ipotizzando
invece caratteristiche chimiche. Nel suo famoso Sceptical Chymist,
Boyle asserisce che tutti gli elementi sono dovuti a combinazioni
di “minuscole particelle”.
Robert Boyle,
copertina di una
edizione del 1660
de Nuovi esperimenti
Nascita
della chimica moderNa
L
a conferma delle ipotesi atomistiche
arriva un secolo dopo, grazie ai chimici
Antoine-Laurent Lavoisier (1743 -1794),
John Dalton (1766 -1844), e William Prout
(1785-1850). Al francese Lavoisier si deve la
scoperta che nelle trasformazioni chimiche, la
materia non viene né distrutta né creata, ma
solo trasformata.
Joseph-Louis Proust (1754 -1826) osserva
che in ogni reazione chimica gli elementi si
combinano in un rapporto di masse determinato
e costante. Per spiegare questa legge l’inglese
Dalton propone nel 1803 l’ipotesi atomica e
formula il primo modello atomico basato su
dati fisici e non solo sull’intuizione filosofica:
Jacques-LouisDavid,
Antoine-Laurent Lavoisier
e sua moglie,
1788
JosephAllen,
John Dalton,
1895
1.lamateriaècostituitadaatomidotatidimassaevolume;
2.ciascunelementochimicoèformatodaspecificiatomituttiuguali;
3.atomiugualiodiversipossonounirsitraloroaformareuncomposto,
costituitodaunnumerodiatomisemprefissoecostante;
4.quandodueatomidiversiformanopiùdiuncomposto,aunaquantità
fissadelprimocorrispondonoquantitàmultipledelsecondo.
JohnDalton,
New System of
Chemical Philosophy,
1808
William Prout nel 1815 cerca di dimostrare che i pesi atomici degli
elementi chimici sono tutti multipli del peso atomico dell’idrogeno. Ma
il chimico belga Jean Stas (1813 -1891), con accuratissimi esperimenti,
concluse che l’ipotesi di Prout non era corretta. Fu soltanto grazie alla
classificazione periodica degli elementi di Dmitrij Ivanovic Mendeleev
(1834 - 1907), alla scoperta degli isotopi e a quella del neutrone che
si riuscì a capire come alcuni elementi potessero avere pesi atomici
frazionari.
?
indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
Alcuni strumenti di
laboratorio di Lavoisier
Tra gli atomisti, vanno anche ricordati Johann Loschmidt (1821-1895),
che ha tentato di calcolare il diametro di una molecola d’aria, Rudolf
Clausius (1822 -1888), che sviluppò una teoria cinetica dei gas, e James
Clerk Maxwell (1831-1879) che calcolò la distribuzione statistica
delle velocità delle molecole dei gas.
Le
particeLLe subatomiche
U
n passo fondamentale della “storia dell’atomo” avviene nel 1904:
Joseph John Thomson (1856-1940) scoprì che, facendo passare delle
scariche elettriche attraverso un gas molto rarefatto, si producevano
dei raggi luminescenti provenienti dal catodo (elettrodo negativo).
Thomson concluse che tali raggi consistevano di particelle dotate di carica
elettrica negativa e di massa piccolissima, uguali qualunque fosse il gas usato
per la scarica: le particelle così prodotte vennero chiamate elettroni. Thomson
ipotizzò allora che gli atomi non fossero indivisibili e propose nel 1906 un
primo modello di atomo.
Conferenza
di Solvay,
1913
Joseph John
Thomson
Raggi di elettricità positiva
e loro applicazione per
apparecchiature di
chimica,
1913
Da qui inizia quella che potremmo definire
l’era dell’atomo, una grande impresa
scientifica che, affondando le sue radici
nell’antica Grecia, si protende verso il futuro, portando l’uomo sempre più vicino a
scoprire la struttura ultima della materia.
?
indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
Tutti e tre contengono
602 214 129 000 000 000 000 000
particelle (atomi o molecole)
è Il nUmERO dI
AvOgAdRO
Amedeo Avogadro (1776-1856) stabilì la distinzione tra atomi e
aggregati di atomi (molecole) e affermò che una quantità in grammi
pari al peso atomico di qualunque elemento contiene lo stesso numero
di atomi o molecole.
FERRO
ACQUA
Una piramide formata da un tale numero di palline
da ping-pong avrebbe una base di circa 4.872 km e
un’altezza di circa 3.445 km.
ARIA
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indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
Si alza il Sipario
Sul mondo
Subatomico
Negli ultimi anni dell’Ottocento, mentre molti fisici ritenevano di essere giunti alla completa comprensione dei fenomeni naturali,
emergevano delle evidenze sperimentali
che sfidavano alcune certezze della fisica
classica.
Lo studio dei raggi catodici aveva portato
J. J. Thomson alla scoperta degli elettroni,
ottenendo la prima prova dell’esistenza di
una particella subatomica. Ma il fatto che
la materia fosse costituita da atomi apparentemente indivisibili aveva molti riscontri
e questi nuovi risultati non furono accettati
facilmente.
Nel frattempo erano comparsi due ulteriori
fenomeni del tutto sconosciuti: i raggi X e la
radioattività, la cui origine e i cui effetti faceva supporre una natura complessa degli
atomi.
Sul versante della chimica, la tavola periodica mostrava l’insufficienza del criterio di
ordinamento basato sui pesi atomici e non
rispondente alle proprietà chimiche degli
elementi.
