Anzianità e alimentazione. Anzianità e alimentazione: malattie. In questa seconda parte parlerò di alcuni consigli su alcune malattie croniche che si trovano frequentemente negli anziani. L'ipertensione arteriosa è tra i fattori di rischio maggiori di patologia cardiovascolare. In alcune malattie come il diabete, le dislipidemie (colesterolo alto, trigliceridi alti...), le nefropatie (malattie dei reni), la presenza di pressione alta costituisce un fattore aggravante. L'alimentazione può modificare la pressione arteriosa. II controllo del peso corporeo e la limitazione dell'apporto di sodio e di alcool si sono sicuramente dimostrati efficaci nel ridurre valori pressori elevati. L'approccio dietetico trova pertanto indicazione come unico intervento in soggetti particolarmente a rischio di ipertensione arteriosa o con ipertensione borderline (un pochino più elevata ma non ancora arrivati a dover prendere le pastiglie) e come adiuvante alla terapia farmacologica in soggetti con ipertensione arteriosa in trattamento farmacologico. Come prevenzione primaria dell'ipertensione dei soggetti a rischio c'è il controllo dell'obesità e del sovrappeso e dell'introito alimentare di sodio mantenendolo entro i 5- 7,5 g di sodio (sale da cucina) nei soggetti: - obesi, - con familiarità ipertensiva (con genitori, fratelli con questo problema di ipertensione arteriosa), - con ipertensione borderline (ai limiti), - soggetti di colore. Nei soggetti con pressione alta già conclamata si dovrebbe: - controllare il peso del paziente obeso-iperteso (cioè il paziente obeso deve assolutamente cercare di perdere peso), - indipendentemente dal peso corporeo bisogna restringere il sale da cucina al massimo a 6 grammi al giorno, - astenersi o limitare il consumo di alcool a non più di 20-30 grammi al giorno di etanolo (rispettivamente per le femmine e per i maschi), cioè circa 200 ml di vino al giorno per le femmine (un bicchiere d'acqua) e 400 ml di vino al giorno per i maschi (2 bicchieri d'acqua) oppure 700 ml di birra al giorno per le femmine e 1,2 litri di birra al giorno per i maschi, - controllare l'apporto di grassi con adeguate proporzioni fra acidi grassi saturi, polinsaturi e monoinsaturi, preferendo sicuramente i polinsaturi e i monoinsaturi limitando molto i grassi saturi. Per quanto riguarda l'ipercolesterolemia (colesterolo alto) bisognerebbe: - ridurre l'apporto totale dei grassi a meno del 30% dell'energia totale introdotta, - ridurre l'apporto di acidi grassi saturi, - limitare l'assunzione di colesterolo a meno di 200 mg al giorno (un uovo alla settimana e non due uova, calcolando che l'uovo -che non è assolutamente da eliminare anzi fa benissimo- ha quasi 300 mg di colesterolo), - aumentare l'assunzione di fibre perché rallentano l'assorbimento di grassi, - aumentare l'assunzione di carboidrati complessi (pane, pasta, riso) per mantenere la quota calorica, perché riducendo i grassi si abbassano molto le calorie. Invece nei soggetti che hanno i trigliceridi alti bisognerebbe: - correggere il sovrappeso e l'eventuale obesità, - ridurre, meglio evitare, l'alcol, - ridurre, meglio evitare, gli zuccheri semplici. I trigliceridi sono alzati soprattutto dall'alcol e dagli zuccheri semplici. Nei soggetti affetti da entrambe le cose, sia colesterolo alto sia trigliceridi alti, bisogna: - sempre correggere il sovrappeso ed obesità, - ridurre l'assunzione totale dei grassi, - aumentare il consumo di acidi grassi monoinsaturi e ridurre quello dei grassi saturi, - limitare l'assunzione di colesterolo - aumentare il consumo di fibre, - limitare alcol e zuccheri semplici, - aumentare il consumo di carboidrati complessi. Le malattie cardiovascolari sono ai primi posti fra le cause di mortalità nei paesi occidentali. Esistono dei fattori di rischio che sono strettamente correlati allo sviluppo della cardiopatia ischemica; essi si distinguono in fattori non modificabili (sesso, età, fattori genetici) e fattori modificabili. Tra i fattori modificabili si distinguono quelli modificabili con la dieta come le iperdislipidemie (colesterolo alto, trigliceridi alti), l'ipertensione arteriosa, l'obesità ed il diabete mellito; ed altri non dipendenti da fattori dietetici come il fumo di sigaretta, lo stress, il tipo di personalità, la vita sedentaria. Per quanto riguarda la popolazione generale le linee guida consigliano di: - mantenere il peso forma, - seguire una dieta a basso contenuto di grassi totali, grassi saturi e colesterolo, - consumare più frutta, verdura e cereali, - usare con moderazione gli zuccheri semplici, - usare con moderazione il sale e il sodio, - nutrirsi con un'ampia varietà di cibi, - se si consumano bevande alcoliche, farlo con moderazione. Per il diabetico si raccomanda una dieta ricca di carboidrati complessi e fibre, e povera di grassi saturi e colesterolo. L'aspetto centrale è la scelta del tipo di alimenti ricchi di carboidrati da proporre al paziente diabetico. L'indice glicemico è un valore di cui tenere conto nella scelta degli alimenti che contengono carboidrati perché indica la loro capacità di provocare un