SERBIA Febbraio 2008 Informazioni Generali Superficie: La Repubblica di Serbia ha un’estensione di 88.361 Km2. Capitale: Belgrado (1.576.000 abitanti) (a). Altre città principali Novi Sad (299.000 abitanti) (a); Nis (251.000 abitanti) (a); Kragujevac (176.000 abitanti) (a); Pristina (108.000 abitanti) (c). (a) dati dal censimento 2002 in Serbia (c) molti albanesi kosovari non hanno partecipato al censimento 2002. Popolazione: 7.500.000 abitanti (secondo il censimento del 2002 escluso il Kosovo) densità 103,7 abitati per Km2; (9.400.000 abitanti secondo stime della EIU, incluso il Kosovo); Lingua: La lingua ufficiale del Paese è il Serbo-Croato; diffuso l’uso dell’Albanese nel Kosovo e dell’Ungherese nella Vojvodina Religione: Ortodossa 65%, Musulmana 19%, Cattolica 4%, Protestante 1%, altra 11% Moneta: L’unità monetaria della Repubblica di Serbia è il Dinaro Serbo (CSD) suddiviso in 100 paras. La media annuale di cambio del Dinaro Serbo in Euro nell’anno 2006 è stata di 84.3945 CSD per 1 Euro. Sistema politico La Serbia è una repubblica democratica basata sulla costituzione del 1989 con un’assemblea unicamerale (Skupstina) di 250 seggi. Il Governo è guidato dal primo ministro ed è responsabile di fronte al parlamento. Le prime elezioni della Serbia come stato indipendente si sono tenute il 21 gennaio 2007; il Nuovo Parlamento Serbo sarà costituito allo stesso tempo da 6 partiti e coalizioni e dai rappresentanti delle 8 minoranze nazionali. Alla seduta tenutasi il 14 febbraio 2007 si è costituito il nuovo Parlamento della Repubblica della Serbia. La prima seduta del parlamento alla quale erano presenti tutti i neo eletti deputati è stata interamente dedicata alla discussione del processo negoziale sul futuro status del Kosovo e della proposta dell'inviato speciale Martti Ahtisaari. Presidente della Repubblica di Serbia: Boris Tadic, dal 27 giugno 2004, prossime elezioni 2008. Governo - Il governo è guidato da Vojislav Kostunica (DSS) ed è in carica dal 15 maggio 2007. La coalizione comprende i DS, un’alleanza tra i DSS e la nuova Serbia (NS), e il partito G17 Plus. Partiti politici - Come le ultime elezioni, anche quelle del 2007 hanno visto la vittoria dell’ultranazionalista Partito Radicale Serbo (SRS, che si avvicina al 30% dei seggi) il cui presidente è Vojislav Seselj; il secondo posto (64 seggi) spetta al Partito Democratico (DS)con il Presidente serbo Boris Tadic; il terzo posto, con 47 seggi, spetta al Partito Democratico della Serbia (DSS) il cui leader è il Primo Ministro Serbo Vojislav Kostunica; il partito liberale conservatore G17, è guidato dal Ministro della Finanza Mladjan Dirkic e ha ottenuto 19 seggi. Indicatore PIL a prezzi correnti (milioni di YuD) PIL a prezzi correnti (milioni di US$) Tasso di crescita reale (%) Inflazione % Bilancia commerciale (milioni di US$) Esportazioni Importazioni Saldo 2004a 2005 a 1,431 1.750 24.387 26.039 8,4 6,2 9.8 17.3 2007b 2006a 2.084 2.374 31.192 41.077 5,7 7,0 12.7 6,5 3.897 4,647 -10.944 -10,210 -7.047 -5.563 6,487 8.563 -12,715 -16.784 -6228 -8.221 Tasso di cambio YuD/US$ (media 58,69 67,21 66,82 annuale) Debito estero (milioni di US$) 14.1 15.5 19.6 Riserve internazionali (mil. di US$) 4,245 5,745 11,638 Fonte: Economist Intelligence Unit: Country Report gennaio 2008 a dati attuali; b stime; 57,80 24,3 14,600 Rischio paese La SACE colloca la Serbia in Categoria di rischio 7, (1 minor rischio; 7 maggior rischio). Condizioni di assicurabilità Restrizioni specifiche: -Rischio sovrano: apertura -Rischio bancario e corporate: apertura Congiuntura Il repentino collasso della Confederazione Jugoslava nel 1991 – cui hanno fatto seguito le guerre etniche, la destabilizzazione dei confini nazionali e l’interruzione dei flussi commerciali tra le diverse Repubbliche - ha determinato una grave recessione dell’economia serbomontenegrina, accentuatasi, a partire dal 1992, dall’embargo decretato dall’ONU nei confronti della Federazione. Il vasto programma di risanamento basato su una politica monetaria restrittiva e sull’indicizzazione del nuovo dinaro (introdotto nel gennaio del 1994) al marco tedesco, ha apportato solo parziali miglioramenti. Il Paese è peraltro rimasto segnato dal problema di un grave isolamento internazionale; mentre l’ultima guerra scatenata dalla questione del Kosovo, con il crescere delle tensioni all`interno ed all`esterno dei confini del Paese durante il 1999, ha portato ad un ulteriore rallentamento dell`economia nello stesso anno (–20%). Dopo l’intervento della NATO-Allied Force contro la Jugoslavia per ottenere il ritiro delle truppe jugoslave dal Kosovo e l`instaurarsi di un pacifico dialogo, il Paese è uscito dal conflitto ancor più devastato di prima: a parte il gran numero di vittime, risultavano distrutte la rete di distribuzione elettrica, i ponti, le strade e gran parte delle case, mentre il settore industriale registrava circa un milione di persone rimaste senza lavoro. Dal punto di vista economico, l`accordo di pace, approvato dal Partito Serbo nel giugno 1999, ha messo fine alla guerra ed ha portato al varo di un "Patto di Stabilità" per l`Europa sudorientale, necessario per affermare il processo di democratizzazione, la stabilità e la cooperazione regionale. La gran parte dei profughi albanesi è così riuscita a rientrare nel Kosovo già a fine `99, mentre la regione kosovara è stata invece ampiamente abbandonata da quei pochi serbi ancora rimasti. L’esame degli indicatori economici dimostra che gli anni 2000 hanno cominciato a segnare una svolta per il paese: la produzione complessiva è infatti tornata a crescere per valori intorno al 5,0% già nel 2001, grazie soprattutto alla ripresa dell’agricoltura, piuttosto che ad una ripresa dell’industria. Nonostante il ripristino delle linee di collegamento e il riavvio dei rapporti commerciali almeno con alcuni dei principali partner, la crescita del PIL è stata modesta nel 2002, ed assestata intorno al 3,8%. La ancora debole performance dell’agricoltura e dell’industria sono invece alla base della ulteriore diminuzione della crescita del PIL nel 2003, attestatasi intorno al 2,0%, e solo in parte controbilanciata dalla buona ripresa del settore dei servizi. Una netta discesa è invece evidente per l’inflazione, che in media nel 2003 sembrerebbe aver registrato un valore intorno al 10%. Nuovamente in crescita, negli stessi anni, è anche l’interscambio commerciale, sebbene le esportazioni risultino essere inferiori alla metà delle importazioni, con conseguenti saldi commerciali pesantemente negativi. La crescita della produzione industriale, ed in particolare del settore manifatturiero, è invece alla base della buona performance economica registrata nel corso del 2004. Il ritorno della Jugoslavia al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale ha segnato inoltre un passaggio importante per il Paese. Ciò è stato possibile anche grazie alle risultanze delle elezioni generali e municipali della Federazione Jugoslava del 24 settembre 2000 quando - con il 64% dei voti - l’Opposizione Democratica Serba (DOS) ha vinto le elezioni. La situazione ereditata dal presidente Kostunica, è stata quella di un paese afflitto da una grave crisi economica aggravata dall’emergenza dei profughi provenienti dal Kosovo e concentrati nell’area meridionale del paese. A ciò si sono poi aggiunte le istanze formulate dal Montenegro per uno smembramento della Federazione Jugoslava ed il riconoscimento di due stati sovrani all’interno di una più libera confederazione. La presidenza di Kostunica è riuscita comunque a migliorare le relazioni estere generali della Jugoslavia, ricucendo rapidamente i legami sia con i principali paesi occidentali - guadagnando l’ammissione alle Nazioni Unite, all’OCSE e al Fondo Monetario Internazionale - sia con l’intera regione balcanica, ristabilendo le relazioni diplomatiche con la Slovenia, la Bosnia Erzegovina e l’Albania. Il 14 marzo 2002 le due parti costituenti la Jugoslavia – repubblica di Serbia e repubblica di Montenegro - hanno raggiunto un accordo di massima per rimpiazzare la repubblica federale con uno stato comune, da denominare “Serbia e Montenegro”. L’accordo, entrato ufficialmente in vigore a gennaio del 2003 con la nascita della “Unione di Serbia e Montenegro”, ha lasciato l'assetto delle due repubbliche quasi inalterato, con monete separate, con sistemi fiscali e di bilancio separati, con servizi doganali separati, con sistemi bancari e di supervisione finanziaria separati, sebbene veniva espressamente riconosciuta la libertà di movimento tra persone e capitali. Le repubbliche costituite si sono però entrambe impegnate a lavorare verso l’armonizzazione della propria politica commerciale e doganale con il sistema dell’Unione Europea, che assumerà il ruolo di arbitro nel caso di disaccordi. Tale impegno era stato assunto in linea con l’obiettivo di un futuro accordo di stabilizzazione e associazione tra l’UE e la Serbia e Montenegro. Tuttavia il 21 maggio 2006 il Montenegro è riuscito ad ottenere l’indipendenza dalla Unione di Serbia e Montenegro in seguito al referendum che ha visto il 55,4% dei votanti (sull’86% del corpo elettorale) favorevoli all’uscita dall’Unione. Il 55% era la quota minima che l’UE aveva richiesto per accettare il risultato del referendum. Il governo della Serbia ha riconosciuto formalmente l'indipendenza del Montenegro e nel comunicato diffuso dal Consiglio dei Ministri di Belgrado si legge che dopo la sessione del parlamento serbo svoltasi il 5 giugno, durante la quale e' stata constatata l'indipendenza del Montenegro, si sono create le condizioni affinché il governo della Serbia riconosca la Repubblica del Montenegro e stabilisca relazioni diplomatiche. La Serbia ed il Montenegro hanno definito i termini della loro separazione e lo stabilimento di relazioni diplomatiche già da giugno 2006. Nel mese successivo i due ministri delle finanze hanno raggiunto l’accordo secondo il quale la Serbia (in base all’accordo di Belgrado del 2002 se una repubblica optava per l’indipendenza l’atra ne ereditava lo status legale ed internazionale) succede alla vecchia Repubblica Federale Jugoslava nelle istituzioni finanziarie internazionali come il FMI e la Banca Mondiale, ma anche nelle altre sedi internazionali come l’ONU. Naturalmente i due paesi hanno iniziato a negoziare sulle altre questioni come quella del welfare e delle pensioni (riguardanti i cittadini che hanno lavorato nei due stati). A fine giugno il Ministro dell’Educazione ha annunciato che gli studenti montenegrini potranno studiare in Serbia negli stessi termini dei soggetti di etnia serba provenienti dai paesi vicini. In conseguenza di questa divisione tra i due stati, il Parlamento serbo ha approvato una nuova costituzione il 30 settembre 2006 poi sottoposta a referendum il 28/29 ottobre 2006. Il risultato finale del referendum ha visto l’approvazione della Costituzione con il 52,3% dell’elettorato (con un’affluenza bassa pari al 54%). Da notare che all’interno della nuova costituzione il Kosovo è dichiarato parte integrante del territorio Serbo. Dopo le elezioni di gennaio 2007 il governo è entrato in carica a maggio, accelerato anche dalle pressioni dell’UE di voler riprendere i negoziati sui SAA (accordi di stabilizzazione ed associazione) e dalle prospettive di ulteriore ritardo nel determinare lo status del Kosovo. La coalizione è formata dal DS (Partito democratico, Boris Tadic), dal DSS (Partito Democratico serbo, Vojisllav Kostunica), dal NS (Nuova Serbia) e dal G17Plus (guidato dal precedente governatore della banca centrale Mladjan Dinkic). Il governo, guidato da Vojisllav Kostunica, ha anche il supporto di alcuni rappresentanti di etnie minoritarie e gode di una buona maggioranza nel Parlamento, il tutto però è stato possibile dopo travagliati accordi politici (il governo si è insediato solo dopo 5 mesi). Un nuovo disaccordo sta attraversando il mondo politico in seguito all’annuncio della data delle elezioni presidenziali, in un momento in cui la situazione del Kosovo è in una fase cruciale. Al momento, infatti, il partito DSS sta considerando come reagire dopo che il maggior partito di governo DS ha annunciato la data di elezione anticipata per il 20 gennaio senza consultare gli altri partiti della coalizione (soprattutto il DSS). Kostunica, il leader del DSS, è favorevole ad un rinvio almeno fino a quando sarà risolta la delicata questione kosovara, mentre , al contrario, B.Tadic è favorevole ad un’elezione il più imminente possibile per anticipare la possibile dichiarazione di indipendenza unilaterale del Kosovo. Tuttavia una repentina elezione potrebbe favorire gli estremisti e soprattutto il SRS (Partito radicale dei nazionalisti serbi) che, agli occhi della gente, interpreterebbe il sentimento nazionale. Il probabile scenario è quindi una tenuta della maggioranza sul breve termine per il fatto che comunque, quella del Kosovo, è una questione che coinvolge ed unisce tutti i politici serbi. Kostunica e Tadic, pur divisi in altre questioni, sono uniti nell’enfatizzare che mai la Serbia concederà l’indipendenza alla riottosa provincia. Accanto a ciò, l’altra questione più importante rimane il raggiungimento dell’adesione all’UE, anche se nel paese e nelle forze politiche si potrebbe rafforzare il sentimento anti-occidentale in base alla risoluzione della delicata questione kosovara. I maggiori candidati alle presidenziali sono T. Nikolic (SRS) e Tadic (DS), ed al riguardo le previsioni sono quanto mai incerte. La situazione della regione kosovara ha cominciato a migliorare sulla base della risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1.244, che ha concesso al Kosovo solo “un’autonomia sostanziale in seno alla Repubblica Federale Jugoslava”. A fine 2001 il Kosovo si è dotato di istituzioni democratiche, con un Parlamento multietnico di 120 seggi. Le ultime elezioni dell’ottobre 2004, sono state tuttavia ampiamente boicottate dalla minoranza serba della provincia, cosicché una coalizione di etnia albanese ha preso il potere. All’inizio del 2006 (febbraio-marzo) si sono svolti due incontri sullo status internazionale del Kosovo che non hanno portato a risultati concreti. In tali circostanze l’inviato speciale dell’ONU per il negoziato in Kosovo (Martti Ahtisaari) è stato investito del compito di proporre un ventaglio di raccomandazioni dal Gruppo di Contatto delle potenze occidentali (Francia,Germania, Italia, UK, USA, Russia) che sono state presentate a marzo 2007. Il rapporto raccomanda l’indipendenza del Kosovo anche se non parla esplicitamente dello status finale. Tuttavia la serie di poteri conferiti al Kosovo sono chiaramente i principali attribuibili ad uno stato indipendente il cui iter sarà accompagnato dalla supervisione internazionale (UE). Un tentativo di mediazione tra le autorità serbe e kosovare non ha avuto, nessuno sbocco. La decisione sul futuro status della provincia sarà preso dalle potenze internazionali, in seguito alla sottomissione di un rapporto della troika (USA,UE, Russia) al segretario generale dell’ONU il 7 dicembre 2007. Il Consiglio si Sicurezza rimane bloccato su ogni risoluzione, in quanto Russia e Cina oppongono il veto su ogni questione che non sia accettata dalle autorità serbe o kosovare. Intanto gli albanesi kosovari sono intenzionati a fare una dichiarazione unilaterale di indipendenza nel corso del 2008 (si prevede dopo le elezioni presidenziali di febbraio) confidando sull’appoggio USA ed UE. L’UE vorrebbe un’interpretazione della risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza che permetta un cambio della missione ONU UNMIK con una missione UE. La Russia e la Serbia reclamano che tale soluzione dovrebbe prevedere una nuova risoluzione. Tale opposizione si fonda sull’Atto finale di Helsinki del 1975, il quale stabilisce alcuni principi internazionali (in particolare il rispetto della sovranità, l’inviolabilità dei confini, la non ingerenza negli affari interni) per cui senza passare per una decisione ONU si infrangerebbero le regole internazionali. All’interno della stessa UE vi sono delle divisioni emerse nell’incontro di Bruxelles del 14 dicembre e vi è chi riconoscerebbe il Kosovo con una dichiarazione unilaterale, ma anche che si opporrebbe. In particolare ciò sarebbe un precedente per altre questioni territoriali e specialmente Spagna, Slovacchia, Romania, Grecia e Cipro sono particolarmente preoccupate per una cosa del genere. Un possibile riconoscimento del Kosovo da parte degli USA e UE potrebbe far precipitare la situazione politica; la Russia non riconoscerebbe mai il Kosovo in ambito ONU, il sud-est europeo sarebbe destabilizzato ed gli sforzi di promuovere un’integrazione e cooperazione regionale da parte della UE sarebbero stati vani. In aggiunta i politici serbi renderebbero difficile la vita al Kosovo con possibili embarghi economici e soprattutto tagli energetici che ne metterebbero in ginocchio l’economia. Inoltre, con un’ipotetica indipendenza, è probabile un esodo di massa dei serbi kosovari che non riconoscono altra autorità se non quella della Serbia, producendo in tal modo un “conflitto congelato”. Un punto sicuro è che nessun governo serbo sarà pronto a firmare un accordo che preveda la cessione della regione, soprattutto dopo l’indipendenza del Montenegro. L’unico modo per convincere la Serbia potrebbe essere la concessione di un’ “indipendenza condizionale” al Kosovo in cambio di un’integrazione euro-atlantica accelerata. Tuttavia la prospettiva appare lontana. Intanto sono iniziati i negoziati per i SAA con l’UE a novembre 2007 e molti paesi UE sono favorevoli ad una firma dell’accordo per l’inizio del 2008, sebbene la questione Ratko Mladic sia ancora in alto mare. La piena cooperazione con il tribunale internazionale (ICTY) rimane una questione determinante per portare a conclusione gli accordi. Si auspica la firma degli accordi già nel 2008 ed una qualifica della Serbia di paese candidato. Il tasso di crescita della Serbia in anni recenti è stato basso, anche se dal 2000 la situazione è migliorata. Secondo i dati dell’Ufficio di Statistica Federale, l’economia è cresciuta con una media del 3,9% dal 2001- al 2003. Questo dato è minore di più di un punto percentuale rispetto alla media delle economie regionali in transizione. Nel 2004, invece, l’ufficio repubblicano di statistica, ha stimato una crescita del PIL pari al 8,0% (anche in altri dati la stima di crescita è al 9,3%). Questo ha comportato un forte recupero del settore industriale, la crescita del settore edilizio e dei servizi. E’ stato un anno eccezionale per l`agricoltura dopo gli effetti negativi dovuti alla siccità nel 2003. Tale tasso di crescita è difficilmente sostenibile ed infatti il 2005 si è “fermato” con un’incremento del 6,8%. I settori dei servizi (in particolare), del commercio, del trasporto e dell’ intermediazione finanziaria hanno sostenuto l’economia. Le cause del leggero raffreddamento dell’economia nel 2005 (rispetto al 2004) sono dovute, oltre ai modesti anni per l’agricoltura, dopo l’eccezionale raccolto del 2004, in un indebolimento del settore manifatturiero e nell’adozione da parte delle autorità serbe, dovute alle pressioni del Fondo Monetario Internazionale,di una politica monetaria e fiscale forte al fine di contenere l’inflazione. Nel 2006 la crescita è stata del 5,7% secondo il RZS (Ufficio di statistica nazionale), mentre nel corso del 2007 la crescita dovrebbe attestarsi al +7%. Nel primo trimestre vi è stato un balzo del 8,7% con un forte incremento in tutti i settori, nel secondo trimestre un rallentamento al 7,7% e nel terzo trimestre ancora una discesa al 6,1%. Questo andamento (nel terzo trimestre) è dovuto all’impatto dell’agricoltura (-10%) ed al rallentamento dell’industria e delle costruzioni. In tale periodo di riferimento, il settore dei trasporti è risultato trainante e le vendite (sia al dettaglio che ingrosso) sono cresciute del 24,4% su base annua stimolate dalla forte impennata del Pil. I consumi familiari sono stati in crescita del 8%, in discesa dal 9% del secondo trimestre. La spesa continua ad essere trainata da un rapido aumento dei salari e dei trasferimenti sociali (pensioni) e del credito bancario. La crescita annuale tra gennaio ed ottobre 2007 del salario netto è stata pari al 28,7% in termini nominali e del 22,1% in termini reali. Nel 2005 l’inflazione è stata in media del 16,1%, una delle più alte dal 2002. Questo a causa di vari fattori quali il prezzo del petrolio, maggiori incrementi salariali, rapida espansione del credito e prezzi ancora dettati da monopoli in alcuni settori. Nel 2006 l’inflazione ha incominciato a scendere da maggio (il picco al 16,1%) e nei mesi successivi (tranne in agosto), il che riflette sia fattori stagionali, sia l’apprezzamento del dinaro che una certa politica monetaria restrittiva da parte della Banca Centrale della Serbia (NBS) per limitare il credito al consumo, totalizzando alla fine una media del 12,7% per l’intero anno. Per l’intero 2007 il tasso di inflazione ben lontano dal target voluto dalla NBS. L’andamento è stato influenzato soprattutto dai maggiori costi del petrolio, del grano e dal rapido aumento dei salari. Pertanto vi sono concrete preoccupazioni circa l’andamento inflattivo ed in una delle ultime sedute del consiglio per la politica monetaria, la NBS ha stabilito come obiettivo un raggiungimento del target al 3-6% per il 