23.01 Definizioni del doping

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Definizioni del doping
Dott. Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
Giovedì 24 gennaio 2013, alle ore 17.00 in diretta su RAI SPORT 1 nella trasmissione
NOVANTAMINUTI di Enrico Varriale, si parlerà del cortometraggio PUROSANGUE e del
progetto che sta nascendo tra Kenia - Montepulciano e Guidonia (Roma). La trasmissione sarà
trasmessa su RAI SPORT 1 dalle 17.00 alle 19.00 circa.
Alcune definizioni del doping:
-
1961. Federazione olandese dei centri per i controlli sportivi. Il doping è inteso come l’adozione
di mezzi innaturali da parte degli sportivi allo scopo di aumentare le loro prestazioni.
-
1962. Lega Germanica dei Medici Sportivi. Va considerato doping l’uso di qualsiasi farmaco –
efficace o meno – inteso ad aumentare le prestazioni in competizione. (1)
-
1962. Federazione Medico-sportiva Italiana (Firenze). E’ da considerarsi doping l’assunzione di
sostanze dirette ad aumentare artificiosamente le prestazioni in gara del concorrente,
pregiudicandone l’etica sportiva, nonché l’integrità fisica e psichica. (2)
-
1963. Prima definizione ufficiale di “doping” (Strasburgo): il Comitato Europeo per
l’educazione extrascolastica utilizza tale termine per indicare la “ingestione o l’uso di sostanze
non biologiche, in forma o per via anormale, da parte di individui sani, con il solo scopo di
migliorare artificialmente e slealmente la propria prestazione in vista di una gara”.
-
1964. Dalla conferenza internazionale sul doping di Tokio emerge la seguente definizione: “Il
doping è la somministrazione ad un atleta, o l’uso da parte sua, di qualunque sostanza estranea
al corpo o di qualunque sostanza fisiologica presa in quantità anomala o attraverso vie
anomale di ingresso nel corpo, con l’unica intenzione di accrescere in modo artificiale e sleale,
la propria prestazione in gara”;
-
1967. Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa approva la Risoluzione n. 12 relativa al
«Doping negli atleti» con la quale definisce doping “la somministrazione ad un soggetto sano o
l’utilizzazione da parte dello stesso, per qualsiasi mezzo, di sostanze estranee all’organismo o
di sostanze fisiologiche in quantità o per via anomale, e ciò al solo scopo di influenzare
artificialmente ed in modo sleale la prestazione sportiva di detto soggetto in occasione della sua
partecipazione ad una competizione. (3)
-
1972. Joint Nordic Commettee for Scientific Athletic Research (Helsinki). Il doping comprende
la somministrazione di medicamenti o l’impiego di altri mezzi per umentare artificialmente la
prestazione competitiva di un atleta. (4)
-
1977. Federazione Sportiva Germanica. Può definirsi doping ogni tentativo di incrementare
mediante interventi non fisiologici i limiti della prestazione di un atleta con l’uso di un farmaco
(somministrato oralmente o mediante iniezione), sia che l’atleta venga coinvolto direttamente o
indirettamente tramite un componente della sua squadra (capitano, allenatore, consigliere,
medico, fisioterapista), prima o durante lo svolgimento di una competizione e anche – nel caso
di ormoni anabolizzanti – nel corso dell’allenamento.
-
1986. International Amateur Athletic Federation (IAAF). Costituisce doping l’uso da parte di un
atleta o il fatto di rendergli disponibile determinate sostanze che potrebbero essere efficaci per
migliorarne artificialmente la condizione fisica e/o mentale e così incrementare la prestazione
atletica. (5)
-
1986. Commissione Medica del Comitato Internazionale Olimpico (Seul). Il doping è l’impiego
di sostanze che fanno parte di agenti proibiti, ma anche il fatto di attuare altri interventi illeciti
quali l’emotrasfusione. (6)
-
1988. Proposta di legge del Parlamento italiano. Costituisce doping l’utilizzazione da parte
dell’atleta professionista o dilettante di interventi esogeni attuati con l’intento di migliorarne le
prestazioni al di fuori dell’adattamento indotto con l’allenamento. (7)
-
1989. Convenzione europea contro il doping: a) si intende per “doping nello sport” la
somministrazione agli sportivi o l’uso da parte di quest’ultimi di classi farmacologiche di agenti
di doping o di metodi di doping; b) si intende per “classi farmacologiche di agenti di doping o
di metodi di doping” le classi di agenti di doping e di metodi di doping proibiti dalle
organizzazioni sportive internazionali competenti e figuranti nelle liste che sono state approvate
dal gruppo di monitoraggio; c) si intende per “sportivi” le persone dei due sessi che partecipano
abitualmente ad attività sportive organizzate. (6)
Nel 1910 in Austria abbiamo la nascita del primo controllo anti-doping: a seguito di analisi
condotte su alcuni cavalli, un chimico russo portò al Club dei Fantini austriaci la dimostrazione
scientifica dell’avvenuta pratica di doping, data dalla presenza di alcaloidi nella saliva degli
sfortunati quadrupedi. (8)
La Federazione Medico-Sportiva Italiana (F.M.S.I.), organo del C.O.N.I., ha iniziato i controlli
antidoping fin dal 1960, mentre la legislazione statale si è occupata per la prima volta seriamente
di doping, undici anni dopo, con la L. 26.10.1971, n. 1099, sulla “Tutela sanitaria delle attività
sportive”, che ha abrogato la L. 1055 del 1950.
