LA FILOSOFIA MODERNA La vera novità della filosofia moderna consiste in una diversa concezione del sapere: il sapere non è più fine a se stesso, ma è un modo per realizzare il dominio dell'uomo sulla natura. Cambia il rapporto uomo/natura: la natura non è più sacra, ma è a disposizione dell'uomo che la sfrutta e la domina per il proprio interesse. La filosofia non ha più un fine teoretico, ma un fine pratico: costringere la natura ad obbedire alla volontà dell'uomo. Non più quindi solo filosofia del conoscere (la natura, Dio, ...) ma appunto DOMINIO dell'uomo sulla natura. Si apre un’epoca della storia del pensiero in cui è complesso distinguere la dimensione scientifica da quella filosofica: il rapporto filosofia-scienza s’intreccia in maniera duplice: - da un lato alcune modificazioni apportate alla concezione del mondo saranno a tal punto radicali da coinvolgere l’immagine globale del mondo e non solo quella degli scienziati (rivoluzione) - dall’altro "nasce" la filosofia della scienza: l' EPISTEMOLOGIA (termine prima utilizzato come sinonimo di gnoseologia). Essa è al tempo stesso: analisi dei contenuti (cambia l'immagine globale del mondo) e metodo di elaborazione dei contenuti della scienza. È la scienza che indaga sul metodo, sul modo in cui la scienza elabora i contenuti. L’epistemologia si occupa quindi delle RIFLESSIONI SUI METODI SCIENTIFICI. BACONE e CARTESIO danno il via una filosofia nuova ripartendo da zero e disfacendo tutto il sapere precedente. Bacone espone il suo pensiero nel "Novum Organum", Cartesio nel "Discorso sul metodo" Come abbiamo visto cambia il modo d'intendere la filosofia che diventa filosofia del conoscere; centro della filosofia non è più l'essere, ma il conoscere e la concezione del sapere non è più fine a se stessa, ma mezzo per realizzare il dominio dell'uomo sulla natura. Il sapere da teoretico diventa pratico; dall’essere finalizzato alla conoscenza del “regno di Dio”, è ora studio del “regno dell'uomo”. Motivi di questi cambiamenti sono l'affermarsi della borghesia, la riforma protestante e la rivoluzione scientifica. FRANCESCO BACONE Francis Bacon, italianizzato in Francesco Bacone (1561 – 1626) è stato un filosofo, politico e giurista inglese. Primo filosofo moderno insieme a Cartesio. Il metodo permette di distinguere la scienza dalla magia. Bacone critica il metodo aristotelico: - la deduzione di conclusioni particolare da premesse universali (sillogismo) - l’induzione (da osservazione di casi particolari ad assiomi universali) perché troppo rigida. Propone un METODO INDUTTIVO SPERIMENTALE GRADUALE che permette di arrivare ad assiomi universali passando da gradi intermedi che permettono di raggiungere la “vera conoscenza”. Il metodo è costituito da due parti fondamentali: la prima DISTRUTTIVA e la seconda COSTRUTTIVA. A. PARTE DISTRUTTIVA: per arrivare alla vera conoscenza della natura bisogna liberare la mente da tutti i falsi pregiudizi. Per Bacone sia i sensi sia l'intelletto ci ingannano frequentemente e l'errore è parte integrante del nostro modo di essere ed è perciò ineliminabile. Secondo il filosofo la mente umana è occupata da una serie di pregiudizi che chiama IDOLA (idoli, fantasmi) che impediscono di dedicarsi liberamente all’acquisizione del nuovo sapere. Gli IDOLA sono false credenze, false visioni, conoscenze solo apparenti, molto radicate dell'uomo. Essi sono di quattro tipi: 1. IDOLA DELLA TRIBÙ (idola tribus): dipendono dalla natura della razza umana, sono errori specifici dell'essere umano in quanto tale; derivano dal tentativo di capire i fenomeni naturali senza un attento esame metodico. 2. IDOLA DELLA CAVERNA (idola specus): dipendono dalla natura propria dell'individuo, dall'educazione che ha ricevuto, dalle conversazioni, dalle abitudini. Determinano l’essere attaccati alle proprie scoperte personali. 3. IDOLA DEL FORO o del mercato (idola fori): derivano dalle reciproche relazioni tra gli esseri umani e si formano attraverso i discorsi. Derivano dagli equivoci del linguaggio (parole correlate a cose che in realtà non esistono) 4. IDOLA DEL TEATRO (idola teatri): derivano dal credere in teorie e filosofie già esistenti senza sottoporre a verifica. B. PARTE COSTRUTTIVA una volta liberata la mente dagli idola, bisogna ricercare le cause dei fenomeni, la natura delle cose (FORMA ARISTOTELICA) unica capace di sfidare la realtà. Un principio interno che muove le cose e le fa essere quello che sono. Per scoprire la vera struttura delle cose (SCHEMATISMO LATENTE) e la reazione che porta un corpo da uno stato all'altro (PROCESSO LATENTE) l’esperienza sensibile