SOCIETÀ 17/12/2012 Rapporto Ocse, donne e lavoro Italia fanalino di coda Il nostro Paese indietro nella parità uomo-donna: 51 % di presenze contro 65% della media Ocse, peggio solo Turchia e Messico. Una maggiore presenza femminile alzerebbe il Pil dell’1% all’anno CLAUDIA NARDI ROMA Il futuro dell’economia globale è in mano alle donne, tranne che in Italia. A rivelarlo è l’Ocse, – l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – che ha presentato oggi a Parigi il rapporto “Closing the gender gap” . Secondo i dati contenuti nel rapporto, che denuncia il divario tra uomini e donne nei 34 Paesi aderenti all’organizzazione, l’economia italiana è penalizzata dalla scarsa partecipazione femminile al mercato del lavoro. Il nostro Paese, infatti, si colloca al 32simo posto nella classifica delle presenze: 51 per cento contro il 65 per cento della media Ocse; peggio di noi solo Turchia e Messico. Numeri che arrivano come una doccia fredda, in un momento di grossa crisi per l’economia globale. La risoluzione, però, arriva dall’Ocse stessa: aumentando la presenza delle donne nel lavoro, si legge, si accrescerebbe il Pil procapite italiano di 1 punto percentuale all’anno. Per rilanciare la crescita, infatti, i governi dovrebbero concentrarsi maggiormente nella riduzione del divario di genere che continua a penalizzare quello femminile in formazione, occupazione e imprenditorialità. «Le donne devono essere la soluzione piuttosto che il problema»: come nella maggior parte dei paesi Ocse, in Italia nelle ultime generazioni le donne hanno ottenuto risultati migliori degli uomini negli studi. Il maggiore livello di istruzione della popolazione, sottolinea l’organizzazione, è stato causa di circa la metà della crescita economica nell’area Ocse negli scorsi 50 anni, e «questo deve molto all’aver portato le ragazze a livelli più alti di istruzione e all’aver raggiunto una maggiore uguaglianza nel numero di anni trascorsi a scuola». L’uguaglianza a scuola, però, non garantisce uguaglianza nel mondo del lavoro: le donne guadagnano di meno perché trascorrono più tempo a occuparsi di casa e famiglia. Per questo, come riporta l’Ocse nella scheda riguardante il nostro Paese, «l’Italia ha bisogno di migliorare le politiche per la famiglia e di una maggiore partecipazione degli uomini al lavoro domestico». Uomini e donne, quindi, indipendentemente dallo status della famiglia o dal livello di reddito, dovrebbero trovare un equilibrio casa-lavoro soddisfacente. Sanando questa discriminazione, conclude l’Ocse, si potrebbe fornire alle economie un’importante possibilità di crescita per uscire finalmente dalla crisi.