PANORAMA | Scienza e Salute | Scoperte e Ricerca | Speranze dai ricci di mare Pagina 1 di ARCHIVIO CERCA RICERCA AVANZATA DEMENZA SENILE - I RISULTATI DI UNA RICERCA ITALIANA Longevità in pillole Speranze dai ricci di mare di Donatella Marino SULLO STESSO TEMA 7/8/2006 Studiando gli embrioni di queste creature, si è scoperto che cosa c'è all'origine delle placche responsabili dell'Alzheimer Difficile associare i ricci di mare all'Alzheimer. Eppure, è proprio grazie al grazioso animale marino (molte varietà sono in pericolo), più vicino all'uomo nella scala dell'evoluzione di quanto si immagini, che si sono fatti passi avanti nello svelare i segreti della malattia che devasta progressivamente il cervello. Lo studio è italiano e, insieme a un altro olandese pubblicato su The Lancet Neurology, apre la strada a nuove speranze di terapia. Neuroni, si possono ringiovanire Le malattie inventate BORSE & SOLDI ULTIMORA FOTO Top news - Esteri Economia - Scienze NUMERO IN EDICOLA I ricercatori degli Istituti di biofisica (Ibf) e di biomedicina e immunologia molecolare (Ibim) del Cnr a Palermo, usando embrioni di ricci di mare, hanno scoperto le basi molecolari delle placche che portano alla degenerazione cerebrale senile. Sovvertendo quanto si è creduto finora: responsabili dell'Alzheimer non sono le fibrille che la proteina beta-amiloide forma sui neuroni, bensì aggregati più piccoli e molto più tossici della stessa proteina: gli oligomeri. CAFFE' MONTECITORIO Vacanze di lotta e di governo Le volpi di via xx settembre SUSSURRI & GOSSIP Tutti a Ibiza, «la gorda» Tutte pazze per Silvio Muccino Per spiegare che cosa sono le fibrille e gli oligomeri si deve capire come avviene la degenerazione del tessuto cerebrale, attaccato da placche di beta-amiloide. «Prodotta dal metabolismo cellulare, in genere questa proteina viene eliminata» spiega Pier Luigi San Biagio, responsabile del gruppo di ricerca dell'Ibf. «Ma un'iperproduzione porta alla formazione di piccoli aggregati, gli oligomeri, che crescendo diventano formazioni più grandi e filiformi: le fibrille». Lo studio, su Faseb Journal Express, dimostra che i danni maggiori a livello biologico, sia malformazioni sia morte cellulare, avvengono negli embrioni di riccio trattati con oligomeri. C'è un'ipotesi ancora più interessante: «L'aggregazione in fibrille sembra un meccanismo di difesa dell'organismo per eliminare i ben più tossici oligomeri» dice San Biagio. Ora è in corso la verifica su cellule di neuroblastoma umano (un tumore cerebrale) e i primi risultati confermano la tossicità degli oligomeri. «È un bene che si possano studiare i meccanismi dell'Alzheimer su embrioni di riccio di mare, cioè su modelli semplici» dice Pietro Calissano, direttore dell'Istituto di neurobiologia e medicina molecolare del Cnr. RADIO IN DIRETTA Musica & news non-stop DA NON PERDERE Guida Hotel La vacanza sulla Riviera Adriatica è servita mhtml:file://\\Rassegna-stampa\DocUfficioStampa\rassegna%20stampa%20odierna\web9\PANORAM... 09/08/2006 PANORAMA | Scienza e Salute | Scoperte e Ricerca | Speranze dai ricci di mare OPINIONI Beirut, la tomba della logica di Adriano Sofri Medioriente: una crisi e molti punti di vista di Sergio Romano Si arriverà alla grande coalizione di Giuliano Ferrara Scene di straordinario capitalismo al tempo dell’Ulivo di Paolo Madron PER CAPIRE Pagina 2 di «È un uso meno invasivo rispetto a quello di animali vivi. E gli effetti biologici possono essere riferiti al sistema umano, perché molti geni si sono conservati nell'evoluzione» chiarisce Marta Di Carlo, responsabile del gruppo di ricerca dell'Ibim. «Se riusciremo a capire cosa porta all'iperproduzione di beta amiloide nel riccio, potremmo avere prospettive per la terapia». SCRIVI A Sul fronte della prevenzione la ricerca olandese mostra che il livello di due proteine nel sangue, Beta 1-40 e Beta 1-42, responsabili della formazione delle fibrille, è modificato in chi si ammalerà. Non è ancora un metodo di diagnosi precoce con analisi del sangue, «ma è utile per definire le probabilità di rischio» sostiene San Biagio. «Sarebbe bene approfondirlo per scoprire in anticipo la presenza di aggregati, perché così si avrebbero più informazioni». ABBONAMENTI SERVIZIO CLIENTI DIRETTORE REDAZIONE SERVIZI NEWSLETTER MAPPA DEL SITO METEO OROSCOPO PANORAMA NEWS SMS Intanto i ricercatori italiani hanno messo a punto un sistema per produrre la beia-amiloide dai batteri: il dna della proteina è clonato e riportato all'interno di batteri (come l'E.coli) presenti anche nel nostro intestino. Il batterio diventa così una sorta di fermentatore biologico che, proprio come avviene in natura nelle cellule, riproduce la proteina in grandi quantità. È un metodo economico e affidabile; la proteina ottenuta sinteticamente può contenere invece maggiori errori e tracce di solventi chimici. Obiettivo futuro sarà individuare sostanze, farmaci o metalli, in grado d'interferire sulla formazione delle fibrille: un primo passo verso una potenziale terapia contro l'Alzheimer. Il mondo: Guerra promessa La politica: Libano: tanto vertice per poco L'economia: Dall'inferno all'inverno La scienza: Ue: nuovo accordo sulle cellule staminali mhtml:file://\\Rassegna-stampa\DocUfficioStampa\rassegna%20stampa%20odierna\web9\PANORAM... 09/08/2006