2008. Il commercio con l’estero ha fatto segnare un deficit commerciale pari a 3,5 miliardi di dollari nei primi otto mesi del 2006 totalizzando un rapporto con il Pil pari 11,7% per l’intero anno in seguito ad un ulteriore peggioramento. Nel primo trimestre la Banca Nazionale di Serbia (NBS) ha comunicato un deficit commerciale pari a 1,86 miliardi di US$, un aumento del 41% sull’anno precedente. le importazioni sono cresciute del 43% mentre l’export del 46%, ma siccome rappresentano circa il doppio in termini di volume il deficit è attesto in considerevole aumento. Il deficit delle partite correnti nel 2005 è stato di 2,1 miliardi di dollari, in discesa del 26,1% dal 2004. Nel 2006, invece, il deficit delle partite correnti è tornato a crescere attestandosi a 3,7 miliardi di US$ (pari all’11,7% del Pil) e conferma tale trend anche per il 2007. Per l’intero anno ci si attende un deficit delle partite correnti pari al 15% del Pil. La rapida espansione della domanda interna, sospinta dai salari, i trasferimenti sociali ed il credito alle famiglie e le imprese, ha contribuito ad allargare tale deficit. Per i primi dieci mesi del 2007 il deficit delle partite correnti hanno accumulato in totale un debito di 5,2 miliardi di US$, più del doppio rispetto al medesimo periodo del 2006. Le esportazioni e le importazioni stanno crescendo entrambe e tra gennaio ed ottobre 2007 l’incremento è stato del 39%. Il più largo deficit delle partite correnti è stato causato anche da un più piccolo surplus dei trasferimenti correnti (in particolare al calo delle rimesse ed un aumento dei pagamenti verso l’estero) rispetto al medesimo periodo del 2006. Gli IDE nel 2007 sono scesi rispetto all’anno record del 2006 (caratterizzato dalla vendita della Mobi 63), e si avvicina di più ai livelli del 2005. Tuttavia se si considera che nel secondo trimestre vi è stato anche l’acquisto della Telekom Srbija (Bosnia Erzegovina), l’andamento sembra essere più favorevole di quanto sembra. I conti pubblici hanno fatto segnare un surplus dell’1,6% nel 2005 e nel settembre 2006 è stato approvato dal Parlamento il budget revisionato che evidenzia un surplus statale più piccolo del previsto. Questo include anche la crescita delle spese capitali sotto il piano NIP (National Investment Plan) che prevede investimenti in infrastrutture in seguito alle privatizzazioni. La Serbia per tutto il 2006 ha totalizzato un surplus del budget statale pari allo 0,5% (stime della EIU) grazie soprattutto alle entrate percepite dalla vendita della seconda licenza per operatori mobili e dalla mancata esecuzione del NIP. Per il 2007, tra gennaio e novembre vi è stato un surplus di bilancio pari a 37,5 miliardi di RSD, piuttosto che un deficit preventivato di 13,7 miliardi per l’intero anno. Il terzo trimestre ha segnato un notevole miglioramento della situazione finanziaria statale ed il budget statale dei primi undici mesi ha potuto contare su maggiori entrate dalle tasse (+11%). Un altro fattore positivo è venuto da un minor livello di spesa rispetto a quanto preventivato, grazie ad un basso livello di uscite nella prima metà dell’anno. Le spese si sono innalzate nella seconda parte dell’anno con maggiori uscite per salari e servizi (+30% e + 22,3%). Tra gennaio e novembre le spese capitali sono salite del 131% in esecuzione del NIP, anche se gli obiettivi di spesa non sono stati raggiunti. Il governo sta cercando di attuare investimenti in progetti infrastrutturali, ma il FMI è molto critico sulla mancanza di focus sui problemi da parte del NIP, oltre che sui problemi amministrativi e di controllo. Prospettive future La promulgazione della nuova Carta Costituzionale aveva sancito la nascita dell’Unione di Serbia e Montenegro e posto fine a un periodo di forte incertezza politica interna. Tuttavia una insufficiente armonizzazione tra le due repubbliche aveva danneggiato gli scambi economici tra le parti, riducendo le probabilità che l’Unione degli Stati, inizialmente definita solo come un accordo triennale ad interim, potesse essere permanente. Il referendum di indipendenza montenegrino ha spazzato via ogni dualismo e diviso i due stati. Ora i rapporti economici e politici dopo la separazione sono in corso di definizione in tutti i loro aspetti. Per quanto riguarda la politica internazionale l’Unione Europea ha finalmente deciso di riprendere i negoziati per i SAA (accordi di associazione e stabilizzazione) che potranno essere firmati entro la fine del 2007. Tutto è rimesso nella soluzione della vicenda Mladic, la cui soluzione è essenziale per l’UE. Questi colloqui più la sistemazione del futuro del Kosovo saranno fattori cruciali per l’avvicinamento della Serbia all’UE (anche se attualmente al suo interno vi è un atteggiamento anti-allargamento). La priorità per il governo serbo è l’incoraggiamento degli investimenti e lo stimolo per una crescita economica più forte. Tutti i partiti concordano ampiamente sulla direzione generale delle riforme. Alcune divergenze restano tuttavia circa le privatizzazioni, implicando l’inevitabile accumulo di ritardi nella cessione delle quote di stato, soprattutto nei settori bancario e delle telecomunicazioni. La situazione interna del Paese resta inoltre agitata dal persistere di conflitti interni e rivalità, legate all’esperienza del passato. I conflitti sociali permangono soprattutto dinanzi a una ripresa economica che ancora non può considerarsi diffusa, e a riforme che incidono negativamente sugli interessi dei gruppi chiave del Paese. La crescita del PIL della UE-25 nel 2008 rallenterà al 1,9%, riflettendo con ciò un rallentamento dell’economia US, per poi riprendersi soltanto leggermente dal 2009. Questo non potrà supportare la crescita dell’export serbo che ha generato il 50% delle entrate proprio con le vendite nell’UE. I prezzi internazionali del petrolio nel 2008-09 rimarranno alti a causa della forte domanda globale. Questo determinerà un ulteriore rischio per la bilancia esterna della Serbia e potrebbe alimentare ulteriori costrizioni inflazionistiche. Le turbolenze finanziarie si sono alleviate dopo il rapido restringimento delle condizioni di prestito di agosto. Una caduta dei tassi di interesse è attesa in USA e nella stessa UE. Questo potrebbe aiutare a riprendere la stabilità nei mercati finanziari. La forte dipendenza verso gli afflussi per finanziare i deficit delle partite correnti rende il paese molto sensibile a tali crisi finanziarie. La crescita reale del Pil è stata pari al 8% per la prima metà del 2007, uno dei più alti registrati da quando è iniziata la transizione economica. La rapida espansione riflette la crescita impetuosa della domanda domestica favorita dai prestiti bancari in espansione e dalla crescita salariale pre-elettorale del settore pubblico. I servizi rimangono il comparto a più forte crescita, con specialmente la vendita al dettaglio, i servizi finanziari, i trasporti e le comunicazioni che hanno dato il loro contributo. Tuttavia anche il manifatturiero ed il settore delle costruzioni stanno facendo la loro parte. La crescita si è attenuata nella seconda parte dell’anno con un calo nella produzione industriale e di un andamento agricolo influenzato dalla siccità. Per l’intero 2007 la crescita totale dovrebbe attestarsi al 7%, con una leggera decelerazione nel 2008-09. Nel 2008/09 la crescita economica rimarrà comunque forte con una previsione di oltre il 5,5%, riflettendo una politica fiscale più espansiva (a causa del NIP), maggiori investimenti nelle recenti aziende privatizzate ed una domanda interna sempre robusta (grazie al continuo aumento dei salari reali). Le uniche incognite sono da ascrivere alla situazione politica kosovara ed ad un eccessivo deficit esterno che porterebbero ad azioni correttive che deprimerebbero la crescita. La pressione inflazionistica si è allentata nel corso del 2006, soprattutto grazie all’apprezzamento del dinaro, ad una politica monetaria prudente della Banca Centrale ed al differimento di alcuni incrementi sui prezzi amministrativi. A fine 2006 l’inflazione media si è attestata al 12,7%, mentre a novembre 2007, dopo un costante aumento nei sei mesi precedenti, il tasso si è attestato al 8,8%. Si stima, per l’intero anno 2007, un tasso medio totale al 9,2%. La pressione inflazionista sarà presente anche nel periodo di previsione, con ciò riflettendo un sovradimensionamento del pubblico settore, la presenza di monopoli nel settore privato, gli incrementi dei prezzi amministrati e le alte quotazioni del petrolio. Nonostante ciò, con l’assunto che la politica economica rimarrà prudente, e che il dinaro rimarrà stabile verso le principali monete, si dovrebbe assistere ad una graduale disinflazione. I prezzi alla vendita sono stimati al 7% per il 2008 ed al 5,5% per la fine del 2009. Il dinaro serbo nel 2006 è stato sostenuto da un afflusso record di IDE ed un largo ammontare di prestiti esteri dalle banche commerciali. Dopo essere salito per tre anni nei confronti dell’euro, a novembre 2007 si è deprezzato velocemente. Successivamente, su intervento della banca centrale, il dinaro ha recuperato molto della perdita, ma rimane vulnerabile ai cambiamenti politici attuali. Nonostante ciò nel 2007 vi è stato un apprezzamento reale del dinaro nel contro le principali monete dei partner della Serbia. I suoi effetti saranno però limitati dal processo di deflazione ed eventualmente dalla reazione della Banca Centrale serba preoccupata dalla competitività dei prezzi serbi nell’ottica dell’export. Il cambio reale dovrebbe salire modestamente nel 2009. Il deficit di conto corrente è stato in crescita al 11,7% nel 2006 (dal 8,6% nel 2005), largamente a causa del deficit commerciale e dal deterioramento delle altre voci delle partite correnti. Nei dati dei primi dieci mesi del 2007 il deficit commerciale è stato pari a 6,9 miliardi di US$ e (+39% sul 2006) con una robusta crescita sia dell’import che dell’export. Per l’intero anno il deficit dovrebbe attestarsi al 15% del Pil. Nonostante ciò le imprese si stanno ristrutturando e questo rafforzerà la loro competitività nel biennio 2008/09, anche con l’apprezzamento reale del dinaro. Da considerare però che la forte domanda interna e i prezzi energetici faranno salire il conto dell’import, sebbene la politica monetaria rimanga restrittiva. Per tali ragioni è previsto un allargamento del deficit commerciale e deficit annuali delle partite correnti pari al 12,5% del Pil negli anni 2008/09. Prodotto sociale (var. %) Inflazione (%) Bilancia commerciale (miliardi di US$) Esportazioni (Fob) Importazioni (Fob) Saldo Fonte: Economist Intelligence Unit: Country Report gennaio 2008 2008 6,0 7,9 2009 5,5 6,0 10,3 -19,3 -9,0 11,8 -21,2 -9,4 Settori produttivi La struttura economica della Federazione Jugoslava ha subito negli anni una profonda trasformazione determinata da eventi contingenti. Nel contesto della Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia, la Serbia rappresentava i paesi con un’economia ed un livello di prosperità medio. L’ economia serba è stata seriamente danneggiate dall’imposizione delle sanzioni, dalla rottura dei legami con le altre Repubbliche socialiste e dall’elevato costo di sostentamento dei serbi nei Paesi limitrofi. Si può dire che nel 1989 lo scenario economico di questa Nazione era molto più aperto e liberale di quello dei Paesi confinanti; lo stesso discorso vale per il livello di vita, che era molto più vicino allo standard europeo ed ai paesi industrializzati. Negli ultimi tempi, invece, la politica economica è stata piuttosto in ritardo rispetto alle altre Nazioni in fase di transizione, e spesso se ne è distinta per il fatto di rivelarsi particolarmente conservatrice ed ispirata al socialismo di Stato. Anche prima dello scoppio della guerra del Kosovo nel 1999, l`economia jugoslava operava in condizioni di forte difficoltà, pressata dal blocco dell`accesso ai finanziamenti esteri e dalle sanzioni commerciali, e come risultato della rinuncia alle preferenze commerciali e dell`imposizione del divieto degli investimenti da parte dell`Unione Europea nel 1998, quale condanna per le politiche di Belgrado nel Kosovo. Per tutto il 1998, con il deteriorarsi della situazione in Kosovo e a seguito degli effetti delle sanzioni occidentali che cominciavano a soffocare la produzione industriale e le esportazioni, i controlli statali sulla vita economica sono aumentati: controllo dei prezzi, tasse speciali, quote di commercio e confisca di beni privati da parte dello Stato erano diventati la norma. A fine 1999 il governo di Belgrado aveva comunque eliminato il controllo dei prezzi imposto nel periodo di guerra. A partire dagli anni 2000 gli andamenti dei diversi settori economici sono tornati tuttavia a essere positivi, con una spinta proveniente principalmente dal settore dei servizi, mentre l’agricoltura resta invece afflitta da problemi legati a periodi di grave siccità, anche se nel 2004 c’è stata una crescita eccezionale del settore. Anche gli aiuti e gli investimenti esteri diretti cominciano inoltre ad avere alcuni effetti sulla produzione. Dal 2000 la domanda domestica è stata il fattore principale di crescita, con il consumo privato che è cresciuto con una media del 9% per anno. Questo è stato possibile per l’espansione sia dei salari che del credito che ha supportato la robusta crescita nel consumo delle famiglie. La relativa rapida crescita serba non è stata sostenuta da un altrettanto veloce incremento degli investimenti fissi (si calcola ad un range del 10-14% ma nel 2004, secondo dei dati revisionati, la crescita di tali investimenti sarebbe invece stata del 20%), fattore che ha portato preoccupazioni per la sostenibilità della crescita. La struttura economica serba continua la sua trasformazione passando ad essere un’economia basata prevalentemente sui servizi. Nel 2005 l’industria era responsabile del 28% circa della formazione del Pil, l’agricoltura del 15% ed i servizi del 57%. Nel 2006, l’industria pesava per circa il 25%, l’agricoltura per il 13% ed i servizi per il rimanente 62%. La Serbia ha, tuttavia, un significativo settore manifatturiero che comprende la chimica, il tessile, la produzione di automobili, di mobili e la lavorazione degli alimenti. L’agricoltura si basa per lo più sulle produzioni nella provincia della Vojodina, a nord del paese. A livello di paese la Serbia rappresenta un medio-mercato in termini regionali, con una popolazione di 7,4 milioni (9,4 con il Kosovo), il secondo più grande dopo la Romania (22 milioni). Tuttavia è anche uno dei più poveri. Infatti il reddito pro capita a parità di potere di acquisto (PPP) è stato stimato a 7.029 US$ nel 2006, circa il 40% del livello dell’Ungheria (che ha più o meno la stessa popolazione). Il gap di reddito sarà colmato se non lentamente. Settore 2005 Agricoltura 13.5 Industria 27.6 Servizi 61.9 Fonte: Economist Intelligence Unit: Country Report ottobre 2007 Materie prime Le principali risorse minerarie del Paese sono il carbone (per il quale la Jugoslavia è quasi completamente autosufficiente), la bauxite e il rame. Il settore minerario, dopo anni negativi è tornato in crescita al 2,1% nel 2005, al 3,5% nel 2006 e positivo per i primi mesi del 2007. Rilevante inoltre la produzione di elettricità; le principali centrali elettriche sono Nikola Tesla A (1.650 milioni di watt) e Nikola Tesla B (1.123 mw) nella Serbia centrale, e Kosovo A (680 mw) e Kosovo B (678 mw) nella regione omonima. La capacità produttiva dei settori dell’energia e dei combustibili è stata seriamente compromessa durante la guerra del Kosovo del 1999. Nel corso del 2002, il governo serbo ha predisposto un nuovo disegno di legge per l’energia, sul modello degli standard dell’Unione Europea. La nuova legge predispone un’organizzazione all’intero della quale le società pubbliche possono essere ristrutturate e i prezzi liberalizzati. La nuova legge comprenderà anche un capitolo dedicato ai problemi ambientali. Ulteriori leggi per lo sviluppo del settore del combustibile, in particolare per il carbone, sono state pianificate nel corso del 2002, mentre nello stesso anno è stato elaborato anche un piano quinquennale per lo sviluppo dell’energia. Il settore dell’elettricità è dominato da due monopoli statali, la Electric Power Industry della Serbia (Elektroprivreda Srbije, EPS), che conta per circa l’84% del totale della produzione di energia primaria e per il 95% della generazione di elettricità. Le principali attività della EPS sono la produzione di carburante, la genarazione di energia, la trasmissione e distribuzione, la gestione del sistema energetico, e le attività di lavorazione, trasporto, fatturazione e riscossione. La EPS ha un totale di 63.500 impiegati ed appare ampiamente sovradimensionata se comparata con le equivalenti società europee. Alcuni piani di ristrutturazione della EPS sono stati predisposti dal governo per avviarne la privatizzazione. La EPS è afflitta da problemi di debiti e mancati pagamenti, ma ciononostante è stata preparata per la privatizzazione nel 2001, quando il governo ha pianificato di vendere il 51% delle quote. Successivamente l’innalzamento delle tariffe ha migliorato la situazione finanziaria della compagnia ed il governo serbo, in carica dal maggio 2007, sta progettando di vendere parte dell’azienda dopo averla ristrutturata. Tuttavia il governo intende vendere solo un pacchetto di minoranza ed attualmente ogni passo verso la vendita rimane incerto per l’attuale momento politico. Nel Paese si estraggono inoltre petrolio e gas naturale. L’industria petrolifera, una volta considerata una parte redditizia dell’economia del Paese, ed anche il primo settore candidato alla privatizzazione prima dell’imposizione del divieto di investimenti del 1998, è stata annientata dai bombardamenti del 1999. Prima di ciò, la Jugoslavia produceva circa 20.000 barili al giorno di petrolio, vale a dire un terzo del suo fabbisogno annuale, prevalentemente dai giacimenti petroliferi della Vojvodina, e importava circa 2 milioni di tonnellate di greggio all’anno dalla Russia, dalla Cina e dall’Iraq per soddisfare interamente la domanda locale. Le due maggiori raffinerie del paese, a Pancevo e a Novi Sad, sono state ripetutamente bombardate durante la guerra del 1999, cosicché la capacità di raffinazione del Paese è stata distrutta. Inutilizzabile risulta anche un’importante struttura per lo stoccaggio del petrolio a Smederevo, come anche i centri regionali di distribuzione. Il costo dei danni diretti della guerra in questo settore sono stimati intorno ai 650 milioni di US$. I danni della guerra hanno peraltro aggravato la già povera condizione delle installazioni petrolifere della Serbia, che apparivano in posizione negletta già nella precedente decade, cosicchè alla fine della guerra la ripresa è stata lenta e solo parziale. Le prospettive in qualche modo appaiono però attualmente migliori. Le due raffinerie petrolifere di Pancevo e Novi Sad sono state ricostruite ed hanno ricominciato a raffinare il petrolio grezzo e a produrre petrolio dalla metà del 2001, raggiungendo così il 70% delle capacità produttive anteguerra, mentre le operazioni di trivellazione nella Vojvodina sono riprese più o meno nello stesso periodo. Attualmente si può dire che vengono estratti dalla Voyvodina circa 18.000 barili di petrolio che coprono il 33% del fabbisogno del paese. La prima privatizzazione del settore è stata conclusa nel 2003 con la vendita del 79,5% elle azioni di Beopetrol alla russa Lukoil. Il processo di vendita delle raffinerie statali continuerà se non prima aver ristrutturato i siti (soprattutto Pascevo e Novi Sad) ed averle rese appetibili per gli investitori stranieri. Il FMI attendeva per la metà del 2006 l’inizio del processo di privatizzazione, ma questioni politiche e le elezioni hanno bloccato il tutto. Il nuovo governo dovrà adottare il piano disposto dalla precedente legislatura per la vendita del 25% della NIS ad un investitore strategico che voglia poi salire fino al 37,5% delle azioni societarie attraverso un incremento di capitale. Il FMI crede che le autorità serbe vogliano vendere la maggioranza delle azioni per massimizzare gli introiti statali. Per quanto riguarda il gas, la produzione domestica copre circa un quarto della domanda, considerato che la Jugoslavia necessita annualmente di 3,6 miliardi di metri cubi di gas. La produzione locale era di 679 milioni di metri cubi nel 1999, comparata con i 731 del 1998. La parte non coperta dalla produzione interna è sempre stata importata dalla Russia. Il gas è usato per l’industria (in particolare per la produzione di fertilizzanti e di gomma sintetica), per usi domestici (con 170.000 utenti di gas domestico, prevalentemente nella Vojvodina dove le riserve di gas sono concentrate) e per gli impianti di energia termoelettrica per il riscaldamento. Durante il primo periodo di sanzioni la società statale di gas e petrolio, Naftna Industrija Srbije (NIS), ha interrotto le ricerche di riserve di gas, a causa della mancanza di fondi. Le ricerche, che richiedono un investimento annuale di circa 100 milioni di US$, sono riprese nel 1996 su scala limitata. Il gas è tuttavia considerato come una delle principali risorse di energia per il futuro del Paese, e la sua quota all’interno dei consumi energetici del Paese è attesa in aumento dal 15-20% del 1997 al 30% nel 2020, con un numero di utenti che potrebbe