Ce n’era a sufficienza per mettere in discussione l’idea di atomo come particella elementare indivisibile e aprire la domanda
sulla sua configurazione interna.
Cosa C’è
L
dentro un atomo?
a scoperta dell’elettrone, cioè di una particella di massa
2000 volte minore di quella dell’atomo più leggero,
l’idrogeno, apriva il problema della struttura dell’atomo,
che non poteva più essere considerato un “indivisibile”.
La presenza degli elettroni negativi nell’atomo doveva però
prevedere anche quella di una carica positiva che garantisse
la neutralità elettrica. Ma su questa supposta carica positiva
non si sapeva nulla. A questo punto si scatena la fantasia dei
fisici teorici per elaborare ipotesi sulla struttura atomica.
Uno dei problemi da affrontare è che se si suppongono gli
elettroni in movimento, l’atomo diventa instabile, per l’emissione
di radiazione elettromagnetica da parte degli elettroni stessi.
Questo problema è particolarmente grave se si suppone un
modello di tipo planetario, cioè con la carica positiva e la quasi
totalità della massa al centro dell’atomo e gli elettroni intorno.
Inoltre la materia allo stato condensato, solido o liquido che
sia, è praticamente incomprimibile; per questo motivo diversi
modelli sono “ad atomo pieno” ovvero a carica positiva e massa
diffuse su tutto il volume dell’atomo.
Le
moLLe di
Lord KeLvin
Nel 1902 Lord Kelvin (William Thomson) propose un modello dove gli elettroni erano posti
su superfici sferiche concentriche unite da sistemi di molle senza masse e capaci di espandersi
e comprimersi. Tali sfere potevano ruotare intorno a un nucleo centrale di carica elettrica
positiva. La sfera solida contenuta nella cavità sferica fu chiamata globulo. Lo scienziato
indicava la cavità sferica e il globulo con il nome di “molecola doppia” o “doppietto”. La
sfera elastica liscia fu semplicemente detta atomo o atomo singolo.
modeLLo
1
I
dInamIdI
Nel 1903 Philipp Lenard suppose che il mattone fondamentale di tutti gli atomi fosse una
struttura che egli chiamò dinamide, una specie di dipolo tra carica positiva e negativa. Il
numero dei dinamidi corrispondeva al numero di massa atomico: per esempio, l’idrogeno
era costituito di un solo dinamide, l’elio di 4 e così via. Non era indicata un’ipotesi sulla forza
che tiene insieme i dinamidi, ma si ipotizzavano ampi spazi vuoti fra un dinamide e l’altro.
modello
2
Il
plum-puddIng
+5
Nel modello di J. J. Thomson (1904) le particelle elettrizzate negativamente sono situate
dentro una sfera uniformemente elettrizzata positivamente e mosse rapidamente in modo da
formare una serie di anelli: le particelle di ciascun anello giacciono in un piano perpendicolare
all’asse di rotazione e il loro numero diminuisce al diminuire del raggio dell’anello. Il modello
di Thomson riscosse un notevole interesse, perché creava un collegamento con la chimica: i
suoi anelli di elettroni corrispondevano alle righe della tavola di Mendeleiev.
modello
3
Come
gli anelli di
Saturno
Nel 1904 Hantaro Nagaoka, con evidente richiamo a un modello degli anelli di Saturno
elaborato da Maxwell nel 1859, elaborò un modello di atomo costituito da una grande
massa centrale dotata di carica positiva intorno alla quale, come gli asteroidi degli anelli
di Saturno, ruotavano gli elettroni negativi. La repulsione fra gli elettroni veniva equilibrata
dall’attrazione verso la massa centrale.
modello
4
Un
panettone senza Uvette
Nel 1906 Jonh W.S. Rayleigh si gettò nell’arena dei modelli atomici con una modifica
del modello di Thomson: egli prese in considerazione un sistema limite in cui il numero degli
elettroni era così grande che poteva essere approssimato da una “nebbia”, da un “fluido”
continuo di cariche negative.
modello
5
L’eLettrone “vibrante”
+5
Nel 1906 James Jeans propose un modello in cui l’elettrone aveva una struttura interna, le
cui vibrazioni causavano l’emissione degli spettri luminosi.
modeLLo
6
L’eLettrone “in
espansione”
Nel 1906 George A. Schott suggerì, come Jeans, che l’elettrone dovesse essere più complicato
di una particella puntiforme. Fece quindi l’ipotesi che le peculiari frequenze dell’atomo si
originassero da un elettrone che si espande a ritmo molto lento.
modeLLo
7
La
teoria eLettronica di
ramsay
Molecola di sodio
metallico (NaE) e
di cloro (Cl2e13)
entrambe neutre
Il sodio senza un
elettrone diventa
lo ione sodio
(Na+), il cloro con
un elettrone in più
diventa lo ione
cloruro (Cle8-)
Lo ione cloruro
condivide il
proprio elettrone
con lo ione sodio,
formando la
specie neutra
cloruro di sodio
(NaCle8)
William Ramsay propose nel
1908 un modello in cui l’elettrone non era una particella
dell’atomo ma un un nuovo
tipo di atomo, cioè un nuovo
elemento, con la peculiarità di
avere:
una carica negativa (mentre
gli altri atomi erano neutri),
una massa irrisoria (attorno a
un atomo potevano rotolare
fino a otto elettroni).
