Appunti di analisi convessa Tommaso R. Cesari APPUNTI NON UFFICIALI1 (Analisi convessa - corso di Libor Vesely) 1 Nota del redattore Questi appunti sono stati scritti da me durante il Corso (A.A. 2012-2013). Sono assoluta- mente indipendenti dall'iniziativa del Docente. Di queste carte non è fornita alcuna garanzia esplicita o implicita di correttezza o di completezza. In particolare, è assai probabile che risultino presenti numerosi errori delle tipologie più svariate, in primo luogo concettuali, dovuti all'imperizia del curatore. Si sottolinea inoltre che non vi è stato da parte mia alcuno sforzo per rendere gli argomenti formalmente corretti, né tanto meno per dare loro una veste chiara e lineare. Usate dunque le informazioni qui contenute a vostro rischio e pericolo. Tommaso R. Cesari Indice 1 2 3 Insiemi e involucri Compattezza dell'involucro convesso . . . . . . . . . . . . . . . . 4 1.2 Interno topologico/relativo/algebrico e chiusura . . . . . . . . . . 19 Funzioni lineari, ani e convesse Funzioni lineari, ani e convesse in spazi vettoriali . . . . . . . . 2.2 Continuità di funzionali lineari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31 2.3 Continuità di funzioni convesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35 2.4 Teorema di Banach-Steinhaus . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39 Insiemi convessi (e compatti) 6 26 44 3.1 Punti estremi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44 3.2 Teorema di Krein-Milman . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48 3.2.1 5 26 2.1 3.3 4 4 1.1 Complementi al teorema di Krein-Milman (cenni) Teorema di Helly, applicazioni e parenti . . . . 56 . . . . . . . . . . . . . 58 Funzioni convesse notevoli 66 4.1 Funzione indicatrice 66 4.2 Funzioni sublineari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66 4.3 Distanza da un insieme 68 4.4 Funzioni di supporto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70 4.5 Funzionale di Minkowski . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ottimizzazione di funzioni convesse 5.1 Minimizzazione di funzioni convesse 5.2 I punti più vicini 5.3 Centri di Chebyshev 76 . . . . . . . . . . . . . . . . 76 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Disuguaglianza integrale di Jensen 81 84 6.1 Disuguaglianza integrale di Jensen . . . . . . . . . . . . . . . . . 84 6.2 Seconda disuguaglianza di Jensen . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91 INDICE 7 8 Funzioni convesse di una variabile reale 94 7.1 Derivabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94 7.2 Subdierenziale (in . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97 7.3 Derivabilità seconda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99 R) Dierenziabilità di funzioni convesse in spazi normati 103 8.1 Gâteaux e Fréchet-dierenziabilità 8.2 Subdierenziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108 8.3 . . . . . . . . . . . . . . . . . 103 Dierenziabilità a meno di insiemi piccoli 8.3.1 9 3 . . . . . . . . . . . . . 116 Spazi di Asplund (cenni) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121 Appendice 123 9.1 Categorie e spazi di Baire 9.2 Funzioni semicontinue 9.3 Teoremi di Hahn-Banach . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 129 9.4 Net . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 132 9.5 Topologie deboli 9.5.1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 123 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 127 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 134 Convergenza w e w∗ di net e successioni . . . . . . . . . . 140 Capitolo 1 Insiemi e involucri Notazione 1 (Spazi vettoriali reali). A meno che diversamente specicato si supporrà che ogni spazio vettoriale nominato in questi appunti sia uno spazio vettoriale reale. 1.1 Compattezza dell'involucro convesso Denizione 2 (Segmento, retta). Sia X uno spazio vettoriale e siano x, y ∈ X . Si deniscono come segue i segmenti [x, y] := { (1 − t) x + ty | t ∈ [0, 1]} , [x, y) := [x, y] \ {y} , (x, y] := [x, y] \ {x} , (x, y) := [x, y] \ {x, y} e la retta ← → xy := { (1 − t) x + ty | t ∈ R} . Osservazione 3 (Simmetria). Per ogni (y, x] e ← →=← →. xy yx x, y ∈ X , Denizione 4 (Insieme lineare/ane/convesso). Siano e A⊂X • A X uno spazio vettoriale non vuoto. Si dice che è lineare se A è un sottospazio vettoriale di ∀x, y ∈ A, ∀α, β ∈ R, • A [x, y] = [y, x], [x, y) = si ha è ane se per ogni x, y ∈ A si ha ↔ xy ∈ A, X, i.e. se αx + βy ∈ A; i.e. se ∀x, y ∈ A, ∀α, β ∈ R, α + β = 1, αx + βy ∈ A; 1.1 Compattezza dell'involucro convesso • x, y ∈ A A è convesso se per ogni si ha 5 [x, y] ∈ A, ∀x, y ∈ A, ∀α, β ∈ [0, 1], α + β = 1, Osservazione 5. Lineare ⇒ ane ⇒ αx + βy ∈ A. convesso, ma non valgono i viceversa. Proposizione 6 (Traslati di ani sono ani). Siano A⊂X ane e x0 ∈ X . i.e. se X uno spazio vettoriale, Allora . e := A − {x0 } = A { x ∈ X | x = x0 − x0 , x0 ∈ A} è ane. Dimostrazione. Infatti per ogni e x, y ∈ A e per ogni α, β ∈ R con α+β = 1 si ha αx + βy = α (x0 − x0 ) + β (y 0 − x0 ) = αx0 + βy 0 − (α + β) x0 | {z } | {z } ∈ e A. ∈A Esercizio 7. Siano X =1 uno spazio vettoriale e A⊂X non vuoto. Si dimostri che 1. A è lineare se e solo se 2. A è ane se e solo se A A è ane e 0 ∈ A. è il traslato di un insieme lineare e tale insieme lineare è unico. 3. L'intersezione di una famiglia arbitraria di insiemi lineari(/ani/convessi) è un insieme lineare(/ane/convesso). Svolgimento. 1. ⇒) Se ⇐) Siano A è lineare, è chiaro che A ane e 0 ∈ A. A sia ane e 0 ∈ A. Si ssino arbitrariamente x, y ∈ A e α, β ∈ R. Per ipotesi v := 1 (αx + βy) ∈ A. α + β | {z } =:w Si vuole dimostrare che w ∈ A. Essendo A ane e 0 ∈ A, ↔ . . A ⊃ 0v = { (1 − t) 0 + tv | t ∈ R} = { tv | t ∈ R} , dunque w = (α + β) v ∈ A. 1.1 Compattezza dell'involucro convesso 2. ⇒) Sia A ane. Si ssi arbitrariamente 6 a ∈ A, allora . L := A − {a} = { x ∈ X | x = x0 − a, x0 ∈ A} 0, L è lineare. Si vuole dimostrare che L sia l'unico traslato lineare di A. Per ogni x0 ∈ X \ A, l'insieme A − {x0 } non è lineare, in quanto 0 ∈ / A − {x0 }, mentre per ogni x0 ∈ A, l'insieme A−{x0 } è lineare, in quanto ane e contenente l'origine. Si vuole dunque dimostrare che per ogni x0 ∈ A, L = A − {x0 }. Siano allora x0 , x0 ∈ A arbitrari. Si vuole dimostrare 0 0 che x − x0 ∈ L e che x − a ∈ A − {x0 }. Poiché L è lineare, da 0 x − a ∈ L e x0 − a ∈ L segue x0 − x0 = (x0 − a) − (x0 − a) ∈ L. 0 Poiché A − {x0 } è lineare, da x − x0 ∈ A − {x0 } e a − x0 ∈ A − {x0 } 0 0 segue x − a = (x − x0 ) − (x0 − a) ∈ A − {x0 }. è un insieme ane (per l'osservazione precedente) e contiene lo in quanto ⇐) 0 = a − a. Per il punto precedente, dunque, Segue banalmente dalle due osservazioni precedenti. 3. Segue in modo ovvio dalle denizioni. Denizione 8 (Dimensione algebrica di un insieme ane). Siano vettoriale e con A⊂X dim (A), la dimensione algebrica dell'unico sottospazio tale che esista X uno spazio A, e si indica vettoriale V di X ane. Si denisce dimensione (algebrica) di x0 ∈ X tale che A = V − {x0 }. Osservazione 9. Per il punto 2 dell'Esercizio 7, la denizione precedente è ben posta. Dalla denizione segue inoltre in modo ovvio che se è un traslato di A, allora Denizione 10 (Involucro lineare/ane/convesso). Siano toriale e • A⊂X \ { L ⊂ X | L ⊃ A, L lineare} ; \ { Λ ⊂ X | Λ ⊃ A, Λ ane} ; involucro ane, l'insieme involucro convesso, l'insieme conv (A) := \ { C ⊂ X | C ⊃ A, C è ane e e A uno spazio vet- involucro lineare, l'insieme aff (A) := • X non vuoto. Si deniscono span (A) := • A⊂X e . dim (A) = dim A convesso} . 1.1 Compattezza dell'involucro convesso 7 Denizione 11 (Dimensione e codimensione algebrica di un insieme non vuoto). Siano X uno spazio vettoriale e A ⊂ X non vuoto. Si denisce dimensione A (algebrica) di dim (A) := dim (aff (A)) . A ha codimensione (algebrica) n e si scrive codim (A) = n se, detto L l'unico traslato lineare di aff (A), esiste un isomorsmo di spazi vettoriali Φ : L × Rn → X . Si dice che Esercizio 12. Sia A un sottoinsieme di condimensione n di uno spazio vettoriale nito-dimensionale X. Denizione 13 (Iperpiano). Siano che H codim (A) := dim (X) − dim (A) . Si dimostri che è un iperpiano se H è ane e X uno spazio vettoriale codim (H) = 1. Denizione 14 (Funzionale). Siano X uno spazio ϕ : X → K. e H ⊂ X. Si dice vettoriale su un campo K. Un funzionale è una qualunque mappa Denizione 15 (Duale algebrico). Sia duale algebrico di X X uno spazio vettoriale. X ] := { ϕ : X → R | ϕ Gli elementi ϕ ∈ X] lineare} . prendono il nome di funzionali lineari. Teorema 16. Siano se e solo se esistono Si denisce l'insieme X uno spazio vettoriale e H ⊂ X . ϕ ∈ X ] \ {0} e α ∈ R tali che Allora H è un iperpiano H = ϕ−1 (α) . Dimostrazione. ⇒) Sia x0 ∈ H arbitrario. Allora Esiste dunque `x ∈ L v ∈ X \L L := H − {x0 } è lineare di codimensione 1. x ∈ X esistono unici tx ∈ R ed tale che, per ogni tali che x = `x + tx v. Si consideri il funzionale lineare ϕ:X → x 7→ Poiché ϕ−1 (0) = L, per ogni x∈X R, ϕ (x) := tx . si ha x ∈ H ⇔ x − x0 ∈ L ⇔ ϕ (x − x0 ) = 0 ⇔ ϕ (x) = ϕ (x0 ) . Ponendo −1 ϕ (α). α := ϕ (x0 ), si ha dunque x ∈ H ⇔ x ∈ ϕ−1 (α), ovvero H = 1.1 Compattezza dell'involucro convesso ⇐) 8 H := ϕ−1 (α). Si dimostra, per cominciare, −1 che H è un traslato del nucleo ϕ (0). Poiché ϕ 6= 0, esiste y0 ∈ X tale che ϕ (y0 ) = α. Sia K := H − {y0 }. Allora, per ogni x ∈ K , ϕ (x) = 0, −1 dunque K ⊂ ϕ (0). Viceversa, per ogni y ∈ ϕ−1 (0), da ϕ (y) = 0 e y = y + y0 − y0 , segue Siano ϕ ∈ X ] \ {0}, α ∈ R e ϕ (y + y0 ) = ϕ (y0 ) = α, K = ϕ−1 (0) e H è un suo traslato. Basta inne dimostrare che ϕ (0) ha codimensione unitaria. Analogamente a quanto fatto sopra, poiché ϕ 6= 0, esiste v0 ∈ X tale che ϕ (v0 ) = 1. Allora per ogni x ∈ X si ha ovvero y + y0 ∈ H , y ∈ K. da cui Pertanto −1 x = x − ϕ (x) v0 +ϕ (x) v0 . |{z} {z } | ∈ϕ / −1 (0) ∈ϕ−1 (0) Corollario 17. Siano X uno spazio vettoriale e ϕ ∈ X ] \ {0} tale che H ⊂ X. Allora H è un iperpiano se e solo se esiste H = ker (ϕ) oppure H = ϕ−1 (1) . Denizione 18 (Combinazione lineare/ane/convessa). Siano vettoriale e • uno spazio λ1 , . . . , λP n ∈ R, n i=1 λi xi è una combinazione Pn • se λ1 , . . . , λn ∈ R e j=1 λj = 1, Pn si dice che i=1 λi xi è una combinazione Pn • se λ1 , . . . , λn ∈ [0, 1] e j=1 λj = 1, Pn si dice che i=1 λi xi è una combinazione se si dice che Proposizione 19. Siano A X x1 , . . . , x n ∈ X ; è convesso ⇔ A X lineare ; ane ; convessa. uno spazio vettoriale e A⊂X non vuoto. Allora contiene ogni combinazione convessa dei suoi elementi (di qualsiasi lunghezza). Dimostrazione. ⇐) Segue direttamente dalla denizione di insieme convesso. ⇒) Si procede per induzione sulla lunghezza delle combinazioni convesse. La combinazione di un punto vale banalmente, quella di due punti per denizione di convessità. convesse di e k punti. Si assuma che la tesi valga per combinazioni Si ssino allora arbitrariamente λ1 , . . . , λk+1 ∈ [0, 1] con Pk+1 j=1 λj = 1. x1 , . . . , xk+1 ∈ X Senza perdere in generalità 1.1 Compattezza dell'involucro convesso 9 (se no la tesi è banalmente vericata) si può supporre λk+1 ∈ [0, 1). λk+1 6= 1, ovvero Si ha dunque k+1 X λi xi = i=1 k X λi xi + λk+1 xk+1 . i=1 Osservando che k X λi = 1 − λk+1 , i=1 si ha (1 − λk+1 ) k X i=1 | ∈A A perché λi xi +λk+1 xk+1 ∈ A | {z } 1 − λk+1 ∈A {z } (per ip. d'induz.) è convesso. Proposizione 20. Siano X uno spazio vettoriale e A ⊂ X non vuoto. Allora A è ane ⇔ A contiene ogni combinazione ane dei suoi elementi (di qualsiasi lunghezza). Dimostrazione. Analoga alla precedente, con l'atttenzione di indicizzare i punti x1 , . . . , xk+1 in modo tale che Teorema 21. Siano X λk+1 6= 1. uno spazio vettoriale e conv (A) = {combinazioni Dimostrazione. Sia C A⊂X convesse di elementi di α, β ≥ 0 e α + β = 1, α n X Pn λi xi + β m X µj yj = n X j=1 αλi + i=1 m X βyj = α j=1 n X A, λi +β C ⊃PA. Inoltre C è m λi xi e j=1 µj yj in C , C ⊃ conv (A). convessa di elementi di m X βµj yj j=1 con coecienti non negativi e tali m X yj = α + β = 1. i=1 j=1 | {z } | {z } =1 Pertanto αλi xi + i=1 è una combinazione lineare di elementi di n X i=1 allora i=1 che A} . il membro di destra. Chiaramente convesso, infatti prese due combinazioni convesse se non vuoto. Allora =1 x ∈ C , poiché x è una combinazione A ⊂ conv (A), allora x è (più in generale) una elementi di conv (A) e la Proposizione 19 garantisce Viceversa, per ogni A combinazione convessa di e che gli insiemi convessi siano chiusi rispetto a combinazioni convesse. 1.1 Compattezza dell'involucro convesso Teorema 22. Siano X 10 A⊂X uno spazio vettoriale e aff (A) = {combinazioni non vuoto. Allora ani di elementi di A} . Dimostrazione. Analoga alla precedente. Teorema 23 (Carathéodory). Siano d∈N e A⊂X conv (A) = d X A uno spazio vettoriale di dimensione i=0 d X λi xi x0 , . . . , xd ∈ A, λ0 , . . . , λd ∈ [0, 1] , λj = 1 , j=0 ovvero l'involucro convesso di elementi di X non vuoto. Allora A è l'insieme di tutte le combinazioni convesse di di lunghezza (al più) d + 1. C il membro di destra. Per il Teorema 21, C ⊂ conv (A). x ∈ conv (A). Esistono dunque x0 , . . . , xn ∈ A e λ0 , . . . , λn ∈ Pn λ = 1 e i i=0 n X λi xi = x. Dimostrazione. Sia Viceversa, sia [0, 1], con i=0 n ≤ d, aggiungendo eventualmente dei coecienti nulli, segue x ∈ C . Sia dunque n > d. Senza perdere in generalità si può supporre x0 = 0 (basta traslare A in A − {x0 }). Essendo n > d, x1 , . . . , xn sono linearmente dipendenti, dunque Pn esistono α1 , . . . , αn ∈ R, non tutti nulli, tali che α x = 0. Senza perdere i=1 i i Pn in generalità si può supporre che α ≥ 0 (basta passare eventualmente da i=1 n α1 , . . . , αn a −α1 , . . . , −αn ). Per ogni t ≥ 0, si ha Sel x= n X i=1 Si noti che, per ogni Detto (λi − tαi ) xi . | {z } =:µi (t) i ∈ {1, . . . , n}, αi ≤ 0 =⇒ µi ≥ 0, αi > 0 =⇒ [µi ≥ 0 ⇐⇒ t ≤ λi /αi ] . I + := { i ∈ {1, . . . , n} | αi > 0}, 1 siano dunque i0 ∈ arg min i∈I + t0 Allora, per ogni := x= n X i=1 i6=i0 noti che I+ è non vuoto. , λi0 . αi0 i ∈ {1, . . . , n}, µi (t0 ) ≥ 0 Pertanto 1 Si λi αi ed in particolare µi (t0 ) xi µi0 (t0 ) = 0. 