arrivare intorno alle 500.000 unità. Tuttavia, sebbene lo Stato punti molto sul gas come energia da sfruttare per il futuro, sia attraverso lo sfruttamento dei propri giacimenti, sia con l’incremento delle importazioni dalla Russia, non è chiaro da dove il gas potrebbe provenire, poiché la Serbia ad un certo punto avrà bisogno di trovare alternative proprio al gas proveniente dalla Russia. La Serbia ha infatti avuto perenni problemi con la fornitura di gas russo a causa del mancato pagamento dei debiti verso il fornitore russo, Gazprom, che ha ripetutamente tagliato le forniture. Per risolvere tali problemi, sono state proposte alla Gazprom un certo numero di gruppi di imprese, compreso un serbatoio di gas sotterraneo a Banatski Dvor, come mezzi di ripagamento del debito jugoslavo relativo al gas. La OMV Austria ha progettato nel 2002 di costruire 70-80 stazioni di servizio, e anche le società Royal Dutch/Shell e LUKoil della Russia hanno interessi nel mercato del gas serbo. Quanto alle infrastrutture dedicate al settore del gas, nel Paese ci sono circa 2.000 chilometri di gasdotti. Il gas è importato dalla Russia via Ungheria attraverso la principale rete di gasdotti di 500 chilometri, che però è stata distrutta durante i bombardamenti del ‘99, quando la compagnia statale petrolifera e del gas ungherese MOL venne messa sotto pressione affinchè cessasse le forniture. Prima della guerra erano stati formulati alcuni progetti per portare il gas russo nel sud della Serbia a circa 800.000 abitanti e utilizzatori industriali, attraverso una rete di connessione con la Bulgaria. Attualmente una reale rete di distribuzione del gas esiste però solo nel nord della Serbia. Agricoltura Il Paese ha un settore agricolo tradizionalmente forte. Il Paese può contare su circa 5,7 milioni di ettari di terra agricola di cui circa il 85% è arabile, mentre il 4,3% è adibita a frutteti, l’1,4% a vigneti e il 34% lasciata a pascoli naturali. Il 70% dei terreni agricoli dell’ex-Jugoslavia si concentra in Serbia e nella provincia della Vojvodina, si tratta di terra fertile, prevalentemente di proprietà privata e divisa in piccoli appezzamenti. La regione della Vojvodina è la più attrezzata e attiva; qui la collettivizzazione agricola era stata potenziata con la creazione di ampi kombinat, aziende che associavano alla coltivazione di mais, grano, canapa, girasole, barbabietole da zucchero e foraggi, l’allevamento integrato e molteplici industrie di trasformazione. Le favorevoli condizioni di questo settore hanno permesso al Paese di fronteggiare le sanzioni internazionali meglio del previsto. Le principali culture agricole sono mais, frumento e vite. Il settore agricolo presenta però grossi problemi, sia dal punto di vista dei macchinari, ormai antiquati e difficilmente sostituibili, sia per quanto riguarda le fonti di finanziamento. Le riforme fiscali iniziate da parte del governo salito al potere in Serbia all’inizio del 2001, hanno peraltro anche accentuato i problemi finanziari del settore agricolo. Avendo per molti anni sofferto per la mancanza di sostanziale supporto finanziario da parte del governo, i contadini hanno fronteggiato la decisione governativa di porre fine ai finanziamenti dell’agricoltura provenienti da fonti completamente extra-bilancio. Mentre la campagna ha ampiamente dimostrato di avere ben poca fiducia nella capacità del governo di risolvere i problemi a lungo termine del settore. Nonostante qualche ripresa, la produzione resta ancora ben sotto i livelli del 1989, sebbene sia proprio l’agricoltura a sostenere la gran parte della crescita economica. I bisogni nazionali di frumento si aggirano sui 2,2-2,4 milioni di tonnellate, ma buona parte del raccolto è esportata. L’allevamento rappresenta il punto più debole del settore agricolo, che si trova in uno stato di crisi già dal 1991. Il numero dei capi, che era cresciuto nel 1995, è nuovamente crollato tra il 1996-97 nonostante il Governo abbia stanziato crediti e sussidi per la riabilitazione del settore. Nonostante alcune ristabilizzazioni del comparto dell’allevamento, non ci sono evidenti segni di ripresa. Dal 2004 il budget statale ha diretto sempre più risorse per l’agricoltura con un programma d’investimento significativo. Infatti, proprio nel corso del 2004 c’è stata una crescita eccezionale dell’agricoltura, soprattutto in Serbia dove il settore agricolo ha sempre avuto molta importanza. Secondo i dati dell’Ufficio di statistica federale la crescita del settore in quell’ anno è stata del 18,2% (riferito all’Unione di Serbia e Montenegro). Il raccolto dei principali cereali nel 2005 è stato più moderato anche per l’inondazione in aprile specialmente nella vojvodina. La produzione di frumento dovrebbe aggirarsi intorno a 1,7-1,8 tonnellate (1 in meno rispetto al 2004) mentre anche la frutta ed i vegetali sono previsti in calo. La Serbia dovrebbe così essere riuscita a coprire il suo fabbisogno per quanto riguarda i cereali, ma non a creare surplus per l’export. Nel corso del 2006, sebbene la quota di apporto alla formazione del Pil sia sceso costantemente, l’agricoltura valeva il 13%-15% del Pil. Se vi si associa le attività di trasformazione di alimenti e bevande, la quota aumenta al 21%. Circa il 44% della popolazione vive in aree rurali ed un terzo della popolazione trae sostentamento dall’attività agricola. L’export dei beni agricoli primarii è stata pari al 19% del totale sempre nel medesimo anno 2006. Visti i problemi del passato, il supporto finanziario statale verso il settore è andato in crescendo dal 2004, con significativi investimenti nel biennio 2004-06. Vi son state importanti riforme nella politica commerciale con una certa semplificazione della struttura delle tariffe ed il loro conseguente abbassamento. Molti dei prodotti agricoli beneficiano ancora di protezione e di quote all’export nonostante la membership del WTO. Il settore ha il potenziale per accrescere la produzione e l’efficienza e, con appropriate politiche, diventare uno dei motori dell’economia per il medio-lungo termine. I principali ostacoli a ciò sono ancora legati al mercati dei fattori di produzione della terra ed alla concessione del credito. La risoluzione di tali problemi è la base essenziale per avere poi riforme istituzionali ed investimenti esteri. Industria Diversamente dalle altre Nazioni del blocco sovietico, che hanno sofferto della concentrazione nell’industria pesante imposta da Mosca, la Jugoslavia possedeva una varietà di industrie, e riserve modeste ma continuative di carbone, metalli ferrosi e non, su cui può contare per soddisfare il proprio fabbisogno. Gli effetti del conflitto del 1999 hanno tuttavia distrutto gran parte di queste riserve. Le maggiori produzioni precedenti alla guerra erano a Kragujevac in Serbia, dove si producevano automobili e vi erano importanti fabbriche chimiche, tessili, del legno e della trasformazione alimentare. Le maggiori perdite si sono registrate proprio nei settori a lavoro intensivo, come il tessile e i settori legati al legno, ma anche in quelli dell’engineering. Si stima che a causa della guerra del 1999 in tutto circa 40 della maggiori industrie jugoslave siano state distrutte, insieme al danneggiamento di circa 100 altre attività imprenditoriali. Questi danni sono andati peraltro ad accumularsi alle perdite derivate dall’interruzione dei tradizionali collegamenti con le altre repubbliche della precedente Jugoslavia, e dall’isolamento internazionale degli anni ’90. La politica di austerità monetaria condotta dal Primo Ministro Ante Markovic prima, e il primo conflitto poi, hanno fatto cadere vertiginosamente la produzione industriale (fino al 37,3% nel ’93). Nel `94-`95 c’è stata una modesta ripresa, rafforzatasi nel ’96 e ’97 con la cessazione dell’embargo, mentre nel 1998 le critiche performance del settore hanno messo in evidenza le difficoltà legate alla carenza di capitali. Le prospettive rimangono poi deludenti se si paragonano i tassi di crescita attuali con quelli precedenti la guerra; ciò è dovuto sia alla diffidenza dei partner stranieri, sia ai problemi di generale insolvenza e pesantissimo debito pubblico del Paese. All’indomani del conflitto del Kosovo è emerso che circa 1/3 delle aziende del paese aveva subito danni diretti. La maggior parte delle aziende completamente distrutte apparteneva al settore metalmeccanico, chimico e petrolchimico. L’industria serba appare poi contratta anche nei settori a bassa e media specializzazione tecnologica. I più cospicui sono stati tuttavia i danni indiretti, perché nelle negoziazioni commerciali sia i fornitori che gli acquirenti non hanno potuto rispettare gli obblighi contrattuali. Gli andamenti della produzione industriale in parte riflettono anche la debolezza della domanda domestica; questa situazione ha cominciato però a cambiare una volta che gli aiuti esteri sono confluiti verso la nuova Unione di Serbia e Montenegro su più larga scala. Tuttavia, questi andamenti riflettono anche, dal lato delle forniture, i problemi di mancanza di investimenti, l’incapacità di una parte delle imprese di incontrare gli standard di qualità internazionali e le conseguenze della carenza di energia elettrica. Sebbene le riforme orientate al mercato del nuovo governo aiuteranno a creare un ambiente maggiormente favorevole alle attività produttive, una soluzione adeguata dei problemi di approvvigionamento dipenderà in maniera critica dagli investimenti, ed in particolare dagli investimenti esteri che porteranno nuova tecnologia e nuovo ossigeno alle finanze. Numerose industrie serbe hanno raggiunto accordi di produzione con società occidentali, che potrebbero aiutare a spingere la ripresa industriale. Dopo essere rimbalzata del 14,5% nel 2000, la performance dell’industria nel corso degli anni è stata incerta. La produzione industriale, misurata sulle basi del valore aggiunto, si è contratta nel biennio 2001-2003 a causa soprattutto della ristrutturazione del manifatturiero, per poi segnare una crescita media del 4% per anno nel 2004-06. Nel corso del 2006 tutto il comparto è salito del 5%, spinto dalla lavorazione del tabacco, dei metalli ed altri minerali, dei mobili e dei prodotti chimici. La produzione di macchinari ed i settori ad alta tecnologia continuano ad andare male, così come le aree tradizionali del tessile e del legname, mentre il settore delle attrezzature della TV e comunicazioni, radio e strumenti di precisione sono al collasso. La debolezza di questi ultimi comparti è data da una serie di fattori e riflette una mancanza di investimenti, il fallimento delle ristrutturazioni e privatizzazioni, un dinaro forte, una generale mancanza di competitività (rispetto alla Cina e gli altri paesi a basso reddito) e una insufficiente liquidità nelle imprese del settore. Il momento di debolezza potrebbe essere sintomatico anche di un certo deterioramento nel capitale umano e del fallimento degli IDE di controbilanciare ciò. La ristrutturazione, anche se ha portato alla chiusura di fabbriche e perdita di lavoro momentanea, ha creato nuove linee di produzione più competitive e ad alto valore aggiunto. Il manifatturiero, il nocciolo dell’industria serba, sta guidando il cambiamento con il settore dei metalli di base al seguito. Per il settore alimentare e del tabacco ci si attende lo stesso andamento. I dati della produzione aggregata mostrano una produzione industriale in aumento del 4,8% per il primo trimestre del 2007, del 7,7% nel secondo e del 6,1% nel terzo. Il momentaneo rallentamento è dovuto soprattutto all’impatto dell’agricoltura che, con un’estate particolarmente arsa, ha registrato una flessione nel terzo trimestre del 10%. In rallentamento anche l’industria e le costruzioni. Il maggior contributo al Pil, sempre nel terzo trimestre, viene dai trasporti, dalla vendita al dettaglio/ingrosso, con quest’ultimo settore cresciuto del 24,4%. Si può dire, dai dati 2007, che il manifatturiero serbo sta riavendo nuovo vigore anche se è basato soprattutto sulle tradizionali attività metallurgiche che, si sa, sono influenzate dal commercio internazionale. Dal punto di vista settoriale quello che sta soffrendo è certamente il tessile, infatti nonostante sia entrato in vigore un accordo di libero commercio con l’UE nell’agosto 2005, la produzione nei primi 4 mesi del 2005 (ultimo dato disponibile) era scesa del 8,4%. Uno dei settori più interessanti rimane quello dei metalli che è essenzialmente rivolto verso l’export. In crescita invece la componentistica automobilistica che attrae molti interessi da parte di investitori stranieri. Un consorzio giapponese guidato dalla Toyota ha annunciato i piani per costruire un impianto di produzione a Subotica vicino il confine ungherese. La Kocnica, una fabbrica di freni per auto e trattori, ha firmato dei contratti di fornitura per un’azienda in Algeria e lo sta concludendo con un’altra azienda svedese. Tra le altre aziende del settore altre interessanti che stanno avendo dei contatti i internazionali sono gli impianti di Kragujevac, Kikinda, e Zastava. Comparti produttivi in crescita sono quello chimico,della gomma , della plastica e dei metalli. Interessanti sono anche quello farmaceutico, con la presenza di varie aziende nazionali, quello dell’ agroindustria e dell’IT. Un settore considerato prioritario nella ripresa dell’economia serba è quello dell’edilizia. Tale settore in verità aveva registrato un certo declino già nella decade precedente al conflitto. Mentre le sanzioni erano in vigore, all’industria delle costruzioni era infatti impedito di intraprendere progetti di costruzione all’estero, con il taglio dei tradizionali mercati nel Medio Oriente e nell’Europa dell’Est. L’attività di costruzione ha però continuato a declinare anche dopo il sollevamento delle sanzioni nel 1995, sebbene ad un passo più lento rispetto agli anni precedenti. Il declino ha poi avuto un’accelerazione nel 1999 come risultato della guerra del Kosovo. Nel 2000 la produzione dei materiali di costruzione ha invece registrato una rapida ripresa, collegata alla ripresa degli investimenti finalizzati proprio alla ricostruzione delle installazioni danneggiate dalla guerra, in prevalenza con risorse proprie. Molte costruzioni di case vengono realizzate da parte del settore privato, che tuttavia nel 1999 aveva completato solo 10.428 abitazioni, comparate con le 12.000 realizzate nel 1997. Nella 2006 la crescita del settore è stata molto sostanziosa (+11%), questo grazie anche al tempo molto più clemente che nel corso del 2005. Il numero dei dipendenti del settore mostra segni di discesa, segno di una ricerca di maggiore produttività. Nel primo trimestre 2007 vi sono stati segni di crescita con un +16,2%, ma verso la fine dell’anno l’attività sembra in leggero rallentamento. Servizi Il settore dei servizi finanziari serbi appare ampiamente deteriorato a seguito delle ripetute guerre che hanno caratterizzato la gran parte degli anni ’90. La fiducia nel sistema bancario, in particolare, è stata distrutta come conseguenza dell’ammontare dei sequestri da parte dello stato dei risparmi in moneta forte durante le guerre del 1991-92 e del collasso di una serie di schemi di risparmio di tipo piramidale all’inizio degli anni ‘90. Tutto il sistema è oggi al centro di programmi di riforma e ripianamento del risparmio. L’economia del Paese però attualmente conta ben poco sui servizi finanziari, concentrandosi prevalentemente su transazioni in denaro contante. Anche i commerci sono oggi prevalentemente portati avanti sulla base della poca liquidità disponibile. Tuttavia il settore bancario sta attraendo molti investimenti esteri e per il 2006 il governo intende completare diverse privatizzazioni. Alla fine del 2006 operavano 37 istituti bancari in Serbia, incluso due banche kosovare; 18 di queste sono a capitale straniero mentre 12 a maggioranza di capitale domestico. La vendita della Vojvodjanska Banka alla Banca Nazionale della Grecia nel settembre 2006 ha segnato la fine della prima parte della transizione nel settore bancario, dominato ora da capitale straniero. La trasformazione del settore è ormai irreversibile e si sta riformando verso i migliori standard regionali. Il commercio al dettaglio in Serbia sta avendo una grossa espansione, questo per un ampliamento dei strumenti creditizi e per l’aumento dei redditi. Nel biennio 2004-06 l’andamento è stato molto forte con una crescita del 18% nel 2004, del 26,5% nel 2005 e del 7,7% nel 2006. Durante i primi otto mesi del 2007 la crescita è stata del 9%. I dati ufficiali, tuttavia, non riescono a captare l’intera estensione del settore , in quanto vi è la parte informale. Le autorità hanno installato i registratori fiscali presso i vari punti vendita della repubblica nel 2003-04 per monitorare l’attività ed esplicare al meglio l’attività fiscale connessa. Infrastrutture La Serbia rappresenta un importante crocevia nel cuore dei Balcani fra Medio Oriente e Europa Occidentale, e pertanto ha grande interesse allo sviluppo di tale risorsa. Nel 1999 la Jugoslavia aveva 44.870 chilometri di strade. Circa il 62% sono strade modernamente pavimentate, inclusi 27.943 chilometri di asfalto adatto alle diverse condizioni atmosferiche. Già prima delle guerre però, solo i centri importanti risultavano serviti bene e solo il 30% delle strade era in buone condizioni, perché i fondi stanziati dal Governo in questo settore sono sempre stati di molto inferiori alle necessità. La percentuale di autostrade importanti è bassa (9% delle strade principali) e a causa della mancanza di fondi, anche la manutenzione essenziale non è stata espletata negli anni recenti su gran parte della rete. Le priorità nei prossimi anni sono la riparazione dei danni conseguenti ai bombardamenti NATO, il completamento della autostrada interna alla Serbia che congiunge il confine jugoslavoungherese con il confine jugoslavo-croato (40 km); il collegamento di Belgrado con il confine rumeno (100 km). La realizzazione di questi progetti dipenderà in larga parte dai prestiti internazionali e dagli investimenti esteri. Nell’ambito del Patto di Stabilità per il Sud-Est Europeo, è peraltro inserito il progetto di costruzione di un’autostrada da Sofia a Nis, la cui pianificazione è stata avviata da un consorzio guidato dalla Export Bank giapponese. La costruzione della circonvallazione di Subotica, nei pressi del confine con l’Ungheria, già cominciata, è stata invece finanziata dalle autorità serbe. Attualmente soltanto il 30% delle strade sono in soddisfacenti condizioni e il progetto principale è quello sponsorizzato dall’UE, ossia il corridoio 10 che parte dall’Austria ed arriva in Grecia via Serbia. Quest’ultima ha ricevuto un prestito dalla BERS per riparare le strade esistenti, principalmente inerenti col corridoio 10, e rinforzare i collegamenti regionali. La BERS insieme alla BEI hanno fornito circa 300 milioni di US$ al Di rettorato delle strade serbe per tali intenti. La rete ferroviaria jugoslava può contare su 4.058 chilometri di binari, dei quali solo 1/3 elettrificati. A causa degli inadeguati investimenti nella manutenzione e nell’ammodernamento, e a seguito dei danni causati dai bombardamenti, sia i binari che il materiale rotabile sono oggi in un cattivo stato. E’ stata anche proposta la realizzazione della ferrovia ad alta velocità per il collegamento di Subotica, vicino al confine ungherese, con Dimitrovgrad sul confine bulgaro (504 Km), e con la Macedonia, in modo da collegare l’Europa centrale ed occidentale con la Turchia e la Grecia. Un progetto che richiede almeno 3,5 miliardi di US$ di investimento, di cui la metà si spera venga da finanziamenti esteri. I seguenti miglioramenti sono stati invece pianificati per essere completati entro il 2010: la modernizzazione della linea ferroviaria dal confine jugoslavo-ungherese a Belgrado, con il passaggio dal binario unico al doppio binario per la maggior parte della linea; la modernizzazione della linea Belgrado-Nis in armonia con gli standard di doppio binario; la importante riparazione ed elettrificazione della ferrovia tra Nis ed il confine jugoslavo-ungherese. La compagnia ferroviaria statale Zeleznice Srbije è in corso di ristrutturazione . I canali navigabili sono di grande importanza economica, non solo per il trasporto, ma anche per l’irrigazione, per la fornitura di acqua per usi industriali e domestici, per la produzione di energia elettrica, per le industrie di costruzione (che utilizzano la ghiaia e la sabbia del letto dei fiumi), per la pesca, il turismo e gli sport. La rete dei canali navigabili è concentrata nel nord del paese, e la lunghezza totale è di 1.599 chilometri, di cui 1.000 chilometri rappresentati dai fiumi e 599 chilometri rappresentati dal sistema di canali Danubio-Tisza-Danubio. Dopo il Volga, il Danubio, con 2.857 chilometri, è il secondo più lungo fiume internazionale in Europa, di cui il 22,8% scorre in Serbia, mentre rappresenta anche il secondo fiume in Europa, dopo il Reno, per capacità di trasporto merci. Il Danubio riveste inoltre un’importanza cruciale per il trasporto tra il nord Europa ed il Mar Nero, cosicchè il suo veloce risanamento è stato inserito tra le priorità del Corridoio VII di trasporto paneuropeo. Durante i bombardamenti del 1999 sono stati infatti distrutti cinque ponti sul Danubio e ne sono stati danneggiati tre, mentre due ponti sono stati distrutti anche sulla Sava. Di