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MSQ 5.3
Rv.
8
FARMACOGENETICA PER PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI
Referente: Dr.ssa Francesca Dulcetti
WARFARIN
Il warfarin è un farmaco anticoagulante, usato quindi per prevenire la formazione di trombi. La sua
azione farmacologica ed efficacia è ampiamente documentata ma presenta effetti collaterali
importanti quali il rischio di emorragie gravi, anche fatali (il sanguinamento è più probabile all’inizio
della terapia anticoagulante e ad alte dosi), ed il rischio tromboembolico. Poiché fra la
somministrazione della prima dose di warfarin e il prolungamento terapeutico del tempo di
protrombina intercorre un lasso di tempo di circa 12-18 ore e di 36-72 ore prima di raggiungere
l’effetto anticoagulante stabile, in caso di emergenza (es. embolia polmonare) si raccomanda di
associare, in fase iniziale, un antitrombotico come l’eparina. Detto questo, di conseguenza il dosaggio,
non semplicissimo, e la possibile insorgenza di effetti avversi (ADR) non deve essere mai escluso.
Studi scientifici di oltre 20 anni hanno potuto determinare che esistono due geni, chiamati CYP2C9 e
VKOR1, le cui variazioni influenzano in maniera significativa la risposta al farmaco; per la precisione,
alcune varianti del gene CYP2C9 alterano il metabolismo del farmaco, cioè ne influenzano la sua
permanenza nell'organismo, mentre i polimorfismi del gene VKOR1 incidono sull'efficacia del
farmaco. In altre parole, con ottima approssimazione, eseguire di screening il test farmacogenetico
consente di stabilire quale sia la dose necessaria a ottenere l'effetto e, dall'altra parte, quale sia la
dose massima sopportabile senza incorrere in ADR.
Il referto è previsto circa 10 giorni dopo la data del prelievo. Si fa presente che sebbene raramente, si
può verificare la necessità di ripetere il prelievo per materiale non idoneo.
CLOPIDOGREL/PRASUGREL
È un antiaggregante piastrinico. Dapprima è stato utilizzato perlopiù in sostituzione della ticlopidina
(un farmaco antipiastrinico con lo stesso meccanismo d'azione del clopidogrel ma con maggiori effetti
collaterali) o dell'aspirina, nei casi di intolleranza o allergia a quest'ultima. Studi successivi hanno poi
dimostrato un effettivo risultato positivo a confronto con l'aspirina nel caso di infarto del miocardio.
Attualmente è indicato nel trattamento delle sindromi coronariche acute (infarto STEMI, infarto
NSTEMI, angina instabile) in associazione all'aspirina. Inoltre deve essere associato all'aspirina per la
prevenzione della trombosi dello stent in pazienti sottoposti ad impianto di stent coronarici, per un
periodo variabile da 3 mesi ad un anno a seconda del tipo di stent impiantato. Può essere utilizzato
anche nel trattamento dell'ictus e nelle arteriopatie obliteranti periferiche. Per esercitare il suo
effetto antipiastrinico il Clopidogrel deve prima essere convertito in un metabolita attivo, che poi
leghi e inibisca irreversibilmente i recettori piastrinici. Alcuni studi hanno indicato che questa fase di
bioattivazione è ampiamente ma non esclusivamente dipendente dall’attività di uno specifico enzima
epatico, denominato CYP2C19. Quando le misurazioni ex vivo dell’aggregazione piastrinica sono
utilizzate per definire l’effetto del farmaco, gli alleli di perdita della funzione mostrano di diminuire
l’azione del farmaco in modo gene-dose dipendente. La contemporanea perdita di funzionalità degli
alleli 2 e 3 è alla base dello stato d’ipometabolizzatore nell’85% dei casi in Europa con effetti avversi
anche gravi.
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Il referto è previsto circa 10 giorni dopo la data del prelievo. Si fa presente che sebbene raramente, si
può verificare la necessità di ripetere il prelievo per materiale non idoneo.
AC.ACETILSALICILICO
L’aspirina (acido acetilsalicilico o ASA) è un farmaco antiaggregante usato ormai nella pratica clinica
da diversi anni in quanto si è più volte dimostrato capace di prevenire una grande varietà di disordini
trombotici e vascolari. A parte questo, una quantità sempre crescente di studi clinici dimostra che
esiste una variabilità inter-individuale nella risposta alla terapia antiaggregante con aspirina. Questo
si traduce, per i pazienti definiti “resistenti”, in un’inadeguata inibizione dell’aggregazione piastrinica
con conseguente esposizione ad un maggior rischio di eventi aterotrombotici. Possibili cause della
resistenza all'aspirina sono di tipo clinico, come l'accelerato ricambio piastrinico in risposta ad uno
stress, ipercolesterolemia, aumenta aggregazione piastrinica (fumo) o di tipo farmacodinamico come
la bassa biodisponibilità o interazione tra farmaci. Non di secondaria importanza sono i fattori
genetici con polimorfismi presenti in diversi geni (ABCB1). Detto questo anche per l'aspirina lo
screening farmacogenetico può aiutare a identificare, qualora fosse presente l'eventuale resistenza
all'aspirina, diminuendo i potenziali effetti avversi e dando al clinico un utile informazione per
l'utilizzo di una terapia alternativa.
Il referto è previsto circa 10 giorni dopo la data del prelievo. Si fa presente che sebbene raramente, si
può verificare la necessità di ripetere il prelievo per materiale non idoneo.
STATINE
Le statine sono farmaci che inibiscono la sintesi del colesterolo endogeno. Attualmente la
somministrazione di statine è indicata per: ridurre i livelli di colesterolo, prevenire danni cardiocerebro-vascolari causati dall'aterosclerosi nei soggetti a rischio, prevenire danni cardio-cerebrovascolari in tutti quei soggetti che abbiano già avuto un precedente episodio cardio-cerebrovascolare (es. infarto, ictus). Le statine sono generalmente ben tollerate, tuttavia due sono gli aspetti
che meritano una particolare attenzione: epatotossicità (incrementando i livelli delle transaminasi) e
le miopaite. Le statine sono associate a disturbi muscolari che vanno dalla debolezza muscolare e
crampi fino alla mialgia. Più rare, ma molto più gravi sono le miositi e la rabdomiolisi. Allo sviluppo di
tali effetti collaterali sono stati associati polimorfismi nel gene SLCO1B1 che influenzano l’attività
degli enzimi metabolici. L'identificazione di questi polimorfismi comuni in SLCO1B1, che risultano
fortemente associate ad un aumento del rischio di miopatia indotta da statine, può aiutare ad
ottenere i benefici della terapia con statine in modo più sicuro ed efficace.
Il referto è previsto circa 10 giorni dopo la data del prelievo. Si fa presente che sebbene raramente, si
può verificare la necessità di ripetere il prelievo per materiale non idoneo.
Firma dell'interessato …………..........................…………………….
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