1.1 Compattezza dell'involucro convesso 11 ed osservando che n X s := µi (t0 ) = i=1 i6=i0 n X λi −t0 x= n X i=1 i6=i0 αi ≤ 1. i=1 i=1 | {z } | {z } ≤1 si ottiene che n X ≥0 µi (t0 ) xi + (1 − s) x0 |{z} =0 è una combinazione convessa di (al più) in meno di quella di partenza. n punti, cioè di (almeno) un punto Iterando il procedimento si conclude quindi n ≤ d. Esempio 24 (Carathéodory è ottimale). Può capitare che per rappresentare l'involucro convesso di un insieme non vuoto siano necessarie combinazioni convesse di esattamente d+1 punti. Ad esempio, nel piano, dati tre punti non allineati, tutte le combinazioni convesse di due dei tre punti costituiscono i lati del triagolo aventi i tre punti come vertici (che ovviamente non è convesso in R2 ). Le combinazioni convesse dei tre punti costituiscono invece tutto il triangolo (pieno!) ovvero l'involucro convesso dell'insieme dei tre punti. 1 1 0 0 0 1 0 1 Figura 1.1.1: A sinistra: l'insieme delle combinazioni convesse di due elementi dell'insieme {(0, 1) , (1, 0) , (0, 1)}. Corollario 25. Sia X A destra: l'involucro convesso dell'insieme. 2 uno spazio normato compatto e non vuoto. Allora conv (K) nito-dimensionale. Sia K ⊂X è compatto. d := dim (X). Per il Teorema di Carathéodory d d X X conv (K) = λi yi y0 , . . . , yd ∈ K, λ0 , . . . , λd ∈ [0, 1] , λj = 1 . i=0 j=0 Dimostrazione. Sia 2 Il presente risultato rimane valido nito-dimensionali. Vedi Corollario 42. in spazi vettoriali topologici di Hausdor 1.1 Compattezza dell'involucro convesso Posto Λ := 12 d+1 λ := (λ0 , . . . , λd ) ⊂ [0, 1] si ha chiaramente Λ chiuso in Rd+1 e Λ ⊂ [0, 1] d+1 X d λj = 1 , j=0 , dunque Λ compatto in Rd+1 . Si noti allora che, posta F : Λ × K d+1 λ, y → X, d X 7→ F λ, y := λi yi , i=0 F è continua, Λ × K d+1 è compatto (per il Teorema di Tychono ) e conv (K) = F Λ × K d+1 , dunque anche conv (K) è compatto. Esercizio 26. Sia X uno spazio vettoriale normato. Si dimostri che se {xn }n∈N X ⊂ è una successione di Cauchy ed esiste una sua sottosuccessione convergente, allora {xn }n∈N converge. x ∈ X e {nk }k∈N ⊂ N ε > 0. Per ipotesi Svolgimento. Siano arbitrariamente tali che x nk k→+∞ −→ x. Si ssi • esiste N ∈ N tale che, per ogni m, n ∈ N tali che m, n ≥ N , kxn − xm k < ε, • esiste M ∈N tale che, per ogni Dunque, per ogni m, k ∈ N k∈N tali che tale che nk ≥ M , kxnk − xk < ε. m, nk ≥ max {N, M }, kxm − xk = kxm − xnk + xnk − xk ≤ kxm − xnk k + kxnk − xk ≤ 2ε. Teorema 27. Sia X uno spazio vettoriale normato. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. X è di Banach; 2. ogni serie di elementi di semplicemente in X che converge assolutamente in X, converge X. Dimostrazione. 1. ⇒ 2.) Sia {xn }n∈N ⊂ X , ha dunque P+∞ kxn k < +∞. Allora, se n, m ∈ N, n ≤ m, X n +∞ X X m kSm − Sn k := x − x ≤ kxi k , j i j=1 i=n+1 i=1 {Sn }n∈N con n=1 è di Cauchy. si 1.1 Compattezza dell'involucro convesso 2. ⇒ 1.) Sia {xn }n∈N ⊂ X 13 di Cauchy. Allora esiste una successione k, i, j ∈ N, crescente, tale che, per ogni con i, j ≥ n (k) {n (k)}k∈N ⊂ N si ha kxi − xj k ≤ 1/2k . (1.1.1) Si deniscano allora y1 := xn(1) , . . . yk . . . := xn(k) − xn(k−1) . . . Da (1.1.1), per ogni da cui P+∞ k=1 yk . . . . . . . . . P+∞ k ∈ N si ha kyk k ≤ 1/2k−1 , dunque converge. Conseguentemente, per ogni m X yk = xn(1) + k=1 m X k=1 kyk k < +∞, m ∈ N, xn(k) − xn(k−1) = xn(m) . k=2 Quindi la successione di Cauchy {xn }n∈N ha una sottosuccessione conver- gente ed è pertanto convergente. Esempio 28. In spazi vettoriali innito-dimensionali, non è detto che l'involucro convesso di insiemi compatti sia a sua volta compatto. Si consideri lo spazio di Banach `2 := +∞ x = (xn )n=1 e per ogni n ∈ N, Chiaramente K ⊂ R kxk := +∞ X 2 |xn | n=1 n sia !1/2 en := (0, . . . , 0, 1, 0, 0, . . .) ∈ `2 . Sia 1 K= en n ∈ N ∪ {0} . n è compatto in `2 . Si noti che +∞ X 1 = 1. 2n n=1 Si consideri la combinazione convessa innita x := +∞ X 1 1 en . 2n n n=1 < +∞ 1.1 Compattezza dell'involucro convesso 14 `2 poiché converge assolutamente. Si noti che x ∈ / conv (K), infatti il supporto di x contiene un'innità numerabile di punti e conv (K) contiene solo successioni a supporto nito, in quanto ogni elemento di K è diverso PN n da zero in un unico numero naturale. Detta, per ogni N ∈ N, σN := n=1 1/2 , Questa converge in si ha N X 1 1 e n N →+∞ 2n n n=1 N X 1 1 1 e , = lim σN n N →+∞ 2 n σN n n=1 {z } | x = lim =:cN ∈conv(K) dunque, osservando che esistono i limiti x= lim σN cN = N →+∞ lim σN lim cN , N →+∞ {z } N →+∞ | =1 si ha x= pertanto conv (K) lim cN ∈ conv (K), N →+∞ non è chiuso, dunque non è compatto. È proprio la chiusura la proprietà che viene a mancare nel caso generale. Denizione 29 (Interno topologico). Siano (X, τ ) uno spazio topologico e A ⊂ A. Talvolta si scriverà int(X,τ ) (o con un abuso di notazione intX (A)) per specicare che l'interno di A è riferito alla topologia dello spazio topologico (X, τ ). Si dice che int (A) è l'interno topologico di A. X. Si indica con int (A) l'insieme dei punti interni dell'insieme Denizione 30 (Spazio vettoriale topologico, topologia lineare). Uno spazio vettoriale topologico è una coppia (X, τ ) dove X è uno spazio vettoriale, τ è una topologia e le seguenti applicazioni sono continue X ×X → X, (x, y) 7→ R×X Se (X, τ ) → X, (t, x) 7→ tx. è uno spazio vettoriale topologico si dice che la topologia Osservazione 31 (Importante). Siano X e x + y, t0 ∈ R \ {0}. X τ è lineare. uno spazio vettoriale topologico, Allora x 7→ x + y0 , x 7→ t0 x y0 ∈ 1.1 Compattezza dell'involucro convesso X sono omeomeorsmi di su X, 15 infatti loro e le loro inverse sono restrizioni di funzioni continue. Dunque l'insieme degli intorni di ogni punto è in corrispondenza biunivoca con l'insieme degli intorni dell'origine. In formule, detto per ogni x0 ∈ X , U (x0 ) := { V ⊂ X | x0 ∈ int (V )} , x0 ∈ X , si ha, per ogni U (x0 ) = { x0 + V | V ∈ U (0)} . Proposizione 32. Sia esiste V ∈ U (0) Dimostrazione. Sia continua in X uno spazio V + V ⊂ U. vettoriale topologico. Per ogni U ∈ U (0) tale che (0, 0), U ∈ U (0) arbitrario. Poiché 0 + 0 = 0 ∈ U V ∈ U (0) tale che V + V ⊂ U . e la somma è esiste Osservazione 33 (Spazi normati). Si rilegga l'osservazione precedente nel caso ε > 0 esiste un δ > 0 tale che Bδ (0)+Bδ (0) ⊂ Bε (0), ε > 0 esiste un δ > 0 tale che per ogni x, y ∈ X con kxk , kyk < δ , si ha kx + yk < ε. Dalla disuguaglianza triangolare segue che un qualunque δ < ε/2 funziona. La proprietà dimostrata nella proposizione di spazi normati. Per ogni ovvero che per ogni ogni precedente esprime dunque, in forma più debole, la disuguaglianza triangolare. Esercizio 34. Sia dimostri che esiste X uno spazio vettoriale topologico, V ∈ U (0) ed x ∈ X . Si t0 > 0 tale che per ogni t ≥ t0 si abbia x ∈ tV . Un insieme con questa proprietà prende il nome di insieme assorbente. Negli spazi vettoriali topologici reali, dunque, tutti gli intorni sono assorbenti. (0, x), esiδ > 0 tale che la preimmagine di V secondo tale applicazione contenga [−δ, δ] ×{x}. In particolare, per ogni t ∈ [0, δ], tx ∈ V ⇔ x ∈ 1t V , i.e. per ogni t ≥ t0 := 1/δ , x ∈ tV . Svolgimento. Essendo la moltiplicazione per uno scalare continua in ste Fatto 35. Sia X uno spazio vettoriale topologico T2 d-dimensionale. Allora 3 tra X e Rd è un isomorsmo di spazi vettoriali ogni isomorsmo algebrico 4 topologici . Osservazione 36. Se X T2 non è esistono dei controesempi al risultato prece- dente. Corollario 37. Siano X, Y X mensione (nita!). Allora T2 della stessa disono isomor (come spazi vettoriali topologi- spazi vettoriali topologici reali e Y ci). Osservazione 38. Il corollario precedente aerma che, a meno di isomorsmi, Rd è l'unico spazio vettoriale topologico 3 Applicazione 4 Cioè è anche biunivoca e lineare. omeomorsmo. T2 di dimensione d. 1.1 Compattezza dell'involucro convesso 16 Osservazione 39. Vale un risultato analogo in spazi normati. Poiché su Rd tutte le norme sono equivalenti, ogni isomorsmo algebrico mato X ed Rd è un isomorsmo di spazi normati. Per ogni denire una norma |||α||| = T −1 (α)X , che rende T T tra uno spazio norα ∈ Rd si può infatti un omeomorsmo. Questo implica in particolare che ogni spazio vettoriale topologico nito-dimensionale X sia normabile. Fatto 40. Siano X uno spazio vettoriale topologico nito-dimensionale. Allora Y Osservazione 41. Di nuovo, se Corollario 42. Siano X T2 Y ⊂ X e sottospazio è chiuso. X non fosse T2 il risultato non sarebbe valido. uno spazio vettoriale topologico conv (K) e nito-dimensionale. Allora T2 e K⊂X compatto è compatto. 0 ∈ C , dunque Y := aff (K) = span (K) ha dimensione nita. Per il Fatto 35, procedendo come nell'Osservazione 39, segue che Y è normabile. Grazie al Corollario 25 risulta pertanto conv (K) compatto in Y e conseguentemente compatto in X . Dimostrazione. Senza perdere in generalità (basta traslare) sia Corollario 43. Sia Allora conv (K) X uno spazio vettoriale topologico Denizione 44 (Chiusura convessa). Siano e A ⊂ X T2 e K ⊂ X nito. è compatto. non vuoto. X ) l'insieme \ conv (A) := {C ⊂ X | C convesso chiuso di A X uno spazio vettoriale topologico Si denisce chiusura convessa di A in X (o involucro in Proposizione 45. Siano X convesso, C chiuso, C ⊃ A} . uno spazio vettoriale topologico e A ⊂ X non vuoto. Allora conv (A) = conv (A). conv (A) ⊂ conv (A). conv (A) ⊃ conv (A), dunque conv (A) = Dimostrazione. Per denizione e per l'esercizio precedente conv (A) ⊃ A, conv (A) ⊃ conv (A). Poiché ed è convesso, Denizione 46 (Insieme totalmente limitato/precompatto). Siano X uno spaE ⊂ X non vuoto. Si dice che E è totalmente limitato (o precompatto ) se per ogni ε > 0 esiste F ⊂ E nito tale che, per ogni x ∈ E esiste y ∈ F tale che d (x, y) < ε. zio metrico e Osservazione 47. In spazi normati la denizione precedente si può riscrivere come segue. Per ogni ε>0 esiste un insieme nito E ⊂ F + Bε (0) = [ F ⊂E tale che Bε (y) , y∈F dove per ogni x ∈ X , Bε (x) è la bolla aperta centrata in x e di raggio ε. Alla luce di questa osservazione è possibile dare un'analoga denizione negli spazi vettoriali topologici. 1.1 Compattezza dell'involucro convesso 17 Denizione 48 (Insieme totalmente limitato/precompatto). Siano X uno spaE ⊂ X non vuoto. Si dice che E è totalmente limitato ogni V ∈ U (0) esiste F ⊂ E nito tale che E ⊂ F + V . zio vettoriale topologico e (o precompatto ) se per Esercizio 49. Siano E X che E ⊂ X non vuoto. V ∈ U (0) esiste F ⊂ X 5 nito tale uno spazio vettoriale topologico e è totalmente limitato se e solo se per ogni E ⊂F +V. Svolgimento. Se E è totalmente limitato la proprietà enunciata è banalmente U ∈ U (0) arbitrario. Per la Proposizione 32 esiste V ∈ U (0) 0 0 0 0 tale che V +V ⊂ U . Sia V = V ∩(−V ). Allora V è simmetrico (cioè V = −V ) 0 e V ∈ U (0). Sia F := {x1 , . . . , xn } ⊂ X tale che per ogni i ∈ {1, . . . , n}, (xi + V 0 ) ∩ E 6= ∅ e E ⊂ F + V 0 . Per ogni i ∈ {1, . . . , n}, sia x ei ∈ E ∩ (xi + V 0 ): 0 0 0 da x ei ∈ xi + V segue allora xi ∈ x ei − V = x ei + V e conseguentemente xi + V 0 ⊂ x ei + V 0 + V 0 ⊂ x ei + U . Detto Fe := {e x1 , . . . , x en } ⊂ E , si ha pertanto E ⊂ F + V 0 ⊂ Fe + U . vera. Viceversa, sia Osservazione 50. Esiste una teoria (detta degli spazi uniformi) che racchiude sia la teoria degli spazi metrici che degli spazi vettoriali topologici. Il formalismo di questa teoria è però piuttosto pesante, pertanto in questo corso si preferirà enunciare separatamente i risultati per spazi metrici e per spazi vettoriali topologici. Teorema 51. Siano compatto se e solo se X uno spazio metrico e E ⊂ X non E è totalmente limitato e completo. vuoto. Allora E è Osservazione 52. Esiste una versione del teorema precedente che caratterizza i sottoinsiemi compatti degli spazi vettoriali topologici, tuttavia necessita della nozione di completezza in uno spazio vettoriale topologico che per motivi di tempo (e tutto sommato di rilevanza) non verrà arontata in questo corso. Teorema 53. Siano Se E X è compatto, allora uno spazio vettoriale topologico ed E E⊂X non vuoto. è totalmente limitato. V ∈ U (0). Esiste allora W ∈ U (0) W ⊂ V . Poiché R := { x + W | x ∈ E} è un ricoprimento aperto del compatto E , è possibile estrarre da R un sottoricoprimento nito. Esiste pertanto un insieme nito F tale che E ⊂ { x + W | x ∈ F }, ovvero E ⊂ F + W e di conseguenza E ⊂ F + V . Dimostrazione. Si ssi arbitrariamente aperto e tale che Esempio 54. Non vale il viceversa. L'intervallo (0, 1) ⊂ R è totalmente li- mitato ma non è compatto. Come si vedrà poco più avanti (Corollario 60 ed Osservazione 61 la mancata compattezza è dovuta all'incompletezza. Esercizio 55. Sia 5 Nella denizione, E ⊂ R. E F ⊂ E. è limitato se e solo se E è totalmente limitato. 1.1 Compattezza dell'involucro convesso Svolgimento. Se E sia limitato. generalità, sia E è totalmente limitato, a, b ∈ R Allora esistono a = 0 (basta traslare). (se no la tesi è banalmente vericata). E 18 è banalmente limitato. Viceversa, tali che E ⊂ [a, b]. Senza perdere in b > 0 ε ≥ b, E ⊂ Senza perdere in generalità, sia Sia ε > 0 arbitrario. Se {b/2} + (−ε, ε) e la tesi segue dall'Esercizio 49. Se invece ε < b, per la proprietà di Archimede dei numeri reali esiste n ∈ N tale che nε ≥ b. Detto dunque n F := {kε}k=0 , si ha E ⊂ F + (−ε, ε) e la tesi segue nuovamente dall'Esercizio 49. Esercizio 56. Siano E⊂X 1. 