EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Le emozioni non sono circoscritte a determinati circuiti o ad aree cerebrali specifiche; al contrario, le regioni limbiche sembrano mediare attività che influenzano la maggior parte delle funzioni del cervello e dei processi della mente. Il sistema limbico è responsabile dei meccanismi che portano all’attribuzione dei significati e valori agli stimoli, è anche implicato nel sistema di elaborazione delle informazioni che media le funzioni cognitive sociali e la teoria della mente. Le emozioni coinvolgono l’intero cervello (LeDoux, 1996). EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE «Tutti i processi di elaborazione delle informazioni sono basati sull’emozione, nel senso che l’emozione è l’energia che dirige, organizza, amplifica e modula l’attività cognitiva, e a sua volta costituisce l’esperienza e l’espressione di tale abilità (Dodge, 1991)». Questa visione sottolinea la natura ubiquitaria delle emozioni, e allo stesso tempo indica che la distinzione tra processi cognitivi ed emotivi siano artificiali e possano ostacolare la nostra comprensione delle attività della mente. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Le emozioni implicano «una reazione soggettiva a un evento saliente, caratterizzata da cambiamenti fisiologici, esperienziali e comportamentali» (Sroufe, 1995). Simili interpretazioni suggeriscono che l’emozione può essere vista come un processo che coinvolge componenti fisiologiche, esperienziali ed espressive. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE EMOZIONI E AFFETTI si collegano a un insieme complesso di sistemi e processi evolutivi interni e interpersonali che creano l’esperienza soggettiva del Sé, la cui organizzazione dipende dal modo in cui emozioni e affetti sono regolati. Le emozioni e le loro modulazioni sono processi strettamente intrecciati, ossia le emozioni sono regolate e possono svolgere al tempo stesso funzioni regolative (Gross, Thompson, 2007): hanno il duplice compito di esprimere e gestire l’affetto (Stroufe, 1995). L’affetto è il modo in cui uno stato emotivo si rivela esternamente attraverso segnali non verbali. Queste espressioni esterne possono essere definite affetti primari o affetti fondamentali, in base alla natura primaria o differenziata degli stati emotivi a cui corrispondono. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE ORIENTAMENTO INIZIALE, VALUTAZIONE E AROUSAL In seguito a determinati stimoli, il cervello entra in uno stato di aumentata vigilanza, (qualcosa di importante sta succedendo) si ha una risposta orientativa iniziale. Questa reazione attiva meccanismi cognitivi («Fare attenzione!») che non richiedono una partecipazione a livello conscio. Subentra una fase di valutazione elaborativa e arousal, caratterizzata da processi che modulano i flussi di energia all’interno nel cervello, attraverso l’attivazione di determinati circuiti e la de-attivazione di altri, e che portano alla differenziazione degli stati della mente dell’individuo. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE I processi di valutazione – appraisal - elaborativa determinano se uno stimolo è buono o cattivo, e di conseguenza determina il processo di avvicinamento o allontanamento. I circuiti attivati in risposta a questa prima valutazione «buono/cattivo» portano a un’ulteriore valutazione: il processing emozionale prepara il cervello e il resto dell’organismo all’azione («Agire!»). EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE EMOZIONI PRIMARIE Gli stati cerebrali generati dalle risposte orientative e dai processi di arousal e valutazione elaborativa sono descritti come emozioni primarie. Queste sensazioni emozionali primarie sono non verbali, spesso inconsce e derivano dalle variazioni nei flussi di energia che sono associate ai fenomeni di attivazione e disattivazione all’interno del sistema legati ai processi di valutazione. Riflettono cambiamenti negli stati della mente; possono essere sottili o intense, fugaci o persistenti. Contribuiscono a determinare come ci sentiamo in ogni determinato momento. In accordo con il concetto di dinamiche delle emozioni che coinvolge l’immediatezza, l’intensità e la specificità delle risposte emozionali (Thompson, 1994). EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Quindi, in un primo momento, uno stimolo (interno o esterno) può evocare uno stato di orientamento iniziale, che è associato alla sensazione «Sta accadendo qualcosa: fare attenzione». Tale risposta è automatica, e non richiede necessariamente il coinvolgimento della coscienza. Successivamente, lo stimolo e la stessa reazione iniziale continuano ad essere valutati attraverso l’attivazione di circuiti che mediano processi di valutazione elaborativa o arousal, e può incominciare a svilupparsi la sensazione «Questo è buono o cattivo». Queste prime due fasi della risposta emozionale contengono profili di attivazione che possono essere definiti come emozioni primarie, e che possono essere considerati come processi con cui la mente inizia a creare significati. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Le emozioni primarie si manifestano esternamente attraverso stati di attivazione del corpo, espressioni facciali, gesti, toni di voce e altri segnali non verbali. Nel corso dei suoi primi anni di vita, questi affetti primari costituiscono la principale forma di comunicazione fra il bambino e i genitori; ciò rivela come i sistemi di valutazione siano particolarmente sensibili alle interazioni sociali. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE La terza fase della risposta emozionale corrisponde a quello che in genere si intende normalmente per emozione: la differenziazione degli stati di orientamento iniziale e di valutazione elaborativa e arousal in emozioni fondamentali – come tristezza, rabbia, disgusto, sorpresa, gioia, paura e vergogna. Generate dai sistemi cerebrali di valutazione, queste attivazioni emozionali influenzano tutte le funzioni della nostra mente, e danno significato agli eventi della nostra vita. Emozioni e significati sono creati dagli stessi processi. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE EMOZIONI FONDAMENTALI Alla risposta orientativa iniziale e ai processi di valutazione-arousal può far seguito una terza fase, che porta a una differenziazione dei pattern di attivazione associati agli stati emozionali primari. Le emozioni fondamentali possono essere considerate come stati della mente differenziati che si sono sviluppati come pattern di attivazione specifici. Si riferiscono a sensazioni universalmente diffuse: paura, sorpresa, gioia; questi stati emotivi sono spesso comunicati attraverso espressioni del volto e si manifestano con profili fisiologici tipici. UMORE si riferisce al tono generale delle emozioni nel tempo: può essere considerato come un’inclinazione del sistema nei confronti di determinare emozioni fondamentali, che influenza l’interpretazione dei processi percettivi e il modo di pensare. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE VALUTAZIONE DI SIGNIFICATI I sistemi di valutazione del cervello agiscono inducendo stati di arousal. Lo stato di arousal innesca meccanismi attenzionali che vengono diretti in maniera specifica su uno stimolo particolare, regolando flussi di elaborazione delle informazioni. In termini di processing percettivo ciò significa che l’individuo presterà maggiore attenzione. Per quanto riguarda la memoria, lo stato di arousal facilita i processi di registrazione, favorendo la creazione di nuove sinapsi e aumentando quindi la probabilità di successivi richiami (McGaugh, 1992). Alcuni aspetti del nostro sistema di valutazione sono innati, come quelli legati ai sistemi motivazionali dell’attaccamento e della ricerca di novità, mentre altri sono acquisiti attraverso l’esperienza. La ricerca della prossimità e dello sguardo del caregiver non sono comportamenti appresi, ma sono iscritti nel cervello del bambino fin dalla nascita. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE L’elaborazione di informazioni coinvolge la creazione e la manipolazione di rappresentazioni cognitive. I flussi di processing delle informazioni sono diretti da meccanismi attenzionali, e all’interno della percezione e della memoria le rappresentazioni vengono etichettate come significative dai sistemi di valutazione. In questo modo, i processi di valutazione e arousal, le componenti fondamentali dell’emozione, sono strettamente intrecciati con i processi rappresentazionali del pensiero. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Le strutture cerebrali responsabili dei meccanismi emozionali di valutazione/arousal – partecipano anche ad altri processi cognitivi, tra i quali la memoria emozionale (soprattutto per la paura), l’empatia e le emozioni fondamentali (LeDoux, 1996; Izard, 1991). La corteccia orbito-frontale è coinvolta nei processi di valutazione (che conferiscono agli stimoli un significato o una valenza emozionale), nella regolazione affettiva (la capacità del cervello di modulare gli stati psicofisiologici), nella cognitività sociale (i complessi meccanismi che consentono di leggere e di percepire gli stati della mente degli altri) e nella coscienza autonoetica (la capacità di viaggiare mentalmente nel tempo) (Damasio, 1994; Schore, 1994; Baron-Choen, 1995; Wheeler et al., 1997). EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE FLESSIBILITA’ DI RISPOSTA La corteccia orbito-frontale registra cambiamenti inaspettati delle condizioni interne e induce risposte comportamentali e cognitive nuove e flessibili, che si sostituiscono a reazioni automatiche riflesse (Freedman et al., 1998). La flessibilità di risposta è mediata dalle regioni prefrontali può implicare il coordinamento di processi che coinvolgono meccanismi sensoriali, percettivi e valutativi, e determina la capacità di elaborare risposte nuove e significative. La flessibilità di risposta permette alla mente di valutare gli stimoli e gli stati emotivi, e di modificare sia i comportamenti esterni, sia le reazioni interne. Costituisce una componente importante della comunicazione collaborativa e dei processi di sintonizzazione affettiva. