La Chiesa della carità: un testo e un impegno educativo (Roma, Presentazione alla stampa, 15 maggio 2009) Don Giancarlo Perego Responsabile centro Documentazione Caritas Italiana-Migrantes 1. Le ragioni che hanno ispirato il testo a) Coniugare strettamente un testo con un uomo, Mons. Giovanni Nervo. Un testo e un testimone s’incontrano simbolicamente e aiutano a rileggere la vita e la storia di Caritas italiana, un organismo della CEI, un luogo importante del consenso ecclesiale nell’amore ai poveri, da cui sono nate migliaia di esperienze di carità, tra gratuità e consacrazione, cooperazione e associazionismo, ma anche un luogo del dissenso ecclesiale, nel momento della denuncia, dell’advocacy, della ricerca di segni e strade nuove: penso alle strade aperte nel mondo della tossicodipendenza, dell’alternativa alla pena, dell’obiezione di coscienza, della integrazione sociale, dell’intercultura, della cooperazione allo sviluppo…Un uomo e un testo. Proprio perché la storia della Caritas non è fatta solo di documenti, ma anche di esperienze, di testimonianze, secondo l’indicazione preferenziale di scegliere la strada di una ‘pedagogia dei fatti’, cioè di partire dalla storia, dai fatti per costruire percorsi, scelte e progetti educativi. c) In questa lettura della storia, della teologia e dell’agire pastorale della carità il Concilio Vaticano II (1963-1965) è il punto di partenza, soprattutto con le prospettive della Gaudium et spes, mentre il Convegno ecclesiale di Verona (2006) e il documento ecclesiale dopo Verona (CEI, Rigenerati per una speranza viva, Roma, 2007) sono il punto di arrivo. Il Convegno di Verona, soprattutto il discorso di Benedetto XVI all’assemblea, il 19 ottobre 2006, che invitava a rileggere la storia della carità italiana -“una grande tradizione di vicinanza aiuto e solidarietà verso i bisognosi, gli ammalati, gli emarginati” - come uno dei momenti più intensi della vita ecclesiale, è stato l’evento che ha ispirato la costruzione del testo, soprattutto nella rilettura dell’agire caritativo alla luce della questione antropologica e di alcuni ambiti di riferimento della pastorale necessariamente integrale e integrata: la tradizione, la fragilità, la festa e il riposo, la cittadinanza, gli affetti. Nel cammino di Caritas Italiana ritroviamo la cura di questi luoghi vitali, a partire dalla carità: la capacità di trasformazione delle istituzioni caritative che nei secoli si sono realizzate, l’attenzione al lavoro e alla giustizia sociale, la cura delle povertà vecchie e nuove, la tutela dei diritti umani, politici e sociali contro la visione di una città che escluda – come amava dire Giorgio la Pira – la centralità della famiglia, dei ricongiungimenti familiari, del rispetto dei piccoli e delle donne contro ogni forma di violenza che tocca soprattutto la casa. d) La scelta dei contributi della prima parte – quella storica, che parte dal Concilio Vaticano II - si ferma su due emergenze che vanno coniugate, anche nell’attualità con la quotidianità: ieri il terremoto del Friuli (1976) oggi il terremoto dell’Abruzzo; ieri i profughi dell’Oceano (1979) oggi i profughi del Mediterraneo, di cui Lampedusa è diventato simbolo. e) La scelta dei contributi della seconda parte – quella teologica -, mentre riprende l’ideale della Chiesa delle origini, si ferma sull’esperienza della carità, di cui le opere sono un segno ora forte e ora debole, come luogo di speranza, luogo educativo di gratuità, luogo di valore del corpo segnato da molte fragilità,violenze e limiti. La Chiesa della carità – si vuole sottolineare – è fortemente connessa a una visione dell’uomo, che evita ogni dualismo, che conosce il valore del dono e della relazione, che è dentro la storia, che ha una visione escatologica. d) La scelta dei contributi della terza parte - sull’agire caritativo ‘specifico’ della caritas-segue in filigrana lo statuto di Caritas Italiana e al tempo stesso è metodologicamente guidato da quattro criteri di scelta: la scelta preferenziale per i poveri, la non violenza, l’educazione a partire dai fatti, la tutela dei diritti umani. In questo modo si è voluto rileggere povertà e fragilità, il tema della cittadinanza universale come una prospettiva fondamentale del nostro agire, il valore di esperienze educative, come ad esempio lo è stata l’esperienza dell’obiezione di coscienza e del servizio civile per 100.000 giovani nelle caritas in Italia dal 1976 ad oggi. 2. La descrizione del testo Il volume ‘La Chiesa della carità’ è una miscellanea di quindici studi di quindici studiosi italiani – vescovi, laici, presbiteri e religiosi che rappresentano una ‘responsabilità nella carità’ diffusa nella Chiesa-, suddivisi in tre sessioni, con in premessa una nota bio-bibliografica della figura che l’ha ispirata, Mons. Giovanni Nervo, in occasione del suo novantesimo compleanno. Una prima sessione è intitolata ‘Per una storia contemporanea della carità’. E’ la sessione della memoria della nascita della Caritas Italiana, all’interno del fondamentale processo di rinnovamento ecclesiologico ed ecclesiale legato al Concilio Vaticano II, riletto anche attraverso la figura di una figlia della carità, madre Suzanne Guillemin (1906-1968), una delle poche donne che hanno partecipato alla discussione conciliare e che hanno dato uno specifico contributo femminile al tema della carità al Concilio. Dentro il cammino storico della Caritas italiana si ritrovano figure e fatti significativi appunto per una storia contemporanea della carità in Italia: la figura di Mons. Gugliemo Motulese, primo vescovo presidente, il contributo di Caritas italiana in due momenti storici: il terremoto del Friuli (1976) e l’accoglienza dei profughi dell’Est asiatico dal 1979. Una seconda sessione è intitolata ‘Per una teologia della carità’. L’obiettivo di questa seconda parte è mettere in luce da una parte l’idea della carità che gli Atti degli apostoli e le lettere paoline ci consegnano alla luce della storia di Gesù, ma dall’altra legare profondamente tra loro teologia della carità e teologia della speranza, come ci indica la Gaudium et spes, ma anche le due lettere encicliche di Benedetto XVI – Deus caritas est (2005) e Spe salvi (2007). In questo legame stretto ha senso rileggere teologicamente sia l’attenzione al corpo come anche le opere di carità. Una terza sessione è – per usare il titolo del contributo di Mons Nervo che chiude la miscellanea – sullo specifico della Caritas, l’organismo che serve l’educazione alla carità a partire dalla centralità e dalla preferenza dei poveri nella Chiesa, dalla tutela dei diritti, dall’educazione alla coscienza che ha portato alla scelta della denuncia e dell’obiezione di coscienza, come ‘atti di carità’, da un metodo induttivo che a partire dai fatti, attraverso l’ascolto e l’osservazione, educa a scelte nuove e stili di vita alternativi. 3. Per una Chiesa della carità L’auspicio è che il volume aiuti a scoprire da una parte una Chiesa della carità in Italia e dall’altra l’aiuti a costruirla nel solco della Scrittura e della Tradizione, dentro i volti e le esperienza di una storia e dell’attualità. Fedeli al Concilio, aperti al cambiamento; esperti di umanità, aperti alla speranza: sempre accompagnati da testimoni, come Mons. Nervo.