Relazione finale assegno di ricerca Assegnista Mariangela Priarolo Titolo del progetto di ricerca Il ‘prospettivismo’ di Leibniz tra universalismo e relativismo Periodo Dal 1/08/2013 al 31/07/2014 e dal 01/09/2014 al 07/02/2016 (interruzione per congedo obbligatorio di maternità dal 22/02/2015 al 29/07/2015) per un totale di 24 mesi. Tutor Emanuela Scribano Tipologia di assegno Su progetto Settore/i Scientifico Disciplinare (SSD) di riferimento M-­‐Fil/06 Anno di attivazione ed eventuale numero annualità rinnovo 2014, rinnovato per un anno Abstract e parole chiave in Italiano Scopo del progetto è la ricostruzione delle teorie antropologiche ed etiche di Leibniz per verificare l’esistenza e la portata dell’umanesimo leibniziano e le sue ricadute sul dibattito contemporaneo sull’universalismo e il relativismo dei valori. Lungi dal dare luogo a una forma di scetticismo o di relativismo la teoria della monade-­‐specchio valorizza i limiti dell’uomo sostenendo la necessità della cooperazione e di conciliare posizioni diverse specialmente nel campo della filosofia e della religione per approdare a una visione sempre più completa del mondo. Il progetto si propone di verificare la possibilità di ripensare a partire da Leibniz una storia dell’individuo in età moderna che approdi a una concezione dell’io relazionale in grado di cogliere a partire dalla propria finitezza un patrimonio di valori comuni. Leibniz, soggetto, universalismo, relativismo Abstract e parole chiave in Inglese The aim of the project is to investigate the anthropological and ethical theories of Leibniz in order to verify the existence and the impact of his humanism and its possible relevance for the contemporary debate on universalism and relativism of values. Far from giving rise to some kind of scepticism or relativism the 1 theory of the monad-­‐mirror makes the most of the limits of human nature by claiming the need of the co-­‐
operation between men especially in the domain of philosophy and religion in order to reach a more complete vision of the world. The project proposes to verify starting from Leibniz the possibility of rethinking the history of the individual in early modern age by drawning a road that arrives to a relational conception of the self, which would be able to attain a patrimony of common and universal values starting from its finitude and its own limits. Leibniz, subject, universalism, relativism Obiettivi del progetto 1) Ricostruzione delle teorie etiche e antropologiche di Leibniz, in particolare del concetto di individuo; 2) Analisi del significato del prospettivismo di Leibniz per il dibattito contemporaneo intorno all’universalismo e il relativismo dei valori. Attività di ricerca svolta e risultati raggiunti Il ‘prospettivismo’ di Leibniz tra universalismo e relativismo L’attività di ricerca è partita da una domanda metodologica, ovvero come affrontare il problema posto dal progetto, tenuto conto del fatto che esso prevedeva una lettura del prospettivismo leibniziano in parte diversa da quella tradizionalmente in uso negli studi su Leibniz o sul prospettivismo in generale. 1. Il prospettivismo come problema etico Negli studi su Leibniz o il prospettivismo, questo viene inteso principalmente come una teoria epistemologica, frutto della convinzione leibniziana, codificata nel paragrafo 57 della Monadologia, secondo la quale ogni individuo è una manifestazione finita e determinata dell’intero universo, di cui perciò ognuno di noi possiede una conoscenza che è per forza di cose limitata. In questo progetto di ricerca, invece, del prospettivismo leibniziano si intendeva verificare piuttosto la capacità di fornire strumenti concettuali utili per la soluzione, o per lo meno la chiarificazione, del conflitto tra universalismo e relativismo dal punto di vista etico. Un simile approccio è del resto legittimato dalla struttura stessa della filosofia di Leibniz, che pur nella frammentarietà