Farmaci del sistema endocrino e metabolico Farmacologia speciale 1 DIABETE CLASSE 1: Diabete mellito tipo 1 insulino-dipendente Diabete mellito tipo 2 non insulino-dipendente Diabete secondario ad altre patologie CLASSE 2: Diabete gestazionale CLASSE 3: Alterata tolleranza al glucosio 2 1 3 Diabete mellito Il diabete mellito è una malattia cronica progressiva caratterizzata da alterazioni del metabolismo dei carboidrati, delle proteine e dei grassi e causata dalla carenza di insulina. 4 2 Complicanze associate al diabete mellito -MALATTIE VASCOLARI PERIFERICHE - ALTERAZIONI DELLA VISTA -MALATTIE RENALI - INFEZIONI - NEUROPATIE PERIFERICHE 5 6 3 INSULINA L’insulina è un ormone prodotto dalle cellule ß del pancreas e svolge un ruolo importante nel metabolismo del glucosio, delle proteine e dei lipidi. Il deficit di insulina riduce la quota di glucosio che viene trasportata nelle cellule e causa iperglicemia. Il deficit di insulina causa inoltre la conversione delle proteine in glucosio, iperlipidemia, chetosi e acidosi. 7 8 4 9 10 5 IPOGLICEMIA SINTOMI INIZIALI: nervosismo, tremori, cefalea, sudorazione, fame, cute fredda e umida SINTOMI GRAVI: offuscamento della vista, mancanza di coordinazione, incoerenza, coma e morte. 11 IPERGLICEMIA SINTOMI : cefalea, nausea e vomito, dolori addominali, vertigini, tachicardia, respirazione rapida e superficiale, alito fruttato (acetone), coma e morte. 12 6 GLUCOCORTICOSTEROIDI 13 14 7 15 16 8 PRINCIPI TERAPEUTICI-NORME PRATICHE 1. Per le somministrazioni a lunga durata la dose, stabilita per tentativi, deve essere quella minima efficace. 2. Se l'obiettivo della terapia è alleviare sintomi di malattie che non minacciano immediatamente la vita del paziente ( es. artrite reumatoide), si inizia con una dose bassa, aumentandola gradualmente fino a che la sintomatologia diventa tollerabile. 3. A intervalli frequenti si deve ridurre gradualmente la dose finchè la ricomparsa dei sintomi più gravi non segnala che si era trovata la dose minima accettabile. 4. Se la terapia è mirata contro affezioni potenzialmente letali (es. pemfigo), la dose iniziale deve essere alta e va raddoppiata o triplicata se non si osserva un beneficio in tempi rapidi. 17 PRINCIPI TERAPEUTICI-NORME PRATICHE (2) 5. La riduzione della dose nel trattamento di affezioni potenzialmente letali trattate con alte dosi di corticosteroidi va effettuata in condizioni che permettano osservazioni frequenti del paziente. 6. L’innocuità di una singola dose ne giustifica l'uso anche senza diagnosi precisa quando si sospetta una insufficienza cortico-surrenalica primitiva o secondaria che può mettere a repentaglio la vita del paziente. Una singola dose e.v. può evitare la morte immediata e concedere il tempo per la diagnosi. 7. Dosi di glucocorticoidi a breve durata d’azione somministrate al mattino hanno una minore capacità di sopprimere la funzione ipofisaria rispetto a quelle serotine che invece aboliscono il picco notturno d, ACTH. 18 9 EFFETTI TOSSICI DA DISCONTINUAZIONE DELL'USO 1. Insufficienza surrenale acuta (dipende dal feedback) 2. Sindrome da interruzione (può essere confusa con la riacutizzazione della malattia artritica): - febbre - mialgie - artralgie 19 EFFETTI TOSSICI DA USO PROLUNGATO AD ALTE DOSI 1. Alterazioni idro-elettrolitiche (rare) 2. Ipertensione 3. Iperglicemia e glicosuria 4. Aumentata suscettibilità alle infezioni 5. Ulcera peptica (effetto discusso) 6. Osteoporosi (per inibizione diretta degli osteoblasti; è una indicazione per la sospensione della terapia) 7. Miopatia 8. Alterazioni del comportamento 9. Arresto della crescita 1 O. Cataratta (soprattutto in bambini trattati per artrite reumatoide) 11 .Abitus Cushingoide 20 10