Un elemento era neutro quando aveva attorno a sé il giusto
numero di elettroni.
Gli atomi possono cambiare il
numero di elettroni, diventando carichi, cioè ioni, o condividerli, creando legami.
modeLLo
8
Gli “archioni”
Nel 1910 Johannes Stark suppose che l’atomo fosse composto di “archioni”, cariche positive rotanti
(un’idea vicina al moderno concetto di protone), così da costituire dei dipoli magnetici; in questo modo
la struttura dell’atomo era una specie di anello tenuto insieme da forze magnetiche. C’è però un
problema: gli archioni si respingono gli uni gli altri, essendo carichi positivamente, e la forza dovuta al
dipolo magnetico è troppo piccola per contrastare la repulsione. Stark risolse il problema inserendo
elettroni fra gli archioni successivi in modo da neutralizzare la repulsione e rendere il sistema stabile.
modello
9
L’atomo “cubico”
Nel 1902 Gilbert N. Lewis aveva proposto una struttura “cubica” allo scopo di interpretare
in termini di elettroni il fenomeno della valenza, con gli elettroni posizionati agli otto vertici di
un cubo: non era quindi un modello di atomo quanto un modo per spiegare i legami atomici.
Questa, per esempio, è la rappresentazione strutturale degli elementi della seconda riga
della tavola periodica.
A
Legami ionici si formano dal trasferimento di un elettrone da un cubo all’altro (A). Singoli
legami covalenti si formano quando due atomi hanno in comune un lato (C). Lewis ipotizza
anche uno stadio intermedio con un solo vertice in comune (B).
B
C
Doppi legami tra
due atomi cubici si
formano mettendo in
comune una faccia,
cioè quattro elettroni.
modeLLo
10
?
indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
Raggi catodici
I
tubi di vetro detti “catodici” contengono gas rarefatti. A pressioni sufficientemente basse si registra la presenza
di raggi invisibili, emessi dall’elettrodo
negativo (catodo) e diretti verso quello
positivo (anodo), in grado di generare luce se l’anodo è fosforescente. Nel
1897 Thomson dimostrò che i raggi
catodici sono particelle con carica negativa, poi denominati elettroni.
tubi catodici sono stati per anni i componenti principali dei monitor di TV,
PC e oscilloscopi.
I
Nei tubi detti di Crookes, spesso venivano introdotte barriere che rivelavano la presenza
dei raggi; come in questo tubo
catodico con mulinello
(cortesia Collegio Rotondi)
Raggi
peR tutti
I “colpi di scena” che dominano la fisica negli ultimi anni del XIX hanno come
protagonisti nuovi tipi di emissioni e nuove apparecchiature in grado di rivelarle.
Raggi X
N
el 1895 Roentgen, mentre lavorava con
un tubo a raggi catodici, scoprì che uno
schermo fosforescente a un metro dal tubo si
illuminava. Attribuì la causa a dei raggi sconosciuti (che chiamò “X”) emessi dal punto in cui
i raggi catodici colpivano il loro bersaglio. Fu
subito evidente che i raggi X potevano attraversare la materia, compresa quella del corpo umano.
Un tubo a raggi X
è costituito da una
ampolla di vetro sotto vuoto, contenente
un catodo e un anodo, alimentati con
Alta Tensione (da 40
kV a 150 kV). Il catodo comprende un
elemento riscaldatore (filamento). L’anodo è
costituito da un disco obliquo di metallo pesante (tungsteno, renio, molibdeno ...). Il filamento emette elettroni che, accelerati dall’alta tensione, vengono proiettati
sull’anodo: nell’impatto l’energia cinetica acquisita si trasforma in calore
(98%) e solo il 2% circa in radiazione X.
Il disco dell’anodo viene fatto ruotare: ciò evita che gli elettroni lo erodano precocemente e consente una migliore gestione del calore, aumentando la potenza della radiazione.
(cortesia Philips SpA)
Radioattività
N
el 1986 Henri Becquerel scoprì, accidentalmente, il fenomeno della radioattività e nel 1899
i coniugi Curie scoprirono un nuovo elemento radioattivo denominato radio. Si trovò che le emissioni
radioattive erano di tre tipi – a (alfa), b (beta), g
(gamma) - con diversa capacità di ionizzazione e diverso potere penetrante; sottoposti a un campo magnetico, assumevano traiettorie diverse mostrando
quindi di possedere una diversa carica elettrica: a
positiva, b negativa, g neutra. Nel 1903 Rutherford
ebbe la prova sperimentale che i raggi a erano nuclei di elio ionizzati; si era già scoperto che i raggi b
si comportavano come i raggi catodici, quindi erano
elettroni; si scoprirà che i raggi g non sono particelle
ma onde elettromagnetiche a frequenza maggiore
dei raggi X.
g
a
b
?
indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
La scoperta
deL nucLeo
A Manchester Ernest Rutherford era impegnato nella misura precisa delle proprietà
delle particelle alfa. Nel 1907 affidò ai
due giovani collaboratori Hans Geiger e Ernest Marsden un programma di ricerca per
capire meglio il fenomeno della diffusione
(scattering) che disturbava tale misura.
