federazione ordini dei farmacisti - Ordine dei Farmacisti di Salerno

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FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 24/06/2015
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INDICE
IN PRIMO PIANO
23/06/2015 IlFarmacistaOnline.it 01:30
Epatite C. Come affrontare la sfida della sostenibilità? Il nostro forum in Parlamento.
"Rinegoziare i prezzi. L'obiettivo deve essere l'eradicazione. L'Europa batta un
colpo"
23/06/2015 IlFarmacistaOnline.it 05:38
Nas. Il Generale dei carabinieri Claudio Vincelli è il nuovo comandante
6
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SANITÀ NAZIONALE
24/06/2015 Il Sole 24 Ore
Cosmetica, l'export traina il fatturato a 9,4 miliardi
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24/06/2015 Il Sole 24 Ore
Medici, ambulatorio e pensione al 50%
14
24/06/2015 La Repubblica - Nazionale
E il ministro prescrive la dieta mediterranea
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24/06/2015 La Repubblica - Nazionale
"Basta falsi miti sui piatti proteici"
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24/06/2015 La Stampa - Nazionale
"Inquinamento e virus: cosa c'è dietro i linfonodi"
19
24/06/2015 La Stampa - Nazionale
"Il mio test sa prevedere se il tumore tornerà"
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24/06/2015 La Stampa - Nazionale
Perché la Mers asiatica comincia a farci paura
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24/06/2015 La Stampa - Nazionale
"Il superfarmaco contro l'epatite C in India costa 1 dollaro"
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24/06/2015 Il Messaggero - Nazionale
Testosterone illusione di giovinezza
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24/06/2015 Il Giornale - Nazionale
La Carta di Milano e il sacro diritto al cibo
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24/06/2015 Il Giornale - Nazionale
La «cervicale» si fa sentire anche per colpa nostra
27
24/06/2015 Il Giornale - Nazionale
Biosimilari, si cambia da una regione all'altra Ecco perché il loro utilizzo è sempre
diverso
28
24/06/2015 Il Giornale - Nazionale
Dalla razionalizzazione del 118 vantaggi per la rete trapianti
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24/06/2015 Il Giornale - Nazionale
In Italia troppi bambini sovrappeso
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24/06/2015 Il Fatto Quotidiano
Lo sprecone guida la Spa che deve far risparmiare lo Stato
31
24/06/2015 Il Fatto Quotidiano
"Polveri nocive nei cantieri Tav" Guariniello apre un'inchiesta
32
24/06/2015 Avvenire - Nazionale
EPATITE C Esperto alla Procura di Torino: in India il super-farmaco a 1 euro
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24/06/2015 Avvenire - Nazionale
Dal Gemelli un team di medici per curare i migranti con scabbia
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24/06/2015 Avvenire - Nazionale
Airtum, il registro dei malati di cancro
35
24/06/2015 Il Mattino - Nazionale
Testosterone illusione di giovinezza
36
24/06/2015 Donna Moderna
IL FARMACO ANTIRIGETTO DOPO IL TRAPIANTO NON È PIÙ GRATUITO
37
24/06/2015 Donna Moderna
ADESSO L'ASPIRINA SI COMPRA ON LINE
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VITA IN FARMACIA
24/06/2015 Corriere della Sera - Milano
Nerviano, il cda è già in crisi E Alfieri smonta la riforma
40
24/06/2015 La Repubblica - Bari
Sanità, la mappa dell'emergenza: migliaia di buchi
42
24/06/2015 La Repubblica - Milano
Il grande risiko degli ospedali *
43
24/06/2015 La Repubblica - Roma
Centro, salva l'erboristeria dei pontefici
45
24/06/2015 Il Messaggero - Ostia
Due farmacie comunali all'asta per un milione
46
24/06/2015 Il Messaggero - Umbria
Afas, oltre un milione di utili "restituiti" al territorio
47
24/06/2015 QN - Il Resto del Carlino - Macerata
«Le farmacie hanno fruttato 700mila euro»
48
24/06/2015 Il Gazzettino - Rovigo
Comune e Auser a sostegno dei bambini venezuelani
49
24/06/2015 Il Gazzettino - Padova
RUBANO L'allarme-appello del dott. Cirilli
50
24/06/2015 QN - Il Giorno - Brianza
Il quartiere Ceredo avrà la sua farmacia
51
24/06/2015 Il Secolo XIX - Genova
Gaslini, il governo ha nominato Pongiglione presidente
52
24/06/2015 Il Secolo XIX - Genova
Farmaci pericolosi, Grasselli incastrato dalle intercettazioni
53
24/06/2015 QN - La Nazione - Umbria Terni
Farmacie Ecco le idee per il rilancio
54
PROFESSIONI
Il capitolo non contiene articoli
PERSONAGGI
24/06/2015 QN - Il Giorno - Brianza
Mandelli il più assenteista dei colleghiPiffer e Monteri sempre presenti
56
24/06/2015 Corriere del Mezzogiorno - Bari
Tessere false nel Pdl con nomi di cittadini ignari Anche la Lilt parte civile
57
24/06/2015 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari
Tessere Pdl La Lilt chiede i danni
58
24/06/2015 La Provincia di Varese
Mangiare bene e vivere meglio Le ricette ora sono in farmacia
59
IN PRIMO PIANO
2 articoli
23/06/2015 01:30
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Epatite C. Come affrontare la sfida della sostenibilità? Il nostro forum in
Parlamento. "Rinegoziare i prezzi. L'obiettivo deve essere l'eradicazione.
L'Europa batta un colpo"
Al centro la scelta della Toscana di fare gare regionali per dare il farmaco a tutti e le polemiche che ne sono
derivate. Ma anche la necessità di una nuova politica di negoziazione del prezzo a fronte della necessità di
trattare molte più persone delle 50mila previste. Forum con Anna Miotto (PD), Giulia Grillo (M5S), Benedetto
Fucci (FI), Marco Rondini (LN), Marisa Nicchi (SEL), Pierpaolo Vargiu (SC) e Fabiola Anitori (AP).
23 GIU - Curare tutti o solo i malati più gravi? La risposta sarebbe scontata se non vi fosse un evidente e
complesso problema economico da affrontare. E sì perché i nuovi farmaci che promettono la guarigione
completa dal virus dell'epatite C in percentuali ormai vicine al 100% costano cari e per darli a tutti ci
vorrebbero senz'altro più risorse di quelle stanziate con il fondo straordinario della legge di stabilità. Il dibattito
sul che fare è già partito, soprattutto dopo la decisione della Toscana di intraprendere una strada, per ora
solitaria, di indire gare regionali per l'acquisto a prezzi ribassati dei nuovi farmaci per curare tutti i sieropositivi
conosciuti. Dopo i botta e risposta tra il presidente Enrico Rossi e il direttore dell'Aifa Luca Pani, ricordiamo la
presa di posizione e le proposte dell'ex DG Aifa Nello Martini e lo studio dell'Università Tor Vergata sugli
scenari realistici per poter effettivamente eradicare la malattia dall'Italia (vedi lo speciale di Quotdiano Sanità).
In questo dibattito si sta inserendo anche il Parlamento sollecitato proprio pochi giorni fa da un'interrogazione
al ministro Lorenzin del senatore di Forza Italia e presidente della Fofi Andrea Mandelli sullo stato dell'arte
dell'erogazione dei nuovi farmaci nel Paese. Ma in generale il tema non sembra finora aver smosso più di
tanto le forze politiche in questo inizio estate. Ci abbiamo pensato noi con questo forum andando a sentire
cosa ne pensano Anna Miotto (PD), Giulia Grillo (M5S), Benedetto Fucci (FI), Marco Rondini (LN), Marisa
Nicchi (SEL), Pierpaolo Vargiu (SC) e Fabiola Anitori (AP). Ne esce un quadro variegato, ma neanche troppo.
In tutti c'è la consapevolezza che serve una svolta nelle politiche fin qui adottate per pensare di poter
effettivamente eradicare la malattia. A partire dalla negoziazione del prezzo, cui si unisce la convinzione della
necessità di un maggior ruolo dell'Europa nella partita pur coscienti delle difficoltà di arrivare a un piano
internazionale comune. Fabiola Anitori (Area Popolare): "Il nodo resta la governance e la capacità delle
Regioni di sfruttare le risorse a disposizione" "Vorremmo risolvere il problema subito e per tutti - sottolinea la
senatrice in Commissione Igiene e Sanità - ma il nodo è soprattutto di natura economica e genera non
indifferenti complicazioni operative. Grazie all'ottimo lavoro del Ministro Lorenzin abbiamo raggiunto
l'importante traguardo di mettere a disposizione 1 miliardo, ora spetta all'abilità delle Regioni valorizzare
efficacemente le risorse a disposizione. Se per esempio la Toscana riuscirà a curare tutti con i fondi a
disposizione, allora ben venga". "La riforma del Titolo V - aggiunge - consente a ogni Regione di muoversi
come meglio crede, questo un altro punto essenziale. Governo e Parlamento hanno fatto la loro parte, ora il
tema è legato soprattutto alla governance. Purtroppo non tutte le amministrazioni regionali sembrano in grado
di utilizzare il fondo!. Funzione determinante dovrebbe spettare all'Unione Europea che "non può
rappresentare soltanto un agglomerato monetario, ma deve giocare di squadra e intervenire anche in
relazione ad argomenti come questo, individuando le procedure di acquisto dei farmaci più convenienti ed
efficaci. La struttura comunitaria andrebbe valorizzata in maniera migliore di quanto avviene ora, all'insegna conclude - di uno spirito maggiormente collaborativo". Benedetto Fucci (FI): "Riflettere per realizzare il difficile
equilibrio tra sostenibilità e assistenza" Per Benedetto Fucci, capogruppo di Forza Italia nella Commissione
Affari Sociale della Camera, il dibattito sui farmaci antiepatite C e sulla decisione Toscana di erogarli a tutti i
residenti della regione affetti dal virus, e non solo ai più gravi, "è un dibattito molto intenso che sto seguendo
con interesse anche perché su un piano più generale indica quanto in Italia sia complesso il rapporto tra
'centro' e 'periferia', in particolare sul terreno della sanità, che rappresenta la maggiore voce di spesa per le
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 24/06/2015
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23/06/2015 01:30
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regioni. Su quanto sta accadendo in Toscana, devo dire che prendo in grande considerazione la posizione
espressa dal direttore generale di Aifa, Luca Pani. Vi è, infatti, nella decisione annunciata dalla giunta
toscana, un rischio legato alla disponibilità del farmaco per la somministrazione in tutta Italia. Al tempo stesso
vi è anche un problema di sostenibilità finanziaria considerato che il costo medio di un ciclo di trattamenti
contro l'epatite C ammonta a circa 30mila euro. Dico questo, pur essendo all'opposizione rispetto alla parte
politica che governa la Toscana, senza alcuna polemica strumentale ma proprio perché, come membro della
Commissione Affari Sociali e attuale relatore di un provvedimento sugli indennizzi per gli affetti da talidomide
che è da mesi ostacolato dai risvolti legati alla copertura, so bene quanto nei settori di nostra competenza le
questioni di bilancio siano fondamentali". Per Fucci "è necessario" cambiare la strategia finora adottata che
prevede solo il trattamento per i 50mila malati più gravi di epatite C in favore di un piano nazionale per
l'eradicazione totale della malattia. "Mi sembra che il governo in carica su questo punto sia però in ritardo
ricordando che è ormai passato un anno da quando il Ministro della Salute annunciò che era ormai in fase di
revisione finale un piano nazionale per l'eradicazione delle epatiti virali facendo ricorso proprio ai nuovi,
costosissimi medicinali immessi sul mercato. Gli obiettivi allora annunciati - in favore delle 'attività più
appropriate finalizzate al raggiungimento progressivo di obiettivi concreti per fornire adeguata assistenza' sono ancora in attesa di piena attuazione". Quanto all'opportunità di rivedere l'attuale procedura di
determinazione dei prezzi dei farmaci per questi prodotti, prevedendo una sorta di patto negoziale con le
aziende farmaceutiche per un programma di medio-lungo termine che consenta la sostenibilità
dell'eradicazione totale, eventualmente anche con un piano di pagamenti in leasing modulato per gli anni
necessari all'eradicazione, Fucci ritiene la tematica "di enorme complessità e ritengo faccia riferimento a
quanto affermato, in una recente e interessante intervista proprio a Quotidiano Sanità del professor Nello
Martini, ex direttore generale di Aifa e prima ancora direttore del Servizio farmaceutico del Ministero della
Salute. Il professor Martini ci invita a riflettere su modalità certamente innovative per il nostro Paese che, alla
pari delle altre nazioni industrializzate, deve muoversi (come dimostrato anche dal caso Toscana di cui
parliamo) tra la sostenibilità delle cure mediche a fronte di farmaci e terapie nuovi e costosissimi e la
necessità di garantire assistenza". Secondo Fucci serve il coinvolgimento europeo in un programma
dell'Unione per l'eradicazione dell'epatite C. "Penso al caso ancora recente del farmaco 'Sofosbuvir' per
l'epatite C dell'americana Gilead. In Italia e negli altri Paesi dell'Unione europea, con conseguenze anche sul
piano della sostenibilità economica, vi sono stati tempi e modalità diverse per l'autorizzazione al suo utilizzo e
in merito alla sua procedura di rimborsabilità. Certamente bandi comuni tra gli Stati membri per la fornitura di
farmaci innovativi sarebbero difficilmente realizzabili; ma una riflessione, nel momento in cui molto si parla di
assistenza sanitaria transfrontaliera, è certo d'obbligo sapendo che un tema del genere deve però essere
trattato in via principale a Bruxelles". Giulia Grillo (M5S): " La mancanza di trasparenza sulla definizione del
prezzo dei farmaci e la loro efficacia non è più tollerabile. Il coinvolgimento dell'UE servirebbe per tutto il
mercato degli innovativi" "Intanto ordiniamo i numeri. Grazie ad una recente ricerca dell'Università Tor
Vergata, peraltro da voi pubblicata, sappiamo che in Italia le persone che risultano positive al virus dell'epatite
C sono 435.000. Ma, almeno altrettante, sono quelle che l'hanno contratto ma non ne sono ancora a
conoscenza. Complessivamente quindi la popolazione interessata è di circa un milione. Attualmente, dati
AIFA, le persone sottoposte a trattamento sono 10.000 dato ben lontano dai 50.000 previsti". Così il
capogruppo del M5S in commissione Affari Sociali alla Camera mette a fuoco la questione per poi rilanciare:
"Certamente è utile un piano nazionale per l'eradicazione che tenga conto dei suggerimenti dei clinici che
lamentano la mancanza di un modello chiaro riguardo la somministrazione del trattamento ai pazienti elemento emerso nel corso del WEF 2015 che si è tenuto a Milano domenica scorsa". Quanto, invece, alle
procedure per la determinazione dei prezzi e ai piani di acquisto per questi nuovi farmaci: "Penso che prima
di tutto debba essere approvato il decreto previsto dalla Legge di Stabilità per fare chiarezza sui criteri di
riparto del Fondo per i farmaci innovativi. Le regioni, stando alle dichiarazioni del Presidente Chiamparino,
hanno manifestato da tempo la richiesta di aprire un tavolo tecnico con AIFA e ministero della Salute ma,
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 24/06/2015
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23/06/2015 01:30
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inspiegabilmente, ciò non è ancora avvenuto. L'attuale mancanza di trasparenza sulla definizione del prezzo
dei farmaci e circa la loro efficacia, basata esclusivamente su dati clinici forniti dalle stesse case
farmaceutiche, non è più tollerabile. Ed anche sull'attuale sistema brevettuale ci sono poche luci e molte
ombre. I cittadini hanno il diritto di sapere dove vanno a finire i soldi delle loro tasse". Andando più nel
dettaglio, riguardo il suggerimento di nuove soluzioni tecniche di negoziazione, anche Grillo sottolinea la
validità delle soluzioni proposte a Quotidiano Sanità da Nello Martini. "Direi che la strada indicata dal
professor Nello Martini sia una buon base di partenza. Vale a dire: prezzi in base ai pazienti trattati,
pagamento condizionato al risultato e pay back per i malati che non guariscono, pagamenti in leasing,
registro nazionale per l'appropriatezza prescrittiva. Infine, circa la possibilità di un coinvolgimento europeo in
un programma dell'Unione per l'eradicazione dell'epatite C, la capogruppo del M5S in commissione Affari
Sociali afferma: "La collaborazione tra gli stati europei, che poi in questo caso si traduce nel coinvolgimento
dell'Agenzia Europea dei medicinali (EMA), non dovrebbe riguardare solo l'epatite C, bensì tutto il sistema
legato al mercato dei farmaci, soprattutto di quelli innovativi. Farei attenzione però ad affidare ad un unico
soggetto la contrattazione dei prezzi. Condivido le riflessioni di Giuseppe Traversa, del Centro nazionale di
epidemiologia dell'Istituto Superiore di Sanità: sarebbe utile che l'EMA si aprisse a una maggiore trasparenza,
pubblicando tutti i dati in suo possesso rispetto alle decisioni prese per l'approvazione dei farmaci, in modo
che siano riutilizzabili a livello locale, nonché svolgere un compito utilissimo indicando se il nuovo farmaco sia
sovrapponibile o migliore, e di quanto, rispetto ad altri già presenti sul mercato". Anna Miotto (Pd): "Bene la
Toscana. Necessario riaprire tavolo negoziazione su prezzi farmaci e realizzare misure idonee per evitare
'cartello' tra aziende produttrici" Per la deputata Pd, componente della commissione Affari Sociali della
Camera, il tema dei farmaci innovativi per la cura dell'Epatite C, è stato affrontato nella legge di stabilità 2015
in un momento di particolare difficoltà nel reperire adeguate coperture finanziarie. "Si è così deciso di optare
per una certa gradualità. Se, però, si cominciano a registrare difficoltà a livello regionale nell'erogare questi
farmaci, a questo punto il tema della gradualità deve essere messo da parte e bisogna ridiscutere tutto.
