13 - unisalento – scienze della formazione

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LABORATORIO TECNOLOGIE DIDATTICHE – Lez. 13
PAS – Ing. Maria Grazia CELENTANO
OUTDOOR TRAINING
Mediante l’Outdoor Training vengono creati ambienti che pongono ad un gruppo di soggetti
problemi estremi, procurando l’acquisizione di abilità piuttosto elaborate.
Attraverso questi metodi di “educazione alla sopravvivenza” il gruppo, confrontandosi
con problemi reali, in situazioni in cui agiscono vincoli reali, impara a capire come funziona un
gruppo, come è necessario migliorarne la funzionalità per riuscire a risolvere problemi che
solo grazie alla convergenza delle singole energie possono essere adeguatamente portati a
compimento. Si rivela particolarmente idoneo nei programmi di formazione.
La formazione outdoor è in essenza promozione dell’apprendimento attraverso
metafore, che, ove opportunamente colte (ecco l’importanza dei momenti di debriefing) sono
in grado di produrre cambiamento nei contesti di lavoro e di vita.
L’ampliamento del sapere procede spesso attraverso lo strumento della metafora, che
ha la capacità di funzionare da apripista di “campi della conoscenza ancora oscuri, o non ben
delineati”.
La metafora è un artefatto che veicola un numero elevato di costrutti utilizzando
pochi elementi del linguaggio. Questo le conferisce una potenzialità trasformativa superiore
ai singoli costrutti veicolati.
La metafora può essere considerato di per sé uno spazio di riflessione, un elemento che
modifica la struttura cognitiva perché fattore esperienziale.
Essa è costruita in conformità a dati derivanti dall'esperienza diretta del soggetto, che
amplia, attraverso modalità analogiche, il senso e significato dell'esperienza stessa ad altri
ambiti della relazione con l'ambiente in cui vive.
La metafora in ambiente pedagogico e formativo deve avere caratteristiche specifiche,
al fine di produrre cambiamento ed è costruita dal formatore o indotta dal formando.
La metafora ha un ruolo creativo in quanto ci consente di abbordare il non-conosciuto
con illuminanti riflessi di ritorno sul noto che usiamo per sondare l’ignoto: l’analogia che
sottende alla metafora è biderezionale e ha carattere processuale, nel senso che man mano
che l’ignoto si svela a noi, anche il noto da cui siamo partiti, ci rivela, per virtù dell’analogia,
aspetti che avevamo trascurato. Senza la metafora non sarebbe possibile l’acculturazione, cioè
quel fenomeno per il quale, stranieri in una cultura, progressivamente ci acclimatiamo ad
essa, attraverso un progressivo lavoro di metaforizzazione sulla nostra cultura d’origine e
sulla cultura d’impianto, trovando la chiave per traslare i valori dell’una nell’altra.
La metafora nasce dal gesto dell’esplorazione, è gioco e avventura, mobilizzazione
dell’opinione sicura e familiare. Essa favorisce l’esercizio della congettura (che non sfugge
all’onere della prova). Metafora e abduzione si richiamano a vicenda. Così come pure si
richiama a vicenda metafora e serendipità: vedi a tal proposito l’esempio della scoperta del
velcro, che avviene perché lo scienziato che durante le sue passeggiate in montagna vedeva i
suoi maglioni riempirsi di erbe che difficilmente si lasciavano staccare, ebbe la felice idea di
analizzarne al microscopio la struttura allo scopo di imitarla per realizzare una chiusura
alternativa alla classica cerniera-zip.
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In ambito formativo distinguiamo due modalità fondamentali di organizzazione del
setting formativo: indoor e outdoor.
Indoor per attività al chiuso, cioè che si esplicano in strutture al chiuso, Outdoor per
attività che si svolgono all'aperto.
Per entrambe le modalità c'è però una caratteristica comune: l'immersività.