Nel 1909 ebbe l’intuizione di verificare se
qualche particella alfa potesse essere diffusa ad angoli molto grandi. Con loro grande sorpresa, Geiger e Marsden trovarono
che alcune particelle subivano addirittura
un rimbalzo all’indietro: l’interpretazione
più plausibile di un simile comportamento
era che i raggi alfa avessero urtato qualche grosso ostacolo, che non potevano essere i piccoli elettroni.
Ma bisognava raggiungere un grado maggiore di certezza. Rutherford frequentò un
corso di statistica per poter eseguire questo tipo di analisi sui dati e, dopo due anni
di calcoli e ripensamenti, arrivò alla conclusione che al centro dell’atomo era concentrata tutta la carica positiva in un piccolo e
pesante nucleo. La scoperta fu annunciata
il 7 marzo 1911 alla Manchester Literary
and Philosophical Society e poco dopo Rutherford inviò al Philosophical Magazine un
lungo articolo descrivente la sua ricerca.
Tuttavia Rutherford non era ancora soddisfatto. Fece iniziare a Geiger e Marsden un
nuovo programma di misure accurate della
frazione di particelle alfa diffuse ai vari
angoli per verificare se si accordavano con
le formule da lui proposte nell’articolo. Nel
1913 i dati vennero confermati.
?
Sul tavolo di
RutheRfoRd
indivisibile
N
el 1907 Rutherford tornò in Inghilterra come professore all’università di Manchester e continuò le sue ricerche sulle particelle alfa affiancato dal suo nuovo team di laboratorio, composto da Hans Geiger, Otto
Baumbach e in seguito da Hans Marsden. Nei resoconti storici e biografici degli esperimenti di Rutherford e
collaboratori nel laboratorio di Manchester, vengono elencati e descritti (in particolare da Da Costa Andrade)
i principali strumenti e i procedimenti sui quali si basava l’attività di ricerca: per esempio la pompa per il vuoto
(modello di Gaede), la pila galvanica, il rocchetto di Ruhmkorff, il galvanometro, l’elettrometro a quadranti,
l’elettroscopio a lamina d’oro, il tubo catodico, il tubo a raggi X.
Domande e
certezze nella scienza
GalVanometRo a
Rocchetto di RuhmkoRff
bobina mobile di
dePRetz-d’aRsonVal
è
uno strumento utilizzato per misurare con elevata sensibilità l’intensità
della corrente continua. è costituito da
una bobina mobile sospesa con un filo
all’interno delle espansioni polari di un
magnete permanente. Alla bobina è fissato un indice che mostra il valore della
corrente su una scala graduata.
(Cortesia Fondazione Sacro Cuore)
è
un trasformatore utilizzato per produrre impulsi ad alta tensione partendo da una sorgente di corrente continua a bassa
tensione. è costituito da due bobine di filo di rame avvolte attorno
a un nucleo di ferro dolce (C). Una bobina (A) collegata al generatore di corrente continua a bassa tensione (G) genera un campo
magnetico. In serie alla bobina è collegato un interruttore (E) che
si apre e chiude periodicamente provocando una variazione del
campo magnetico che, per induzione, causa un impulso ad alta tensione nella bobina (B). La tensione elevata può produrre una scarica elettrica molto intensa fra i due terminali (H) del secondario.
H
elettRoscoPio
Pila di
Volta
tubo a
tRe anodi
F
B
A
A
E
C
D
G
(Cortesia Collegio Rotondi)
(Cortesia Collegio Rotondi)
?
Sul tavolo di
RutheRfoRd/2
indivisibile
ScIntIllazIone
E
Domande e
certezze nella scienza
sistono alcuni materiali che esibiscono una proprietà nota come luminescenza. Quando questi
materiali vengono sollecitati da un’azione esterna
(come luce, calore, radiazioni) riemettono l’energia
assorbita sotto forma di luce visibile.
IonIzzazIone
I
Energia di ionizzazione
l processo di ionizElettrone
Particella carica
zazione consiste nelv
la perdita di uno o
v
più elettroni da parte di un atomo neutro.
In seguito alla perdita
Ione positivo
Atomo neutro
di un elettrone, le cariche positive (protoni)
non sono più bilanciate da quelle negative e l’atomo si carica positivamente.
Principio fisico
Banda di conduzione
La ionizzazione è un processo statistico che si verifica quando una particella
Banda di valenza
carica o un fotone energetico attraversando
un mezzoElettrone
(tipicamente un gas)
Particella carica
cede per urto una quantità di energia uguale o maggiore del potenziale di
Particella
ionizzazione di un elettrone degli atomi del
mezzo. In questo processo un eleto fotone
v
trone viene rimosso da un atomo o da una molecolaElettrone
in modo da creare una
coppia elettrone-ione positiva (ionizzazione primaria).
Quando un elettrone proveniente dalla ionizzazione primaria viene accelerato da un campo elettrico riesce a ionizzare per urto un’altra molecola del gas
Ione positivo
Atomo neutro
(ionizzazione secondaria). Gli elettroni secondari possono a loro volta ionizzare altre molecole in un processo a valanga (Effetto Townsend).
Energia di ionizzazione
Applicazioni
I processi di ionizzazione sono
alla base del principio di
funzionamento dei rivelatori
di particelle cariche e
radiazioni ionizzanti.
