Leifoodie - Enrico Bernardo

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Leifoodie
di Silvana Del Fuoco 04 Marzo 2014
La rivoluzione di Enrico Bernardo: il wine restaurant, dove
comanda il vino
-
Seconda stella Michelin per il sommelier-ristoratore italiano che ha avuto il coraggio
di rovesciare la tradizione: nei suoi due ristoranti parigini si parte dalla scelta del
calice e il piatto arriva a sorpresa
Il Vino d’Enrico Bernardo
Ci avete fatto caso? È sempre il vino che accompagna il piatto e non viceversa. Si dice: ostriche e champagne,
brasato al barolo, cantucci e vin santo… Una vera mancanza di riguardo per il nobilissimo “nettare di Bacco”, un
dio tutt’altro che minore vista la sua diretta discendenza dal sommo Giove e come tale degno di migliori
attenzioni. Come fare per non suscitarne il giusto risentimento?
Ci ha pensato Enrico Bernardo, classe 1976, Miglior Sommelier del Mondo 2004, a soli 27 anni. Ecco la sua
idea vincente: cambiare le carte, pardon “la Carta”, sulla tavola del ristorante. Si ordinano i vini e sarà poi lo
chef ad abbinarvi i piatti, componendo un menu a sorpresa per il cliente. Questa la rivoluzione copernicana
che ha guidato Bernardo nella coraggiosa apertura del suo primo ristorante, nientemeno che nel cuore della
Parigi rive gauche. È nato così, nel 2007, Il Vino d’Enrico Bernardo, una stella Michelin, a cui ha fatto
seguito, sull’onda del successo, l’apertura a fine 2013, a due passi dalla raffinata place Vendôme, di un secondo
locale, Goust. Ristorante che festeggia proprio in questo periodo la meritatissima prima stella. Un en plein
niente male per un giovane emigrato italiano in terra di Francia, soprattutto in un campo minato come il vino e la
gastronomia, dove i cugini d’Oltralpe si sentono imbattibili.
Enrico Bernardo
Il suo segreto? Il coraggio di essere sempre rimasto se stesso. E di aver saputo unire nello stesso locale
lo charme parigino dell’atmosfera al calore italiano dell’accoglienza. Perché “Il Vino” è un luogo davvero fuori
dal comune, dove tutto, dalla cucina, al personale, agli arredi è al servizio del… vino. A cominciare dal
divertente gioco di benvenuto del “vino misterioso” servito nel “bicchiere blu”: così anche l’ospite più
sprovveduto può sentirsi, almeno per un momento, un autentico sommelier professionista.
E il gioco continua per tutta la cena, perché qui è lo chef a decidere - s’intende, in gran segreto - il menu più
adatto a ogni commensale, abbinando i piatti alla bottiglia, o meglio ancora ai diversi calici, che ognuno avrà
scelto tra le innumerevoli offerte di una vera e propria carta geografica dei vini.
Quale entrée pregustare per un Riesling Dietz 2010, intrigante bianco della Valle del Reno? Ma certamente una
suggestiva “Ostrica Garibaldi”, patriottica all’aspetto e oceanica all’aroma…
E per un amante dei vini di casa, che sceglie di continuare con un Langhe Favorita Pelissero 2012? Il plat che
fa per lui è un “Carpaccio di gamberi rossi, sorbetto al limoncello e ( giusto un tocco di esotico) caviale
Oscietre”.
Infine, in attesa di un dessert da sogno – siamo o non siamo nella Ville Lumière? – per chi volesse ordinare un
favoloso Tokaji Szamorodni Samuel Tinon 2004? Niente di meglio di un “Biscotto al cioccolato, chantilly di
cioccolato bianco e sorbetto banana/passione”. Piatti che indubbiamente solleticano il palato. Ma che non
mettono mai in secondo piano il bicchiere. Perché questo è “il luogo – sono parole di Bernardo – dove il vino
non è un mistero ma un piacere”. Come le promesse di una notte parigina.
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