RAZIONALE SCIENTIFICO
Le Cure palliative mettono al centro dell'attenzione il malato, non la malattia, con l'obiettivo
di garantire una vita dignitosa e senza dolore e quindi di offrire la migliore qualità di vita che
la malattia permette. Poiché il dolore del malato terminale è un dolore "totale", ossia fisico,
psicologico, sociale, spirituale, relazionale, il "prendersi cura" significa dare assistenza attiva e
tendere al controllo globale della sofferenza, sia del malato che dei suoi famigliari. Da qui
l’importanza di un'équipe multidisciplinare con una copertura 24 ore su 24, ogni giorno
dell'anno e soprattutto la necessità di divulgare la culture delle cure palliative a tutti coloro
che attraverso l’informazione possono indicare al paziente l’esistenza di un centro altamente
qualificato e che opera nel territorio per una assistenza adeguata in questa fase di malattia
considerata avanzata. Non bisogna confondere la morte con la sconfitta della medicina, anzi la
medicina è parte integrante di questo processo di accompagnamento; diventa il risultato di un
connubio pluridisciplinare dove le professioni mediche si incontrano con le altre risorse
socio-sanitarie ed umane. Passa da medicina del fare a medicina dell'essere, dove l'obiettivo
non è più di sconfiggere o di lottare contro nulla ma, se viene richiesto, di accompagnare con
tutte le risorse a disposizione la vita fino alla morte. Oggi le terapie antalgiche applicate alle
cure palliative, sono in grado di intervenire in modo estremamente efficiente, ma purtroppo il
loro uso è ancora troppo poco diffuso e la loro applicazione settoriale.
La morte non è una sfortuna che capita solo ad alcuni, ed il fatto che per svariati validi motivi
essa faccia paura, non è una ragione per ignorarla e soprattutto per ignorare la realtà di chi vi
è direttamente confrontato e vive un momento che tutti gli esseri, prima o poi, dovranno
vivere. Rimandare il problema a domani corrisponde a prolungare di un altro giorno la
sofferenza di persone spesso sottoposte ad accanimento terapeutico, nel vano tentativo di
renderli immortali, ignorando la vita e lo sforzo disumano che si chiede a chi è sottoposto a
tali pratiche.
Le medicine, il personale socio-sanitario, i volontari, gli assistenti spirituali, ogni singola
persona, tutti possiamo fare molto per rispettare e riconoscere la vita in un essere umano fino
alla morte.