2. X spazio vettoriale topologico (o uno spazio metrico) ed non vuoto. Allora: E è totalmente limitato se e solo se la chiusura E è totalmente limitato se e solo se per ogni totalmente limitato tale che E ⊂ E0 + V . E è totalmente limitata; V ∈ U (0) esiste E0 ⊂ E (Suggerimento: per la freccia non banale si applichi la denizione, si trova in questo modo una somma del tipo V +V. Per concludere si sfrutta la Proposizione 32). Svolgimento. E E è totalmente limitato. U ∈ U (0) arbitrario. Per la Proposizione 32 esiste V ∈ U (0) tale che V + V ⊂ U e V = −V (basta 0 passare a V = V ∩ (−V )). Sia F ⊂ E nito tale che E ⊂ F + V . Per ogni x ∈ E , (x + V ) ∩ E 6= ∅. Poiché E ⊂ F + V , per ogni x ∈ E esistono y ∈ F , v1 , v2 ∈ V tali che x + v1 = y + v2 , ovvero per ogni x ∈ E , si ha x ∈ F + V − V = F + V + V ⊂ F + U. 1. Se è totalmente limitato, per l'Esercizio 49 Viceversa, siano 2. Se E E totalmente limitato e è totalmente limitato la proprietà enunciata è banalmente vera. Vi- ceversa, siano V = −V U ∈ U (0) arbitrario e V ∈ U (0) tale che (vedi punto precedente per esistenza). Sia E0 V +V ⊂ U E ⊂ E0 + V . Essendo E0 totalmente limitato esiste F E0 ⊂ F + V , dunque E ⊂ E0 + V ⊂ F + V + V ⊂ F + U . tato tale che tale che Denizione 57 (Spazio localmente convesso). Sia pologico. intorno Si dice che U ∈ U (x) X X nito uno spazio vettoriale to- è localmente convesso se per ogni esiste un intorno e totalmente limi- V ∈ U (x), V ⊂ U x ∈ X e per ogni convesso, i.e. se ogni intorno contiene un intorno convesso. Teorema 58. Sia Se E⊂X X vesso esiste un intorno convesso E è totalmente limitato conv (E) V ∈ U (0). Poiché X è localmente conW ∈ U (0) tale che W ⊂ V . Si ssi un tale W . esiste F ⊂ E nito tale che E ⊂ F + W . Si ssi Dimostrazione. Si ssi arbitrariamente Poiché T2 localmente convesso. è totalmente limitato. uno spazio vettoriale topologico è totalmente limitato, allora 1.2 Interno topologico/relativo/algebrico e chiusura FP. Sia x ∈ conv (E). n i=1 λi = 1 e un tale tali che Allora esistono x= n X 19 λ1 , . . . , λn ∈ [0, 1] e a1 , . . . , an ∈ E λi ai . i=1 Si ssino tali elementi. Poiché ai ∈ {yi } + W . y1 , . . . , yn si ottiene tale che E ⊂ F + W , per ogni i ∈ {1, . . . , n} esiste yi ∈ F a1 , . . . , an con le rispettive approssimazioni Sostituendo y := n X λi yi ∈ conv (F ) . i=1 Poiché X è T2 , per il Corollario 42 conv (F ) è compatto, dunque è totalmente limitato. Osservando che x−y = n X i=1 segue che λi (ai − yi ) ∈ conv (W ) = W ⊂ V, | {z } ∈W x ∈ {y} + V ⊂ conv (F ) + V . Dall'arbitrarietà di x e dall'Esercizio 56 segue quindi la tesi. Esempio 59. Gli spazi normati sono tutti localmente convessi ma esistono spazi (vettoriali topologici o metrici) non localmente convessi. Per ogni spazi Lp ([0, 1]) e `p non lo sono 6 e, ad esempio, in Lp p ∈ (0, 1), gli l'unico aperto convesso è tutto l'intero spazio. Corollario 60 (Importantissimo). Sia compatto e non vuoto, allora conv (K) X uno spazio di Banach. Se K⊂X è è compatto. conv (K) è totalmente limitato, dunconv (K) = conv (K) (Proposizione 45) lo è. Dato X è completo, anche conv (K) è completo. Per il Dimostrazione. Per il teorema precedente que per l'Esercizio 56 anche che conv (K) è chiuso e Teorema 51 è pertanto compatto. Osservazione 61. L'unica cosa che mancava nel controesempio in `2 era la chiusura. 1.2 Interno topologico/relativo/algebrico e chiusura Proposizione 62. Siano X uno spazio vettoriale topologico, C ⊂ X convesso, x ∈ int (C), y ∈ C , t ∈ (0, 1) e z = (1 − t) x + ty . Allora, per ogni U ∈ U (x), U ⊂ C , si ha V := (1 − t) U + ty ∈ U (z) e V ⊂ C . 6 Si ricordi che la metrica in questo caso è denita senza l'elevamento alla 1/p. 1.2 Interno topologico/relativo/algebrico e chiusura Dimostrazione. Senza perdere in generalità si supponga riamente U ∈ U (0), U ⊂ C . 20 x=0 e si ssi arbitra- Essendo ogni moltiplicazione per uno scalare non (1 − t) U ∈ U (0). Essendo C convesso e 0 ∈ C , (1 − t) U ⊂ (1 − t) C ⊂ C . Essendo z = ty e ogni traslazione un omeomoersmo, si ha V = (1 − t) U + ty ∈ U (z). Poiché y ∈ C , dalla convessità di C segue inne V ⊂ C . nullo un omeomorsmo, si ha si ha Corollario 63. Siano x ∈ int (C) ed y ∈ C. X uno spazio vettoriale topologico, Allora C ⊂ X convesso, [x, y) ∈ int (C). x = 0. Sia z ∈ [x, y) z 6= x e x 6= y (altrimenti Siano t ∈ (0, 1) tale che z = tz e U ∈ U (0), t ye ∈ y − 1−t e := 1−t (y − ye), si ha t U ∩ C . Detto x Dimostrazione. Senza perdere in generalità si supponga arbitrario. Senza perdere in generalità si suppongano la tesi è banalmente vera). U ⊂ C . Poiché y ∈ C , esiste x e∈U ⊂C e (1 − t) x e + te y = t (y − ye) + te y = ty = z. Dalla proposizione precedente segue pertanto z ∈ int (C). ↔ Osservazione 64. Se x ∈ int (C) e y ∈ / int (C) i punti sulla retta xy successivi a y non cadranno certamente in int (C) e neanche in C ! (Altrimenti si potrebbe applicare di nuovo il teorema precedente.) Corollario 65. Siano Allora anche int (C) X uno spazio vettoriale topologico e C ⊂X convesso. C ⊂ X convesso. è convesso. Dimostrazione. Segue direttamente dal Corollario 63. Esercizio 66. Siano Allora anche C X uno spazio vettoriale topologico e è convesso. x, y ∈ C e z ∈ [x, y]. Si vuole vericare λ ∈ [0, 1] tale che z = (1 − λ) x + λy e W ∈ U (0) arbitrario (si Svolgimento. Si ssino arbitrariamente che z ⊂ C. Siano ricordi che per l'Osservazione 31 gli intorni dell'origine sono in corrispondenza (a, b) 7→ (1 − λ) a+λb U, V ∈ U (0) tali che (1 − λ) U +λV ⊂ W . Si vuole dimostrare 0 0 che esiste z ∈ C ∩ (z + W ). Poiché x, y ∈ C , esistono x ∈ C ∩ (x + U ), 0 0 0 y ∈ C ∩ (y + V ). Essendo C convesso, [x , y ] ⊂ C ed in particolare z 0 := (1 − λ) x0 + λy 0 ∈ C . Inne z 0 ∈ (z + W ), infatti biunivoca con gli intorni di ogni punto). Essendo la mappa continua, esistono . z 0 = (1 − λ) x0 + λy 0 ∈ (1 − λ) (x + U ) + λ (y + V ) ⊂ z + W. Denizione 67 (Interno relativo). Siano X uno spazio vettoriale topologico e x0 ∈ ri (A) e si dice che x0 appartiene all'interno relativo di A se x0 ∈ intaff(A) (A). Si considera cioè x0 come elemento dello spazio ane aff (A) e si considera l'interno rispetto alla topologia indotta da X su aff (A). A⊂X non vuoto. Si scrive 1.2 Interno topologico/relativo/algebrico e chiusura Esercizio 68. Siano Allora int (A) ⊂ ri (A) X uno spazio vettoriale topologico e 21 A⊂X non vuoto. ma in generale non vale il viceversa. Svolgimento. ⊂) Sia x ∈ int (A). Allora esiste U A tale che x ∈ U ⊂ A. Per U ∩ aff (A) è aperto in aff (A) e x ∈ aperto in denizione di topologia sottospazio U ∩ aff (A) ⊂ A. X = R2 , a := (−1, 0), b := (1, 0) dunque 0 ∈ ri (A) e 0 ∈ / int (A). 6⊃) Siano Teorema 69 (dell'interno relativo). Siano T2 e C⊂X convesso con A := [a, b]. e X 0 < dim (C) < +∞. Allora aff (A) = R, uno spazio vettoriale topologico Allora ri (C) 6= ∅. 0 ∈ C , dunque {u1 , . . . , ud } ⊂ C base per Dimostrazione. Senza perdere in generalità (basta traslare) sia Y := aff (C) = span (C). Y . Si denisca Siano d = dim (span (C)) e T : Rd → Y, d X (α1 , . . . , αd ) → 7 αi ui . i=1 Sia E. {e1 , . . . , ed } la base canonica di Rd . Chiaramente T −1 (C) ⊃ {0, e1 , . . . , ed } =: −1 Essendo T lineare, T (C) è convesso, dunque T −1 (C) ⊃ conv (E). Per il Teorema di Carathéodory d X αj = 1 αj ei α0 , . . . , αd ∈ [0, 1] , conv (E) = α0 · 0 + j=0 j=1 X d d αj ≤ 1 , = (α1 , . . . , αd ) ∈ [0, 1] j=1 d X int (conv (E)) 6= ∅. Per il Fatto 35, T è un isomorsmo di spazi vettoriali intY (T (conv (E))) 6= ∅ ed essendo T (conv (E)) ⊂ C segue ri (C) 6= ∅. allora topologici, pertanto Osservazione 70. Prima di proseguire si consiglia di leggere l'appendice sulle categorie e spazi di Baire (sezione 9.1, pagina 123). Denizione 71 (Interno algebrico). Siano X uno spazio vettoriale e A ⊂ X . x0 ∈ A appartiene all'interno algebrico di A e si scrive x0 ∈ a-int (A) ogni v ∈ X esiste δ > 0 tale che, per ogni t ∈ (−δ, δ) si abbia Si dice che se per x0 + tv ∈ A. 1.2 Interno topologico/relativo/algebrico e chiusura 22 Osservazione 72. La stessa denizione si può enunciare equivalentemente per t ∈ [0, δ). Osservazione 73 (Informale). Appartenere all'interno algebrico di un insieme signica che partendo un certo punto ci si può muovere per un po' lungo ogni direzione senza uscire dall'insieme. Osservazione 74. Siano X uno spazio vettoriale topologico e A ⊂ X non vuoto. Allora a-int (A) = {x ∈ A | ∀Lx retta passante per x, x ∈ intLx (A ∩ Lx ) } . Esercizio 75. Siano X uno spazio vettoriale topologico e A ⊂ X . Se 0 ∈ a-int (A), allora A è assorbente, ovvero per ogni x ∈ X esiste t0 > 0 tale che, per ogni t ≥ t0 , si abbia x ∈ tA. Svolgimento. Essendo abbia tx ∈ A. 0 ∈ a-int (A) esiste δ > 0 tale che, per ogni t ∈ (−δ, δ), t0 := 1/δ , per ogni t ≥ t0 si ha x ∈ tA. Esercizio 76. Siano X uno spazio vettoriale topologico e A ∅, si ha si Dunque, posto ⊂ X. Se a-int (A) 6= aff (A) = X . Svolgimento. Sia x ∈ a-int (A). Allora per ogni y ∈ X → 3 y. (x − δy, x + δy) ⊂ A, dunque aff (A) ⊃ ← xy Esempio 77 (int (A) 6= a-int (A)). esiste δ > 0 tale che In uno spazio vettoriale topologico, interno (topologico) ed interno algebrico possono essere diversi. Ad esempio, in R2 , si consideri A := D (−1, 1) ∪ ({0} × [−1, 1]) ∪ D (1, 1) . Chiaramente l'origine non è un punto interno ad A ma appartiene al suo interno algebrico. Come vedremo nel seguito, per insiemi convessi questi due concetti spesso coincidono. Esercizio 78. Siano X uno spazio vettoriale topologico e A⊂X non vuoto. Si dimostri che int (A) ⊂ a-int (A) . x ∈ a-int (A). x = 0, infatti x ∈ int (A) se e solo se 0 ∈ int (A − x) e x ∈ a-int se e solo se 0 ∈ a-int (A − x) . Siano dunque 0 ∈ int (A) e v ∈ X arbitrario. Si vuole dimostrare l'esistenza di δ > 0 tale che, per ogni t ∈ (−δ, δ), si abbia tv ∈ A. Per l'Esercizio 34, A è assorbente. Esiste dunque t0 > 0 tale che, per ogni t ≥ t0 , si abbia v ∈ tA. Posto δ := 1/t0 si ha dunque, per ogni t ∈ (0, δ), vt ∈ A. Essendo 0 ∈ A per ipotesi, dall'Osservazione Svolgimento. Sia x ∈ int (A) arbitrario. Si vuole dimostrare che Senza perdere in generalità si può supporre 72 segue la tesi. Osservazione 79. Nei casi banali in cui mente int (A) = X o a-int (A) = ∅, chiaraint (A) = a-int (A) . Ci si chiede ora in quali altri casi gli intorni topologici coincidano con quelli algebrici. 1.2 Interno topologico/relativo/algebrico e chiusura Teorema 80. Siano X 23 C⊂X uno spazio vettoriale topologico e convesso. Si supponga che valga almeno una delle seguenti: 1. int (C) 6= ∅; 2. X è 3. X è uno spazio di Banach, C è di tipo 4. X è uno spazio di Banach, C è chiuso; T2 e C è nito-dimensionale; Fσ ; allora int (C) = a-int (C) . Dimostrazione. y ∈ int (C) ed x ∈ a-int (C). Si x ∈ int (C). Essendo x ∈ a-int (C) esiste δ > 0 tale x0 := x + δ (x − y) ∈ C . Per il Corollario 63, dunque 1. Per ipotesi e per l'Esercizio 78 esistono vuole dimostrare che che x= 2. Per ipotesi 1 δ y+ x0 ∈ int (C) . 1+δ 1+δ aff (C) ha dimensione nita. Se esiste x ∈ a-int (C), per l'Eaff (C) = X . Allora anche X è nito-dimensionale. Per 69, ri (C) 6= ∅ ma essendo aff (C) = X si ha int (C) = ri (C) e sercizio 76 si ha il Teorema la tesi segue dal punto precedente. 3. Sia x ∈ a-int (C). {Fn }n∈N ⊂ X [ C= Fn . Per ipotesi esistono chiusi tali che n∈N Senza perdere in generalità (basta traslare) sia x = 0. Essendo C assor- bente, ! X= [ kC = k∈N [ k∈N k [ Fn n∈N Per il Teorema di Baire si esistono allora ∅. = [ kFn . |{z} k,n∈N chiuso k0 , n0 ∈ N tali che int (k0 Fn0 ) 6= Poiché la moltiplicazione per uno scalare non nullo è un omeomorsmo, si ha int (Fn0 ) 6= ∅, da cui int (C) 6= ∅ e la tesi segue nuovamente dal primo punto. 4. Segue banalmente dal punto precedente. Esercizio 81. Tutte le ipotesi nel teorema precedente sono necessarie. Per ogni punto, si determinini un controesempio se una delle ipotesi viene a mancare. Teorema 82. Siano X uno spazio vettoriale topologico e C⊂X convesso. 1.2 Interno topologico/relativo/algebrico e chiusura 1. Se int (C) 6= ∅, allora 24 C = int (C). 2. Se vale almeno una delle seguenti (a) int (C) 6= ∅, (b) X allora è T2 e C è nito-dimensionale, int (C) = int C . Dimostrazione. C ⊃ int (C). Viceversa, sia x ∈ C . Si vuole dimostrare x ∈ int (C), ovvero che ogni intorno di x interseca l'interno di C . Siano U ∈ U (0) arbitrario e V ∈ U (0) tale che V +V ⊂ U . Essendo x ∈ C esiste c ∈ C ∩ (x + V ) e per ipotesi esiste x0 ∈ int (C). Essendo C convesso, per il Corollario 63 si ha [x0 , c) ⊂ int (C). Sia y ∈ [x0 , c) ∩ (c + V ), allora y ∈ int (C) e y ∈ c + V ⊂ x + V + V ⊂ x + U. È chiaro che int (C) ⊂ int C . 1. È chiaro che 2. int C 6= ∅ e si ssi arbitrariamente x ∈ int C . Si vuole dimostrare x ∈ int (C). Per ipotesi esiste x0 ∈ int (C). Essendo x ∈ int C , per l'Esercizio 78, x ∈ a-int C . Esiste dunque ε > 0 tale che x + ε (x − x0 ) ∈ C . Essendo C convesso, per il Corollario 63 si ha x ∈ [x0 , x + ε (x − x0 )) ⊂ int (C). (a) Senza perdere in generalità, sia Poiché X è T2 , essendo aff (C) è chiuso. Allora C ⊂ aff (C), dunque se x ∈ int C si ha aff (C) = X . Per il Teorema dell'interno relativo (Teorema 69), ri (C) 6= ∅ e poiché aff (C) = X , int (C) = ri (C). La tesi segue quindi dal punto precedente. (b) Per ipotesi aff (C) aff (C) è nito-dimensionale. un sottospazio ane, Esempio 83 (Le ipotesi sono necessarie). Sia X uno spazio normato innito- f discontinuo C = ker (f ), C è convesso (ovvio) e denso in X C = X e da int (C) = ∅ segue int (C) = ∅ mentre dimensionale. Si dimostra che esiste sempre un funzionale lineare (Corollario 111) e che, detto (Teorema 108). int C = X . Allora Esercizio 84 (Importante). Siano X vettoriale topologico e A⊂X non vuoto. Si dimostrino i seguenti punti. 1. A è convesso se e solo se per ogni 2. Si noti che se generale). A α, β > 0 non è convesso il ⊂ si ha αA + βA = (α + β) A. nel punto precedente non vale (in 1.2 Interno topologico/relativo/algebrico e chiusura 3. Siano X uno spazio normato e se e solo se A chiuso (o A aperto). 25 Allora A è convesso A + A = 2A. Svolgimento. α, β > 0 si ha αA + βA = (α + β) A, questo vale in particolare α + β = 1, dunque A è convesso. Viceversa, siano A convesso, α, β > 0 e a, b ∈ A arbitrari. αA + βA ⊃ (α + β) A è sempre banalmente β α vero. Essendo A convesso, α+β a+ α+β b ∈ A, dunque αa+βb ∈ (α + β) A. 1. Se per ogni quando 2. Siano X = R2 ed A = ([0, 1] × {0}) ∪ ({0} × [0, 1]), allora A + A 3 (1, 1) ∈ / 2A. A convesso. Allora, per il primo punto, A + A = 2A. Viceversa, sia A + A = 2A. Allora, per ogni a, b ∈ A, a+b 2 ∈ A (si dice in questo caso che A è mid-point convesso 7 ). Siano a, b ∈ A e λ ∈ (0, 1) arbitrari. Si vuole dimostrare che z := (1 − λ) a + λb ∈ A. Si introduca su [a, b] la relazione d'ordine naturale ≤ indotta da R tramite la mappa t 7→ (1 − t) a + tb. a +b1 Siano a1 := a, b1 := b, z1 := 1 e per ogni n ∈ N si deniscano 2 ( ( zn , se z ≤ zn , an , se z ≤ zn , bn+1 := an+1 := bn , se z > zn zn , se z > zn , 3. Sia an+1 +bn+1 . 2 n ∈ N, zn = z , A è convesso. n ∈ N, kzn − zk ≤ kb−ak 2n , si ha limn→+∞ zn = z . Se A è chiuso, si ha pertanto z ∈ A. Si supponga inne che A sia aperto e si ssi ε ∈ (0, min (kz − ak , kz − bk)). Poiché {zn }n∈N ⊂ [a, b]∩A e zn → z esistono inniti punti {znk }k∈N ⊂ Bε := (a, b) ∩ Bε (z) ∩ A. c Inoltre, poiché A è aperto, l'insieme Nε := (a, b) ∩ Bε (z) ∩ A non è denso in [a, b] ∩ Bε (z). Se così fosse, infatti, per ogni δ > 0, Nε intersecherebbe Bδ (zn1 ), ma essendo A aperto e zn1 ∈ A esiste δ 0 > 0 tale che Bδ0 (zn1 ) ⊂ A. A meno di restringere δ 0 , si può supporre Bδ0 (zn1 ) ∩ (a, b) ⊂ Bε . Sia D il simmetrico di Bδ0 (zn1 ) rispetto a z , ovvero l'insieme 2z − Bδ0 (zn1 ). Chiaramente, anche D ∩ (a, b) ⊂ Bε . Procedendo come per z , si nota che A ∩ (a, b) è denso in (a, b). In particolare, dunque D ∩ (a, b) ∩ A 6= ∅. 