dev’essere analizzata e quantificata; bisogna evidenziare solo gli aspetti che interessano direttamente la ricerca, che si sta conducendo per poterla riprodurre attraverso degli esperimenti, eliminando pregiudizi e false credenze. Per far ciao è necessario un metodo ben preciso, uno strumento che permetta appunto di registrare confrontare e analizzare i dati provenienti dall'esperienza eliminando i pregiudizi. Le ipotesi non derivano dall'esperienza pura e semplice, ma si formano attraverso lo studio di tre TAVOLE che devono essere usate insieme: 1. la tavola della presenza: raccoglie e classifica casi osservati direttamente e quelli ad essi collegati: l'ipotesi deriva da correlazione fenomeno/eventi empirici; es.: calore/vicinanza al fuoco, indumenti pesanti… 2. la tavola dell’assenza o della deviazione: raccoglie i casi in cui il fenomeno che si sta studiando NON si produce; es.: la relazione luce/calore è FALSA (esposizione alla luce lunare; le lucciole) 3. la tavola dei grandi o comparativa: con essa viene registrata la maggiore o minore partecipazione degli eventi al fenomeno in oggetto; registra la QUANTITÀ secondo una scala progressiva Attraverso la raccolta di tutti i dati è possibile formulare le prime ipotesi da verificare alla luce dell'esperienza. Le tavole permettono oltre che la formulazione di nuove ipotesi, anche di CLASSIFICARE, CATALOGARE, CONSERVARE le osservazioni dirette e l'esperienza dei diversi ricercatori. Tutto ciò consente la trasmissione e la circolazione delle ipotesi sperimentali. CARTESIO Renè des Cartes o Descartes (La Haye, Turenna 1596 - Stoccolma 1650), italianizzato Cartesio, fu un filosofo, scienziato e matematico francese. È considerato il padre della filosofia moderna per aver proposto un nuovo metodo di ricerca e il fondatore della corrente filosofica del RAZIONALISMO. Una nuova metodologia doveva, per lui, aprire la possibilità di una riforma del sapere, connessa con la riforma dell’uomo e con l’instaurazione di una saggezza smarrita ormai da troppo tempo. La filosofia tradizionale, basata ancora sul sapere aristotelico, era diventata totalmente estranea alle nuove teorizzazioni e scoperte. Per Cartesio obiettivo della filosofia è conseguire la saggezza e la scienza di tutto ciò che è utile all’uomo. Nel “Discorso sul metodo” (1637) Cartesio racconta il percorso da lui stesso seguito per cercare di raggiungere CONOSCENZE CERTE (senza elementi contraddittori). L’obiettivo di Cartesio è quello di individuare un METODO in grado di assicurare i risultati dei diversi processi conoscitivi (individua come fondamento il metodo della matematica). IL METODO: per metodo Cartesio, intende un PROCEDIMENTO ORDINATO D’INDAGINE che si concretizza in una serie di regole che servono ad evitare l’errore e a raggiungere risultati validi: - EVIDENZA: devono essere accettate solo idee chiare e distinte, tale da escludere il DUBBIO; - ANALISI: è necessario scomporre il complesso nelle parti semplici che lo costituiscono, in modo da rendere più semplice la soluzione di un problema; (METODO INDUTTIVO) - SINTESI: passare gradualmente dalle conoscenze semplici a quelle più complesse; (METODO DEDUTTIVO) - ENUMERAZIONE e REVISIONE: controllare l’analisi mediante enumerazioni “complete” e la sintesi mediante “revisioni generali”, in modo da “non omettere nulla” (rivedere tutte le fasi del processo conoscitivo) IL DUBBIO METODICO (il dubbio utilizzato come metodo in un contesto moderno). Analizzando il sapere da lui acquisito, Cartesio arriva alla conclusione che quasi nulla di ciò che sa riesce a rispettare la regola dell’evidenza: tutto potrebbe essere falso e illusorio. Nulla, né le conoscenze ricavate dai sensi, né quelle puramente razionali sembrano in grado di resistere al DUBBIO sul suo essere una possibile illusione. Tuttavia di tutto è possibile dubitare tranne che del fatto che, dubitando, si sta pensando (IL DUBITARE È UN’ATTIVITÀ DEL PENSIERO). Il pensiero quindi è qualcosa di indubitabile e sulla certezza che esso ci assicura è possibile ricostruire l’intero edificio del sapere. Cartesio non intende il pensiero come una semplice attività umana, ma come una sostanza pensante (res cogitans), cosa assolutamente e immediatamente certa, rigidamente separata dalla sostanza materiale la cui esistenza non è ancora stata stabilita (rigido dualismo: pensiero/materia, RES COGITANS/RES EXTENSA). L’io coincide col pensiero quindi esiste (COGITO ERGO SUM = penso dunque sono), il problema è eliminare i dubbi sull’esistenza del mondo esterno all’io, per far ciò Cartesio individua Dio quale garante dell’esistenza