Banda di conduzione
Banda di valenza
Particella
o fotone
Elettrone
Principio fisico
Il meccanismo di emissione luminosa può essere
spiegato come transizione elettronica fra due livelli
energetici dell’atomo.
In seguito all’assorbimento di energia (causato da
un evento esterno) l’elettrone si porta su un livello
energetico più alto (E2). Successivamente, l’elettrone
v decade su un livello energetico inferiore (E1) emettendo un fotone di energia pari alla differenza di
energia fra i due livelli.
Il tempo che passa dall’assorbimento alla remissione può variare da pochi microsecondi a ore, a seconda del materiale.
Applicazioni
I materiali scintillatori vengono utilizzati nei dispositivi per la rivelazione di particelle e radiazioni
energetiche.
?
Sul tavolo di
RutheRfoRd/3
indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
Scattering
I
l fenomeno dello scattering si verifica quando una particella o un fotone (quanto di luce) viene deviato dalla
propria traiettoria in seguito all’interazione con un ostacolo (in generale una
particella).
Principio fisico
Nel caso di particelle cariche (come
per esempio le particelle alfa e i nuclei
atomici) il modello utilizzato per descrivere l’interazione della particella inci-
dente con quella bersaglio è l’urto elastico (si conservano energia e quantità
di moto).
La forza repulsiva che fa deviare la
particella incidente è
F= Dq/Dt
dove Dt è il tempo di interazione fra la
particella incidente e il bersaglio e Dq
la variazione della quantità di moto q.
In particolare:
- la forza F che agisce sulla particella
incidente ha la stessa direzione e verso
q0 è la quantità di moto della particella incidente
Dq è la variazione della quantità di moto
q è la quantità di moto dopo l’urto
ϑ è l’angolo di scattering
a è il parametro d’urto
di Dq;
- poiché la forza elettrica che si manifesta fra due cariche diminuisce con
l’aumentare della loro distanza, la forza F che agisce sulla particella incidente diminuisce al crescere del parametro
d’urto a.
Applicazioni
Le tecniche di scattering (di particelle) vengono utilizzate per indagare la
struttura della materia.
?
indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
E
rnEst ruthErford
Rutherford
(1871-1937)
Ernest
N
ato in Nuova Zelanda,
arrivò nel 1895 al Cavendish
Laboratory di Cambridge e nel
1898 passò alla McGill University di
Montreal, dove collaborò col chimico
Frederick Soddy col quale condivise
nel 1908 il premio Nobel per la
Chimica conseguito a seguito delle
ricerche sulla natura dei raggi alfa.
Nel 1907 approdò all’Università di
Manchester dove, insieme a Geiger
e Marsden, condusse i celebri esperimenti che lo portarono a elaborare
un nuovo modello “planetario”
dell’atomo.
Nel 1919 tornò al Cavendish come
direttore: sotto la sua guida, Cockcroft
e Walton furono i primi a scindere il
nucleo atomico e Chadwick dimostrò
l’esistenza del neutrone, già intuita da
Rutherford più di un decennio prima.
Nel 1931 fu insignito della qualifica
di pari d’Inghilterra col titolo di Lord
Rutherford of Nelson.
ML
2011
?
indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
H
G
Hans
Wilhelm
ans eiGer
(1882-1945)
Geiger
N
ato a Neustadt (Germania),
dopo il dottorato in fisica si
trasferì a Manchester dove insieme
a Marsden condusse i celebri esperimenti sullo scattering delle particelle
alfa, in base alle quali Rutherford
elaborò il nuovo modello di atomo.
Tornato in Germania nel 1912, diresse
il laboratorio sulla radioattività
dell’Istituto Nazionale Tedesco per la
Scienza e la Tecnica di Berlino e in
seguito insegnò fisica alle università di
Kiel, di Tubingen e poi ancora a Berlino.
Il suo nome è rimasto legato al famoso
dispositivo, il contatore Geiger, per
la rilevazione di particelle ionizzanti,
i cui primi prototipi furono realizzati
nel Laboratorio di Manchester.
ML
2011
?
indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
E
M
Ernest
rnEst arsdEn
(1889-1970)
Marsden
N
ato nel Lancashire (UK),
mentre era ancora studente
di fisica dell’Università di Manchester
condusse con Geiger il famoso
esperimento che porta i loro nomi,
sotto la supervisione di Rutherford.
Nel 1915, su raccomandazione di
Rutherford, fu nominato professore
di fisica alla Università di Wellington
e da allora visse quasi sempre in
Nuova Zelanda.
Dopo la Prima Guerra Mondiale
la sua carriera prese una piega
più organizzativa che scientifica: fu
per quasi vent’anni segretario del
Department of Scientific and Industrial
Research, un ente finanziato dal
governo neozelandese.
Dal 1946 fu membro della Royal
Society e nel 1958 ricevette il titolo
di baronetto.
ML
2011
?
indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
Un atomo in
cerca di stabilità
La struttura dell’atomo proposta da
Rutherford sollevava nuove domande: in
particolare, non riusciva a spiegare come
gli elettroni si mantenessero in orbita senza
emettere energia e quindi collassare sul
nucleo. L’atomo di Rutherford era intrinsecamente instabile.
