A l Ghione la t r a g e d i a d i E u r i p i d e l e t t a d a L i o t t a U n a Medea r e s t i t u i t a ai s u o i a n t i c h i c o n f l i t t i "(...) E' importante ripassare la storia di questo mito. E crediamo che Liotta abbia creduto fare, prima di tutto proprio questo: porlo di fronte a noi come orizzonte di passioni. Le parole traducono quei gesti, e sentimenti, sono parole alte, importanti, proprio come importanti sono i sentimenti. Regista e attori hanno voluto sottolineare che il linguaggio è il primo punto d'attenzione: riguarda il corpo, l'antropologia degli atteggiamenti, la manifestazione di un gesto e l'impostazione della parola. Ci è sembrato, così, che la chiarezza sia il vero risultato di questo lavoro scenico. Gli attori, da Uliana Cevenini (Medea) a Dario Turrini, Deborah Fortini, Aldo Sassi, Stefania Bogo e Veronica Melis, hanno eseguito il disegno del regista. Con puntualità e partecipazione. Implicazione del pubblico. " D a n t e C a p p e l l e t t i , i n // Tempo. Medea classica d i v a . A l Ghione u l t i m a r e p l i c a d e l l a t r a g e d i a d i E u r i p i d e " (..) Merito del regista è quello di aver recuperato quelli che sono i cardini, ipunti di partenza originari del testo, epurandolo da tutte le modernizzazioni possibili. Il problema più importante è stato quello della lingua: dare una certa ritmicità, un 'onda tragica e non semplice cronaca di un avvenimento. A beneficiare di questa rilettura non sono solo i personaggi di Medea (Uliana Cevenini) e Giasone (Dario Turrini), ma anche quelli della Nutrice (Deborah Fortini), di Creonte (Aldo Sassi) e di Egeo (Aldo Sassi). Ed ecco recuperata la struttura della tragedia come agone drammatico tra i vari personaggi e non come visione monologante (...). ". P a s q u a l e A v i n o , i n // Giornale d'Italia, 8 m a g g i o 1 9 9 5 . 3