L'accessibilità a questi farmaci va garantita"- Per quanto riguarda le procedure di determinazione dei prezzi:
"Ha fatto bene la Toscana, grazie a questa scelta coraggiosa ora si possono accendere i riflettori su questa
vicenda". Come noto, l'accordo stipulato tra l'azienda produttrice Gilead e l'Aifa è coperto da una clausola di
riservatezza. "L'accordo è stato trovato con una sorta di gradualità al ribasso con prezzi che vanno da 37mila
euro a terapia fino ai circa 4mila euro delle ultime dosi. Sulla base di questi numeri, la Regione Toscana ha
aperto un bando per l'acquisto dei farmaci ponendo una base di prezzo di 3.300 euro. Si deve inoltre tenere
conto che, con questi prezzi, le stesse aziende potrebbero vendere molte più dosi. Ad oggi, infatti, si è deciso
di curare solo i 50mila casi più gravi. Ma, con i prezzi più bassi proposti dalla Toscana, se ne potrebbero
ovviamente curare molti di più. La prima asta è andata deserta, ed è stato ora indetto un secondo bando. C'è
da chiedersi come mai quest'asta sia andata deserta visto che, nel mentre, a produrre questi farmaci per
l'Epatite C non c'è più la sola Gilead ma si sono aggiunte altre aziende farmaceutiche. A pensar male si fa
peccato ma a volte non si sbaglia". Su questo tema Miotto ha poi incalzato: "Di recente il DG di Gilead ha
ricevuto un premio di 280mila dollari per i risultati ottenuti. Prendendo infatti in considerazione il primo
trimestre 2014 e il primo trimestre 2015, si può notare il fatturato dell'azienda è passato da 5 mld di dollari a
7,6 mld e il reddito netto da 2,76 mld di dollari a 4,3 mld. Sono cifre astronomiche. Quante volte in questi
ricavi è stata 'strapagata' la ricerca effettuata dalla Gilead? Ricordiamo che, per l'acquisto di questi medicinali,
si parla di utilizzo di denaro pubblico. Ci vuole più trasparenza se la ricerca dei privati viene poi, di fatto,
ripagata dal denaro pubblico. Perché di questo si sta parlando". A questo punto, propone Miotto, "è
necessario riaprire un tavolo di negoziazione, visto che la Gilead non è più l'unica azienda produttrice, e
creare 'antidoti' per evitare che le aziende produttrici possano fare cartello". Quanto, poi, alla possibilità di
prevedere un coinvolgimento europeo in un programma dell'Unione per l'eradicazione dell'epatite C: "Si tratta
di una tematica importante. E' un cammino da intraprendere senz'altro. Al momento, però, è un'idea di difficile
attuazione. Troppi sistemi sanitari diversi, senza contare che, ad esempio, se la materia non è oggetta di
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 24/06/2015
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23/06/2015 01:30
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trattato non sarebbe vincolante per i Paesi dell'UE". Marisa Nicchi (Sel): "Bisogna implementare il fondo
speciale per l'acquisto di farmaci innovativi previsto dalla legge di stabilità 2015" "Una misura del fenomeno
l'ha data lo studio dell'Università di Tor Vergata di Roma, da voi pubblicato, che ha stimato in circa un milione
di casi di epatite C, di cui poco meno della metà quelli effettivamente noti al sistema sanitario. Se si vuole
affrontare con determinazione l'obiettivo dell'eradicazione di questa patologia con un orizzonte temporale che
sia di medio termine (e non di decenni) diventa, tra l'altro, improcrastinabile avviare un vero Progetto di
prevenzione con un efficace screening di massa, che consentirebbe realmente di far emergere questa grave
patologia". Queste le premesse, indicate dal deputato di Sel in Affari Sociali Marisa Nicchi, per avviare un
ragionamento puntuale sul tema. "C'è una priorità per i malati più gravi - sottolinea - che non deve far
dimenticare che l'epatite C è una malattia infettiva trasmissibile a elevato impatto sociale, e questo a
prescindere dalla gravità epatica. Vanno trovate adeguate risorse finanziarie, implementando il fondo
speciale per l'acquisto di farmaci innovativi previsto dalla legge di stabilità 2015. Nel momento che vi sono
farmaci disponibili, è infatti indispensabile garantirne l'accesso a tutti. Il diritto alla cura deve essere
assicurato a tutti i costi". Riguardo al Fondo speciale per l'acquisto di farmaci innovativi previsto dalla legge di
stabilità 2015, secondo Nicchi "vale comunque la pena segnalare che ad oggi il decreto del Ministro della
salute che avrebbe dovuto individuare i criteri per l'assegnazione delle risorse a favore delle regioni in
proporzione alla spesa sostenuta dalle medesime per l'acquisto dei medicinali innovativi, non è ancora stato
emanato". Per il deputato di Sel resta sempre imprescindibile "individuare nuove forme di negoziazione
trasparente dei prezzi e di trattative tra Stato e industria farmaceutica". Sotto questo aspetto, ricorda, "è stato
importante importante la vicenda della Toscana che ha deliberato la gratuità del farmaco per la cura
dell'Epatite C con un impegno economico di circa 60 milioni di euro per il prossimo triennio, avviando una
gara di acquisto dei farmaci per abbassarne il prezzo e garantire l'attuazione del piano a costi sostenibili.
Accanto a ciò - osserva - andrebbe comunque garantita la massima trasparenza nelle procedure e negli
accordi con le ditte farmaceutiche. Ricordiamo che la stessa Aifa ha dichiarato che negli accordi stipulati con
le aziende per la definizione del prezzo dei medicinali innovativi, e in particolare ai farmaci per l'epatite C, è
stata inserita, su specifica richiesta dell'azienda, una clausola di riservatezza che non consente la
pubblicazione degli stessi. E' inaccettabile". Allo stesso tempo, valuta, "andrebbe peraltro verificata l'effettiva
quota di fatturato che le aziende farmaceutiche destinano agli investimenti in ricerca e sviluppo dei principi
attivi". Per Nicchi, infine, un coinvolgimento sempre maggiore dell'Unione europea "sarebbe auspicabile,
tenendo conto dei diversi sistemi farmaceutici così come la diffusione nei vari Paesi dell'epatite C. Un
coinvolgimento che permetta di garantire in modo uniforme il diritto alla salute". Marco Rondini (Lega Nord):
"Rimodulare di volta in volta procedure dei determinazione dei prezzi dei farmaci per questi prodotti" Per il
deputato membro della Commissione Affari Sociali alla Camera l'ideale sarebbe, naturalmente, "riuscire a
elaborare un piano nazionale che consenta l'eradicazione totale dell'Epatite C. Tuttavia oggi dobbiamo
misurarci con l'enormità dei tagli che nelle ultime legislature hanno sfiancato la sanità. Al netto del quadro
economico, sarebbe quindi auspicabile istituire fondi ad hoc che possano sostenere realmente chi ne ha
bisogno. Un investimento diretto a curare anche i malati meno gravi comporterebbe in proiezione futura
importanti risparmi: un conto è trattare un cronico, un altro curare chi ancora non si trova in una fase acuta
della malattia". Rondini ritiene che le procedure dei determinazione dei prezzi dei farmaci per questi prodotti
"andrebbero rimodulate di volta in volta, cogliendo così al balzo l'occasione di rinegoziare i costi con le
aziende farmaceutiche. Una strada interessante e sicuramente percorribile - suggerisce - sarebbe quella che
prevede un piano di pagamenti in leasing calibrato in funzione degli anni necessari all'eradicazione. L'attuale
procedure necessita quindi di una revisione, studiando formule diverse che consentano di contrattare i prezzi
e di pagare meno i farmaci". Nel complesso sarebbe utile "un maggior coinvolgimento europeo in un
programma dell'Unione per l'eradicazione dell'epatite C, tuttavia l'attuale quadro rende questa opzione
difficilmente attuabile. L'importante è che un accordo di questo genere non releghi in secondo piano l'obiettivo
di costruire un Piano nazionale che resta, sempre e in ogni caso, la priorità assoluta. Una volta raggiunto
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 24/06/2015
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23/06/2015 01:30
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questo risultato - conclude - sarebbe allora opportuno tentare di interagire con le istituzioni comunitarie in
modo da varare una strategia comune". Pierpaolo Vargiu (Sc): "Con nuovi farmaci dovrebbero essere trattati
tutti i pazienti, ma resta il problema delle risorse. È interesse dell'Europa far fronte comune" Il presidente della
commissione Affari Sociali della Camera si dice "convinto" circa il fatto che, con i nuovi farmaci per l'Epatite
C, si "dovrebbero trattare tutti quanto prima". "Sono però consapevole che le buone intenzioni hanno poi
bisogno di soldi e non di belle parole per essere concretizzate - prosegue -. Il problema vero è dunque dove
trovare i soldi. Una vicenda che dimostra in maniera evidente i limiti del nostro sistema sanitario nel
coniugare sostenibilità economica e risposta alla domanda di salute degli italiani". Quanto poi all'attuale
procedura di determinazione dei prezzi dei farmaci per questi prodotti: "La formula dei prezzi di riferimento ha
ampi margini di miglioramento: non possiamo paragonare un farmaco a un lenzuolo o a una garza. Serve
grande collaborazione anche da parte delle aziende farmaceutiche che, cito la relazione annuale dell'Antitrust
al Parlamento presentata oggi a Montecitorio dal presidente Pitruzzella, operano in un settore di 'speciale
attenzione nel quale l'illecito accertato ha avuto gravi ripercussioni sulla spesa sostenuta dal sistema sanitario
nazionale e, indirettamente, sulla garanzia di un diritto fondamentale dei cittadini'. E siamo in un settore dove
qualsiasi ipotesi di illecito ha disastrose ripercussioni sul livello psicologico di fiducia dei cittadini nel sistema.
Insomma abbiamo certamente bisogno di uno sforzo nell'interesse dei pazienti, consapevoli che i tagli alla
farmaceutica, come dice anche il presidente Chiamparino, debbano essere contenuti". Infine, sulla possibilità
di un coinvolgimento europeo in un programma dell'Unione per l'eradicazione dell'epatite C: "Più in generale
l'integrazione sanitaria è una grande sfida che l'Europa deve prima o poi affrontare in profondità. Dopo il
recepimento della direttiva sull'assistenza sanitaria transfrontaliera, non viviamo solo in un Paese con 21
sistemi sanitari diversi, ma in un continente dove il cittadino può muoversi per cercare le cure migliori. È
interesse dell'Europa fare fronte comune - conclude Vargiu -. E' interesse dell'Italia essere all'avanguardia di
questa nuova sfida". Giovanni Rodriquez e Gennaro Barbieri
23/06/2015 05:38
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Succede al generale Cosimo Piccinno scomparso una decina di giorni fa. Il Generale Vincelli arriva a Roma
dopo aver comandato per quasi tre anni la Legione Carabinieri Puglia dove era giunto nel settembre del
2012. Gli auguri del presidente Mandelli .
23 GIU - "Oggi a Roma, presso il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute, alla presenza del Generale
di Divisione Marcello Mazzuca, Comandante della Divisione Unità Specializzate Carabinieri, si è insediato il
nuovo Comandante, Generale di Brigata Claudio Vincelli". È quanto riporta in una nota il Ministero della
Salute. Il Generale Vincelli arriva a Roma dopo aver comandato per quasi tre anni la Legione Carabinieri
Puglia dove era giunto nel settembre del 2012. Il nuovo Comandante, dopo aver ricordato l'eccellente lavoro
svolto dal suo predecessore Generale di Divisione Cosimo Piccinno, ha saluto il personale del Reparto
richiamando i valori della responsabilità e dell'alta professionalità che contraddistingue questa unità ad
elevata vocazione specialistica dell'Arma dei Carabinieri. "A nome mio e dei componenti il comitato centrale
della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani, desidero congratularmi vivamente con la s.v., esprimendo
sincero apprezzamento per la nomina ad importante carica. Nel confermare alla s.v. la più completa
disponibilità per una concreta collaborazione, formulo sinceri auguri di buon lavoro". Così il presidente della
Fofi Andrea Mandelli appena appresa la notizia della nuova nomina.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 24/06/2015
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Nas. Il Generale dei carabinieri Claudio Vincelli è il nuovo comandante
SANITÀ NAZIONALE
22 articoli
24/06/2015
Pag. 15
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Cosmetica, l'export traina il fatturato a 9,4 miliardi
Marika Gervasio
Tiene il fatturato della cosmetica italiana, che cresce da oltre dieci anni e nel 2014 ha sfiorato i 9,4 miliardi di
euro (+0,8%). La contrazione marginale del consumo interno (-1,4% a 6,018 miliardi) è stata bilanciata dalla
significativa performance delle esportazioni, aumentate del 4,9% per un valore di oltre 3,3 miliardi. La bilancia
commerciale del settore resta positiva, confermando un valore record prossimo a 1,7 miliardi. I dati sono
contenuti nel Beauty Report 2015 di Cosmetica Italia, presentato ieri a Expo in concomitanza con l'assemblea
dell'associazione. «Il progetto nasce dall'accorpamento di due tradizionali pubblicazioni che raccontano il
settore: Beauty Reporte Rapporto annuale- ha spiegato il presidente di Cosmetica Italia, Fabio Rossello -. La
prima, giunta alla sesta edizione con la collaborazione di Ermeneia, è l'appuntamento culturale nato per
sostenere la reputazione della cosmetica italiana nei confronti delle istituzioni, dei mediae dell'opinione
pubblica attraverso l'analisi dei comportamenti delle imprese, dei consumatorie dei fenomeni di filiera. La
seconda propone un'analisi dettagliata delle statistiche annuali ». Ed ecco appunto i dati: considerando la
ripartizione del fatturato sul mercato interno, si segnalano gli andamenti positivi di farmacia (+1,1%, a 1,8
miliardi), vendite dirette a domicilio e per corrispondenza (+2,8% a 539 milioni), erboristeria (+2%,a oltre 410
milioni). Prosegue invece negativamente l'andamento della profumeria che registra una flessione strutturale
del 2,5% a 2,1 miliardi, ma anche dei canali professionali (estetica -3,6%, con 233 milioni; e acconciatura 3,5% a 570 milioni).
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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Assemblee
24/06/2015
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Medici, ambulatorio e pensione al 50%
Coni requisiti per la quiescenza il dottore potrà essere affiancato da un collega più giovane
Roberto Turno
pMetà stipendio e metà pensione. Potrebbe arrivare presto per medici e pediatri di famiglia la possibilità, se lo
vorranno, di diventare pensionati part time. Che per metà percepiranno quanto riconosce in convenzione la
Asl, e per l'altra metà si vedranno riconosciuto dall'Enpam, il loro ente di previdenza, un anticipo della
prestazione pensionistica. Al tempo stesso, si apriranno le porte ad altrettanti giovani medici senza lavoro che
lavoreranno gomitoa gomito col dottore "anziano", nel suo stesso studio, percependo la metà del suo
stipendio ex Asl. È una verae propria staffetta generazionale in salsa sanitaria quella che si sta preparando in
casa Enpam, che in qualche modo già ha lasciato le prime tracce nella trattativa sull'atto di indirizzo che
porterà al rinnovo della convenzione tra i sindacati e le regioni, con i ministeri (Salute, Lavoro ed Economia)
di sicuro non semplici spettatori. «Può essere un volano virtuoso, non la soluzione in assoluto. Il medico
anziano può lavorare con più tranquillità e insegnare la professione, il giovane impara ma al tempo stesso
porta il suo bagaglio di "nativo digitale". E per la medicina del territorio può essere una leva per uscire dal
guado», spiega il presidente dell'Enpam, Alberto Oliveti. Che è in corsa per il rinnovo delle cariche di vertice
in calendario all'assemblea nazionale di sabato 27 a Roma. Un ente, l'Enpam, che intanto ha chiuso il 2014
con un avanzo di esercizio di 1,2 miliardi e un patrimonio netto cresciuto in5 anni da 10a 16 miliardi, anche a
dispetto dei superprelievi statalie delle note, vecchie vicende giudiziarie. La scelta del pensionamento part
time sarà tutta del singolo medico di famiglia e pediatra di famiglia in possesso dei requisiti necessari per
l'accesso alla pensione (ordinariao anticipata). Il dottore dovrà continuare a fare lo stesso lavoro, con gli
stessi assistiti e gli stessi impegni sanciti dalla convenzione con il Ssn. Prenderà metà della pensione
maturata in quel momento, che tornerà ad essere piena quando sceglierà di andare definitivamente in
quiescenza. Percepirà però solo la metà dell'attuale compenso dalla Asl, che sarà invece erogatoa un
giovane medico che ne abbia diritto. La procedura evidentemente andrà chiarita e specificata nei dettagli.
Spiega Oliveti:« Il compenso che il medico anziano non avrà più andràa chi ha fatto il tirocinio in medicina
generalee che oggi rischia di non trovare più spazi per la collocazione sul lavoro. Troveremo criteri di
definizione con un sistema regolamentatoe preciso». Questo il percorso di massima dell'operazione "staffetta
generazionale" per medicie pediatri convenzionati. Che all'Enpam si sta pensando di declinare anche per la
componente degli specialisti ambulatorali. Un percorso che sembra essere già condiviso nel merito, ma che
deve ancora scontare alcuni passaggi essenziali. Sarà ne- cessario l'accordo col ministero della Salute e
servirà il via libera del ministero vigilante, il Lavoro, oltre che la valutazione dell'Economia. Poi dovrà esserci
l'accordo in Stato-regioni con i governatori. Senza dire che l'Enpam dovrà modificare il suo Regolamento (col
visto del ministero del Lavoro). «Se il medico continuaa lavorare- aggiunge Oliveti - non è tecnicamente un
pensionato: per questo l'Enpam dovrà modificare i suoi regolamenti per riconoscere una prestazione
anticipata pari alla metà della pensione anticipata». L'acronimoè già pronto: nel segno della modernità, si
chiamerà App (anticipo della prestazione pensionistica).E anche le prime simulazioni sono pronte:a bocce
ferme tra medici e pediatri entro l'anno avrebbero diritto all'App in 7.192. Come dire, 7.192 nuovi posti per i
giovani medici a spasso. Sempre che gli anziani siano d'accordoa fare un (quasi) passo di lato.