0 Fissato quindi un qualunque b ∈ D ∩ (a, b) ∩ A e preso il corrispettivo 0 0 a := 2z − b ∈ Bδ0 (zn1 ) ⊂ A si sono determinati due punti a0 , b0 ∈ A tali a0 +b0 che = z . Per la convessità mid-point, dunque, z ∈ A. 2 e zn+1 := Se per qualche Viceversa, poiché per ogni 7 Si noti che in generale un insieme mid-point convesso non è convesso. dei numeri razionali Q ⊂ R. Ad esempio l'insieme Capitolo 2 Funzioni lineari, ani e convesse 2.1 Funzioni lineari, ani e convesse in spazi vettoriali Notazione 85 (X, Y, A, C ). Durante l'intera sezione, tranne che quando specicato, si indicheranno con ane di X e con C X, Y degli spazi vettoriali reali, con un sottoinsieme convesso di Denizione 86 (Funzione ane). Sia A un sottoinsieme X. F : A ⊂ X → Y. ogni F è una x, y ∈ A e per Si dice che funzione ane se preserva le combinazioni ani, i.e. se per ogni t∈R F ((1 − t) x + ty) = (1 − t) F (x) + tF (y) . Esercizio 87. Sia 1. F F :A⊂X →Y. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: è ane; n ∈ N, per λ = 1 si ha j j=1 2. per ogni Pn ogni F x1 , . . . , x n ∈ A n X i=1 ! λ i xi = e per ogniλ1 , . . . , λn n X ∈R tali che λi F (xi ) . i=1 Svolgimento. 1. ⇒ 2. n = 2 la tesi è banalmente vera. La si supponga Pn+1 vera per n ∈ N. Siano x1 , . . . , xn+1 ∈ A e λ1 , . . . , λn+1 ∈ R tali che j=1 λj = 1. Senza perdere in generalità, sia λn+1 6= 1 (altrimenti basta permutare gli indici). Allora Se 2.1 Funzioni lineari, ani e convesse in spazi vettoriali Pn j=1 λj = 1 − λn+1 , 27 dunque ! λi F (1 − λn+1 ) xi +λn+1 xn+1 1 − λn+1 i=1 {z } | ∈A ! n X λi = (1 − λn+1 ) F xi + λn+1 xn+1 1 − λn+1 i=1 n+1 X = λi F (xi ) . n X i=1 2. ⇒ 1. Ovvio. Esercizio 88. Sia 1. F è lineare 2. F è ane per ogni 3. F F :X →Y. ⇔F è ane e Allora F (0) = 0; ⇔ esiste un'unica T : X → Y lineare x ∈ X , si abbia T (x) = F (x) + y0 ; è ane ⇔ per ogni a∈R e per ogni ed esiste y0 ∈ Y , aF + y0 y0 ∈ Y tali che, è ane. Svolgimento. ⇒ è banalmente vericata. Viceversa, per ogni x, y ∈ X , α, β ∈ R, dalle ipotesi e dall'esercizio precedente segue 1. L'implicazione per ogni F (αx + βy) = F (αx + βy + (1 − α − β) · 0) = αF (x) + βF (y) . 2. ⇒) T := F − F (0). Allora T (0) = 0 e per ogni x, y ∈ X , λ ∈ R, dall'anità di F segue . T ((1 − λ) x + λy) = F ((1 − λ) x + λy) − F (0) Sia = (1 − λ) F (x) + λF (y) − F (0) = (1 − λ) F (x) + λF (y) − (1 − λ + λ) F (0) = (1 − λ) T (x) + λT (y) . Per il punto precedente segue quindi che y0 ∈ Y \ {F (0)}, F − y0 ⇐) Per ipotesi esistono Per ogni x, y ∈ X per ogni T è lineare e che per ogni non è lineare. T : X → Y lineare e y0 ∈ Y tali λ ∈ R, si ha dunque che F = T − y0 . w per ogni F ((1 − λ) x + λy) = T ((1 − λ) x + λy) − y0 = (1 − λ) T (x) + λT (y) − y0 = (1 − λ) T (x) + λT (y) − (1 − λ + λ) y0 = (1 − λ) F (x) + λF (y) . 2.1 Funzioni lineari, ani e convesse in spazi vettoriali ⇐ è banalmente vericata. x, y ∈ X , per ogni λ ∈ R, 3. Lìimplicazione Y. Per ogni aF ((1 − λ) x + λy) + y0 a∈R a y0 ∈ = a ((1 − λ) F (x) + λF (y)) + y0 = (1 − λ) aF (x) + λaF (y) + (1 − λ + λ) y0 = (1 − λ) (aF (x) + y0 ) + λ (aF (y) + y0 ) . Denizione 89 (Funzione c-ane). Sia mappa c-ane se per ogni Viceversa, siano 28 x, y ∈ C F : C ⊂ X → Y. t ∈ [0, 1] Si dice che F è una e per ogni F ((1 − t) x + ty) = (1 − t) F (x) + tF (y) . Lemma 90. Sia F :A⊂X →Y. Allora F è ane se e solo se F è c-ane. F è ane, F è ovviamente c-ane. Viceversa, siano F cx, y ∈ X e λ ∈ R. Detto z := (1 − λ) x+λy , se λ ∈ [0, 1] la tesi è vericata. 1 λ−1 Se λ > 1, y è una combinazione convessa di x e z , infatti y = z + λ λ x. Allora Dimostrazione. Se ane, F (y) = Se z 1 λ−1 F (z) + F (x) ⇐⇒ F (z) = (1 − λ) F (x) + λF (y) . λ λ λ < 0 si procede analogamente esprimendo x come combinazione convessa di y. ed Teorema 91. Sia Y F :C⊂X→Y F. c-ane. Allora esiste ed è unica Fe : aff (C) → estensione ane di Dimostrazione. Banale. Osservazione 92. Il teorema precedente aerma che le mappe c-ani sono tutte restrizioni di mappe ani. Per questo motivo spesso (con un abuso di notazione) anche le mappe c-ani vengono chiamate semplicemente ani. Denizione 93 (Funzione propria, convessa, concava). Sia [−∞, +∞]. • f f : C ⊂ X → R := Si dice che è propria se dom (f ) := {x ∈ C | f (x) ∈ R } = 6 ∅ f; e l'insieme dom (f ) viene detto dominio (eettivo) di • f • f epi (f ) := { (x, t) ∈ C × R | f (x) ≤ t} è convesso in X × R epi (f ) viene detto epìgrafo (o epigràco ) di f ; è convessa se e l'insieme è concava se −f è convessa. Teorema 94 (Disuguaglianza di Jensen). Sia venzioni 1 +∞ + (−∞) = +∞ e f : C ⊂ X → R. Con le con0 · (±∞) = 0, le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1 Solo per l'enunciato di questo teorema! 2.1 Funzioni lineari, ani e convesse in spazi vettoriali 1. f 29 è convessa; 2. per ogni x, y ∈ C e per ogni t ∈ [0, 1] si ha f ((1 − t) x + ty) ≤ (1 − t) f (x) + tf (y) ; 3. per ogni n ∈ Pn che j=1 λj N, per ogni x1 , . . . , xn ∈ C = 1 si ha f n X ! λ i xi i=1 ≤ e per ogni n X λ1 , . . . , λn ∈ [0, 1] tali λi f (xi ) i=1 2 (quest'ultima è nota col nome di disuguaglianza di Jensen ). Dimostrazione. 1. ⇔ 2.) Per denizione, f è convessa se e solo se (x, t) , (y, s) ∈ epi (f ) , ∀λ ∈ [0, 1] , ((1 − λ) x + λy, (1 − λ) t + λs) ∈ epi (f ) , che per denizione di epigraco è equivalente a ∀x, y ∈ C, ∀t, s ∈ R, [f (x) ≤ t, f (y) ≤ s] ⇒ [∀λ ∈ [0, 1] , f ((1 − λ) x + λy) ≤ (1 − λ) t + λs] che è a sua volta equivalente a ∀x, y ∈ C, ∀λ ∈ [0, 1] , f ((1 − λ) x + λy) ≤ (1 − λ) f (x) + λf (y) . 2. ⇒ 3.) n = 2 la tesi è banalmente vera. La si supponga vera per n ∈ N. Pn+1 x1 , . . . , xn+1 ∈ C e λ1 , . . . , λn+1 ∈ [0, 1] tali che j=1 λj = 1. perdere in generalità, sia λn+1 6= 1 (altrimenti la tesi è banalmente Pn Allora j=1 λj = 1 − λn+1 , dunque Se ! λi xi +λn+1 xn+1 f (1 − λn+1 ) 1 − λn+1 i=1 | {z } ∈A ! n X λi ≤ (1 − λn+1 ) F xi + λn+1 xn+1 1 − λn+1 i=1 n+1 X ≤ λi F (xi ) . n X i=1 2 Curiosità: Jensen si legge Iensen, non Gensen. Siano Senza vera). 2.1 Funzioni lineari, ani e convesse in spazi vettoriali 3. ⇒ 2.) 30 Banale. Osservazione 95. Sia J := f −1 (−∞) f: R → R una funzione convessa. Si supponga che sia non vuoto. Per la disuguaglianza di Jensen (n = 2) si ha quanto segue: 1. J è un insieme convesso, dunque un intervallo, infatti per ogni per ogni λ ∈ [0, 1] x, y ∈ J e si ha f ((1 − λ) x + λy) ≤ (1 − λ) f (x) +λ f (y) = −∞; | {z } | {z } x∈J λ ∈ [0, 1), 2. per ogni y ∈ dom (f ) e per ogni −∞ −∞ si ha [x, y) ⊂ J , infatti per ogni f ((1 − λ) x + λy) ≤ (1 − λ) f (x) +λ f (y) = −∞, | {z } | {z } −∞ ∈R dunque (a) o esiste a∈R tale che J = {a}, avendosi pertanto necessariamente ∀x ∈ R \ {a} , (b) o esistono y1 ∈ [−∞, +∞) e f (a) = −∞, f (x) = +∞; y2 ∈ (y1 , +∞) tali che J ⊃ (y1 , y2 ), avendosi pertanto necessariamente ∀x ∈ (y1 , y2 ) , f (x) = −∞, ∀x ∈ {y1 , y2 } ∩ R, f (x) ∈ R, ∀x ∈ R \ [y1 , y2 ] , f (x) = +∞. Per questo motivo si esclude generalmente la possibilità che −∞. f assuma il valore In questo caso le funzioni diventano banali, assumendo valori reali in al più due punti ed e valendo ±∞ nelle altre due o tre componenti connesse. Proposizione 96. Per ogni α1 , . . . , αn ≥, la funzione Pn f1 , . . . , fn : C → (−∞, +∞] i=1 αi fi è convessa. convesse e per ogni Dimostrazione. Segue facilmente dalla disuguaglianza di Jensen. Proposizione 97. Sia fγ : C → (−∞, +∞] Γ un insieme di indici arbitrario e per ogni convessa. Allora h: C → x 7→ (−∞, +∞] , sup fγ (x) γ∈Γ è convessa. γ ∈ Γ, sia 2.2 Continuità di funzionali lineari 31 Dimostrazione. Poiché (x, t) ∈ epi (h) ⇐⇒ ≤ t ⇐⇒ ∀γ ∈ Γ, fγ ≤ t h (x) | {z } supγ∈γ fγ (x) ⇐⇒ si ha epi (h) = T γ∈Γ epi (fγ ), Proposizione 98. Sia ∀γ ∈ Γ, (x, t) ∈ epi (fγ ) , dunque epi (h) f : C → (−∞, +∞] è convesso. convessa. Allora la funzione → (−∞, +∞] , ( f (x) , x ∈ C, x 7→ +∞, x∈X \C fe: X è un'estensione convessa di f denita su tutto Esempio 99 (Per funzioni reali non vale). Se sempre fe: X → R convessa tale che 7→ 1 − x f f: C →R è convessa, non esiste Ad esempio, se → R, f : [−1, 1] è chiaro che fe|C = f . X p 1 − x2 non si possa estendere mantenendo la convessità. Denizione 100 (Insieme bilanciato). Si dice che un insieme ciato se per ogni α ∈ [−1, 1], si ha Esercizio 101. Si dimostri che all'origine (i.e. [0, x] ⊂ V )3 . V = −V ) V ⊂X è bilan- αV ⊂ V . V ⊂X è bilanciato ⇔V è simmetrico rispetto e stellato rispetto all'origine (i.e. per ogni ⇒ è facilmente vericata. Viceversa, V e α ∈ [−1, 1]. Allora −x ∈ V per la simmetria e [−x, x] ⊂ V [−x, 0] , [0, x] ⊂ V . Poiché αx ∈ [−x, x], segue αx ∈ V . Svolgimento. L'implicazione x ∈ V, siano x ∈ in quanto Osservazione 102. Gli insiemi bilanciati sono connessi per archi, dunque connessi, ma non necessariamente convessi (e.g. X = R2 , V = ([−1, 1] × {0}) ∪ ({0} × [−1, 1])). 2.2 Continuità di funzionali lineari Lemma 103. Sia esiste un intorno 3 La X uno spazio vettoriale topologico. Allora V ∈ U (0) bilanciato tale che V ⊂ U . validità di questa caratterizzazione dipende dal fatto che reale. In spazi vettoriali complessi la denizione diventa: |α| ≤ 1, si ha αV ⊂ V . L'implicazione ⇐ V è X per ogni U ∈ U (0) sia uno spazio vettoriale bilanciato se per ogni α ∈ C, smette quindi di valere (e.g. X = C, V = [−1, 1]). 2.2 Continuità di funzionali lineari 32 U ∈ U (0) arbitrario. Poiché la mappa (t, x) 7→ tx è continua (0, 0), esistono ε > 0 e W ∈ U (0) tali che, per ogni t ∈ [−ε, ε] e per ogni x ∈ W , si abbia tx ∈ U , dunque [ V := tW ⊂ U. Dimostrazione. Sia in t∈[−ε,ε] V ∈ U (0) e che V è bilanciato. Poiché εW ⊂ V , V ∈ U (0). Per ogni x ∈ V esiste t ∈ [−ε, ε] tale che x ∈ tW , dunque per ogni α ∈ [−1, 1], αx ∈ αtW ⊂ V in quanto αt ∈ [−ε, ε]. Rimane da vericare che Denizione 104 (Funzione uniformemente continua). Siano X, Y due spazi f : X → Y è uniformemente continua se per ogni W ∈ UY (0) esiste U ∈ UX (0) tale che, per ogni x1 , x2 ∈ X , se x2 − x1 ∈ U , si ha f (x2 ) − f (x1 ) ∈ W . vettoriali topologici. Si dice che X uno spazio vettoriale e f ∈ X ] \ {0}. (−∞, 0), ker (f ) e P := f −1 (0, −∞) sono convessi. Lemma 105. Siano f −1 Dimostrazione. Segue immediatamente dalla linearità di degli insiemi (−∞, 0), {0} Osservazione 106. Se P X f N := e dalla convessità (0, +∞). è uno spazio vettoriale topologico, essendo N , ker e convessi, sono connessi per archi, dunque connessi. Lemma 107. Siano C e Allora ed U ⊂X X C ⊂ X convesso, x0 ∈ U ∩ ∂C = ∅. Allora U ⊂ C . uno spazio vettoriale topologico, aperto, stellato rispetto a x0 e tale che Dimostrazione. Si supponga per assurdo l'esistenza di 0 stellato, [u, x0 ] ⊂ U . Poiché C è convesso, anche C c1 , c2 ∈ ← x0→ u, u ∈ U \ C. := C ∩ ← x0→ u Poiché U è è convesso. x0 ∈ [c1 , c2 ] := C 0 . Analogamente, poiché U è aperto e stellato rispetto ad x0 , esistono u1 , u2 ∈ ← x0→ u tali che x0 , u ∈ ← → (u1 , u2 ) := U ∩ x0 u. Per ipotesi di assurdo u ∈ (u1 , u2 ) \ [c1 , c2 ], ma x0 ∈ (u1 , u2 ) ∩ [c1 , c2 ], dunque esiste i ∈ {1, 2} tale che ci ∈ (u1 , u2 ) ⊂ U , assurdo in quanto U ∩ ∂C = ∅. Esistono dunque Teorema 108. Siano X tali che uno spazio vettoriale topologico ed ` ∈ X ] \ {0}. seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. ` è uniformemente continuo su 2. ` è continuo su X 3. ` è continuo in 0; 4. ` è continuo in qualche 5. ` è limitato su qualche 6. ` è superiormente limitato su almeno un aperto non vuoto; (i.e. X; ` ∈ X ∗ \ {0}); x0 ∈ X ; U ∈ U (0); Le 2.2 Continuità di funzionali lineari 7. ker (`) è chiuso (importante!); 8. ker (`) non è denso. Inoltre, se 9. 10. X è normato le condizioni precedenti sono equivalenti alle seguenti: k`k := supkxk≤1 |` (x)| < +∞; ` è lipschitziano. Dimostrazione. Le implicazioni 4. ⇒ 5.) 33 Sia ` continua in x0 ∈ X 1⇒2⇒3⇒4 e sia sono ovvie. ε > 0 arbitrario. Allora esiste un V ⊂ U (0) tale che ` (x0 + V ) ⊂ (` (x0 ) − ε, ` (x0 ) + ε) . Dalla linearità di ` segue ` (x0 + V ) = ` (x0 ) + ` (V ) ` (V ) ⊂ (−ε, ε). e sottraendo ` (x0 ) dall'inclusione precedente si conclude 5. ⇒ 1.) Sia che ` limitata su U ∈ U (0) e sia ε > 0 ` (U ) ⊂ (−m, m). Sia δ := ε/m. m > 0 tale x − y ∈ δU , arbitrario. Allora esiste Per ogni x, y ∈ X , se allora ` (x) − ` (y) = ` (x − y) ∈ δ` (U ) ⊂ δ (−m, m) = (−ε, ε) . 5. ⇒ 6.) Ovvio. 6. ⇒ 5.) Sia A allora un aperto non vuoto ed x0 ∈ X e V ∈ U (0) m > 0 tali che `|A ≤ m. Esistono allora `|x0 +V ≤ m su x0 + V . Per il Lemma in generalità che V sia bilanciato, dunque tali che 103, si supporre senza perdere simmetrico. Da ` (x0 ) + ` (V ) = ` (x0 + V ) ⊂ (−∞, m] e conseguentemente ` (V ) ⊂ (−∞, m − ` (x0 )] ⊂ −∞, |m − ` (x0 )| | {z } =:M segue pertanto −` (V ) = ` (−V ) = ` (V ) ⊂ (−∞, M ] ⇒ ` (V ) ⊂ (−M, +∞] , dunque ` (V ) ⊂ [−M, M ]. 6. ⇒ 7. Basta notare che 7. ⇒ 8. Ovvio. 6 ⇒ 5 ⇒ 1 ⇒ 7. 2.2 Continuità di funzionali lineari 8. ⇒ 6. 34 ker (`) 6= X , allora il suo complementare è un aperto non vuox0 ∈ X e V ∈ U (0) bilanciato tali che (x0 + V ) ∩ ker (`) = ∅. Dai Lemmi 105 e 107 segue ` (x0 + V ) ⊂ [0, +∞) oppure ` (x0 + V ) ⊂ (−∞, 0]. Se dovesse essere ` (x0 + V ) ⊂ [0, +∞) sarebbe suciente notare che anche −x0 − V ∩ ker (`) = ∅ e in questo caso ` (−x0 − V ) = −` (x0 + V ) ⊂ (−∞, 0]. Per ipotesi to. Esistono pertanto Sia (X, k·k) 5. ⇒ 9.) Siano uno spazio normato. δ, m > 0 x ∈ X con kxk ≤ δ si x ∈ X con kxk ≤ 1 si ha tali che, per ogni Allora, per linearità, per ogni |` (x)| = 9. ⇒ 10.) Per ogni abbia |` (x)| ≤ m. m |` (δx)| ≤ < +∞. δ δ x, y ∈ X, x 6= y , x − y kx − yk ≤ k`k kx − yk . |` (x) − ` (y)| = |` (x − y)| = ` kx − yk | {z } ≤k`k 10. ⇒ 5.) Basta notare che 10 ⇒ 3 ⇒ 5. Denizione 109 (Duale topologico). Sia Si denisce duale topologico di X X ∗ := { ϕ : X → R | ϕ Osservazione 110. Chiaramente Corollario 111 (Importante). Se allora X uno spazio vettoriale topologico. l'insieme lineare e continuo} . X ∗ ⊂ X ]. X In generale l'inclusione è stretta. è uno spazio normato innito-dimensionale, X ] \ X ∗ 6= ∅. Dimostrazione. Si vuole determinare esplicitamente un funzionale Poiché si è interessati ad ` ` ∈ X ] \ X ∗. lineare, è suciente denirlo su una base algebrica 4 ` si estende naturalmente in modo unico su X ). Sia dunque B X . Senza perdere in generalità (ogni elemento della base si può moltiplicare per uno scalare non nullo) si supponga che B ⊂ B1 (0). Essendo B innito, esiste {bn }n∈N ⊂ B con, per ogni n, k ∈ N, [n 6= k ⇒ bn 6= bk ]. Per ogni n ∈ N si denisca allora ` (bn ) = n e per ogni b ∈ B \ {bn }n∈N sia, ad esempio, ` (b) = 0. Allora ` non è limitato sulla bolla unitaria. Per il teorema precedente, dunque, ` non è continuo. (poi, per linearità, una base algebrica di 4 Le basi algebriche, specialmente nel contesto degli spazi vettoriali innito-dimensionali, vengono spesso chiamate basi di Hamel . 