conseguenza, il trasporto sul Danubio è stato ostacolato a causa dei detriti e di un ponte di barche a Novi Sad che adesso deve essere parzialmente smantellato nel caso in cui le navi dovessero passare. Questo ha avuto un grande impatto non solo sulle compagnie di spedizioni interne, ma anche sui traffici delle altre nazioni del bacino del Danubio. Nell’ambito del Patto di Stabilità per l’Europa del Sud-Est, la maggior parte dei fondi è stata stanziata per ricostruire il ponte Sloboda sul Danubio a Novi Sad, ma i progressi nel ripulire il fiume sono molto lenti. A metà 2006 è stata presentata a Belgrado la versione finale di uno studio triennale (Serbian inland waterways tran sport network masterplan). Lo studio sviluppa un piano completo per l’utilizzo delle vie idriche interne. Gli investimenti necessari sono pari ad una stima di 500 milioni di € per adeguare le arterie agli standards internazionali. Questo vuol dire rendere più profondo il Danubio di 3,5 metri, riaggiornare la Sava e la Tisa, rendere più profondo di 2,5 metri l’idro-sistema DTD ed aggiornare i porti. I porti principali sono Bar, Kotor, Belgrado, Novi-Sad, Pancevo, Tivat. Anche i cantieri navali funzionavano piuttosto bene prima delle guerre: a questo riguardo è utile sottolineare che si tratta di un settore interessante per gli investitori stranieri perché il costo del lavoro è basso e la manodopera qualificata. La Jugoslavia ha cinque aeroporti civili: Belgrado, Tivat, Podgorica, Nis e Pristina (gli ultimi tre sono anche aeroporti militari). Durante l’embargo internazionale del 1992-95, sono stati vietati i collegamenti con la Jugoslavia distruggendo totalmente le attività del trasporto aereo jugoslavo e portando al deterioramento la qualità delle infrastrutture aeroportuali. Le sanzioni includevano infatti un embargo sulle importazioni di attrezzature, impianti, installazioni e pezzi di ricambio. I servizi aerei sono stati ripresi con la maggior parte delle destinazioni internazionali. I servizi sono assolti dalla compagnia di bandiera JAT e dalle maggiori compagnie aeree europee. Il numero delle destinazioni servite è in espansione e la JAT sembra in buona forma con un incremento dei passeggeri pari al 28% per i primi sei mesi del 2006. Infine, la guerra e le sanzioni hanno ritardato la modernizzazione del sistema di telecomunicazioni del Paese, che resta indietro anche rispetto agli standard degli altri paesi della regione. Nel 2005 vi erano circa 2,672,681 milioni di linee fisse e 5,222,136 sottoscrittori di linee mobili. Il principali operatori sono la Telekom Srbije per le linee fisse e la MTS, detenuta sempre dalla Telekom Srbije, per le linee mobili. Gli emendamenti apportati nel 1997 alla Legge sul Sistema della Comunicazioni hanno reso possibile le ristrutturazione del settore grazie alla separazione tra servizi postali e di telecomunicazione. I tre maggiori azionisti della Telekom Srbije, lo Stato Serbo (51%), la italiana STET (29%) e la greca OTE (20%), avevano già in passato formato un gruppo di lavoro per cercare di risolvere i problemi provenienti dai contratti azionari firmati quando la compagnia è stata creata, ed in particolare i prestiti ad alto tasso di interesse. Il settore è stato inoltre spesso agitato da rivendicazioni sindacali, anche a livello salariale, suscettibili di paralizzare ogni ripresa. Le infrastrutture di telecomunicazioni sono state pesantemente danneggiate a causa dei bombardamenti NATO del 1999, che sono stati incentrati proprio sui ripetitori, sui trasmettitori, sulle stazioni di terra, sulle reti del Sistema Globale di Comunicazione Mobile GSM e delle Telecomunicazioni Mobili Nordiche NMT, ed ancora sui sistemi di cablaggio e trasmissione e sulle apparecchiature periferiche. Tutto il sistema di cablaggio è stato però già riparato, mentre il sistema di telecomunicazioni terrestre è ora al centro di una modernizzazione. Attualmente Telekom Srbije è in procinto di investire 300-400 milioni di US$ per raggiungere gli standard europei e digitalizzare la rete, più altri 250 milioni per accrescere il numero di linee telefoniche. Circa il 73% della rete è già cablata ed è probabile che il processo sia finito per il 2007. Il ripristino del settore è tuttavia ostacolato dalle dispute esistenti fra i tre maggiori proprietari della Serbia Telekom circa i termini della privatizzazione del 1997. La inadeguatezza del servizio di telefonia fissa ha favorito la rapida espansione del settore della telefonia mobile. In Serbia ci sono due operatori in possesso di licenza di telefonia mobile, la Mobtel, che copre il 90% del territorio, e la MTS, che copre il 15% del territorio ed il 30% della popolazione. Nell’agosto 2006 la norvegese Telenor ha vinto la gara per l’acquisto di Mobi 63 (o Mobtel) per un totale di 1,5 miliardi di €. Dopo la vendita il governo ha annunciato l’intenzione di istituire una nuova licenza per il mobile con un’offerta di partenza a 320 milioni di €. Alla fine di settembre 2006 l’unica compagnia interessata è stata la Mobilkom (Austria) e l’Agenzia per le Telecomunicazioni aveva dichiarato di voler annunciare un vincitore entro il 15 novembre. La licenza è stata venduta proprio alla Mobilkom a 320 milioni di € ed ora si aspettano investimenti per 250 milioni di € ed una quota di mercato del 25% dal 2009. L’accesso ad internet come servizio pubblico è stato introdotto solo nel 1997. All’inizio del 1999 vi erano più di 30 internet providers in Jugoslavia e circa 60 postazioni, di cui circa il 25% a Belgrado. Nel 2000 gli utilizzatori del servizio erano circa 400.000. A fine 2005 gli utilizzatori di internet in Serbia e Montenegro erano pari a 1,5 milioni, un’espansione favorita dall’abbassamento dei costi, dalla diffusione della adsl e da una nuova legislazione (il codice penale introduce il concetto di cybercrimine). Il più grande provider è EUnet. L’accordo raggiunto tra il governo serbo e la Microsoft nel 2001, in base al quale quest’ultima si è impegnata a fornire computer e sistemi operativi all’amministrazione serba in cambio della collaborazione in materia di pirateria informatica, è probabile che avrà un grande impatto sul livello generale dei servizi internet per tutta la prima metà degli anni 2000, sebbene il prezzo delle strutture resti un impedimento. Infine, per quanto riguarda i media, la maggior parte della popolazione fa riferimento alla radio e alla televisione di stato Radio Television Serbia (RTS, che sarà trasformata in una pubblica emittente entro il 2007), e ai quotidiani Politika e Borba per le notizie. Con i suoi tre canali, la RTS è la sola stazione televisiva che copre l’intero territorio della Serbia Turismo La Serbia presenta elevate potenzialità nel settore turistico. L’industria del turismo appare però in declino già dalla metà degli anni ’80, in concomitanza con il disfacimento della precedente Jugoslavia. A parte il Montenegro, i territori dell’Unione nel passato non sono stati in realtà mai incoraggiati ad essere considerati come mete turistiche per gli stranieri, fatta eccezione per alcuni specifici siti legati ad interessi particolari, come i monasteri medievali della Serbia. Lo sviluppo del settore resta tuttavia legato all’evolversi della situazione politica, ma la Serbia sta cercando di riconquistare il suo potenziale. A maggio 2005 le statistiche ufficiali hanno fatto registrare 225,618 arrivi e 660,519 pernottamenti. Il settore turistico pesa per circa il 2-3% del Pil e le prospettive per il futuro sono in crescita perché il turismo interno conta per l’80% degli arrivi e per l’87% dei pernottamenti ed il reddito pro-capite serbo è in espansione. Si calcola che esso sia passato da 844 US$ del 2000 a 2813 US$ del 2004 (ultimi dati disponibili dalla Siepa). Però, da un punto di vista dell’importanza, la partita maggiore si giocherà con l’attrazione che il paese saprà fare nei confronti degli arrivi internazionali e nel 2004 in Serbia sono arrivati circa 400.000 stranieri, un dato che rappresenta il 90% di incremento se paragonato con il 2000. Tuttavia questo dato rappresenta solo il 42% del livello del 1989, un livello ancora basso per le potenzialità del settore. Privatizzazioni Nonostante l’approvazione di una nuova legge sulle Privatizzazioni nell’ottobre del 1997, il Governo della Repubblica Jugoslava già prima del conflitto del 1999 si trovava in forte ritardo rispetto agli altri Paesi dell’est nell’attuazione di un serio programma di privatizzazione dell’economia: secondo stime ufficiali, il settore privato aveva fornito nel 1996 il 37% circa del PIL, anche se lo Stato era impegnato nel tentativo di allargare questa base nonostante la lentezza delle pratiche burocratiche. La legge sulla Trasformazione della Proprietà del 1997 interessava circa 5.000 aziende e sebbene la privatizzazione non fosse obbligatoria, secondo gli organi competenti le piccole e medie aziende sarebbero comunque state costrette a questo passo. Due i metodi di privatizzazione seguiti: la vendita delle grandi imprese a partecipazione statale e, dall’altro, la cosiddetta privatizzazione autonoma (i manager delle imprese stabilivano se l’impresa doveva essere privatizzata o meno). I punti deboli di questo sistema non erano pochi: da una parte, infatti, gli investitori stranieri avrebbero potuto aspettare troppo tempo prima che gli azionisti locali decidessero di cedere la propria quota; o viceversa gli stessi cittadini jugoslavi avrebbero potuto svendere le loro azioni troppo presto per il bisogno di liquidità e quindi gli investitori stranieri avrebbero acquisito porzioni societarie di controllo con eccessiva facilità. Tuttavia, sulle modalità di intervento estero, sulle procedure di privatizzazione e i modelli da seguire la Jugoslavia era ancora al tavolo delle trattative con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) prima del conflitto del 1999. Ad ogni modo, dal novembre del 1997, quando la legge sulle privatizzazioni volontarie era entrata in vigore a pieno regime, solo 279 aziende cioè il 4% delle circa 7.000 piccole e medie imprese avevano cominciato il processo di privatizzazione. I cambiamenti politici intervenuti a settembre del 2000 hanno dato alle privatizzazioni un nuovo impeto, e una nuova Legge Sulle Privatizzazioni è stata approvata il 27 giugno del 2001. In base a questa nuova legge, circa 4000 imprese sono state inserite nella lista delle vendite da effettuarsi in un periodo di quattro anni dalla emanazione della legge. Tuttavia, non sono stati formulati programmi precisi per la vendita della maggioranza delle quote nelle più grandi aziende di servizi pubblici. Le disposizioni della nuova legge sono state comunque rinforzate delle disposizioni di tre successivi decreti del 17 luglio 2001 che hanno ad oggetto la valutazione e la vendita delle posizioni statali attraverso offerte pubbliche o aste. A questo importante processo l`Italia partecipa direttamente, con un programma di assistenza tecnica al Ministero dell`Economia e delle Privatizzazioni, finanziato dal nostro Ministero delle Attività Produttive, ai sensi della L. 212/92. Nel corso del 2003 i più importanti impegni di privatizzazione riguardavano il pacchetto di maggioranza nelle due società del tabacco e del fornitore di carburante Beopetrol, mentre ancora nel 2004 restano in calendario importanti privatizzazioni nel settore bancario e delle telecomunicazioni. Secondo il ministero dell’economia e privatizzazione dal 2001 al febbraio 2004 sono state privatizzate 1117 aziende generando 1,3 miliardi di € in entrate. L’8 giugno del 2005 sono stati approvati una serie di emendamenti per accelerare il processo di privatizzazione. L’aspetto chiave riguarda la capacità del governo di vendere le imprese ristrutturate libere dai loro debiti verso le entità pubbliche. Questo emendamento potrebbe aiutare la vendita dell’azienda produttrice di rame RTB Bor , tra l’altro pesantemente indebitata. Infine, anche in Kosovo, l’amministrazione transitoria ha annunciato ad agosto del 2001 un programma per la privatizzazione di 250 società chiave dell’economia della regione. I maggiori servizi pubblici non sono tuttavia inclusi nel programma, né la miniera di metalli non ferrosi Trepca. Tuttavia nonostante il forte impegno da parte dell’amministrazione del Kosovo nel portare avanti il piano di dismissioni stabilito, le pretese sia della popolazione albanese che della popolazione serba potrebbero rendere l` attuazione del programma piuttosto difficile. Infatti la Serbia reclama contro la privatizzazione illegale in circa 150 casi. L’ultima riguarda lo ski center di Mount Brezovica che i serbi dicono apparteng a Inex, un’azienda di Belgrado. La KTA (Kosovo Trust Agency), agenzia responsabile per la privatizzazione in Kosovo, ha reso noto che circa 145 imprese sociali sono state vendute a fine marzo 2006 generando un gettito di 125 milioni di euro. Le più importanti privatizzazioni in Serbia si stanno realizzando nel settore tecnico bancario. A fine-gennaio le autorità serbe hanno venduto l’ 88,6% delle quote di partecipazione della Jubanka alla Alfa Banca Greca per €152m (US$197m). L’investitore greco si è impegnato a comprare il rimanente 11% delle azioni, ancora tenuto da piccoli azionisti, fra circa sei mesi. Le autorità serbe mirano a vendere altre banche statali durante il 2005, e concludere privatizzazioni nel settore verso la metà del-2006. Il Governo spera di concludere la vendite di Novosadska Banka e della Banka Continentale durante il secondo trimestre del 2005.All’acquisto della Novosadska Banka sono interessate la EFG Eurobank e Piraeus Bank (entrambe Greche), Capital GE (filiale della GE degli Stati Uniti), Banca Intesa (nella prima metà del 2005 Banca Intesa si è accordata per comprare il pacchetto di maggioranza di Delta Bank) ed UniCredito (entrambe italiane) ed Erste Bank (Austria). Le due banche greche e la GE hanno espresso anche interesse per la Banka Continentale, e la Nova Ljubljanska Banka (Slovenia). La vendita di Vojvodjanska Banka ha generato un significativo interesse straniero, infatti a marzo 2006 è stata annunciata una lista di banche che partecipano alla sua privatizzazione; tra queste vi erano la Banca Nazionale della Grecia, PKO Bank Polsi (Polonia), la Bank Austria Creditanstalt, Unicredito. La gara è stata vinta dalla Banca della Grecia ed ora il sistema bancario serbo è in maggioranza posseduto da capitale straniero. Altri investimenti nel settore sono stati fatti da Credit Agricole che ha annunciato di voler acquistare il 71% di Meridian Banka e Austria Creditanstalt che ha acquisito un pacchetto d maggioranza in Eksimbanka. Un’altra privatizzazione importante è stata compiuta con la vendita di Mobtel, la seconda azienda per grandezza nel settore delle telecomunicazioni, dopo che c’era stata una revoca della licenza da parte dello stato a fine 2005. Questa revoca era avvenuta in seguito al trasferimento della licenza da parte dell’azienda nella provincia kosovara in accordo con un operatore locale senza l’assenso governativo. Il problema era stato che nella metà del 2005 un gruppo di investitori austriaci avevano acquisito tra il 42 e il 51% di Mobtel. In seguito il contenzioso è stato chiarito con un accordo tra il governo serbo ed austriaco in base al quale la proprietà di Mobtel sarebbe andata al 70% a PTT Srbija (il primo operatore serbo) ed il 30% al gruppo austriaco. Dopo una gara d’appalto Mobtel (ora si chiama Mobi 63) è stata acquisita dalla norvegese Telenor per 1,5 miliardi di €. Nel settore energetico si sta iniziando a pensare alla privatizzazione della compagnia statale per il petrolio ed il gas Nafta Industria Srbija (o NIS), nel febbraio 2006 c’è stato un incontro tra la direzione della compagnia e un consorzio formato da Merrill Lynch e Raiffeisen Austria per avviare il processo. Nonostante ciò vi è un certo disappunto su come privatizzare l’azienda statale tra la Serbia e il FMI, non solo, ma questa divergenza si estende anche alla disapprovazione del Fondo per il Piano Nazionale di Investimenti (NIP) che avrebbe, secondo le autorità serbe, il compito di migliorare le infrastrutture anche per attrarre maggiori investimenti per il processo di privatizzazione. Il FMI vede invece in questo piano un aggravio per la finanza pubblica insieme ad altri fattori quali gli incrementi salariali, la continua presenza di imprese statali non riformate, l’alto tasso di disoccupazione, un deficit delle partite correnti crescente. Da notare che la Serbia deve negoziare un nuovo accordo con il FMI ma non sembra preoccupata di affrettare i colloqui per il semplice fatto che, nonostante lo stato abbia bisogno di finanziamenti esteri, esso dispone di sufficienti riserve estere ed ha goduto di massicci afflussi di IDE nel corso del 2006. Nel corso di maggio 2007 la Nova Ljubljanska banka (NLB), la più grande banca slovena, ha acquisito il 77,75% delle azioni della BRK bank of Kosovo, la quarta in termini di dimensioni nella regione con il 6% del mercato. Tale acquisizione segue quella fatta in aprile sempre dalla NLB ai danni della Kasakbank, un’altra banca kosovara. L’intento della NLB è di fondere le due banche per raggiungere una quota di mercato all’interno del Kosovo pari al 18% del totale. In marzo un consorzio guidato dalla Telekom Slovenije ha firmato un contratto per acquisire la seconda licenza di operatore mobile per 75 milioni di €. Il FMI ha anche consigliato al governo serbo di vendere le raffinerie della NIS a Pascevo e Novisad, ma sulla questione c’è opposizione all’interno del cabinetto dei ministri e le elezioni non hanno avuto che l’effetto di ritardare tutte le privatizzazioni. In agosto 2007 il nuovo governo ha pubblicato un nuovo piano di privatizzazione secondo il quale si cercherà di privatizzare le maggiori imprese statali (NIS, EPS e Telekom Srbije) entro il 2010. Le autorità serbe hanno fatto così dei progressi, sebbene ancora vi sia incertezza sulle future vendite, ed il governo sta pianificando di vendere anche la compagnia di assicurazioni DDOR alla Fondiaria (Italia), l’unica che si è proposto per l’acquisto. Ancora, le autorità hanno nominato la A-TEC (Ausrtia) come investitore preferito per l’acquisto della RTB Bor (produttrice di rame), sebbene la SMR (Russia) abbia offerto di più. Il Ministro dell’economia ha comunicato che la Telekom Srbija, l’aeroporto di Belgrado, la casa farmaceutica Galenika e la compagnia di energia elettrica EPS verranno offerte all’inizio attraverso un’offerta pubblica di acquisto. In tutto ciò si devono tener conto sempre le divisioni politiche. Investimenti esteri La Banca Mondiale ha indicato la Serbia come uno tra i paesi che ha avviato con maggior successo le riforme istituzionali e infrastrutturali nell’arco di un solo anno (confronto sul 2004). Gli stessi investitori europei hanno classificato la Serbia fra i primi 25 paesi riguardo alle opportunità di investimento. Nei mesi di ottobre e novembre, la Serbia ha incrementato il suo rating sui crediti all’assicurazione da parte del FMI (Fondo Monetario Internazionale), ragione per cui entro la fine del 2005, la Serbia ha ricevuto circa 2 miliardi di US $ in investimenti esteri e da parte di società multinazionali. Il valore totale degli investimenti diretti esteri, negli ultimi anni ha raggiunto 3 miliardi di dollari. Per quanto riguarda il 2006 l’afflusso di Investimenti esteri sono stati pari a 961 milioni di US$ da gennaio a luglio, il che ha significato un incremento del 20% rispetto all’anno precedente. In agosto vi è stata la vendita di Mobtel (1,92 milioni di US$) e dell’azienda farmaceutica Hemofarm alla tedesca Stada (per 600 milioni di US$), mentre per settembre è stata concluso l’accordo per la cessione della Vojvodjanska Banka (per 360 milioni di € con transazione completata per la fine 2006). A fine 2006 l’ afflusso record è stato di 4,3 miliardi di US$. In discesa l’afflusso degli investimento nel corso del 2007, anche se la quantità degli IDE rimane comunque massiccia. Nella prima metà del 2007 il totale degli investimenti entranti sono stati 848 milioni di € (nel 2006 925 milioni per lo stesso periodo). Il Ministro per l’economia e lo sviluppo regionale si aspetta IDE totali per 2-2,5 miliardi di Us $ nel 2007 e di 4,5 miliardi nel 2008. Aumentano le imprese interessate alla Serbia e pronte ad avviare nuovi progetti di cooperazione. I vantaggi di investire in Serbia sono: - Posizionamento strategico per i mercati in Europa, in Asia, e in Medio Oriente; - accesso, esente da dazio, alla Zona di libero commercio dell’Europa del Sud-Est; - 60 milioni di potenziali consumatori; - paese non ancora membro dell’Unione europea, con grande flessibilità e vantaggi di investimento; - tasso d`imposta sull’utile aziendale più basso in Europa; - costi contenuti per lavoro specializzato; - alta percentuale di persone che parlano inglese; - economia stabile; - politica monetaria sana e rapida attuazione delle normative macro-economiche più importanti; - regolamentazione semplificata del commercio estero e degli investimenti stranieri; - agevolazioni delle procedure aziendali operative e di avviamento, incluso il regime di residenza per i cittadini stranieri, la registrazione dell’impresa e le dogane. Quadro normativo Le principali Leggi che regolano l’attività di business in Serbia sono: - Decreto Governativo di giugno 2006 sugli incentivi finanziari (Gazzetta Ufficiale della Repubblica