L’Italia fu uno dei primi Paesi a legiferare in materia di doping nello sport: il Belgio e la Francia
nel 1945, l’Italia e la Turchia nel 1971, la Grecia nel 1976 e il Portogallo nel 1979. (6)
Prima del 1973, non esistevano analisi attendibili per evidenziare l’uso degli androgeni anabolizzanti
da parte degli sportivi. In quell’anno veniva annunciato il primo metodo radioimmunologico capace
di rivelare la presenza nelle urine di androgeni anabolizzanti somministrati per via orale. (9)
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Anche il nuoto non fu immune da questo vizio. In dieci anni, dalle Olimpiadi di Los Angeles 1984
ai mondiali di Roma 1994, i nuotatori e le nuotatrici cinesi sono diventati dei veri protagonisti,
vincendo mediamente il 70% delle medaglie d’oro e stabilendo record in tutte le discipline. I
sospetti, nati sia dagli sbalorditivi progressi dei rappresentanti di questa nazione che dalla loro
“presenza fisica” – questi atleti erano infatti notevolmente aumentati di massa muscolare – avevano
indotto gli allenatori degli altri Stati a compilare un atto di accusa su presunte pratiche proibite.
Questa clamorosa protesta fu accompagnata anche da una singolare azione giornalistica, l’autorevole
rivista Swimming World non inserì nelle classifiche all time i risultati delle atlete asiatiche ai
Mondiali del 1994 A Roma, prima della conferma con i Giochi Continentali di Hiroshima, quando
ben 11 nuotatori cinesi risultarono positivi all’anti-doping. (8)
Il 4 Febbraio 1999 a Losanna (Svizzera), nel corso della World Conference on Doping in Sport
riunitasi dopo gli eventi che avevano funestato il ciclismo nell’estate dell’anno precedente, approva
la “Lausanne Declaration on Doping in Sport”. La novità assoluta della Dichiarazione di Losanna è
rappresentata dalla adozione del Codice Anti-doping e dalla istituzione di un organismo mondiale
per la lotta al doping: la WADA. (3)
In base alla Legge 14 dicembre 2000, n. 376 per la “disciplina della tutela sanitaria delle attività
sportive e della lotta contro il doping”, entrata in vigore il 2 gennaio 2001, costituiscono doping la
somministrazione o l’assunzione di farmaci o di sostanze farmacologicamente attive e l’adozione o
la sottoposizione a pratiche terapeutiche, non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a
modificare:
- le condizioni biologiche dell’organismo al fine di migliorare le prestazioni agonistiche degli atleti;
- i risultati dei controlli sull’uso dei farmaci, delle sostanze e delle pratiche suddette.
Il doping è reato penale. A differenza che in passato anche gli atleti sono perseguibili.
(1) ARIENS E.J., 1965, General and pharmacological aspects of doping, in Doping, eds. A. DE
SCHAEPDRYVER, HEBBELINCK M., Pergamon Press, Oxford.
(2) VENERANDO A., 1963, doping: Pathology and ways to control it, Med. Sport 3.
(3) Commissione per la Vigilanza e il Controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive.
(4) OSEID S., 1984 Doping and athletes – Prevention and counseling, J. Allergy Clin. Immunol. 73.
(5) BENZI G., 1988, Doping: a pharmacological problem, Pharmacol. Res. Commun. 20.
(6) DE JULIIS T, VITTORIOSO V., 1991, Normative su la tutela sanitaria delle attività sportive e la lotta al
doping, Organizzazione Editoriale Medico Farmaceutica, Milano.
(7) ATTI PARLAMENTARI, CAMERA DEI DEPUTATI, 1988, Proposta di Legge n. 2564.
(8) ARPINO M., 26/27/28 maggio 2000, Atti del Convegno Internazionale “Lo sport giovanile e Scolastico
in Europa e nel Mondo nel terzo millennio – Quali iniziative per prevenire e combattere il Doping?”
Cagliari/Quartu S.Elena.
(9) BROOKS R.V., FIRTH R.G., SUMMER N.A., 1975, Detection of anabolic steroids by radioimmunoassay, Br. J.