Il problema della stabilità fu risolto nel 1913
da Niels Bohr applicando le idee innovative – e non ancora digerite dalla comunità
scientifica - di Max Planck che prevedevano
un’emissione di energia non continua ma “a
pacchetti”. Bohr assegnò agli elettroni solo
un numero limitato di orbite, sulle quali le
particelle si trovavano in uno “stato stazionario” senza perdita di energia; le radiazioni avvenivano solo quando gli elettroni
saltavano da un’orbita all’altra. Sviluppando matematicamente il modello, Bohr riuscì
a dar ragione della formula empirica per il
calcolo della lunghezza d’onda delle righe
dello spettro dell’idrogeno.
Un’ulteriore verifica sperimentale delle nuove idee sull’atomo fu quella eseguita negli
stessi anni dal giovane Harry Moseley sulle righe spettrali dei raggi X: era la prova che le proprietà degli elementi chimici
sono determinate solo dalla carica dei nuclei. Veniva così risolto anche il problema
dell’ordinamento degli elementi nella tavola periodica.
Col tempo e da una convergenza di fattori il modello di Rutherford-Bohr si affermò,
mentre si aprivano nuove interessanti questioni: la principale era quella che spostava
la domanda iniziale ancor più in profondità, interrogandosi sulla possibile struttura
del nucleo.
?
L’appeLLo
indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
degLi eLementi
Negli anni di permanenza al laboratorio di Manchester, Moseley ottenne risultati fondamentali per lo sviluppo
del modello atomico studiando la natura dei raggi X emessi dagli elementi della tavola periodica.
“ (...) abbiamo qui la prova che esiste nell’atomo una grandezza fondamentale che aumenta in misura
regolare nel passare da un elemento a quello successivo. Questa grandezza non può essere altro che la
carica del nucleo centrale positivo”.
Moseley
La legge di Moseley “sostituiva alla classificazione un po’ romantica
di Mendeleev una precisione del tutto scientifica” (G. Urbain), cioè
ordinava gli elementi sulla tavola periodica attraverso la carica positiva
del nucleo (oggi numero atomico), che quindi determinava le proprietà
fisico-chimiche degli elementi. Tale scoperta rappresentò la maggior
conferma sperimentale dell’ipotesi nucleare di Rutherford.
intensità
relativa
di raggi X
R'
L
A
P
Radiazioni
caratteristiche
R
C
Massima
energia
fotonica
La scoperta di nuovi eLementi
“Non dubito che sarà possibile mettere ciascun elemento delle terre rare nella casella giusta e stabilire se
qualcuno di esso è complesso, e dove cercare elementi nuovi.”, così scriveva Moseley a Rutherford. Ed infatti
riordinando la tavola periodica secondo gli incrementi delle frequenze delle righe spettrali si accorse che
erano presenti quattro spazi vuoti che dovevano essere occupati da elementi non ancora scoperti (Afnio, Renio,
Tecnezio e Promezio).
“Moseley ha fatto, per così dire, l’appello degli elementi, cosicchè per la prima volta si è potuto stabilire con
certezza il numero degli elementi possibili compresi tra il primo e l’ultimo, e il numero di quelli che erano ancora
da scoprire”.
Frederick Soddy
Bremsstrahlung
0
50
100
150
S
Energia fotonica/keV
Schema di una parte dell’apparato sperimentale usato da Moseley
(“The high frequency spectra of the elemento” by H.G.J. Moseley
Phil. Mag (1913), p.1024). Un target di un dato elemento veniva
bombardato con raggi catodici (elettroni molto energetici), il
cui impulso generava raggi X. Tali raggi, dopo essere passati
attraverso una sottile fenditura (S), passavano attraverso una
finestra di alluminio spessa 0.02 mm e venivano dispersi da un
cristallo (C), separando così le diverse frequenze dello spettro.
Tipico spettro di raggi X. Ogni elemento
rilascia radiazione in un intervallo di frequenze.
A determinate frequenze sono visibili delle
emissioni più intense (dette righe spettrali), spesso
raggruppate in serie (es: serie K, serie L, etc ).
Questo fenomeno sarà spiegato dal modello di
atomo quantizzato di Bohr.
Nel grafico sono riportate le frequenze delle prime
righe spettrali della serie K dei 39 elementi analizzati
da Moseley (dall’alluminio all’oro). Le frequenze
aumentano di una quantità costante nel passare da
un elemento chimico al successivo. Moseley ipotizzò
che tale andamento dovesse dipendere da una
grandezza caratteristica dell’elemento diversa dal
peso atomico.
Niels
B
(1885-1962)
?
Niels
ohr
indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
Bohr
N
ato a Copenhagen, si laureò
in fisica nel 1909 e nel 1913
pubblicò uno studio sulla struttura
dell’atomo che assumeva l’ipotesi
di Rutherford della presenza del
nucleo, ma dava una spiegazione più
consistente delle orbite degli elettroni
e dei dati sperimentali sugli spettri di
emissione dell’idrogeno, sulla base
dei concetti dei quanti introdotti da
Max Planck.
Dal 1920 fino alla morte diresse
l’Istituto di Fisica Teorica appositamente creato per lui presso l’Università
di Copenhagen. Nel 1922 ricevette
il premio Nobel per le ricerche sulla
struttura dell’atomo.
Negli anni ’20 e ’30 Bohr e il suo Istituto
divennero un punto di riferimento
autorevole per gli studi di fisica
nucleare e di meccanica quantistica,
anche se non tutti condividevano la sua
impostazione: celebri le sue dispute
con Albert Einstein.
