ORTO&DINTORNI La MELANZANA, ortaggio dall’insolito colore di Iris Fontanari TERRA TRENTINA L 42 a melanzana è un gustosissimo ortaggio che in questi ultimi anni ha acquistato un’ottima fama anche nella nostra Regione ed è, infatti, coltivato sempre più di frequente nei nostri orti. Vero toccasana per l’organismo, ricca di vitamine (A, B, C) e di sali minerali, questa pregiata Solanacea è la protagonista di moltissime ricette culinarie italiane ed inoltre, essendo povera di proteine e poco calorica, è anche indicata per chi segue una dieta dimagrante. Le origini di questa pianta sono ancora piuttosto oscure: pare comunque che provenga dall’India perché tuttora nelle regioni orientali di questo Paese crescono spontanee varie forme di melanzane. Sconosciuta ai Greci e ai Romani (come altre due Solanacee (il pomodoro e la patata), era invece apprezzata in Cina fin dal IX secolo. Nel 1200 era già presente nel Nord Africa e verso la fine del 1300 essa approdò sulle sponde siciliane, portatavi probabilmente dagli Arabi che, fin dal basso Medioevo, ne avevano scoperto le proprietà alimentari diffondendola poi in Europa. Tuttavia, solo dal XVII secolo la melanzana fu coltivata regolarmente a scopo alimentare. All’inizio essa non ricevette una buona accoglienza perché, secondo la consueta superstizione popolare, era ritenuta velenosa e capace addirittura di far impazzire le persone. Per questo molti manuali botanici le affibbiarono l’appellativo di Solanum insanum, che divenne poi “mela insana”, da cui derivò il nome italiano “melanzana”. In effetti la pianta contiene un composto tossico, la solanina, che è sì presente nelle parti verdi e nei frutti acerbi, ma è praticamente assente nei frutti maturi. Note botaniche e colturali La melanzana (Solanum melongena) è una pianta erbacea annuale che può però sopravvivere per molti anni. Ha fusto robusto, ramificato e ricoperto di peli ispidi, alto da 80 a 120 cm. Le foglie sono semplici, alterne, grandi e sorrette da un robusto picciolo di colore violetto; le nervature e il picciolo sono spesso ricoperti di piccole spine. I frutti (più correttamente bacche) molto grandi hanno buccia abbastanza sottile di colore mutabile, a seconda della varietà, dal bianco al lilla, al violetto, al quasi nero. Quando il frutto è completamente maturo, la buccia assume un colore che, a seconda delle varietà, va dal giallo più o meno intenso alla tonalità ocra. La polpa è fibrosa, soda e bianca, ma subito dopo il taglio, assume in poco tempo sfumature brune. Amara al gusto, diventa tenera e gustosa dopo la cottura. Il frutto si inserisce nel fusto per mezzo del peduncolo e del calice, costituito di cinque sepali spinosi solidamente uniti alla bacca. La forma delle bacche può variare dal tondo all’ovale, al cilindrico, al cilindrico-allungato. Da notare che le melanzane di forma allungata (ad esempio, la “Violetta lunga di Napoli” e la “Slim Jim”) hanno un sapore più piccante, mentre le tonde (come la “Violetta di Firenze” e la “Mostruosa di New York”) sono al gusto più delicate. I fiori, bellissimi e stellati con cinque petali di un intenso colore violetto, sono collegati al fusto singolarmente o a coppie ed hanno bene in evidenza la parte riprodutti- va maschile, costituita da cinque antere di color giallo vivo. L’impollinazione avviene solitamente all’interno dello stesso fiore. La melanzana viene coltivata per tradizione soprattutto nell’Italia centro-meridionale, favorita dalla temperatura elevata adatta a questo ortaggio; tuttavia, la si trova anche in Veneto, Liguria e Lombardia dove, per realizzare la produzione, ci si serve perlopiù di protezioni (tunnel di plastica e serre riscaldate). La coltura può essere peraltro effettuata in serra per tutto il ciclo. Sia che venga coltivata a pieno campo che in coltura protetta questo ortaggio ha necessità assoluta di acqua che deve essere fornita in modo costante. È bene ricordare che, per svilupparsi al meglio delle loro possibilità, le piante necessitano di una temperatura compresa fra i 22 e i 29$ C. Pur essendo esigente per quel che riguarda la fertilità del terreno, tuttavia la pianta si adatta a diversi tipi di suolo, purché soleggiati e concimati con letame maturo oppure con concime chimico (ottimo quello contenente magnesio). Dove le condizioni climatiche non sono favorevoli, i terreni più adatti sono quelli sabbiosi perché si riscaldano più velocemente in