Caso clinico Un ragazzo di 14 anni, in buona salute, di costituzione esile, veniva ripetutamente e violentemente colpito sulle spalle contro un muro dai compagni nel cortile di scuola. Egli evitava di colpire il muro con la faccia estendendo le braccia contro il muro stesso. Dopo circa trenta minuti egli iniziava a lamentare delle parestesie alle mani, debolezza e rigidità alle braccia; pochi minuti più tardi accusava pesantezza alle gambe e diventava incapace di camminare. Veniva portato in un ospedale periferico e quindi condotto nel nostro ospedale circa dodici ore dopo il trauma. Il paziente accusava debolezza alle braccia ed incapacità ad eseguire movimenti fini con le dita, incapacità a camminare, mancanza di controllo degli sfinteri. Non lamentava alcun dolore o rigidità al collo. L’ esame neurologico metteva in evidenza paraplegia flaccida, ipostenia bilaterale alle braccia e livello di anestesia termo-dolorifica a T2-T3. Veniva somministrato per via endovenosa un bolo di metilprednisolone. La radiografia del rachide cervicale rivelava solamente una minima sublussazione anteriore di C2 su C3, (fig. 1). Una TC ad alta risoluzione non dimostrava alcuna frattura o dislocazione delle faccette. Una prima RM del rachide senza mezzo di contrasto, eseguita sei ore dopo il trauma nell’ospedale eriferico, era risultata negativa (fig. 2 A); una seconda RM senza mezzo di contrasto, eseguita nel nostro ospedale 24 ore dal trauma, era anch’essa negativa (fig. 2 B). La paraplegia e la ipostenia agli arti superiori rimaneva invariata nei giorni seguenti. Al quinto giorno dall’evento acuto una RM del rachide eseguita anche con mezzo di contrasto (fig. 3) dimostrava una lesione iperintensa in T2 nella porzione anteriore del midollo spinale (fig. 3A), estendentesi da C5 a T2, con un massimo di spessore a livello C7; nelle sezioni assiali la lesione, che si potenziava dopo contrasto (fig. 3B), comprendeva la sostanza grigia dei corni ventrali e la sostanza bianca dei cordoni anteriori, mostrando un aspetto ad “occhi di gufo”, tipico delle lesioni ischemiche nel territorio della arteria spinale anteriore [5]. Fig. 2. — A) Sezione RM sagittale ponderata in T2, 6 ore dopo il trauma: reperti normali. B) Sezioni RM sagittali ponderate in T2, 24 ore dopo il trauma: reperti ancora normali. Dieci giorni dopo il ricovero, in presenza solo di un modesto miglioramento della ipostenia al braccio sinistro, il paziente veniva trasferito ad un centro di riabilitazione fuori città. In occasione di un colloquio telefonico dopo 6 mesi dal trauma, il paziente veniva descritto avere una residua paraparesi spastica ed una modesta ipostenia al braccio sinistro. Fig. 3. — RM 5 giorni dopo il trauma. A) Sezione sagittale ponderata in T2: lesione iperintensa da C5 a T2 nella porzione ventrale del midollo. B) Sezione assiale ponderata in T1 dopo mdc per via endovenosa: lesione con potenziamento dopo contrasto a livello delle corna e colonne anteriori, con il caratteristico aspetto ad “occhi di gufo”. C) Sezione sagittale ponderata in T1: lesione con potenziamento dopo contrasto nella porzione ventrale del midollo. Discussione La peculiarità del presente caso è basata sulle caratteristiche RM, che sono altamente suggestive di ischemia del midollo spinale, a causa della presenza di un intervallo temporale, RM negativo e della tipica localizzazione della alterazione della barriera ematocerebrale (segno degli “occhi di gufo”). Per le medesime ragioni una lesione di natura contusiva, che è quella più frequentemente descritta nella SCIWORA , può essere esclusa. Inoltre, la possibilità di una lesione infiammatoria, come una mielite, è assai improbabile a causa della stretta relazione temporale tra il trauma e la insorgenza dei sintomi, nonchè a causa