TEMA D'ESAME MATURITA' 2010 risoluzione - versione senza gure Il candidato risolva uno dei due problemi e cinque dei dieci quesiti in cui si articola il questionario. Problema 1 Sia ABCD un quadrato di lato 1, P un punto di AB e γ la circonferenza di centro P e raggio AP . Si prenda sul lato BC un punto Q in modo che sia il centro di una circonferenza λ passante per C e tangente esternamente a γ . 1. Se AP = x, si provi che il raggio di λ in funzione di x è dato da f (x) = 1−x . 1+x 2. Riferito il piano ad un sistema di coordinate Oxy , si tracci, indipendentemente dalle limitazioni poste ad x dal problema geometrico, il graco di f (x). La funzione f (x) è invertibile? Se sì, quale è il graco della sua inversa? 3. Sia 1 − x , g(x) = 1 + x x∈R quale è l'equazione della retta tangente al graco di g(x) nel punto R(0; 1)? E nel punto S(1; 0)? Cosa si può dire della tangente al graco di g(x) nel punto S ? 4. Si calcoli l'area del triangolo mistilineo ROS , ove l'arco RS appartiene al graco di f (x) o, indierentemente, di g(x). Sia T il punto di tangenza fra γ e λ. Il punto T è ovviamente allineato con P e Q, visto che P T e T Q sono entrambi ortogonali a t, tangente alle due circonferenze passante per T . Il triangolo P BQ è manifestamente rettangolo in B , per cui deve valere il teorema di Pitagora: P Q2 = P B 2 + BQ2 ove: P Q = x + y , P B = 1 − x, BQ = 1 − y . Quindi, sostituendo: (x + y)2 = (1 − x)2 + (1 − y)2 ⇒ x2 + 2xy + y 2 = 1 − 2x + x2 + 1 − 2y + y 2 e quindi, risolvendo rispetto a y : 2xy + 2y = 2 − 2x ⇒ y(x + 1) = 1 − x da cui, come volevasi dimostrare: y = f (x) = 1−x 1+x Prescindendo dalle limitazioni geometriche del problema, come esplicitamente indicato, la lunghezza x varia su tutto R. La funzione da studiare è di tipo razionale fratta o omograca: il suo graco è un'iperbole equilatera traslata, avente per centro di simmetria il punto di incontro degli asintoti (a loro volta ortogonali). Dominio: R \ {−1}, unico zero in x = 1. Funzione positiva per x > 1, negativa per x < 1. Si ha inoltre che f (0) = 1. Calcolando i limiti notevoli, abbiamo: lim f (x) = ∓∞, x→−1± lim f (x) = −1 x→∞ Dunque: x = −1 è un asintoto verticale e y = −1 un asintoto orizzontale (ovviamente non ci sono asintoti obliqui). Calcolando la derivata prima (con la formula della derivata delle funzioni fratte), si ha: f 0 (x) = 2 −1 · (1 + x) − (1 + x) =− < 0∀x ∈ D 2 (1 + x) (1 + x)2 cioè signica che f è sempre decrescente e non presenta punti estremali. La derivata seconda vale: f 00 (x) = −2D(x + 1)−2 = 4 (1 + x)3 che è positiva per x > 1 e negativa per x < 1, cioè f ha concavità verso l'alto per x > 1 e verso il basso per x < 1, non presentando essi. Il graco si realizza facilmente ed è appunto quello di un'iperbole equilatera con centro C(−1; −1) e i due asintoti. Avendo provato che f è strettamente monotona (nel nostro caso, decrescente) ∀x ∈ D, ciò assicura che f sia invertibile. Il graco dell'inversa, f −1 (x), come segnalato preliminarmente ai candidati, si ottiene eettuando una simmetria assiale del graco di f rispetto alla bisettrice y = x. Tuttavia, la funzione ha come graco un'iperbole equilatera, che ammette come asse trasverso proprio la bisettrice y = x, visto che il centro di simmetria appartiene a tale retta, quindi il graco di f −1 (x) coincide con quello di f (x) stesso. Ciò si poteva provare calcolando anche l'espressione esplicita dell'inversa: 1−x , allora: se y = 1+x y(1 + x) = 1 − x ⇒ x(y + 1) = 1 − y ⇒ x = 1−y 1+y che è esattamente l'espressione di f (x), scambiando la x con la y !. Dei candidati hanno tentanto ad occhio di disegnare la curva simmetrica: alcuni notando questa proprietà (che andava in qualche modo giusticata), altri no. 1 − x , per la denizione stessa di valore assoluto è 1 − x se 1 − x > 0, mentre 1 + x 1+x 1+x La funzione g(x) = è x−1 1−x se <0 1+x 1+x 1−x Ora, > 0 implica (semplice disequazione fratta!) che x < −1 ∧ x > 1, dunque è: 1+x 1−x se −1 < x < 1 1 x g(x) = x + −1 se x < −1 ∧ x > 1 1+1 La funzione g è dunque denita a tratti. La tangente tR , con R(0, 1), si trova ricordando che il suo coeciente angolare è pari al valore g 0 (0). E' ovviamente: 0 g (0) = D 1 − x −(x + 1) − (1 − x) = mt = = −2 x + 1 x=0 (x + 1)2 x=0 Pertanto, l'equazione richiesta è: tR : y = −2x + 1 Notiamo ora che S(1, 0) è proprio il punto in cui cambia la legge di denizione di g , che risulta ivi continua, ma non derivabile. Infatti la funzione ammette derivata destra dierente da quella sinistra, visto che: x − 1 2 1 = = =D 2 1 + x x=1 (1 + x) x=1 2 1 − x −2 1 0 g− (1) = D = =− 2 1 + x x=1 (1 + x) x=1 2 0 g+ (1) ma Il punto S è quindi un punto angoloso per g , in quanto le due derivate esistono nite ma sono dierenti. Possiamo quindi dire che g non è derivabile in S , nel senso che non esiste in questo punto un'unica tangente ma: t+ S :y = 1 (x − 1), 2 1 t− S : y = − (x − 1) 2 Il calcolo dell'area AROS si eettua determinando il valore dell'integrale: Z AROS = 0 1 1−x dx 1+x La funzione integranda è una frazione algebrica impropria, visto che il grado del numeratore è pari a quello del denominatore. Dobbiamo quindi eettuare la divisione fra i due polinomi, e sfruttare la formula: N (x) R(x) = Q(x) + D(x) D(x) Nel nostro caso, come si può facilmente vericare, si ha che Q(x) = −1 e R(x) = 2, per cui 1−x 2 = −1 + 1+x 1+x e quindi: Z 1 Z −1 dx + AROS = 0 0 1 2 1 dx = −x + 2 · ln |x + 1||0 = −1 + 2 ln 2 ' 0, 386 1+x Nessuno candidato ha risolto l'es. 2, per la cui soluzione si rimanda quindi al materiale reperibile sui giornali o in rete. QUESITI 1. La proprietà andrebbe provata per induzione, ma una semplice generalizzazione della procedura è stata considerata accettabile (del resto, anche alcune soluzioni reperibili in rete si limitano a ciò...) Una funzione polinomiale di grado n è data da: an xn + an−1 xn−1 + ... + a0 La proprietà enunciata deve per forza valere se n ≥ 1 Certamente la proprietà è vera se n = 1: P 1 (x) = DP1 (x) = D(a1 x + a0 ) = 1 · a1 denotando con P 1 la derivata prima e con P1 la polinomiale di grado 1. Osserviamo quindi che 1 = 1! e che a1 è proprio il coeciente di x1 . La proprietà è vera anche per n = 2, infatti: P 2 (x) = DDP2 (x) = DD(a2 x2 + a1 x + a0 ) = D(2a2 x + a1 ) = 2a2 Osserviamo analogamente che 2 = 2! e che a2 è proprio il coeciente di x2 . Generalizzando, possiamo osservare che la derivata n−esima contiene sempre il termine relativo al coeciente di grado massimo Quindi: P n (x) = n · (n − 1) · (n − 2) · −... · 1an = n! · an per denizione stessa di fattoriale. La maniera più elegante e completa di dimostrare la proprietà è comunque l'induzione. Abbiamo provato la validità della formula per n = 1 e per n = 2. Supponendo valida la proprietà per n, proviamo che è vera anche per n + 1. 2. E' necessario notare che la costruzione graca va fatta in 3 dimensioni. Applichiamo il teorema delle tre perpendicolari. Se dal piede B della retta P B perpendicolare al piano ABC si manda la perpendicolare BA alla retta CA del piano, quest'ultima risulta perpendicolare al piano di AB e P B , cioè ABP . Se ne deduce che AC è perpendicolare a tutte le rette del piano ABP passanti per A e in particolare `e perpendicolare ad AP , quindi il triangolo P CA è rettangolo. Inoltre, poichè per ipotesi P B è perpendicolare al piano ABC , P B è perpendicolare ad AB e a CB , quindi i triangoli P AB e P AC sono rettangoli. 