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Durante i primi anni di vita, le forme più precoci di comunicazione si basano sulla condivisione di stati emotivi primari, e hanno un ruolo fondamentale nel determinare le modalità con cui l’individuo si metterà successivamente in relazione con gli altri. Lo stabilirsi di queste forme reciproche e collaborative di comunicazione potrebbe facilitare lo sviluppo di un processo prefrontale parallelo, la flessibilità di risposta, che consente di rispondere in maniera adattiva, internamente collaborativa, al variare dei contesti interiori e interpersonali. Attraverso questa forma di collaborazione interna processi diversi possono venire collegati in uno stato della mente flessibile, adattivo nei confronti di una gamma di fattori interni ed esterni. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE La flessibilità di risposta mediata dalle regioni prefrontali può implicare il coordinamento di processi che coinvolgono meccanismi sensoriali, percettivi e valutativi, e determina la capacità di elaborare risposte nuove e personalmente significative. Questa funzione integrativa ci può permettere, per esempio, di prendere decisioni o di gestire i nostri rapporti con gli altri alla luce di considerazioni sul nostro passato, presente, futuro. La capacità di rispondere in maniera flessibile può essere collegata funzionalmente ad altri processi prefrontali come la coscienza autonoetica, la cognitività sociale o la memoria di lavoro. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Le narrative incoerenti fornite dai soggetti che presentano un attaccamento insicuro, potrebbero rispecchiare una compromissione di tale capacità. La flessibilità di risposta può essere considerata come un elemento implicato nelle correlazioni tra attaccamento genitore-figlio e processi narrativi dell’adulto. Il mancato sviluppo di questa funzione, o una sua insufficiente integrazione con altri processi, e in particolare con quelli mediati dalle regione prefrontali, potrebbe avere effetti generali e persistenti sulle esperienze interne e interpersonali. E’ probabile che la flessibilità di risposta sia stato-dipendente, e possa essere facilitata o inibita a seconda del contesto interno o interpersonale. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE I centri di valutazione del cervello sono localizzati a livello del sistema limbico (amigdala, la corteccia cingolare anteriore, la corteccia orbitofrontale). Gli stimoli che provengono dall’ambiente esterno arrivano al cervello attraverso i sistemi sensoriali. Le rappresentazioni generate da questi processi percettivi vengono filtrate attraverso il talamo e inoltrate all’amigdala, dove vengono sottoposte a una valutazione iniziale: Questa cosa è buona o cattiva? L’amigdala partecipa direttamente ai processi percettivi e valutativi fondamentali, e nello stesso tempo trasmette queste rappresentazioni al giro del cingolo e alla corteccia orbito-frontale per un’ulteriore valutazione. Le informazioni vengono quindi inviate all’ippocampo, quale organizzatore cognitivo, e in qualche caso trasferite nella memoria esplicita. La corteccia orbito-frontale gioca anche un ruolo importante nel coordinare questi processi di arousal e di valutazione con le rappresentazioni complesse del pensiero superiore e dei processi cognitivi sociali. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE EMOZIONI E AUTOREGOLAZIONE Le emozioni costituiscono processi organizzativi e integrativi e svolgono un ruolo centrale nel coordinare diverse attività della mente: conferiscono agli stimoli significati specifici e direzioni motivazionali; partecipano a processi della memoria stato-dipendenti; collegano processi mentali distinti sincronicamente e diacronicamente (in un dato momento e nel corso del tempo); creano associazioni complesse tra processi rappresentazionali astratti, sintonizzano le attività dell’intero organismo in funzione delle particolari esigenze del momento (Ciompi, 1991). EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE REGOLAZIONE DELLE EMOZIONI I processi di regolazione delle emozioni possono variare significativamente da individuo a individuo: livello di intensità, soglia di sensibilità, la specificità dei processi di valutazione, accesso alla coscienza. Il temperamento si riferisce ad alcuni aspetti di caratteristiche innate, come la sensibilità nei confronti dell’ambiente, l’intensità delle risposte emozionali, l’umore complessivo di base, la regolarità dei cicli biologici, la tendenza all’avvicinamento o all’allontanamento di fronte a situazioni nuove o insolite. Il temperamento può evocare un certo tipo di risposte nei genitori che possono ulteriormente influenzare le caratteristiche innate di partenza. Nella regolazione delle emozioni partecipano sia temperamentali sia passate esperienze di attaccamento. fattori EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Intensità Il processing delle emozioni si basa sulle attività dei sistemi di valutazione e arousal, che possono rispondere agli stimoli con diversi gradi di intensità. Il cervello, sembra essere in grado di modificare l’intensità delle sue reazioni variando il numero dei neuroni attivati e la quantità di neurotrasmettitori secreti in risposta ad un determinato stimolo. In ciascuno di noi i livelli di intensità con cui in generale rispondiamo agli stimoli possono essere determinati sia da fattori costituzionali, sia dalla storia delle nostre precedenti esperienze. Per esempio, persone che hanno un temperamento timido presentano una tendenza innata a reagire con particolare intensità a situazioni per loro insolite, che spesso evocano comportamenti di allontanamento o ritiro. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Sensibilità Ognuno di noi ha una soglia di sensibilità caratteristica, il livello minimo al di sotto del quale sensazioni o stimoli non inducono un’attivazione dei nostri sistemi di valutazione. Ma in che modo la mente può modificare la soglia di sensibilità? Il nostro cervello può aumentare o ridurre in maniera diretta la sua sensibilità all’ambiente innalzando o abbassando i livelli di stimolazione necessari per attivare i suoi sistemi di valutazione (se per esempio, abbiamo visto un film violento, uscendo dal cinema, mentre cerchiamo la nostra macchina, se sentiamo un rumore violento, la nostra mente reagisce con uno stato di attivazione, valutando la situazione pericolosa). EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Sensibilità Allo stesso modo il ripetersi di esperienze emotivamente intense di un certo tipo può portare ad alterazione croniche del grado di sensibilità. Per esempio, esperienze terrorizzanti, soprattutto in età infantile, possono modificare in maniera permanente la sensibilità di un individuo nei riguardi di stimoli correlati a tali eventi traumatici. Se un bambino molto piccolo viene graffiato e morso da un gatto, è possibile che anche a distanza di anni la vista di un gatto evochi in lui un’intensa risposta emozionale di paura. Traumi che si verificano durante i primi anni di vita possono essere associati a un’aumentata secrezione di ormoni implicati nelle risposte allo stress, anche in normali situazioni della vita quotidiana (Post et al., 1998). EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Sensibilità Alterazioni precoci dei circuiti cerebrali implicati nei processi di valutazione e attribuzione di significati possono quindi avere profondi effetti sui meccanismi che influenzano direttamente la natura delle esperienze emotive e la regolazione delle emozioni. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Specificità I processi di regolazione possono anche determinare quali regioni del cervello vengono attivate negli stati di arousal emozionale. Definendo la specificità dei processi di valutazione – le modalità con cui i centri di valutazione stabiliscono il significato delle rappresentazioni – il cervello è in grado di regolare i flussi di energia nei cambiamenti degli stati del sistema. La specificità determina non solo il significato che attribuiamo ai diversi stimoli, ma anche la forma e il significato degli stessi processi emozionali, attraverso meccanismi di «valutazione della valutazione». EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE ACCESSO ALLA COSCIENZA ci permette di modificare reazioni automatiche e riflesse e di introdurre elementi di scelta nei nostri comportamenti. Processi che vengono collegati all’interno della coscienza possono essere manipolati e alterati intenzionalmente, allo scopo di generare risposte maggiormente adattive. La coscienza è collegata ai processi attenzionali e alla memoria di lavoro che ci permette di riflettere simultaneamente su una serie di informazioni. La memoria di lavoro permette processi di autoriflessione e scelte cognitive: rende possibile intenzioni personali e comportamenti strategici, che non sono il risultato di processi automatici. La coscienza coinvolge l’attivazione e il legame selettivo di rappresentazioni che vengono manipolate intenzionalmente all’interno della memoria di lavoro (ovvero ci permette di rispondere in maniera più flessibile agli stimoli ambientali). EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Memoria di lavoro è stata definita come lavagna della mente, un sorta di deposito temporaneo che ci permette di tenere a mente e di riflettere simultaneamente su una serie di informazioni e dati diversi. Tali riflessioni ci consentono di manipolare queste varie rappresentazioni, di elaborarle ulteriormente (per esempio, di osservare similarità e differenze, o di creare generalizzazioni) e di stabilire fra loro nuove associazioni. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Ma qual è il ruolo specifico della coscienza nella regolazione delle emozioni? La coscienza può influenzare l’outcome dei processi emozionali: permette processi di autoriflessione, che a loro volta rendono possibile la mobilizzazione di pensieri e comportamenti che facilitano il raggiungimento di particolari obiettivi, attraverso l’acquisizione di nuovi livelli di integrazione. È coinvolta in due processi della regolazione delle emozioni: la modulazione dei flussi di energia all’interno del cervello e l’alterazione adattiva dei processi di elaborazione delle informazioni. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Ma perché i processi emozionali sono accessibili alla coscienza? La capacità di coinvolgere la coscienza in processi fondamentali come l’attribuzione di significati o l’elaborazione delle percezioni ci consente di rispondere in maniera più flessibile agli stimoli ambientali. È essenziale per la nostra sopravvivenza: ci permette di riconoscere intenzioni, nostre e altrui, di gestire le complesse interazioni con il mondo interpersonale in maniera più efficace ed adeguata al soddisfacimento dei nostri bisogni e al raggiungimento dei nostri obiettivi. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Il Sé è capace di almeno due stati contestuali: un Sé interno privato e un Sé esterno, pubblico e adattivo (Harter et al., 1997). Nell’ambito di determinate situazioni sociali la capacità di nascondere le proprie emozioni può essere adattivamente importante. I problemi sorgono quando questi processi di modulazione sono eccessivamente rigidi, e l’inibizione delle espressioni emozionali diventa uno stato tipico, un tratto dell’individuo. Se nel corso del suo sviluppo il bambino non trova contesti sociali in cui il Sé privato può interagire liberamente e pienamente con altre persone; il Sé pubblico e adattivo può diventare dominante; le sue emozioni vengono sistematicamente mascherate e nascoste non solo agli altri, ma anche a se stesso. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Bloccando ripetutamente le sue espressioni affettive l’individuo corre il rischio di inibire cronicamente l’accesso delle emozioni alla coscienza. I meccanismi che determinano un blocco delle espressioni emozionali non sono chiari, ma probabilmente coinvolgono un’inibizione temporanea dei circuiti che controllano tali espressioni, situati, soprattutto nell’emisfero destro, e in particolare a livello dell’amigdala e della corteccia orbitofrontale. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Caratteristiche costituzionali, esperienze traumatiche o relazioni di attaccamento non ottimali possono produrre una regolazione maladattiva delle emozioni, che limita la resistenza emotiva e la flessibilità comportamentale dell’individuo; se le capacità del sistema limbico di modulare intensi stati di arousal sono ridotte, può essere particolarmente utile imparare a usare funzioni neocorticali che permettono di analizzare e quindi di intervenire sulle risposte disregolative iniziali. Cioè, quando una persona perde la capacità di pensare razionalmente; modificare le reazioni automatiche iniziali può essere molto difficile, soprattutto se si tratta di risposte radicate, che sono state inscritte precocemente nei suoi circuiti limbici. Strategie che coinvolgono attività neocorticali possono aiutare l’individuo a riportare l’intensità di queste risposte emozionali entro livelli più tollerabili (per esempio, attraverso dialoghi riflessivi interni) e a renderle meno frequenti e più facilmente controllabili. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE PATTERN DI AUTOREGOLAZIONE DISFUNZIONALI Molte patologie psichiatriche possono essere viste come disturbi dei processi di autoregolazione. Negli individui che soffrono di patologie, con il passare del tempo l’instabilità degli stati della mente può diventare una caratteristica tipica, un tratto stabile dei loro processi disfunzionali di autoregolazione. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Le emozioni come processi integrativi. Le emozioni collegano tra loro processi fisiologici (dell’organismo), cognitivi (elaborazione delle informazioni), soggettivi (sensoriali interni) e sociali (interpersonali). Le emozioni regolano la mente e sono regolate dalla mente: la regolazione delle emozioni e le emozioni come processi regolativi. L’integrazione è un processo attraverso il quale componenti separati vengono collegate in un sistema più ampio; l’integrazione neurale collega tra loro l’attività di diverse aree del cervello e dell’organismo. A livello cerebrale, zone di convergenza, sono formate da cellule nervose i cui prolungamenti si estendono diffusamente a numerose regioni, raccogliendo in un unico insieme funzionale impulsi e informazioni che derivano da una serie di aree distinte. EMOZIONI E PROCESSI DI SVILUPPO CEREBRALE Zone di convergenza che integrano le attività di varie regioni cerebrali sono: la corteccia orbitofrontale, l’ippocampo, il cervelletto; Altre attività sono integrate dal corpo calloso, che connette i due emisferi cerebrali, o dall’amigdala, che attraverso un esteso sistema di fibre afferenti ed efferenti può collegare processi