Mori, Cartesio - WordPress.com

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Cartesio di Gianluca Mori
Introduzione
Con Cartesio appare la modernità nella filosofia. Inserito in un contesto storico-culturale che vede il
prevalere della scienza con numerosissime novità sotto ogni punto di vista, Cartesio riesce a pensare
l’impensabile: mette in discussione la realtà e l’esistenza stessa del corpo, i teoremi matematici, le grandi
verità spirituali all’interno di nuova filosofia atta a pensare l’universo n modo meccanico e materiale.
Contemporaneamente però demolisce ogni tipo di certezza fisica, creando i germogli di tutte le correnti a
lui postume, dall’idealismo al materialismo, dall’ateismo allo spiritualismo.
Questo indeterminismo ha fatto di Cartesio il pensatore più studiato dell’epoca moderna. Il principio
filosofico del conoscere attraverso il dubbio sarà una questione filosofica per eccellenza, da lui in poi.
Il pensiero Cartesiano è quindi in continuo movimento e non procede secondo un metodo sistematico, ma
grazie ad intuizioni e ragionamenti oscillatori che si autoalimentano.
1: Gli anni giovanili – Da La Flèche a Breda
Degli anni giovanili di Cartesio si sa ben poco. Il suo biografo ufficiale, nonché se stesso, hanno contribuito a
confondere i lettori mescolando abilmente fatti reali a episodi fantasiosi, volendo proporre la vita del
filosofo come un modello.
Ciò che è certo è che Cartesio risulti soprattutto all’inizio un autore in frenetica ricerca di una dimensione,
di uno scopo e un indirizzo. Si lamenterà egli stesso della sua indolenza che lo porta a lasciar incompiute
numerose opere e a veder pubblicato il primo scritto solamente dopo la quarantina.
René Descartes nasce in Francia nel 1596 da un famiglia di medici e giuristi ormai avviati verso lo status
nobiliare. Per questo studia nel prestigioso collegio di La Fléche, con l’idea di seguire il redditizio lavoro
paterno. Lì avrà i primi contatti con il mondo filosofico e matematico, dove però non spicca nelle numerose
tesi ritrovate. Cartesio appare semplicemente come un promettente giurista.
Finiti gli studi con successo, però, Cartesio non si dedica anima e corpo alla carriera giuridica. Essendo il
secondogenito si prospettano due vie di fuga: l’arruolamento e la vita sacerdotale. Cartesio propende per la
prima e si arruola partendo per l’Olanda.
Un maestro: Isack Beeckman
Nonostante l’orgoglio di Cartesio non gli abbia mai permesso di riconoscerlo, Isack Beeckamn è senza
dubbio il motore nell’interesse filosofico e scientifico di Cartesio. A lui sono riconducibili moltissimi dei
principi cardine che tratterà Cartesio negli anni giovanili, come il tentativo di tradurre la musica attraverso
la matematica, le teorie che vedono i primi germogli della “gravità” e quello del movimento continuo dei
corpi. Isack Beeckman è stato definito dallo stesso Cartesio in una lettera colma d’affetto come “l’unico in
grado di smuovere la mia pigrizia”. Nonostante la grande stima però, la supponenza e l’orgoglio tipici
dell’autore lo allontaneranno dal suo mentore, rinnegandone il genio. Questo è un comportamento tipico
in Descartes: tutti i suoi ispiratori, maestri, stimoli vanno sminuiti o ancor meglio cancellati dal passato.
2: Dalle regole al mondo
L’unità della scienza
Nei suoi appunti inediti vengono ritrovati scritti molto indicativi su quello che è il progetto principale di
Cartesio, ovvero trovare una forma di scienza matematica che racchiude in sé ogni forma di scienza, in
modo che dopo di lui “non ci sia più niente da scoprire”.
Scriverà con questo obiettivo le Regole. Nella regola 1 scrive che fin’ora ci si è occupati di moltissime
questioni scientifiche cercando in tutte le direzioni varie risposte, senza però considerare che la scienza è
una soltanto perché è la mente umana che concepisce. La mente è infatti la fonte di ogni conoscenza.
Occorre però avere una retta mente o buon senso per operare nel modo giusto.