3. La tangente alla curva ha naturalmente equazione: y − y0 = m(x − x0 ) Per la denizione stessa di derivata, m = f 0 (x0 ), quindi: m = D(e3x )x=x = 3 · e3x0 0 Ponendo ora m pari a 2, dobbiamo risolvere la seguente equazione esponenziale: 3e3x0 = 2 ⇒ e3x0 = 1 2 2 ⇒ ln(e3x ) = ln 2/3 ⇒ 3x0 = ln(2/3) ⇒ x0 = · ln 3 3 3 4. Il limite dà ovviamente luogo ad una forma indeterminata del tipo 0 · ∞, che non dà sempre (meno che mai in questo caso), come ingenuamente si può credere, come risultato 0. L'indeterminazione si risolve facilmente cambiando variabili: t= 1 , x x→∞⇒t→0 Quindi il limite proposto diviene: 4 sin t · sin t = lim 4 · =4 t→0 t t→0 t lim ricordando il limite fondamentale: lim t→0 sin t t √ 5. Prendendo r = a2 − h2 , ovviamente con r > 0, h > 0, si ha: V (h) = π 2 π π r h = (a2 − h2 ) · h = (a2 h − h3 ) 3 3 3 Derivando, a meno del fattore costante π : 3 a V 0 (h) = (a2 − 3h2 ) = 0 ⇒ hmax = √ 3 scartando ovviamente la soluzione negativa. Se calcoliamo la derivata seconda, si ha: V 00 (x) = −6h che è, nel punto hmax , manifestamente negativa, quindi il valore trovato è eettivamente un punto di massimo assoluto (ad analoga conclusione saremmo arrivati studiando il segno di V 0 (h)). Il volume massimo sarà allora: V (hmax ) = che dà, tenendo conto che a = 80 cm: π 2 a2 a (a − ) · √ 3 3 3 Vmax ' 206.265, 44 cm3 . Ricordando che 1 l = 1 dm3 = 1000 cm3 , dividendo quindi per 1000 abbiamo il risultato desiderato: Vmax = 206, 26 l 6. Ricordando che f (x) è denita se e solo se f (x) ≥ 0, possiamo dire che il dominio della funzione p cos(x) è dato dalle soluzioni della disequazione elementare in coseno: p cos x ≥ 0 che va risolta tenendo conto della periodicità della funzione. cos x ≥ 0 ⇒ 2kπ ≤ x ≤ π 3π + 2kπ ∪ + 2kπ ≤ x ≤ 2kπ 2 2 che si può scrivere in forma più elegante come: − π π + 2kπ ≤ x ≤ + 2kπ 2 2 Qundi, possiamo scrivere (la notazione ed i formalismi erano forse la cosa più dicile del quesito): D = {x| − π π + 2kπ ≤ x ≤ + 2kπ, 2 2 k ∈ Z} 7. Una funzione è continua in un punto x0 se e solo se: lim f (x) = lim− f (x) = f (x0 ) x→x+ 0 x→x0 Imponendo tale condizione per la nostra funzione denita a tratti, per la quale, non a caso, viene detto di esprimere una condizione di continuità per x = 4, si ha: , lim f (x) = lim 3x2 − 11 · x − x = 0 = f (4), x→4+ x→4+ lim f (x) = lim kx2 x − 1 = 16k − 9 x→4− x→4− Dunque, la condizione di continuità è espressa da 16k − 9 = 0 ⇒ k = 9 16 8. Ricordando la denzione di progressione aritmetica (la dierenza fra un termine ed il successivo è costante) e quella di coeciente binomiale, si ha che n > 3 deve soddisfare alla equazione: n n−3 − n n−2 = n n−2 − n n−1 Sfruttando la denizione: n! n! n! n! − = − (n − 3)! · 3! (n − 2)! · 2! (n − 2)! · 2! (n − 1)! · 1! Sfruttando la proprietà ricorsiva del fattoriale: n(n − 1)(n − 2)(n − 3)! n(n − 1)(n − 2)! n(n − 1)(n − 2)! n(n − 1)! − = − (n − 3)! · 6 (n − 2)! · 2 (n − 2)! · 2 (n − 1)! · 1 La relazione dà luogo all'equazione quadratica fratta: (n − 1)(n − 2) n − 1 n−1 − = −1 6 2 2 che ridotta in forma normale dà: n2 − 9n + 14 = 0 Le soluzioni sono n = 2∨n = 7, ma scartando la prima perchè deve essere n > 3, possiamo aermare che la soluzione è n = 7 (avendo luogo la progressione 7, 21, 35, aritmetica di ragione 14. 9. Usando il teorema dei seni (relativamente al caso in cui si abbiano due lati e uno degli angoli opposti) si ha: √ sin β sin γ AB 3 2 = ⇒ sin γ = · sin 45 = ' 1, 061 AC AB AC 2 2 Risulta che questo triangolo avrebbe sin γ > 1, quindi non può esistere. Se β = 30, allora: sin γ = 3 3 AB sin 30 = ⇒ γ = arcsin = 48, 6 ∧ 180 − 48, 6 = 131, 4 AC 4 4 Dunque, ci possono essere due triangoli (ottusangoli) che risolvono il problema, che risultano entrambi esistenti, in quanto il terzo angolo è calcolabile (dalla relazione costruttiva sugli angoli interni) in entrambi i casi: • γ = 48, 6, • γ = 131, 4, β = 30, β = 30, α = 180 − 30 − 48, 6 = 101, 4 > 0 α = 180 − 30 − 131, 4 = 18, 6 > 0 10. La rotazione di A attorno all'asse y produce un solido (concavo) il cui volume è dato dalla dierenza fra il volume del cilindro di h = 2 e r = 4 e il volume del solido che si ottiene facendo ruotare√B attorno a y . Per quest'ultimo calcolo, eseguiamo una rotazione d'assi, che muta la curva y = x nella parabola y = x2 , come si può vedere dalla gura. Z 2 VB = π 0 x4 dx = 32 π 5 Vcil = π16 · 2 = 32 Quindi VA = 32π − 32 128 π= π 5 5