Il soggetto è immerso per un certo arco di tempo in un ambiente per lui nuovo che lo
costringe ad abbandonare gli abituali schemi di pensiero e comportamentali, per adottarne
nuovi e non consueti.
Il momento del training, indoor o outdoor che sia, diventa così un momento di frattura
che crea uno stato di crisi, inteso come situazione destrutturante necessaria per operare una
ristrutturazione cognitiva, cui consegue una ridefinizione delle catene comportamentali che
entrano a far parte dell'esperienza del soggetto e che ampliano il range di scelte che questi ha
a disposizione, in termini di risposta agli stimoli che percepisce. In realtà l'Outdoor Training
costituisce il framework nel quale si opera per raggiungere l'obiettivo stabilito
nell'intervento.
La formula immersiva dovrebbe permettere ai soggetti cui è diretto l'intervento di
raggiungere gli obiettivi prefissati.
OBIETTIVI DEL MODELLO
Sviluppare nei gruppi di lavoro l’attitudine necessaria a lavorare in modo strategico,
coinvolgendo gli allievi in un ambiente e in situazioni diverse da quelle quotidiane,
costringendoli a pensare e ad agire fuori dai normali schemi mentali e comportamentali.
AZIONI IMPIEGATE
Dopo aver presentato al gruppo delle ”sfide“ (problemi operativi di difficile soluzione), si
analizzano le modalità con cui sono state affrontate, simulando un contesto lavorativo reale.
L’obiettivo è far emergere i punti di forza e di debolezza del singolo e del gruppo in un
contesto privo delle pressioni e dei condizionamenti quotidiani.
FINALITA’
Affinare le strategie per imparare a risolvere problemi complessi utilizzando anche schemi
operativi fuori dall’ordinario. Potenziare l’ autostima e la conoscenza di sé.
Formazione Outdoor
L'Outdoor Training è una forma particolare di apprendimento esperienziale che si caratterizza
per essere strutturata come attività di gruppo. Attraverso il suo utilizzo, si cerca di definire
e creare quella consapevolezza che nasce dal riconoscimento di qualità comportamentali e
relazionali importanti per l'individuo e per l'intero gruppo nel quale esso è inserito, con
l'impiego di tecniche che prevedono esperienze dirette e di simulazione in attività concrete
realizzate nel “qui e ora”, inteso come intervallo formativo di riferimento.
I punti focali dell'Outdoor Training si fondano sull'approccio ecologico relativo al
contesto, che deve essere naturale, sull'utilizzo di attività in cui il corpo, la fisicità e la
manualità sono il mezzo attraverso i quali è veicolato il contenuto della formazione.
Altri punti fondanti la formazione Outdoor sono:
 L’attenzione posta sui contenuti e sulle modalità di gestione della sfera emotiva
e relazionale dell'individuo e del gruppo;
 L’impiego del gruppo come strumento per promuovere lo sviluppo individuale;
2


La crescita del senso di autostima e di autoefficacia;
La fiducia nel gruppo e nelle potenzialità di crescita, intesa in senso evolutivo, del
gruppo stesso1.
Numerose sono le attività e iniziative che ricadono sotto la definizione di outdoor. Tra queste
troviamo le attività di survival, in altre parole attività estreme che prevedono performances
sportive o di sopravvivenza in contesti naturali altrettanto estremi; l'adventure training, analogo al
precedente ma caratterizzato da una minore difficoltà e da una maggiore componente sportiva e
agonistica. Anche l'animazione e le Outdoor “small tecniques”2 rientrano tra le attività outdoor,
con queste ultime che hanno il pregio di essere facilmente trasportabili e utilizzabili per
focalizzare obiettivi formativi anche in aula. La formazione outdoor utilizza situazioni di vita reale
in cui si possono sperimentare e misurare abilità e lacune attraverso un approccio
cooperativistico e collaborativo. Le operazioni utilizzate nell'Outdoor Training per attivare processi
di apprendimento sono:
- Improvvisazione;
- Adattamento a situazioni avverse;
- Apprendere dall'esperienza;
- Agire, sperimentare, relazionarsi in un contesto.