primavera, soddisfacendo così le esigenze termiche della coltura. La semina si esegue all’inizio della primavera, utilizzando vasetti di torba pressata, disposti uno vicino all’altro, dentro cassette in cui sia stata versata una miscela di terriccio universale unita ad un terzo di sabbia. I vasetti con le piantine prescelte vengono poi trapiantati nell’orto alla distanza di 50-60 cm l’uno dall’altro in file distanziate, a Proprietà terapeutiche e utilizzi culinari Il nome Solanum deriva dal latino solamen che significa sollievo, conforto, quiete. Come le Solancee, infatti, anche la melanzana contiene principi attivi ad azione sedativa che vengono comunemente usati in medicina. La buccia e parte della polpa hanno, inoltre, proprietà coleretiche (aumentano la secrezione biliare). La melanzana è utile altresì per normalizzare la funzionalità del fegato, per ridurre il tasso di colesterolo nel sangue, per stimolare la diuresi e per disintossicare e riabilitare l’organismo, in particolare dopo lunghe malattie o cure a base di antibiotici. Per uso esterno, contro le emorroidi è tuttora valido un antico rimedio: si fa cuocere una melanzana col suo gambo, dopo averla interamente tagliuzzata; quando è ben cotta, se ne fa colare il succo e vi si aggiunge un pizzico di solfato di rame e un po’ di cera vergine. Questo unguento va applicato sulle emorroidi (che non siano già sanguinanti e necessitino di operazione) e si avrà in tempi rapidi la guarigione. La melanzana è un ortaggio che può rivelarsi indigesto e amarognolo se non si adottano alcune precauzioni prima di cucinarlo. Per eliminare il sapore amaro della polpa, basta tagliare a fette le melanzane e sistemarle a strati con sale grosso per circa un’ora e gettare poi il succo che ne è colato. Quando si devono cucinare svuotate, prima di mettere il ripieno vanno precotte in forno per un quarto d’ora, oppure sbollentate in acqua salata per qualche minuto. Si dovranno scartare quelle troppo mature perché altrimenti la loro polpa e i numerosi semi si riveleranno indigesti e molto duri. Ed ora una ricetta classica: melanzane alla “parmigiana”, un piatto squisito che, sia in estate sia in autunno, è presente spesso sulla mia mensa. Per 5-6 persone occorrono: 4 grosse melanzane, 4 etti di pomodori pelati senza semi, 1 piccola cipolla, 3 etti di mozzarella, un etto di parmigiano grattugiato, una manciata di basilico fresco, 3 cucchiai di farina bianca, 9 cucchiai d’olio d’oliva, due dl d’olio per friggere, pepe nero, sale, carta assorbente. Si taglino le melanzane per il lungo in fette dello spessore di 1 cm, si mettano su un’asse inclinata coperte di sale a fare acqua per un quarto d’ora. Quindi si sciacquino, si asciughino e si passino nella farina dorandole poi nell’olio bollente da entrambi i lati; si facciano quindi asciugare su carta assorbente. Si prepari a parte la salsa, facendo soffriggere la cipolla in 3 cucchiai d’olio d’oliva, si uniscano i pomodori passati e si cuocia a fuoco dolce per 10 minuti. Si unga un teglia da forno con 3 cucchiai d’olio d’oliva, vi si adagi uno strato di melanzane, si copra con fettine di mozzarella, pezzetti di basilico, salsa e una spolverata di parmigiano. Si ripeta fino ad esaurimento degli ingredienti, terminando con la salsa. Si cosparga la superficie con parmigiano e un filo d’olio e si inforni a 180$C per 15 minuti. Per coloro che desiderano un piatto più digeribile, suggerisco di cuocere (anziché friggere in padella) le fette di melanzana sulla piastra (griglia) o di buttarle per qualche minuto nell’acqua bollente, facen- dole poi asciugare sopra un panno. Al posto della mozzarella, che generalmente “fila”, io utilizzo qualche altro formaggio più consistente o, in alternativa, uso solo formaggio grattugiato che conferisce al tutto un sapore davvero delizioso. TERRA TRENTINA loro volta, di circa 60-80 cm. Il trapianto in pieno campo viene fatto in epoche diverse da regione a regione; mai comunque prima che sia scongiurato il pericolo delle gelate. A 20-30 giorni dal trapianto si esegue la rincalzatura, seguita da sarchiature ed altre operazioni, quali l’eliminazione delle foglie basali ingiallite e l’asportazione dei germogli alla base del fusto. La raccolta ha luogo quando le bacche sono a due terzi del loro completo sviluppo ed hanno acquisito il colore desiderato: le varietà precoci si raccolgono a giugno, mentre quelle tardive fino a settembre-ottobre. 43