rialzo più o meno marcato del livello di glucosio nel sangue. Questo indice è stato calcolato confrontando I'effetto sulla glicemia di diversi alimenti (consumati in dosi tali da fornire quantità uguali di zuccheri) con quello del pane bianco preso come riferimento, come unità di misura [tabella]. E da questo sono venuti fuori dei risultati sorprendenti. L'indice glicemico si divide in alto, medio e basso. Prendendo il pane come riferimento (e quindi lo par di un alimentoagoniamo a 100) si sono valutati gli altri alimenti e si è notato come per esempio il riso bianco brillato, quello che si usa in cucina, avesse un indice glicemico più alto del pane e come invece il gelato avesse un indice glicemico più basso del pane (infatti ha un indice glicemico medio). Come per esempio la banana, se matura, avesse un indice glicemico alto, se acerba un indice glicemico basso; e come la pasta che ha un indice glicemico basso, a differenza del riso. Questo ha un po' rivoluzionato quello che si pensava sulle diete del diabetico, e secondo me si dovrebbe pensare sulle diete di tutti perché a nessuno fa bene avere i picchi iperglicemici. Quindi si è visto che a volte ai diabetici non era concesso del gelato e il pane si, quando forse in determinate situazioni sarebbe stato meglio assumere il gelato (soprattutto se gradito da queste persone). Negli anni 90, quando è stato scoperto questo indice glicemico, si tendeva ad utilizzarlo per tutto. Adesso la MaioClinic (??), che è la più grande clinica dietologica americana, l'ha un po' smentito dicendo che non bisogna solo guardare l'indice glicemico di un alimento, in un diabetico bisogna guardare tutta la composizione di un pasto (chiaramente, perché se io mangio il riso però associo anche delle verdure, introduco anche fibre e tutto il pasto avrà un indice glicemico inferiore a se io mangio solo un piatto di pasta per pranzo o per cena). Quindi c'è) stata una smentita e questa nuova conclusione che è appunto quella di valutare tutto il pasto, però comunque se ne può tenere conto per tante cose. Come si può vedere l'indice glicemico più basso ce l'hanno i ceci, i fagioli, le lenticchie, i legumi... la famosa pasta e fagioli ritorna proprio da padrona. Allo stato attuale delle conoscenze sono pochissime le situazioni in cui l'eliminazione di qualche alimento può "curare" una malattia gastroenterologica (del tratto digerente). Alcuni alimenti possono aggravare la sintomatologia o accelerare la storia naturale di una malattia gastroenterologica. La rimozione di questi alimenti o l'adozione di modalità di alimentazione modificate possono portare benefici significativi nella storia naturale di molte patologie gastroenterologiche. Vi sono alcuni cibi che alterano la motilità gastrica quali: - alcol, - caffè, - cioccolato, - menta, - spezie, - cibi ricchi in proteine, - cibi ricchi in grassi. In caso di ernia iatale o reflusso gastroesofageo sarebbe opportuno adottare alcune strategie come: - l'elevazione della testa del letto di 10-15 cm: mettere un cuscino e dormire con la testa sollevata di 10-15 cm dal pianale del letto, - modificare le abitudini posturali: non stendersi in posizione orizzontaleappena terminato il pranzo o la cena, - muoversi (camminare) dopo i pasti, - digiunare nelle tre ore precedenti il sonno o il coricarsi (sarebbe meglio, prima di andare a dormire, avere un periodo di digiuno, non coricarsi a ridosso dei pasti), - ridurre ill sovrappeso o l'obesità, - ridurre il volume dei pasti ed eventualmente aumentarne il numero (non fare dei pasti copiosi, abbondanti, ma farne magari piccoli più frequenti), - mangiare cibi poco grassi, - abolire alcune sostanze come alcol, menta, cioccolato, caffè, spezie, - abolire bibite gasate, succhi di agrumi, mela e pomodoro, - abolire gli alcolici. La malattia peptica comprende l'ulcera gastrica, duodenale e le gastriti. Nelle fasi acute è comunque sempre opportuno consigliare l'eliminazione del fumo, la riduzione degli alcolici e l'eliminazione ad esempio del brodo di carne. Anche la frutta acida e il pomodoro, i cibi speziati (soprattutto con il pepe) dovrebbero essere evitati. Da evitare anche il latte e i latticini che, pur avendo un immediato effetto tampone sull'acidità gastrica, per il loro contenuto in calcio provocano una ipersecrezione gastrica di rimbalzo (noi li beviamo, tamponano l'acidità gastrica, però hanno moltissimo calcio che fa aumentare molto la secrezione acida gastrica e quindi si ha un effetto rimbalzo successivo. NLe persone affette da diverticolosi e da stipsi dovrebbero: - fare attività fisica, - consumare pasti regolari, - masticare bene, - graduare le modifiche alI'alimentazione, specie per quanto riguarda l'apporto di fibra alimentare (aumentare gradatamente l'apporto di fibra), - aumentare il consumo di prodotti integrali (pane, pasta, riso, ...), - assumere almeno 25-30 grammi di fibra alimentare al giorno, - bere molto (almeno 1,5-2 litri di liquidi al giorno), - non interrompere la dieta in caso di meteorismo o di altri disturbi legati alla flatulenza perché in genere si risolvono entro pochi giorni.