In seguito a tali operazioni si creano le condizioni in cui l'individuo può:
- Trovarsi di fronte a difficoltà, imprevisti e per superarli contare sulle proprie capacità;
- Scoprire che si possono superare situazioni che si pensava di non essere in grado di
affrontare.
Outdoor Training
Il modello formativo più completo, quello inteso come Outdoor Training in senso
stretto, cui si fa riferimento quando si parla di Outdoor Training, è l'Outdoor Training
Experience (OTE), strutturato in attività esperienziali, progettate e sequenziate per
raggiungere obiettivi formativi.
Il modello di apprendimento è caratterizzato dalla costante analisi e discussione della
risposta comportamentale susseguente all'esposizione allo stimolo, al fine di raggiungere
l'obiettivo formativo.
L'Outdoor Training è un modello di formazione centrato sullo sviluppo delle competenze
personali e di gruppo all'interno di sistemi organizzati.Esso costituisce un momento di
frattura che crea uno stato di crisi, in- teso come situazione destrutturante necessaria per
operare una ristrutturazione cognitiva, cui consegue una ridefinizione delle catene
comportamentali. Queste entrano a far parte dell'esperienza del soggetto e ampliano il range
di scelte che questi ha a disposizione, in termini di risposta agli stimoli che percepisce.
Diventa perciò un modello di tipo multidimensionale perché permette, all'interno di
un intervallo temporale limitato, di acquisire un elevato numero di unità comportamentali
stimolo-risposta che, se utilizzati in un adeguato processo di elaborazione, possono avviare
una revisione critica d’intere aree della personalità, dando vita a quella che in psicologia è
definita “esperienza emotiva correttiva”. Questa permette al soggetto di diventare "partner
cooperante”3, attraverso un processo definito di “experiential learning”.
Con questo termine si definisce l'apprendimento derivante dall'esperienza, in altre
parole informale e che deriva dagli sti moli esperiti dal soggetto durante l'arco di vita e dalle
3
riflessioni effettuate su di esse.
Da ciò emerge come l'experiential learning ponga come priorità l'acquisizione di
competenze dall'esperienza attraverso programmi informali e non certificati4.
Variabili Psicologiche implementabili con l'Outdoor Training
L'esperienza, la necessità di apprendere dall'esperienza, nasce dal tentativo di superare la
dissonanza cognitiva sperimentata da un soggetto nella sua interazione con l'ambiente in cui
vive.
Il concetto di dissonanza cognitiva fu teorizzato da Festinger5, un allievo di Kurt Lewin,
intorno alla metà degli anni cinquanta del secolo scorso.
Egli descrisse, nella sua Teoria del Confronto Sociale, come le persone traggano
informazioni sulle proprie abilità e competenze dall'interazione con l'ambiente e gli altri
individui che lo abitano.
Queste informazioni possono fare riferimento alla realtà fisica che le circonda o al
confronto con altre persone e hanno lo scopo di produrre cornici di senso e significato che
modellano l'immagine di Sé delle persone e migliorano l'adattamento dell'individuo
all'ambiente.
La dissonanza cognitiva definisce l'incompatibilità per l'individuo di due informazioni
che percepisce e sperimenta come an titetiche tra loro.
Tale incompatibilità produce uno stato di tensione elevata e un conseguente stato di
disagio che può determinare reazioni fisio- logiche6.
Lo stato d’incompatibilità tra le informazioni induce il soggetto verso, una spinta
motivazionale, caratterizzata da sensazioni percepite come spiacevoli, tendente a ridurre lo
stato di disagio attraverso la mobilitazione di risorse emotive e cognitive. Questo processo
risponde al bisogno umano di strutturare un sistema di conoscenze che sia coerente.
L'intensità dello stato di dissonanza cognitiva è determinata dall'importanza che il
soggetto attribuisce a un’eventuale decisione da prendere.
