Tecnica R.M.N. per lo studio del rachide

Tecnica R.M.N.
per lo studio del
rachide
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Pz. Supino; “head first”; utilizzo della bobina
“multi array”.
Opportuni mezzi di contenzione per il rachide
cervicale; cuneo sottopopliteo per ridurre la lordosi
lombare.
Centraggi:
gonion per il rachide cervicale;
a metà dello sviluppo sternale per il rachide
dorsale;
punto d’intersezione tra la linea sagittale mediana e
la linea bicrestoiliaca per il rachide lombo/sacrale.
26/03/2008
Domenico Mezzasoma
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Lo studio del rachide varia in
funzione del quesito diagnostico
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Patologie discali: ernie del disco o protrusioni.
Processi infiammatori del disco e/o del soma
vertebrale (spondilodiscite).
Patologie midollari (processi infiammatori,
“placche” demilienizzanti ecc..).
Ripetizioni ossee a livello vertebrale di
qualsiasi natura primitiva.
Spondilolistesi, cavità siringomieliche,
fenomeni ostecondrosici ecc…
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Abbiamo a disposizione dunque diverse
sequenze con altrettante possibilità
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Dopo aver acquisito le immagini di localizzazione
tramite una “loc.cor.” ed una “loc.sag.”,
programmiamo le sequenze sagittali:
Sag. STIR (Short Time Inversion Recovery)
Sag. FSE T1 o SE T1
Sag. FSE T2
Sag. FSE DP
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Le sequenze sagittali vengono
programmate per convenzione da
destra verso sinistra, si applica la
banda di presaturazione spaziale
anteriormente alle slices al fine di
evitare gli nartefatti da movimento del
muscolo cardiaco e degli atti respiratori
Domenico Mezzasoma
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Alla console
Le sequenze vanno programmate secondo
l’inclinazione del midollo.
„ Thickness 3/4 mm, spacing 0.3/0.4 mm; fov:
@ 24 cm per il rachide cervicale;
@ 30 cm per il rachide dorsale;
@ 30/34 cm per il rachide lombosacrale.
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La durata media delle sequenze oscilla da 3 a 4 min.
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Così l’imaging:
rachide cervicale
Sag. T1 pesata
Cor. T1 peasata
Sag.STIR
La localizer coronale si rende necessaria per
visualizzare il midollo e programmare le sagittali
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Dalle immagini sagittali si evince
dove indagare ulteriormente con
sequenze assiali
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Sul rachide cervicale, per problemi discali, si
utilizza la GRE T2*. Thickness 3mm, spacing
0.3mm, fov 18cm.; durata della sequenze 3min.ca.
Si cerca di passare perfettamente negli
spazi intersomatici che sembrano avere
maggiori problemi ovvero con dischi
intervertebrali che protrudono
posteriormente.
Anche in questo caso siamo soliti
posizionare la banda di presaturazione
anteriore.
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Talvolta risulta utile programmare una T2 F.S.
al fine di visualizzare meglio tutti i tessuti
molli circostanti al midollo ed eventuali
processi infiammatori del midollo stesso.
Sag. STIR - rachide dorsale
la sequenza assiale si programma dove è
localizzato il problema qualunque esso sia.
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Domenico Mezzasoma
Sag. STIR - rachide dorsale
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Imaging rachide lombosacrale
V
Sagittale STIR.
Con tale sequenza è possibile
avere una buona visualizzazione
di eventuali arretramenti del
disco intersomatico, allo stesso
tempo, riusciamo a distinguere
eventuali patologie dell’ultimo
tratto midollare e soprattutto è
possibile distinguere all’interno
del soma dove l’edema ha
sostituito il grasso
intraspongioso.
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La Sag. STIR va sempre
“accompagnata” da una Sag. T1
pesata poiché sono complementari.
Dopo aver acquisito Stir o T2 se
osserviamo arretramenti del disco
intervertebrale programmiamo una
sequenza assiale FSE T1.
Generalmente sono interessati gli ultimi tre
spazi L3/L4, L4/L5, L5/S1.
Dove non c’è il midollo è preferibile
dunque una pesatura assiale in T1.
Anche in questo caso mettiamo una banda
di presaturazione spaziale anteriore.
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Domenico Mezzasoma
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Talvolta è necessaria la somministrazione di M.D.C.
Quando ciò avviene si acquisiscono immagini T1
pesate con soppressione del segnale del grasso; si
rende indispensabile ricordare che il M.D.C.
paramagnetico abbassa il T1 dei tessuti, rendendoli
iperintensi ovvero della stessa intensità del segnale
del grasso…per questo è preferibile abbattere il
segnale di quest’ultimo.
E’inoltre quasi indispensabile il flow comp. al fine
di compensare gli artefatti dovuti ai protoni del
M.D.C. che scorrono all’interno dei vasi.
26/03/2008
Domenico Mezzasoma
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Tutte le “imaging options” (saturazione del
grasso, banda di saturazione spaziale, flow
compensaion, no “phase wrap” ecc…)
migliorano a seconda del loro appropriato
utilizzo la qualità dell’imaging.
E’ altrettanto vero che allungano la durata di
ogni singola sequenza. Questo comporta il
rischio di movimenti involontari da parte del
paziente, di conseguenza anche in questo caso,
è utile mediare tra i vari parametri che
concorrono alla riuscita dell’esame.
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Domenico Mezzasoma
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