dei testi che la caratterizzano, ha però l’aspetto di un vero e proprio sistema, dal momento che in essa ogni campo del sapere, dalla logica alla fisica, dalla metafisica alla riflessione politica, appare come strettamente interconnesso. In questa direzione, il piano dell’etica risulta saldamente legato alla dimensione metafisica e a quella epistemologica, tanto che, come Leibniz osserva spesso, nella maggior parte dei casi contro il meccanicismo cartesiano, al fine di comprendere ciò che ci circonda la ricerca delle cause non può prescindere dall’interrogarsi anche sulle cause finali oltre che sulle efficienti, ossia sui motivi e gli scopi, che Dio nella natura si è prefisso. La triangolazione che sussiste tra etica, metafisica ed epistemologia si è rivelata centrale nella riflessione che Leibniz fa su un concetto che non soltanto non è stato molto indagato dalla critica leibniziana, ma del quale è stata addirittura messa in discussione l’esistenza, un concetto, peraltro, che è spesso terreno di scontri tra diversi sistemi di valori e di interpretazioni dei valori: il concetto di tolleranza. Si è così cercato di censire all’interno della sterminata produzione di Leibniz innanzitutto i testi e le osservazioni che egli dedica aalla tolleranza, che non è del resto quasi mai oggetto di analisi specifiche da parte di Leibniz, soffermandosi successivamente sulla disputa che all’inizio degli anni Novanta del Seicento Leibniz intrattenne con Paul Pellisson (1624-­‐1693), un ugonotto convertitosi al cattolicesimo negli anni Settanta, che divenne, probabilmente anche in virtù di questa conversione, lo storiografo ufficiale di Luigi XIV e fu uno dei principali artefici del programma di uniformizzazione religiosa perseguito dal Re Sole. È così emerso che nelle lettere che Leibniz scrisse contro le Reflexions sur les differends de religion del 1686 di Pellisson, un testo in cui quest’ultimo sosteneva che l’unica strada percorribile per la riunificazione delle Chiese consisteva nell’abiura dei propri errori da parte dei protestanti che sarebbero dovuti perciò rientrare nella Chiesa di Roma, uno degli argomenti centrali utilizzati da Leibniz è di tipo epistemologico e 2 risente fortemente della tesi della limitatezza del nostro punto di vista. Leibniz infatti sottolinea più volte quanto i nostri giudizi e le nostre opinioni siano involontarie, dipendendo da ragioni che spesso sono per noi anche in linea di principio e almeno in parte inafferrabili a causa della non trasparenza del mentale, con il risultato che cambiare opinione ci risulta materialmente assai difficile. Per questo motivo nel caso di opinioni immodificabili non è possibile scagliare accuse di eresia formale, come fa troppo a cuor leggero, secondo Leibniz, Pellisson, ma si deve di contro essere comprensivi: tolleranti, appunto. Comunicazione dei risultati Alcuni risultati dell’indagine compiuta sulla disputa tra Leibniz e Pellisson, in particolare quelli relativi al tema dell’errore e del giudizio, sono stati presentati nel convegno internazionale “I volti dell’errore nella filosofia moderna. Da Bacone a Leibniz” che si è tenuto a Venezia dal 20 al 21 marzo scorsi nella comunicazione “The Consequences of Error. Some Remarks on Leibniz and the Concept of Toleration”. Il testo rivisto e ampliato è attualmente in corso di stampa presso la “Rivista di storia della filosofia”. 