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L’approfondimento
sabato 4 agosto 2012
Speciale
Esplorazione
spaziale
Un altro: dopo i Viking, Pathfinder, Spirit e Opportunity,
un rover nuovo di zecca scende su Marte.
L’ammarziaggio (e perdonateci il neologismo) è previsto per
lunedì prossimo, 6 agosto. E sarà diverso da tutti i precedenti.
Ecco perché
foto: Nasa/Jpl
Curiosità
marziana
di Marco Cagnotti
Nel cratere Gale
La Nasa non spedisce su
Marte un congegno parte di un
progetto da 2,5 miliardi di dol-
lari per poi farlo scendere dove
capita o scegliendo all’ultimo
momento. Sono ormai decine
le sonde inserite in orbita marziana da quando, nel lontano
1965, la statunitense Mariner 4
si avvicinò per prima al Pianeta Rosso e lo fotografò. Perciò
lo studio dei dettagli al suolo è
ormai approfondito e, sulla
base di decine di migliaia di
immagini raccolte, è possibile
capire quali sono le aree più interessanti per la discesa di un
rover. Nel caso di Curiosity ne
è stata considerata una cinquantina. Che poi, selezionando e scartando, si è ridotta alla
scelta definitiva: il cratere
Gale, non distante dall’equatore del pianeta e con un diametro di circa 150 chilometri. Il
Mars Science Laboratory si depositerà in una regione pianeggiante, la Aeolis Palus (e no,
non è una palude), e poi inizierà la scalata dell’Aeolis Mons,
la montagna al centro del cratere alta 5’500 metri rispetto
alla pianura circostante. Free
climbing? Niente di tanto
estremo: la sommità sarà accessibile grazie a canaloni che
il rover percorrerà agevolmente. E proprio quel percorso
sarà ricco di occasioni di indagine, perché consentirà di studiare nel dettaglio la successione degli strati di sedimenti depositatisi nel corso della storia
marziana dopo l’impatto che
produsse il cratere. Già, ma
perché tutto questo?
fossile. Infatti tutto lascia pensare che Marte sia stato ospitale nel proprio passato, centinaia di milioni o perfino miliardi
di anni fa. Ovviamente questo è
stato possibile se mai lassù c’è
stata acqua liquida, come peraltro sembrano confermare
innumerevoli formazioni superficiali che possono essere
interpretate come letti di fiumi
ormai prosciugati o perfino coste di laghi o addirittura di
oceani.
La vita, o almeno i fossili
Colonie umane,
magari cinesi
Inutile nasconderselo: lo scopo è trovare la vita su Marte.
Finora in nessun luogo del pianeta i rover già scesi hanno mai
scovato un coniglio, un verme,
un geranio, un fungo o almeno
un batterio. Sicché le speranze
sono scarse, per non dire nulle.
Però, se anche non si trovasse il
marziano vivo e vegeto, animale o vegetale, magari se ne potrebbe scoprire qualche traccia
NASA/JPL-CALTECH/ASU/UA
Il suo nome completo è Mars
Science Laboratory (Msl), ma è
noto come Curiosity: un soprannome proposto da una ragazzina del Kansas che ha vinto un concorso di idee. Il rover
si porta appresso il consueto
corredo di strumenti per le indagini sul suolo e sull’atmosfera marziani: un braccio robotico di due metri per raccogliere
campioni che poi saranno analizzati da uno specifico laboratorio chimico, un laser per perforare e polverizzare le rocce,
spettrometri di neutroni per
trovare l’acqua e a raggi X per
le analisi chimiche, sensori di
radiazioni per studiare i raggi
cosmici che arrivano al suolo,
una stazione meteorologica
che registrerà con continuità le
condizioni ambientali, e naturalmente le immancabili videocamere a colori che ci sommergeranno con le immagini di
quel rosso deserto desolato.
NASA/JPL-CALTECH
Certe cose sono difficili da
fare sulla Terra, figuriamoci a
240 milioni di chilometri di distanza. Ma tant’è: dopo i paracadute dei lander Viking e gli
airbag rimbalzanti di Pathfinder, Spirit e Opportunity, è venuto il momento di provarci
con una gru volante. Perché
questa sarà la procedura di arrivo del rover Curiosity sul
suolo marziano. Dapprima entrerà in azione il classico schermo termico di protezione a velocità supersonica. Poi, a 10
chilometri di quota, verrà aperto il paracadute frenante. A
due chilometri anche il paracadute sarà abbandonato e l’ultima fase sarà controllata da retrorazzi. Ma non fino al suolo: a
20 metri di altezza il rover verrà calato con tre cavi e si poserà
dolcemente sul suolo del Pianeta Rosso. E da quel momento
comincerà il divertimento.