che coinvolgono elementi percettivi, azioni motorie, risposte dell’organismo e interazioni sociali. Alterazioni dei processi di integrazione, che normalmente garantiscono il mantenimento di un equilibrio tre le varie attività cerebrali, sono in grado di dare origine a disfunzioni emozionali generando quadri di dis-integrazione. Funzionamento sociale e competenza emotiva: espressività e regolazione delle emozioni L’espressività e la regolazione emotiva sono legate al funzionamento sociale (Campos et al., 1989). È stato dimostrato che gli stati emotivi, specialmente quelli negativi, e la loro regolazione influenzano una molteplicità di aspetti rilevanti della vita sociale (Eisenberg, 2000). Si ritiene che gli individui incapaci di regolare i propri comportamenti di reazione, probabilmente non riusciranno a gestire quell’arousal emotivo che scatta nelle situazioni sociali, e di conseguenza, potrebbero adottare, con molta più facilità, modalità di comportamento inappropriate o distruttive (Rothbart, Bates, 1998). Funzionamento sociale e competenza emotiva: espressività e regolazione delle emozioni Alte frequenze di emozioni negative potrebbero costituire un fattore predittivo di scarse competenze sociali (Eisenberg et al., 1993), di carenti abilità prosociali (Eisenberg et al., 1996), di problemi della condotta (Eisenberg et al., 1996), e di abuso di sostanze negli adolescenti (Chassin et al., 1993). Lo sviluppo dell’espressività e la regolazione emotiva, oltre a seguire l’andamento di crescita fisiologica del soggetto, sembra essere condizionato da particolari situazioni contestuali (le reazioni altrui) che potrebbero rinforzare positivamente o inibire l’evoluzione di tali fattori (Caspi, 1998). Ad esempio, bambini emotivamente poco regolati, ricevono con molta più frequenza rispetto ai loro coetanei maggiormente competenti, punizioni da parte degli adulti; ciò impedisce l’apprendimento di modalità più funzionali di regolazione di arousal emotivo, e quindi, anche le interazioni sociali successive potrebbero risultare compromesse. Funzionamento sociale e competenza emotiva: espressività e regolazione delle emozioni Tra i fattori ambientali che possono favorire o ostacolare una continuità nel funzionamento sociale: pratiche educative genitoriali, le relazioni con i pari, l’espressività emotiva a casa e l’attaccamento genitore-figlio. Alti livelli di accuratezza nella decodifica delle proprie emozioni testimoniano una storia individuale in cui la comunicazione delle emozioni è stata valorizzata da reazioni positive da parte del contesto sociale e da risposte empatiche (Dunn, 2000). Inoltre, è stato dimostrato che apprendere ad esprimere i propri sentimenti ed emozioni, in maniera accurata, è strettamente connesso al livello di competenza linguistica del bambino. Un adeguato linguaggio espressivo costituisce un fattore predittivo sia di un uso consapevole di strategie cognitive funzionali alla regolazione di stati emotivi negativi sia di un elevato livello di self-efficacy circa tali competenze. Codifica delle intenzioni e delle emozioni La formazione di un repertorio sociale adeguato è strettamente correlata alla capacità personale di codifica e comprensione degli eventi, in termini di azioni, intenzioni ed emozioni. Difficoltà nei processi di elaborazione dell’informazione, in particolare a livello di codifica delle intenzioni e delle emozioni altrui spinge il soggetto a interpretazioni errate che crea presupposti per risposte comportamentali inadeguate, e nella maggior parte dei casi, aggressive (Crick, Dodge, 1994). Codifica delle intenzioni e delle emozioni Una maggiore percezione delle emozioni (sia positive o negative) è strettamente connessa alla comparsa di comportamenti socialmente adeguati, ad una efficace soluzione di conflitti e all’accettazione da parte dei pari. Tale relazione sembra essere condizionata dalla qualità dell’ambiente familiare, infatti, bambini che vivono in contesti favorevoli (a basso rischio) si dimostrano maggiormente empatici e più abili nel riconoscimento emotivo rispetto ai loro coetanei inseriti in situazioni più svantaggiate. Da ciò emerge l’importanza dell’attività di codifica delle emozioni quale elemento predittivo dell’evoluzione delle traiettorie comportamentali del soggetto. Studi neurobiologici sull’autismo Neuroni mirror Meccanismi neurofisiologici che sottendono processi cognitivi: neuroni mirror (Rizzolatti et al., 1996; 1998; 2000). I neuroni specchio furono originariamente identificati nell’area F5 della corteccia premotoria nelle scimmie (Gallese, Fadiga, Fogassi et al., 1996; Rizzolatti, Fadiga, Gallese et al., 1996): i neuroni di questa area si attivano non solo quando le scimmie muovevano la mano o la bocca ma anche quando vedevano un altro individuo compiere la stessa azione. Ulteriori ricerche hanno messo in luce la presenza dei neuroni specchio nell’uomo utilizzando tecniche di visualizzazione cerebrale. Dopo la scoperta iniziale si è visto che esiste una rete di aree in rapporto tra