2.3 Continuità di funzioni convesse 35 Esercizio 112. Il corollario precedente non vale in generale negli spazi vettoriali topologici. Si dimostri che ogni spazio vettoriale dotato della topologia generata dalla base di aperti A := { C ⊂ X | C convesso, C = a-int (C)} , detta topologia core, risulta essere uno spazio vettoriale topologico localmente convesso con X ] = X ∗. Si noti come (grazie al Teorema 80) la topologia core risulti essere la topologia lineare più ne di cui uno spazio vettoriale possa essere dotato (i.e. se ha (X, +, ·, τ ) τc è uno spazio vettoriale, detta la topologia core, si τ ⊂ τc ). Esercizio 113. Il corollario precedente continua invece a valere in spazi vettoriali topologici reali metrizzabili. Si dimostri che se topologico metrizzabile, allora 2.3 X è uno spazio vettoriale X ] \ X ∗ 6= ∅. Continuità di funzioni convesse Denizione 114 (Insieme simmetrico). Siano x0 ∈ X . Si dice che E x0 − (x − x0 ) ∈ E . e X x0 se per ogni Lemma 115. Siano rispetto ad X uno spazio vettoriale, C ⊂ X x0 ∈ C , f : C → R convessa: 1. se esiste m∈R tale che f ≤ m, allora E⊂X x ∈ E , si ha uno spazio vettoriale, è simmetrico rispetto ad convesso e simmetrico |f | ≤ 2 |f (x0 )| + |m|; X è uno spazio normato ed esitono r, M > 0 tali che C = Br (x0 ) e |f | ≤ M , allora per ogni ε ∈ (0, r), f è 2M ε -lipschitziana su Br−ε (x0 ). 2. se Dimostrazione. Senza perdere in generalità (la composizione di una funzione convessa con una traslazione è ancora una funzione convessa e sia la convessità che la simmetria rispetto a un punto sono invarianti per traslazione), sia 1. Sia f x ∈ C. Allora 0 = 12 x + 1 2 (−x) e poiché −x ∈ C , dalla convessità di segue f (0) ≤ Poiché per ogni a, b ∈ R 1 1 1 m f (x) + f (−x) ≤ f (x) + . 2 2 2 2 si ha a − b ≥ a − |b| ≥ − |a| − |b| , dalla prima disuguaglianza segue f (x) ≥ 2f (0) − m ≥ −2 |f (0)| − |m| e ovviamente f (x) ≤ m ≤ |m| ≤ 2 |f (0)| + |m| . x0 = 0. 2.3 Continuità di funzioni convesse 2. Siano x, y ∈ Br−ε (0), x 6= y 36 e z := y + ε (y − x) , ky − xk ovvero l'ε-prolungamento del segmento [x, y] dopo y . Chiaramente si ha z ∈ Br (0) e y ∈ (z, x). Esplicitando la y nella denizione di z , si ottiene y= ε ky − xk x+ z, ky − xk + ε ky − xk + ε che è una combinazione convessa di x e z. Dalla convessità di f segue pertanto f (y) ≤ ky − xk ε f (x) + f (z) ky − xk + ε ky − xk + ε m (ky − xk + ε) f (y) ≤ εf (x) + ky − xk f (z) m ε (f (y) − f (x)) ≤ ky − xk (f (z) − f (y)) ≤ 2M ky − xk {z } | ≤2M m f (y) − f (x) Essendo x ed y ≤ 2M ky − xk . ε aribitrari (a meno di scambiarli tra loro e ripetere le stime precedenti), si ottiene |f (y) − f (x)| ≤ Osservazione 116. Si noti che per ε=0 2M ky − xk . ε il lemma precedente non vale, stesso esempio della semicirconferenza visto in precedenza (Esempio 99). Teorema 117. Siano convesso e f: C →R X uno spazio vettoriale topologico, 1. f è localmente uniformemente continua; 2. f è continua; 3. f è continua in almeno un 4. f è superiormente limitata su un aperto non vuoto di 5. f è localmente limitata su Inoltre, se X C ⊂ X un aperto convessa. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: x0 ∈ C ; C; C. è normato le condizioni precedenti sono equivalenti alla seguente: 2.3 Continuità di funzioni convesse 6. f è localmente lipschitziana; Dimostrazione. Le implicazioni 4. ⇒ 5.) 37 1. ⇒ 2. ⇒ 3. ⇒ 4. sono ovvie. Siano U ⊂ C un aperto non vuoto ed m ∈ R tali che f|U ≤ m. Sia x ∈ C \ U arbitrario. Si vuole dimostrare che f è superiormente limitata ←→ in un intorno di x. Siano x0 ∈ U , z ∈ C ∩ x0 x e λ ∈ (0, 1) tali che x = (1 − λ) x0 + λz . Allora (1 − λ) U + λz = (1 − λ) (x0 + (−x0 + U )) + λz = (1 − λ) x0 + λz + (1 − λ) (−x0 + U ) = x + (1 − λ) (−x0 + U ) . | {z } =:V ∈U (0) u ∈ x + V arbitrario. Dall'identità precedente segue l'esistenza v ∈ U tale che u = (1 − λ) v + λz . Dalla convessità di f si ha quindi Sia di f (u) ≤ (1 − λ) f (v) + λf (z) ≤ (1 − λ) m + λf (z) , da cui f|x+V ≤ max (|m| , |f (z)|) . Allora f è localmente superiormente limitata su C. Per il Lemma 115 è pertanto localmente limitata. 5. ⇒ 1.) Si lascia la dimostrazione di questo punto come esercizio al lettore interessato. 5. ⇒ 6.) Segue direttamente dal Lemma 115. 6. ⇒ 5.) Banale. Osservazione 118. Si noti che i punti dal 2. al 5. sono equivalenti anche in spazi vettoriali topologici. Osservazione 119. In spazi normati la limitatezza inferiore non è in generale equivalente alla continuità. dimensionale, esiste Ad esempio, se ` ∈ X ] \ X ∗. X Chiaramente è uno spazio normato innito- |`| è convessa e discontinua (su ogni punto perché se lo è in un punto lo è ovunque) ma è limitata inferiormente. Corollario 120. Siano spazio normato nito-dimensionale, un aperto convesso e convessa. Allora (quindi continua) su X uno f: C → R C. f C ⊂ X è localmente lipschitziana 2.3 Continuità di funzioni convesse 38 X = Rn . Si ssi x0 ∈ C . Essendo C aperto, esiste un ipercubo chiuso Q ⊂ C tale che int (Q) 6= ∅. Siano v1 , . . . , vm ∈ Q i vertici di Q. Allora Q = conv (v1 , . . . , vm ). Detto m := max { f (v ) | i ∈ {1, . . . , m}} Pim P, mper ogni x ∈ int (Q) esistono λ1 , . . . , λm ∈ [0, 1] tali che λ = 1 e x = i i=1 1 λi vi , pertanto Dimostrazione. Senza perdere in generalità, sia f (x) ≤ m X i=1 λi f (vi ) ≤ m | {z } ≤m e la tesi segue dal punto 4 del teorema precedente. Esempio 121 (C aperto è necessario). La funzione [0, 1] χ{0} + χ{1} è convessa su ma è discontinua su entrambi i punti di bordo. Corollario 122. Siano f: C →R ri (C). dimensionale e continua) su X uno spazio normato, convessa. Allora f C ⊂ X convesso e nito- è localmente lipschitziana (quindi Osservazione 123. Prima di proseguire si consiglia di leggere l'appendice sulle funzioni semicontinue (sezione 9.2, pagina 127). Esercizio 124. Siano X uno spazio normato, C ⊂ X convesso x ∈ X , dist (x, ∅) := +∞, si dimostri che gli insiemi per ogni 1. D1 := {x ∈ X | dist (x, C) < δ }, 2. D2 := {x ∈ X | dist (x, C) ≤ δ }, 3. D3 := {x ∈ X | dist (x, X \ C) > δ }, 4. D4 := {x ∈ X | dist (x, X \ C) ≥ δ } e δ > 0. Posta sono convessi, che quelli con indice dispari sono aperti e che quelli con indice pari sono chiusi. Si noti inotlre che se C non ha punti interni gli ultimi due sono vuoti. Teorema 125. Siano f: C →R 1. f 2. se X uno spazio normato, è superiormente semicontinua su X C ⊂ X un aperto convesso e convessa. Allora è uno spazio di Banach, solo se f f C se e solo se f è continua; è inferiormente semicontinua su C se e è continua. Dimostrazione. 1. Sia cui x0 ∈ C . Allora { x ∈ C | f (x) < f (x0 ) + 1} è un aperto non vuoto f è limitata superiormente. Per il Teorema 117, f è continua. su 2.4 Teorema di Banach-Steinhaus 39 x ∈ X , dist (x, ∅) := +∞, si denisca per ogni n ∈ N 1 Fn := x ∈ C f (x) ≤ n, dist (x, X \ C) ≥ . n 2. Posta per ogni n ∈ N l'insieme 1 x ∈ C dist (x, X \ C) ≥ n Per l'esercizio precedente, per ogni f convessa ed inferiormente semicontinua, n ∈ N, {x ∈ C | f (x) ≤ n } è convesso e chiuso. Dunque, per ogni n ∈ N, Fn è convesso e chiuso. Per il Teorema di Baire, X è uno spazio di Baire e per l'Esercizio 415, anche C (con la topologia indotta) è S uno spazio di Baire. Poiché C = n∈N Fn , esiste dunque k ∈ N tale che int (Fk ) 6= ∅. Essendo quindi f superiormente limitata su un aperto non vuoto, risulta f continua. è convesso e chiuso. Essendo per ogni Esempio 126 (La completezza è necessaria). . Sia c00 = x = (xn )n∈N ∈ RN ∃n0 ∈ N, ∀n ∈ N, n ≥ n0 , xn = 0 lo spazio vettoriale delle successioni reali denitivamente nulle, dotato della norma uniforme x 7→ kxk∞ := maxn∈N |xn |. Chiaramente (c00 , k·k∞ ) è uno spazio c0 delle successioni che normato e incompleto (il suo completamento è lo spazio tendono a zero all'innito). Sia → R, +∞ X x 7→ xn = sup f : c00 n=1 N ∈N PN N ∈ N, la somma x 7→ n=1 xn è Essendo f l'estremo superiore puntuale N X ! xn . n=1 Per ogni una funzione convessa e conti- nua. di tali somme, convessa ed inferiormente semicontinua. Tuttavia f f risulta essere non è continua (f è illi- ε > 0 e per ogni n ∈ N, n ma chiaramente supn∈N f (x ) = +∞. Dal teorema base sulla continuità delle funzioni convesse segue quindi f discontinua in ogni punto di c00 . mitata in ogni intorno dell'origine!), infatti per ogni x := ε, ε, . . . , ε, 0, 0, . . . ∈ Bε (0) n 2.4 n Teorema di Banach-Steinhaus Denizione 127 (Famiglia di funzioni puntualmente limitata, localmente equilimitata, localmente equilipschitziana). Siano (X, k·k) uno spazio normato, A ⊂ X aperto e F una famiglia di funzioni reali denite su A. Si dice che 2.4 Teorema di Banach-Steinhaus • F è puntualmente limitata se per ogni • F e • F A F x ∈ A, supf ∈F |f (x)| < +∞; x ∈ A esistono U ∈ U (x), U ⊂ A y ∈ U , supf ∈F |f (y)| < M ; è localmente equilimitata se per ogni M >0 tali che, per ogni x ∈ A esistono U ∈ U (x), U ⊂ y, z ∈ U , supf ∈F |f (y) − f (z)| ≤ L ky − zk. è localmente equilipschitziana se per ogni e L>0 tali che, per ogni Teorema 128. Siano so e 40 F X uno spazio di Banach, C ⊂ X un aperto conves- C. una famiglia di funzioni reali convesse e continue denite su è puntualmente limitata, allora F Se è localmente equilimitata e localmente equilipschitziana. Dimostrazione. Sia g : C → R, x 7→ sup f (x) . f ∈F Essendo un estremo superiore puntuale di funzioni convesse e continue, vessa e inferiormente semicontinua. Per il Teorema 125, quindi, in particolare un raggio rx > 0 g g g è con- è pertanto continua, x ∈ C esistono f ∈ F , f ≤ mx su |f | ≤ 3mx su Brx (x) è localmente limitata. Ovvero per ogni ed una costante mx > 0 Brx (x), dunque f (0) ≤ mx e dal Lemma x f 12m rx -lipschitziana su Brx /2 (x). tali che, per ogni 115 segue sia che Esercizio 129. Sia, per ogni {fn }n∈N n ∈ N, fn : C → R una funzione convessa. f : C → R, allora f è convessa. Se converge puntualmente ad Svolgimento. Segue banalmente dalla disuguaglianza di Jensen. Teorema 130. Siano X uno spazio di Banach e C ⊂ X un aperto convesso. n ∈ N, fn : C → R è una funzione convessa e continua e {fn }n∈N converge puntualmente ad una funzione f : C → R, allora f è convessa, continua e la convergenza è uniforme sui compatti di C . Se per ogni Dimostrazione. Poiché converge puntualmente, la successione tualmente limitata. Per il Teorema 128, quindi, schitziana. Per ogni una costante L>0 x∈C {fn }n∈N {fn }n∈N è pun- è localmente equilip- U ∈ U (x), U ⊂ C y, z ∈ U si abbia esistono pertanto un intorno tali che, per ogni n∈N e per ogni e |fn (y) − fn (z)| ≤ L ky − zk . Passando al limite ad ambo i membri si conclude immediatamente che f è lo- calmente lipschitziana, dunque continua. Per vericare che la convergenza sia uniforme sui compatti, sia K⊂C compatto. Poiché {fn }n∈N è localmente equi- limitata e localmente equilipschitziana, la successione ristretta n o (fn )|K rin∈N sulta essere (globalmente) equilimitata ed equilipschitziana (basta ricoprire ogni punto di K con un intorno opportuno ed estrarne poi un sottoricoprimento nito 2.4 Teorema di Banach-Steinhaus 41 grazie alla compattezza), dunque equicontinua. Per il Teorema di Ascoli-Arzelà, dunque, esiste una sottosuccessione di te su K n o (fn )|K convergente uniformemenn∈N (a f|K ). Nello stesso modo il Teorema di Ascoli-Arzelà garantisce che n o (fn )|K ogni sottosuccessione di ammetta una sottosuccessione convergenn∈N te uniformemente su K (a f|K ). Si supponga per assurdo che fn non converga uniformemente ad f su K . Allora esistono ε > 0 , {nk }k∈N ⊂ N strettamente crescente e {xnk }k∈N ⊂ K tali che, per ogni k ∈ N, |fnk (xnk ) − f (xnk )| > ε. {fnk }k∈N possa convergere Questo però implica che nessuna sottosuccessione di uniformemente ad f su K. Notazione 131. Siano indica con σ|[m,∞) S Assurdo. un insieme, σ: N → S la successione denita per ogni m ∈ N. σ (n + m). una successione e n∈N da Si Lemma 132 (Metodo diagonale). Siano n ∈ N, sia σn+1 ste una successione σ∞ : N → S tale sottosuccessione di σm . cessione e per ogni S un insieme, σ1 : N → S una sucuna sottosuccessione di σn . Allora esiche, per ogni m ∈ N, (σ∞ )|[m,∞) è una Dimostrazione. Scrivendo esplicitamente i primi valori delle prime succesioni, si ha σ1 = (σ1 (1), σ1 (2) , σ1 (3) , . . .) , σ2 = (σ2 (1) , σ2 (2), σ2 (3) , . . .) , σ3 = (σ3 (1) , σ3 (2) , σ3 (3), . . .) . Essendo per ipotesi, per ogni n ∈ N, ogni successione σn+1 una sottosuccessione della sua precedente, è chiaro che la successione diagonale σ∞ := {σ1 (1) , σ2 (2) , σ3 (3) , . . .} soddis le richieste. Teorema 133. Siano X uno spazio di Banach separabile, C ⊂ X aperto e conn ∈ N, fn : C → R convessa e continua e {fn }n∈N puntualmente limitata. Allora esiste una sottosuccessione {fnk }k∈N ⊂ {fn }n∈N che converge uniformemente sui compatti ad una funzione f convessa e continua. vesso, per ogni {dn }n∈N ⊂ X una successione densa5 in X . Per ipotesi la successione {fn (d1 )}n∈N è limitata in R, dunque esiste una sottosuccessione dei numeri naturali σ1 ⊂ N tale che fσ1 (i) (d1 ) i∈N converge ad un certo valore f (d1 ). Analogamente, la successione fσ1 (i) (d2 ) i∈N è limitata in R, dunque esiste una sottosuccessione σ2 ⊂ σ1 tale che fσ2 (i) (d2 ) i∈N converge ad un certo valore f (d2 ). Procedo in modo diagonale si determina una successione Dimostrazione. Sia 5 Con un usuale abuso di notazione, qui e nel seguito si confondono impunemente le successioni con le loro immagini. 