Serba, N° 56/2006); - Legge sulle Imprese (novembre 2004). La - Legge sugli investimenti esteri definisce un investitore estero come: una personalità giuridica straniera che ha la propria sede centrale in un Paese straniero; un individuo straniero; un cittadino della Serbia con una residenza permanente o temporanea per un periodo superiore ad un anno. Un investimento estero generalmente prende forma attraverso la costituzione di una società o attraverso l’acquisizione di azioni o quote in una società già esistente. Ad un investitore estero può, inoltre, essere accordata una concessione per operare nel campo dello sfruttamento delle risorse naturali o per condurre attività di interesse generale. Un investitore estero può anche agire nell’ambito di operazioni BOT (build-operate-transfer) cioè nella costruzione, nell’attività e nel trasferimento di impianti e infrastrutture. Un investitore estero può operare in Serbia sottoponendosi alle stesse condizioni e norme previste per gli investitori locali. La Legge sugli investimenti esteri prevede che tutti gli investimenti siano registrati presso il Registro delle Imprese. Tale Legge stabilisce, inoltre, che gli investimenti esteri non possono essere soggetti a pratiche di esproprio, fatta eccezione per i casi di interesse pubblico per i quali la Legge prevede un risarcimento. A tutela degli investimenti esteri concorrono, anche, altre Leggi quali: - Legge sulle operazioni di cambio; - Legge sulle zone franche. Un investitore straniero ha il diritto di: - controllare o partecipare alla gestione dell`impresa da lui fondata o nella quale ha investito il suo capitale; - trasferire i diritti e i doveri (stabiliti nel contratto di investimento o nell`atto fondatore) ad altre persone straniere o locali; partecipare a e disporre liberamente del profitto accumulato dal suo investimento; ispezionare i libri contabili e le operazioni di affari dell`impresa nella quale ha investito; rivedere i conti gestionali provvisori e annuali, personalmente o tramite un rappresentante autorizzato. Un investitore straniero è autorizzato anche a comprare beni immobili, locali commerciali e appartamenti, purché sia soddisfatta la condizione di reciprocità. Il terreno edile urbano è ancora di proprietà statale, per cui un investitore straniero (così come un investitore locale) può ottenerne soltanto il diritto di uso a pagamento. Un investitore straniero può - una volta mantenuti gli impegni in conformità con la legislazione nazionale - trasferire liberamente e senza dilazione tutti i beni finanziari e altri relativi all’investimento straniero (profitti, dividendi, pagamenti supplementari, proprietà di scioglimento dell’impresa ecc.) all’estero in valuta convertibile. Gli incentivi Il regime fiscale in Serbia è attualmente il più vantaggioso della regione. Alcune delle sue caratteristiche sono: - il tasso d`imposta sull’utile aziendale più basso in Europa, fissato al 10% ; - crediti fiscali per l’investimento in beni fissi fino all’80% del valore dei beni; - un periodo di esenzione fiscale di 10 anni per investimenti di 8 milioni di € o più; - sussidi statali, esenzioni fiscali, e altri incentivi per la creazione di nuovi posti di lavoro. - Zone franche L’attività in Zona franca è regolata dalla Legge sulle Zone franche del 1994 (Gazzetta Ufficiale della Repubblica Federale di Jugoslavia N° 81/94). L’esportazione di beni e servizi dalla zona e l’importazione di beni e servizi nella zona sono libere. In conformità con la legge, le sole attività permesse sono quelle che non recano danno all'ambiente e alla salute umana, alla proprietà materiale o alla sicurezza nazionale. Le società che operano entro i confini della zona franca sono autorizzate a importare beni per il rifornimento magazzini, lo skipping, la produzione o la riesportazione. I beni previsti per l’uso nella zona sono esenti dal dazio doganale e dagli altri dazi sull'importazione. Per i beni prodotti nella zona verrà emesso un certificato “made in Serbia”, se il valore delle materie prime e del materiale di produzione, del lavoro e delle spese di produzione di origine serba è di almeno 51% del valore complessivo dei beni esportati. In Serbia vi sono attualmente 13 zone franche con una superficie di più di 3.258.000 mq di spazio di produzione e di deposito dotato di un’infrastruttura completa. Il commercio estero annuale ha superato i 300 milioni di EUR. Le zone di libero commercio si trovano a Belgrado, Novi Sad, Pirot, Subotica, Sabac, Smederevo, Sremska Mitrovica, Sombor, Senta, Lapovo, Kovin, Vladicin Han e Prahovo. I vantaggi dell’investimento della zona franca sono vari: - All’interno della zona franca gli importatori sono esenti dall’iva sui beni importati, mentre all’esterno l’iva è stabilita al 18% per tutti i beni di importazione, ad eccezione di alcuni beni specificati dalla legge sull’IVA che sono tassati all’8%. - All’interno della zona le importazioni e le esportazioni di beni e servizi dentro e fuori sono illimitate. Inoltre Le materie prime usate per i prodotti finiti previsti per l'esportazione possono essere importate senza dazio. All’esterno le importazioni e le esportazioni di beni e servizi sono illimitate fuori dalle zone franche, ma il governo è investito del potere legale di imporre quote e altre restrizioni su certi tipi di beni per proteggere il mercato nazionale. Inoltre tutti i beni (a parte le forniture umanitarie) importati fuori dalle zone franche sono soggetti al pagamento dei dazi secondo le tariffe attualmente in vigore. - All’interno della zona i beni fissi, le macchine e i materiali di costruzione possono essere importati esenti da dazio. Gli utenti della zona possono utilizzare liberamente la valuta estera ottenuta dalle attività nell'ambito delle zone. All’esterno I beni fissi, le macchine e i materiali di costruzione sono soggetti al pagamento dei dazi. Se tali beni sono parte di un investimento straniero, sono soggetti solamente alla tassa doganale nominale del 0,5%. In conformità con la Legge sugli investimenti esteri, gli investitori stranieri hanno il controllo totale dei profitti ottenuti. - - All’interno Le importazioni di tutti i tipi di beni sono esenti da dazio. I beni possono essere distribuiti sul mercato nazionale dalle zone franche dopo essere stati sdoganati. Se i beni distribuiti sul mercato serbo sono stati prodotti in una zona franca con componenti locali e di importazione, i dazi doganali sono da pagare solo sui componenti importati. Le importazioni nelle zone franche e le esportazioni dalle zone franche sono illimitate, ovvero non sono soggette a quote, licenze, permessi o altre restrizioni del commercio estero. I beni che vengono importati sul mercato nazionale dalle zone franche sono soggetti alle procedure doganali standard, ma se oltre il 50% degli elementi costitutivi del prodotto sono di provenienza nazionale, tale prodotto e considerato nazionale. All’esterno tutti i beni (a parte le forniture umanitarie) importati fuori dalle zone franche sono soggetti al pagamento dei dazi secondo le tariffe attualmente in vigore. Le importazioni e le esportazioni di beni e servizi sono illimitate fuori dalle zone franche, ma il governo è investito del potere legale di imporre quote e altre restrizioni su certi tipi di beni per proteggere il mercato nazionale. All’interno i beni possono essere temporaneamente trasferiti dalle zone franche al mercato nazionale e viceversa per aggiungere valore attraverso le attività di lavorazione e trattamento, di installazione, di riparazione, di controllo di qualità e di marketing. Questo crea molte opportunità per la cooperazione con le industrie nazionali. Gli utenti della zona franca possono prendere in affitto, acquistare o costruire impianti di produzione, magazzini o edifici commerciali. All’esterno ed in conformità con la Legge sul commercio estero in vigore, è il Ministero delle relazioni economiche con l’estero a stabilire quale tipo di beni può essere provvisoriamente importato o esportato. L'affitto, l'acquisto o la costruzione di edifici e stabilimenti è possibile anche fuori delle zone franche, ma la procedura è più complicata. L'UE ha preso le misure peal fine di favorire le esportazioni dei paesi nella regione attraverso l'istituzione delle autonomous trade preferences (ATP) che consentono l'entrata senza il pagamento del dazio per oltre il 95% delle merci. Le esenzioni includono il vino, la carne e l'acciaio. Normativa societaria Le principali Leggi che regolano l’attività di business in Serbia sono: - -Legge sugli Investimenti Esteri-LFI (entrata in vigore il 19 gennaio 2002-Gazzetta Ufficiale della Repubblica Federale di Jugoslavia”, N° 3/2002); - Legge sulle Imprese (novembre 2004). A tutela degli investimenti esteri concorrono, anche altre Leggi quali: -Legge sulle operazioni di cambio; -Legge sulle zone franche. La Legge sulle Imprese, divenuta effettiva nel novembre 2004, definisce le imprese come entità giuridiche fondate da una persona fisica o da una entità giuridica sulla base di un documento di fondazione e al fine di generare profitto. Tale Legge regola le pratiche di costituzione, amministrazione, acquisizione, riorganizzazione e liquidazione di una società. In Serbia sono permesse quattro differenti forme societarie: -Società per azioni (aperta o chiusa) (akcionarsko društvo-a.d.); -Società a responsabilità limitata (društvo sa ograničenom odgovornošću-d.o.o.); -Società in nome collettivo o Associazione Generale (ortačko društv -o.d.); -Società in accomandita semplice o Associazione limitata (komanditno društv-k.d.). A queste quattro tipologie societarie vanno ad aggiungersi l’ufficio di rappresentanza e la filiale. Una società assume lo status di personalità giuridica al momento dell’iscrizione nel Registro delle Imprese. A partire dal 1° marzo 2005 alla richiesta di registrazione di un imprenditore devono essere allegati i seguenti documenti: certificato dell’identità dell’imprenditore (ad es. fotocopia della carta di identità o del passaporto); - certificato del pagamento della tassa di registrazione. Se un imprenditore opera sotto un nome differente dal proprio deve registrare tale nome presso l’Agenzia dei Registri Societari. Un imprenditore è responsabile con tutto il proprio patrimonio per le responsabilità incorse durante lo svolgimento della propria attività. - Tipologie societarie Società per azioni Una società per azioni può essere fondata da una o più persone giuridiche o fisiche. La costituzione di questo tipo di società avviene tramite la redazione di un Atto Costitutivo; nel caso in cui la società venga costituita da un unico fondatore, allora si avrà un Atto di Incorporazione. Una società così costituita esiste indipendentemente dai suoi azionisti che non sono responsabili per i debiti e le obbligazioni della società stessa. Una società per azioni può essere chiusa o aperta; nel caso di una società chiusa gli azionisti non possono essere più di 100. Il contributo di ciascun azionista può essere in denaro o tramite conferimenti in natura il cui valore deve essere valutato da un esperto; nel caso di una società chiusa può essere anche in prestazioni lavorative e attività varie. Il capitale è suddiviso in azioni ognuna della quali ha un proprio valore nominale. Il capitale iniziale, nel caso di una società per azioni chiusa non può essere inferiore a € 10.000, calcolato al tasso di cambio in vigore al momento del versamento di capitale. Nel caso di una società per azioni aperta il capitale iniziale non può essere inferiore a € 25.000 al tasso di cambio in vigore al momento del versamento di capitale. Il valore del capitale minimo richiesto aumenta in riferimento a società operanti nei settori assicurativo e bancario. In particolare: Banche, il corrispettivo è in CSD (dinari serbi convertibili) di €10.000.000. Società d’assicurazioni: - Assicurazione sulla vita - l'equivalente in CSD di €2.000.000 - Assicurazione di pensione privata - l'equivalente in CSD di €3.000.000 - Tutti i tipi di assicurazione sulla vita - l'equivalente in CSD di €4.000.000; - Assicurazioni varie - Assicurazione (privata) contro gli infortuni e contro le malattie - l'equivalente in CSD di €1.000.000 - Assicurazione totale di veicoli a motore e ferroviari e assicurazione obbligatoria l'equivalente in CSD di €2.500.000 - Altre forme di assicurazione di beni, assicurazione contro i sinistri, e altri tipi di assicurazione (non sulla vita) - l'equivalente in CSD di €2.000.000 - Tutti i tipi di assicurazione non-vita - l'equivalente in DSC di €4.500.000 - Riassicurazione - l'equivalente in CSD di €4.500.000 Le azioni possono essere ordinarie o privilegiate. Una società per azioni può aumentare o diminuire il proprio capitale, solitamente tali decisioni vengono prese dall’Assemblea Generale degli Azionisti. Il nome di una società per azioni deve contenere la sigla “a.d.”. Una società per azioni aperta deve avere un Consiglio di Amministrazione, mentre una di tipo chiuso può avere un solo direttore oppure un Consiglio di Amministrazione. Società a responsabilità limitata Una società a responsabilità limitata può essere fondata da persone giuridiche o fisiche. I fondatori sono responsabili per i debiti e le obbligazioni della società nel limite della loro partecipazione. Una società così costituita può avere al massimo 50 soci. La costituzione di una società per azioni avviene tramite la redazione di un Atto Costitutivo; nel caso in cui questa venga fondata da un unico fondatore, allora si avrà un Atto di Incorporazione. I soci sono tenuti a firmare un “Accordo tra i Soci” per definire ulteriori diritti e responsabilità. Le quote di partecipazione dei membri costituiscono il capitale, ciascun membro può partecipare con una sola quota ed ogni singola quota può determinare più voti. Le quote di partecipazione possono essere conferite in denaro, tramite conferimenti in natura o tramite prestazioni lavorative ed attività varie prestate in passato. La quota in denaro del capitale iniziale non può essere inferiore a € 500 calcolato al tasso di cambio in vigore al momento del versamento di capitale. Gli organi amministrativi sono: -Assemblea Generale; -Consiglio di Amministrazione; -Organo di Supervisione. L’Assemblea Generale è l’unico organo autorizzato a provvedere all’aumento o diminuzione di capitale. Le azioni sono liberamente trasferibili tra i partner ed anche a terzi. In questo ultimo caso i partner hanno il diritto di priorità. Il nome di una società a responsabilità limitata deve contenere la sigla “d.o.o.”. Società in nome collettivo Una società in nome collettivo può essere fondata da due o più persone giuridiche o fisiche. Una società così costituita non richiede un capitale minimo. I fondatori sono congiuntamente e solidalmente responsabili verso gli obblighi societari. L’Atto Costitutivo sancisce diritti e responsabilità dei soci. Ciascun partner ha il diritto di operare per la partnership a meno che non sia disposto diversamente dall’Accordo di Partnership. Un partner può trasferire, dietro consenso degli altri partner, il capitale proprio ad una terza parte. Ogni partner può investire nella partnership denaro, prestazioni lavorative sia passate che future, beni ed attività varie. Il nome di una società in nome collettivo deve contenere il nome di almeno uno dei partner, indicazione della presenza di altri partner e deve contenere anche la sigla “o.d.”. Società in accomandita semplice Una società in accomandita semplice può essere fondata da due o più persone giuridiche o fisiche. Non è richiesto un capitale minimo. In tale tipologia societaria almeno uno dei partner (socio accomandatario) è congiuntamente e solidalmente responsabile verso gli obblighi della partnership, e il rischio di almeno un partner (socio accomandante) è limitato alla propria partecipazione. La partecipazione può essere in denaro, tramite conferimenti in natura, prestazioni lavorative o altre forme di attività. Un socio accomandatario non può trasferire il proprio diritto di proprietà senza il consenso degli altri soci accomandanti. Il nome di una società in accomandita semplice deve contenere almeno il nome di uno dei soci accomandatari e deve contenere la sigla “k.d.”. Ufficio di rappresentanza Un ufficio di rappresentanza può essere aperto da: - una o più persone di cittadinanza straniera impegnate in un’attività economica, o bancariofinanziaria e/o assicurativa; - organizzazione nazionale o internazionale i cui membri sono cittadini stranieri impegnati in attività di business; - qualsiasi organizzazione nazionale o internazionale che operi in operazioni di sviluppo del commercio in Serbia. Un ufficio di rappresentanza si costituisce come parte della società straniera e per questo non costituisce personalità giuridica. Un ufficio di rappresentanza può avere una o più filiali e non è autorizzato ad operare nei campi degli armamenti e delle attrezzature militari. Le attività che può svolgere sono le seguenti: - osservazione del mercato e svolgimento delle operazioni preliminari per la costituzione di contratti di importazione ed esportazioni di beni e servizi; - realizzazione di contratti e di importazioni che favoriscono lo sviluppo del settore manifatturiero serbo; - realizzazione di contratti relativi alla co-produzione e/o alla cooperazione tecnica e commerciale; - osservazione del mercato finanziario-bancario; - stabilimento di rapporti d’affari con imprese o società di assicurazione nazionali; - svolgimento di operazioni di agenzia di trasporto aereo. Un ufficio di rappresentanza deve essere registrato presso il Ministero delle Relazioni economiche con l’Estero attraverso la registrazione nel Registro degli Uffici di Rappresentanza delle Società Straniere. Un ufficio di rappresentanza operante in Serbia e Montenegro deve presentare al Ministero delle relazioni Economiche con l’estero un report annuale riguardo le attività svolte durante l’anno non oltre il 31 marzo dell’anno successivo all’anno di riferimento indicato nel report Mercato del lavoro L’elevato tasso di disoccupazione costituiva, già prima del conflitto nel Kosovo del 1999, uno dei problemi di maggiore gravità nel quadro della situazione economica complessiva del Paese. Nel corso degli anni ’80 la Jugoslavia ha conosciuto un tasso molto elevato di disoccupazione. Le regioni maggiormente colpite sono state proprio il Kosovo ed il Montenegro, ma anche la Serbia centrale ha raggiunto un tasso di disoccupazione del 15%. In seguito alla guerra della prima metà degli anni `90, alle sanzioni economiche e alla perdita dei mercati di sbocco delle ex Repubbliche socialiste Jugoslave, la situazione è ulteriormente peggiorata. Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 26-30%. Inoltre bisogna considerare che tali dati non includono la popolazione agricola e che una quota significativa di lavoratori è stata posta in una situazione di congedo non retribuito. A seguito del conflitto del 1999 si stima che un altro milione di persone sia rimasto senza lavoro. Attualmente i dati dell’Ufficio Nazionale per l’Impiego mostrano un totale di disoccupati pari a 900.713 nel luglio 2007, il 10% in meno rispetto allo stesso mese del 2006, rappresentando circa il 30% del totale della popolazione Serba in età lavorativa. Sebbene la disoccupazione rimanga uno dei problemi sociali maggiori, il vero livello dei senza lavoro dovrebbe attestarsi attorno al 20% se si tiene in considerazione il lavoro nero. Tuttavia un fattore negativo è dato dal fatto che la disoccupazione è molto alta tra i giovani ed i lavoratori in cerca di primo impiego. Il Parlamento della Repubblica Serba successiva all’era di Milosevic, dopo lunghe negoziazioni tra i sindacati ed il governo, ha approvato una nuova Legge sull’Impiego il 12 dicembre 2001 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.70/2001). La Legge, che è stata redatta nello spirito degli standard dell’impiego dell’Unione Europea e nel rispetto delle raccomandazioni della Organizzazione Internazionale dell’Impiego di cui la Jugoslavia ne è da poco diventata membro, rappresenta un compromesso tra governo e sindacati, dopo l’accettazione di 33 dei 50 emendamenti proposti da questi ultimi. Nel marzo del 2005 è stata emanata una nuova Legge sul lavoro anch’essa ispirata agli standard dell’UE e della Organizzazione internazionale sul Lavoro. L’intento del legislatore è stato di non schierarsi né a totale difesa degli interessi dei datori di lavoro a discapito dei lavoratori, né di quelli dei lavoratori a discapito delle attività economiche, né ancora di quelli dello Stato, cercando piuttosto di promuovere lo sviluppo del mercato del lavoro. La Legge del Lavoro regola i diritti, le obbligazioni e le responsabilità basate sul rapporto di lavoro. La legge individua come fonti generali e particolari del diritto del lavoro: - - le leggi che devono essere completate dalle disposizioni delle convenzioni e dei trattati internazionali; - i contratti collettivi; - le regole dei datori di lavoro; - il contratto di impiego. Secondo la legge non è più obbligatorio raggiungere un contratto collettivo. Il solo obbligo a carico del datore di lavoro e del sindacato è di negoziare per giungere alla conclusione di un contratto collettivo. Il rapporto di lavoro può essere pertanto regolato anche semplicemente dalle disposizioni definite dal datore di lavoro e dal contratto di lavoro, se nessuno dei sindacati può stabilire, in accordo con i requisiti di legge, che essi rappresentino correttamente gli impiegati interessati, o se le parti di una contrattazione collettiva non raggiungano un accordo dopo la negoziazione. In questo caso, le relazioni di lavoro possono essere regolate dalle disposizioni del datore di lavoro e dal contratto di lavoro o solamente dal contratto di lavoro. Il requisito dell’età minima per l’ingresso nel mondo del lavoro resta fissato a 15 anni, salvo diverse disposizioni del datore di lavoro. Le relazioni di lavoro sono stabilite da un contratto di lavoro concluso tra il datore di lavoro e l’impiegato. E’ possibile concludere contratti a tempo indeterminato e contratti a tempo determinato. Questi ultimi però sono previsti solo per alcuni tipi di lavoro, così come stabilito dalla società, e per un periodo di tempo non superiore a 3 anni. Se però il lavoratore continua a lavorare per altri cinque giorni lavorativi dopo la scadenza del contratto temporaneo, il suo impiego sarà considerato come permanente. Il contratto di lavoro può essere: - a tempo indeterminato - a tempo determinato ma fino a 12 mesi e soltanto per alcuni casi quali lavori stagionali, impieghi su specifici progetti per incremento temporaneo del lavoro. Vi sono alcuni tipi di contratto speciale come: - -Contratto sui lavori occasionali e temporanei (fino a 120 giorni e conclusi solo con le seguenti persone:disoccupati, beneficiari pensionati, lavoratori part-time, membri di organizzazioni di studenti o di giovani sotto i 30 anni); - Contratti di prestazione; - Contratti sulla rappresentanza e l’intermediazione; - Contratti sulla formazione professionale. La - nuova Legge prevede anche alcuni altri tipi di contratti di impiego come: il periodo di prova (non superiore a tre mesi); il lavoro ad alto rischio; il lavoro svolto all’esterno rispetto all’area dell’ufficio; speciali termini per il primo impiego; impiego con orari ridotti di lavoro. Viene prevista anche l’assistenza domiciliare. La possibilità di concludere un contratto di lavoro volontario non esiste più, da quando il diritto ad un salario adeguato è riconosciuto come uno dei diritti di base del lavoratore. La nuova legge non disciplina affatto il collocamento degli impiegati, cosicché il datore di lavoro non è limitato da alcuna norma nell’organizzare il collocamento dei lavoratori. Quanto alla durata del lavoro, un impiego a tempo pieno è articolato tra le 36 ore e le 40 ore settimanali. Il lavoro straordinario non può essere superiore ad 8 ore settimanali o per 4 ore giornaliere a lavoratore (la precedente legge permetteva 10 ore di straordinario a settimana). Similmente alla precedente legislazione, è stabilito un intervallo minimo di 30 minuti durante la giornata lavorativa e di non meno di 12 ore tra giornate di lavoro consecutive e un intervallo per il fine settimana di almeno 24 ore. La nuova legge prevede un minimo di 20 giorni di permesso annuali pagati e, a differenza della precedente legislazione, non stabilisce criteri obbligatori per la determinazione della durata dei permessi annuali. La nuova legge specifica invece le ragioni per le quali i permessi pagati possono essere approvati, secondo una lista di possibilità ben più ristretta rispetto al passato. I maggiori cambiamenti in materia di protezione dei lavoratori riguardano la durata del periodo di maternità, per il quale è accordato un permesso non superiore a tre mesi continuativi a partire dalla data del parto e che può cominciare 45 giorni prima della data presunta del parto. Dopo la scadenza del periodo di maternità, la madre o il padre del bambino possono avvalersi del diritto a permessi pagati per occuparsi del bambino per un totale di 365 giorni, continuativi dal giorno in cui il congedo di maternità è cominciato. Il diritto a percepire la retribuzione, uno dei diritti di base del lavoratore, è stabilito dalla Legge, ma non in modo così dettagliato come era nella precedente legislazione. E’ stabilito che tutti i lavoratori debbano essere pagati in ugual misura per lo stesso lavoro, o per lo stesso valore di lavoro, dallo stesso datore di lavoro. Inoltre, il minimo salariale è specificato per una produttività di lavoro standard durante le ore di lavoro a tempo pieno. Se non ci sono altri accordi tra il governo, le associazioni dei datori di lavoro e i sindacati, il minimo salariale sarà stabilito dal governo della Repubblica di Serbia in armonia con i criteri che sono determinati dalla Legge sull’Impiego. Il lavoratore ha il diritto ad un aumento del pagamento per il lavoro straordinario, per il lavoro notturno, per quello durante i periodi festivi e per i cambiamenti di lavoro. In caso di congedo per malattia, il lavoratore ha diritto al 65% del salario che egli avrebbe percepito se avesse lavorato (In armonia con il contratto collettivo generale del passato il lavoratore aveva diritto all’80% della retribuzione in caso di malattia). Il rapporto di lavoro può concludersi in uno dei seguenti modi: - indipendentemente dalla volontà sia del datore di lavoro che del lavoratore; - per volontà o del datore di lavoro o del lavoratore; - per accordo tra il datore di lavoro ed il lavoratore. Le ragioni per terminare il contratto di impiego sono stabilite dalla legge. Il datore di lavoro deve giustificare la sua decisione ogni volta che egli intenda terminare il contratto di impiego. Le ragioni possono essere: - il lavoratore non raggiunge una soddisfacente produttività; - il lavoratore non ha un adeguato grado di conoscenze e capacità per la sua posizione lavorativa; - il lavoratore viola le sue obbligazioni lavorative; - il lavoratore abusa del suo diritto ai permessi per malattia; - il lavoratore non osserva il codice disciplinare del lavoro; - il lavoratore non ritorna al lavoro per 15 giorni dopo la scadenza dei permessi non retribuiti; - il lavoratore commette un atto criminale durante il lavoro o nell’ambito delle relazioni di lavoro; - fallimento per la firma di un’appendice al contratto di lavoro secondo la legge; - la posizione del lavoratore non risulta più necessaria a causa di modificati requisiti tecnologici ed economici. Il Parlamento serbo ha adottato anche degli emendamenti alla legge sulle pensioni e l’assicurazione di invalidità permettendo un adattamento con i salari e il costo della vita. Le pensioni saranno riviste ogni aprile ed ottobre e nei successivi 4 anni ed aggiustate sulla base degli incrementi semestrali precedenti per l’adeguamento al costo della vita. Partendo dal 2006 il più basso livello di pensione dovrà essere pari al 25% del salario medio dell’anno precedente e nei seguenti tre anni non più basso del 60%. Dal 2008 al 2012 gli emendamenti prevedono che l’età di pensionamento potrà crescere a 60 anni per le donne e 65 per gli uomini con un minimo di 15 anni di servizio. Ad aprile 2005 (ultimo dato disponibile) lo stipendio netto mensile medio è stato di 209 €, ma secondo l’Ufficio di Statistica serbo (RZS) tra luglio 2005 e luglio 2006 c’è stato un aumento del 10%. Gli aumenti maggiori si sono verificati nel settore minerario (34,1%) e quelli finanziari (18,9%).I lavoratori di questi settori sono stati i più pagati in termini assoluti ma appena dietro vi sono quelli impiegati nei servizi pubblici. I lavoratori delle pubbliche amministrazioni e del settore immobiliare, al contrario, hanno avuto di meno in termini di crescita di salario ma stanno contrattando per ricevere adeguamenti. L’unico settore che ha subito una contrazione è stato quello della pesca che ha dovuto subire un -25% circa. In termini macroeconomici i salari stanno di nuovo crescendo più veloce del Pil, il quale negli ultimi anni ha subito la pressione dell’inflazione (che ricordiamo è stata abbastanza alta). Il trend continua anche nel 2007, infatti il salario reale netto è cresciuto del 28,7% in termini nominali e 22,1% in termini reali tra gennaio e ottobre su base annua. Gli altri settori a crescita elevata sono stati quello energetico (+42%), dei lavoratori sociali e della sanità (41%), minerario (31%) e delle costruzioni (32%). I più grandi settori quali quelli del commercio, dei trasporti ed il manifatturiero sono stati al di sotto della media, mentre nell’agricoltura e nell’intermediazione finanziaria la crescita è stata per entrambi attorno al 19%. Nel settore pubblico e nella previdenza sociale l’aumento è stato del 25,3%, mentre nelle poste e telecomunicazioni del 24%. Costi industriali - - - Aumento dello stipendio nominale: 8,38% nel aprile 2005 Stipendio netto mensile medio: 209 EUR nel aprile 2005 Tasso d’imposta sull’utile d’impresa: 10% IVA: 8% e 18% Tasso d’imposta sul reddito: 14-20% Costo del terreno per uso industriale: l’affitto dei magazzini dipende dalla qualità, dall’ubicazione e dalle condizioni in cui si trovano, ed il prezzo varia da 3-6 €/m2 mensili Costi di affitto degli uffici: o Categoria A - 20-25 €/m2 mensili o Categoria B -15-28 €/m2 mensili o Spazio adibito ad uso di ufficio -10-17 €/m2 per mese Costo dell’acqua: 0,28-0,44 €/m3 Costi di installazione di una linea telefonica: 81€ per le persone fisiche e 162€ per le persone legali Costi di trasferimento di una linea telefonica: 6€ per le persone fisiche e legali Costi delle telefonate internazionali: o Zona I (paesi confinanti) - 0,22€/minuto per le persone fisiche e 0,37€/minuto per le persone giuridiche o Zona II (paesi europei vicini - Slovenia, Italia, Polonia, ecc.) - 0,28€/minuto per le persone fisiche e 0,46€/minuto per le persone giuridiche o Zona III (altri paesi europei - Gran Bretagna, Francia, Svezia... e nord Africa) 0,33€/minuto per le persone fisiche e 0,54€/minuto per le persone giuridiche o Zona IV (Africa, Asia, Stati Uniti e Australia) - 0,60€/minuto per le persone fisiche e 0,99€/minuto per le persone giuridiche o Zona V (Africa, Asia, America Latina e altro) - 0,72€/minuto per le persone fisiche e 1,19€/minuto per le persone giuridiche Costo dell’energia elettrica per uso industriale - 0.035 €/kwh Fonte: Siepa (Agenzia per gli investimenti esteri). Disciplina doganale Per quanto riguarda il sistema doganale, è stata realizzata un’armonizzazione tra Serbia e Montenegro, particolarmente sollecitata dalla Commissione europea quale condizione imprescindibile per fare avanzare il processo, di associazione e stabilizzazione, propedeutico all'ingresso nell'UE (almeno fino a quando la Serbia ed il Montenegro sono stati un unico stato). Inoltre, nella conferenza dei Ministri del Commercio estero dei Balcani, svoltasi sotto la Presidenza italiana, a Roma il 13 novembre 2003, è stato dato un forte impulso alla realizzazione di un'area di libero scambio che comprende, oltre a Serbia e Montenegro, altri sette Paesi della regione, Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Macedonia, Romania, e Moldova e che dovrebbe essere completata entro il 2007. Il riferimento normativo è la Legge Doganale, (GG.UU. SRJ, n45/92, n16/93, n50/93, n24/94, n28/96, n29/97, n59/98, 23/01) il cui ultimo aggiornamento è entrato in vigore il 1 gennaio 2004. Essa è modellata sugli standard e le pratiche europee. Il codice doganale applica le raccomandazioni del WTO e della Organizzazione mondiale delle dogane. Uno dei risultati migliori è stata la semplificazione delle procedure doganali che sono state rese più efficienti e veloci. I tassi delle tariffe sono stabiliti dalla Legge sulle tariffe ed applica il principio della nazione più favorita (MFN). Per i beni provenienti da altre nazioni si applica un tasso del 70% in più. Gli ultimi emendamenti alla legge sono state apportate nel luglio 2005 e le tariffe applicate sui beni variano dallo 0% al 30% (per la precisione: 0%,1%,3%,5%,7%,8%,10%,12%,15%,18%,20%,22%,25%,30). I prodotti che provengono da Serbia e Montenegro sono generalmente ammessi all'importazione nell'Unione Europea senza limitazioni quantitative e sono esenti da diritti doganali e tasse. Le Relazioni commerciali con l’UE includono anche gli scambi di tutto il settore tessile grazie all’accordo firmato il 31 marzo 2005 tra le due parti. Questo, in sostanza, ha permesso di aprire il mercato europeo ai prodotti tessili serbi senza tariffe doganali, mentre la Serbia si è impegnata ad abbassare le proprie in un periodo di tre anni fino ad una tariffa pari a zero per il 2008. Per quanto riguarda invece la zona di libero scambio dell'Europa de Sud-Est di cui sopra, le basi sono state gettate con il Memorandum sull'accordo di liberalizzazione e di agevolazione del commercio firmato il 27 giugno 2001 dai paesi elencati precedentemente. I punti principali di questo accordo sono i seguenti: liberalizzazione di almeno 90% dei scambi commerciali entro la fine del 2008, un insieme omogeneo di regole preferenziali sull'origine della merce, provvedimenti in coerenza con l'Organizzazione mondiale per il commercio per l'attuazione delle misure di antidumping, di compensazione e di tutela, misure trasparenti e non-discriminatorie in materia di appalti pubblici, sovvenzioni e monopoli statali, armonizzazione della legislazione commerciale con quella dell'UE (in particolare delle leggi sulle procedure doganali, sulla concorrenza, sulle società e sulla contabilità, le tasse e le attività bancarie aziendali), tutela della proprietà intellettuale in conformità con gli standard dell’Organizzazione mondiale per il commercio. Da considerare, infine, che la Serbia è l'unico paese in Europa del sud-est che ha un Accordo di libero scambio con la Russia, che le permette l’accesso ad un mercato di 150 milioni di persone.Sistema fiscale Prima di parlare del sistema fiscale è bene parlare del miglioramento che vi è stato nel metodo di compilazione del budget statale in Serbia. Questo è avvenuto grazie all’aiuto ricevuto dal FMI il cui metodo ha migliorato anche tutta la disciplina fiscale del paese. Il budget del 2001 è stato il primo che ha incluso le spese sulla previdenza sociale e le pensioni e il primo a non includere un bilancio extra-budget. Nel 2007 è stato programmato un altro taglio che interesserà l’imposta personale sul reddito la cui aliquota base sarà ridotta dal 14% al 12%. Quella del 40% sarà ridotta al 35%, mentre l’assegno di sussidio alle persone fisiche sarà accresciuto a 5,000 CSD per mese (circa 75 US$). Questi tagli aggiustamenti avranno effetto sulle entrate del governo ma il budget attuale sembra capace di supportare tutto ciò, visto anche i due anni di surplus accumulati (2005 e 2006). La riforma del sistema fiscale, ha avuto tra i principali obiettivi quello di ridimensionare la portata dell'economia sommersa, stimata, a seconda delle fonti, tra il 40 ed il 200% rispetto al prodotto nazionale ufficiale. Al principio del 2005, in base alla legge approvata il 23 luglio 2004, è stata introdotta l'imposta sul valore aggiunto (IVA). Nel periodo 2001/2003 sono state approvate leggi importanti, tra cui le seguenti: - la la la la la la la legge legge legge legge legge legge legge sul profitto delle aziende; sulle transazioni finanziarie; sulla privatizzazione; sul lavoro; sugli investimenti esteri; sul leasing; sulle concessioni. Dall'inizio del 2004, e in particolare dall'insediamento del nuovo governo sono stati approvati altri importanti provvedimenti: - legge sulle assicurazioni; - legge sulla registrazione delle imprese; - legge che istituisce l'Agenzia per la registrazione delle imprese. Il 2 giugno 2006 è stata approvata la nuova legge sulla contabilità e la revisione dei conti. Tra gli incentivi approvati per attrarre gli investitori occorre rilevare il provvedimento del 2003, relativo ai profitti aziendali, che ha ridotto la tassa sui profitti delle imprese dal 20% al 14% ed ha previsto una serie di sgravi fiscali. Dal 1° luglio 2004 la tassa sui profitti aziendali è stata ulteriormente ridotta al 10%. TIPOLOGIE DI IMPOSTE Il quadro normativo è costituito dalle seguenti leggi: - legge sull’imposta dei profitti societari, (G.U. RS, n43/94, n53/95, n54/96, 25/01); - legge sull’imposta di base, (G.U. SRJ, n30/96, 29/97, 12/98, 59/98, 53/99, 40/01); - legge sulla tassa sulle vendite, (G.U. RS 60/97). Il sistema fiscale nella Repubblica Serba è regolato a livello repubblicano, i regolamenti, l'accumulazione ed il controllo di conformità di imposta sono di competenza della Repubblica. Una vasta riforma fiscale è stata effettuata nel mese di giugno del 2001. Quasi tutte le leggi sono state modificate ed in molte zone sono stati introdotti oltre a nuovi tassi alcune nuove tasse (quale la tassa d’uso). Nel mese di novembre del 2002, le nuove correzioni sono state adottate, con conseguenti: tassi più bassi ed ambiente di affari e di imposta più favorevole. Imposta sul reddito delle persone fisiche La tassa sul reddito personale è pagata dagli individui sulle differenti fonti di reddito generate durante l'anno civile. Il reddito imponibile include: - gli stipendi; - il reddito dall'agricoltura e dalla silvicoltura; - il reddito da lavoro indipendente, il reddito dai diritti d'autore e dai diritti di proprietà industriale; - il reddito da capitale, il reddito da beni immobili e gli altri redditi. Il tasso applicabile è del 14% per gli stipendi fino al 2006. Nel 2007 è stato programmato un altro taglio che interesserà l’imposta personale sul reddito la cui aliquota base è stata ridotta dal 14% al 12%. Quella del 40% sarà ridotta al 35% mentre l’assegno di sussidio alle persone fisiche sarà accresciuto a 5,000 CSD per mese (circa 75 US$). Gli altri redditi personali sono tassati principalmente al tasso di 20%. Imposta sui salari Gli stipendi e le indennità accessorie sono tassati ad un’aliquota del 14% ma è stata ridotta al 12% dal 2007. La persona tassabile è l'impiegato, ma il datore di lavoro è responsabile del calcolo e del pagamento della tassa sul reddito personale a nome dei suoi impiegati. La base imponibile è lo stipendio lordo, che include la ritenuta fiscale e i contributi sociali. Le pause pranzo, le compensazioni per fieldwork ed le ferie sono inclusi nella base imponibile, come pure altre corresponsioni rese dal datore di lavoro. Oltre ai contributi sociali pagati sia dagli impiegati che dai datori di lavoro, al tasso del 18,25% (emendamenti entrati in vigore dal 27 luglio 2006), un'imposta sui redditi da lavoro del 3,5% grava sullo stipendio lordo. Dal 2007 la base minima delle contribuzioni sociali saranno ridotte dal 40% al 35%. Le indennità accessorie sono considerate come componenti dello stipendio lordo e sono soggette all’imposta sugli stipendi e ai contributi sociali. La legislazione, in vigore a partire da luglio del 2001, ha introdotto incentivi per i cittadini stranieri residenti impiegati in Serbia e Montenegro per quanto riguarda la tassazione delle indennità accessorie. Le indennità accessorie (quali i contributi alloggiativi) relative all'occupazione di uno straniero nella Repubblica di Serbia, sono esenti da tassa per un ammontare del 35% dello stipendio pagato localmente. Questa misura si applica ai cittadini stranieri residenti con i contratti di occupazione locali di almeno 3 anni. L'imposta sul reddito annuale è l’imposta sul reddito dei cittadini residenti. Tale reddito include il reddito ricevuto nella Repubblica di Serbia ed il reddito guadagnato universalmente. Il reddito imponibile e formato dallo stipendio annuale netto e dall'altro reddito netto, guadagnati durante l'anno civile. Secondo la legislazione, il reddito annuale è tassato se eccede 502.050 Dinars, mentre il livello di reddito non-tassabile guadagnato dai cittadini stranieri residenti è di 2.342.900 Dinars. Qualsiasi importo che ecceda il reddito non-tassabile è tassato in base ad un’aliquota progressiva. Il reddito imponibile è ulteriormente ridotto dell'importo di 50.205 Dinars e dell'importo di 16.735 Dinars per ogni membro della famiglia a carico. Tuttavia, la quantità totale di deduzioni non può eccedere il 50% del reddito imponibile. Il livello di reddito non-tassabile e la quantità di permessi personali sono regolati annualmente in conformità con il tasso di crescita degli stipendi, basato sui dati forniti dal Bureau of Statistics. Il reddito annuale è soggetto ad un’imposta del 10%. Il contribuente deve presentare la dichiarazione dei redditi alle amministrazioni fiscali entro 15 marzo per il reddito generato durante l'anno precedente. Tutte le entità legali, compreso le associazioni, che producano reddito vendendo i prodotti e fornendo i servizi sul mercato, sono obbligate a pagare l’imposta sul reddito societario ad un tasso uniforme del 10 %. Contribuente I contribuenti sono aziende registrate come: joint stock companies, limited liability companies, socially-owned companies, public enterprises, general partnerships or limited partnerships. Contribuente è inoltre qualunque altra entità legale che genera profitto dalla vendita dei relativi prodotti o servizi sul mercato. Per contribuenti si intende sia i residenti che i nonresidenti. I residenti sono tassati in base al loro reddito complessivo. I non-residenti subiranno la tassazione solo sul reddito prodotto in Serbia. Una persona giuridica è considerata residente se la relativa sede principale o amministrativa è situata sul territorio della Repubblica di Serbia. I residenti sono subordinati alla responsabilità illimitata di imposta per il proprio profitto, sia generato sul territorio della Repubblica di Serbia (qui di seguito citata come: Repubblica) sia altrove. Un