Risorse suddivise 01 L'INIZIATIVA L'ente nazionale di previdenza e assistenza dei medici (Enpam) sta
elaborando un progetto di staffetta generazionale che vedrà coinvolti medici e pediatri di famiglia. Colori i
quali avranno i requisiti per la quiescenza ordinaria e anticipata potranno decidere di farsi affiancare da un
collega più giovane 02 LA FORMULA Il medico "anziano" percepirà metà stipendio ex Asl e metà della
pensione maturata, mentre l'altra metà dello stipendio andrà al collega più giovane che abbia fatto il tirocinio
di medicina generale e che oggi rischia di non trovare spazi lavorativi
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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Previdenza. Enpam prepara un progetto di staffetta generazionale
24/06/2015
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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La fotografia
1.150.124 Contratti agevolati Secondo la stima dela Fondazone studi studi dei consulenti del lavoro
dovrebbero essere quellia tutele crescenti stipulati entro il 31 dicembre del 2015 grazie agli sgravi previsti
nella Legge di stabilità. La fotografia offerta per il primo bimestre dell'anno dal ministero del Lavoro parla di
303.124 contratti agevolati stipulati finoa quel momento
87% La quota di stabilizzati Rappresenta la percentuale degli accordi di stabilizzazione rispetto al totale degli
oltre 1.150.000 contrattia tutele crescenti previsti dai professionisti per l'anno in corso
4,74
miliardi Costo degli sgravi Si tratta della somma complessiva a carico dello Stato nel caso in cui a fine 2015
venissero in effetti stipulati 1.150.000 contrattia tutele crescenti. Peri consulenti del lavoro la scopertura
finanziaria ammonterebbe a 2,94 miliardi
149
mila Posti di lavoro in più Quelli nel primo bimestre 2015 come saldo positivo fra assunzioni e licenziamenti.
Di questi, secondoi professionisti, solo 40mila riguarderebbero soggetti disoccupati, mentre il resto sarebbero
frutto di conversione da altri contratti
24/06/2015
Pag. 1
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E il ministro prescrive la dieta mediterranea
MICHELE BOCCI
TRA REGIMI iperproteici che promettono dimagrimento immediato e sirene vegetariane, gli italiani si stanno
allontanando dalla propria tradizione alimentare. Per spiegare loro quanto sia importante, il ministero della
Salute chiederà aiuto ai medici di famiglia. A PAGINA 23 DAL medico per imparare a seguire la dieta
mediterranea. In questi anni, sballottati tra regimi iperproteici che promettono il dimagrimento immediato e
sirene vegetariane che assicurano di salvare il pianeta, gli italiani si stanno allontanando dalla propria
tradizione alimentare. Per spiegare loro quanto sia importante mantenere gli usi dei nonni, il ministero della
Salute chiederà anche l'aiuto dei medici di famiglia, che nei loro ambulatori vedono passare in un anno gran
parte dei cittadini italiani. Del resto non è una questione solo culturale ma anche sanitaria. Mangiare meglio
vuol dire ammalarsi di meno.
E così dopo l'estate i camici bianchi riceveranno un volumetto che spiega i corretti stili nutrizionali per poterli
illustrare ai pazienti che hanno smesso di seguirli.
L'allarme sulla tendenza ad abbandonare la dieta mediterranea arriva da Aidepi, parte in causa nella
questione visto che si tratta della sigla che riunisce anche i produttori di pasta. È vero che da noi, secondo un
sondaggio commissionato dall'associazione, Dukan e company non sfondano, però la preoccupazione di chi
fornisce la materia prima per il piatto simbolo della cucina italiana è una spia della quale tenere conto.
Visto che ci sono filosofie alimentari che escludono categoricamente dalla tavola spaghetti, penne e
tagliatelle, le aziende nostrane si spendono per far capire che rinunciare ai carboidrati non fa bene, e
ricordano agli italiani come i nutrizionisti sconsigliano i regimi iperproteici. «I nostri concittadini sono confusi
da teorie che promettono dimagrimenti a breve termine - dice Paolo Barilla, presidente Aidepi - Si cercano le
cose estreme. Ma il nostro organismo non ha bisogno di innovazione bensì di proporzione. E poi si è
affascinati della novità dell'ultima dieta, e quella mediterranea non è in grado di dare "big news" ogni giorno
perché è tradizionale. Così si tende a scordarla. Ma il segreto è non rinunciare a niente». Zuppe e legumi a
volontà, e poi pesce, verdure, pasta, pizza, tanta frutta e poche porzioni a settimana di carni rosse o bianche.
Chiunque poteva mandare a memoria la formula eppure molti se la sono scordata. «Uno dei problemi oggi è
la quantità. Abbiamo la pancia perché mangiamo troppo, seguiamo il regime alimentare dei nostri nonni ma
non facciamo la loro attività fisica - spiega Andrea Ghiselli del Cra, il Consiglio per la ricerca e
sperimentazione in agricoltura - La dieta mediterranea ha la grande forza di essere rapportata al fabbisogno.
Se ho necessità di 2.000 calorie, mangio 2.000 calorie». E invece le varie diete iperproteiche fanno restare
sotto la soglia. «Possono andare bene se le faccio per un breve periodo di tempo e mi aiuto con integratori di
fibra e alcune vitamine», dice ancora Ghiselli. Pasticche e tavolette che non servono invece a chi decide di
non abbandonare la nostra tradizione alimentare.
72% Gli italiani che considerano la dieta mediterranea quella ideale 17% Quelli che preferiscono la dieta
vegetariana o vegana 11% Quelli che considerano valida la dieta iperproteica La dieta preferita
90% Gli italiani che ritengono che la pasta sia buona e faccia bene alla salute, senza eccedere in porzioni e
condimenti 53% Dichiarano che la pasta è l'alimento a cui si rinuncia con più difcoltà quando si fa una dieta
45% Dichiarano che il pane è l'alimento a cui si rinuncia con più difcoltà quando si fa una dieta Pasta e pane
Le diete low carb 5% Gli italiani che afermano di aver sentito parlare di diete low carb 2% Gli italiani che
dichiarano di averne seguita una 30% Le persone tra quelle che le hanno provate che si dichiarano poco o
per niente soddisfatte 30% Gli Italiani che sostengono di avere seguito una dieta nel corso della vita 70% Gli
italiani secondo i quali una dieta ad alto contenuto di proteine e di grassi e a basso di carboidrati è "un
controsenso nel paese della dieta mediterranea" 57% Gli italiani che dicono di non voler prendere mai in
considerazione le diete low carb
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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LA STORIA
24/06/2015
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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1 2 3 4 5 6 7 8 9 L'approccio riduzionista è pericoloso Troppi grassi e proteine animali Dimagrimento lampo
Provocano chetosi Efetto yo yo Alimentano rischi cardiovascolari e tumori Trascurano vitamine e minerali
Mancanza di fbre Controindicate a chi fa sport Perche' secondo gli esperti le diete low carb non vanno bene
www.salute.gov.it www.aidepi.it PER SAPERNE DI PIÙ
Foto: IL MINISTRO Beatrice Lorenzin, ministro della Salute FONTE: RICERCA DOXA COMMISSIONATA DA
AIDEPI, ASSOCIAZIONE INDUSTRIALI DEL DOLCE E DELLA PASTA ITALIANA
24/06/2015
Pag. 23
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tiratura:710716
"Basta falsi miti sui piatti proteici"
Vogliamo aumentare l'informazione sullaqualità deinostricibi concampagne diretteatutte lefasidellavita
(mi.bo.)
«VANNO smantellati i falsi miti sulle diete iperproteiche». Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin invita
all'ascolto degli esperti di nutrizione e promette di impegnarsi nell'aumentare l'informazione sulle qualità della
dieta mediterranea.
Le diete senza carboidrati sono sempre di più, c'è il rischio che si perda la consapevolezza della qualità della
dieta mediterranea? «Purtroppo sì. Siamo il Paese con la tradizione culinaria migliore ma rischiamo di
dissipare il nostro patrimonio. Le diete iperproteiche fanno dimagrire ma provocano uno scompenso generale,
come ci dicono i nutrizionisti. Quella mediterranea è bilanciata, ricca di fibre, vitamine, pesce, verdure e
legumi».
Come pensate di intervenire? «Organizziamo campagne di comunicazione e di sensibilizzazione, che
devono riguardare tutte le fasi della vita. Bisogna partire dalla prima infanzia, anzi dalla gravidanza. La salute
della madre è importante per quella del bambino, e dipende anche da quello che mangia. Bisogna prevenire il
diabete gestazionale e l'obesità infantile, promuovere l'allattamento al seno, cosa che deve essere fatta
senza demonizzare chi il latte non ce l'ha».
E le scuole? «Lì la situazione è già a posto, perché ci sono linee guida su quale alimentazione seguire.
Quasi ovunque si rispettano i principi della dieta mediterranea, c'è da lavorare su alcune eccezioni. La scuola
è molto importante, anche per un altro motivo». Quale? «Gli studenti quando tornano a casa possono
"insegnare" anche ai genitori l'importanza dello stile alimentare corretto.
Dei cibi freschi, della filiera corta. E poi se diamo ai bambini una corretta alimentazione, come ci dicono i
medici, quando cresceranno svilupperanno, ad esempio, meno sindromi metaboliche e problemi
cardiovascolari, che hanno un impatto altissimo dal punto di vista economico sul sistema sanitario».
L'Expo è utile per diffondere queste informazioni? «Stiamo lavorando proprio con le scuole nel Padiglione
Italia. A fine ottobre, il 27 e il 28, arriveranno ministri della Salute e rappresentanti di 14 Paesi per una grande
conferenza sulla nutrizione. E noi punteremo sulla bontà del nostro modello mediterraneo». IL MINISTRO
Beatrice Lorenzin, ministro della Salute
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INTERVISTA/ BEATRICE LORENZIN
24/06/2015
Pag. 27
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"Inquinamento e virus: cosa c'è dietro i linfonodi"
FABIO DI TODARO
In Italia, ogni anno, le diagnosi superano quota 15 mila. Ma se le prospettive di sopravvivenza sono
incoraggianti - guarisce quasi il 90% dei pazienti -, a preoccupare dei linfomi è l'aumento di casi che da 30
anni si sta registrando in Europa. «Oltre alla diffusione di malattie virali, la causa del trend va ricercata nel
contatto con diversi inquinanti ambientali», racconta Franco Cavalli, ordinario di oncologia all'Università di
Berna e direttore dell'Istituto Oncologico della Svizzera Italiana di Bellinzona. È stato lui a presiedere, la
scorsa settimana, l'edizione numero 13 della Conferenza internazionale sul linfoma maligno, svoltasi a
Lugano. Professore, oggi ci si ammala davvero di più di linfoma? «Sì. A crescere è soprattutto la casistica dei
linfomi non-Hodgkin, che colpiscono principalmente gli adulti. Il rapporto, rispetto al linfoma di Hodgkin, è in
Italia quasi uno a sette». Perché per trovare una spiegazione si guarda soprattutto a polveri ed emissioni? «I
linfomi altro non sono che dei tumori che colpiscono il sistema linfatico, ovvero la prima barriera difensiva del
nostro organismo. La produzione di linfociti, normalmente, è abbastanza lenta. Ma, quando il corpo umano
viene esposto a una moltitudine di sostanze estranee, la proliferazione accelera. E sappiamo che, quando la
replicazione di una cellula è troppo veloce, il rischio che il processo subisca un deragliamento è più alto». I
linfomi, quindi, sono una delle emergenze sanitarie del terzo millennio? «Oggi subiamo molte più
sollecitazioni dall'esterno rispetto al passato e contenere l'impatto ambientale delle attività dell'uomo è
opportuno, quando possibile. Ma sarebbe riduttivo circoscrivere l'aumento dei casi di linfomi al solo
inquinamento. Le stesse responsabilità, per esempio, le hanno alcuni virus». Quale rapporto hanno con i
linfomi? «Si parla dei legami tra i virus dell'epatite e il papillomavirus con, rispettivamente, i tumori del fegato
e della cervice uterina. Ma il connubio, in realtà, è ancora più stretto nel caso dei linfomi. È la struttura dei
virus che li porta a venire a contatto con il Dna delle cellule del sistema linfatico. La conseguenza è una loro
alterata proliferazione, terreno fertile per l'insorgenza di un linfoma». SEGUE DA PAGINA 27 Quali sono i
virus sotto accusa? «L'aumento dei linfomi è stato esponenziale nello stesso periodo in cui si scopriva l'Aids.
Ma con l'introduzione degli antiretrovirali il numero di linfomi non-Hodgkin collegato alla presenza dell'Hiv si è
di molto ridotto. Resiste, invece, un'associazione più stretta con i linfomi di Hodgkin: probabilmente perché la
causa di questa malattia sta proprio nel virus e non nella depressione del sistema im- munitario da questo
provocata. Le attenzioni, comunque, sono puntate anche su altri patogeni: come il virus di Epstein-Barr,
responsabile della mononucleosi, l'Hbv e l'Hcv. Chi sviluppa il tumore e ha già l'epatite C, per esempio,
risponde in modo meno soddisfacente alle cure». Parlando invece delle terapie, qual è lo stato dell'arte? «Lo
studio del genoma tumorale ha portato due conseguenze: l'identificazione di almeno 30 malattie diverse, tra i
linfomi, e la fioritura di nuovi farmaci. Oggi il problema è come scegliere i più promettenti. A Lugano abbiamo
presentato i risultati riguardanti la sperimentazione degli "inibitori dei check points" in grado di eliminare
questi "posti di controllo" presenti in diversi punti del sistema di difesa immunitario. È così che si può
potenziare la risposta dell'organismo contro il linfoma». Come tende a manifestarsi la malattia? «Non potendo
quasi mai fare prevenzione, l'ingrossamento dei linfonodi rappresenta il primo segno di un linfoma. Quando
perdura da tempo e non trova spiegazione con un'altra infezione, è bene rivolgersi a uno specialista. Febbre
e astenia accompagnano spesso la linfoadenopatia in una persona che non sa ancora di avere un linfoma di
Hodgkin». Twitter @fabioditodaro
Foto: Franco Cavalli È oncologo all'Università di Berna e direttore dell'Istituto Oncologico di Bellinzona
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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tutto SCIENZE&salute
24/06/2015
Pag. 27
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"Il mio test sa prevedere se il tumore tornerà"
Ricerca dell'Istituto di Candiolo: in futuro terapie più efficaci
V ALENTINA A RCOVIO
Se c'è un evento che spiazza tanto gli oncologi quanto i malati di cancro è il comportamento spesso
imprevedibile della malattia. A volte non si fa in tempo a festeggiare il successo di una terapia che il tumore
riappare più forte di prima. In questi casi ciò che ci vorrebbe è una sorta di «sfera di cristallo». O più
realisticamente un metodo semplice che offra ai malati e ai medici la possibilità di giocare d'anticipo contro un
male capace di usare il tempo a proprio favore. È quello che stanno cercando di sviluppare Alberto Bardelli e
il suo team di ricercatori dell'Irccs di Candiolo. In uno studio pubblicato sulla rivista «Nature Medicine» lo
scienziato torinese e il suo gruppo presentano un test sperimentale ancora in fase di sviluppo che, utilizzando
un prelievo di sangue, aiuta a prevedere se e quando un tumore al colon-retto non risponderà più ai farmaci.
Come si possono anticipare le mosse di un tumore? «I tumori solidi rilasciano nel sangue piccole tracce della
loro presenza che, tecnicamente, chiamiamo Dna circolante. Nel nostro studio abbiamo descritto un metodo
sperimentale che, proprio tramite l'analisi del Dna circolante del tumore, aiuta a stabilire se un tumore al
colon-retto svilupperà una resistenza ai farmaci, anticipando quindi la comparsa di recidive». In cosa consiste
questo test? «Per il paziente è un semplice esame del sangue. Per noi ricercatori è una "biopsia liquida",
ovvero una caccia alle tracce del Dna dei tumori che circola nel sangue e che ci consente di monitorare le
spie molecolari responsabili dello sviluppo della resistenza ai farmaci e della ripresa della malattia. Grazie ad
una tecnologia chiamata "Next generation sequencing" siamo riusciti ad analizzare per intero 226 geni (vale a
dire 600 mila lettere del nostro genoma), che sono le spie più rilevanti nello sviluppo del cancro al colon.
Usando il pannello di 226 geni che abbiamo chiamato "Ircc target panel", abbiamo verificato una concordanza
significativa tra le alterazioni genetiche osservate nel prelievo di sangue e nel tessuto tumorale dello stesso
paziente. Questo ci ha permesso di ricostruire il profilo genomico del tumore in tempi diversi della malattia».
