RADIO E PROPAGANDA DURANTE IL FASCISMO “ Due forze allo stato nascente - due “giovinezze”, potremmo dire - si manifestano nell’Italia degli anni ‘20; e, incontrandosi in quel loro stadio iniziale, si giovano e si nuocciono vicendevolmente: sono il fascista e la radio.” Mario Isnenghi , “Una radio in ogni villaggio”. Tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale l’uso dei mass media assunse un’importanza straordinaria in tutto il mondo, in particolare, durante i regimi totalitari quali Italia e Germania essi vennero utilizzati specialmente come strumenti di propaganda. I principali mezzi di comunicazione furono la stampa, il cinema e la radio. In questo articolo analizzeremo l’importanza della radio in Italia come principale mezzo di comunicazione, dalla propaganda fascista alla fine della Seconda Guerra Mondiale. La nascita della radio in Italia La radio fu inventata dall’italiano Marconi intorno al 1895 all’età di soli 21 anni e conobbe il suo periodo di maggior sviluppo negli anni 20. Già durante la Prima Guerra Mondiale venne utilizzata nelle operazioni militari, ma era vietata ai civili da una specifica legge. Quando ormai in molti paesi del mondo la maggior parte delle persone non riuscivano più a farne a meno, anche in Italia si scoprirono i suoi vantaggi. Lo scopo di Mussolini era quello di avere un controllo totale sull’informazione e la cultura in tutta Italia attraverso continui messaggi in cui si esaltavano gli ideali fascisti. L’utilizzo della radio avvenne più tardi rispetto ad altri paesi perché Mussolini preferiva il contatto diretto con le masse ed era poco fiducioso nella funzionalità del nuovo mezzo di comunicazione; dopo aver analizzato quali sarebbero potuti essere i suoi benefici la radio divenne lo strumento di comunicazione ufficiale, utile anche per i meno alfabetizzati. Così nell’agosto del 1924 venne creata l’Unione Radiofonica Italiana, che iniziò a trasmettere i primi programmi sperimentali il 6 ottobre; all’inizio le trasmissioni non avevano uno sfondo politico; vi si trovavano programmi di musica, bollettini metereologici, informazioni commerciali ed imitazioni umoristiche, notizie sportive, i notiziari erano brevissimi e alle comunicazioni del governo erano riservate solo due ore al giorno. Nel 1929 l’URI venne trasformata in Ente Italiano Audizioni Radiofoniche (EIAR). Il suo compito era quello di trasmettere durante tutta la giornata programmi di attualità e di politica, come musica, notiziari e programmi per bambini, rigorosamente a sfondo fascista. Gli orari di trasmissione erano principalmente tra le 8 di sera e mezzanotte quando la gente aveva più tempo libero; gli ascoltatori potevano così essere informati sui discorsi del duce (in particolare quelli di Piazza Venezia), le cronache del regime, le marce ufficiali e, dopo le leggi razziali del 1938, le conversazioni a supporto del razzismo. Queste trasmissioni radiofoniche erano sempre accompagnate da programmi di svago e di informazione per aumentare il numero degli ascoltatori. Nonostante l’entusiasmo del Duce non tutti gli italiani poterono usufruire da subito della radio; infatti in molte parti dell’Italia (soprattutto nel centro e nel meridione) il segnale era scarso o assente e molte persone erano troppo povere per potersi permettere di avere la cosiddetta “Scatola magica” in casa. Per questo motivo gli italiani si ritrovavano nei bar per ascoltare la radio e nelle principali piazze italiane dove furono installati degli apparecchi che fungevano da trasmettitori. Nel 1933, per favorire la diffusione della radiofonia nelle scuole elementari e nelle campagne, in Italia venne istituito l'Ente Radio Rurale "Ogni villaggio deve avere la radio". Le scuole rurali adottarono apparecchi radiofonici con lo scopo di raggiungere non solo gli scolari ma anche le loro famiglie, in modo da poter portare la propaganda fascista nelle masse rurali, tradizionalmente isolate e inoltre per quanto riguarda le scuole rurali quello di fornire agli insegnanti, uno strumento didattico per rendere più interessanti e piacevoli le lezioni di storia e di educazione civica; considerato anche che molti insegnanti si erano lamentati per il fatto che i ragazzi dei loro paesi non avevano mai ascoltato la voce di Mussolini e che quindi il fascismo non poteva avere una presa immediata. I primi mille apparecchi distribuiti venivano utilizzati a turno dalle scuole comunali e di sera erano offerti in prestito alle organizzazioni degli agricoltori. Venne così prodotto un radioricevitore Radiorurale da diverse industrie italiane e venduto ad un prezzo politico di 600 lire (successivamente abbassato a 475 lire). In ogni caso le famiglie operaie non potevano permettersi di acquistare una radio, così nel 1937 l'iniziativa del Duce di dare "Due milioni di radio agli italiani" si trasforma nel lancio della Radiobalilla, altro ricevitore economico venduto a 430 lire, pagabili in 18 