Diagnosi differenziale tra sincope e perdita di coscienza non sincopale nella pratica clinica Lorenzetto D, Meda M, Solbiati M, Bonzi M, Cassano G, Furlan L, Montano N, Costantino G. Università degli Studi - Milano Introduzione: La definizione di sincope data dalle linee guida della società europea di cardiologia comprende l’ipoperfusione cerebrale globale e transitoria come meccanismo fisiopatologico che determina la perdita di coscienza. Inserire nella definizione di sincope il meccanismo fisiopatologico è molto importante da un punto di vista teorico, ma rischia di essere poco applicabile nella pratica clinica quotidiana. Obiettivo del nostro studio è stato quello di verificare in quanti casi il medico di PS non fosse sicuro della presenza di episodio sincopale come definito dalle linee guida ESC. Materiali e metodi: Abbiamo preso in esame tutti i pazienti che si sono presentati presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale L. Sacco di Milano dal 01 dicembre 2013 al 21 marzo 2014 con una diagnosi di triage di: sincope, presincope, lipotimia, prelipotimia, PdC, crisi epilettica, assenza, vertigine, caduta a terra, trauma, trauma cranico, caduta accidentale, capogiro, ipotensione, malessere, malore. Tra questi abbiamo incluso nello studio solo i pazienti che secondo il giudizio del medico di Pronto Soccorso avessero avuto o potessero avere avuto un episodio sincopale. Risultati: Sono stati arruolati 213 pazienti con sospetto episodio sincopale. In 45 di questi la presenza di sincope era giudicata dubbia dal medico di PS, per 34 non era chiaro se il paziente avesse effettivamente perso conoscenza, mentre per i restanti 11 vi era il dubbio tra perdita di coscienza sincopale e non sincopale. Conclusioni: Il nostro studio mostra come in più del 20% dei pazienti che si presentano in PS per un episodio di PdC sia difficile stabilire il meccanismo fisiopatologico che ha portato alla PdC. Se si utilizzasse strettamente la definizione delle linee guida ESC per gli episodi sincopali i soli pazienti con sicuro episodio sincopale sarebbero quelli con una diagnosi finale certa dell’episodio. Tali dati mettono in dubbio l’utilità di una definizione così stringente di sincope sia dal punto di vista della pratica clinica che dal punto di vista della ricerca.