2. Leibniz e la tolleranza. In questa indagine è emerso poi un altro aspetto: più che un difensore della tolleranza religiosa in senso stretto, alla quale egli pone anzi moltissimi limiti, Leibniz appare come un sostenitore della tolleranza intesa come virtù, un habitus etico che va acquisito e perfezionato. È sembrato così possibile ipotizzare che la grande attenzione che Leibniz fin dalla gioventù dedica all’invenzione di metodi per risolvere le dispute, auspicando la creazione di una vera e propria ars disputandi, vada proprio nella direzione di un progetto di educazione alla tolleranza. L’abbandono del proprio punto di vista al fine di mettersi, per usare le parole di Leibniz, “al posto degli altri” e la conseguente necessità della cooperazione per raggiungere una verità comune vengono infatti visti da Leibniz come i presupposti fondamentali per la realizzazione di quel migliore dei mondi possibili in cui, nonostante le apparenze, viviamo. Dal punto di vista etico, ma anche politico, Leibniz risulta in tal senso molto più un “ottimista della volontà” che della ragione, come di solito si afferma, poiché appare ben consapevole delle difficoltà che questa sorta di rinuncia a se stessi, alla propria prospettiva limitata, comporta. Comunicazione dei risultati. Alcuni risultati dell’indagine sui presupposti epistemologici della tolleranza sono stati presentati in una seduta del Seminario di Storia della Filosofia Moderna, coordinato dalla Prof.ssa Emanuela Scribano presso il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali della nostra Università. Altri risultati sono stati invece raccolti in un articolo intitolato “Individual Certainty and Common Truth. Leibniz’ Philosophical Grounds for Toleration”, che è stato selezionato in una Call for papers bandita dalla rivista rumena Society and Politics. Le riflessioni sul concetto leibniziano di migliore dei mondi possibili sono state funzionali alla redazione della recensione del libro di Paul Rateau, Leibniz et le meilleur des mondes possibles (Garnier, Paris, 2015) apparsa sulla rivista internazionale “Historia philosophica”, 13, 2015, pp. 115-­‐117. 3. Tolleranza, individui e giustizia. La questione della relazione tra gli individui non è affrontata da Leibniz solo in ambito metafisico, ma è analizzata e discussa sia nella vastissima corrispondenza che egli intrattenne con i politici e gli uomini in vista della propria epoca, sia negli scritti giuridici. Non va dimenticato in questo senso che, dopo avere discusso la celebre dissertazione del 1662 sul principio di individuazione che gli darà il baccellierato in filosofia, negli anni successivi Leibniz si dedicherà allo studio del diritto sia a Leipzig che ad Altdorf, dove otterrà nel 1667 il titolo di dottore e riceverà l’offerta, da lui rifiutata, di una cattedra. Non stupisce quindi che un posto centrale nella riflessione filosofica di Leibniz sia rivestito dalla nozione di giustizia alla quale egli dedicherà molte pagine dalla giovinezza alla maturità, non modificandone però sostanzialmente la definizione. La giustizia è concepita da Leibniz come “carità del saggio”, un’espressione che mira a sottolineare innanzitutto la dimensione etica e non meramente retributiva in cui essa si colloca, il suo riferirsi dunque a un ideale morale e religioso che trascende i rapporti tra gli individui e la loro codificazione; in secondo luogo, ma non meno importante, la necessità che tale ideale sia colto da un 3 punto di vista reale, dalla prospettiva del saggio, un uomo concreto che possiede la saggezza, ossia la capacità di cogliere i nessi tra ciò che compone l’universo. Recuperando l’idea aristotelica di phronesis e servendosi probabilmente dei trattati cinquecenteschi sulla prudenza dei principi, Leibniz tratteggia così, soprattutto nella Meditations sur la notion de la justice del 1702, le auspicabili modalità dell’azione politica dei governi, mostrando come questa non possa né debba prescindere dal radicamento in principi etici che la guidino e ne condizionino la direzione. Certo: una delle conseguenze di quest’idea, che pure ha portato alcuni studiosi a vedere in Leibniz un precursore della teoria dei diritti umani, è il rifiuto leibniziano di decriminalizzare l’eresia, come attestano gli scritti rivolti contro la dissertazione che Christian Thomasius dedicherà all’eresia nel 1697, un rifiuto che almeno in apparenza allontana Leibniz da quell’Illuminismo di cui Thomasius è stato considerato per lungo