ML
2011
HMoseley
enry Moseley
?
indivisibile
Henry
(1887-1915)
Domande e
certezze nella scienza
N
ato a Weymouth (UK), dopo
la laurea passò alla scuola
di specializzazione dell’Università
di Manchester, dove lavorò con
Rutherford.
Nel 1913, dopo la pubblicazione
del modello atomico di Bohr, iniziò gli
esperimenti con i raggi X scoprendo
una legge (che prese il suo nome) che
lega la frequenza dei raggi stessi al
numero atomico degli elementi.
Fu un notevole passo avanti sia nella
certezza che gli atomi possiedono
un nucleo, sia nella comprensione
delle proprietà che accomunano e
distinguono gli elementi chimici nella
tavola periodica.
Nel 1914 si arruolò nel corpo degli
ingegneri dell’esercito britannico
e morì un anno dopo durante la
battaglia di Gallipoli (Turchia).
ML
2011
?
indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
Werner H (1901-1976)
Werner
eisenberg
Heisenberg
N
ato a Würzburg (Germania),
fu allievo e amico prima di
Max Born poi di Niels Bohr.
Ancora giovanissimo sviluppò l’idea
della meccanica matriciale, che fu la
prima formulazione della meccanica
quantistica.
Nel 1927 formulò il famoso “principio
di indeterminazione” secondo il quale
la misura simultanea di due variabili,
quali posizione e quantità di moto
(oppure energia e tempo) di una
particella, non può essere effettuata
senza una incertezza ineliminabile.
Insegnò Fisica Teorica alle Università
di Lipsia e poi di Berlino.
Nel periodo bellico diresse gli
sforzi degli scienziati tedeschi per
lo sviluppo di una bomba atomica
(ciò segnò la fine della sua amicizia
con Bohr). Nel 1932 aveva ricevuto
il premio Nobel per la fisica.
ML
2011
?
L’atomo
indivisibile
anni ’20
Domande e
certezze nella scienza
mo Atomo
di Rutherford
di Rutherford
1
mm
00 000
Atomo Atomo
di Bohrdi Bohr
neutrone
protone
neutrone
protone
E1
nucleo nucleo
“Orbite”
discrete
“Orbite”
discrete
h?
E2
1 Å=
1
mm
10 000 000
mo di millimetro
1 decimilionesimo di millimetro
10-5 Å=
-5
1
1
mm
mm
10
Å=
1 000 000 000 000
1 000 000 000 000
1 millesimo di miliardesimo
1 millesimo
di millimetro
di miliardesimo di millimetro
?
indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
Bohr
Quando si arriva agli atomi il linguaggio va utilizzato
cosi come avviene in poesia; al poeta, infatti, sta a cuore
più che la descrizione dei fatti la creazione di immagini
e di collegamenti mentali.
Heisenberg
Ma, se le cose stanno cosi, com’è possibile il progresso
della scienza? La fisica dovrebbe essere una scienza
esatta mi pare.
Bohr
Probabilmente i paradossi della teoria dei quanti e le
incomprensibili proprietà che permettono la stabilità
della materia diventeranno meno vaghi man mano che si
faranno nuovi esperimenti. Possiamo solo sperare, che, in
questo caso prima o poi elaboreremo nuovi concetti che
ci permettano di capire indescrivibili processi atomici.
Ma la strada da percorrere è ancora lunga.
Heisenberg
Capisco che lei non pensi agli elettroni come a cose, non
li concepisca, insomma, come la fisica classica concepisce
gli oggetti, stabilendone la posizione, la velocità,
l’energia e l’estensione. Se la struttura interna dell’atomo
è dunque impervia come lei dice ad ogni possibilità di
descrizione, se non disponiamo di un linguaggio in grado
di rappresentarla, come possiamo sperare arrivare un
giorno a capire l’atomo?
Bohr
(esita un attimo prima di rispondere)
Credo che riusciremo, ma penso che bisognerà chiarire
bene cosa vuol dire ‘capire’.
Dialogo tra Niels Bohr e Werner Heisenberg,
Gottinga, 1922
?
indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
“Avevo appena iniziato a
parlarne a Bohr quando
si colpì la fronte con la
mano ed esclamò: ‘che
idioti che siamo stati
tutti, questo è meraviglioso, è proprio come
deve essere!’”.
Otto Frisch,
3 gennaio 1939,
lettera alla
zia Lise Meitner
IndIvIsIbIle
non pIù
Spesso una scoperta scientifica diventa rapidamente il crocevia per altre scoperte.
Un panorama nuovo si apre sulla conoscenza del mondo fisico e dall’ultima vetta raggiunta nuovi percorsi, nuove frontiere e nuove domande si dipanano.
Questo è senz’altro il caso della scoperta di
Rutherford. Le implicazioni e le applicazioni
sono moltissime e importantissime. La
necessità di un nuovo paradigma per le
interazioni tra particelle (la meccanica
quantistica), l’enorme energia che ha
sede nel nucleo atomico e la possibilità di
liberarla, l’esistenza di nuove particelle,
addirittura la possibilità di “inventarne”
di nuove, la possibilità di comprendere
le regole che determinano la formazione
delle molecole, solo per citarne alcune.