Un laboratorio completo
2
laRegioneTicino
La regione del cratere Gale nel quale scenderà il robot
Ma non solo: se anche la
vita su Marte non ci fosse ora,
né ci fosse mai stata in passato, potremmo pensare che ci
sarà in futuro. E sarà la nostra. Infatti, dopo la discesa
umana sulla Luna, il prossimo passo potrebbe essere la
conquista del Pianeta Rosso.
Quando? Non a breve. L’Amministrazione Obama ha raf-
freddato gli animi annunciando che le priorità statunitensi
non contemplano missioni
umane su Marte nel giro di
pochi anni. Comprensibile, in
tempi di crisi. E l’Europa e la
Russia certo non stanno messe meglio. Intanto però i cinesi proseguono imperterriti
con i propri progetti spaziali.
Perciò non è inverosimile che
il primo umano a posare il piede su un deserto marziano abbia gli occhi a mandorla. Non
per raccogliere qualche sasso
da riportare a casa: non ne
varrebbe la pena. Ma per restarci con una base permanente. E magari, in un futuro
anche più remoto, una vera e
propria colonia.
© Riproduzione riservata
L’intervista
Il geologo della Nasa: ‘Se ci sono tracce di vita, questo rover le troverà’
NASA/JPL-CALTECH
di Alessio Palmero Aprosio
Il lander viene calato sul suolo marziano con cavi lunghi 20 metri
Un conto è starsene a casa a godersi lo
spettacolo: un ruolo di sicuro affascinante
ma passivo. Tutt’altro è invece partecipare
in prima persona al progetto di una missione interplanetaria. Noi ne abbiamo parlato con Ashwin Vasavada, geologo del
Jet Propulsion Laboratory e membro del
team del Mars Science Laboratory.
Già in passato abbiamo inviato dei
robot sulla superficie marziana. Quali
sono le principali caratteristiche che
differenziano Curiosity dai suoi predecessori?
«Rispetto ai precedenti rover, il Mars
Science Laboratory presenta notevoli migliorie. Anzitutto è progettato per trasportare un vero e proprio laboratorio di analisi. Questo ha richiesto lo spazio per un
braccio robotico e una trivella in grado di
raccogliere i campioni di roccia e per tutti
gli strumenti che studieranno il materiale. Perciò Curiosity è cinque volte più pesante dei predecessori Spirit e Opportunity. Inoltre anche la tecnica di atterraggio
si è adattata in due nuovi modi. Ci sarà
una prima fase di ingresso guidato, quando il veicolo spaziale correggerà gli errori
di volo prodotti nell’alta atmosfera. Poi,
alla fine della discesa, una “gru spaziale”
sostenuta da retrorazzi calerà delicata-
Ashwin Vasavada
mente il rover sulla superficie del Pianeta
Rosso».
Che cosa si prova nel partecipare attivamente a un progetto come questo?
«Progettare, costruire e veder lanciare il
più sofisticato robot spaziale mai sviluppato è un’esperienza fantastica. Vedremo
cose che nessun altro essere umano ha
mai visto, facendo scoperte che ci aiuteranno a comprendere il nostro ruolo
nell’universo».
Che cosa sperate di trovare?
«Il Mars Science Laboratory è stato progettato per l’esplorazione di possibili ambienti abitabili. Se eventuali tracce di vita
saranno evidenti, lui le troverà. Però, più
realisticamente, cercheremo di capire se
le antichissime rocce nel cratere Gale contengano qualche prova che in passato il
pianeta avesse tutte le carte in regola per
ospitare esseri viventi».
Che tipo di vita poteva esserci su
Marte?
«Se c’è stata qualche forma di vita, doveva essere molto primitiva, sotto forma di
semplici microrganismi, e molto antica,
risalente all’epoca in cui il pianeta era ricco di acqua e aveva una densa atmosfera.
Marte perse molta di quella atmosfera
piuttosto in fretta, quando scomparve il
campo magnetico del pianeta. E la rarefatta atmosfera attuale rende l’acqua liquida
instabile nei pressi del suolo».
Quali sono le prossime frontiere della ricerca di vita nello spazio? Si tenterà l’invio di robot anche su altri corpi
celesti?
«Marte è uno dei luoghi più promettenti
per la ricerca della vita, sia per la presenza di acqua nel suo passato sia per la sua
vicinanza alla Terra. Le lune di Giove e
quelle di Saturno sono candidate altrettanto appetibili, ma arrivarci è molto più
difficile. Inoltre abbiamo scoperto centinaia di pianeti intorno ad altre stelle, alcuni
dei quali potenzialmente adatti alla vita.
Tuttavia per ora possiamo solo studiarli
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attraverso i telescopi».
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