della estensione della lesione, limitata alla porzione anteriore del midollo. Non è chiaro il motivo per cui non solo le immagini pesate in T2 a sei ore, ma anche quelle a 24 ore, non mostravano alterazioni intramidollari del segnale. È ben noto che nei casi di ischemia cerebrale un’area di segnale iperintenso in T2 compare quando si sviluppa l’edema vasogenico, cioè circa sei ore dopo l’insorgenza dell’evento ictale. Nella ischemia a carico del midollo spinale, tuttavia, è stato descritto come le alterazioni del segnale RM possano non essere visibili anche per molte ore dopo l’evento acuto [6]. Nel nostro caso la RM a sei ore era stata acquisita con tomografo da 0,5 Tesla e quella a 24 ore con uno da 1,5 Tesla, utilizzando immagini spinecho convenzionali e spessore di sezione di 3-4 millimetri; tali immagini erano state giudicate di buona qualità. Le sequenze “fluid attenuated inversion recovery” (FLAIR) e quelle ponderate in diffusione non furono acquisite nel nostro caso; a causa nella loro nota migliore sensibilità all’edema tessutale, è possibile che esse avrebbero avuto maggiori probabilità di evidenziare alterazioni intramidollari nelle prime 24 ore dall’evento acuto. Non può essere stabilito in modo esatto il modo in cui la lesione ischemica possa essersi sviluppata nel nostro caso. Mentre nella popolazione anziana l’ischemia midollare associata a trauma spinale è ritenuta svilupparsi principalmente perchè le arterie spinali vengono compresse dagli osteofiti artrosici, nel nostro caso le peculiari caratteristiche del rachide pediatrico potrebbero avere avuto un ruolo chiave. Nei bambini il rachide è particolarmente elastico e mobile; esso può in genere sopportare movimenti estremi di flesso-estensione senza subire fratture. D’altra parte, la vascolarizzazione del midollo spinale alla giunzione cervicotoracica è di solito sostenuta da una arteria radiculomidollare toracica alta (T3T7) e dalle arterie vertebrali attraverso l’arteria midollare anteriore. La giunzione cervico-toracica è un territorio vascolare di confine, per tale ragione è maggiormente suscettibile ad eventuali danni da ipoperfusione. Noi ipotizziamo che nel nostro caso i ripetuti violenti movimenti di flesso-estensione possano avere provocato uno spasmo della arteria radiculomidollare o delle arterie vertebrali, provocando una ipoperfusione midollare nel territorio di confine cervico-toracico, che potrebbe essere stato in modo particolare scarsamente vascolarizzato nel paziente in oggetto. Anche se, in casi molto rari, un’ischemia midollare è stata descritta in adulti affetti da dissezione postraumatica delle arterie vertebrali [7], tuttavia, le conseguenze più comuni della dissezione delle arterie vertebrali sono l’ischemia del tronco cerebrale e del cervelletto, piuttosto che del midollo spinale. Nel nostro caso non possiamo escludere totalmente la possibilità di una dissezione delle arterie vertebrali, poichè non fu eseguita una angiografia spinale e delle arterie vertebrali, a causa di problemi di collaborazione da parte del paziente. Tuttavia, le sezioni RM assiali non avevano rivelato alcun segno di ematoma intramurale od occlusione a carico delle arterie vertebrali. Il caso da noi presentato suggerisce come, quando un bambino accusi sintomi midollari postraumatici, il monitoraggio con RM, se inizialmente negativo, debba essere prolungato per alcuni giorni, a causa della possibilità di ritardata presentazione di alterazioni di segnale compatibili con lesione ischemica intramidollare. Bibliografia/References 3) Duprez T, De Merlier Y, Clapuyt P et al. Early cord degeneration in bifocal 1) Pang D, Wilberger JE: Spinal cord injury SCIWORA: a case report. Pediatr Radiol without radiographic abnormalities in chil-28: 186-188, 1998.