delle cose fisiche e anche della verità ⇒DIMOSTRAZIONE DELL’ ESISTENZA DI DIO ⇒ 3 prove: - se l’essere umano, che è imperfetto, ha in sè l’idea di un essere perfetto, questa idea dev’essergli stata data da qualcuno che effettivamente sia tale - io sono finito e imperfetto, se fossi causa di me stesso, mi sarei dato la perfezione è quindi evidente che non mi sono creato da me , ma che mi ha creato un essere che ha tutte le perfezioni di cui io ho solo l’idea - classica prova ontologica: l’idea di perfezione che si attribuisce a Dio implica necessariamente anche quella di esistenza ⇓ SOLO AMMETTENDO L’ESISTENZA DI DIO È POSSIBILE ESSERE CERTI DELL’ESISTENZA DELLA MATERIA LE IDEE, col significato “moderno” che si è soliti dare alla parola idea, indicano il contenuto di pensiero che corrisponde a delle cose (vere o immaginarie che siano). Per IDEA Cartesio intende, invece, l’oggetto interno del pensiero in generale. Ogni idea possiede sia una realtà soggettiva o mentale, sia una realtà oggettiva, in quanto funge da rappresentazione delle cose. Cartesio distingue tre tipi di idee: 1. AVVENTIZIE derivano dall’esperienza, dalla relazione col mondo; 2. FITTIZIE o FATTIZIE sono prodotte dal soggetto attraverso immaginazione o fantasia; 3. INNATE non derivano nè dal soggeto, nè dall’esperienza, ma direttamente da Dio. Avventizie e fittizieì non sono nè chiare nè distinte, per questo su di esse non è possibile fondare conoscenze certe; le idee innate, invece, sono chiare e distinte (ad es. idea di Dio o idee matematiche) e su di esse è possibile fondare conoscenze certe. LA MORALE PROVVISORIA (“alloggio provvisorio mentre costruiamo casa”). Cartesio ritiene che, fintanto che non si sia ultimata l’opera di ricostruzione del sapere, è comunque necessario porsi delle regole provvisorie che guidino l’agire quotidiano. A tal fine elabora una morale provvisoria costituita da TRE LEGGI (MASSIME DI “BUON SENSO”): - obbedire alla leggi ed ai costumi del paese in cui si vive; la massima non dice tuttavia nulla relativamente a verità/falsità degli assunti stessi; - essere più fermi e risoluti possibile nelle proprie azioni: seguire un’unica direzione per evitare tentennamenti e indecisioni; - sforzarsi sempre di vincere se stessi piuttosto che la sorte, di cambiare i propri desideri piuttosto che l’ordine del mondo. Il fine non è solo affrontare problemi pratici dell’esistenza, ma anche quello di ottenere la felicità. Cartesio indica inoltre una quarta regola: - coltivare la propria ragione e progredire nella conoscenza della verità. SCIENZA E METAFISICA. Nelle “Meditazioni metafisiche” Cartesio introduce l’ipotesi del “genio maligno”: uno strumento per giustificare i dubbi circa l’esistenza della realtà: esisterebbe un genio maligno che ingannerebbe gli uomini sull’esistenza di tutto, compreso il loro stesso corpo. L’ipotesi del genio maligno è confutata dall’assicurazione fornita dalla metafisica sull’esistenza di Dio e sulla sua bontà e razionalità, in questo senso, la METAFISICA costituisce per cartesio la GARANZIA DELL’ESISTENZA DELLA REALTÀ E, dunque, il FONDAMENTO DELLA FISICA. ⇓ SCIENZA, NON È CONOSCENZA FONDATA SULL’ESPERIENZA EMPIRICA, MA SCIENZA RAZIONALE SPIRITO E MATERIA. Il rigido dualismo cartesiano tra mente e corpo implica che rimanga misterioso il modo attraverso il quale la materia e il pensiero interagiscono tra loro. L’una si presenta irriducibile all’altra. Cartesio ipotizza che il contatto tra materia e pensiero avvenga in una ghiandola del cervello (LA GHIANGOLA PINEALE o EPIFISI) capace di trasmettere le informazioni ricevute dai sensi (e quindi dal corpo) al pensiero e i comandi del pensiero al corpo. LA FISIOLOGIA. Le teorie filosofiche di Cartesio dal punto di vista della medicina permettevano di considerare i corpi viventi, e anche quello dell’uomo, in termini più moderni ed accettabili dal punto di vista scientifico: il corpo umano, infatti, è inteso da Cartesio come puro meccanismo, una macchina che funziona in base a principi che determinano i movimenti dei vari organi. LA FISICA ESTENSIONE SPAZIO E MOTO. Cartesio ritiene che l’attributo fondamentale della materia è quelle dell’estensione. Anche lo spazio all’interno del quale si muovono tutti i corpi è estensione. Ciò implica la negazione dell’esistenza del vuoto. Il secondo principio fondamentale della fisica cartesiana afferma che la quantità di moto presente nel cosmo è costante. L’idea che il moto non diminuisse consentiva a Cartesio d’immaginare l’origine dell’universo a partire da vortici di materia differenti sia per grandezza sia per velocità.