HOLTER E SINCOPE Area d’interesse: Cardiologia Autore: Bruna Maciocchi Med. Vet. Istituto (i) d’appartenenza: liberia professionista, Roma Con il termine sincope si indica una improvvisa e transitoria perdita di coscienza associata a perdita del tono posturale dovuta ad una sensibile diminuzione dell’apporto di ossigeno e/o glucosio al cervello (in particolare al sistema reticolare attivante). A causa della stretta dipendenza del metabolismo cerebrale dall’apporto ematico, un arresto di circa 10 secondi della perfusione cerebrale può essere in grado di indurre questo sintomo. Nei piccoli animali, la sincope si manifesta con debolezza muscolare generalizzata e atassia locomotoria che evolvono rapidamente fino al decubito dell’animale con perdita di coscienza . In alcuni casi si ha perdita del controllo degli sfinteri che può determinare incontinenza urinaria e fecale, mentre talvolta possono comparire spasmi tonici localizzati o generalizzati della muscolatura scheletrica. Gli eventi sincopali durano generalmente pochi secondi e sono seguiti da un recupero dello stato di coscienza dell’animale. Nelle forme meno gravi, dove non si verifica alcuna perdita di coscienza dell’animale, si parla di lipotimie. In base all’eziologia possiamo distinguere episodi sincopali di origine cardiaca, extracardiaca e sconosciuta. Di seguito vengono descritte sia la sincope di origine cardiaca che quella extracardiaca. SINCOPE DI ORIGINE CARDIACA La sincope di origine cardiaca è causata da aritmie ed alcune cardiopatie congenite ed acquisite. Aritmie cardiache Le crisi sincopali di più frequente riscontro nella clinica del cane sono quelle riferibili a disturbi di tipo ipo o ipercinetico del ritmo cardiaco come blocchi atrioventricolari di III grado, tachiaritmie ventricolari, la fibrillazione atriale ecc. L’eziologia della sincope in questi casi è da ricondurre ad una improvvisa, ma transitoria, riduzione della portata cardiaca e quindi della perfusione cerebrale. Cardiopatie congenite ed acquisite Numerose sono le patologie congenite ed acquisite responsabili di crisi sincopali. In presenza di tali affezioni l’evento sincopale si verifica generalmente in seguito ad esercizio fisico od eccitazione, attraverso meccanismi patogenetici diversi e spesso complessi Nelle patologie cardiache caratterizzate da un’ostruzione al deflusso ventricolare, l’evento eziopatogenetico responsabile delle sincopi sembra essere una profonda ipotensione arteriosa derivante da una vaso dilatazione periferica e bradicardia riflessa di natura vagale In particolare in presenza di stenosi sub-aortica l’ostacolo al deflusso ventricolare determina un aumento della pressione sistolica ventricolare sinistra tale da sovrastimolazione i meccanocettori ventricolari e scatenare quindi il riflesso nervoso. La vasodilatazione e la bradicardia riflessa di natura vagale sembrano rappresentare una possibile spiegazione anche per le sincopi in soggetti affetti da stenosi polmonare, ipertensione polmonare e miocardiopatia ipertrofica ostruttiva. Le sincopi osservate in soggetti affetti da stenosi o ipertensione polmonare, possono essere motivate da una riduzione della portata ventricolare, in associazione alla diminuzione delle resistenze vascolari periferiche che possono verificarsi conseguentemente all’esercizio fisico. Trombi o tumori intracardiaci (mobili) sono raramente causa di episodi sincopali. Quest’ultimi tuttavia si palesano in seguito all’ostruzione diretta che temporaneamente si verifica a carico di un ostio valvolare determinando ostacolo all’efflusso ematico ed eventualmente anche un brusco incremento della pressione ventricolare con conseguente attivazione vagale riflessa. Pazienti affetti da Tetralogia di Fallot possono presentare crisi sincopali attribuibili, sia alla drastica ipossiemia, sia alla stimolazione dei meccanocettori ventricolari. SINCOPE DA CAUSE EXTRACARDIACHE In ambito umano sono segnalate numerose cause non cardiache di sincope, tuttavia la loro evenienza nella clinica del cane è alquanto rara . Tra le sincopi di origine non cardiaca, descritte anche in medicina veterinaria, vanno menzionate le sincopi da stimolazione nervosa riflessa (alterazioni del sistema neurovegetativo), le sincopi da patologie nervose, le sincopi indotte da farmaci e quelle secondarie ad alterazioni metaboliche/ematologiche. Sincopi da stimolazione nervosa riflessa Rientrano in questa categoria le sincopi caratterizzate da vasodilatazione periferica e bradicardia, indotte da un’inappropriata risposta del sistema neurovegetativo a stimoli di varia natura (meccanici, termici, dolorifici, ecc.). In campo umano, le più recenti classificazioni comprendono in questa categoria la sincope neurocardiogenica o vasovagale, (legata alla stimolazione di meccanocettori ventricolari) le