2.4 Teorema di Banach-Steinhaus 42 σ∞ =: {nk }k∈N ⊂ N che per ogni k ∈ N σk . Allora per ogni m ∈ N si ha è denitivamente sottosuccessione di k→+∞ fnk (dm ) −→ f (dm ) ∈ R. Essendo {fnk }k∈N puntualmente limitata, per il Teorema 128 è localmente equi- x ∈ C , {fnk (x)}k∈N è una x ∈ C e ε > 0 arbitrari. Sia L > 0 tale che esista δ ∈ (0, ε) tale che, per ogni y, z ∈ Bδ (x) e per ogni k ∈ N, si abbia |fnk (y) − fnk (z)| < L ky − zk. Sia m0 ∈ N tale che kdm0 − xk < δ . Allora esiste N ∈ N tale che, per ogni j, k ∈ N, j, k ≥ N , fn (x) − fnj (x) ≤ |fn (x) − fn (dm0 )| + fn (dm0 ) − fnj (dm0 ) k k k k {z } | | {z } <ε ≤Lkx−dm0 k + fnj (dm0 ) − fnj (x) {z } | ≤Lkx−dm0 k lipschitziana. Si vuole dimostrare che per ogni succesione di Cauchy. Siano ≤ ε (2L + 1) . La succ a f {fnk }k∈N è quindi di Cauchy in e per il teorema precedente f x, pertanto converge puntualmente è continua e la convergenza è uniforme sui compatti. Esercizio 134. Siano Y uno spazio normato e kykY = sup y ∈Y. Si dimostri che ϕ (y) . ϕ∈Y ∗ , |||ϕ|||≤1 Svolgimento. Segue direttamente dalla Proposizione 458. Corollario 135 (Teorema di Banach-Steinhaus o principio di uniforme limitatazza). Siano X uno spazio di Banach, Y uno spazio normato, I un insieme e {Tα }α∈I una famiglia di operatori lineari e continui deniti in X a valori Y . Se la famiglia {Tα }α∈I è puntualmente limitata, allora esiste M > 0 tale che, per ogni α ∈ I , |||Tα ||| ≤ M . sia in Dimostrazione. Per l'esercizio precedente, per ogni kykY = Dunque, per ogni sup y ∈Y, si ha ϕ (y) . ϕ∈Y ∗ , |||ϕ|||≤1 α ∈ I, |||Tα ||| = sup x∈X, kxkX ≤1 kT xkY = sup (ϕ ◦ Tα ) (x) . x∈X, kxkX ≤1, ϕ∈Y ∗ , |||ϕ|||≤1 Poiché per ogni α ∈ I , Tα è lineare e continuo, per ogni α ∈ I e per ogni ϕ ∈ Y ∗ , anche ϕ ◦ Tα è lineare e continuo. Inoltre la famiglia {ϕ ◦ Tα }α∈I,ϕ∈BY ∗ 2.4 Teorema di Banach-Steinhaus 43 è puntualmente limitata, quindi localmente equilimitata, ovvero esiste un raggio r>0 tale che per ogni α∈I e per ogni ϕ∈Y∗ sup si abbia (ϕ ◦ Tα ) (x) < +∞ α∈I, x∈X, kxkX ≤r, ∗ ϕ∈Y , |||ϕ|||≤1 m r sup |||Tα ||| = r α∈I sup α∈I, x∈X, kxkX ≤1, ∗ ϕ∈Y , |||ϕ|||≤1 (ϕ ◦ Tα ) (x) < +∞. Capitolo 3 Insiemi convessi (e compatti) 3.1 Punti estremi Osservazione 136. Prima di proseguire si consiglia di leggere l'appendice sui teoremi di Hahn-Banach (sezione 9.3, pagina 129). Denizione 137 (Punti estremi). Siano X uno spazio vettoriale, C ⊂ X conx ∈ C . Si dice che x è un punto estremo per C e si scrive x ∈ ext (C) se per ogni y, z ∈ C e per ogni λ ∈ (0, 1) tali che x = (1 − λ) y + λz , si ha x = y = z. vesso e Osservazione 138. La denizione di x punto estremo per C si può riformulare a, b ∈ C , x appartiene al segmento [a, b] se e solo se x due estremi a, b. I punti estremi sono cioè gli estremi di richiedendo che per ogni coincide con uno dei tutti i segmenti (in C) Esercizio 139. Siano a cui appartengono. X uno spazio vettoriale e C⊂X convesso. Si dimostri l'equivalenza delle seguenti aermazioni. 1. x ∈ ext (C); 2. per ogni y, z ∈ C tali che x= y+z 2 , si ha x = y = z; y , . . . , yn ∈ C e per ogni λ1 , . . . , λn ∈ [0, 1] Pn 1 x = i=1 λi yi , si ha x = y1 = . . . = yn . 3. per ogni e tali che Pn j=1 λj = 1 1. ⇒ 2. e 3. ⇒ 1. sono ovvie. 2. ⇒ 1.) Siano y, z ∈ C e λ ∈ (0, 1) \ 21 tali che x = (1 − λ) y + λz . Allora una 0 0 semplice verica mostra che o y := 2x − z ∈ [y, z], o z := 2x − y ∈ [y, z]. Svolgimento. Le implicazioni . y Figura 3.1.1: Se λ> . y0 1 2 , allora . x . z y 0 := 2x − z ∈ [y, z] e x= y 0 +z 2 . 3.1 Punti estremi 45 y 0 ∈ [y, z] (altrimenti è suciente ripetere y 0 +z 0 0 che per ipotesi implica x = y = z . quanto segue per z ). Allora x = 2 Dall'ipotesi x = (1 − λ) y + λz segue quindi x = (1 − λ) y + λx, ovvero x = y. Senza perdere in generalità, sia 1. ⇒ 3.) n = 2, la tesi è vera per ipotesi. Si supponga che la tesi valga per Pn+1 n ∈ N e siano y1 , . . . , yn+1 ∈ C , λ1 , . . . , λn+1 ∈ [0, 1] tali che i=1 λi = 1 Pn+1 Pn ex = i=1 λi yi . Senza perdere in generalità, sia λn+1 6= 1. Da i=1 λi = 1 − λn+1 segue allora Se x= n+1 X λi yi = (1 − λn+1 ) i=1 n X i=1 | dunque x = yn+1 = y . =:y∈C Da x=y= n X i=1 si conclude inne λi y1 +λn+1 yn+1 , 1 − λn+1 {z } λi y1 1 − λn+1 x = y1 , . . . , y n . Osservazione 140. Si noti che 1. ext (C) ⊂ C \ a-int (C). C ⊂ R2 è un insieme convesso e chiuso, allora anche ext (C) è chiuso. Infatti se dim (C) ≤ 1, ext (C) ha solo un numero nito di punti. Se dim (C) = 2, esistono in C almeno tre punti non allineati. Essendo C convesso, C contiene dunque almeno un triangolo non degenere, pertanto int (C) 6= ∅. Un risultato di geometria piana garantisce che il bordo di 2. Se insiemi convessi con interno non vuoto contenuti nel piano euclideo sia una 1-dimensionale. Essendo C chiuso, ∂C ⊂ C , dunque ∂C \ ext (C) ⊂ C . Sia x ∈ ∂C \ ext (C). Per denizione di punto estremo, esistono allora a, b ∈ C tali che x ∈ (a, b). Si noti che necessariamente a, b ∈ ∂C , infatti da C chiuso segue ∂C = C \ int (C) e se per assurdo a o b non appartenessero alla frontiera di C , da a o b appartenenti all'interno di C e dal Corollario 63 seguirebbe x ∈ int (C). Dallo stesso argomento applicato ad ogni punto del segmento segue (a, b) ⊂ ∂C . Essendo ∂C una varietà topologica 1-dimensionale, (a, b) è aperto in ∂C . Ogni punto di ∂C \ ext (C) ha pertanto un intorno tutto contenuto in ∂C , ovvero ∂C \ ext (C) è aperto in ∂C e conseguentemente ext (C) è chiuso in ∂C . Essendo ∂C a sua volta chiuso in X , segue che ext (C) è chiuso in X . varietà topologica 3 in poi questo non è più vero. Si consideri l'esempio in C ⊂ R3 è l'involucro convesso di una circonferenza γ unita 3. Da dimensione gura, in cui 3.1 Punti estremi 46 s ortogonale al piano su cui giace γ e tangente alla stessa x0 . L'insieme C è convesso e chiuso, ma ext (C) non è chiuso, γ \ {x0 } ⊂ ext (C) ma x0 ∈ / ext (C). ad un segmento in un punto infatti γ C = conv (γ ∪ s) . x0 Figura 3.1.2: C è convesso e chiuso ma s ext (C) Proposizione 141 (Teorema di Choquet). Siano T2 , K ⊂ X pologico Gδ in K 2. Dimostrazione. Sia di K. X 1 non è chiuso. uno spazio vettoriale to- convesso, compatto e metrizzabie . Allora d : K × K → [0, +∞) ext (K) è di tipo una metrica che induca la topologia Allora y+z x ∈ K ∃y, z ∈ K, y 6= z, x = 2 [ Fn , K \ ext (K) = = n∈N n ∈ N, Fn = x ∈ K dove, per ogni ∃y, z ∈ K, d (y, z) ≥ 1 , x = y + z . n 2 Poiché le distanze sono continue (rispetto alla topologia che inducono), per ogni n ∈ N l'insieme Fen := (y, z) ∈ K × K dist (y, z) ≥ K × K , dunque è compatto. Allora, detta ψ :X ×X n∈N è chiuso nel compatto → X, (y, z) 7→ ψ (y, z) := poiché per ogni 1 n y+z , 2 Fn = ψ Fen , ψ segue che Fn è compatto (in uno spazio T2 ), dunque Fn è K \ ext (K) di tipo Fσ in K , il suo complementare in K ext (K) dalla continuità di chiuso. Essendo è Gδ 1 Si in K. noti che K metrizzabile è una richiesta più debole di X metrizzabile, K ⊂ X . In generale uno spazio metrizzabile può essere immerso in uno spazio più grande non metrizzabile. 2 In X , se X è metrizzabile. 3.1 Punti estremi 47 Esempio 142 (La metrizzabilità è necessaria). Esistono uno spazio vettoriale topologico T2 localmente convesso ed un suo sottoinsieme K convesso, compatto ext (K) non sia boreliano3 (dimostrato da Bishop-de Leuw). ma tale che Teorema 143 (Minkowski). Siano X uno spazio vettoriale topologico e K⊂X compatto, convesso e nito-dimensionale. Allora K = conv (ext (K)) . Dimostrazione. Si procede per induzione su d = dim (K). banalmente vericata. Si supponga che l'asserto valga per Se d = 0 la tesi d − 1 ∈ N ∪ {0} è e d = dim (K). Poiché ri (K) 6= ∅, a meno di traslazioni si può supporre che 0 ∈ ri (K), dunque a meno di immersioni si può supporre X = aff (K) ∼ Rd e 0 ∈ int (K). Sia x ∈ K . Si hanno due casi: sia 1. se K x ∈ ∂K , per il Corollario 434 esiste passante per K ∩H x. H ⊂ X iperpiano di supporto In quanto intersezione di insiemi convessi e chiusi, K compatto), dunque è compatto d − 1 (perché incluso in H ). Sfruttando l'ipotesi di induzione si ha x ∈ conv (ext (K ∩ H)). Si vuole dimostrare che questi sono punti estremi anche per K , cioè che ext (K ∩ H) ⊂ ext (K). Siano α ∈ R e ϕ ∈ X ∗ \ {0} tali che H = ϕ−1 (α) e ϕ|K ≤ α. Siano e ∈ ext (K ∩ H) e y, z ∈ K tali che e = y+z 2 . Poiché per linearità l'insieme è convesso e chiuso (in e ha dimensione al più α = ϕ (e) = ϕ (y) + ϕ (z) α+α ≤ = α, 2 2 ϕ|K ≤ α segue ϕ (y) = α = ϕ (z). Dunque y, z ∈ K ∩ H e ∈ ext (K ∩ H), si ha y = z = e. Dunque x ∈ conv (ext (K)); da 2. se x ∈ int (K), ma poiché y, z ∈ ∂K tali che x ∈ [y, z] = conv {y, z}. y, z ∈ conv (ext (K)), dunque esistono punto precedente, Per il conv {y, z} ⊂ conv (conv (ext (K))) = conv (ext (K)) , da cui x ∈ conv (ext (K)). Corollario 144. Siano X uno spazio vettoriale topologico, to, convesso e nito-dimensionale, A ⊂ K. equivalenti. 1. K = conv (A), 2. ext (K) ⊂ A. 3 Questa K ⊂ X compat- Le seguenti aermazioni sono proprietà è importante nella teoria di Choquet. 3.2 Teorema di Krein-Milman 48 2. ⇒ 1. segue direttamente dal Teorema di Minx ∈ ext (K) e sia n ∈ N il minimo intero tale che x possa essere scritto come combinazione convessa di n elementi di A. Se n = 1 la tesi è banalmente vericata. Se n ≥ 2, dalla minimalità di n segue l'esistenPn za di λ1 , . . . , λn ∈ (0, 1) e di a1 , . . . , an ∈ A tali che x = i=1 λi ai . Essendo x ∈ ext (K), si ha pertanto x = a1 , . . . , an , dunque x ∈ A. Dimostrazione. L'implicazione kowski. Viceversa, sia Esercizio 145. Siano X uno spazio vettoriale, E ⊂ X un insieme non vuoto e f : conv (E) → (−∞, +∞] convessa. Se f assume il massimo su conv (E), allora lo assume su E . x0 ∈ K un punto di massimo per f . n ≥ 2, λ1 , . . . , λn ∈ (0, 1) e e1 , . . . , en ∈ E convessità di f segue Svolgimento. Sia Senza perdere in genera- lità, siano tali che Dalla f (x0 ) ≤ n X x0 = Pn i=1 λi ei . λi f (ei ) . i=1 f (x0 ) = +∞ esiste k ∈ {1, . . . , n} tale che f (ek ) = +∞ = f (x0 ). Se f (x0 ) ∈ R, si supponga per assurdo che esista k ∈ {1, . . . , n} tale che f (x0 ) > f (ek ). Allora, poiché per ogni i ∈ {1, . . . , n} si ha f (x0 ) ≥ f (ei ), Se f (x0 ) = n X λi f (x0 ) > i=1 n X λi f (ei ) . i=1 Assurdo. Esercizio 146. Siano X uno spazio vettoriale topologico, f : K → (−∞, +∞] assume su ext (K). convesso e nito-dimensionale e suo massimo su K, allora lo Svolgimento. Grazie al Teorema di Minkowski, K ⊂ X compatto, f assume il convessa. Se K = ext (K). La tesi segue pertanto dall'esercizio precedente. 3.2 Teorema di Krein-Milman Denizione 147 (Insieme estremale). Siano E ⊂ K non vuoto. Si dice che E ∈ E , allora x, y ∈ E . vesso ed se x+y 2 Osservazione 148. K X spazio vettoriale, è estremale per K K ⊂ X conx, y ∈ K , se per ogni è estremale per se stesso. Quindi esiste sempre almeno un insieme estremale per ogni insieme convesso. Esercizio 149. Siano x ∈ ext (K) X uno spazio vettoriale, K ⊂ C {x} è estremale per K . se e solo se Svolgimento. Banale. convesso e x ∈ K. Allora 3.2 Teorema di Krein-Milman 49 Osservazione 150. Si estende ora la denizione già introdotta di iperpiano di supporto al caso più generale di spazi vettoriali (non necessariamente topologici). Denizione 151 (Iperpiano di supporto). Siano X non vuoto H = f −1 (α). e H ( X un iperpiano. Si dice che H X uno spazio vettoriale, A ⊂ α ∈ R e f ∈ X ] \ {0} tali che supporto per A se esiste x ∈ A ∩ H Siano è un iperpiano di tale che f (x) = α = max (f (A)) oppure f (x) = α = min (f (A)) . x0 . H C Figura 3.2.1: Un iperpiano di supporto H per un insieme convesso spazio in due semispazi algebricamente chiusi, in modo che C C separa lo sia interamente contenuto in uno dei due. Proposizione 152. Siano K . Se H per K . estremale per è estremale uno spazio vettoriale, x+y ∈ 2 è di supporto per E , detti Dimostrazione. Siano x, y ∈ E . Poiché H H = ϕ−1 (α), si ha X x, y ∈ K tali che ≤α α=ϕ da cui K ⊂ X convesso ed E ⊂ K E , allora anche H ∩ E è un iperpiano di supporto per ϕ (x) = α = ϕ (y), i.e. x+y 2 H ∩ E . Essendo E estremale, ϕ ∈ X ] \ {0} e α ∈ R tali che ≤α z }| { z }| { ϕ (x) + ϕ (y) = ≤ α, 2 x, y ∈ H . 3.2 Teorema di Krein-Milman 50 H .y E x. y . . .x Figura 3.2.2: Intuitivamente, poiché gebricamente chiusi in modo tale che H E separa lo spazio in due semispazi alsia interamente contenuto in uno dei due, se uno dei due punti appartenesse a E \ H, necessariamente l'altro punto apparterrebbe all'altro semispazio. Osservazione 153. La proposizione precedente fornisce una prima idea su come cercare insiemi estremali piccoli. Trovato un insieme estremale si cerca un iperpiano di supporto che non lo contenga e si determina così un insieme estremale più piccolo di quello di partenza. Denizione 154 (Catena o insieme linearmente ordinato). Sia C ⊂ S è una catena x ≤ y o y ≤ x. me parzialmente ordinato. Si dice che ordinato ), se per ogni x, y ∈ C si ha Teorema 155 (Lemma di Zorn). Sia (S, ≤) (S, ≤) un insie- (o che è linearmente un insieme parzialmente ordinato in cui ogni catena ammetta un maggiorante (/minorante). Allora S contiene almeno un elemento massimale (/minimale). Osservazione 156. Se X è uno spazio topologico e notazione compatta per dire che F Lemma 157 (Lemma base). Siano convesso, Allora E K ⊂ X X è una T2 localmente chiuso ed estremale per K . spazio vettoriale topologico E ⊂ K estremo di K . compatto e convesso, contiene almeno un punto F ⊂ X, F = F è chiuso. Dimostrazione. Si consideri l'insieme S = F ⊂ E F = F, F Si noti che (essendo F S 6= ∅ (in quanto chiuso in K E ∈ S) estremale per e che per ogni K . F ∈ S, F è compatto compatto). Si consideri l'insieme parzialmente ordinato (S, ⊂) e si ssi arbitrariamente una catena C ⊂ S . Poiché per ogni T F1 , F2 ∈ C , sia F1 ∩ F2 6= ∅, dalla compattezza degli elemeti di C segue F0 := F ∈C F 6= ∅. Essendo F0 intersezione di chiusi, F0 è chiuso, dunque compatto. Dalla denizione di insieme estremale è chiaro che anche l'intersezione di insiemi estremali 3.2 Teorema di Krein-Milman sia estremale, dunque F0 51 è estremale, ovvero Allora per il Lemma di Zorn esiste E0 ∈ S F0 ∈ S ed é un minorante di C. minimale. Si vuole dimostrare che x, y ∈ E0 , x 6= y . f ∈ X ∗ \ {0} tale che f (x) > f (y). Essendo E0 compatto e f continuo, esiste m := max (f (E0 )), −1 dunque H := f (m) è un iperpiano di supporto per E0 . Per la Proposizione 152 E0 ∩ H è estremale ma E0 ∩ H ( E0 , perché non contiene y (che ha valore di f più piccolo). Assurdo per la minimalità di E0 . E0 è un singoletto. Si supponga per assurdo l'esistenza di Dal Corollario 436 segue allora l'esistenza un funzionale Osservazione 158. Il lemma precedente aerma che, nelle ipotesi enunciate (che sono tutte necessarie!), ogni insieme convesso e compatto ha almeno un punto estremo. Teorema 159 (Krein-Milman). Siano localmente convesso e K⊂X X uno spazio vettoriale topologico T2 compatto e convesso. Allora K = conv (ext (K)) . Dimostrazione. Sia dunque è chiaro che C := conv (ext (K)). Poiché X è T2 i compatti sono chiusi, K ⊃ C . Viceversa, si supponga per assurdo l'esisttenza di x ∈ K \ C . Per il solito corollario del teorema di separazione di Hahn-Banach ∗ esiste f ∈ X \ {0} tale che f (x) > max (f (C)). Sia m := max (f (K)), allora −1 H := f (m) è un iperpiano di supporto per K . Essendo K estremale per K , anche K ∩ H è estremale per K . Per il Lemma base, dunque, K ∩ H contiene un punto estremo di K . Questo è assurdo perché tutti i punti estremi di K sono contenuti in C ma C e K ∩ H sono disgiunti in quanto y ∈ H se e solo se f (y) = max (f (K)) ≥ f (x) > max (f (C)) quindi H e C non hanno punti in comune. Esempio 160 (La locale convessità è necessaria). Esistono uno spazio vettoriale 4 topologico metrizzabile convesso ma tale che (dunque ext (K) = ∅ T2 ) ed un suo sottoinsieme Teorema 161 (Principio del massimo di Bauer). Siano topologico T2 localmente convesso, K ⊂X convessa e superiormente semicontinua. qualche punto estremo di Dimostrazione. Sia K compatto e (dimostrato da Roberts). X uno spazio vettoriale compatto e convesso ed Allora f f: K → R assume il suo massimo in K. m := max (f (K)). Si consideri l'insieme E := {x ∈ K | f (x) = m } = {x ∈ K | f (x) ≥ m } . Poiché la funzione è superiormente semicontinua, l'insieme a destra è chiuso. Inoltre E è estremale per K , infatti per ogni x, y ∈ K , se il punto medio assume il massimo, per la convessità m=f x+y 2 ≤ 1 1 f (x) + f (y) ≤ m, 2 | {z } 2 | {z } ≤m 4 Nello specico, L1/2 ([0, 1]). ≤m 3.2 Teorema di Krein-Milman da cui f (x) = m = f (y). 