Quali potranno essere le applicazioni cliniche? «Questi risultati potrebbero avere implicazioni su tre fronti
diversi. Prima di tutto, una volta messo a punto il test, sarà uno strumento utile per capire qual è il gene che
conferisce la resistenza al tumore. Di conseguenza potremo in futuro sapere in anticipo, senza quindi
aspettare i risultati della Tac, se una terapia sta funzionando o meno e quindi consentire ai medici una
diagnosi più tempestiva, sulla quale cui basare una nuova strategia terapeutica. Infine, il nostro lavoro rende
più concreta la possibilità di sapere se e quando, dopo un periodo di interruzione, i farmaci a bersaglio
molecolare possono tornare a essere efficaci dopo che il tumore ha sviluppato una resistenza». Perché un
farmaco che non funzionava più può tornare a essere efficace? «Il meccanismo che abbiamo scoperto è un
processo di evoluzione clonale delle cellule che è simile a quanto descritto da Charles Darwin per
l'evoluzione e la selezione delle specie. I nostri risultati suggeriscono che i cloni resistenti alla terapia, senza
la pressione selettiva dei farmaci che li ha fatti emergere, non si adattano più all'ambiente in cui si trovano. In
alcuni casi è dunque possibile riprendere con successo, dopo un certo intervallo di tempo, la cura che era
divenuta a un certo punto inefficace». Ma questo vale solo per il tumore al colon? «Per il momento il nostro
studio è stato condotto su campioni di sangue di oltre 100 pazienti affetti da tumore del colon. In
collaborazione con i colleghi dell'Ospedale di Niguarda di Milano, con i quali abbiamo svolto le ricerche
pubblicate sulla rivista "Nature Medicine", stiamo applicando la biopsia liquida anche ad altri tumori. Negli
Usa si sta facendo lo stesso sul tumore della mammella e su quello del polmone. Siamo davvero entusiasti
dei risultati finora ottenuti, specialmente perché all'inizio di questa avventura il nostro approccio sembrava
non funzionare». Poi che cosa è successo per cambiare di nuovo tutto? «È grazie alla perseveranza di una
giovane dottoranda, la prima autrice dello studio, Giulia Siravegna, che siamo arrivati a questo punto. E a
crederci è stata sia la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, che ci ha messo a disposizione
tecnologie di ultima generazione per il sequenziamento del Dna, sia l'Associazione Italiana per la Ricerca sul
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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tutto SCIENZE&salute
24/06/2015
Pag. 27
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Cancro che ha finanziato gli esperimenti».
Foto: Lo studio di Alberto Bardelli dell'Irccs di Candiolo (nella foto) è apparso su «Nature Medicine»: al centro
c'è la caccia alle tracce di Dna tumorale che circola nel sangue
24/06/2015
Pag. 30
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Perché la Mers asiatica comincia a farci paura
Arriva un nuovo virus, cosa si deve sapere
LORENZA CASTAGNERI
Non se lo ricorda quasi nessuno, ma anche in Italia c'è stato un caso diMers, la sindrome respiratoria parente
della Sars, individuata dapprima tra Arabia Saudita, Emirati Arabi e Giordania e che da qualche settimana sta
spaventando l'Occidente e l'AsiaOrientale. Ospedale Careggi di Firenze, estate del 2013. Furono registrati
due casi sospetti e uno accertato. L'ammalato guarì. Forse basterebbe questo episodio a tranquillizzare
quanti, dopo Ebola, temono che stia per scoppiare una nuova epidemia globale, nonostante laMers abbia già
causato 25 morti in Corea del Sud e un decesso in Germania. «Erano tutte persone dal quadro clinico
compromesso, con problemi cardiocircolatori e respiratori. Nel nostro Paese c'è attenzione, ma non
preoccupazione: nessun allarme per un possibile contagio», dice Giovanni Rezza. Epidemiologo, è direttore
del Dipartimento dimalattie infettive, parassitarie ed immunomediate dell'Istituto superiore di Sanità, che si
occupa di monitorare la situazione Mers. «Naturalmente - spiega - dopo il caso toscano abbiamo messo a
punto nuovi test diagnostici e il ministero della Salute ha allertato, tramite le Regioni, tutti gli ospedali. La
nostra è una rete ampia e che funziona bene». Mers sta per «Middle East respiratory syndrome», sindrome
respiratoria del Medio Oriente. È causata da un virus, o meglio un coronavirus, per via della disposizione a
raggiera attorno alle cellule, simile a quello che nel 2002 diede origine alla Sars, la polmonite che ha
provocato 8 mila contagi e circa 800 morti. L'origine dellaMers non è chiara. L'ipotesi più accreditata è che il
virus appartenga ai pipistrelli della frutta e che poi abbia aggredito cammelli e dromedari, arrivando così
all'uomo. I sintomi sono febbre, tosse e difficoltà a respirare che, in certi casi, possono trasformarsi in un
«distress» respiratorio, un'insufficienza tale da costringere alla terapia intensiva. Situazioni limite. Di solito,
una volta fatta la diagnosi, l'ammalato viene posto in isolamento. D'altra parte, una terapia specifica non c'è.
Esistono «trattamenti di supporto», come li chiamano gli esperti. «Ma non bisogna avere troppa paura ribadisce Rezza -: i focolai della malattia si sono diffusi tutti in ambiente ospedaliero. Un malato ha contagiato
medici e infermieri, che a loro volta hanno diffuso la patologia tra altre persone». Proprio come è successo in
Corea del Sud, dove oltre ai decessi ci sono 7 mila persone in quarantena. «Questa non è, almeno per ora,
una malattia "di comunità": la trasmissione è piuttosto difficile. Avviene entrando a stretto contatto con chi ne
è già affetto: i suoi bacilli si propagano attraverso tosse e starnuti. Una situazione diversa da quella di Ebola,
malattia che si è diffusa ben oltre i confini dei reparti di ospedale, almeno nel contesto africano». L'Oms,
l'Organizzazione mondiale della Sanità, ha confermato che l'infezione umana da Mers non costituisce
un'emergenza di sanità pubblica internazionale. L'istituzione con sede a Losanna, pertanto, non raccomanda
di eseguire test ai viaggiatori nei punti di ingresso, né di esercitare restrizioni ai viaggi. Ma l'attenzione resta
alta. Il tasso di mortalità legato alla patologia, infatti, ha superato il 36%: dall'aprile 2012 al giugno 2015 sono
stati registrati 1321 casi di infezione e 466 decessi. Per guarire conta avere una buona salute di base e
affidarsi a centri preparati. Assicura Rezza: «In caso di emergenza l'Italia è pronta a rispondere».
Giovanni Rezza Epidemiologo RUOLO : È DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DI MALATTIE INFETTIVE,
PARASSITARIE E IMMUNOMEDIATE DELL'ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ
Foto: A Seul, Corea del Sud, è scattata l'emergenza Mers
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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MEDICINA tutto SCIENZE&salute VIROLOGIA
24/06/2015
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"Il superfarmaco contro l'epatite C in India costa 1 dollaro"
La procura: perché in Italia il prezzo è di 45 mila euro?
PAOLA ITALIANO
Per l'Ufficio brevetti di Nuova Delhi, il Sofosbuvir, il «superfarmaco» contro l'epatite C, non è sufficientemente
innovativo: questo è il motivo per cui ha respinto nei mesi scorsi la richiesta di brevetto della azienda
farmaceutica Gilead. E così, in India, il farmaco è stato prodotto come generico abbattendo i costi. Il risultato
è che viene venduta al prezzo di un dollaro la stessa compressa che negli Stati Uniti viene venduta a mille
dollari, in Italia a 600 euro. È questo uno degli aspetti su cui si sta concentrando l'inchiesta aperta nei mesi
scorsi dalla procura di Torino, in seguito alla difficoltà ad accedere alle cure da parte di molti pazienti,
nonostante la delibera dell'Aifa, l'Agenzia nazionale per il farmaco, che l'ha inserito nell'elenco delle priorità
delle cure gratis. L'indagine Il pm Raffaele Guariniello ipotizza i reati di omicidio colposo, lesioni colpose e
omissione di cure per i casi di malati che in Piemonte non hanno avuto accesso alla cura: 24 i decessi su cui
si stanno concentrando gli accertamenti per capire se esiste un nesso di causa tra il mancato trattamento e la
morte. L'inchiesta è a carico di ignoti: anche perché, in questa fase, l'obiettivo dei magistrati e dei carabinieri
del Nas, è soprattutto quello di dare risposte alle innumerevoli domande che il farmaco ha già sollevato in
tutto il mondo e quelle nuove che emergono ogni volta che viene ascoltato un nuovo testimone. Circostanza
da chiarire, ad esempio, è perché in pochi mesi - dopo l'introduzione del Sofosbuvir (il cui nome commerciale
è Savoldi) tra i farmaci rimborsabili dal sistema sanitario nazionale - siano stati immessi sul mercato altri sei
farmaci analoghi. A parte l'Harvoni, prodotto dalla Gilead stessa, che risulterebbe più efficace e pure più caro,
sono entrati nel regime di rimborsabilità anche medicinali più economici, come il Viekirax e l'Exviera, prodotti
dalla Abbvie. Spesso si tratta di farmaci da usare in combinazione: ma anche in questo caso risulterebbero
più economici rispetto ai 45 mila euro a trattamento del Sofosbuvir. Il costo della speranza Anche Luca Pani,
direttore generale dell'Aifa, ha recentemente sottolineato che «parlare oggi del Sofosbuvir come "il farmaco"
per l'Epatite C è già obsoleto», sottolineando che per inquadrare il significato delle nuove terapie dell'epatite
C bisogna considerare la progressiva introduzione di più principi terapeutici e la conoscenza della malattia di
fegato e dell'impatto che ha su questa l'eradicazione dell'infezione. E questo aspetto porta a un altro punto
che sta approfondendo la procura di Torino: quella che viene pagato 45mila euro a trattamento è una
speranza, una «presunzione di guarigione», non una certezza. I dati eccezionali dell'efficacia del farmaco,
infatti, secondo quanto gli esperti ascoltati da Guariniello hanno riferito, non sono confermati sul lungo
termine. L'eradicazione del virus è stata osservata nel periodo del trattamento e in quello successivo: ma
questo non significa che non possa rimanere latente e riprendere a replicarsi successivamente La Campagna
Indagini e polemiche hanno certamente avuto l'effetto di accendere i riflettori su una malattia diffusa ma di cui
si parla poco. Proprio in questi giorni è partita una campagna di informazione supportata dal Ministero della
Salute, «Unamalattia con la C» - negli spot in televisione, una bambina parla del padre che è malato ma non
deve stare a letto. Una ricerca rivela che 2 italiani su 3 sanno poco o nulla del virus e il 91% non sa che
lamalattia si manifesta senza sintomi evidenti.
L'accordo Nel settembre 2014 l'Aifa ha chiuso l'accordo con Gilead Sciences, l'azienda farmaceutica che
produce il farmaco Sovaldi- Sofosbuvir a 37 mila euro per ciclo terapeutico
La denuncia Un'associazione di pazienti denuncia che alle Molinette appena 100 malati hanno iniziato il
trattamento e altri 600 sono in lista d'attesa, a fronte di 2 mila casi in Piemonte
L'inchiesta Il pm Guariniello apre un'inchiesta sul mancato accesso alla cura: si indaga per lesioni ma anche
per omicidio colposo, perché alcuni pazienti in lista d'attesa nel frattempo sono morti
I costi L'indagine si concentra anche sui costi del farmaco: i testimoni ascoltati dal pm hanno riportato come
in India la cura con lo stesso principio attivo costi solo un dollaro a compressa 6 aziende Sono quelle che
hanno immesso sul mercato farmaci contro l'epatite C subito dopo l'arrivo del Sovaldi
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L'inchiesta penale sull'accesso al Sofosbuvir il caso
24/06/2015
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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24 morti Sono i decessi su cui si indaga per appurare l'eventuale nesso con la mancata prescrizione del
trattamento
1,5 mln malati Tanti sono quelli affetti da Epatite C in Italia Il 40-50% delle infezioni diventa cronica e una
parte degenera in cirrosi
Foto: REPORTERS
Foto: Guarigione «presunta»
Foto: Un teste ascoltato dal pm Guariniello ha riferito che il trattamento con il Sofosbuvir non garantisce
l'eradicazione totale del virus nel lungo termine
24/06/2015
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Testosterone illusione di giovinezza
Francesca Filippi
IL CASO In una "T" l'ultima ossessione degli uomini, degli ultracinquantenni convinti che, prendendo ormoni,
possono ritrovare la muscolatura e la virilità perdute. La "T" sta per testosterone, un ormone del gruppo
androgeno che, nei maschi, è deputato allo sviluppo degli organi sessuali e dei caratteri sessuali secondari
come la barba, i peli, il timbro della voce e i muscoli. L'ultima moda, arrivata dritta dritta dagli Stati Uniti, è,
appunto, quella di assumere testosterone per tornare indietro negli anni. Oltreoceano è boom di integratorielisir venduti anche al supermercato, da noi, invece, la libera vendita è proibita e ci si rivolge al mercato
clandestino o on line. Mercato che, negli ultimi due anni, è andato via via crescendo. Forze, desiderio
sessuale e linea, anche nell'uomo, subiscono delle variazioni pur non parlando di vera e propria andropausa.
A partire dai 40 anni il testosterone subisce un calo dell'1% all'anno circa e può accadere (ma lo deve
verificare un'analisi del sangue) che intorno ai 50-60 la quantità di ormone in circolo è così bassa da
richiedere un'integrazione. Una condizione che si riscontra nel 10% della popolazione maschile tra i 40 e i 60
e nel 30% di quella tra i 60 e gli 80. «Esistono dei bassi livelli di testosterone - spiega Giorgio Franco
presidente della Società italiana di andrologia - che possono essere considerati patologici. Tanto da
procurare diversi effetti sull' uomo, da una diminuita forma fisica, a disturbi erettili e cognitivi fino alla
depressione e all'osteoporosi - ma si tratta di un numero assai inferiore rispetto a quelli che chiedono di
prendere farmaci per tornare come erano vent'anni prima. Il solo basso dosaggio non costringe ad un aiuto
con i medicinali. Bisogna visitare il paziente in tutta la sua interezza, da non dimenticare lo stato di salute
della prostata. È chiaro che l'età vede calare il livello dell'ormone ma l'eventuale correzione va ponderata
sulla base delle condizioni generali. Come ho detto, ci devono essere dei sintomi importanti, non è un elisir di
giovinezza per portare indietro l'orologio del tempo». BOOM NEGLI USA Negli Stati Uniti il numero delle
prescrizioni di testosterone è cresciuto dieci volte dal 2000 al 2011. Tanto che l'Ente americano di controllo
dei farmaci ha lanciato l'allarme per l'infarto e l'ictus. «È una moda iniziata nelle palestre è il commento di
Luca Pani direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco, l'Aifa,- e si sta diffondendo anche fuori. Ci
sono molti uomini di mezza età che si sono convinti che il testosterone aumenti la virilità e se lo fanno
prescrivere ogni sei mesi». IL FALSO OBIETTIVO Ritrovare la virilità e la forza di un tempo: questo chiedono
al testosterone gli uomini over 50
«DA PONDERARE L'USO DI FARMACI, NON BLOCCANO IL PASSARE DEL TEMPO» Giorgio Franco
Società italiana andrologia
40
l'età in cui il testosterone comincia a calare dell'1% l'anno
5-7
i milligrammi di testosterone prodotti al giorno da un giovane
10%
degli uomini tra 40-60 anni avverte sintomi di "climaterio maschile" ATTIVITÀ FISICA Limitare
l'abbassamento dell'ormone è possibile attraverso l'attività sportiva, un paio di volte a settimana per non
meno di trenta minuti DIMAGRIRE Chi vuole ritornare com'era si metta a dieta: calare 7-8 chili è
inversamente proporzionale ad un aumento dell'ormone del 15% CONTROLLI PERIODICI Controllare, dopo i
50, il sistema cardiovascolare ed un'eventuale presenza di osteoporosi (correlati a bassi livelli di testosterone)
` EMOTIVITÀ Tenere sotto controllo le reazioni emotive e l'umore (specie l'aggressività) nel caso si assuma
testosterone sotto controllo medico
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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Gli uomini sempre più ossessionati dal calo dell'ormone, responsabile di molti disturbi
24/06/2015
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La Carta di Milano e il sacro diritto al cibo
Sarà l'eredità culturale dell'evento. Ogni anno sprecati alimenti per 1,3 miliardi di tonnellate
Luigi Cucchi
La nebbia si è alzata, i timori che hanno preceduto l'inaugurazione di Expo 2015 si sono quasi dissolti. È
rimasto l'entusiasmo dei visitatori, sempre più coinvolgente. Il nuovo modello di Esposizione universale non è
solo una vetrina delle migliori tecnologie per un futuro sostenibile, ma un evento globale e interattivo con
migliaia di appuntamenti culturali e di intrattenimenti. Spettacoli, concerti, convegni, show cooking, laboratori
didattici e mostre, hanno fatto da corollario al tema al centro della manifestazione: «Nutrire il Pianeta, Energia
per la Vita» è il filo logico che attraversa tutti gli eventi organizzati sia all'interno sia all'esterno di Expo,
un'occasione per riflettere e confrontarsi sui diversi tentativi di trovare soluzioni alle contraddizioni del nostro
mondo. Da una parte un'umanità che soffre la fame (circa 870 milioni di persone denutrite nel biennio 20102012), dall'altra chi muore per disturbi di salute legati a un'alimentazione scorretta e troppo cibo (circa 2,8
milioni di decessi per malattie legate a obesità o sovrappeso). Inoltre, ogni anno, circa 1,3 miliardi di
tonnellate di cibo vengono sprecate. Per questo motivo servono scelte politiche consapevoli, stili di vita
sostenibili e un più giusto equilibrio tra disponibilità e consumo delle risorse. Nutrirsi è certamente un atto
necessario, fondamentale per la nostra vita e il nostro benessere, ma può essere anche uno dei più gioiosi
per l'uomo. Il piacere del palato diventa strumento di conoscenza: i sapori e gli odori delle cucine
internazionali raccontano la storia e le culture delle società del Pianeta. L'eredità culturale di Expo è la Carta
di Milano. Per la prima volta nella storia delle Esposizioni universali, il grande evento internazionale è stato
preceduto da un dibattito nel mondo scientifico, nella società civile e nelle istituzioni sul tema della
manifestazionei. Questo intenso e profondo processo ha portato alla definizione della Carta di Milano: un
documento partecipato e condiviso che richiama ogni cittadino, associazione, impresa o istituzione ad
assumersi le proprie responsabilità per garantire alle generazioni future di poter godere del diritto al cibo. I
grandi temi affrontati dalla Carta di Milano sono quattro, tutti inseriti all'interno della cornice del diritto al cibo:
1) quali modelli economici e produttivi possano garantire uno sviluppo sostenibile in ambito economico e
sociale; 2) quali, tra i diversi tipi di agricoltura esistenti, riusciranno a produrre una quantità sufficiente di cibo
sano senza danneggiare le risorse idriche e la biodiversità; 3) quali siano le migliori pratiche e tecnologie per
ridurre le disuguaglianze all'interno delle città, dove si sta concentrando la maggior parte della popolazione
umana; 4) come riuscire a considerare il cibo non solo come mera fonte di nutrizione, ma anche come
identità socio-culturale. I singoli cittadini, le associazioni e le imprese sottoscrivendo la Carta di Milano si
assumono responsabilità precise rispetto alle proprie abitudini, agli obiettivi di azione e sensibilizzazione e
chiedono con forza ai governi e alle istituzioni internazionali di adottare regole e politiche a livello nazionale e
globale per garantire al Pianeta un futuro più equo e sostenibile.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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ESPOSIZIONE UNIVERSALE pagine a cura di Pierluigi Bonora
24/06/2015
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La «cervicale» si fa sentire anche per colpa nostra
Claudia Galmozzi*
Una delle esperienze più comuni dopo i 40 anni, insieme al trauma da comparsa delle prime rughe, èe il
dolore alla cervicale. In genere, si tratta di contratture muscolari legate alla ridotta attività fisica e alla postura.
