http://losbuffo.com/2014/06/18/legami-linganno-dellocchio-le-anamorfosi/ Legàmi: L’INGANNO DELL’OCCHIO, LE ANAMORFOSI ARTE & FOTOGRAFIA | 18/06/2014 | 0 | BY LO SBUFFO A livello tecnico, probabilmente, non c’è arte più menzognera di quella delle illusioni ottiche. Dai motivi Optical che sembrano muoversi da soli, ai Tromp l’Oeil che ti scaraventano in un paesaggio inesistente (ovvero “ingannare l’occhio” in francese), agli stereogrammi incrociando gli occhi ti fanno qualcosa in 3D su uno sfondo apparentemente sterile, alle anamorfosi. Oggi vi parlerò di quest’ultime, perché sono veramente affascinanti e hanno coinvolto non solo la contemporanea Street Art, ma anche molti oggetti e messaggi che ritroviamo nel quotidiano. L’anamorfosi non è altro che un’immagine fortemente distorta che acquista la «vera forma» solo quando l’osservatore si dispone in una particolare posizione molto inclinata rispetto al suo piano e osserva il tutto in prospettiva. Infatti, nella visione prospettica monoculare (la nostra) noi vediamo le immagini come se fossero proiettate su un piano trasparente verticale. Se vi osserviamo un triangolo verde posto verticalmente, tale immagine corrisponde sia ad un triangolo realmente verticale che ad un lunghissimo triangolo orizzontale. È possibile, quindi, realizzare delle immagini piane poste sul pavimento che appaiono svettare verso l’alto, o forme comunque distribuite su più superfici che si ricompongono solo da un determinato punto di vista. La nascita dell’anamorfosi si ha intorno al XVI secolo, in concomitanza con i primi studi della prospettiva. Chiaramente Leonardo da Vinci non poteva mancare all’appello, sperimentando in diversi schizzi deformazioni di visi e parti anatomiche. Con lui, un allievo di Dürer, Erhard Schön, che fu il più prolifico realizzatore di questa nuova e bizzarra tecnica con ritratti anamorfici di personaggi illustri. Tuttavia, l’esempio più famoso di anamorfosi ai giorni d’oggi è il quadro “Ambasciatori” del 1533 realizzato dal pittore tedesco Hans Holbein. Al tempo l’anamorfosi aveva molta fortuna, era una tecnica affrontata con curiosità e ritenuta un ottimo modo per veicolare messaggi subliminali di natura religiosa, politica o erotica. In questo caso, in basso e in primo piano, la tela presenta un disegno distorto, apparentemente tirato e pasticciato: guardato in prospettiva, questi non si rivela altro che un teschio, simbolica allusione al trionfo finale della morte su tutte le attività umane che sono richiamate dagli strumenti tecnico-scientifici rappresentati di sfondo. In sintesi, un Memento Mori inequivocabile. “Ambassadors” 1533 Le anamorfosi non furono affrontate solamente “di piatto”, ma anche tramite figure coniche o cilindriche, che una volta posizionate rivelavano il reale aspetto della rappresentazione bidimensionale. È l’esempio di Jean François Niceron, religioso francese del ‘600 molto attento alla tematica. Tra le sue innumerevoli opere ci sono anche anamorfosi coniche, cioè visibili solo arrotolando l’immagine a formare un cono. Seguono altri esempi celebri come l’affresco di Emmanuel Maignan a Trinità dei Monti a Roma, effettuato in età barocca, che rivela di scorcio San Francesco di Paola in preghiera; oppure la cupola della Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, sempre a Roma, in cui l’artista seicentesco Andrea Pozzo offre una sbalorditiva illusione ottica che ricrea una finta cupola sul soffitto, che in realtà altro non è che un enorme dipinto in prospettiva orizzontale. Proprio per i suoi effetti ottici sorprendenti, l’anamorfosi è stata sfruttata spesso nella pubblicità, negli spot, nei video ma anche nella quotidianità: esempi cardine possono essere la segnaletica stradale orizzontale, che per un puro fatto pratico è progettata in maniera anamorfica, in modo che le scritte appaiano leggibili da un punto di vista molto radente (che è la posizione tipica di un guidatore). Gli appassionati di calcio, inoltre, possono osservare un tipico esempio di anamorfosi nelle pubblicità della TIM poste accanto alle porte di calcio: dal punto di vista delle telecamere appaiono due pannelli verticali con il logo dell’azienda, in realtà sono due tappetini stesi ai lati della porta (infatti a volte ci corrono sopra e la cosa genera confusione. Inoltre può essere controproducente: da quando l’ho scoperto ogni volta non la porta, ma l’effettotim). Oggi con le anamorfosi, ottenute da semplici software, si possono creare altre sorprendenti illusioni ottiche spaziali, sia al chiuso che all’aperto. Un vero artista in tal senso è lo svizzero Felice Varini con le sue forme geometriche che sembrano fluttuare sulle architetture. Inoltre, l’anamorfosi è usata moltissimo nella street art. Molti artisti realizzano immagini più o meno complesse sul pavimento di piazze e marciapiedi con i gessetti, suscitando la curiosità dei passanti; altri ne hanno fatto degli interventi di riqualificazione urbana vera e propria (come il collettivo spagnolo Boa Mistura nelle favelas di San Paolo del Brasile). Tra gli artisti più noti di 3D street-painting ci sono: Leon Keer, autore di memorabili realizzazioni sulle strade di tutto il mondo; Edgar Mueller, specializzato in baratri e voragini spaventose ma rigorosamente finte; Julian Beever, che ha disegnato sui pavimenti di mezzo mondo bottiglie, animali e oggetti che sembrano davvero materializzarsi in tre dimensioni; Kurt Wenner, amante delle vasche in cui si immergono strani esseri infernali… Opera di Edgar Mueller Le anamorfosi vi affascinano e sembrano impossibili? Software a parte, in realtà, se mai vi partisse una rotella e voleste tentare l’impresa basterebbe un semplice videoproiettore. Basta proiettare l’immagine su una superficie in modo radente e ricalcarne i bordi. Se osservata dallo stesso punto di vista da cui era stata proiettata, l’immagine apparirà perfetta e soprattutto tridimensionale! Scatenatevi! credits: http://www.didatticarte.it/Blog/?p=1107 (immagine 1,2,3) ; http://www.urbantrash.net/graffiti/3dpainting-graffiti-street-art-foto/ (immagine 4) A Cura di Laura Marino