52 Allora per il Lemma base E ∩ ext (K) 6= ∅. Osservazione 162. Prima di proseguire si consiglia di leggere l'appendice sulle net (sezione 9.4, pagina 132). Denizione 163 (Insieme limitato). Siano E ⊂ X. E ⊂ tU . X uno spazio vettoriale topologico U ∈ U (0) Si dice che E è limitato se per ogni Esercizio 164. Siano X uno spazio vettoriale topologico e e esiste t>0 E ⊂ X. tale che Si dimostri l'equivalenza delle seguenti proposizioni: 1. E è limitato; 2. per ogni U ∈ U (0) esiste t0 > 0 {xn }n∈N ⊂ E tn xn → 0; 3. per ogni successione tn → 0, si ha 4. per ogni net tale che, per ogni (xα )α∈I ⊂ E t ≥ t0 e per ogni successione (tα )α∈I ⊂ R e per ogni net si abbia E ⊂ tU ; {tn }n∈N ⊂ R con con tα → 0, si ha tα xα → 0. Proposizione 165. Siano X uno spazio vettoriale topologico, C1 , . . . , Cn ⊂ X D := conv (C1 ∪ . . . ∪ Cn ). Allora nP o Pn n D= i=1 λi ci ∀i ∈ {1, . . . , n} , ci ∈ Ci , λi ∈ [0, 1] , j=1 λj = 1 ; convessi e 1. 2. D = conv (conv (C1 ∪ . . . ∪ Cn−1 ) ∪ Cn ); 3. se C1 , . . . , Cn X è T2 , è chiuso. 4. se sono compatti, allora anche C1 , . . . , Cn−1 sono compatti e D Cn 5 è compatto ; è chiuso e limitato, allora D Dimostrazione. D0 ⊂ D. Viceversa, sia x ∈ D. Allora, senza perdere in generalità, esistono N ∈ N (che non ha nulla Sn a che vedere con n), c1 , . . . , cN ∈ j=1 Cj e λ1 , . . . , λN ∈ (0, 1) tali che PN j=1 λj = 1 e N X x= λj cj . 1. Sia D0 il membro di destra. Chiaramente j=1 A meno di riordinare gli indici, gli addendi si possono raggruppare nel seguente modo ... +..., x = λ1 c1 + . . . + λm cm + |{z} {z } | c1 ,...,cm ∈C1 5 Già dimostrato per C1 , . . . , Cn ...∈C2 singoletti: Corollario 43 a pagina 16. 3.2 Teorema di Krein-Milman in modo tale che per ogni 53 i ∈ {1, . . . , n}, l'i-esimo blocco contenga una Ci . Per quanto riguarda il primo combinazione lineare di elementi di blocco, ! λ1 c1 + . . . λm cm Pm . λj j=1 λj j=1 {z } | {z } | m X ∈C1 =:µ1 Denendo analogamente µ2 , . . . µn è chiaro che Pn i=1 µi PN j=1 λj = 1. 0 il membro di destra. Da C1 ∪ . . . ∪ Cn−1 ⊂ conv (C1 ∪ . . . ∪ Cn−1 ) D ⊂ D0 . Viceversa, sia x ∈ D0 . Per il punto precedente, esistono c1 ∈ C1 , . . . , cn−1 ∈ Cn−1 , cn ∈ Cn , λ1 , . . . , λn−1 , µ ∈ [0, 1] tali che Pn−1 i=1 λi = 1 e ! n−1 n−1 X X µλi ci + (1 − µ) cn . x=µ λi ci + (1 − µ) cn = 2. Sia D segue i=1 i=1 Basta quindi notare che n−1 X µλi + (1 − µ) = µ n−1 X λi + (1 − µ) = 1. i=1 i=1 | {z } =1 3. Per il punto precedente, è suciente dimostrare la tesi per n = 2. Per l'Esercizio 447 (la compattezza equivale alla compattezza per net), è suf- D = conv (C1 ∪ C2 ) è compatto per net. Sia (xα )α∈I ⊂ D una net. Allora per ogni α ∈ I esistono c1α ∈ C1 , c2α ∈ C2 e λα ∈ [0, 1] tali che xα = (1 − λα ) c1α + λα c2α . ciente dimostrare che • (λα )α∈I ⊂ [0, 1] una net in uno spazio compatto, esiste una λαβ β∈J convergente ad un certo λ ∈ [0, 1]. • Essendo c1αβ ⊂ C1 una net in uno spazio compatto, esiste una β∈J 1 sua subnet cα convergente ad un certo c1 ∈ C1 . βγ γ∈L • Essendo c2αβγ ⊂ C2 una net in uno spazio compatto, esiste una γ∈L 2 sua subnet cα convergente ad un certo c2 ∈ C2 . βγ Essendo sua subnet δ Sia δ∈M ψ : M → I, δ 7→ αβγδ . Allora, per l'Esercizio 446 (le subnet di net convergenti convergono agli stessi limiti), δ∈M c2ψ(δ) −→ c2 . δ∈M δ∈M λψ(δ) −→ λ, c1ψ(δ) −→ c1 e Poiché somma e moltiplicazione per uno scalare sono con- tinue, dall'Esercizio 447 (la continuità equivale alla continuità per net) segue che δ∈M xψ(δ) −→ (1 − λ) c1 + λc2 ∈ D. 3.2 Teorema di Krein-Milman 54 4. Per i punti precedenti, è suciente dimostrare la tesi per n = 2. Per l'Esercizio 447 (la chiusura equivale alla chiusura per net), è suciente D = conv (C1 ∪ C2 ) è chiuso per net. Siano x ∈ X e (xα )α∈I ⊂ D tali che xα → x. Allora per ogni α ∈ I esistono c1α ∈ C1 , c2α ∈ C2 e λα ∈ [0, 1] tali che xα = (1 − λα ) c1α + λα c2α . Procedendo come nel punto precedente, dalla compattezza di [0, 1] e di C1 segue l'esistenza di λ ∈ [0, 1], c1 ∈ C1 e di una subnet (xαδ )δ∈M di (xα )α∈I tale che dimostrare che δ∈M λαδ −→ λ e δ∈M c1αδ −→ c1 . δ ∈ M , λαδ > Se λ > 0, senza perdere in generalità, per ogni xα −(1−λα )c1 0, dunque δ λα δ αδ δ = c2αδ ∈ C2 e dalla continuità (dunque continuità per net) di somma e prodotto per uno scalare, dalle δ∈M δ∈M δ∈M xαδ −→ x, λαδ −→ λ e c1αδ −→ c1 , dalla chiusura (dunque chiusura per net) di C2 e dall'unicità del limite segue la tesi. Se invece λ = 0, essendo C2 limitato, si ha λαδ c2αδ → 0, dunque xαδ → c1 ∈ D. convergenze di Esercizio 166. Siano X convessi e X uno spazio vettoriale topologico, n ≥ 2, C1 , . . . , Cn ⊂ D := conv (C1 + . . . + Cn ). Si dimostri che 1. se C1 , . . . , Cn 2. se X anche sono compatti, allora anche T2 , C1 , . . . , Cn−1 D è chiuso. è sono compatti e D è compatto; Cn è chiuso e limitato, allora Osservazione 167. Per comprendere il seguente corollario si consiglia di leggere l'appendice sulle topologie deboli (sezione 9.5, pagina 134). Corollario 168. Siano X uno spazio riessivo e C1 , . . . , Cn ⊂ X chiusi, convessi e limitati. Allora gli insiemi D := conv (C1 ∪ . . . ∪ Cn ) e D0 := conv (C1 + . . . + Cn ) sono chiusi, convessi e limitati. D è convesso e limitato. Essendo chiusi e convessi, C1 , . . . , Cn sono w-chiusi. Essendo limitati, esiste r > 0 tale che C1 , . . . , Cn ⊂ Br (0). Poiché la bolla unitaria in spazi riessivi è w-compatta, C1 , . . . , Cn sono w -compatti. Per la Proposizione 165, l'insieme D è w -compatto, dunque Dimostrazione. Chiaramente debolmente chiuso, pertanto chiuso. Un analogo ragionamento dimostra la tesi per D0 . Lemma 169. Siano X uno spazio vettoriale topologico ed E= \ V ∈U (0) (E + V ) . E ⊂ X. Allora 3.2 Teorema di Krein-Milman 55 x ∈ X . Allora x ∈ E se e solo se per ogni V ∈ U (0), (x + V ) ∩ E 6= ∅ se e solo se per ogni V ∈ U (0) esistono v ∈ V ed y ∈ E tali che x + v = e se e solo se per ogni x ∈ E − V se e solo se \ \ x∈ (E − V ) = (E + V ) . Dimostrazione. Sia V ∈U (0) Lemma 170. Sia ogni U ∈ U (0) X esiste V ∈U (0) uno spazio vettoriale topologico localmente convesso. Per V ∈ U (0), V ⊂ U , V convesso, chiuso e simmetrico. U ∈ U (0) arbitrario. Dalla continuità della somma, esiW ∈ U (0) tale che W + W ⊂ U . Essendo X localmente convesso, esiste V 0 ∈ U (0), V 0 ⊂ W convesso. Allora l'insieme V := V 0 ∩ (−V 0 ) è un intorDimostrazione. Sia ste no dell'origine convesso (in quanto sia l'intersezione che la chiusura di insiemi convessi sono convesse), chiuso (per denizione) e simmetrico (segue facilmente V e dalla continuità per net della moltiplicazione per V ⊂ V 0 ⊂ W ⊂ W + W ⊂ U (dove W ⊂ W + W segue dal lemma dalla chiusura per net di −1). Inoltre precedente). Osservazione 171. Se X è uno spazio vettoriale topologico T2 localmente conK ⊂ X è convesso e compatto, il Teorema di Krein-Milman aerma che K = conv (ext (K)). Il seguente risultato garantisce una sorta di minimalità di ext (K) come insieme avente questa proprietà. vesso e Teorema 172 (Milman). Siano te convesso e K⊂X X T2 localmenK = conv (A), uno spazio vettoriale topologico convesso e compatto. Se A⊂K soddisfa allora A ⊃ ext (K) . V ∈ U (0) e x ∈ ext (K). Si vuole dimostrare che x ∈ A + V , cosicché per il Lemma 169 si abbia x ∈ A. Per il Lemma 170 esiste U ∈ U (0), U ⊂ V , chiuso, convesso e simmetrico. Essendo K compatto (dunque totalmente Dimostrazione. Siano limitato) ed essendo la totale limitatezza una proprietà ereditaria (facile eserci- A ⊂ K è totalmente limitato. Siano allora {a1 , . . . , an } ⊂ A tali che (ai + U ) e i=1 (ai + U ). Per ogni i ∈ {1, . . . , n}, si denisca Ki := K ∩ S n si noti che Ki è convesso e compatto. Poiché K = conv (A) ⊂ conv ( i=1 Ki ) e Sn Sn (dalla Proposizione 165) conv ( i=1 Ki ) = conv ( i=1 Ki ), si ha zio), anche A⊂ Sn ext (K) ⊂ K ⊂ conv n [ ! Ki . i=1 x ∈ ext (K), sfruttando di nuovo la Proposizione 165, Pnsegue l'esistenza x ∈ K , . . . , x ∈ K e di λ1 , . . . , λn ∈ [0, 1] tali che 1 1 n n i=1 λi = 1 e x = Pn λ x . Essendo x un punto estremo per K , si ha x = x1 = . . . = xn , i i i=1 Poiché di dunque x∈ n \ i=1 Ki ⊂ A + U ⊂ A + V. 3.2 Teorema di Krein-Milman 56 Osservazione 173. Il Teorema di Milman garantisce che ext (K) sia il più piccolo insieme chiuso la cui chiusura convessa permetta di ricostruire l'intero insieme di partenza. Corollario 174. Siano K⊂X A ⊃ ext (K). vesso, X T2 localmente conK = conv (A) se e solo se uno spazio vettoriale topologico A ⊂ K. convesso e compatto e Allora K = conv (A), per il teorema di Milman A ⊃ ext (K). A ⊃ ext (K) dunque, K = . Per il teorema di Krein-Milman, conv (ext (K)) ⊂ conv A . Dimostrando che conv A ⊂ conv (A) (poiché chiaramente K ⊃ conv (A)), segue la tesi. Da A ⊂ conv (A) e conv (A) chiuso e convesso, segue A ⊂ conv (A), conv A ⊂ conv (A) ed inne conv A ⊂ conv (A). Dimostrazione. Se Viceversa, sia 3.2.1 Complementi al teorema di Krein-Milman (cenni) Notazione 175. Durante questa sezione, si indicano con toriale topologico T2 K ⊂ X localmente convesso e X uno spazio vet- un insieme compatto e convesso. Problema 176. Se K è nito-dimensionale, il Teorema di Minkowski aerma K = conv (ext (K)). Ci si chiede se sia possibile, in generale, esprimere ogni elemento di K come combinazione convessa dei suoi elementi estremi, senza che dove passare alla chiusura. Denizione 177 (Integrale di Pettis). Siano f: Ω→X 6 una funzione misurabile . Se esiste (Ω, Σ, µ) uno spazio di misura e x ∈ X tale che, per ogni ϕ ∈ X ∗ , ˆ si abbia ϕ (x) = ϕ (f (ω)) dµ (ω) , Ω si dice che x f è l'integrale di Pettis di su Ω e si scrive ˆ x = (P) f (ω) dµ (ω) . Ω Esercizio 178. Si dimostri che, se l'integrale di Pettis esiste, è unico. (Ω, Σ, µ) uno spazio di misura, f : Ω → X una funzione x, y ∈ X integrali di Pettis di f . Allora, per ogni ϕ ∈ X ∗ , si ha ϕ (x) = ϕ (y). Essendo X di Hausdor, i punti sono chiusi (e compatti). Se per assurdo fosse x 6= y , per il Teorema di Hahn-Banach topologico esisterebbe ϕ ∈ X ∗ tale che ϕ (x) < ϕ (y). Svolgimento. Siano misurabile e 6 Ovviamente rispetto a Σ ed alla σ -algebra di Borel su X. 3.2 Teorema di Krein-Milman 57 Osservazione 179. Aermare che convessa di elementi estremi di ext (K) e λ1 , . . . , λn ∈ [0, 1] tali x ∈ K si possa scrivere come combinazione K signica chiedere l'esistenza di e1 , . . . , en ∈ Pn che λ =1e i i=1 n X x= λi ei . i=1 Pn λi δei , x sia l'integrale di Pettis dell'identità su ext (K) rispetto a µ. ϕ ∈ X ∗, ˆ ϕ (x) = ϕ (y) dµ (y) Infatti Denotando per ogni i ∈ {1, . . . , n}, δei la misura di Dirac in ei , e µ := i=1 tale aermazione risulta equivalente a ˆ x = (P) y dµ (y) , ext(K) ovvero che dall'unicità dell'integrale di Pettis segue, per ogni ext(K) [µ (y) 6= 0 ⇔ y ∈ {e1 , . . . , en }] ˆ = ϕ (y) dµ (y) {e1 ,...,en } = n X i=1 = ϕ ϕ (ei ) µ (ei ) | {z } =λi n X ! λ i ei . i=1 Denizione 180 (Misura di probabilità regolare). Sia misura. Si dice che µ (Ω, Σ, µ) uno spazio di Ω) se µ è una è una misura di probabilità regolare (su E ∈ Σ, si ha n e K e ⊂ E, K e µ (E) = sup µ K misura di probabilità e per ogni Fatto 181. Se regolare su B, B⊂K è un boreliano e o compatto . µ : Σ → [0, 1] è una misura di probabilità allore esiste l'integrale di Pettis ˆ y dµ (y) ∈ K. (P) B Fatto 182 (Teorema di Krein-Milman integrale). Per ogni necessariamente unica) una misura di probabilità regolare ˆ y dµ (y) ∈ K x = (P) ext(K) µ x ∈ K esiste (non ext (K) tale che su 3.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti Osservazione 183. Se K 58 è metrizzabile, il seguente Teorema di Choquet assi- cura che il Teorema di Krein-Milman integrale valga su sura). ext (K) (senza la chiu- Si noti che la prima metà di questo risultato è stata dimostrata nella Proposizione 141. Fatto 184 (Teorema di Choquet). Sia Gδ e per ogni x∈K K metrizzabile. Allora ext (K) è di ext (K) esiste una misura di probabilità regolare su tipo tale ˆ che x = (P) y dµ (y) . ext(K) Osservazione 185. Il seguente corollario del Teorema di Choquet aerma che K è metrizzabile e x ∈ K si può scrivere se l'insieme dei suoi punti estremi è numerabile, allora ogni come una combinazione convessa innita. Corollario 186. Siano x∈K K ext (K) = {en }n∈N . Allora P+∞ ⊂ [0, 1] tale che n=1 λn = 1 e metrizzabile ed esiste una successione {λn }n∈N x= +∞ X per ogni λn en . n=1 3.