La retta mente è quella che comprende il vero, per questo è necessario scartare tutte le teorie probabili e
abbracciare solo quelle certe; grande rilievo prende quindi la matematica, in quanto certa e semplice.
Il metodo scientifico nasce quindi nella matematica, ma deve poi evolversi in una unità del sapere che è la
mente umana.
Il segreto del metodo:
Cartesio svela ciò che per lui è il metodo della conoscenza del vero: l’ordine. Ordine è una parola
fondamentale in tutto il suo pensiero, poiché Cartesio crede fermamente che scoprendo l’ordine delle cose,
la verità si manifesta da sé.
Ordine è la certezza di conoscenze semplici dalle quali ci si eleva a quelle più complesse, concatenate in
un ordine gerarchico.
Il metodo segue un certo ordine, quindi: bisogna studiare anzitutto la mente umana, fonte della verità e
tutte le conoscenze, senza perdersi in scienze particolari e bisogna partire da conoscenze semplici,
affidabili e certe che non dipendono da altre conoscenze da cui derivano poi tutte quelle complesse.
La mente lavora principalmente con le intuizioni: esse sono realtà e certezze immediate all’intelletto,
come la certezza che ognuno ha di esistere e di pensare o anche l’immediatezza che il triangolo sia
delimitato da tre lati.
Nature semplici
Con “nature semplici” Cartesio intende quelle conoscenze intuitive e immediate della mente umana in
rapporto col mondo. Sono essenziali per conoscere le nature complesse (per sapere cos’è un triangolo
bisogna sapere cos’è il 3, un angolo, un lato ecc.).
Le divide in 3 tipi: Nature semplici materiali, che sono appunto gli oggetti con cui interagisce il soggetto
(figura, movimento); nature semplici intellettuali, ovvero gli stati di pensiero (dubitare, desiderare) e le
nature semplici comuni che divide in due sottogruppi: nature semplici ai modi si esistenza (durata,
esistenza) e nature semplici che governano il rapporto tra nature semplici (A = B + B = C  A = C) .
La creazione delle verità eterne:
All’improvviso Cartesio tratta della metafisica e lo fa in modo unico e originale. In particolare parla delle
verità eterne, che hanno come vertice Dio.
L’esistenza di Dio è la prima di tutte le verità, è la concezione metafisica prima e imprescindibile. Da qui
dipendono poi le altre verità in una struttura piramidale. 2+2=4 è quindi una verità matematica voluta da
Dio, non potrebbe essere altrimenti, poiché se fosse la matematica a stabilire il mondo, allora essa
sottometterebbe anche Dio stesso.
Le leggi di natura e la favola del mondo:
Cartesio manifesta le sue idee meccanicistiche nell’opera Mondo. La materia è pura e semplice estensione
nell’universo, nulla di più semplice. Infatti non c’è niente di non misurabile negli oggetti inanimati.
Da questa concezione consegue che la materia è indefinibilmente divisibile e che non esiste il vuoto.
Infatti anche laddove sembrerebbe essere il nulla, vi è in realtà un qualcosa di molto rarefatto; questo
spiega l’interazione di oggetti distanti come le stelle e l’uomo che le guarda, con la trasmissione della luce.
Il movimento è la base della differenza fra la materia.
Interessante è anche vedere una primordiale formula di Cartesio di quella che sarà la “legge d’inerzia” di
Newton. (un corpo in movimento continuerà a muoversi uniformemente finché non trova un ostacolo)
Dio è essenziale per l’esistenza del mondo continuamente, infatti lo crea ogni istante, poiché la natura da
sola non supporta l’esistenza.
Cartesio abbandonerà lo scritto “mondo” dopo la condanna di Galileo. Affranto dalla decisione della Chiesa
rinuncerà a questa riflessione filosofica non pubblicando mai l’opera.
3: Discorso sul metodo
Ne il discorso sul metodo Cartesio usa una narrazione soggettivistica e apparentemente modesta. Egli in
realtà non intende parlare di sé e tantomeno apparire umile, ma semplicemente dimostrare che le
potenzialità della mente sono uguali per tutti gli uomini.
Torna a parlare del buon senso, inteso come ragione e razionalità, ovvero la capacità di distinguere vero
e falso.
A questo punto Cartesio enuncia le regole da seguire per inseguire il vero:
1: non accettare come vera una nozione della quale si può dubitare.