Lo stato di conflitto emotivo indotto dalla dissonanza cognitiva determina quindi
un'attività creativa, conseguente al fatto che il soggetto si trova costretto e ridefinire, se non
addirittura a creare, nuove strategie e nuovi modelli comportamentali che gli consentano di
superare lo stato di difficoltà.
Importante appare quindi l'implicita conseguenza che l'incompatibilità informativa,
che determina la dissonanza cognitiva è in realtà una caratteristica fondamentalmente
sociale, in altre parole il conflitto è percepito emotivamente, ma si sviluppa sul piano sociocognitivo.
Infatti, sono il significato socialmente condiviso dell'informazione
in oggetto e
quanto il soggetto, individualmente sperimenta a entrare in conflitto.
Ad esempio, se per far parte di un gruppo, una situazione deve essere socialmente
condivisa come necessaria, ma il soggetto sperimenta solo sensazioni negative rispetto a tale
situazione, il problema per il soggetto consiste nell'integrare la sua rappresentazione
individuale con quella concernente la sua posizione all'interno del gruppo, riguardo alle
determinanti socio-cognitive sia individuali, sia del gruppo stesso, attraverso un'attività che è
fondamentalmente socio-cognitiva 8.
Nel caso dell'Outdoor Training si tratta di un intervento di Action-research secondo il
modello di Lewin, in cui l'apprendimento esperienziale avviene non nel momento dell'azione,
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ma nel seguente momento di riflessione sulle operazioni concretamente svolte, costituendo
queste gli elementi su cui basare quel processo di elaborazione dei propri agiti, necessario
affinché possa verificarsi l'esperienza emotiva correttiva che produce la ristrutturazione
degli schemi cognitivi dell'individuo.
Altro elemento su cui si focalizzano le operazioni formative inerenti l'Outdoor Training
è la simulazione.
Le simulazioni sono scenari interattivi in cui le variabili e le regole che ne
determinano il funzionamento sono manipolabili e controllabili direttamente.
La simulazione può essere definita come una mappa della realtà il cui fine è formare.
In un ambiente di simulazione vigono le stesse regole della realtà, per agire nella situazione
di simulazione coerentemente alle dinamiche esistenti nella realtà. Si attuano così tutti i
livelli di apprendimento: conoscenza, sintesi,valutazione.
Le regole possono essere modificate per verificare gli effetti indotti dall'interazione con
un ambiente di simulazione, modificando di conseguenza il livello di apprendimento. Si può
gestire cioè una situazione sperimentale complessa in cui possono essere creati elementi nuovi
utilizzati per comprendere e modificare la realtà. I vantaggi della simulazione consistono nella
possibilità di avere un pieno controllo sulle variabili d'ambiente e su quelle intervenienti
prodotte dall'interazione tra gli agenti e l'ambiente, ottenendo informazioni che consentono
di ragionare sullo scarto tra i risultati attesi e quelli ottenuti dalle azioni prodotte nella
situazione simulata.
La simulazione non è comunque la realtà, ma è un suo mo- dello rilevante per lo
scopo del formatore12.
Nell'Outdoor Training la simulazione diventa lo strumento preferenziale per
strutturare prove cui sottoporre i formandi. Le situazioni simulate si caratterizzano per essere
attuate all'interno di scenari reali, in cui però le variabili che determinano la difficoltà della
prova sono sotto lo stretto controllo del formatore, che le può alterare al fine di determinare il
livello di difficoltà cui sottoporre il gruppo di formandi.
Nel caso dell'Outdoor Training, la possibilità che la simulazione possa offrire un
problema di coerenza rispetto alla realtà si riduce al minimo, poiché la situazione simulata è
comunque calata all'interno di scenari reali nei quali il distanziamento tra ambiente formativo
e ambiente di vita è ridotto al minimo.
RIFERIMENTI

http://www.outdoortraining.net/
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