Il filo della straordinaria catena di scoperte e delle loro applicazioni nei quarant’anni
che seguirono l’esperimento di Manchester
è qui sintetizzato in pochi momenti: la scoperta dell’ineffabile neutrone, che poteva
spiegare la strana relazione tra la massa e
la carica elettrica dell’atomo; la scoperta
che non solo l’atomo è composto di parti,
ma che queste parti possono essere separate; infine, la sfida raccolta e non ancora
vinta di imbrigliare l’energia delle stelle.
L’evento della scoperta ed il percorso di
verifica che ne scaturisce rendono familiare
ciò che prima era inconcepibile.
?
indivisibile
Domande e
certezze nella scienza
Il neutrone: da
preda a caccIatore
La “necessità” dell’esistenza di una particella
nucleare neutra e massiva era stata
preavvertita da Rutherford nel 1920. La
lunga caccia sperimentale è stata coronata
12 anni dopo dal successo di Chadwick, uno
dei discepoli dello stesso Rutherford, il quale
coglie l’indizio fornito da un esperimento
dei colleghi di Parigi e da loro non correttamente interpretato.
Nel breve giro di qualche anno il neutrone
diviene esso stesso strumento di indagine
scientifica: una sonda con cui si studiano
le proprietà dei nuclei atomici e, piu’
recentemente, la loro collocazione all’interno dei composti chimici e dei materiali.
“Confido di non essere frainteso se aggiungo un
postscritto a questa storia. Inutile dire la mia
soddisfazione e gioia per il fatto che la lunga ricerca del neutrone avesse infine avuto successo. L’indizio decisivo era chiaramente stato fornito da altri. Questo dopotutto non è inusuale; i
progressi nella conoscenza sono generalmente
il risultato di molte menti e molte mani. Ma non
potevo fare a meno di pensare che ci sarei dovuto arrivare prima. Potrei offrire molte scuse:
mancanza di strutture e così via... ma oltre a
tutte le scuse dovevo ammettere, perlomeno a
me stesso, di non aver pensato abbastanza in
profondità alle proprietà del neutrone, specialmente a quelle proprietà che avrebbero chiaramente fornito la prova della sua esistenza. Era
un pensiero frustrante. Mi consolavo all’idea che
è molto più difficile dire la prima parola su un argomento, per quanto possa in seguito sembrare
ovvia, piuttosto che l’ultima parola. Un luogo comune e probabilmente solo una scusa”.
James Chadwick,
Lezione alla Cornell University,
Ithaca, New York 1962
?
La
scoperta
deL neutrone
indivisibile
Durante una sua lezione ‘bakeriana’
nel 1920, Rutherford aveva introdotto
l’idea di particella neutra quale componente fondamentale dei nuclei atomici
e subito dopo aveva iniziato un programma sperimentale alla ricerca del
neutrone.
Il primo passo verso l’evidenza speri-
Domande e
certezze nella scienza
Usano una sorgente Polonio-Berillio per studiare l’interazione radiazione-materia a
energia intermedia tra quella dei raggi gamma ordinari e quella dei raggi cosmici. Nel
caso di sostanze ricche di idrogeno si convincono che esiste una radiazione terziaria e ritengono di trovarsi di fronte a un nuovo tipo
di interazione fotone-protone che interpretano così: “Una radiazione elettromagnetica di
alta frequenza è capace di liberare, nelle
sostanze idrogenate, dei protoni animati da
grande velocità”, una sorta di effetto Compton sui protoni dei nuclei di idrogeno.
James Chadwick, premio
Nobel per la fisica 1935
mentale della sua esistenza è del 1930,
quando Bothe e Beker a Berlino osservano una radiazione penetrante emessa da alcuni elementi leggeri in seguito
a irraggiamento con particelle alfa.
Nel gennaio 1932 a Parigi, i coniugi
Joliot-Curie compiono un passo determinante per la scoperta del neutrone.
Irène Curie e Frédéric Joliot, premi Nobel per la chimica 1935 JoliotCurie compiono un passo determinante per la scoperta del neutrone.
Particelle
Alpha
Polonio
Berillio
Finestra
Particelle
d'alluminio sconosciute
Protoni
I loro risultati spingono James Chadwick
a una serie di esperimenti con un apparato in grado di osservare l’effetto di
una singola particella ionizzante: “Cominciai con la mente aperta, nonostante
naturalmente i miei pensieri fossero sul
neutrone. Ero ragionevolmente sicuro che
le osservazioni dei Joliot-Curie non potessero essere ascritte a un tipo di effetto
Compton, poiché lo avevo ricercato più
di una volta. Ero convinto che ci fosse
di mezzo qualcosa di tanto nuovo quanto strano. Alcuni giorni di strenuo lavoro
furono sufficienti a mostrare che questi
strani effetti erano dovuti a una particella neutra di cui fui in grado di misurare
la massa”.
Il neutrone, postulato da Rutherford nel
1920 si era infine mostrato!
I Joliot-Curie erano andati vicinissimi
alla scoperta, mancata solo perché, secondo Joliot, non avevano letto la lezione di Rutherford, ma come ebbe a scrivere Edoardo Amaldi “in questo caso,
come in molti altri, la Fortuna, prima di
giocare i suoi dadi, seleziona saggiamente il livello delle persone coinvolte”.
Camera di
ionizzazione
Camera di Chadwick
Paraffina
Riproduzione della Camera di Chadwick
e schema del suo funzionamento
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