Sports Med. 29.
Dott. Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
3804337230 - [email protected]
www.psicologiadellosport.net
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Commissione per la Vigilanza ed il controllo sul Doping
Dott. Matteo SIMONE
Giovedì 24 gennaio 2013, alle ore 17.00 in diretta su RAI SPORT 1 nella trasmissione
NOVANTAMINUTI di Enrico Varriale, si parlerà del cortometraggio PUROSANGUE e del
progetto che sta nascendo tra Kenia - Montepulciano e Guidonia (Roma). La trasmissione sarà
trasmessa su RAI SPORT 1 dalle 17.00 alle 19.00 circa.
Nel corso dell’anno 2011 la Commissione per la Vigilanza ed il controllo sul Doping e per la tutela
della salute nelle attività sportive (CVD), istituita presso il Ministero della Salute in attuazione
dell’art. 3 comma 1 della legge 376/2000, ha programmato controlli antidopoing su 426
manifestazioni sportive.
Dai risultati delle analisi di laboratorio è emerso che dei 1676 atleti controllati, 70 sono inizialmente
risultati positivi ai test antidoping. Gli accertamenti sugli atleti risultati positivi, tuttavia, hanno
permesso l’archiviazione di 18 casi.
Complessivamente sono risultati positivi 52 casi, pari al 3,1% degli atleti sottoposti a controllo.
Tra gli atleti risultati positivi ai controlli antidoping del 2011, un solo atleta risulta tesserato con un
Ente di Promozione Sportiva: i restanti 51 sono invece tesserati con le Federazioni Sportive
Nazionali.
Prendendo in esame la distribuzione delle positività ai controlli in funzione del genere dell’atleta, si
osserva che l’84,6% dei 52 casi positivi sono uomini e il 15,4% donne. Le positività riscontrate
rapportate a tutto il campione risultano del 3,6% per gli uomini e dell’1,6% per le donne.
Prendendo in esame la distribuzione delle positività ai controlli in funzione della classe d’età
dell’atleta, si osserva che la percentuale più elevata di positività è stata rilevata tra gli over 45,
mentre quella più bassa tra gli under 25.
E’ interessante notare come all’interno delle classi di sostanze maggiormente rilevate ai controlli
(diuretici/agenti mascheranti, agenti anabolizzanti e cannabinoidi), gli atleti risultati positivi
siano prevalentemente di sesso maschile. Per contro gli stimolanti, con ben il 35,5% delle
positività, sono la classe doping più frequentemente rilevata nelle atlete. Una spiegazione del
fenomeno può risiedere nel fatto che più frequentemente degli uomini le donne assumono sostanze
vietate quali gli stimolanti per ottenere il controllo del peso attraverso la loro azione
anoressizzante.
Tra le classi di sostanze maggiormente rilevate nel corso dei controlli antidopiing (diuretici/agenti
mascheranti ed agenti anabolizzanti), il numero maggiore di positività è stato riscontrato tra i
tesserati FCI (ciclismo). (1)
In base alla Legge 14 dicembre 2000, n. 376 per la “disciplina della tutela sanitaria delle attività
sportive e della lotta contro il doping”, entrata in vigore il 2 gennaio 2001, costituiscono doping la
somministrazione o l’assunzione di farmaci o di sostanze farmacologicamente attive e l’adozione o
la sottoposizione a pratiche terapeutiche, non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a
modificare:
- le condizioni biologiche dell’organismo al fine di migliorare le prestazioni agonistiche degli atleti;
- i risultati dei controlli sull’uso dei farmaci, delle sostanze e delle pratiche suddette.
I farmaci, le sostanze farmacologicamente attive e le pratiche terapeutiche, il cui impiego è
considerato doping, sono individuati, in conformità alle indicazioni del Comitato olimpico
internazionale, in tabelle approvate con decreto del Ministero della sanità, d’intesa con il Ministro
per i beni culturali, su proposta della Commissione di controllo sanitario dell’attività sportiva.
In base alla Legge n. 376 la Commissione di controllo sanitario dell’attività sportiva è istituita presso
il Ministero della Sanità, tra i suoi compiti quello di determinare criteri e metodologie dei controlli
antidoping. Ciò significa che la gestione dei laboratori antidoping non sarà più nelle mani del CONI,
ma in quelle della Commissione stessa.
I farmaci potenzialmente dopanti dovranno recare un contrassegno per essere riconoscibili e
avere, nel foglietto illustrativo, un paragrafo che ne spieghi gli effetti per chi pratica attività sportiva.
Il doping è reato penale. A differenza che in passato anche gli atleti sono perseguibili.