loro, come pars opercularis del gyrus frontale inferiore (IFG), la corteccia frontale anteriore, il lobulo parietale inferiore e il sulcus temporale superiore che si attivano durante l’osservazione e l’imitazione di un’azione. Studi neurobiologici sull’autismo Studi di neuroimaging funzionale hanno evidenziato anomalie dei neuroni specchio nell’autismo rilevate attraverso prove di osservazione e di imitazione delle espressioni emotive. I soggetti autistici ha superato le prove imitative al pari del gruppo di bambini normali. Tuttavia le strategie sono differenti: i bambini normali utilizzano l’emisfero destro e il sistema dei neuroni specchio, il sistema limbico attraverso l’insula; nel caso del gruppo dei bambini con DSA il sistema dei neuroni specchio non è attivato per cui vi è una strategia alternativa e probabilmente il significato soggettivo delle emozioni non è sperimentato. Si ritiene che la disfunzione precoce dei neuroni specchio possa costituire il nucleo dei deficit sociali dell’autismo (Dapretto et coll., 2006). Studi neurobiologici sull’autismo Studi neurobiologici sull’autismo Studi del sistema limbico, amigdala e ippocampo: sono state messe in luce anomalie in queste aree, come densità ridotta, dimensione cellulare e arborizzazione dendritica nell’amigdala, nell’ippocampo, nel setto. L’amigdala gioca un ruolo importante nell’attivazione delle emozioni, nell’assegnare significato agli stimoli ambientali e nel mediare l’apprendimento emozionale (LeDoux, 1996). Numerosi studi hanno messo in luce una ipoattivazione dell’amigdala nell’autismo durante i compiti che implicano la percezione delle espressioni facciali e la teoria della mente (Baron-Choen, Ring et al., 1999; Castelli, Frith, Happe et al., 2002). Studi neurobiologici sull’autismo Studi neurobiologici sull’autismo L’ipoattivazione dell’amigdala darebbe sostegno all’ipotesi della motivazione sociale nella genesi dell’autismo. L’amigdala, ha dei neuroni che sono sensibili alla direzione dello sguardo, infatti, i bambini autistici hanno difficoltà ad interpretare le informazioni dello sguardo. I bambini autistici non mostrano differenti reazioni del sistema nervoso autonomo quando osservano la faccia della madre oppure una tazza. Questa risposta sarebbe legata alla disfunzione dell’amigdala che avrebbe un ruolo eccitatorio nel produrre risposte autonomiche. Studi neurobiologici sull’autismo Deficit nel campo della teoria della mente (Theory of Mind, ToM) È la conseguenza del fallimento nell’acquisire la capacità di concepire e comprendere la mente degli altri oltre che la propria; Incapacità di costruire un mondo sociale guidato da emozioni, desideri e convinzioni (Baron-Cohen et al., 2000); Incapacità di sviluppare processi cognitivi che consentono di orientarsi socialmente. Funzionamento sociale e competenza emotiva: espressività e regolazione delle emozioni Disturbo primario dell’intersoggettività (Hobson, 1993) Focus sul versante degli affetti e del legame affettivo: i primi comportamenti sociali presenti nei primi mesi non evolvono verso comportamenti sociali più complessi e quindi anche i comportamenti semplici tendono progressivamente a scomparire. Da qui deriverebbero i deficit cognitivi, di apprendimento, del linguaggio e della ToM. Funzionamento sociale e competenza emotiva: espressività e regolazione delle emozioni Deficit di attenzione condivisa Disfunzioni precoci come le competenze di attenzione condivisa (joint attention) capacità di condividere un focus comune di attenzione con un’altra persona, come per esempio guardare nella direzione dello sguardo di un’altra persona che sta guardando un oggetto (sviluppo tipico 10-14 mesi; difettuale nei bambini autistici). Deficit che riguarda l’imitazione, una competenza decisiva per l’apprendimento sociale che facilita anche i processi intersoggettivi; Deficit nell’orientamento preferenziale verso gli stimoli sociali e la spinta al coinvolgimento sociale. Interazioni madre-bambino con disturbo dello spettro autistico Si ipotizza che nei DSA, i disturbi neurologici di base, alterando la capacità del bambino di imparare a codificare e decodificare gli stati emotivi propri ed altrui e compromettendo la naturale tendenza a condividere con l’altro i propri interessi, impediscano l’instaurarsi della reciprocità relazionale con la madre che normalmente assolve la funzione di supporto emotivo per lo sviluppo cognitivo del bambino; Il deficit neurologico di base produce, come sintomo secondario, un disfunzionamento a livello interattivo che a sua volta ha una ricaduta negativa sullo sviluppo cognitivo (Trevarthen, 1998; Venuti, 2003). Le madri di bambini con DSA sembrano avere la tendenza a un maggior controllo e una maggiore direttività, mostrando più tentativi di agganciare l’attenzione del bambino soprattutto attraverso approcci di tipo fisico (Lemanek, Stone, Fishel, 1993). Le alterazioni nella relazione madre-bambino Sintonia: il bambino non sperimenta la capacità di risposta pronta e immediata da parte della madre e