rate mensili, destinato questa volta a tutte le famiglie italiane. Infine, nel 1939 venne sostituito da un ottimo ricevitore, il Radio Roma, ma era oramai troppo tardi perché l'Ente Radio Rurale, neppure un anno dopo, venne sciolto poco prima dell'entrata in Guerra dell'Italia. La radio nelle scuole Mussolini dava molta importanza ai giovani, tanto da creare delle organizzazioni come l’Opera Nazionale Balilla (ONB), Gioventù Italiana del Littorio (GIL) o i Giovani Universitari Fascisti (GUF) con l’obiettivo primario di costruire futuri soldati, uomini pronti a "credere, obbedire e combattere" e di "formare la coscienza e il pensiero di coloro che saranno i fascisti di domani”; perciò egli adottò un programma scolastico che doveva essere rigorosamente seguito anche dagli insegnanti che erano contro il regime. L’ascolto collettivo nelle scuole elementari iniziò il 19 Aprile 1933, con il discorso inaugurale seguente: “L’ ERR costituito dal governo fascista si propone di far giungere a tutte le scuole l’eco degli avvenimenti più notevoli e delle creazioni più geniali della vita nazionale. (…) Voi, fanciulli d’Italia… sentirete la soddisfazione di servire l’Italia, di obbedire all’alto e sublime comando del Re e del Duce “. L'Eiar produceva novantacinque trasmissioni di mezz'ora ciascuna, la maggior parte dedicate a: canto, cultura fascista, esecuzioni musicali, letteratura, religione e cultura varia, (temi questi che occupavano più del 65 per cento del programma); il resto era dedicato a geografia, disegno radiofonico, ginnastica, trasmissioni ricreative, soggetti storici, igiene, agraria, scienze fisiche e naturali. Nel corso degli anni le trasmissioni scolastiche andarono via via specializzandosi. Nel 1939, ad un anno dallo scoppio della guerra, duravano mediamente trenta minuti, rivolte distintamente alle cinque diverse classi, erano così ripartite per argomenti: centocinque trasmissioni di canto corale, settantacinque di esercitazioni di radiotelegrafia, sessanta di cultura fascista e militare, cinquantacinque di storia, trentacinque di disegno radiofonico, trentatré dedicate alle celebrazioni e ricorrenze, trentadue alla religione, trenta a città e campagne d'Italia, ventiquattro a fiabe sceneggiate e nozioni varie, otto alla grammatica, e tre all'aritmetica. L'avvicinarsi della guerra aveva via via trasformato gli argomenti: il canto corale aveva preso il sopravvento sulle "esecuzioni musicali", le materie scolastiche erano praticamente scomparse a favore, ad esempio, delle esercitazioni di radiotelegrafia e avevano trovato spazio le voci della Germania. Dalla propaganda alla guerra Quando l’Italia decise di intraprendere la Guerra in Etiopia nel 1935 i programmi cambiarono radicalmente ed è con questo avvenimento che nacque la radio cronaca, volta ad informare la popolazione sulle motivazioni dell’entrata in guerra e sul suo svolgimento e per la propaganda alla ormai quasi imminente guerra mondiale. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale le edizioni del giornale radio vennero raddoppiate e durante queste trasmissioni venivano spiegate le ragioni della guerra, si informava gli ascoltatori sullo svolgimento del conflitto, spesso rivelando informazioni false. Quando gli italiani iniziarono a capire che la Guerra non stava andando come il Duce aveva fatto loro sperare essi iniziarono ad ascoltare radio estere clandestinamente. Era un gesto molto pericoloso poiché poteva essere punito con tre anni di reclusione e 40.000 lire di multa. I primi segni di diffidenza verso il fascismo si verificarono durante la guerra spagnola dove i fratelli antifascisti Rosselli suggerivano agli italiani di ribellarsi al regime, lanciando appelli da Radio Barcellona; successivamente le radio che gli italiani preferivano erano Radio Londra, Radio Mosca e Radio Vaticana, ascoltate per capire la verità sull’andamento della Guerra. Dopo l’8 settembre 1943, quando la radio italiana divulgò il messaggio del maresciallo Badoglio nel quale il capo del governo comunicava che “l’Italia ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate e che la richiesta è stata accolta” e nonostante le Radio meridionali furono liberate la situazione rimaneva molto critica. L’EIAR era sotto il controllo dei nazisti e il radio giornale raccontava delle condizioni dei lavoratori italiani deportati in Germania e fornendo i lunghi elenchi dei caduti. Scarsi erano gli spazi riservati all’intrattenimento. Infine il 25 aprile 1945 la radio poté finalmente annunciare la liberazione dell’ Italia seguito da un assordante silenzio. Credo non sia giusto cercare di capire se senza la radio la propaganda dei regimi autoritari avrebbe avuto lo stesso effetto e se i due dittatori sarebbero riusciti lo stesso a convincere così tante persone, ma come afferma lo stesso Hitler, nel suo libro Mein Kampf, riguardo alla radio: " … nelle mani di chi sa farne uso è un'arma terribile ". Sandy