non-residente è un’entità legale la cui sede principale ed amministrava siano situati fuori del territorio della Repubblica. Un nonresidente è assoggettato all'imposta sul reddito societario generato negli stabilimenti industriali situati in Serbia. Base imponibile Il reddito imponibile è stabilito in base all’utile lordo indicato nella dichiarazione dei redditi annuale. Le registrazioni includono il reddito imponibile aumentato delle spese non-deducibili e di registrazione del reddito imponibile in conformità con le regole di valutazione di trasferimento. Il reddito rivalutato, cioè il reddito rivalutato che supera l’eccedenza di rivalutazione, è ancora tassabile secondo la legge. Gli interessi passivi sono deducibili fino al livello di tasso negoziato sul mercato. Guadagni in conto capitale e perdite I guadagni e le perdite in conto capitale sono riconosciuti a scopo della valutazione di imposta sul reddito societario. Il guadagno/perdita in conto capitale è una differenza fra il prezzo a cui un bene/diritto è venduto ed il relativo costo di acquisizione. Il prezzo di vendita è il prezzo concordato dalle parti contraenti, o il prezzo di mercato stabilito dalle amministrazioni fiscali se il prezzo concordato è valutato più basso del prezzo di mercato. Il prezzo concordato/di mercato non include la tassa di trasferimento della proprietà. Il costo di acquisizione è il prezzo a cui un bene è acquistato, ridotto dalla quantità di deprezzamento ed aumentato della quantità di rivalutazione, conformemente alle regole di contabilità. Il capital gain è incluso nel reddito imponibile. La perdita di capitale può essere compensata con un guadagno in conto capitale realizzato durante lo stesso anno. La perdita di capitale restante può essere compensata dai guadagni in conto capitale futuri, su un periodo di contabilizzazione fino a 10 anni. Perdita fiscale La perdita fiscale evidenziata nella dichiarazione dei redditi può essere compensata nei dieci anni successivi. Deducibilità fiscale I dividendi, come pure i diritti d'autore e l'interesse generati da un non residente in Serbia e Montenegro sono soggetti ad una deduzione fiscale al tasso del 20% nelle situazioni di nonconcordato. La tassa è dedotta alla fonte, quando i dividendi, l'interesse ed i diritti d'autore guadagnati dalle entità non residenti sono pagati all’estero. Doppia tassazione Profitto guadagnato da una filiale non residente - Se un’azienda residente realizza il profitto e paga la tassa fuori della Repubblica di Serbia, sarà autorizzata ad un accreditamento dell’importo dell’imposta già pagata. Tale credito di imposta è limitato al livello della tassa applicabile al profitto prodotto all'estero, in conformità con la legge della Repubblica di Serbia. Profitto interaziendale Una società madre, contribuente e residente nella Repubblica, può dedurre il proprio profitto dell’ammontare delle imposte pagate dalla propria unità non residente in Serbia, sui profitti della società madre e sui dividendi stessi. Il reddito da dividendi di una filiale non residente è incluso nel reddito della società madre residente nell'importo aumentato dalla quantità pagata di tassa di profitto e di tassa dedotta. Il credito di imposta è limitato alla quantità di tassa che sarebbe calcolata in conformità alla legge serba. Il credito di imposta è assegnato alle entità che detengono almeno il 25% delle partecipazioni o degli interessi in una filiale non residente. Agevolazioni fiscali Secondo la legge sugli investimenti stranieri, una società di nuova costituzione è esentata dal pagamento dell’imposta sui profitti per un periodo di 5 anni se è creata in area o regioni sottosviluppate, mentre è esentata dal pagamento dell’imposta per un periodo di 6 anni se è creata in aree o regioni sottosviluppate definite come prioritarie. Un contribuente, che tragga utili da un’attività da poco avviata in un’area depressa, gode di un credito d’imposta per un periodo di 2 anni. Agli investitori stranieri è concesso uno speciale credito d’imposta. Se una persona straniera investe almeno il 10% del capitale netto di un contribuente residente, il contribuente ha diritto ad un credito di imposta per un periodo di 5 anni dalla data dell’investimento. Riguardo alle attività d’impresa, il livello ordinario di tassazione per le società di persone e per le società di capitale è proporzionale e non può essere inferiore al 20% e superiore al 30%. Un’esenzione fiscale è usufruibile per il contribuente che effettua un investimento in beni materiali di almeno 600 milioni di dinari e crea durante lo stesso periodo almeno 100 nuovi posti di lavoro. L’esenzione fiscale decorre da quando entrambe le condizioni sono soddisfatte. L’esenzione fiscale è proporzionalmente basata sul rapporto tra investimenti interessati e beni totali dell’impresa dopo l’investimento. Il contribuente ha diritto all’esenzione per un massimo di 10 anni sino a quando sussistono le sopra menzionate condizioni. L’esenzione fiscale può essere applicata nel primo anno in cui azienda ha realizzato profitti soggetti a tassazione. I nuovi posti di lavoro, per essere considerati tali, non è necessario che siano destinati a persone precedentemente iscritte nelle apposite liste di disoccupazione. L’Imposta sul Valore Aggiunto La legge sul valore aggiunto (IVA), pari al 18%, è stata approvata nel luglio 2004 dal Parlamento Serbo ed è entrata in vigore dal 1 gennaio 2005. I contribuenti dell'IVA sono tutte le entità legali e gli imprenditori che nel 2004 hanno avuto un giro d'affari delle merci e dei servizi al di sopra di CSD 2.000.000 (app. EUR 28.000) o che prevedono di avere un giro d'affari superiore al suddetto importo. La base imponibile dovrebbe anche contenere i diritti doganali, l'imposta di fabbricazione pagata, i costi di assicurazione e di trasporto o qualunque altro costo per quanto riguarda la vendita delle merci e dei servizi. La responsabilità di imposta si costituisce il primo giorno che si verifica uno degli eventi seguenti: - vendita delle merci e dei servizi; - accumulazione, se la tassa o una parte della tassa è stata raccolta prima della vendita delle merci e dei servizi; - nella data dell'origine dei diritti doganali, nel caso di importazione delle merci. L'input VAT è l'IVA calcolata e pagata da un contribuente al relativo fornitore sull'acquisto delle merci e dei servizi. L'output VAT è l'IVA che un contribuente calcola e carica sulle merci e sui servizi forniti ai clienti. Le differenze più notevoli fra l'IVA ed il Sales Tax system è che l'Iva sarà pagabile sugli acquisti delle materie prime e un contribuente può compensare l'input IVA (IVA a credito: pagata sull'acquisto delle merci e dei servizi) contro la relativa uscita IVA (IVA a debito: calcolata sulle merci e sui servizi forniti ai relativi clienti). Tuttavia, l'IVA pagata su alcuni prodotti e servizi (quali automobili, motocicli, spese di rappresentanza, accomodation in hotel, spese pasto, apparecchi elettrodomestici, ecc) non può essere compensata con l’ammontare di imposta a credito. I tassi di imposta prescritti dalla legge IVA sono i seguenti: - tasso standard 18%; - tasso ridotto 8%. Il tasso standard è applicato alla generalità delle merci e servizi, il tasso ridotto, invece, si applica soltanto a: - generi alimentari di prima necessità (pane, latte, olio vegetale, dello zucchero, carne fresca, uova, frutta e verdure); - giornali quotidiani; - servizi comunali. Oltre che i suddetti tassi di imposta, un tasso di imposta di 0% con il diritto alla deduzione di input IVA si applica a: - esportazione delle merci; - trasporto aereo internazionale. Un tasso di imposta pari allo 0%, senza il diritto alla deduzione di input VAT ,si applica a: - commercio di partecipazioni e titoli; - assicurazione e riassicurazione; turnover di terra; leasing degli appartamenti e dei locali di affari; ecc. La nuova legge di IVA ha determinato due periodi di presentazione della dichiarazione IVA: - ogni mese civile per i contribuenti il cui giro d'affari nei 12 mesi precedenti era superiore a CSD 20.000.000 o che prevede che il giro d'affari nei 12 mesi successivi supererà la soglia di CSD 20.000.000; - ogni tre mesi per i contribuenti il cui giro d'affari non eccede la suddetta soglia di CSD 20.000.000. Altre imposte indirette Il panorama fiscale del paese prevede anche altre imposte indirette, come l’imposta patrimoniale che è versata da tutte le persone fisiche e giuridiche che possiedono beni immobili, hanno usufrutto su di essi, hanno diritti di multiproprietà o ne sono locatari a lungo termine. Tassa sulla proprietà Sono soggetti a tale tassa tutte le persone, fisiche e giuridiche che posseggono un immobile sul territorio della Repubblica di Serbia. Per i soggetti obbligati alla redazione di bilancio e alla tenuta di libri contabili l’aliquota della tassa sulla proprietà è dello 0.40%; in tutti gli altri casi si avrà un’aliquota variabile e progressiva in accordo con la base imponibile. fino a: - CSD 6,000,000 = 0,40%; - CSD 6,000,000-CSD 15,000,000 = CSD 24,000+0,8% per il valore che eccede; - CSD 6,000,000; - CSD 15,000,000-CSD 30,000,000 = CSD 96,000+1,5% per il valore che eccede CSD 15,000,000; - oltre CSD 30,000,000 = CSD 321,000+3% per il valore che eccede CSD 30,000,000. Imposta sul passaggio di proprietà Tale imposta è versata da colui che vende beni immobili, proprietà intellettuale o azioni. L’imposta sul passaggio di proprietà è del 5%. Un’aliquota ridotta del 2,5% è prevista per il trasferimento dei diritti di terreni agricoli e forestali e di veicoli di seconda mano. Accise Le accise, imposte sui consumi, riguardano beni, quali derivati dell’olio, tabacchi, bevande alcoliche, sono applicate, inoltre, accise addizionali destinate a finanziare il deficit della previdenza sociale. Imposte locali Le imposte locali, per l’uso di terreni in aree urbane, hanno delle aliquote che variano in base all’ubicazione, tipologia e destinazione industriale dell’area, mentre l’imposta per servizi pubblici locali rappresenta una delle principali forme di tassazione. Rimpatrio dei profitti L’articolo 12 della Legge sugli investimenti esteri sancisce il diritto per l’investitore estero, una volta adempiuti tutti gli obblighi derivanti dalla legislazione nazionale, di poter liberamente e senza rinvio, in valuta convertibile, trasferire all’estero tutti i mezzi finanziari e di altro genere relativi agli investimenti esteri, e in particolare: - l’utile realizzato in base all’investimento estero, come profitto, dividendi ecc; - i beni di proprietà dell’investitore dopo la cessazione della società con capitale estero, quindi successivamente alla cessazione del contratto d’investimento; tutti gli importi derivanti dalla vendita delle azioni o della quota del capitale sociale della società con capitale estero; tutti gli importi ottenuti in base alla riduzione del capitale sociale della società con capitale estero; i compensi previsti dall’articolo 8 della legge in questione. Agevolazioni fiscali per gli investimenti stranieri Il regime di imposta serbo si è trasformato in modo più favorevole rispetto ad altri paesi : - tasso d'imposta sul profitto societario più basso d'Europa, insieme ai crediti di imposta del 10% per l'investimento nel capitale fisso fino all'80% del valore dei beni; - esenzione fiscale di dieci anni per gli investimenti di 8 milione/€ o più ; - sovvenzioni di governo; - esenzioni fiscali; - incentivi per la creazione di nuovi impieghi. Determinate industrie (che includono l'agricoltura, la pesca, la fabbricazione del cuoio e il settore tessile, la produzione di metallo non prezioso, i prodotti metallici, le macchine e le unità, le macchine di ufficio, le unità elettriche, la radio, le attrezzature di comunicazione e della TV, gli strumenti medici, il motore ed altri veicoli, video produzione) sono autorizzate a ricevere un credito di imposta in una quantità pari all'80% degli investimenti fatti nell'acquisto delle immobilizzazioni con il proprio capitale fino alla quantità totale di imposta societaria calcolata nell'anno in cui l'investimento è stato fatto. La parte inutilizzata di qualsiasi investimento può essere utilizzata nei dieci anni successivi. Se l'azienda è registrata come piccola impresa, un credito di imposta inoltre è assegnato per il capitale fisso, nella quantità del 40% dell'investimento fatto durante l'anno in corso. Il credito non può eccedere il 70% della tassa dovuta. Per un'azienda medio/grande, la legge prevede un credito di imposta del 20%. Il credito di imposta acquisito, per avere assunto nuovi impiegati con un contratto di occupazione a tempo indeterminato, può ancora essere riconosciuto nel caso di termine del contratto, se l’azienda ha nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato firmati nello stesso periodo fiscale in numero maggiore rispetto alla quantità di contratti terminati. L'ammortamento accelerato è disponibile per determinate immobilizzazioni (per esempio computer, beni per la protezione dell'ambiente, riduzione di rumore, risparmio energetico, semina di nuove foreste, riciclaggio dei rifiuti, come pure i beni per ricerca e sviluppo, la formazione e l'istruzione del personale). L'ammortamento accelerato è calcolato aumentando l'aliquota dell'ammortamento ordinario fino ad un massimo del 25%. In Serbia le imprese sono esenti dall'imposta sul reddito per 10 anni, a partire dal primo anno in cui realizzano il reddito imponibile se: - investono in capitale fisso un importo che eccede i 600 milioni CSD (approssimativamente 8 milioni EUR); - impiegano almeno 100 impiegati supplementari a tempo indeterminato. Un'esenzione fiscale di cinque anni è concessa per gli investimenti, dal giorno che la concessione di investimento è stata completata. Non c'è nessuna tassa dovuta se il reddito è prodotto prima del completamento dell'investimento di concessione. Il periodo reale dell'esenzione è determinato nel Decreto sulle Concessioni o nel Contratto di Concessione. Il reddito di un'impresa impegnata nell'addestramento, riabilitazione professionale e l'occupazione delle persone disabili è esente dall'imposta sul reddito in proporzione al rapporto tra le persone disabili e il numero totale di impiegati. Sistema creditizio e finanziario Il settore bancario è stato tra i comparti che più ha risentito della profonda crisi che ha investito il Paese negli anni ‘90. Esso si è sviluppato, tra l’altro, per la concessione di finanziamenti a compagnie statali, gestite con scarsa efficienza e con limitate capacità di rimborso dei crediti. Inoltre, alla ridotta efficienza delle allocazioni finanziarie, si è affiancata un’inadeguata supervisione dell’allora Banca Nazionale Jugoslava (NBJ) sulle attività svolte, che ne ha pregiudicato anche la trasparenza. Il complesso bancario, con qualche limitata eccezione per gli istituti privati, è rimasto così esposto a un notevole indebitamento. La complessità delle relazioni politiche tra Serbia e Montenegro, i lenti progressi nel processo di ristrutturazione e la stagnazione dell’economia europea stanno frenando la ristrutturazione e la riforma del settore finanziario. Tre caratteristiche fondamentali hanno segnato il recente percorso di transizione del sistema bancario serbo: - - la rimozione delle pesanti perdite collegate ai prestiti estesi per lo più a compagnie statali e il trasferimento dei costi di tale operazione nelle casse statali; la vendita di alcune banche, principalmente a investitori stranieri. Le banche dove lo Stato detiene ancora quote di maggioranza saranno vendute attraverso aste pubbliche o saranno soggette a piani di consolidamento; l’introduzione di operazioni bancarie secondo gli standards occidentali, con un aumento, seppur limitato, dei prestiti alle imprese private. I recenti sviluppi del settore bancario Anche se il numero di banche in Serbia è ancora alto, rispetto alla dimensione del Paese, il settore bancario è relativamente concentrato: le tre principali banche costituiscono 1/3 del valore delle rilevazioni complessive di bilancio, il 25% del capitale azionario e il 44% dei depositi. Il settore ha conosciuto un deciso processo di ristrutturazione in seguito alla caduta del regime di Milosevic, con un dimezzamento degli istituti bancari, diminuiti da 83 nel 2000 a 46 alla fine del 2003 e con la liquidazione nel 2002 delle allora 4 principali banche (la Banca Nazionale di Serbia (NBS) ha revocato nel 2002 le licenze alla Beobanka, Beogradska, Investbanka e Jugobanka che da sole concentravano il 57% del fatturato bancario complessivo. La Beobanka ha richiesto di riesaminare il suo caso). La Insurance Deposit and Rehabilitation Agency, istituzione finanziaria deputata all’assicurazione dei depositi bancari e alla gestione dei processi di risanamento e liquidazione degli istituti (legge n.53/01), è stata impegnata nel rilevamento e nella vendita di crediti non esigibili, determinati individualmente per ogni singola banca (all’inizio del 2002 la NBS ha revocato 23 licenze bancarie, ha imposto a 5 banche un piano di risanamento e ne ha lasciata 1 in amministrazione controllata, mentre 18 banche sono state oggetto di fusioni e a 4 è stata data una scadenza per la ricapitalizzazione). Lo Stato è diventato socio di maggioranza di alcuni istituti bancari quali, ad esempio, Jubanka, Kontinental Banka e Novosadska Banka . Inoltre è stato pianificato il passaggio ai privati della Niska Banka. Una serie di movimenti e di riallocazioni di risorse hanno determinato una distribuzione finanziaria per cui 5 banche detengono il 47% del capitale totale, mentre il restante 53% e’ suddiviso fra i restanti istituti di piccole e medie dimensioni. Le banche più piccole si sono dimezzate sia in termini numerici sia riguardo al fatturato totale. Secondo i transition reports dell’EBRD, il grado di liberalizzazione dei tassi d’interesse e dell’allocazione del credito nel mercato finanziario serbo ha raggiunto buoni risultati (2,3), ma il livello di sviluppo delle attività bancarie resta limitato, per lo scarso rafforzamento del quadro normativo e il ritardo nell’implementazione del nuovo regolamento finanziario. Tuttavia, i finanziamenti alle aziende e i crediti al consumo sono destinati a crescere, con la stabilizzazione dell’ambiente economico e politico e con la riduzione dei tassi di interesse. Il potere di autorizzare e concedere le licenze per l’apertura di Istituti di credito è nelle mani della Banca Centrale (la Banca Nazionale di Serbia), autorizzata altresì ad ispezionare i libri contabili e a sovrintendere le attività degli istituti costituitisi ed operanti nel Paese. La Banca Centrale, inoltre, svolge tutte le normali funzioni delle istituzioni analoghe dei paesi industrializzati con riferimento alla disciplina della moneta e del credito, all’amministrazione degli scambi in valuta estera ed al mantenimento delle riserve statali. Nell’agosto del 2005 la Banca Nazionale di Serbia ha aumento nuovamente la riserva obbligatoria di valuta estera per le Banche Commerciali, questa volta dal 26% al 29%. Tale iniziativa mira a rallentare la potenziale crescita inflazionistica dell’attività di cambio delle banche commerciali verso il settore privato, al fine di ridurre il rischio elevato di una più forte dipendenza del sistema bancario dall’euro. La rigida politica fiscale e l’aspettativa di una riduzione dell’inflazione successiva al periodo di previsione potrebbe dare alla Banca Nazionale Serba uno spazio per agevolare le condizioni monetarie. Sebbene gli alti livelli di “eurizzazione” continueranno a limitare l’efficacia della politica monetaria Le principali banche serbe Komercijalna banka Delta banka Vojvodanska banka Raiffeisenbank Jugoslavija Jubanka a.d. Beograd Poštanska štedionica a.d. Beograd AIK banka a.d. Niš Société Générale Yugoslav Bank a.d. Beograd Novosadska banka a.d. Novi Sad Srpska a.d. Beograd Le banche serbe, nonostante gli indubbi miglioramenti, presentano ancora dei problemi.Il sistema bancario è ancora dominato dalle banche statali o di proprietà pubblica, che contano per il 60% circa dei depositi totali, per oltre l’84% del numero di dipendenti e quasi il 50% delle attività patrimoniali totali. Allo stesso tempo, si assiste a un declino delle compagnie pubbliche e un crescente numero di banche dipendenti da grossi istituti internazionali. Il numero di banche controllate da stranieri è relativamente ridotto. Delle 11 banche di proprietà straniera, oltre a Raiffesseinbank, la più grande banca straniera in Serbia, sono presenti Pro-Credit Bank (specializzata nella microfinanza e a partecipazione mista), Société Générale Yugoslav Bank, HypoVereinsbank, Volksbank, National Bank of Greece, Hypo AlpeAdria-Bank, Nova Ljubljanska Bank, Zepter Bank, Alpha Bank e Eurobank. Le banche a maggioranza azionaria straniera rappresentano il 27% dei bilanci bancari totali, il 19,4% del capitale azionario, il 39,2% dei depositi e il 25,2% dei prestiti erogati complessivamente. L’offerta di servizi bancari La gamma di servizi che le banche sul territorio serbo sono oggi in grado di offrire rientrano in tre categorie principali: - Servizi relativi al conto corrente e ai libretti di risparmio (pagamenti e bonifici, depositi di breve periodo, mentre carte di credito e di debito sono ancora nelle prime fasi di sviluppo); - Prestiti (principalmente overdrafts e di crediti al consumo, finalizzati principalmente agli