Esistono poi dolori alla cervicale che non sono dovuti soltanto a contratture muscolari, ma a problemi più
complessi: protrusioni o ernie discali sono le più comuni, ma anche infezioni, infiammazioni dei nervi, dei
legamenti, di organi interni che possono dar luogo a una sintomatologia dolorosa in quella zona. Spesso,
invece, le tensioni muscolari aumentano in corrispondenza di «momenti» difficili psicologicamente, quindi in
periodi di stress. Secondo la medicina tradizionale cinese proprio nella regione posteriore del collo si trova la
forza muscolare e morale che permette all'uomo di situarsi tra cielo e terra, di rimanere in equilibrio. Se non si
ha questa forza possono subentrare i dolori e, esattamente come nel mito di Atlante, sembriamo condannati
a portare il cielo sulle spalle. In questo caso, la risoluzione del problema potrebbe richiedere più tempo e più
attenzione. In generale, possiamo dire che è importante che i muscoli della colonna vertebrale, la struttura
che di fatto ci sostiene, vengano «allenati» per permetterci di compiere tutte le numerose attività che ogni
giorno portiamo a termine. Se non li potenziamo è facilissimo che prima o poi si «blocchino». Il
potenziamento deve essere fatto con gradualità e costanza. Vengono consigliate, per iniziare, la ginnastica
dolce o il nuoto,er esempio, poi si può aumentare l'intesità del carico in base alla forma fisica. Se le
contratture si sono già instaurate, massaggi, fisiokinesiterapia, terapie manuali o strumentali quali
laserterapia, tecar e onde d'urto aiutano la risoluzione. Attenzione, dunque, se le rughe non si possono
prevenire (sfortunatamente...) il dolore alla cervicale talvolta sì, con una sana attività fisica e un po' di
attenzione alla nostra postura. *Medico anestesista e algologo
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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Dolore no grazie/pagine a cura di Pierluigi Bonora
24/06/2015
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Biosimilari, si cambia da una regione all'altra Ecco perché il loro utilizzo è
sempre diverso
SCENARIO Per gli esperti è necessario potenziare l'informazione scientifica e oltrepassare le barriere
culturali
Beatrice Coppola
Deficit sanitari e razionalizzazione della spesa impongono maggiore attenzione alle risorse e all'accesso alla
cura dei pazienti. In questo scenario si inseriscono i farmaci biosimilari, ossia quei farmaci comparabili in
termini di efficacia e sicurezza a un farmaco biotecnologico già in commercio il cui brevetto è scaduto. Sono
farmaci disponibili a un costo inferiore rispetto ai farmaci originatori e ciò rende possibile un maggior accesso
alle cure per i pazienti. Essi rappresentano un'importante innovazione nel trattamento di numerose patologie,
soprattutto in ambito endocrinologico, oncologico e nelle patologie autoimmuni. Disponibili in Italia dal 2007,
hanno pero una penetrazione che varia da regione a regione. In particolare, guardando la penetrazione della
stessa molecola in tre delle principali regioni al Nord, Centro e Sud Italia, è evidente come questa tipologia di
farmaci venga utilizzata in maniera differente a seconda della patologia e della tipologia di pazienti. In
Lombardia, a esempio, l'epoetina biosimilare (farmaco per il trattamento dell'anemia causata da insufficienza
renale cronica e dell'anemia nei pazienti adulti sottoposti a chemioterapia) raggiunge una quota di mercato
del 20,3%, vicina alla media italiana del 24,5%. Osservando, invece, quanto emerso da un recente evento
organizzato da Sandoz, leader nel settore della produzione di farmaci generici e biosimilari, nel Lazio la
stessa epoetina biosimilare ha una penetrazione del 9,6%. In Sicilia supera, invece, la media italiana con una
quota di mercato pari al 33,6% (dati IMS marzo 2015). Tali differenze sono frutto delle molte e irrisolte
questioni sul tema dei farmaci biosimilari. Dagli esperti emerge, infatti, la necessità di oltrepassare le barriere
culturali e di potenziare l'informazione scientifica, a vantaggio dei pazienti e del Sistema sanitario nazionale.
Stanno scadendo i brevetti di molti importanti farmaci biotecnologici, che hanno rappresentato una svolta
nella cura di patologie come l'artrite e il cancro. Questo sta aprendo la strada all'ingresso di nuovi farmaci
biosimilari, anche in altre aree terapeutiche ad alto costo. Importante, quindi, è agire per una maggiore
informazione, per adottare soluzioni in grado di promuovere la penetrazione dei farmaci biosimilari come
opportunità per la razionalizzazione della spesa farmaceutica e per il potenziamento dell'accesso alle cure
per un numero maggiore di pazienti.
Foto: Una ricercatrice al lavoro in laboratorio
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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IN FARMACIA /SALUTE E BENESSERE/ pagine a cura di Pierluigi Bonora
24/06/2015
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Dalla razionalizzazione del 118 vantaggi per la rete trapianti
Il trasporto di organi, di equipe mediche e talvolta anche di pazienti in attesa di un nuovo cuore è un'attività
che richiede rapidità, sicurezza e tracciabilità RACCOMANDAZIONI Da utilizzare contenitori specifici che
mantengano le temperature stabili NETWORK Struttura sempre più interconnessa e sinergica sul territorio
Riccardo Cervelli
Standard e rete: sono le due parole chiave per offrire a tutti i cittadini - attraverso il sistema 118 - le stesse
opportunità nel trasporto sanitario, ma sono anche i pre-requisiti per migliorare, non solo la tempestività e la
qualità dei soccorsi o dei trasferimenti interospedalieri, ma anche per rendere più efficiente la logistica degli
organi destinati ai trapianti. Un'attività che talvolta si accompagna a quella dello spostamento delle persone
che devono ricevere nuovi organi. Di questi temi si è discusso alla fine di aprile a un convegno organizzato a
Briosco, una cittadina nella provincia di Monza e Brianza. Un evento promosso dall'Associazione di iniziativa
parlamentare e legislativa per la salute e la prevenzione con il contributo non condizionante di Avionord, una
compagnia aerea milanese qualificata per il trasporto di organi e relative equipe mediche. A discutere intorno
al tavolo, c'erano responsabili dei servizi 118 di diverse regioni, medici e politici impegnati in vario modo sui
temi della sanità. Da tutti un giudizio positivo su come, nel giro di poco più di due decenni, il 118 si sia
trasformato da una somma di sistemi con risorse e procedure disomogenee - perfino tra province di una
stessa regione - in un servizio sempre più interconnesso e sinergico su dimensione nazionale. «Un'ulteriore
riorganizzazione e un nuovo miglioramento del servizio - ha fatto notare Alberto Zoli, direttore generale Areu
(Azienda regionale emergenza urgenza di Regione Lombardia) - ha fatto seguito all'ampliamento all'area
sanitaria del numero unico d'emergenza europeo 112». Oggi il 112 può essere utilizzato per qualsiasi
richiesta di intervento o informazioni: è l'operatore a indirizzare la chiamata alla forza dell'ordine o al servizio
di soccorso più competente: per esempio al 118. Sempre Zoli, infine, ha fatto notare come, nel corso degli
anni, il servizio 118 abbia aumentato il proprio ruolo nella rete trapiantologica, spesso coinvolgendo nelle
missioni altre forze, come polizia o carabinieri. «Il 118 - ha precisato - è innanzitutto logistica». Rapidità,
collaborazione, sicurezza, ma allo stesso tempo anche efficienza, sono qualità che devono connotare il
trasporto degli organi, dei tessuti, delle equipe mediche e a volte dei pazienti. «Perché - ha chiesto
Alessandro Nanni Costa, direttore generale del Centro nazionale trapianti - il trasporto è così importante
nell'attività trapiantologica? Perché molto spesso le persone in attesa di organi e i loro donatori si trovano in
ospedali, città o addirittura regioni o nazioni diverse. A ciò si aggiunge il fatto che tutto il ciclo espiantotrapianto deve svolgersi nell'arco di 12-24 ore e arriva a coinvolgere fino a 30 o 40 equipe differenti». Una
prima razionalizzazione su scala nazionale della logistica trapiantologica è stata realizzata nel 2006. Alla fine
dello scorso marzo la Conferenza Stato-Regioni ha aggiornato la normativa «sul coordinamento dei trasporti
connessi con le attività trapiantologiche» e definito i requisiti essenziali per l'affidamento del servizio di
trasporto aereo di organi. Alcuni criteri da prevedere nei capitolati delle gare d'appalto recepiscono le
raccomandazioni dell'Ue per quanto concerne la qualità e la sicurezza del sistema. Tra le esigenze da
rispettare figurano l'uso di contenitori specifici per gli organi e i tessuti registrati al ministero della Salute come
specifici dispositivi medici, il mantenimento di temperature stabili, la perfusione degli organi con relativo
monitoraggio e l'adozione di sistemi tecnologici di tracciabilità delle missioni. Tra gli obiettivi che si potranno
conseguire con l'applicazione di queste norme, si segnalano il miglioramento del rapporto tra donatori
potenziali e donatori reali, la riduzione del divario tra cittadini in termini di accessibilità alle eccellenze e la
diminuzione delle liste d'attesa di trapianto.
Foto: Un addetto del 118 mentre trasporta un organo. In alto, un espianto in corso
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24/06/2015
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In Italia troppi bambini sovrappeso
In Italia tra i bambini di 9 anni di età quasi uno su tre è sovrappeso: il 20% pesa troppo, il 9,8% è obeso. Lo
ha accertato una ricerca del ministero della Salute riferita al 2014, presentata a Expo 2015. «I genitori non
devono sottovalutare le piccole discrepanze nel rapporto peso/ altezza dei bambini - ha precisato Donatella
Ballardini, specialista in Scienze dell'alimentazione al DCA Gruber Bologna -. L'obesità va prevenuta perché,
se si instaura, è poi dura da curare. Uno stato di obesità nel bambino comporta le stesse patologie
dell'adulto: rischio diabetico o complicanze respiratorie». A favorire il sovrappeso infantile, secondo la
specialista, sono soprattutto alcuni falsi miti sull'alimentazione. Non è vero, a esempio, che un bambino
debba mangiare molto, come molte mamme pensano. «Piuttosto, meglio seguire la regola dei 5 pasti al
giorno, 5 porzioni di frutta e verdura e 5 colori di vegetali». È utile, inoltre, evitare di sollecitare il bimbo a
mangiare in fretta oppure a mangiare tutto. La prima colazione si riconferma importante: chi la fa sembra aver
meno problemi di peso in quanto riduce gli stimoli della fame nella giornata». Fondamentale, poi, è l'attività
fisica.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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ALLARME/SALUTE E BENESSERE/ pagine a cura di Pierluigi Bonora
24/06/2015
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Lo sprecone guida la Spa che deve far risparmiare lo Stato
» DAVIDE VECCHI
Milano Da assessore alla Salute della Regione Toscana alla poltrona di amministratore delegato della
Consip, la centrale acquisti della Pubblica amministrazione italiana che presidia 40 miliardi di euro annui. Un
salto notevole quello compiuto da Luigi Marroni lo scorso 12 giugno, chiamato a Roma dal ministero dell '
Economia per volere del premier Matteo Renzi. Un altro toscano importato nei Palazzi della Capitale. L ' ex
assessore della giunta di Enrico Rossi non ha però alcuna esperienza di bilanci o spesa pubblica. Ingegnere
meccanico, nato nel 1957 a Castelnuovo Berardenga, nel Chianti senese, Marroni ha lavorato nel gruppo
Fiat, è stato consigliere di New Holland Italia e presidente del consiglio di sorveglianza di Cnh Austria. Nel
febbraio 2004 è entrato nella Asl di Firenze e da allora nella sanità è sempre rimasto, inciampando nella
vicenda degli immobili fantasma della Asl toscana. Nel 2009 lo Stato trasferì 8 milioni di euro di finanziamento
per realizzare ambulatori ritenuti " immediatamente realizzabi li " così come comunicato dai vertici sanitari
regionali. Ma così non era tanto che ancora oggi nulla è stato fatto. In questi sei anni una parte di quei fondi è
stata però utilizzata ma non per gli ambulatori, bensì per immobili adibiti ad altra destinazione. Sulla vicenda
è stato aperto un fascicolo d'indagine dalla Procura di Firenze a seguito di diversi esposti presentati da
comitati di cittadini rimasti senza ambulatori territoriali. E la nomina di Marroni alla Consip ha riacceso anche
l'interesse delle opposizioni politiche in Regione. Anche perché la sua nomina ha stupito tutti: non solo
perché inattesa, ma soprattutto per le reali capacità di Marroni a ricoprire un incarico simile. A sollevare dubbi
in particolare è Giovanni Donzelli di Fratelli d'Italia che ha ben seguito anche la questione degli immobili
fantasma. Donzelli sintetizza così l'ascesa dell'ex assessore: " Ha fatto carriera con lo spreco di soldi pubblici
" . La gestione degli immobili Asl, accusa, " è stata cialtrona se non truffaldina " . La commissione regionale
d'inchiesta, insediata appositamente la scorsa primavera, ha individuato diverse irregolarità: " Lavori affidati
senza appalto, destinazioni d ' uso cambiate in corso, proprietari che in un caso hanno venduto l ' immobile
alla Regione un giorno prima di averlo acquistato, dichiarazioni di immediata utilizzabilità affidate quando
ancora c ' era soltanto un campo ed era tutto da costruire, appalti assegnati con selezioni pubbliche poco
trasparenti " . Le Aziende sanitarie sono una croce per la giunta Rossi: anche il governatore è infatti indagato
per un buco da 300 milioni nei conti del presidio di Massa Carrara. Accusato di falso, R o s s i è s t a t o
coinvolto dall'ex direttore amministrativo, in primo grado condannato a 5 anni e mezzo per peculato, mentre lo
scorso gennaio è stato assolto l ' ex direttore generale. Il presidente della Regione si è sempre difeso
sostenendo di essere stato il primo a denunciare tutto portando la documentazione alla magistratura. Gli
immobili fantasma e il buco di bilancio della Asl di Massa sarebbero liquidabili come pasticci locali, vicende
confinate nelle province toscane, se non fosse che Marroni oggi è a Roma, chiamato a guidare la cassa della
pubblica amministrazione italiana, non proprio una Asl di periferia. La Consip, per dare un ' idea, nel 2014 ha
presidiato una spesa di 38 miliardi di euro e bandito gare per 13 miliardi 554 milioni in forte aumento rispetto
agli anni precedenti: nel 2011 la spesa ammontava a 27, 5 miliardi per 3,7 banditi. Questo perché nell ' aprile
2014 il governo Renzi ha cambiato il quadro normativo affidando alla Consip il ruolo di attore principale del
sistema nazionale degli approvvigionamenti. Un bell ' impegno per un ex assessore alla Salute. Chi è Luigi
Marroni , ex assessore alla Sanità della giunta Rossi, è l ' ennesimo to s c a n o por tato a Roma da Renzi
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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Luigi Marroni È il nuovo ad di Consip, la sua gestione della sanità toscana da assessore non è una bella
presentazione
24/06/2015
Pag. 19
tiratura:100000
"Polveri nocive nei cantieri Tav" Guariniello apre un'inchiesta
» ANDREA GIAMBARTOLOMEI
Ci sarebbe un ' indagine della Procura di Torino sulle condizioni di lavoro degli operai del Tav a Chiomonte, in
Val di Susa. Emerge dall ' e nnesimo diniego ottenuto da Francesca Frediani, consigliere regionale del
Movimento 5 Stelle in Piemonte. Da marzo la " grillina " sta cercando di capire quali siano i rischi per la salute
tutti gli abitanti dell ' area attorno al cantiere dell ' Alta Velocità, ma l ' assessorato alla Sanità e le Asl non le
hanno ancora fornito una risposta. Adesso, alle risposte elusive e alle porte in faccia, si aggiunge anche il
segreto istruttorio: il sostituto procuratore Raffaele Guariniello indagherebbe sulle condizioni di lavoro nel
cantiere. IL TIRA E MOLLA fatto di interrogazioni e moduli per le richieste di documenti comincia il 31 marzo
scorso, quando in Consiglio regionale Frediani afferma che nel progetto preliminare della grande opera " Ltf
prevede un incremento delle malattie cardiocircolatorie e respiratorie per i soggetti ipersuscettibili, quindi
parliamo di bambini e di anziani " . Così ha chiesto all ' as sessore Antonio Saitta " quali provvedimenti siano
stati predisposti da Regione e Giunta e quali siano stati i relativi risultati, al fine di tutelare la salute per gli
abitanti coinvolti nello scavo del tunnel della Maddalena di Chiomonte per il Tav Torino-Lione " . L ' A SS ESS
O R E le ha risposto che due organi delle Asl To 3 sono stati coinvolti nelle valutazioni. Si tratta dello Spresal
(Servizio Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro) e del Sisp (Servizio Igiene e Sanità Pubblica)
che una decina di giorni prima avevano tenuto un incontro nell ' area di lavoro per coordinare le azioni di
vigilanza: " Lo Spresal ha attivato un programma di vigilanza e controlli sul cantiere fin dal mese di giugno
2013 " , sosteneva l ' assessore per poi rassicurare la Frediani: " Il programma di controlli sulla sicurezza del
cantiere, per l ' ampiezza e la particolarità d el l ' opera, supera notevolmente la frequenza media di controlli
previsti di routine negli altri cantieri di lavoro " . Da allora il consigliere ha cercato di ottenere i documenti sulle
valutazioni svolte dall ' Asl: " Finora non ho ottenuto nulla - racconta - . La prima volta mi hanno detto che il
modulo era sbagliato. La seconda mi hanno risposto che non avevo un interesse diretto, poi gli ho detto che
sono un consigliere regionale e di averne diritto e così arriviamo all ' ul tima risposta in cui emerge la
presenza del segreto istruttorio su quei documenti " . Alla sua ultima richiesta, datata 8 giugno, l ' Asl To3 le
fa sapere che lo Spresal, " sentito il parere dell ' ufficio del dottor Raffaele Guariniello della Procura della
Repubblica di Torino, non risultano atti relativi alla vigilanza effettuata nel cantiere Tav di Chiomonte che
possano essere dati in visione " perché quegli atti hanno dato origine a notizie di reato e quindi sono coperti
da segreto istruttori. " La notizia dell'apertura di un'indagine relativa agli effetti sulla salute prodotti dal
cantiere Tav è positiva - dichiara - . Da tempo denunciamo la devastazione ambientale e i possibili effetti
negativi sulla salute pubblica e di chi vi lavora " .