sincopi situazionali (concomitanti a episodi di tosse defecazione , minzione ecc.) e l’ipersensibilità del seno carotideo. Sincope neurocardiogenica. La sincope neurocardiogenica, anche conosciuta come sincope vaso-vagale, è caratterizzata da vasodilatazione e bradicardia paradossa di natura vagale che segue temporalmente una transitoria eccitazione simpatica . Tale condizione è bene descritta in medicina umana, rappresentando la più frequente delle sincopi di origine non cardiaca mentre sembra essere molto meno frequente in veterinaria. È stata tuttavia descritta nei cani appartenenti alle razze Boxer e Dobermann Pinscher, sia in soggetti ritenuti sani sia in soggetti cardiopatici. Alcuni animali possono manifestare una predisposizione individuale a questo tipo di sincope. Certo è che la disidratazione, l’ipovolemia, lo stress e l’assunzione di farmaci vasodilatatori possono agire come cause predisponenti o scatenanti tali episodi . Questi ultimi si possono verificare a riposo, all’inizio di un moderato esercizio fisico, al passaggio dal decubito alla stazione od in seguito ad eccitazione. Il meccanismo patogenetico responsabile di questo sintomo non è ancora ben chiarito in tutti i suoi aspetti. Recentemente alcuni Autori riportano lo stesso meccanismo patogenetico riconosciuto nell’uomo che si compie in tre fasi. Nella fase iniziale, in risposta ad uno stato di ipotensione (es.: passaggio dal decubito alla stazione) o di ipovolemia, si verifica un incremento compensatorio del tono simpatico, unitamente ad una diminuzione di quello parasimpatico. La seconda fase è contraddistinta dal fatto che, nei soggetti predisposti, tale riflesso viene bruscamente interrotto per l’incremento del tono parasimpatico (vagale) che determina un’improvvisa vasodilatazione periferica e l’inibizione dell’attività vasocostrittrice simpatica. Tale meccanismo si associata a bradicardia (arresto sinusale, blocco cardiaco). L’ultima fase è caratterizzata da una marcata ipotensione arteriosa responsabile dell’evento sincopale, che dura pochi secondi ed è generalmente seguito dal completo recupero dello stato di coscienza dell’animale. Nella maggior parte dei soggetti entrambe le componenti del riflesso, e cioè la vasodilatazione e la bradicardia si verificano. Tuttavia, il fatto che la soppressione della bradicardia mediante somministrazione di atropina raramente è in grado di prevenire tale sindrome, evidenzia come il ruolo della vasodilatazione periferica nella genesi dell’affezione sia di primaria importanza . Cosa induca il passaggio dalla prima alla seconda fase non è stato ancora ben chiarito. Si ipotizza che tutto possa verificarsi a seguito di una stimolazione eccessiva dei meccanocettori ventricolari. In particolare tale attivazione sembra dovuta alla vigorosa contrazione del ventricolo sinistro in condizioni di ridotto precarico Sincope situazionale Rientrano in questa categoria le sincopi secondarie ad alterazioni del sistema nervoso autonomo, che si verificano in seguito ad eventi quali la minzione, la defecazione, la deglutizione, la tosse . Sebbene siano ben documentate in medicina umana, mancano invece segnalazioni in veterinaria, ad eccezione di quelle relative alla sincope associata a tosse, che rappresenta la più frequente, di tipo non cardiogeno, nel cane. Quest’ultima si riscontra tipicamente in soggetti anziani di piccola taglia affetti da insufficienza mitralica (endocardiosi) o da patologie croniche polmonari e/o delle prime vie aeree (collasso della trachea, patologie croniche ostruttive della trachea, sindrome brachiocefalica) . La sincope si verifica generalmente durante o immediatamente dopo l’episodio parossistico di tosse. In alcuni casi è possibile evidenziare una fase prodromica predisponente rappresenta dalla comparsa di conati di vomito, da deglutizione forzata, oppure da eccitazione associata a polipnea o dispnea . Due sono i meccanismi patogenetici proposti per spiegare questa sincope. In seguito all’evento tussivo si verifica un brusco incremento della pressione intratoracica ed addominale che, attraverso le vene spinali, induce un aumento della pressione intracranica. Quando tale pressione venosa eguaglia quella arteriosa, si verifica una diminuzione fino all’arresto della perfusione cerebrale. La riduzione del ritorno venoso conseguente all’episodio tussigeno può inoltre determinare una riduzione della portata cardiaca e quindi una riduzione della pressione arteriosa . Anche l’ipocapnia può contribuire all’insorgenza della sincope attraverso una vasocostrizione dei vasi cerebrali . Secondo alcuni Autori la sincope situazionale da accesso tussigeno potrebbe essere determinata da un riflersso nervoso che riconosce un meccanismo simile a quello descritto per la sincope neurocardiogenica o vasovagale, cioè