La Dieta in Reumatologia: semplici consigli per vivere meglio e più a lungo! Dieta ed Invecchiamento: A tavola non si invecchia. Soprattutto se si consuma una dieta mediterranea. Dieta che, dopo essere stata celebrata come patrimonio culturale dell’Unesco, di recente può fregiarsi anche del titolo di ‘miracolo sulla quinta strada’ o di ‘brain food’. Infatti, un recente studio realizzato sugli abitanti di Manhattan, dimostra che la dieta mediterranea si oppone alla perdita di neuroni, all’atrofia cerebrale che caratterizza purtroppo i processi di invecchiamento. Altri studi avevano già dimostrato un’associazione tra questo tipo di regime alimentare ed una ridotta incidenza di demenza, a migliori performance cognitive, suggerendo che il cervello di chi consuma questa dieta è più ‘fresco’ e ‘giovane’. Uno studio pubblicato su JAMA ha evidenziato che il consumo di noci e olio d’oliva migliora le funzioni cognitive; un altro più recente pubblicato su Neurology, marcia deciso verso questa direzione. E’ ancora presto per muoversi dall’ambito dell’associazione epidemiologica e per poter parlare di vero e proprio fattore causale, ma l’aver dimostrato un effetto antiatrofia cerebrale fa propendere sempre di più per un ruolo ‘attivo’ di questa dieta come fattore neuroprotettivo. L’idea di mantenere il cervello smart fino a tarda età, imbandendo la tavola con pesce, frutta, cereali, verdure di tutti i colori, condite con l’olio d’oliva, innaffiando con un buon bicchiere di vino, fa letteralmente gola a molti. Lo studio ha interessato una popolazione di La dieta in Reumatologia / 01.02.16 ottantenni, rappresentativa del melting pot di Manhattan (latini, neri americani, caucasici) senza segni di demenza. Le informazioni sulle abitudini dietetiche sono state acquisite mediante compilazione di un questionario. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a risonanza magnetica cerebrale con la quale sono state valutate una serie di misurazioni: volume cerebrale totale , volume totale della sostanza grigia, volume totale della sostanza bianca, spessore corticale medio, volume delle diverse regioni. I ricercatori sono andati quindi a correlare tutti questi parametri con il grado di aderenza alla dieta mediterranea. Ne è risultato che rispetto alle persone con bassa aderenza ai principi della dieta mediterranea, quelli che l’adottano più fedelmente hanno un cervello più ‘grande’. In particolare il volume cerebrale complessivo è risultato di 13,11 millilitri maggiore, quello della sostanza grigia di 5 millilitri più ampio e quello della sostanza bianca superiore di 6,41 millilitri. A pesare favorevolmente sul volume della preziosa sostanza grigia sono soprattutto le diete ad elevato contenuto di pesce e a basso contenuto di carne. Le diete con poca carne hanno un’influenza positiva anche sul volume cerebrale totale, mentre quelle ricche di pesce sono associate con un maggior spessore corticale medio. Gli autori concludono dunque che una maggior aderenza ai dettami della dieta Mediterranea si associa ad un minor grado di atrofia cerebrale, riportando in qualche modo le lancette dell’orologio indietro di 5 anni. Il maggior impatto sui volumi cerebrali è esercitato dalle diete ricche di pesce e povere di carne. Dieta ed Osteoporosi: L’osteoporosi è una malattia dello scheletro 1 caratterizzata da riduzione di massa ossea e conseguente aumentato rischio di fratture (vedi articolo dedicato). Per le salute delle ossa è importante seguire una dieta bilanciata che includa adeguato apporto di Calcio e Vitamina D. Le fonti più ricche di calcio sono latte e derivati come yogurt e formaggi; per coloro che soffrono di intolleranza il latte ad alta digeribilità in cui il lattosio viene predigerito oppure i latti vegetali arricchiti di calcio (soia, riso etc) possono essere una valida alternativa al latte vaccino. Anche l’acqua può costituire un’ottima fonte di calcio biodisponibile: per esempio quella del rubinetto di molte città italiane è piuttosto