quindi può attivare una relazione di attaccamento insicura. Crescere con una carenza nella sintonia conduce a sentirsi spesso minacciato dal mondo esterno, per far fronte al quale è facile che attivi comportamenti di aggressività e opposizione; Reciprocità: ossia il bambino non sperimenta quegli stati di condivisione in cui attraverso lo sguardo e l’interazione reciproca. È alla base delle acquisizioni relative all’alternanza del turno e alla referenzialità degli oggetti. Una sua alterazione conduce a difficoltà nello sviluppo linguistico e nelle acquisizioni competenze sociali, comprensione sentimenti e regolazione propri stati emotivi; Intenzionalità: ossia il rendersi conto che le proprie azioni hanno effetto sugli altri. Se il bambino non ha ottenuto risposte adeguate alle sue richieste e se l’adulto non ha dato significato ai suoi gesti, l’intenzionalità non può essere pienamente acquisita, ciò conduce a difficoltà nello sviluppo linguistico e comunicativo, oltre che ad una scarsa autonomia e decisionalità. Difficoltà di progettazione di azione e piani sequenziali di comportamenti. Classificazione DSM 5 disturbo dello spettro autistico I disturbi dello spettro autistico sono accorpati in un’unica categoria diagnostica - disturbo dello spettro autistico – unificando in due sole categorie diagnostiche i sintomi: 1) deficit nella comunicazione sociale e nelle interazioni e 2) presenza di pattern di comportamento, interessi e attività ripetitivi. La diagnosi viene personalizzata indicando la gravità dei sintomi, le abilità verbali o eventuali anomalie genetiche. Comportamento sociale e comunicazione sono aspetti inscindibili nel funzionamento individuale e le difficoltà nella mentalizzazione, nel riconoscimento empatico e nell’uso pragmatico del linguaggio, vanno trattati come insieme coerente. Studi e ricerche DSA In uno studio sistematico di più di 200 lavori di neuroimaging con soggetti affetti da uno dei disturbi dello spettro autistico (PinaCamacho, Villero, Fraguas et al., 2011) ha permesso di individuare irregolarità nel funzionamento e nella struttura delle aree frontotemporale e limbica in relazione alle diverse forme di disturbi nell’interazione sociale e nella difficoltà di usare propriamente gli aspetti pragmatici del linguaggio e irrigolarità nel funzionamento e nella struttura delle aree fronto-striato-cerebellari in associazione ai comportamenti ritualistici e ossessivi dei pazienti con DSA. Studi e ricerche DSA Studi di risonanza magnetica funzionale convergono sull’ipotesi che i disturbi dello spettro autistico possano essere legati anche a una connettività atipica tra differenti aree del cervello, che sembrerebbe portare a un sistema non del tutto adeguato all’elaborazione di alcune forme di informazioni complesse (ipotesi da verificare) (Anagnostou, Taylor, 2011). Studi e ricerche DSA Il cervello è un sistema estremamente plastico, e le connessioni tra regioni e aree si creano o vengono inibite in risposta alle esperienze fatte (Kandel, Jessell, Sanes, 2000) e la connettività funzionale è un processo dinamico in costante evoluzione: il cervello è plasmato dall’esperienza e l’autismo sarebbe legato sia a differenti tipi di connessioni tra aree del cervello, sia ad aspetti strutturali differenti come anomalie dia volume sia nella materia grigia sia in quella bianca (Muller, 2008). Studi e ricerche DSA Nuove ricerche hanno anche evidenziato la funzionamento dei neuroni a specchio e i relazionali in soggetti con disturbo spettro Asperger, disturbo autistico non altrimenti Ramachandran, 2007). relazione tra il cattivo deficit comunicativi e autistico, sindrome di specificato (Oberman, Studi e ricerche DSA La dimensione biologica costituisce soltanto metà del problema. L’altra metà sono i fattori ambientali che, sia attraverso meccanismi neurobiologici diretti, sia interagendo con i geni, interferiscono con lo sviluppo neurale normale e portano all’autismo. Le circostanze ambientali che hanno attirato l’attenzione dei ricercatori sono diverse. Per diversi anni si è cercato di capire se alcuni vaccini o i conservanti contenuti nei vaccini fossero responsabili dell’incremento dei casi di autismo, ma non sono mai state trovate prove a sostegno di quest’ipotesi. Bibliografia Ciompi L., (1991) «Affects as central organising and integrating factors: a new psychosocial/biological model of the psyche». In British Journal pf Psychiatry, 159. Damasio A.R. (1995) L’errore di Cartesio. Emozione, regione e cervello. Tr. It. Adelphi. Iacoboni M., Woods R.P., Brass M., Bekkering H., Mazziotta J.C., Rizzolatti G., (1999) «Cortical mechanisms of human imitation». In Science, 286. Lewis M.D., Granic I. (2000) (a cura di) Emotion, Development and Selforganization. Cambridge University Press, New York. Thompson R., (1994) «Emotion regulation: A theme in search of definition». In Fox, N.A. (a cura di), The Development of Emotion Regulation: Biological and Behavioral Consideration. Monographs of the Society for Research in Child Development, 59.