Nel 1910 in Austria abbiamo la nascita del primo controllo anti-doping: a seguito di analisi
condotte su alcuni cavalli, un chimico russo portò al Club dei Fantini austriaci la dimostrazione
scientifica dell’avvenuta pratica di doping, data dalla presenza di alcaloidi nella saliva degli
sfortunati quadrupedi. (1)
Perché venisse istituita una forma ufficiale di controllo antidoping, si dovette attendere il 1955: fu in
quell’anno, infatti, che, in Francia, cominciarono le analisi obbligatorie sui ciclisti, scoprendo
immediatamente percentuali di positivi pari anche al 20 per cento. Da allora, i controlli hanno avuto
luogo, progressivamente, in tutte le discipline sportive e in tutte le manifestazioni internazionali più
importanti: nei Mondiali di calcio i controlli vennero introdotti nell’edizione inglese del 1966, alle
Olimpiadi della neve nell’edizione del 1968, mentre per i Giochi olimpici fu necessario aspettare
fino al 1976. (2)
La Federazione Medico-Sportiva Italiana (F.M.S.I.), organo del C.O.N.I., ha iniziato i controlli
antidoping fin dal 1960, mentre la legislazione statale si è occupata per la prima volta seriamente
di doping, undici anni dopo, con la L. 26.10.1971, n. 1099, sulla “Tutela sanitaria delle attività
sportive”, che ha abrogato la L. 1055 del 1950.
Nella legge manca una esplicita definizione di doping ma la si ricava dalla lettera dell’art. 3 in cui si
penalizza con ammende sia “… gli atleti partecipanti a competizioni sportive che impiegano
sostanze nocive per la loro salute al fine di modificare artificialmente le loro energie naturali …”, sia
colui che “… somministra agli atleti che partecipano a competizioni sportive delle sostanze che
modifichino le loro energie naturali …”.
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L’Italia fu uno dei primi Paesi a legiferare in materia di doping nello sport: il Belgio e la Francia nel
1945, l’Italia e la Turchia nel 1971, la Grecia nel 1976 e il Portogallo nel 1979.
Prima del 1973, non esistevano analisi attendibili per evidenziare l’uso degli androgeni anabolizzanti
da parte degli sportivi. In quell’anno veniva annunciato il primo metodo radioimmunologico capace
di rivelare la presenza nelle urine di androgeni anabolizzanti somministrati per via orale. (3)
Gli steroidi anabolizzanti vennero banditi come sostanze proibite dal Comitato Olimpico
Internazionale sin dal 1976. (5)
Il 4 Febbraio 1999 a Losanna (Svizzera), nel corso della World Conference on Doping in Sport
riunitasi dopo gli eventi che avevano funestato il ciclismo nell’estate dell’anno precedente, approva
la “Lausanne Declaration on Doping in Sport”. La novità assoluta della Dichiarazione di Losanna è
rappresentata dalla adozione del Codice Anti-doping e dalla istituzione di un organismo mondiale
per la lotta al doping: la WADA.
Il 1 Gennaio 2004 la WADA emana il nuovo regolamento antidoping. La prima novità del nuovo
codice antidoping WADA è la nuova definizione di doping più restrittiva e più definita: “Con il
termine doping si intende il verificare di uno o più violazioni previste dal Regolamento dell’Attività
antidoping”. Viene pertanto sanzionato anche solo “la presenza di una sostanza vietata, dei suoi
metaboliti e dei suoi markers”. Spetta allo sportivo assicurarsi che nessuna sostanza vietata
(metabolici o markers) penetri nel suo organismo.
(1) PACIFICI R, BACOSI A., DI CARLO S., DI GIOVANNANDREA R., MINUTILO A., SOLIMINI R.,
TOTH G., PALMI I., Reporting System Doping Antidoping 2011, Dipartimento del Farmaco – Reparto
Farmacodipendenza, Tossicodipendenza e Doping, Istituto Superiore di Sanità, Roma, Maggio 2012.
(2) ARPINO M., 26/27/28 maggio 2000, Atti del Convegno Internazionale “Lo sport giovanile e Scolastico
in Europa e nel Mondo nel terzo millennio – Quali iniziative per prevenire e combattere il Doping?”
Cagliari/Quartu S.Elena.
(3) CAPRISTO C.M., GAGLIANO-CANDELA R., GRECO M., Normativa e tossicologia dello sport, F.
MILELLA Editore, Bari.
(4) LAMB D.R., 1984, Anabolic steroids in athletics: How well do they work and how dangerous are they?,
Am. J. Sports Med. 12.
(5) GIADA F., CONTE R., PALATINI P., 1999, Effetti farmacologici e tossicità degli steroidi
anabolizzanti, Medicina dello sport, 52/2.
Telefono Verde Anti-Doping 800 89 6970 dell’Istituto Superiore di Sanità
Counselling telefonico sul fenomeno del doping
Servizio nazionale, anonimo e gratuito
Attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle 16.00
Dott. Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
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