Kierkegaard - Esistenza e sistema - Corso di Filosofia

ESISTENZA E SISTEMA
KIERKEGAARD
Nella Postilla conclusiva non scientifica, Kierkegaard sottolinea l''irriducibilità dell'esistenza ai grandi sistemi di
pensiero che pretendono di ridurre la realtà a pura oggettività e pensabilitá. Lobiettivo polemico diretto è costituito
daIl'Idealismo hegeliano, dalla sua pretesa di risolvere l'essere nel pensiero, la verità nel "sistema scientifico di essa”,
cioè nel sistema della ragione. Tale ambizione si configura - agli occhi di Kierkegaard - come uno sforzo speculativo allo
stesso tempo immane e comico, perché il sapere assoluto di Hegel finisce col trascurare proprio ciò che più conta:
l'esistenza del singolo.
PISTE DI LETTURA
Secondo Kierkegaard:
- pensiero sistematico ed esistenza non si possono dare insieme;
- il sistema, infatti, toglie da sé l'esistenza singola.
Un sistema dell'esistenza non si può dare. [1] Vorrebbe questo significare che un simile sistema non esiste? Per nulla
affatto. Questa conseguenza non è neppure il senso di quanto finora si è detto. Anche l'esistenza è un sistema, ma per Dio;
non può esserlo per uno spirito finito esistente. Sistema e conclusività sono inseparabili, ma l'esistenza è precisamente
l'opposto. In astratto, pensiero ed esistenza non si possono pensare insieme, perché il pensiero sistematico per pensare
l'esistenza la deve pensare come tolta, quindi come non esistente. L'esistenza è ciò che fa l'intervallo, che tiene le cose
separate tra loro; il sistema è la conclusività, che congiunge insieme. [...]
Ma chi è allora questo pensatore sistematico? È colui che per suo conto si tien fuori dall'esistenza e tuttavia resta
nell'esistenza; che nella sua eternità e eternamente chiuso e tuttavia abbraccia in sé l'esistenza: è Dio. [...]
Per l'esistente non ci sono ora che due vie: o egli può far tutto per dimenticare che egli è un esistente e, così, cade nel
comico [2] [...] perché l'esistenza ha questa proprietà particolare, che esiste, gli piaccia o no. Oppure può concentrare tutta
la sua attenzione sul fatto che egli esiste. Sotto questo aspetto bisogna fare a tutta la filosofia moderna l'obiezione che essa
non ha un presupposto falso ma comico, in quanto ha dimenticato in una specie di distrazione cosmico-storica ciò che
significa essere uomo: non ciò che è essere uomo in generale (una cosa simile gli speculanti potrebbero anche capirla), ma
cos'è essere un io tu, lui, che noi siamo uomini ciascuno per sé. [3] [...]
Quella filosofia più semplice ch'è presentata da un esistente a degli esistenti, baderà specialmente a far risaltare il
contenuto etico dell'esistenza. [4] Appena si tien presente che filosofare non significa tenere discorsi fantastici a esseri
fantastici ma che si parla a degli esistenti: quindi, che non è fantasticamente in abstracto che si deciderà se l'aspirazione
continua È qualcosa di inferiore alla conclusività sistematica; ma che il problema è di sapere con cosa gli esseri esistenti
saranno appagati in quanto sono esistenti, allora l'aspirazione continua diventa l'unica cosa che non contiene inganno. [...]
Un'aspirazione continua è l'espressione per la concezione etica della vita del soggetto esistente. [...] Dal punto di vista
etico l'aspirazione continua è la coscienza di essere un esistente e l'apprendimento continuo è l'espressione per la
realizzazione incessante la quale, fin quando il soggetto esiste, non è finita in nessun momento: il soggetto è appunto
cosciente del fatto che egli esiste e perciò non è ingannato dal medesimo. […] Si parla spesso e si attaccano i cosiddetti
sistemi panteisti perché sopprimono la distinzione fra il bene e il male e negano la libertà. Forse si potrebbe dire con
maggior precisione che codesti sistemi fantasticamente volatilizzano il concetto di esistenza. Ma non è esatto fare
quest'accusa soltanto ai sistemi panteisti: si farebbe meglio se si mostrasse che ogni sistema, precisamente a causa della
sua conclusività, dev'essere panteista. L'esistenza dev'essere superata nell'eterno; prima che il sistema si chiuda non deve
rimanere nessun residuo, neanche la più piccola briciola... putacaso l'egregio professore esistente che scrive il sistema.
[...1
L'idea del sistema è l'identità di soggetto e oggetto, l'unità del pensiero e dell'essere; l'esistenza è precisamente la
separazione. Da questo non segue affatto che l'esistenza sia sprovvista di pensiero, ma che essa pone l'intervallo e
distingue il soggetto dall'oggetto, il pensiero dall'essere. lnteso oggettivamente il pensiero è pensiero puro che corrisponde
alla sfera dell'oggettività astratta, al suo oggetto, il quale è quindi ancora se stesso, e la verità è l'accordo del pensiero con
se stesso. Questo pensiero oggettivo non ha alcun rapporto con la soggettività esistente. [5]
(da S. Kierkegaard, Pustilla conclusiva non scientifica, in Antologia kierkegaardiana, a cura di C. Fabro, S.E.I., Torino 1970)
I. Il pensiero sistematico si esprime “nella lingua dell'astrazione e sub
specie aeterni”. Quindi, pensare l'esistenza in tal modo vuol dire
“sopprimerla nella sua essenza", poiché, ad esempio, “l'esistenza non può
essere pensata senza movimento e il movimento non può essere pensato
sub specie aeterni”.
2. La caduta nel comico è legata alla pretesa di pensarsì oggettivamente,
nell'universalità astratta, quindi come “non esistente” nella propria
concretezza di uomo in came ed ossa.
3. Il pensiero astratto è, in effetti, “distratto”, perche si concentra sulla
dimensione “storico-mondiale" dell'essere-uomo e non su quella
esistenziale dell'io, tu, lui, che è quella autentica.
4. L'opposizione tra la filosofia speculativa e la filosofia dell'esistenza è
netta: l'una è tutta preoccupata di costruire un sistema, impossibile,
dell'esistenza, mentre l'altra guarda alla dimensione etica come
essenziale, perché esistere è scegliere, decidere di sé e della propria vita.
5. La scienza riguarda certamente l'universale. Essa unifica l'essere e il
pensiero, l'oggetto e il soggetto, si risolve hegelianamente nell'oggettività
astratta del concetto. Ma in tal modo si lascia sfuggire proprio ciò che più
conta, l'esistenza umana, che è invece esistenza di un singolo, non di
un'astratta oggettività.
ANALISI DEL TESTO
1. Seleziona nel testo ciò che Kierkegaard afferma dell'esistenza, sia positivamente che in opposizione ad altro (6-8 righe).
2. Secondo Kierkegaard l'esistenza può essere pensata? a. Sì, se... (max. 3-5 righe); b. No, se... (max. 3-5 righe)
3. Ricostruisci, utilizzando le frasi contenute nel testo, la critica di Kierkegaard a Hegel (6-8 righe).
4. L'esistenza è inseparabile dall'etica perché... (max. 5 righe)