attraverso la stimolazione di recettori cardiaci o vascolari . Sincope da ipersensibilità del seno carotideo. È un’evenienza di raro riscontro nel cane. In soggetti predisposti, una sproporzionata pressione seno carotideo, esercitata per esempio da un collare troppo stretto, dalla pressione della tosatrice durante toelettatura, o ancora da una rotazione improvvisa della testa, porta, attraverso un meccanismo riflesso, a un incremento del tono vagale a cui consegue bradicardia e vasodilatazione periferica Sincope farmaco indotta (iatrogenica) È stata riportata da più Autori la possibilità che alcuni farmaci possano contribuire e più raramente indurre la comparsa di sincopi attraverso meccanismi diversi . I diuretici (es.:furosemide, idroclorotiazide),i vasodilatatori arteriosi e/o venosi (es.: idralazina,prazosina,nitroglicerina,ace-inibitori), i beta-bloccanti e i calcio antagonisti, se somministrati in eccesso o in combinazione, possono agire attraverso una marcata riduzione della pressione ematica In altri casi l’effetto del farmaco è di tipo proaritmico (es.: Digitale, Chinidina) ed induce alterazioni gravi del ritmo cardiaco che sono responsabili dell’episodio sincopale. Certi Autori riportano inoltre la possibilità che alcuni derivati fenotiazinici possano indurre ipotensione posturale e quindi la comparsa di sincope al passaggio dal decubito alla stazione. APPROCCIO ALLA VALUTAZIONE DIAGNOSTICA DELLE SINCOPI Un’anamnesi raccolta con accuratezza ed un esame clinico diretto scrupoloso sono il primo, irrinunciabile passo nella valutazione dei pazienti con sincope. In questo modo è possibile identificare non solo la grande maggioranza delle cause scatenanti, ma anche svelare reperti indicativi di affezioni specifiche. Quasi costantemente si necessità però di approfondimenti laboratoristici e/o strumentali, anche di natura invasiva, per la conferma del sospetto diagnostico e per l’effettuazione di un corretto trattamento terapeutico. Potrà quindi a seconda dei casi rendersi utile l’esecuzione di esami quali quello emocromocitometrico, ematobiochimico (comprensivo di glicemia e potassiemia), delle urine ed elettrocardiografico a riposo. Quando anamnesi, l’esame fisico e ECG routinario non consentono di individuare la causa della sincope, il ricorso ad ulteriori esami diagnostici può essere guidato dalla divisione dei pazienti in cardiopatici e non cardiopatici. Se la presenza o l’assenza di una cardiopatia non possono essere sempre stabilite clinicamente, è necessario intervenire con altri esami specifici quali l’ecocardiogramma e la prova da sforzo. ESECUZIONE DELL’HOLTER IN CORSO DI SINCOPE La difficoltà di attribuire l’origine della sincope ad una patologia aritmica è essenzialmente dovuta al fatto che la maggior parte di esse si palesano in forma parossistica e a volte in modo asintomatico (esempio brevi periodi di tachicardia sopraventricolare o di bradicardia sinusale). L’utilità del monitoraggio Holter nella valutazione di aritmie determinanti la sincope, consiste nel verificare la presenza o meno di tali aritmie in pazienti che manifestano sintomi durante la registrazione. In uno studio condotto su cani con riferimenti anamnestici di sincope e sottoposti ad esame Holter è stato riportato che i soggetti hanno mostrato gli episodi sincopali durante le registrazioni nel 24% dei casi. La relazione, però, tra la comparsa dei segni clinici e la presenza di un’aritmia nel tracciato è stata riscontrata solo nell’8% dei pazienti valutati, mentre nel 4% di questi i risultati Holter erano ambigui e nel 12% circa, le aritmie rilevate non coincidevano con i sintomi riferiti. Nel 22% dei cani che non avevano presentato manifestazioni sincopali durante il monitoraggio Holter (76% dei soggetti valutati) sono state identificate aritmie gravi, tali da essere considerate come probabili cause implicate nei pregressi eventi sincopali. Nel 18% di essi l’Holter è risultato non diagnostico per non aver messo in evidenza alcuna aritmia, mentre nel 36% ha documentato aritmie, che comunque non potevano con certezza essere poste in relazione con i segni clinici manifestatisi precedentemente. Per questo motivo, considerando che il riscontro di brevi periodi di aritmia o l’assenza di qualsiasi di queste nel periodo di monitoraggio non escludono una eziologia aritmica della sincope, si deve proseguire con un approfondimento diagnostico mediante studi elettrofisiologici o l’utilizzo di registratori ad evento cardiaco. In conclusione la registrazione Holter, in relazione alla sincope, può fornire dati positivi, negativi o inconcludenti. Occorre tuttavia sottolineare che la corretta individuazione eziopatogenetica dell’evento sincopale necessita di un indagine clinica e strumentale più completa possibile, comprendente quindi il monitoraggio Holter.