2: dividere le difficoltà in tante piccole parti per meglio risolverle.
3: imporre ordine ai pensieri partendo dai più semplici ai più complessi.
4: enumerare e catalogare tutto in modo da non omettere nulla.
Queste regole riprendono in buona parte lo scritto “regole” del giovane Cartesio. L’ordine è il medesimo,
innovativa è invece la concezione di intuizione, che ora non basta più come indice del vero.
La morale provvisoria
Cartesio ammette che non vi scienza nella morale (così come politica e religione) abbastanza forte da
offrire una guida. Egli ammette quindi che gli preme prendere una posizione morale provvisoria per far
capire i suoi scritti, che teme possano essere travisati, facendolo giudicare come eretico.
Proclama quindi 3 regole morale che intende rispettare, ovvero rispettare le leggi e i costumi del suo paese,
seguire le opinioni più probabili, domare i propri istinti e passioni.
La macchina del corpo
Fondamentale e innovativa concezione cartesiana è quella del corpo come macchina,pura macchina e
nient’altro. Mostrando come gli animali, ovvero essere viventi sprovvisti di ragione, possano muoversi e
agire senza una mente, Cartesio vuole mostrare in negativo cosa è il pensiero, ovvero autocoscienza.
Consapevolezza del proprio corpo e dei propri pensieri.
Il funzionamento del corpo non ha nulla di metafisico, ma è del tutto studiabile e conoscibile.
4: Le meditazioni metafisiche
È probabilmente l’opera più importante di Cartesio ed è un immenso classico della filosofia.
Meditazioni era una parola inusuale in ambito filosofico, Cartesio la usa in senso religioso come percorso di
ascesi e contemplazione in senso religioso, in quanto suggerisce una riflessione profonda sulla conoscenza
del mondo.
Metafisica (o filosofia prima) non perché tratta di Dio o dell’Essere in quanto essere, ma prima nel senso
cartesiano delle “regole”, ovvero ciò che può essere conosciuto immediatamente e semplicemente, quindi
vero.
Scrive ancora in pria persona, sotto forma di monologo.
Lo scioccante inizio delle meditazioni è il concetto di dubbio. Andando contro sé stesso (né le regole) ma
anche contro tutta la cultura occidentale, Cartesio afferma che è lecito dubitare di tutto, persino della
matematica e geometria. Che tutto ciò che conosco potrebbe essere illusorio, che non esista nessun
mondo e nessun soggetto. Per esprimere questo dubbio Cartesio introduce il Dio Ingannatore, ovvero un
essere Onnipotente che potrebbe avermi ingannato sempre nell’evidenza che 2+3=5 o che il quadrato
abbia quattro lati. Un Dio onnipotente potrebbe stravolgere certo ogni ordine, quindi non vi è nessun modo
di dare per certa la realtà.
La scoperta del soggetto
Fondamentale è quello che diventerà il motto cartesiano “Cogito ergo sum”. La grandezza e la novità non
sono semplicemente nella formulazione (già detta da Agostino), ma in ciò che consegue: Cartesio pone il
cogito come principio di tutta la filosofia. Principio nel senso solito delle regole, la prima cosa conoscibile,
la più semplice.
Pensare e quindi esistere è l’unica cosa immune dal dubbio, non esiste inganno in questo, esisto finché
penso di essere qualcosa.
Cartesio usa l’esempio della cera per confermare la priorità del cogito per conoscere il mondo: vedo la
candela bruciare, poi mi volto, vedo la cera. Riconosco lo stesso oggetto, ma non ha lo stesso profumo, la
stessa consistenza e nemmeno la stessa forma. I sensi mi ingannano, mi illudono, ma l’intelletto fasì che io
riconosco quell’oggetto.
Dall’io a dio
Io esisto, dunque dio esiste.
Per dimostrare questa affermazione Cartesio compie delle “semplici” connessione logiche:
1: io esisto mentre penso.
2: tra le idee che posso avere c’è anche quella di Dio, ovvero un essere perfetto e infinito.
3: io non posso essere la causa di questa idee, in quanto imperfetto e finito.
4: soltanto un ente infinitamente perfetto può essere la causa di questa idea.
5: Dio esiste ed è la causa della mia idea.
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