Foto: L ' op e ra Tecnici al lavoro Ansa
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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I documenti L ' indagine si basa su alcuni accertamenti dell ' Asl TORINO
24/06/2015
Pag. 11
diffusione:105812
tiratura:151233
Secondo un esperto internazionale di epatite C sentito dalla procura di Torino, il Sofosbuvir, super-farmaco
che cura la malattia e che in Italia costa oltre 40mila euro a trattamento, in India costa appena un euro. Il pm
Raffaele Guariniello, che ha aperto un fascicolo contro ignoti per omissione di cure e omicidio colposo
relativamente a 24 pazienti morti senza che fosse somministrata alcuna cura, sta proseguendo le indagini per
capire le differenze di prezzo del medicinale tra un Paese e l'altro. Sotto la lente del magistrato anche
l'improvvisa nascita di farmaci analoghi negli ultimi mesi. Secondo l'esperto, il farmaco offre una
«presunzione di guarigione», in quanto non ne sono ancora stati verificati gli effetti a lungo termine. Al
momento «non c'è evidenza di eradicazione virale, ma solo della mancanza di replicazione del virus».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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EPATITE C Esperto alla Procura di Torino: in India il super- farmaco a 1
euro
24/06/2015
Pag. 13
diffusione:105812
tiratura:151233
Dal Gemelli un team di medici per curare i migranti con scabbia
Assistenza, farmaci ma soprattutto tanta umanità. Con questa "cassetta degli attrezzi" un team di medici del
Policlinico Gemelli, sostenuti dalla Direzione generale e dalla Direzione sanitaria dell'ospedale, scende in
campo per curare i migranti affetti da scabbia nei campi sosta della Capitale, nei pressi della stazione
Tiburtina. Non si è certo davanti a un'epidemia, ma questa banale infezione della pelle - si cura
semplicemente con una pomata - è diffusa tra gli stranieri che arrivano nel nostro Paese, per via delle
pessime condizioni igieniche in cui vivono durante il viaggio. Perciò la farmacia interna del policlinico
universitario ha reso disponibili circa 20 litri di farmaco anti-scabbia, il benzoato di benzene, che basteranno
per curare più di mille persone. Quello che allarma l'opinione pubblica è infatti la paura del contagio: in realtà
la malattia «non si trasmette con una stretta di mano» spiegano i dermatologi del Gemelli, se non ben curata
però «è molto fastidiosa e può complicarsi». Quindi grazie all'ospedale e «all'intervento della Protezione civile
proseguono i medici volontari - attualmente la situazione è più sotto controllo». ( A.Guer. )
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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SOLIDARIETÀ
24/06/2015
Pag. 20
diffusione:105812
tiratura:151233
Airtum, il registro dei malati di cancro
«Nei nostri elaborati pure la sopravvivenza dei malati, ma senza le stuoie anti-radiazioni»
Un Registro nazionale di cruciale importanza per sopperire a un'annosa lacuna legislativa. In nessuna
struttura ospedaliera italiana, pubblica o privata, c'è infatti l'obbligo di archiviare i dati relativi, nella fattispecie,
alla diagnosi e alla cura dei tumori. Se si vuole sorvegliare l'andamento della patologia oncologica occorre
quindi che qualcuno si assuma il compito di andare a ricercare le informazioni, le codifichi, le archivi e le
renda disponibili per studi e ricerche. È quanto fa dal 1996 l'Airtum Onlus (dal 2006 nuovo nome dell'Airt),
l'Associazione italiana registri tumori con 43 registri che seguono circa 28 milioni di italiani, corrispondenti al
47% della popolazione. Nel sito dell'Associazione (www.registritumori.it), spiega il segretario nazionale
dell'Airtum, Emanuele Crocetti, «si trovano tutte le informazioni sulle attività dei registri tumori italiani: come
funzionano, chi li finanzia, cosa producono, a quali progetti partecipano e come informano i cittadini». Questi
dati sono essenziali per la ricerca sulle cause del cancro, per la valutazione dei trattamenti più efficaci, per la
progettazione di interventi di prevenzione e per la programmazione delle spese sanitarie. A questo scopo,
«l'Airtum - sottolinea Crocetti - elabora le statistiche più aggiornate sulla diffusione dei tumori su base di
popolazione in termini di incidenza, prevalenza, sopravvivenza, mortalità e andamenti temporali». Un
esempio di questi dati statistici elaborati dall'Airtum era stato riportato da Avvenire lo scorso 1 aprile e
riguardava le percentuali di guarigione in oncologia a 5 anni dalla diagnosi tumorale (riferite al 2013) con
utilizzo della sola terapia clinica farmacologica prevista dall'ordinamento sanitario nazionale. Risultava una
guarigione del 63% tra le donne e del 55% tra gli uomini. Nell'articolo veniva poi riportato un dato fornito dal
dottor Nicola Limardo secondo il quale a un campione di 185 malati oncologici (curati con la normale terapia
clinica farmacologica prevista dal Ministero della Salute) era stata aggiunta sotto al letto la brevettata stuoia
anti-radiazioni Geoprotex. I risultati dichiarati da Limardo relativi al suo campione davano una percentuale di
guarigione del 90% tra le donne e dell'85% tra gli uomini. A questo riguardo però, precisa Crocetti,
declinando ogni responsabilità da parte dell'Associazione italiana registri tumori, «Airtum non ha alcun
rapporto con la ricerca che viene menzionata, né era a conoscenza della stessa prima della pubblicazione
dell'articolo su Avvenire ».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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Sanità .
24/06/2015
Pag. 14
diffusione:79573
tiratura:108314
Testosterone illusione di giovinezza
«DA PONDERARE L'USO DI FARMACI , NON BLOCCANO IL PASSARE DEL TEMPO»
BOOM NEGLI USA Giorgio Franco Società italiana andrologia In una "T" l'ultima ossessione degli uomini,
degli ultracinquantenni convinti che, prendendo ormoni, possono ritrovare la muscolatura e la virilità perdute.
La "T" sta per testosterone, un ormone del gruppo androgeno che, nei maschi, è deputato allo sviluppo degli
organi sessuali e dei caratteri sessuali secondari come la barba, i peli, il timbro della voce e i muscoli. L'ultima
moda, arrivata dritta dritta dagli Stati Uniti, è, appunto, quella di assumere testosterone per tornare indietro
negli anni. Oltreoceano è boom di integratori-elisir venduti anche al supermercato, da noi, invece, la libera
vendita è proibita e ci si rivolge al mercato clandestino o on line. Mercato che, negli ultimi due anni, è andato
via via crescendo. Forze, desiderio sessuale e linea, anche nell'uomo, subiscono delle variazioni pur non
parlando di vera e propria andropausa. A partire dai 40 anni il testosterone subisce un calo dell'1% all'anno
circa e può accadere (ma lo deve verificare un'analisi del sangue) che intorno ai 50-60 la quantità di ormone
in circolo è così bassa da richiedere un'integrazione. Una condizione che si riscontra nel 10% della
popolazione maschile tra i 40 e i 60 e nel 30% di quella tra i 60 e gli 80. «Esistono dei bassi livelli di
testosterone - spiega Giorgio Franco presidente della Società italiana di andrologia - che possono essere
considerati patologici. Tanto da procurare diversi effetti sull' uomo, da una diminuita forma fisica, a disturbi
erettili e cognitivi fino alla depressione e all'osteoporosi - ma si tratta di un numero assai inferiore rispetto a
quelli che chiedono di prendere farmaci per tornare come erano IL FALSO OBIETTIVO Ritrovare la virilità e
la forza di un tempo: questo chiedono al testosterone gli uomini over 50 vent'anni prima. Il solo basso
dosaggio non costringe ad un aiuto con i medicinali. Bisogna visitare il paziente in tutta la sua interezza, da
non dimenticare lo stato di salute della prostata. È chiaro che l'età vede calare il livello dell'ormone ma
l'eventuale correzione va ponderata sulla base delle condizioni generali. Come ho detto, ci devono essere dei
sintomi importanti, non è un elisir di giovinezza per portare indietro l'orologio del tempo». Negli Stati Uniti il
numero delle prescrizioni di testosterone è cresciuto dieci volte dal 2000 al 2011. Tanto che l'Ente americano
di controllo dei farmaci ha lanciato l'allarme per l'infarto e l'ictus. «È una moda iniziata nelle palestre è il
commento di Luca Pani direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco, l'Aifa,- e si sta diffondendo anche
fuori. Ci sono molti uomini di mezza età che si sono convinti che il testosterone aumenti la virilità e se lo
fanno prescrivere ogni sei mesi». Francesca Filippi
40
5-7
10% l'età in cui il testosterone comincia a calare dell'1% l'anno degli uomini tra 40-60 anni avverte sintomi di
"climaterio maschile" i milligrammi di testosterone prodotti al giorno da un giovane ` ` EMOTIVITÀ
DIMAGRIRE ATTIVITÀ FISICA CONTROLLI PERIODICI Controllare, dopo i 50, il sistema cardiovascolare ed
un'eventuale presenza di osteoporosi (correlati a bassi livelli di testosterone) Limitare l'abbassamento
dell'ormone è possibile attraverso l'attività sportiva, un paio di volte a settimana per non meno di trenta minuti
Tenere sotto controllo le reazioni emotive e l'umore (specie l'aggressività) nel caso si assuma testosterone
sotto controllo medico Chi vuole ritornare com'era si metta a dieta: calare 7-8 chili è inversamente
proporzionale ad un aumento dell'ormone del 15%
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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Gli uomini sempre più ossessionati dal calo dell'ormone, responsabile di molti disturbi
24/06/2015
Pag. 21 N.27 - 30 giugno 2015
diffusione:457978
tiratura:556329
IL FARMACO ANTIRIGETTO DOPO IL TRAPIANTO NON È PIÙ GRATUITO
«Mia madre è stata sottoposta a un trapianto di rene e deve prendere un farmaco antirigetto. Da un giorno
all'altro il medicinale non è più gratuito e ora è costretta a pagare circa 75 euro di ticket al mese. Per lei è un
farmaco salva vita, non aveva diritto all'esenzione totale?». ANTONELLA, CAMPOBASSO Capisco la tua
rabbia, cara Antonella. Secondo la stima del Centro nazionale trapianti, nella situazione di tua mamma in
Italia ci sono circa 35.000 persone. Cos'è successo? Qualche mese fa è scaduto il brevetto del Neoral, il
farmaco che tua madre prendeva per evitare il rigetto del nuovo organo. È stato quindi messo in commercio
un generico più economico, il Ciqorin, contenente lo stesso principio attivo. Quando è disponibile il cosiddetto
farmaco equivalente, il Sistema sanitario nazionale rimborsa solo quello e chiede ai pazienti che vogliono il
medicinale "originale" di accollarsi la differenza di prezzo. Ma, come hanno rilevato alcune associazioni di
trapiantati, nel caso degli antirigetto il passaggio al generico è molto delicato e deve essere effettuato sotto la
supervisione dello specialista. Il rischio è che con il nuovo medicinale la concentrazione di farmaco nel
sangue sia troppo alta, e quindi tossica, o addirittura inefficace. Ora però c'è una buona notizia: l'Aifa,
l'Agenzia del Farmaco, ha deciso di non applicare ai pazienti alcuna differenza di prezzo tra il farmaco di
marca e il generico almeno fino al 15 ottobre. Così si dà ai medici il tempo necessario per testare il dosaggio
con il Ciqorin. Per informazioni si può chiamare l'Aned (Associazione nazionale dializzati e trapiantati) allo
028057927 o visitare il sito www.aned-onlus.it. illustrazione di Daniel James Zender
Foto: MARIA ADELE DE FRANCISCI giornalista intervista gli esperti per darti le risposte che cerchi
Foto: scrivi a [email protected]
Foto: Sul sito www.anedonlus.it trovate informazioni e news per i pazienti trapiantati di rene. Compresi i centri
di dialisi nei luoghi di vacanza.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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DALLA TUA PARTE FAI VALERE I TUOI DIRITTI CON IL NOSTRO AIUTO
24/06/2015
Pag. 39 N.27 - 30 giugno 2015
diffusione:457978
tiratura:556329
ADESSO L'ASPIRINA SI COMPRA ON LINE
S.S.
È l'effetto di una Direttiva europea che entra in vigore il 1° luglio. Ecco cosa cambierà. Quali medicine
troveremo sul web? «Solo quelle per cui non serve la ricetta» chiarisce Domenico Di Giorgio, dirigente unità
anticontraffazione dell'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco. Per esempio, antipiretici e antidolorifici. E gli
antibiotici? «Bisogna sempre andare in negozio, con la prescrizione medica». Da chi le compreremo? «Da
tutte le farmacie e parafarmacie che operano già in Italia. Ma serve un'ulteriore autorizzazione dalle Regioni».
Tra i requisiti, la sicurezza del trasporto dei farmaci. Possiamo fidarci? Su Internet si vendono spesso farmaci
falsi o illegali. «Ma i siti sicuri avranno un logo europeo. Con un link all'elenco delle farmacie autorizzate,
gestito dal Ministero della Salute». Info su www.fakeshare.eu/it.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/06/2015
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FATTI
VITA IN FARMACIA
13 articoli
24/06/2015
Pag. 2 Ed. Milano
diffusione:619980
tiratura:779916
Nerviano, il cda è già in crisi E Alfieri smonta la riforma
Il pd Alfieri: a Maroni interessano solo i titoli di giornale, ignorati i cittadini Il modello Non sono affrontate le
criticità di uno schema che ha quasi 20 anni ed è stato colpito dalle inchieste
Simona Ravizza
Sulla scrivania di Alessandro Alfieri, segretario regionale del Partito democratico, ci sono due pile di fogli:
«Questa è la delibera uscita dalla giunta di gennaio ed è di 121 articoli - dice indicando un corposo dossier -.
Mentre qui c'è il testo approvato lunedì in Commissione ed è appena di 30 articoli. Non è una vera riforma
della Sanità, anche se il centrodestra la vuole spacciare per tale. Per tenere insieme la sua traballante
maggioranza, il governatore Roberto Maroni accetta un compromesso al ribasso». Alfieri, 43 anni, la stessa
città d'origine di Maroni (Varese) e al Pirellone dal 2010, si è sempre contraddistinto per i toni pacati e la
capacità di mediazione, ma stavolta è davvero arrabbiato.
È nervoso perché il centrodestra si è ricompattato ed è riuscito a sorpresa ad approvare il testo elaborato da
Fabio Rizzi (Lega) e Angelo Capelli (Nuovo Centrodestra), tagliando fuori l'opposizione dal dibattito?
«Il problema è che Maroni non vuole una vera riforma, ma un titolo di giornale. A qualsiasi costo».
Ma la riforma Rizzi-Capelli rivede integralmente il sistema dell'offerta di cure mediche. In nome di una
maggiore integrazione tra l'ospedale e il territorio.
«Viene rivista la governance del sistema sanitario, ma il cittadino resterà ancora solo nelle scelte. È
un'operazione fatta senza coraggio».
Sono accuse che vanno motivate.
«Per scegliere chi deve guidare gli ospedali e le nuove Asl resta un sistema che premia più la fedeltà politica
che il merito. Anche qui le nostre richieste non sono state ascoltate».
Ma magari grazie alla nuova riforma il cittadino che esce dall'ospedale avrà più facilità a continuare, se
necessarie, le cure sotto casa.
«È fumo negli occhi. Le criticità di un modello che risale a quasi vent'anni fa e che è stato travolto dalle
inchieste giudiziarie non vengono affrontate. Non ci sono neppure le condizioni per abbattere le liste
d'attesa».
La riorganizzazione degli ospedali ci sarà?
«Assisteremo più che altro all'ennesimo risiko. È sbagliato pensare di riorganizzare la rete di assistenza
senza coinvolgere gli amministratori locali. Non vorrei che fosse perché 11 capoluoghi su 12 ora sono in
mano al centrosinistra. È un grosso errore. Non viene fatto l'interesse dei cittadini».
