Lavori di gruppo La carità come forma relazionale della fede quando si incontra con... “Dalla comunione intra-ecclesiale, la carità si apre per sua natura al servizio universale, proiettandoci nell'impegno di un amore operoso e concreto verso ogni essere umano. È un ambito, questo, che qualifica in modo ugualmente decisivo la vita cristiana, lo stile ecclesiale e la programmazione pastorale. Il secolo e il millennio che si avviano dovranno ancora vedere, ed anzi è auspicabile che lo vedano con forza maggiore, a quale grado di dedizione sappia arrivare la carità verso i più poveri. Se siamo ripartiti davvero dalla contemplazione di Cristo, dovremo saperlo scorgere soprattutto nel volto di coloro con i quali egli stesso ha voluto identificarsi: « Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi » (Mt 25, 35-36). Questa pagina non è un semplice invito alla carità: è una pagina di cristologia, che proietta un fascio di luce sul mistero di Cristo. Su questa pagina, non meno che sul versante dell'ortodossia, la Chiesa misura la sua fedeltà di Sposa di Cristo. Certo, non va dimenticato che nessuno può essere escluso dal nostro amore, dal momento che « con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo » (GS, 22). Ma stando alle inequivocabili parole del Vangelo, nella persona dei poveri c'è una sua presenza speciale, che impone alla Chiesa un'opzione preferenziale per loro. Attraverso tale opzione, si testimonia lo stile dell'amore di Dio, la sua provvidenza, la sua misericordia, e in qualche modo si seminano ancora nella storia quei semi del Regno di Dio che Gesù stesso pose nella sua vita terrena venendo incontro a quanti ricorrevano a lui per tutte le necessità spirituali e materiali” 1. Spesso intorno a noi, magari anche all’interno della parrocchia stessa, si possono ascoltare commenti e pesanti lamentele del tipo: • • • • • • • Oggi nessuno ha veramente bisogno... Questa gente ci marcia... tornino a casa loro Vadano a lavorare ( ma chi assumerebbe un ex carcerato, uno zingaro... e per quale lavoro?) Chiedano lavoro ai vari sportelli di orientamento al lavoro (e quale lavoro di questi tempi?) Si attivino i Servizi Sociali per una erogazione una tantum... Non ho tempo, ho da pensare alle tante esigenze della mia famiglia… Si rimbocchino le maniche e facciano come abbiamo fatto noi… Quale reazione istintiva emerge di fronte ad affermazioni come quelle descritte sopra? Quali sollecitazioni suscita per la comunità cristiana? Quali sono le possibili risposte che la Chiesa locale può offrire? Che ruolo gioca in questo contesto la Caritas nell’ambiente parrocchiale e sul territorio vicino? Che cosa ci fa pensare una definizione di parrocchia come “casa e scuola di comunione e missione? Come ci sentiamo di fronte agli stimoli del magistero, dove spesso la comunità viene assimilata al focolare domestico, luogo di accoglienza, di legami importanti, di vita condivisa? 1 Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte, 49. Ancora nella Novo millennio ineunte, ai numeri 50-52 troviamo una serie di iniziative con le quali proveremo a confrontare le nostre esperienze di Caritas parrocchiali: • • • • • • • • Promuove la capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, perché l’aiuto sia fraterna condivisione, non obolo umiliante, creando una rete di supporto. Opera perché i poveri si sentano in ogni comunità cristiana come «a casa loro». Propone di impegnarsi per il rispetto della vita di ciascun essere umano. Presenta una carità che si fa servizio alla cultura, alla politica, all’economia, alla famiglia, perché vengano rispettati i principi dai quali dipende il destino della persona. Rifugge dalla tentazione di ridurre le comunità cristiane ad agenzie sociali. Rifiuta una spiritualità intimistica e individualistica. Favorisce la responsabilizzazione: “io ti metto a disposizione tempo, ascolto, risorse, ma tu fai la tua parte”. Sollecita a diventare fermento vitale in un contesto adagiato nel proprio benessere.