acquisti di automobili e ai prestiti di breve periodo alle aziende, mentre solo poche banche sono in grado di fornire i mutui); - Attività collegate agli scambi commerciali: principalmente lettere di credito e garanzie. Il credito ai privati Nonostante l’intervento straniero, le attività bancarie sono poco sviluppate: il credito domestico erogato in rapporto al Pil è del 14,3%, quando la media comunitaria e’ quasi doppia (27%), e una realtà confinante come la Croazia registra il 69% (Fonte: International Monetary Fund.). Tuttavia si sta assistendo a una ripresa, grazie agli intensi piani di ristrutturazione. Il trend recente di crescita del credito ai privati e’ stato supportato dall’aumento dei depositi, seguito all’introduzione dell’euro, ma anche dalle introduzioni normative più recenti che hanno favorito l’imporsi di banche con più serie credenziali di pianificazione strategica e di sviluppo. Al momento, le principali opzioni di credito al consumo reperibili agli sportelli bancari serbi sono le seguenti: - L’AIK Banka concede prestiti di valore tra i 2.800 e i 10.000 €, con un intervallo per il rimborso oscillante tra i 12 e i 36 mesi a interesse mensile medio del 2%. - La Continental Banka concede crediti tra i 450 e i 21.500 €, con rimborsi variabili tra i 6 mesi e i 5 anni ad un interesse medio dell’1,9%. - La Delta Banka offre finanziamenti ai privati per un’ampia gamma di impieghi. Il rimborso varia dai 6 ai 36 mesi, con interessi mensili variabile dallo 0,86% al 3%. - La Jubanka concede crediti per l’acquisto, la costruzione e la ristrutturazione di case, ma anche per l’acquisto di automobili e di macchine agricole. - La Komercijalna banka fornisce crediti fino a 60 mesi, per l’acquisto di beni di lunga durata, per le macchine agricole e per le automobili. I costi del finanziamento sono del 7,9% su base mensile e del 2% su base annua. - La Novosadska, la terza banca in via di privatizzazione, ha fornito crediti al consumo da 6 mesi a 5 anni, da 100 € per consumi nel breve a 25.000 € per immobili, con un 12% di tasso annuo. Da segnalare il continuo abbassamento del tasso di sconto da parte della Banca Centrale. A gennaio 2007 il tasso era pari al 14% mentre a maggio è stato abbassato al 10% e di nuovo a giugno di un altro 0,5% portandosi al 9,5%. Ad agosto vi è stato invece un aumento di 0,25% punti, ma a ottobre il nuovo taglio della medesima misura ha riportato il tasso al 9,5%. Il costante declino dei tassi di interesse ha fatto abbassare il tasso di interesse reale a circa il 5%. Come conseguenza abbiamo che tra dicembre 2006 ed aprile 2007 vi è stato un aumento della concessione di credito da parte delle banche pari al 13%. Tra giugno ed agosto 2007, nonostante le restrizioni al credito, la crescita è stata del 7,8%. Il credito agli individui è salito invece del 11,8%. I nodi centrali per l’espansione del credito ai privati passano attraverso: - le privatizzazioni del sistema bancario; - l’incremento della redditività delle banche, con un aumento della quantità e della qualità dei prestiti sulla quota complessiva delle attività; - il rafforzamento della protezione normativa per i risparmiatori. Quadro normativo Il rafforzamento del settore bancario deve essere supportato da un solido quadro normativo a protezione degli utenti. La NBS ha completato significative riforme negli ultimi anni. Nel condurre la propria funzione di controllo come authority (legge n.72/2003), la Banca Nazionale di Serbia ha accesso ai documenti e ai libri contabili della banca, così come ai soggetti che sono incaricati a rappresentare le banche nelle sedi legali. Nel 2002, l’emendamento alla Legge per le banche e le altre organizzazioni finanziarie, ha regolato i finanziamenti, l’assetto organizzativo, le operazioni e la gestione di queste istituzioni; è stato introdotto uno schema assicurativo per i depositi e sono state inasprite le misure sanzionatorie. Oltre a svolgere una funzione di supervisione sulla legalità delle operazioni bancarie, la NBS assume sempre più la funzione di valutazione del rischio manageriale delle attività, secondo i principi del Trattato di Basilea. Il capitale iniziale degli istituti bancari in forma monetaria non può essere inferiore all’equivalente in controvaluta di 10 milioni di € (art.18), mentre per una Cassa di risparmio sono sufficienti l’equivalente di 2 milioni di € (art.64). Le cooperative possono essere fondate a partire da 200.000 € (art.68). Un acquirente di una quota di capitale uguale o superiore al 15% di una banca serba, deve ottenerne l’approvazione dalla Banca Nazionale, anche per successivi aumenti di capitale. Il giudizio deve essere emesso entro 30 giorni dalla richiesta (art.12 legge n. 36/2002). Una banca non può detenere partecipazioni in soggetti giuridici non bancari per un valore superiore al 15% del proprio valore di capitalizzazione. I prestiti ad azionisti della banca o a membri dell’organo bancario stesso non possono eccedere il 5% del capitale sociale. La somma complessiva dei grossi prestiti non può eccedere il 400% del capitale della banca (art.10). Non meno del 20% dei depositi bancari assicurati devono essere iscritti e depositati in uno speciale Fondo assicurativo (art.32). La banca può eccezionalmente acquistare le proprie azioni, se sono quote che gli azionisti cedono durante le negoziazioni secondarie (secondary trade) e se la loro vendita ad altre persone potrebbe causare danni rilevanti agli azionisti della banca. Principali trattati All’indomani della disgregazione della Repubblica Federale di Jugoslavia, il quadro giuridico al cui interno inquadrare le relazioni economico-commerciali tra l’Italia e la nuova Federazione serbo-montenegrina, è in via di completa ridefinizione. L’Accordo di cooperazione economica concluso nel 1964 con la Confederazione Jugoslava dovrà essere riscritto alla luce della nuova realtà politico-economica emersa al termine delle lunghe e ripetute guerre che hanno sconvolto l’assetto politico e territoriale dell’area. Un accordo sulla promozione e protezione degli investimenti era già stato rinegoziato a Belgrado il 20 dicembre del 1996 in attesa di essere firmato. Fra Italia e Jugoslavia esiste un accordo per evitare la doppia imposizione fiscale stipulato nel 1993. Strumenti comunitari cooperazione Nella nuova programmazione 2007-2013, la Comunità europea ha stabilito un nuovo Strumento di assistenza preadesione, IDA, il quale va a sostituire gli strumenti esistenti PHARE, ISPA, SAPARD e CARDS. Tale programma aiuterà i paesi candidati effettivi (Turchia, Croazia ed ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia) e i paesi candidati potenziali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia, incluso il Kosovo e Montenegro), ad allinearsi gradualmente con gli standard e le politiche dell'Unione europea compreso, se del caso, l'acquis comunitario, in prospettiva dell'adesione. L'assistenza utilizzata nei paesi beneficiari sosterrà i seguenti settori: a) rafforzamento delle istituzioni democratiche, nonché dello Stato di diritto, compresa la sua attuazione; b) promozione e tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali e maggior rispetto dei diritti delle minoranze, promozione della parità di genere e della non discriminazione; c) riforma della pubblica amministrazione, compresa la creazione di un sistema che consenta di decentrare la gestione dell'assistenza al paese beneficiario conformemente alle norme stabilite dal regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002; d) riforma economica; e) sviluppo della società civile; f) inclusione sociale; g) riconciliazione, misure per il rafforzamento della fiducia e ricostruzione; h) cooperazione regionale e transfrontaliera. Nel caso dei paesi Turchia, Croazia ed ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia l'assistenza servirà a sostenere inoltre i seguenti settori: a) adozione e applicazione dell'acquis comunitario; b) sostegno per la definizione delle politiche, nonché preparazione all'attuazione e alla gestione delle politiche comuni della Comunità in materia di agricoltura e di coesione. Nel caso dei paesi Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro Serbia, incluso il Kosovo, l'assistenza servirà a sostenere i seguenti settori: a) allineamento graduale con l'acquis comunitario; b) sviluppo sociale, economico e territoriale, comprese fra l'altro l'infrastruttura e le attività connesse all'investimento, in particolare nei settori dello sviluppo regionale, rurale e delle risorse umane. L'assistenza è programmata e attuata in funzione delle seguenti componenti: a) sostegno alla transizione e sviluppo istituzionale; b) cooperazione transfrontaliera; c) sviluppo regionale; d) sviluppo delle risorse umane; e) sviluppo rurale. La Commissione coordina l'assistenza concessa nel quadro delle diverse componenti, garantendone la coerenza. Norme riguardanti le componenti specifiche. La Componente "sostegno alla transizione e sviluppo istituzionale aiuta i beneficiari a raggiungere gli obiettivi dello strumento e può finanziare, tra l'altro, il miglioramento delle capacità e lo sviluppo istituzionale, nonché alcuni i investimenti. L'assistenza propria di questa componente potrà sostenere anche la partecipazione dei paesi beneficiari ai programmi e alle agenzie comunitari. Inoltre, l'assistenza può essere fornita per programmi regionali e orizzontali. La componente "cooperazione transfrontaliera" può sostenere la cooperazione transfrontaliera e, se del caso, transnazionale e interregionale fra i paesi beneficiari, nonché fra questi paesi e gli Stati membri. La cooperazione suddetta mira a incoraggiare le relazioni di buon vicinato e promuovere la stabilità, la sicurezza e la prosperità nell'interesse di tutti i paesi, favorendone inoltre uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile. La cooperazione verrà coordinata con altri strumenti comunitari di cooperazione transnazionale e interregionale. Nel caso della cooperazione transfrontaliera con gli Stati membri, questa componente comprenderà le regioni situate su entrambi i versanti del confine o dei confini rispettivi, sia terrestri che marittimi. La componente "sviluppo regionale" aiuterà i paesi candidati effettivi a definire le politiche e a prepararsi ad attuare e a gestire la politica di coesione della Comunità, specie per quanto riguarda il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo di coesione. La componente "sviluppo delle risorse umane" aiuterà i paesi candidati effettivi a definire le politiche e a prepararsi ad attuare e a gestire la politica di coesione della Comunità, specie per quanto riguarda il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo di coesione. La componente "sviluppo rurale" aiuterà i paesi elencati nell'allegato I a definire le politiche e a prepararsi ad attuare e a gestire la politica agricola comune della Comunità, contribuendo in particolare ad un adeguamento sostenibile del settore agricolo e delle zone rurali nonché a preparare i paesi candidati ad applicare l'acquis comunitario riguardante la politica agricola comune e le politiche connesse. Contributo finanziario L'importo di riferimento finanziario per l'esecuzione del presente regolamento per il periodo 2007-2013 è pari a 11 565 milioni di EUR. Gli stanziamenti annuali sono autorizzati dall'autorità di bilancio entro i limiti delle prospettive finanziarie. Nella prospettiva di sostenere la pianificazione strategica, la Commissione presenta annualmente al Parlamento europeo e al Consiglio le sue intenzioni in merito alle dotazioni finanziarie da proporre per i tre anni successivi nelle forma di un quadro finanziario indicativo pluriennale, che tenga conto del quadro finanziario, dei partenariati europei, dei partenariati di adesione, delle relazioni e del documento strategico. Questo quadro finanziario indicativo pluriennale illustrerà le intenzioni della Commissione per quanto riguarda la ripartizione dei fondi per componente, per paese e per azioni riguardanti più paesi. Esso sarà elaborato sulla base di una serie di criteri oggettivi e trasparenti, compresa la valutazione delle necessità, tra cui la capacità di assorbimento, il rispetto delle condizioni e la capacità di gestione. Si terrà altresì debito conto delle misure straordinarie di assistenza o di programmi di risposta provvisori adottati a norma di un regolamento che istituisce lo strumento di stabilità. Il quadro finanziario indicativo pluriennale sarà inserito nel pacchetto annuale dell'allargamento della Commissione. Per maggiori informazioni: Regolamento CE n. 1085/2006 del Consiglio del 17 luglio 2006 che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA) - Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, serie L 210 del 31 luglio 2006. http://ec.europa.eu/enlargement/financial_assistance/ipa/index_en.htm Informazioni di viaggio Documentazione necessaria per l'ingresso I cittadini dei Paesi dell'Unione Europea devono essere muniti di passaporto in corso di validità. Non è sufficiente la carta d'identità valida per l'espatrio. Il visto non è necessario per turismo per un periodo massimo di 90 giorni. Tutti gli stranieri hanno l'obbligo di registrarsi presso l'ufficio di polizia entro 48 ore dall'arrivo; viene talvolta (in maniera non sistematica) effettuata una verifica al momento dell'uscita dal Paese della predetta registrazione. Nel caso si pernotti in albergo, la registrazione viene effettuata automaticamente, se si è invece ospiti di privati è necessario che ci si rechi all'Ufficio di Polizia di quartiere con il padrone di casa. Avvertenze Le Autorità della Serbia attribuiscono grande importanza al timbro d' entrata che viene apposto sul passaporto al momento dell'arrivo nel Paese, in assenza del quale si potrebbe venire accusati ,al momento dell'uscita dal Paese, di immigrazione illegale. Per questo motivo è opportuno verificare, al momento dell'ingresso nel paese, che il timbro sia stato effettivamente apposto. Per l’ingresso in Kosovo: è richiesto il passaporto in corso di validità con validità di almeno 6 mesi dalla data della fine del soggiorno previsto. All'ingresso (anche in aeroporto) viene apposto un timbro che consentirà l'ingresso e la permanenza in Kosovo per un periodo di 90 giorni (rinnovabile). Il regolamento emesso da UNMIK per regolare l'ingresso di cittadini stranieri nel territorio, può essere consultato sul sito internet: http://www.unmikonline.org/regulations/2005/RE2005_16.pdf Il processo politico per la determinazione dello status finale del Kosovo potrebbe determinare situazioni di tensione nel Paese. Si consiglia, pertanto, ai connazionali di evitare luoghi di eventuali manifestazioni politiche e raduni a Belgrado e nel resto del Paese durante la campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali in Serbia del 20 gennaio 2008. Ai connazionali che intendano recarsi nel Paese si consiglia di registrare i dati relativi al viaggio sul sito: www.dovesiamonelmondo.it “. Settimana lavorativa UFFICI: dal Lunedì al Venerdì dalle ore 7.00/8.00 alle ore 12.00/13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00 BANCHE: dal Lunedì al Venerdì dalle ore 7.00 alle ore 20.00; il Sabato dalle ore 7.00 alle ore 13.00 NEGOZI: sono aperti 6 giorni su 7 dalle ore 8.00 alle ore 12.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00 Carte di credito Generalmente non sono accettate. L`uso di carte di credito è limitato, ma va estendendosi. Nei due maggiori alberghi di Belgrado, Hyatt e Intercontinental, si accettano solo DINERS, i traveller`c cheques dell`American Express e VISA. Principali festività 1° e 2 gennaio (Nuovo Anno); 7 gennaio (Natale Ortodosso); 13 gennaio (Capodanno Ortodosso); 27 aprile (Festa della Repubblica); 1° e 2 maggio (Festa del Lavoro); 9 maggio (Giorno della Vittoria); 4 luglio (Giorno dei Combattenti); 7 luglio (Insurrezione Serba - solo in Serbia); 29 e 30 novembre (Giornate della Repubblica). Principali indirizzi utili Gli indirizzi ed i numeri di telefono riportati in questa sezione sono tratti da fonti ufficiali italiane e/o da fonti ufficiali del Paese. E’ tuttavia possibile un certo margine di non corrispondenza dovuto al lento aggiornamento delle fonti da parte delle diverse istituzioni ed al frequente variare delle numerazioni telefoniche nei paesi di riferimento. Ambasciate e Consolati in Italia Ambasciata e Consolato della Repubblica di Serbia a Roma Via dei Monti Parioli 20- 00197 Roma Tel: 06 3200805 – 3204530 – 3214998. Fax 06 3200868 Consolato Generale della Repubblica di Serbia Via Matilde Serao 1 - 20144 Milano Tel: 02-4812019, 4812490. Fax: 02353676 . Consolato Generale della Repubblica di Serbia Strada del Friuli 54 - 34136 Trieste Tel: 040-410125. Fax: 040-421697. Consolato Generale della Repubblica di Serbia Piazza Aldo Moro 61 - 70122 Bari Tel: 080-5216327, 5283588. Fax: 080-5216357. Ambasciate e Consolati all'estero Ambasciata d’Italia e Ufficio Commerciale BELGRADO - Ambasciata d'Italia Amb. Alessandro Merola Indirizzo: Bircaninova Ulica, 11 Tel: 0038111 3066100 Fax: 3249413 Homepage: www.ambbelgrado.esteri.it E-mail: [email protected] Ufficio Visti (dalle ore 9,00 alle 12,30): Tel.:+381.11.3066169 Fax +381.11.2658856 e-mail: [email protected] Orari di apertura al pubblico: da lunedi a venerdi: 09.00 – 14.00 PRISTINA - SEZIONE DISTACCATA - Ambasciata d'Italia Segr. Leg. Patrick Mura Indirizzo: Azem Jashanica, 5 - Dragodan - Pristina Tel: 0038138244925; Fax: 0038138244929 E-mail: [email protected] Ufficio Visti: Tel: +381-38-244923 (Da lunedi a giovedi, 1500-1600 – solo per prenotare appuntamenti) Fax: +381-38-244924 Email: [email protected] Ambasciata: BELGRADO - Ambasciata d'Italia Bircaninova Ulica, 11 Tel. 0038111 3066100; Fax 3249413; cell. (emergenza): 0038111 63243652 E-mail: [email protected] Istituto Nazionale per il Commercio Estero - I.C.E ITALIJANSKI INSTITUT ZA SPOLJNU TRGOVINU KNEZA MILOŠA 56 1100 BEOGRAD Tel: (00381 11) 3629939; Fax: (00381 11) 3672458 E-mail: [email protected] http://www.ice.gov.it/estero2/belgrado/defaultuff.htm ICE – Ufficio di Pristina Dr. Dukagjin Hysa - Trade Analyst Rruga Azem Jashanica,5 Tel/fax:+ 381 38 246 027 Email: [email protected] Ministeri Ministero dell'economia e dello sviluppo regionale http://www.merr.sr.gov.yu/# Agenzia per la privatizzazione Terazije 23/VI, 11000 Belgrade tel: +381(0)11/3020-800, fax: +381(0)11/3020-828 e-mail: [email protected] http://www.priv.yu/ Ministero delle finanze 20 Kneza Milosa Street, 1100 Belgrado tel: +381 11 361 99 00 fax: +381 11 361 89 14 Mail: [email protected] http://www.mfin.sr.gov.yu/html/index.php?newlang=eng Ministero per gli affari esteri 11000 Belgrade, Vlajkoviceva 10 24-26 Kneza Milosa St. 11000 Belgrade, Serbia Tel. +381 11 3616-333 +381 11 3615-666 +381 11 3615-055 Fax +381 11 3618-366 E-mail: [email protected] http://www.mfa.gov.yu/ Camere di Commercio locali Chamber of Commerce of Vojvodina Master Centra, Hajduk Veljkova 11, 21000 Novi Sad Tel. (+381 21) 557 433 / 364 , fax +381 21 557 364 http://www.pkv.co.yu/index.php Serbian Chamber of commerce and industry Resavska 13-15, Beograd, +381 (11) 33 00 900 : http://pks.komora.net/ Organismi Internazionali Delegazione dell’Unione Europea in Serbia. Aleksandar Djordjevic, Press and Information Officer KRUNSKA 7311 000 Belgrade - Serbia Telephone: +381 11 30 83 200 Fax: +381 11 30 83 201 E-mail : [email protected] http://www.europa.org.yu/code/navigate.php?Id=2 World Bank Office Bulevar Kralja Aleksandra 86-90 Belgrade, Serbia and Montenegro External Affairs Officer: Ms. Vesna Kostic Email: [email protected] Tel.:(381 11) 30 23 700 Fax:(381-11) 3023 732 BERS Serbia Bulevar Avnoj-a 64A, 5th Floor 11070 Novi Beograd Tel: +381 11 212 0529; +381 11 212 0530; +381 11 212 0531 Fax: +381 11 212 0534 Country Director: Hildegard Gacek Istituti e Enti SIEPA - Serbian Investment and Export Promotion Agency Vlajkoviceva 3/ V 11000 Belgrade Tel: (+381) 11 3398 550, 3398 510; Fax: +381 11 3398 814; [email protected] www.siepa.sr.gov.yu Principali Istituti Bancari locali Agrobanka 11001 Belgrade, 3-5 Sremska Str. Phone: +381 11 2637 622; Fax: +381 11 3281 408 E-mail: [email protected] http://www.agrobanka.co.yu/ Invest Banka Makedonija 9-11 1000 Skopje Tel.: + 389 (0)2 3114 166 Fax: + 389 (0)2 3135 367 e-mail: [email protected] http://www.investbanka.com.mk/indexe.aspx Aik Banka Branch office in Belgrade phone: +381 11 634 226, 624 738, 628 126 phone/fax: +381 11 635 767 Address: Knez Mihajlova 10/VI e-mail: [email protected] http://www.aikbanka.co.yu/stre/indexe.htm Jugobanka "JUGOBANKA JUGBANKA" A.D. KOSOVSKA MITROVICA Adress:Kralja Petra I 165 Phone: (381) 28 425-455 Fax:(381) 28 425-452 063/471-24 http://www.jugobanka-nekretnine.co.yu/ Vojvodjanska Banka Trg slodobe 1 - 21000 Novi Sad Phone: (381) 21 488 66 00 Fax: (381) 21 6624 859 www.voban.co.yu/ Banca Centrale Serba Headquarters:12 Kralja Petra St, 11 000 Beograd Serbia Phone: +381 11 3027-100 Telex:72 000 INFORMATION CENTER Phone: 0800 111 110 E-mail: [email protected] http://www.nbs.yu/export/internet/english/ Altri ALITALIA Terazje, 43 11000 Belgrado Tel: (+381 11) 3245000 / 3245344 / 3247443 - Fax: (+381 11) 3235267 http://www.alitalia.it/millemiglia/services/popup_customer_services.htm Unità Tecnica Locale della Cooperazione allo Sviluppo Alekse Bacvanskog 611000 BelgradoTel. 00381-11-3672735/3672759Fax 00381-11- 3670411E-mail: [email protected]