Per lo meno nasce un'Agenzia dei controlli.
«Ma non sarà né libera né indipendente. L'agenzia dei controlli prevista dal testo Rizzi-Capelli non avrà il
potere di agire direttamente sugli ospedali e i suoi componenti saranno nominati ancora una volta dalla
giunta».
E il rapporto tra ospedali pubblici e privati? Sono messi ancora una volta sullo stesso piano in nome della
libertà di scelta del cittadino.
«Anche qui Maroni non ha avuto coraggio».
Cosa manca ancora?
«Salute mentale, dipendenze, rapporto tra università e ospedali, cure ai pazienti più fragili, prevenzione.
Niente di tutto ciò viene modificato né migliorato».
Come vi batterete in aula?
«L'opposizione, compresi Movimento 5 Stelle e Lista Ambrosoli, sarà compatta. Non lasceremo nulla di
intentato. Vogliamo dare voce a tutti quelli che sono intervenuti in commissione Sanità e non sono stati
ascoltati, al contrario di quanto aveva promesso Maroni».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 24/06/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'intervista
24/06/2015
Pag. 2 Ed. Milano
diffusione:619980
tiratura:779916
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@SimonaRavizza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Critico
Il segretario regionale
del Pd Alessandro Alfieri, 43 anni, nato a Varese. Al Pirellone
dal 2010
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 24/06/2015
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24/06/2015
Pag. 1 Ed. Bari
diffusione:556325
tiratura:710716
Negli ultimi anni persi medici e infermieri. "Chiusi 20 ospedali". Polemica per il ricorso al lavoro interinale
Parla il presidente di una coop: "Risolviamo le criticità"
ANTONELLO CASSANO
PIÙ di 20 ospedali chiusi, 2400 posti letto tagliati, dai 3 ai 5mila medici e infermieri persi negli ultimi anni, pari
a tutti quelli andati in pensione e non sostituiti a causa del blocco del turn over. Bisogna partire da qui per
capire perché in Puglia negli ultimi anni, sistematicamente, all'apertura della stagione estiva, nei reparti degli
ospedali si scatena il panico. I medici e gli infermieri che devono necessariamente andare in ferie non
possono essere sostituiti per mancanza di personale. Per ovviare a queste carenze nell'agosto scorso la
Regione ha ottenuto dal governo l'autorizzazione ad assumere 2563 unità tra medici e infermieri distribuiti in
tutte le Asl. Peccato che le procedure concorsuali vadano molto a rilento. I rinforzi ottenuti da Roma si
vedono con il contagocce e vengono depotenziati dal flusso di professionisti che vanno ancora in pensione. È
per questo che molte Asl, quella brindisina prima di tutte, hanno deciso di non aspettare e hanno firmato
convenzioni con cooperative private di medici da cui acquistare pacchetti di prestazioni < PAGINA Mancano
soprattutto infermieri. Ne servirebbero diverse centinaia per superare l'estate. Gravi buchi anche fra gli
anestesisti: come conferma anche Antonio Amendola, presidente dell'Aaroi Emac Puglia, l'associazione degli
anestesisti e rianimatori, ne servirebbero 150 da distribuire in tutti gli ospedali della regione. Stesso discorso
dicasi per i medici di pronto soccorso. Partendo da Nord, la mappa delle carenze segnala nell'Asl di Foggia
un fabbisogno di una cinquantina di medici e di una decina di tecnici radiologi: «Gli infermieri invece ci sono dice il commissario Vito Piazzolla - il problema è che si trovano in ospedali che sono stati depotenziati. È
necessario ridistribuirli per arginare il problema delle vacanze. Qui sul Gargano la presenza dei turisti fa
quintuplicare la popolazione di molti paesi». Nella Bat sono in sofferenza i pronto soccorso di Andria e
Barletta. Servirebbero 4 o 5 medici in più, ma si punta a non chiudere reparti per l'estate. Carenze molto più
pesanti a Bari. Nella più grande Asl della regione servirebbero 10 medici di pronto soccorso, 15 anestesisti e
almeno 80 infermieri per affrontare i prossimi due mesi e già si pensa all'accorpamento di reparti «cercando
di evitare la chiusura» commenta il dg Vito Montanaro. «Avremmo necessità di recuperare almeno 30
infermieri per far fronte all'emergenza estiva» dice invece da Brindisi il direttore Pasqualone. Per coprire le
urgenze servirebbero anche 5 medici di pronto soccorso da distribuire tra il Perrino, Ostuni-Fasano e
Francavilla Fontana: «Vogliamo evitare di ricorrere alle coop, ma stiamo mandando un centinaio di
telegrammi al giorno per coprire le carenze di infermieri, e non otteniamo risultati. Cercheremo di pescare
dalle graduatorie nazionali».
Anche a Lecce in questi mesi la popolazione di alcuni paesi si quintuplica per via dell'afflusso di turisti «ma al
momento non vogliamo ricorrere alle coop - chiarisce il dg Giovanni Gorgoni - stiamo utilizzando prestazioni
aggiuntive, straordinari e integrazioni di personale. Poi procederemo con gli accorpamenti». Qui il ricorso al
tempo determinato viaggia già sui 6 milioni di euro oltre i limiti consentiti.
Pesanti le carenze nell'Asl di Taranto: «Tutti i reparti sono sotto organico - commenta il dg Stefano Rossi - ci
servono un centinaio di infermieri, 30 medici e un centinaio di operatori socio sanitari».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 24/06/2015
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Sanità , la mappa dell'emergenza: migliaia di buchi
24/06/2015
Pag. 7 Ed. Milano
diffusione:556325
tiratura:710716
Il grande risiko degli ospedali *
A Milano accordo lontano su Policlinico, Pini, Sacco e Cto Resistenze sulle aggregazioni anche in molte
province Da risolvere l'autonomia concessa ai presidi universitari senza obblighi di servizi territoriali
ALESSANDRA CORICA
LE RIUNIONI sono previste fino alla fine della settimana. Con sindaci e consiglieri provenienti da ogni
territorio a portare le loro richieste sulla riorganizzazione degli ospedali lombardi. Un risiko che è l'ultimo
passaggio della riforma, dopo il primo sì incassato due giorni fa: il piano degli accorpamenti lunedì dovrà
essere approvato in commissione Sanità per permettere al testo di passare poi in commissione Bilancio, per
valutare i costi - «Una spada di Damocle», dice chi il provvedimento lo conosce bene - e arrivare in Consiglio
a metà luglio. Quando il testo potrebbe essere riscritto di nuovo.
In base all'intesa finora raggiunta dalla maggioranza, le attuali 15 Asl saranno sostituite dalle Ats, le Agenzie
di tutela della salute, con compiti di programmazione e controllo. Le 29 aziende ospedaliere si trasformeranno
in Asst, Aziende socio sanitarie territoriali, con in pancia le cure ospedaliere e servizi oggi in capo alle Asl,
come i Sert e l'assistenza ai disabili.
Ats e Asst dovrebbero essere guidate da una trentina di direttori generali, contro i 45 attuali. Il taglio dei
manager, più volte annunciato, sembra però allontanarsi. Visto che tra nuove agenzie e gruppi di studio, il
numero delle poltrone sembra destinato a cambiare poco.
Sul ridisegno, la partita più complicata riguarda Milano e la città metropolitana. I nodi da sciogliere partono
dal Fatebenfratelli. Fortino di Forza Italia che, secondo il disegno abbozzato da Lega e Ncd, doveva essere
assorbito dal Policlinico.
Un'idea che non piace ai forzisti, e in particolare alla corrente dell'assessore alla Salute Mantovani: gli azzurri
vorrebbero che l'ospedale, insieme con il Buzzi e la Macedonio Melloni, diventasse un grande polo pediatrico.
Altra ipotesi, sempre sul Fatebene, l'unione con il Sacco. Che però, a sua volta, ha uno status particolare,
poiché è sede della università Statale, come il San Paolo. Stesso discorso per l'ospedale Circolo di Varese
(università dell'Insubria) e il San Gerardo di Monza (Bicocca). Queste quattro strutture, grazie a un
emendamento di Forza Italia, non dovrebbero essere trasformate in Asst e quindi avere anche i servizi
territoriali. Come il Niguarda, gli ospedali Civili di Brescia e il Giovanni XXIII di Bergamo, che hanno mille letti
e per questo sono esclusi dal passaggio ad Aziende socio sanitarie territoriali. «Ma la questione è: se sette
ospedali non verranno trasformati in Asst - ragiona il ciellino Stefano Carugo - , chi si occuperà nelle loro
zone delle cure per anziani, cronici e disabili? Per questo, stiamo studiando un modo per far sì che seguano
comunque qualche servizio del territorio».
Da definire anche il futuro dell'ortopedico Pini. Destinato, in base al piano iniziale che lunedì in commissione
non è stato votato, a essere accorpato con il Cto, il centro traumatologico, per creare un polo dell'ortopedia.
Se non fosse, però, che il Pini dista appena 500 metri dal Policlinico. Con il quale, da anni, si parla di un
accorpamento. Ipotizzato anche dagli stessi tecnici che stanno lavorando alla revisione del piano per
costruire, nei prossimi otto anni, il nuovo Policlinico.
Ma non solo Milano. Visto che i problemi ci sarebbero anche a Mantova e Cremona, che Carroccio e Ncd
volevano riunire in un'unica Ats. Proposta però rimandata al mittente dal territorio. Stessa cosa per l'unione
nella stessa Ats di Como e Varese, o di Lodi e Pavia: parte dei forzisti preferirebbe che Lodi venisse
inglobata nella città metropolitana. Il rebus, insomma, è ancora tutto da risolvere. E se ieri il governatore
Maroni plaudeva all'ok al testo - «Sono molto soddisfatto, abbiamo risolto tutti i problemi» - e invitava le
opposizioni a partecipare, dal Pd la bocciatura è netta: «Non possono coinvolgerci nella discussione sugli
accorpamenti, poiché hanno problemi tra loro, dopo averci chiuso le porte in faccia sull'approvazione del
testo - scandisce il capogruppo Enrico Brambilla - .
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 24/06/2015
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La Regione IL RETROSCENA
24/06/2015
Pag. 7 Ed. Milano
diffusione:556325
tiratura:710716
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Alla fine, hanno ridotto la riforma alla sola revisione della governance degli ospedali».
PALAZZO LOMBARDIA La sede della Regione, a destra la piazzola del soccorso con l'elicottero del
Niguarda I CASI FATEBENEFRATELLI Potrebbe diventare un polo pediatrico con il Buzzi e la Macedonio
Melloni GAETANO PINI Potrebbe andare col Cto per creare un polo ortopedico o con il Policlinico SACCO È
sede della Statale, non diventerà Asst e non avrà ambulatori territoriali www.asl.milano.it
www.regione.lombardia.it PER SAPERNE DI PIÙ
24/06/2015
Pag. 9 Ed. Roma
diffusione:556325
tiratura:710716
Centro, salva l'erboristeria dei pontefici
(mariagiovanna giuliano)
LA storica erboristeria pontificia in via di Pozzo delle Cornacchie ha rischiato la chiusura per difficoltà
economiche e per la mancanza di "eredi" dell'arte erboristica. A salvare l'attività è stato un gruppo di giovani
studenti di farmacia e biologia coordinati da Paolo Ospici, farmacista e docente universitario. Ospici è anche il
proprietario dell'antica erboristeria romana dal 1752 in via di Torre Argentina. Ben due secoli di storia sono
racchiusi nella erboristeria pontificia. Fondata nel 1780, era un punto di riferimento per coloro che volevano
alleviare disturbi o curare malattie con unguenti ed erbe. I locali, caratterizzati da antichi arredi
settecenteschi, vantano la tutela del ministero dei Beni Culturali. Gli studenti, impedendo la chiusura dello
storico locale capitolino, hanno contribuito a salvare un mestiere antico e nobile , ma soprattutto a conservare
un patrimonio di conoscenze sulle proprietà di erbe e piante che rischia di perdersi in un mondo in cui l'uso di
farmaci chimici prevale sul consumo di sostanze naturali.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 24/06/2015
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COMMERCIO
24/06/2015
Pag. 34 Ed. Ostia
diffusione:210842
tiratura:295190
Tornano stamattina all'asta le due farmacie comunali di Ardea - una a Nuova Florida, l'altra a Tor San
Lorenzo - la cui vendita è stata stabilita dal Consiglio comunale nel novembre del 2013. Per la prima, quella
in viale Tor San Lorenzo 139, si parte da una base d'asta di poco superiore a 1,4 milioni di euro, mentre per
quella di Nuova Florida, situata in viale Nuova Florida 111. L'importo a base d'asta è di circa 1,2 milioni di
euro. Entrambi gli importi sono a ribasso del 10% rispetto al prezzo iniziale, come stabilito dal Consiglio
comunale, in seguito ad una prima asta andata deserta, e l'aggiudicazione presuppone la salvaguardia del
posto di lavoro dei dipendenti. L'asta per la cessione - separata - delle due farmacie è prevista per le 10 nella
sede comunale di via Garibaldi. La scelta di vendere le due farmacie era stata presa in considerazione della
concorrenza nel settore portata dall'aumento sul territorio delle farmacie private, contro cui il settore pubblico
ha incontrato notevoli difficoltà, come dimostrato dai problemi nell'approvvigionamento dei farmaci che si
sono verificati in diversi momenti e che hanno lasciato le due farmacie a corto di medicine per diversi mesi.
Giovanni Salsano
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 24/06/2015
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Due farmacie comunali all'asta per un milione
24/06/2015
Pag. 35 Ed. Umbria
diffusione:210842
tiratura:295190
IL BILANCIO
Un bacino di 900mila clienti, 2,64 mililioni di articoli venduti e oltre 600mila prescrizioni evase. I numeri
promuovono l'Azienda speciale delle farmacie (Afas) che ha chiuso l'esercizio 2014 "restituendo" al territorio
un milione e 176 mila euro. Una cifra che comprende 154mila euro di utile, i 750mila euro di canone versati al
Comune e il valore aggiunto sociale delle farmacie comunali: 353mila euro tra sconti e prestazioni gratuite.
Performance che descrivono il nuovo corso di Afas, per la prima volta formalizzato anche in un piano
industriale triennale pubblico. «Un modo per prefigurare gli scenari dove l'azienda andrà ad operare - spiega
il presidente Virgilio Puletti - alla luce delle mutate condizioni economico-sociali del territorio e delle novità
normative del settore. Il Piano non è concentrato solo su aspetti economici e organizzativi, ma anche sulla
formazione».
Tra gli obiettivi fissati da qui al 2017, il potenziamento del risultato economico, la crescita del numero dei
clienti e il reinvestimento in iniziative di carattere sociale. «Afas ha intrapreso un'azione che consente di
superare la diatriba pubblico-privato, tra profitto e ruolo sociale», aggiunge il vice presidente Federico Ricci
per il quale punti cardine del Piano sono «investimenti nei layout delle farmacie (14 comprese due extra
comunali,ndr), controllo di gestione e responsabilizzazione del personale». Dopo l'apertura della
parafarmacia all'ospedale, nel triennio la rete sarà potenziata con Sant'Egidio e Collestrada. Si procederà con
la razionalizzazione dei costi che ha già prodotto una spendig da 250mila euro mentre la risoluzione della
gestione della farmacia di San Mariano e il riassorbimento del personale consentirà di risparmiare sul lavoro
straordinario (177mila euro nel 2014). Analisi della customer satisfacion e aggiornamento del personale altri
due capisaldi. «Il farmacista Afas non è chiuso dentro quattro mura - osserva Annalisa Mierla, consigliera
Afas - ma con gli 87 colleghi si sente parte di una squadra che vuol vincere in saulte e in etica e nella quale il
fair play diventa condivisione col cittadino». L'altra sfida è consolidare il ruolo della farmacia come "presidio
del Ssn". «Solo riposizionando farmacista e farmacia in un contesto integrato con strutture pubbliche e
famiglie - aggiunge il direttore generale Raimondo Cerquiglini - si può costruire un nuovo modello di cure
inserito nell'ambito della "farmacia dei servizi" e delle "case della salute"». All'orizzonte anche nuovi servizi,
dalle analisi di laboratorio alla telemedicina, dallo sportello di medicina integrata al cup online.
Fabio Nucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 24/06/2015
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Afas, oltre un milione di utili "restituiti" al territorio
24/06/2015
Pag. 16 Ed. Macerata
diffusione:165207
tiratura:206221
«Le farmacie hanno fruttato 700mila euro»
MARIO Morgoni interviene sul caso Farmacie Comunali, dopo che Franco Senigagliesi (M5S) ha denunciato
un buco di 39mila euro, chiamando in causa il senatore che della società è stato presidente fino al 2014. «La
ASPP dal 2006 ad oggi ha dato al Comune oltre 700mila euro. Ha iniziato nel 2006 con una farmacia, quella
di Porto Potenza. Oggi le farmacie sono due e, in particolare, quella di Potenza Picena situata in piazza
Matteotti svolge anche una importante funzione sociale per le persone residenti nel centro storico e non solo.