ricca di calcio, mentre tra le acque minerali meglio preferire quelle povere di sodio (Calcio >200mg/L, Sodio <50mg/L). Anche i pesci come i latterini e le alici sono una buona fonte di calcio, così come polpi, calamari, gamberi. La frutta secca è da consigliare come le arachidi tostate, pistacchi, noci, mandorle, nocciole, fichi secchi anche se hanno minore biodisponibilità. Alcuni semi quali i semi li lino, chia, sesamo usati soprattutto nella dieta vegetariana /vegana oltre a contenere fitoestrogeni , ligani , omega3, fibre solubili , tutti composti antiossidanti ed utili nel periodo della menopausa della donna, sono ricchi di calcio. Molti vegetali come broccoletti, indivia, radicchio, carciofi, spinaci, cardi hanno calcio meno biodisponibile. Il consiglio è quello di assumere un po’ di calcio ad ogni pasto (latte, yogurt, formaggio, frutta secca, dei semi) perché a piccole dosi viene assorbito meglio; il nostro intestino non ne assorbe più di 500mg per volta. L’assorbimento intestinale del calcio è invece ridotto da fattori esterni quali: Molti fitati (cereali, legumi, crusca); alimenti ricchi di acido ossalico (spinaci, rabarbaro, rape, legumi, prezzemolo, pomodori, uva e fichi); bevande con xantine (alcol, tè, caffè, cacao); eccessivo consumo di grassi; fumo; infiammazioni intestinali; eccesso di sodio e La dieta in Reumatologia / 01.02.16 sale. Inoltre è consigliabile mantenere un peso corporeo nella norma, per limitare perdite di massa ossea. La vitamina D è purtroppo invece poco comune negli alimenti, una certa quantità si trova nei pesci grassi (aringhe, tonno, sgombri) e nel tuorlo d’uovo; mentre l’olio di fegato di merluzzo ne è ricchissimo. La maggior parte della vitamina D viene sintetizzata nella pelle, grazie ai raggi ultravioletti del sole, naturalmente chi ne è carente dovrà pertanto assumerlo grazie ai farmaci. Dieta ed Artrite Reumatoide (AR) Nell’AR (vedi articolo dedicato) una dieta ed un controllo del peso adeguati sono molto utili. Sono banditi i cibi conservati ed i fast foods. Approvata la dieta mediterranea, grazie alle sue proprietà antiossidanti e protettive sul sistema cardiovascolare è capace di ridurre l’attività di malattia, il dolore e la rigidità articolare. I pazienti reumatoidi possono manifestare la cosiddetta cachessia, che causa debolezza muscolare e ridotta funzionalità del sistema immunitario. La dieta vegetariana e priva di glutine sono altri utili esempi di alimentazione consigliata, perchè con bassa immunoreattività vede migliorare i dati clinici. Inoltre l’aumentato apporto nella dieta di pesce e soprattutto di omega 3 riduce infiammazione e quindi l’uso di farmaci. E’ pertanto consigliabile consumare cibi freschi, cereali integrali, aumentare gli omega 3 da olio di oliva, di lino, noci, pesce azzurro, olio di canola; mentre bisogna ridurre i conservanti, i carboidrati raffinati, i grassi saturi ed omega 6. Dieta e Fibromialgia La fibromialgia colpisce circa 1 milione di italiani (vedi articolo dedicato). Il malato è spesso in sovrappeso e questa condizione aumenta dolore stanchezza, sonno non ristoratore e disturbi di umore. 2 Il contollo del peso è essenziale per migliorare questi sintomi. E’ utile eliminare alcuni cibi dalla dieta come i dadi da cucina e dolcificanti come aspartame, perchè contengono tossine (glutammato ed aspartato) che peggiorano il dolore. Tra gli integratori alimentari prodotti utili sono antiossidanti come il coenzima Q10 ed anche Magnesio, la L-carnitina S-adenosilmetionina. I pazienti spesso soffrono di colon irritabile con tipici sintomi di malessere addominale, pertanto alcune evidenze suggerirebbero di limitare cibi contenenti carboidrati a catena corta quali glutine e lattosio; nonché alimenti (solanacee) come patate, peperoni, melanzane e pomodori per la presenza di solanina che può ridurre la soglia del dolore. Dr Domenico Malesci Specialista in Reumatologia, Dottore di Ricerca in Immunologia Clinica La dieta in Reumatologia / 01.02.16 3