tempo un paladino. E tuttavia, come ho cercato di mostrare, la critica di Leibniz a Thomasius sembra rivelare al contrario in Leibniz delle preoccupazioni perfettamente in linea con l’Illuminismo forse più avanzato, dal momento che ciò che Leibniz teme in particolar modo nelle tesi dei teorici della separazione di diritto e morale -­‐ i principi religiosi essendo per Leibniz sovrapponibili a quelli etici -­‐, teorici quali Hobbes, Pufendorf e Thomasius, è il rischio che esse conducano a forme di dispotismo assai prossime alla peggior tirannide, in cui l’assolutismo politico lungi dal garantire la libertà di coscienza perché privo di principi religiosi sia invece il regno dell’arbitrio e del capriccio del più forte. Comunicazione dei risultati. La concezione leibniziana della giustizia e il suo rapporto con la problematica del prospettivismo leibniziano sono al centro di un paper intitolato “«La place d’autrui». Le perpectivisme de Leibniz et la notion de justice” che è stato selezionato per il Leibniz-­‐Kongress che si terrà ad Hannover dal 18 al 23 luglio prossimi in occasione del quarto centenario della morte di Leibniz. La critica di Leibniz a Thomasius è stata invece presentata in un intervento intitolato “An haeresis sit crimen. Leibniz contro Thomasius?” nel convegno conclusivo dell’Unità di ricerca Università Ca’ Foscari di Venezia Prin 2010 (coordinatore nazionale prof. Michele Ciliberto) Atlante della ragione europea (XV-­‐
XVIII secolo). Tra Oriente e Occidente, “Le ragioni degli altri. Dissidenza religiosa e filosofia nell’età moderna” organizzato tenutosi a Venezia il 21 e 22 gennaio 2016. L’indagine sul rapporto tra metafisica e diritto in età moderna mi ha portato inoltre a interrogarmi sul concetto di legge non soltanto in Leibniz ma anche in Malebranche, filosofo con il quale Leibniz intrattiene numerosi debiti. Frutto di ciò sono due interventi, il primo intitolato “«Force de Loi». The Debate on Natural Laws and Malebranche’s Occasionalism” e presentato al convegno internazionale “Occasionalism. History and Problems” tenutosi a Venezia il 16 e 17 aprile 2015 e di prossima pubblicazione presso Brepols, il secondo intitolato “«L'amor che move». Volonté et «physique de l’âme» dans la Recherche de la vérité”, e incentrato sul concetto malebranchiano di legge del movimento, è stato presentato al convegno internazionale «De la Recherche de la verité, à l’occasion du tricentenaire de la mort de Malebranche», organizzato dal Centre d’ètudes cartésiennes de l’Université Paris-­‐Sorbonne il 6 e 7 novembre 2015 a Parigi. 4. Il prospettivismo di Leibniz tra universalismo e relativismo. Il prospettivismo di Leibniz può dunque fornire strumenti utili a sciogliere il dilemma che oppone universalismo e relativismo? La risposta è senza dubbio positiva. Leibniz può infatti insegnare in primo luogo che le discussioni sui valori non sono neutre, non sono cioè mere discussioni teoriche in cui a prevalere è l’argomentazione più corretta, ma si fondano su convinzioni e giudizi che sono almeno in parte non razionalmente modificabili, e dunque indecidibili, pur condizionando fortemente quello che pensiamo consapevolmente. In secondo luogo, Leibniz ha mostrato come, essendo ogni opinione situata in un punto di vista specifico, che sebbene limitato possiede però una sua verità, per comprendere davvero quell’opinione sia necessario sforzarci di guardare al mondo da quel punto di vista e non solamente dal nostro, uno sforzo che più che essere di tipo intellettuale è di tipo etico. Il progresso del sapere e della felicità complessiva dell’universo richiede in tal senso per Leibniz un lavoro incessante, ma che proprio per questo è fonte di gratificazione, poiché permette di esprimere quell’aspirazione all’infinito in cui consiste la felicità del nostro spirito, una convinzione, questa, che sembra collocare Leibniz più nel Romanticismo che nell’età “classica”. Infine, ma non