È vero ammette il senatore che nell'esercizio del 2014 non c'è stato un utile di bilancio, ma le farmacie hanno
comunque erogato al comune una cifra di circa 40mila euro. Il resto sono solo chiacchiere volte a sminuire il
valore di un gioiello di famiglia prezioso come le farmacie del Comune». Morgoni affronta poi una serie di altri
aspetti. «I ricavi 2014 aumentano di 43mila euro sfiorando, i 2,5 milioni di euro di fatturato. Gli acquisti di
materie prime diminuiscono di 45mila euro e si registra un margine operativo del 30%. Per quel che riguarda
il maggiore costo del personale, Senigagliesi dovrebbe sapere bene che questo non è imputabile alla
gestione». Infine Morgoni si chiede «cosa l'amministrazione voglia fare della ASPP e delle farmacie: più volte
nei mesi scorsi abbiamo chiesto con quale mandato fosse stato nominato il nuovo cda. Stiamo ancora
aspettando una risposta».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 24/06/2015
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POTENZA PICENA MORGONI REPLICA A SENIGAGLIESI: AUMENTATI I RICAVI NEL 2014
24/06/2015
Pag. 50 Ed. Rovigo
diffusione:86966
tiratura:114104
Comune e Auser a sostegno dei bambini venezuelani
(M.Sca.) Il Comune di Arquà Polesine sta promuovendo la raccolta di presidi medici per bambini del
Venezuela. L'iniziativa parte dall'associazione Atmo, tramite il referente in Polesine, Nicola Buson. L'Atmo
opera nel campo dell'oncoematologia infantile, attraverso accordi di cooperazione sanitaria internazionale
stipulati tra Italia e il Venezuela. Per sostenere l'iniziativa è possibile acquistare in farmacia ad Arquà
mascherine, siringhe e altro materiale compreso nell'elenco presente in farmacia. Il materiale acquistato verrà
raccolto dai volontari dell'Auser di Arquà, nella propria sede in via Garibaldi (ex biblioteca comunale), ogni
martedì dalle 9 alle 11. L'iniziativa terminerà il 30 agosto. Info Nicola Buson (340.2701834). (((scarazzattim)))
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 24/06/2015
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ARQUÀ POLESINE
24/06/2015
Pag. 46 Ed. Padova
diffusione:86966
tiratura:114104
Medicinali scaduti fuori dalla farmacia «Sono pericolosi, non lasciateli in giro»
(Ba.T.) «È almeno da una decina di giorni che il contenitore per la raccolta dei medicinali scaduti si presenta
in queste condizioni. Ovviamente non si tratta di rifiuti nostri, noi abbiamo una ditta che si occupa della
raccolta e dello smaltimento della farmacia, ma il bidone in questo stato è un pericolo». È il dottor Giovanni
Cirilli della farmacia comunale di Sarmeola di Rubano a segnalare l'accumularsi di medicinali davanti
all'ingresso della farmacia. «Non so se ci sia stato un problema con la raccolta - ha detto ancora -, ma nel
momento in cui il bidone è pieno anche le persone dovrebbero avere l'accortezza di attendere che venga
svuotato prima di conferire i propri rifiuti. Ci sono anche medicinali pericolosi che in questo momento sono
accessibili a tutti».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 24/06/2015
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RUBANO L'allarme-appello del dott. Cirilli
24/06/2015
Pag. 15 Ed. Brianza
diffusione:69063
tiratura:107480
Il quartiere Ceredo avrà la sua farmacia
- SEVESO - SE NE PARLA da anni, al Ceredo (confine con Seregno) e finalmente la giunta Caimi ha
approvato l'iter per la prima farmacia comunale. Una volta assegnata la gestione, il Comune ne diventerà
anche azionasta. E' una notizia che da tempo gira, i giorni scorsi l'amministrazione ha approvato un atto di
indirizzo dove viene evidenziato che la gestione della nuova farmacia comunale sarà affidata a un soggetto
pubblico con lo schema «in house proving». Quando saranno definiti i criteri per il funzionamento del servizio
da parte della Giunta Caimi, verrà selezionata una società esterna, che già gestisce farmacie, a totale
capitale pubblico, di aprire il nuovo esercizio medese. Sono anni che i residenti della zona medese chiedono
una farmacia e già il 29 giugno del 2006, l'allora Consiglio comunale aveva votato a favore in merito,
valutando il possibile insediamento di due farmacie. L'anno successivo era stato trovato il luogo più idone a
Ceredo. Ora la delibera della giunta Caimi recita: «L'Amministrazione intende procedere all'apertura della
nuova farmacia comunale al fine di incrementare e migliorare i servizi a favore della cittadinanza, con
particolare attenzione alla fascia di popolazione anziana. La gestione resterà in mano pubblica tramite
l'affidamento a società capitale interamente pubblico, secondo lo schema "in house proving". La concessione
durerà per un periodo massimo di 30 anni con la clausola di revisione periodica. I costi di allestimento
saranno completamente a carico del gestore».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 24/06/2015
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SEVESO UNA DELIBERA DI GIUNTA DEFINISCE L'ITER PER L'APERTURA DELL'ATTIVITÀ
24/06/2015
Pag. 19 Ed. Genova
diffusione:103223
tiratura:127026
Gaslini, il governo ha nominato Pongiglione presidente
G. FIL.
IL COMMERCIALISTA genovese Pietro Pongiglione sarà il nuovo presidente dell'ospedale Gaslini. Ieri sera è
stato ufficialmente nominato dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
Presto l'insediamento ufficiale. Pongiglione, 57 anni, che ora è nel consiglio di amministrazione del Galliera, è
stato designato dal cardinale Angelo Bagnasco che è presidente della Fondazione Gaslini. Sostituirà il
professor Vincenzo Lorenzelli e avrà come direttore generale il riconfermato Paolo Petralia, manager di
fiducia dell'arcivescovo. Nel cda del Gaslini ci saranno anche l'ex presidente della Sampdoria Edoardo
Garrone, il direttore della Fondazione Ansaldo Mario Orlando, il notaio Andrea Fusaro, titolare della cattedra
di Sistemi giuridici comparati a Giurisprudenza e l'avvocato penalista Carlo Golda. Gli altri componenti del
cda sono il rettore Paolo Comanducci e Paolo Repetto, indicato dal Comune. Manca il rappresentante della
Regione.
Foto: Pongiglione
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 24/06/2015
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L'INCARICO
24/06/2015
Pag. 21 Ed. Genova
diffusione:103223
tiratura:127026
Farmaci pericolosi, Grasselli incastrato dalle intercettazioni
L'ex rappresentante di medicinali fa scena muta con il gip E nelle telefonate al boss di Caserta parlava in
codice
TOMMASO FREGATTI
È NERVOSO il 23 marzo Lucio Grasselli. Il pacco con i farmaci rubati non è ancora arrivato a Genova. E
allora l'ex rappresentante di San Fruttuoso di 75 anni, agli arresti domiciliari con l'accusa di essere il referente
ligure di una banda campana che rubava in tutta Italia farmaci antitumorali o salvavita da camion e magazzini
per poi rivenderli a grossisti, all'estero o a farmacie compiacenti, chiama con insistenza il boss casertano
Ernesto Pensilino. «Quando mi mandi la scatole con le scarpe? Guarda che ne ho bisogno urgente»,
sottolinea utilizzando il linguaggio in codice per sviare le indagini. Pensilino, anche lui finito luned ì agli arresti,
lo tranquillizza: «è quasi tutto pronto». Ma Grasselli non si fida e gli ricorda che «sarebbe già dovuto arrivare
qualche giorno fa». I militari della guardia di finanza di Fiumicino registrano tutto e soprattutto iniziano, a
partire da questa telefonata, a monitorare con la massima attenzione anche il pensionato genovese. C'è
anche un secondo contatto intercettato pochi giorni dopo sempre dalle Fiamme Gialle. Questa volta Grasselli
parla, sempre in codice, di «magliette e pantaloni». «Ma quando arrivano? il cliente aspetta». Di l ì a poco la
spedizione, via Casoria, parte con il corriere. La scatola con cinquemila farmaci, tra cui quelli per la sclerosi
multipla, il tumore allo stomaco o la degenerazione della cornea, arriva nell'abitazione di via Arturo Ferretto.
Pronti per essere rivenduti al mercato "nero". Non viene presa alcuna precauzione. Nonostante si tratti di
farmaci che necessitano di una conservazione a temperatura prestabilita e nessuna esposizione a fonte di
calore. Vengono spediti come fossero pacchi qualunque diventando cos ì pericolosi per la salute dei malati.
Grasselli s'incontra con un rappresentante di Novara per piazzare il carico. La cessione avviene nel centro di
Genova. La Finanza entra in azione molte ore dopo. Ferma il grossista piemontese all'altezza di Alessandria
con il tesoro di farmaci rubati nel bagagliaio. Pochi giorni dopo Lucio Grasselli finisce agli arresti. Luned ì è
stato colpito da una nuova misura cautelare. È accusato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di
farmaci. Ieri è stato ascoltato dal gip Alessia Solombrino nell'ambito dell'interrogatorio di garanzia. Difeso
dall'avvocato Vittorio Pendini si è avvalso della facoltà di non rispondere. «Non ho nulla da dire, sono
estraneo ai fatti», ha ribadito al giudice Grasselli. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Farmaci rubati nel mirino
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 24/06/2015
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«MANDAMI LE SCARPE»: COS Ì RICHIEDEVA I PRODOTTI RUBATI
24/06/2015
Pag. 22 Ed. Umbria Terni
diffusione:136993
tiratura:176177
Farmacie Ecco le idee per il rilancio
PERUGIA LE FARMACIE comunali di Perugia giocano le carta del rilancio. E lo fanno mettendo sul piatto
centomila euro prima di tutto. Ma anche formando il personale e offrendo nuovi servizi. E' questo l'ambizioso
piano industriale di Afas che è stato presentato ieri mattina nel capoluogo regionale. L'obiettivo è di rendere
prima di tutto «razionale e scientifico» il percorso che porta il clienti dagli scaffali fino al banco. Si punterà
sull'empatia del personale, come sulla specializzazione di ciascuna delle tredici farmacie. I principali
investimenti verranno fatti alla Pallotta (che si specializzerà in cosmetica e prodotti dello sport), San Sisto e
Madonna Alta. Ma anche sulle altre verranno fatti investimenti: San Marco (potenziamento del Cup), Emisfero
(cibi senza glutine), Olmo (prodotti naturali). Nel 2015 si darà vita ad un'altra indagine di per capire qual è
l'opinione dei clienti e ai direttori verrà assegnato un budget annuale da centrare, con controlli effettuati ogni
mese per apportare, in caso di scostamenti, tutte le correzioni del caso. Il fatturato dovrebbe passare dai 16,8
milioni del 2015 ai 17,5 del 2017.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 24/06/2015
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AFAS PERUGIA
PERSONAGGI
4 articoli
24/06/2015
Pag. 5 Ed. Brianza
diffusione:69063
tiratura:107480
Mandelli il più assenteista dei colleghiPiffer e Monteri sempre presenti
di MARTINO AGOSTONI MONZA I DOPPI INCARICHI in politica non si riescono a sostenere come sembra
dimostrare la vicenda di Andrea Mandelli che a Roma è senatore ma a Monza è il più assenteista dei
consiglieri comunali. Da quando l'ex candidato sindaco di Forza Italia alle comunali del 2012 è stato eletto il
19 marzo 2013 anche a Palazzo Madama è pressoché sparito dal municipio di piazza Trento e Trieste,
presenziando solo 12 volte negli ultimi due anni ai lavori del parlamentino monzese che da giugno 2013 a
oggi si è riunito invece 121 volte. Assenze che poi risultano ancora più evidenti se confrontate a quelle degli
altri 31 colleghi consiglieri comunali monzesi, che invece fanno registrare in generale una presenza in aula
regolare e assidua, con anche casi di vera e propria dedizione al posto in aula. E il record con zero assenze
negli ultimi due anni va a due consiglieri, il giovane capogruppo di Primavera Monza (ex Cambia Monza)
Paolo Piffer e il democratico Franco Monteri, entrambi con 68 presenze sulle 68 sedute svolte nel 2013/2014
e 53 su 53 rispetto al periodo 2014/2015. Ma non distanti sono anche il leghista Simone Villa o il consigliere
Pd Carmine Bubba, entrambi con un'assenza sola l'anno scorso e zero quest'anno, oppure l'altro leghista
Alberto Mariani che ha fatto un'assenza all'anno. A GIUGNO la presidente del Consiglio comunale Donatella
Paciello ha diffuso il report sull'attività svolta dall'organo collegiale della politica cittadina, uno studio che
evidenzia una media di presenza dei consiglieri comunali dell'89% nelle 177 sedute tenute nei primi 3 anni di
attività, di cui una sola andata deserta. Ne conseguono anche risultati nella produttività con una media di un
centinaio di delibere adottate ogni anno, merito anche del nuovo regolamento che ha contingentato i tempi tra
la fase cosiddetta «preliminare» di liberi interventi dei consiglieri e quella «deliberativa» che quest'anno è
arrivata a occupare il 76% dei tempi di lavoro dell'aula. Sono numeri «a testimonianza di un organo che
funziona bene», ha commentato la presidente Paciello, e che nel tempo è riuscito anche a ridurre le sue
spese. Ma la democrazia costa e, in media, per riunire il Consiglio comunale si spendono poco più di 2mila
euro ogni volta, divisi tra i 74,70 euro lordi corrisposti come gettone di presenza ad ogni consigliere in aula e
circa 190 euro di straordinari per il personale comunale di servizio alle sedute.
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 24/06/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IL REPORT L'89% DEI CONSIGLIERI IN 177 SEDUTE DI 3 ANNI , OGNUNA COSTA 2MILA
24/06/2015
Pag. 6 Ed. Bari
diffusione:27910
BARI La Lilt, l'associazione impegnata nella prevenzione e nella lotta ai tumori, ha annunciato che si
costituirà parte civile nel procedimento penale che vede imputate 10 persone, tra questi il senatore Luigi
d'Ambrosio Lettieri, per la vicenda delle presunte tessere false del Pdl intestate a cittadini ignari. La vicenda
risale a 3 anni fa, quando ci fu a Bari il congresso cittadino del partito: divenne segretario D'Ambrosio Lettieri.
Secondo la Procura, 291 persone furono tesserate a loro insaputa, persino esponenti locali del Pd,
prendendo i nominativi dalle liste più svariate: da quelle dei correntisti di una filiale delle Poste, sino agli
iscritti alla Lilt. Ieri l'udienza è stata rinviata per difetto di notifiche, ma le difese degli imputati hanno chiesto
che il processo venga unificato ad un altro procedimento in corso nel quale sono imputati, con le stesse
accuse, tre persone, tra questi sempre il senatore d'Ambrosio Lettieri. (v. dam.) © RIPRODUZIONE
RISERVATA
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 24/06/2015
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Tessere false nel Pdl con nomi di cittadini ignari Anche la Lilt parte civile
24/06/2015
Pag. 32 Ed. Bari
diffusione:48275
tiratura:63756
Tessere Pdl La Lilt chiede i danni
l Si è conclusa con un rinvio la prima udienza del processo riguardante l'indagine-bis sulla presunta
falsificazione di 62 tessere per il congresso cittadino del 2012 dell'al lora Partito delle Libertà. Il procedimento
coinvolge tra gli altri l'avvocato Francesca Ferri, ex vicesindaco di Valenzano, e il senatore Luigi D'Ambrosio
Lettieri (che di questa storia si è sempre proclamato «una vittima») all'e poca dei fatti segretario cittadino del
Pdl. In base alla ricostruzione degli inquirenti le tessere vennero rilasciate all'insaputa degli intestatari. I nomi
sarebbero stati presi da elenchi di correntisti postali o da iscritti ad altre associazioni. Per una prima parte
delle accuse, che ruotano intorno alla figura di un ex vicedirettore di ufficio postale, Dario Papa, il processo è
già in corso da alcuni mesi. Il processo bis invece ha mosso i suoi primi passi ieri mattina. I difensori degli
indagati hanno chiesto una riunificazione dei due p ro c e d i m e n t i . Ricordiamo che secondo l'accusa
portata avanti dal procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno i nomi dei 62 «tesserati a loro insaputa» sarebbero
stati pescati dalle liste degli iscritti alla Lilt, la Lega per la lotta ai tumori guidata da Francesco Schittulli,
all'epoca dei fatti presidente della Provincia di Bari. E per questo ieri la Lilt ha chiesto di potersi costituire
parte civile nel processo. [l. nat.]
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 24/06/2015
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IL PROCESSO ALLA PRIMA UDIENZA
24/06/2015
diffusione:12000
L'iniziativa rientra nella campagna "Sano e Buono" che Federfarma Lombardia ha lanciato, in concomitanza a
Expo2015. L'opuscolo, redatto in italiano e in inglese, è stato realizzato in collaborazione con gli chef della
Associazione Culinaria "Jeunes Restaurateurs d'Europe" (le ricette sono anche sul sito www.sanoebuono.it).
Obiettivo della campagna è quello di coniugare salute e gusto nella cornice della dieta mediterranea, come
ha sottolineato Nicola Sorrentino, nutrizionista e Direttore della Columbus Clinic Diet di Milano. «La dieta
mediterranea è universalmente riconosciuta come la più appropriata per il benessere psico-fisico
dell'individuo e si basa sui pilastri della tradizione alimentare italiana: olio extravergine di oliva, pomodoro,
pasta, pesce, vino, frutta secca. È facile da seguire e non è necessario rinunciare ai piaceri del palato». I suoi
pilastri, come spiega in SanoeBuono il professor Sorrentino, rendono l'alimentazione un'eccezionale arma di
prevenzione.
Sull'alimentazione, tema portante di Expo2015, le farmacie hanno sempre avuto un importante ruolo
informativo e divulgativo. «La partecipazione al progetto "Sano e Buono" - illustra Annarosa Racca,
Presidente di Federfarma - dimostra l'impegno costante delle farmacie ad occuparsi della salute dei pazienti,
consigliandoli anche nell'alimentazione e ad aggiornarsi costantemente nel campo della nutrizione e
dell'integrazione alimentare».
Il messaggio parte proprio dalle farmacie, il più diffuso presidio sanitario per i cittadini e per i turisti in visita
all'Expo. Le ricette create appositamente da sei grandi chef italiani, membri dell'associazione Jeunes
Restaurateurs d'Europe, coniugano gusto e corretto apporto nutrizionale. Sono appetitose e fanno bene. E
sono sempre disponibili anche online su www.sanoebuono.it. Provare per credere. • V. Des.
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 24/06/2015
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Mangiare bene e vivere meglio Le ricette ora sono in farmacia
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