ultimo, se come si è visto la pluralità dei punti di vista è per Leibniz 4 di fatto una situazione che va superata, egli tuttavia ne riconosce e anzi ne fonda metafisicamente il valore. Questo perché, come scrive nella Monadologia, è proprio attraverso la pluralità dei punti di vista individuali «che si ottiene la massima varietà possibile col supremo ordine possibile: in altri termini, è questo il modo per ottenere la massima perfezione possibile» (§ 58), un tema su cui, in un’epoca come la nostra, sempre più terrorizzata dalle differenze, vale la pena continuare a riflettere. Comunicazione dei risultati. Una analisi della concezione leibniziana della felicità e dei rapporti che questa ha con il Romanticismo è stata presentata in una comunicazione intitolata «Un romantique avant la lettre. Leibniz et le concept de bonheur dans les Principes de la nature et de la grâce, § 18» durante il primo convegno della SELLF (Société d’études leibnitiennes de langue française), tenutosi a Parigi dal 27 al 29 novembre 2014). Il saggio che ne è scaturito è ora in valutazione per la pubblicazione nella collezione «ILIESI digitale» curata da Antonio Lamarra. Prodotti della ricerca / Standard minimo di risultato Si allegano i contributi più significativi per il progetto: -­‐“The Consequences of Error. Some Remarks on Leibniz and the Concept of Toleration” in corso di stampa presso la “Rivista di storia della filosofia” -­‐«Un romantique avant la lettre. Leibniz et le concept de bonheur dans les Principes de la nature et de la grâce, § 18» intervento presentato durante il primo convegno della SELLF (Société d’études leibnitiennes de langue française), tenutosi a Parigi dal 27 al 29 novembre 2014), attualmente in valutazione per la pubblicazione nella collezione «ILIESI digitale» curata da Antonio Lamarra. -­‐““An haeresis sit crimen. Leibniz contro Thomasius?” paper presentato in occasione del convegno conclusivo dell’Unità di ricerca Università Ca’ Foscari di Venezia Prin 2010 (coordinatore nazionale prof. Michele Ciliberto) Atlante della ragione europea (XV-­‐XVIII secolo). Tra Oriente e Occidente, “Le ragioni degli altri. Dissidenza religiosa e filosofia nell’età moderna” organizzato tenutosi a Venezia il 21 e 22 gennaio 2016. Partecipazione a convegni, conferenze, seminari e giornate di studio, nazionali e internazionali (Indicare la partecipazione a incontri scientifici e specificare se in qualità di relatore/trice o uditore/trice) 2014 (Venezia, 20-­‐21 marzo): ha contribuito all’organizzazione del colloquio internazionale «I volti dell’errore nel pensiero moderno. Da Bacone a Leibniz», e ha presentato una relazione dal titolo «The Consequences of Error. Leibniz and Toleration». 2014 (Pisa 28 maggio): ha partecipato in qualità di uditrice alla giornata di studi intitolata «Individualismo moderno e contemporaneo» organizzata dalla Scuola Normale Superiore di Pisa e dalla Fondazione Collegio San Carlo di Modena. 2014 (Parigi, 27-­‐29 novembre): ha partecipato al primo colloquio internazionale della Societé d’études leibniziennes de langue française «Lire aujourd’hui les Principes de la nature et de la grâce de G.W. Leibniz» presentando una relazione dal titolo «Un romantique avant la lettre: Leibniz et le concept de bonheur dans les Principes de la nature et de la grâce, § 18». 2015 (Venezia, 16-­‐17 aprile): ha contribuito all’organizzazione del convegno «Occasionalism. History and Problems», e ha presentato una relazione dal titolo «”Force de loi”. The Debate on Natural Laws and Malebranche’s Occasionalism». 2015 (Parigi, 6-­‐7 novembre): ha partecipato al colloquio internazionale «De la Recherche de la verité, à l’occasion du tricentenaire de la mort de Malebranche», organizzato dal Centre d’ètudes cartésiennes de l’Université Paris-­‐Sorbonne, presentando una relazione dal titolo «L’amor che move. Volonté et “physique de l’âme”». Data 7 febbraio 2016 5 Firma dell'assegnista 6