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti Notazione 187 (Intersezione ed unione di una famiglia di insiemi). Siano insieme ed F una famiglia di sottoinsiemi di X. Si denota con T F X un l'intersezione F , ovvero \ F := { x ∈ X | ∀F ∈ F, x ∈ F } . di tutti gli elementi di Si denota con S F l'unione di tutti gli elementi di [ F, ovvero F := { x ∈ X | ∃F ∈ F, x ∈ F } . Denizione 188 (Famiglia centrata di insiemi). Siano famiglia di sottoinsiemi di X. Si dice che F X un insieme ed F una è centrata se ogni sua sottofamiglia ∅. F0 ⊂ F T F0 6= k ∈ N, si dice che F è k -centrata se ogni sua sottofamiglia di almeno 1 ed al più k elementi ha intersezione non vuota, ovvero se per ogni F0 ⊂ F con T 1 ≤ Card (F0 ) ≤ k , si ha F0 6= ∅. nita ha intersezione non vuota, ovvero se per ogni Se Osservazione 189. Sia F una famiglia di sottoinsiemi di un insieme • F è • F è centrata se e solo se per ogni 1-centrata X. se e solo se contiene solo insiemi non vuoti. n ∈ N, è n-centrata. Fatto 190 (Caratterizzazione della compattezza). Sia X nita, si ha X uno spazio topologico. è compatto se e solo se ogni famiglia centrata di sottoinsiemi chiusi di intersezione non vuota. X ha 3.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti 59 Corollario 191. Siano X uno spazio topologico ed F una famiglia centrata di X . Se esiste una famiglia nita F0 ⊂ F con intersezione T T F0 compatta, allora F 6= ∅. T Dimostrazione. Sia C := F0 . Allora G := {F ∩ C | F ∈ F } è una famiglia centrata di chiusi dello spazio compatto C . Per la caratterizzazione della T T compattezza, F= G= 6 ∅. sottoinsiemi chiusi di Corollario 192. Siano chiusi. Se esiste K∈F X uno spazio topologico e compatto, allora T F una famiglia centrata di F 6= ∅. Esercizio 193. Sia dimostri che T F una famiglia 2-centrata e nita di intervalli di R. Si F 6= ∅ (ovvero che se F è una famiglia di intervalli, i suoi elementi si intersecano a due a due se e sono se si intersecano tutti). I ∈ F , si denotino aI := inf (I) e bI := sup (I). I ∩ J 6= ∅ segue aJ ≤ bI e aI ≤ bJ . Detti Svolgimento. Per ogni per ogni I, J ∈ F , da α := max (aI ) si ha pertanto β := min (bI ) , e I∈F Allora I∈F α ≤ β. α [ aJ [ aI β ] bI ] bJ T T α < β , si ha necessariamente (α,T β) ⊂ F , dunque F 6= ∅. Viceversa, sia γ := α = β . Se per assurdo γ ∈ / F , esiste I ∈ F tale che γ ∈ / I , dunque γ ≤ aI o γ ≥ bI . Per denizione di α e β è immediato vericare che nessuno dei casi γ < aI , γ > bI , γ = aI e γ = bI possa vericarsi. Assurdo. Se Esempio 194 (In R2 (nemmeno se nite!) non vale). Nel piano non è vero che famiglie 2-centrate di insiemi convessi hanno intesezione non vuota. Ad F la famiglia costituita dai tre segmentiT[0, 1] × {0}, {0} × [0, 1] conv ((0, 1) , (1, 0)). Chiaramente F è 2-centrata ma F = ∅. esempio sia e 1 0 Proposizione 195. Sia Rd . Se n > d + 1, allora F T una famiglia F 6= ∅. 1 n−1 centrata di n insiemi convessi in 3.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti F =: Tn{C1 , . . . , Cn }. xi ∈ j=1,j6=i Cj . Sia Dimostrazione. Sia esiste un elemento 60 Per ipotesi, per ogni i ∈ {1, . . . , n} T : Rn → Rd+1 , ! n n X X (α1 , . . . , αn ) 7→ αi xi , αi . i=1 i=1 | {z } | {z } ∈R ∈Rd T è lineare ed essendo n > d + 1, T nonPè iniettiva. Esiste Pndunque n α := (α1 , . . . , αn ) ∈ Rn \{0} tale che T α = 0, da cui i=1 αi xi = 0 e i=1 αi = 0. Siano P = { i ∈ {1, . . . , n} P| αi > 0} e NP= { i ∈ {1, . . . , n} | αi ≤ 0} P. Essendo α = 6 0 , si ha P, N 6= ∅ e α x = |α | x . Siano σ := i i i i i∈P i∈N i∈P αi = P i∈N |αi | > 0 e X |αj | X αi xi = xj . x := σ σ j∈N i∈P T T Poiché per ogni i ∈ P , xi ∈ j∈N Cj , per ogni i ∈ N , xi ∈ j∈P Cj e Chiaramente l'intersezione di insiemi convessi è convessa, da x= X αi σ i∈P | T {z } ∈ segue T x∈ Rd . 1. j∈N Cj X |αj | xj σ j∈N | T {z } ∈ i∈P Ci F. Teorema 196 (Helly). Sia in xi = F una famiglia (d + 1)-centrata di insiemi convessi Se vale almeno una delle seguenti: F è una famiglia nita; 2. gli elementi di 7 F sono chiusi ed esiste F0 ⊂ F nita tale che T F0 è limitata ; allora T F 6 = ∅. Dimostrazione. Se F contiene al più d+1 elementi, la tesi è banale. Procedendo induttivamente ed utilizzando la proposizione precedente si deduce che per ogni n ∈ N, nT≥ d + 2, F è n-centrata, ovvero che F è centrata. Se F è nita, F 6= ∅. Inne, se F è nita ed esiste una sottofamiglia nita con dunque, intersezione compatta, la tesi segue dal Corollario 191. Teorema 197 (della trasversale comune o dello spiedino). Sia di segmenti compatti in R2 tutti paralleli tra loro. Se ogni 3 F una famiglia elementi di F sono intersecati da una retta, allora esiste una retta che interseca tutti gli elementi di F. 7 Dunque compatta. 3.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti 61 Dimostrazione. Senza perdere in generalità (basta ruotare gli assi) si può sup- F siano verticali, ovvero che per ogni I ∈ F esistano xI , aI , bI ∈ R tale che I = {xI } × [a1 , b1 ]. Senza perdere in generalità si supponga inoltre che F non sia contenuta in una retta verticale, ovvero della forma {x} × R, per qualche x ∈ R (altrimenti basta prendere quella retta). Per ogni (m, q) ∈ R2 , sia `m,q := { mx + q | x ∈ R}. Si è allora interessati a determinare un'opportuna retta nella famiglia {`m,q } (m,q)∈R2 . Ad ogni I ∈ F si associ una porre che gli elementi di famiglia di coppie di numeri reali nel modo seguente CI := (m, q) ∈ R2 | `m,q ∩ I 6= ∅ (m, q) ∈ R2 |aI ≤ mxI + q ≤ bI (m, q) ∈ R2 |aI − mxI ≤ q ≤ bI − mxI . 7→ I = = 3 elementi di F sono intersecati da una retta, la famiglia 3-centrata. Inoltre, per ogni I ∈ F , l'insieme CI = (m, q) ∈ R2 |m ∈ R, q ∈ [aI − mxI , bI − mxI ] Poiché per ipotesi ogni {CI }I∈F ⊂ R2 è q q = bI − mxI CI q = aI − mxI m è un sottoinsieme convesso e chiuso di R2 . Dunque {CI }I∈F è una famiglia 2 3-centrata di convessi e chiusi in R . È facile convincersi che per ogni T I, J ∈ F , I 6= J , si ha CI ∩ CJ limitata. Per il teorema di Helly, si ha pertanto I∈F CI 6= ∅. Corollario 198 (Teorema del panino). Siano f, g : E → R 1. esiste ed f ≤ g. a: E → R 2. per ogni E⊂R un intervallo non vuoto, Le seguenti aermazioni sono equivalenti: ane tale che f ≤ a|E ≤ g , x, y ∈ E con x < y e per ogni λ ∈ (0, 1) si ha f ((1 − λ) x + λy) ≤ (1 − λ) g (x) + λg (y) , g ((1 − λ) x + λy) ≥ (1 − λ) f (x) + λf (y) . f ≤ a|E ≤ g equi- vale all'esistenza di una retta che interseca ogni elemento dell'insieme F := Dimostrazione. L'esistenza di a: E → R ane tale che 3.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti {{x} × [f (x) , g (x)]}x∈E . 62 Per il Teorema dello spiedino questo equivale ad af- fermare che ogni tre elementi di F sono intersecati da una retta, il che equivale a x, y, z ∈ E , con x < z < y , ssato λ ∈ (0, 1) z = (1 − λ) x+λy , il trapezioide di vertici (x, f (x)), (x, g (x)), (y, g (y)), (y, f (y)) interseca il segmento {z} × [f (z) , g (z)] in almeno un punto, il che sua volta ad aermare che per ogni tale che accade se e solo se [(1 − λ) f (x) + λf (y) , (1 − λ) g (x) + λg (y)] ∩ [f (z) , g (z)] 6= ∅. a, b, c, d ∈ R b ≥ c. La tesi segue osservando che per ogni [a, b] ∩ [c, d] 6= ∅ se e solo se a≤d e tali che (z, g (z)) . . . (z, v) (x, g (x)) a≤b e c ≤ d, si ha (y, g (y)) . (y, f (y)) . (z, u) . . (z, f (z)) . (x, f (x)) f è disegnata in blu, g è disegnata in rosso. u := (1 − λ) f (x) + λf (y) e v := (1 − λ) g (x) + λg (y). Figura 3.3.1: La funzione inoltre indicate Esercizio 199. Siano E⊂R un intervallo non vuoto, Si dimostri che se una tra le due funzioni f e g f, g : E → R Si sono ed f ≤ g. è convessa e l'altra e concava la condizione 1. (o equivalentemente, la 2.) del risultato precedente è soddisfatta. Fatto 200 (Teorema dello spiedino generalizzato). Sia menti compatti in Rd e paralleli tra loro. Se ogni F (d + 1) una famiglia di segelementi di F sono intersecati da un iperpiano, allora esiste un iperpiano che interseca tutti gli elementi di F. Fatto 201 (Teorema del panino generalizzato). Siano f, g : E → R 1. esiste ed a: E → R E ⊂ Rd non vuoto, Le seguenti aermazioni sono equivalenti: ane tale che f ≤ a|E ≤ g , x1 , . . . , xd+1 ∈ E e per ogni λ1 , . . . , λd+1 ∈ [0, 1] con Pd+1 z := i=1 λi xi ∈ E , si ha ( Pd+1 f (z) ≤ λi g (xi ) Pi=1 d+1 g (z) ≥ i=1 λi f (xi ) 2. per ogni detto f ≤ g. Pd+1 i=1 λi = 1, 3.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti Teorema 202. Siano Y ⊂R d F una famiglia di sottoinsiemi di sottospazio vettoriale di dimensione 1. Si supponga che gli elementi di F T un traslato di B. F0 Rd , B ⊂ Rd limitato, k. siano tutti chiusi, convessi e che almeno F0 contiene un traslato di uno di essi sia compatto. Se per ogni l'intersezione 63 ⊂ F di al più d T +1 B , allora anche F elementi contiene B sia compatto e convesso. Se per ogni F0 ⊂ F di S d + 1 elementi l'unione F è contenuta in un traslato di B , allora 0 S F è contenuta in un traslato di B . 2. Si supponga che al più anche 3. Si supponga che gli elementi di F siano tutti chiusi, convessi e che esista F 0 ∈ F tale che la proiezione ortogonale di F 0 su Y ⊥ sia limitata. Se per T F0 ⊂ F di al più d + 1T− k elementi l'intersezione F0 traslato di Y , allora anche F contiene un traslato di Y . ogni contiene un Dimostrazione. F ∈ F , l'insieme CF := x ∈ Rd x + B ⊂ F è chiuso, convesso e ∈ F tale che C e è limitato. Poiché la famiglia {CF } ed esiste F F ∈F è F (d + 1)-centrata, dal teorema di Helly segue la tesi. d Per ogni F ∈ F , l'insieme CF := x ∈ R F ⊂ x + B è chiuso e convesso. Essendo B limitato, per ogni F ∈ F , CF è limitato. Poiché la famiglia {CF }F ∈F è (d + 1)-centrata, dal teorema di Helly segue la tesi. ⊥ Per ogni F ∈ F , l'insieme CF := z ∈ Y z + Y ⊂ F è chiuso e conves ⊥ so. Inoltre CF 0 è limitato. Poiché dim Y = d−k e la famiglia {CF }F ∈F ⊥ di sottoinsiemi di Y è (d − k + 1)-centrata, dal teorema di Helly segue 1. Per ogni 2. 3. la tesi. Teorema 203 (alla Klee). Sia F := {C0 , . . . , Cn } una famiglia n-centrata di S (n + 1) insiemi convessi in T Rd tutti chiusi o tutti aperti, con F stellata rispetto d a qualche z0 ∈ R . Allora F 6 = ∅. Dimostrazione. Senza perdere in generalità si può supporre che gli elementi di F siano anche limitati (basta intersecare ogni elemento di F con una bolla 8 F ). n = 1, da C0 ∪ C1 stellata si deduce C0 ∪ C1 connessa e dalla connessione segue C0 ∩ C1 6= ∅. Sia dunque k ∈ N arbitrario e si supponga il teorema valido per n = k − 1. Sia F = {C0 , C1 , . . . , Ck } come da Tk ipotesi e si supponga per assurdo che i=0 Ci = ∅. Senza perdere in generalità, sia z0 ∈ C0 . Essendo F k -centrata, centrata in z0 di raggio abbastanza grande da intersecare tutti gli insiemi di Si procede per induzione su n. Se P := k \ Ci 6= ∅. i=1 8 Aperta se gli elementi di F sono aperti, chiusa se sono chiusi. 3.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti P ∩ C 0 = ∅. Si ha dunque Poiché C0 P e 64 sono due convessi disgiunti a chiusura compatta, per il Teorema di Hahn-Banach topologico si possono separare con un iperpiano H disgiunto da entrambi. H H P C0 z0 . Figura 3.3.2: A sinistra il caso P P C0 C0 , P z0 . chiusi. A destra il caso limite in cui C0 e sono aperti. Si ha dunque C0 ∩ H = ∅ = P ∩ H . Deniti per ogni i ∈ {1, . . . , k}, Di := Ci ∩ H, si ha Tk i=1 D i = P ∩ H = ∅. {D1 , . . . , Dk } i=1,i6=i0 Ci , si ha Si dimostra ora che la famiglia Tk (k − 1)-centrata. Sia infatti i0 ∈ {1, . . . , k}. Detta Q := Q ⊃ P ed essendo F k -centrata, Q interseca C0 . Essendo Q un insieme convesso contenente sia punti di P che punti di C0 , Q contiene un segmento avente un estremo in C0 ed uno in P , ovvero un segmento che interseca H . Pertanto T Sk k i=1,i6=i0 Di = Q ∩ H 6= ∅. Si noti che i=1 Di non è stellata, infatti se lo fosse si potrebbe applicare l'ipotesi di induzione a D1 , . . . , Dk che sono chiusi o aperti d in H (rispettivamente, se C1 , . . . , Ck sono chiusi o aperti in R ) che è isomorfo d−1 d ad R . Siano p ∈ P e z1 ∈ R tale che è {z1 } = (z0 , p) ∩ H. Si dimostra ora che dall'ipotesi di assurdo segue che l'unione rispetto a z1 . Sk i=1 Dk è stellata Sia x∈ k [ Di . i=1 Sk Sk z0 ed essendo i=1 Di ⊂ i=1 Ci si ha 0 Poiché per qualche i ∈ {1, . . . , k} si ha x ∈ Di0 ⊂ Ci0 , allora Sk Sk C . Essendo i=0 Ci stellato rispetto a z0 , tutto il segmento [x, p] ⊂ Ci0 ⊂ Sk i=0 i per ogni y ∈ [x, p], [z0 , y] ⊂ i=0 Ci . Essendo x, z1 ∈ H si ottiene quindi Sk C Ski=0 i [x, z0 ] ⊂ i=0 Ci . Essendo stellata rispetto a [x, z1 ] ⊂ k [ i=0 ! Ci ∩H = k [ i=0 (Ci ∩ H) = | {z } =∅ se i=0 k [ i=1 Di , 3.3 Teorema di Helly, applicazioni e parenti 65 assurdo. z0 . . x . z1 . y ⊂ Sk p i=1 Ci Osservazione 204. Una versione del teorema precedente con e S F C0 , . . . , Cn chiusi convessa è stata dimostrata da Klee nel 1951 e ridimostrata in modo indi- pendente da Berge nel 1959. La versione enunciata qui si può invece far seguire da un teorema topologico di Lassonde del 1997. Segue ora una generalizzazione del Teorema di Helly, dimostrata da Breen nel 1990. Denizione 205 (Famiglia di insiemi sottoinsiemi di uno spazio vettoriale F0 ⊂ F per ogni di al più n elementi, Corollario 206 (Breen). Sia F n-stellata). Siano F una famiglia n ∈S N. Si dice che F è n-stellata l'unione F0 è stellata. X ed una famiglia (d + 1)-stellata di convessi in di se Rd . Se vale almeno una delle seguenti: 1. F è nita e gli elementi di 2. gli elementi di allora T sono tutti aperti o tutti chiusi; sono chiusi ed almeno uno è limitato; F 6= ∅. Dimostrazione. Sia Certamente F F n ≥ 2, n n ≤ d + 1 e F sia n-centrata. C1 , C2 ∈ F , C1 ∪ C2 è connessa, dunque il più grande intero tale che infatti per ogni C1 ∩ C2 6= ∅. Procedendo induttivamente (basta n ≤ d + 1), si dimostra n ≥ d + 1 e per ogni Helly. applicare il Teorema alla Klee la tesi segue dal Teorema di Capitolo 4 Funzioni convesse notevoli 4.1 Funzione indicatrice Osservazione 207. Nella teoria della misura le funzioni caratteristiche sono importanti ma in uno spazio vettoriale queste sono convesse se e solo se indicano il vuoto o l'intero spazio. Per questa ragione vengono introdotte le funzioni indicatrici. Denizione 208 (Funzione indicatrice). Siano X. → δA : X x 7→ uno spazio vettoriale e A⊂ (−∞, +∞], ( 0, x ∈ A, δA (x) = +∞, x ∈ X \ A. si dice funzione indicatrice (dell'insieme Proposizione 209. Siano δA X La funzione è convessa se e solo se Dimostrazione. Se convesso, per ogni A) . X uno spazio A è convesso. vettoriale e δA è convessa, A = {δA < 1} x, y ∈ X e per ogni λ ∈ (0, 1) A⊂X non vuoto. Allora è convesso. Viceversa, se A è δA ((1 − λ) x + λy) ≤ (1 − λ) δA (x) + λδA (y) . 4.2 Funzioni sublineari Denizione 210 (Funzione positivamente omogenea, subadditiva, sublineare). Siano • X uno spazio vettoriale e p : X → (−∞, +∞]. p è positivamente p (tx) = tp (x) . Si dice che omogenea se per ogni x∈X e per ogni t ≥ 0, 4.2 Funzioni sublineari 67 • Si dice che p è subadditiva se per ogni • Si dice che p è sublineare se Osservazione 211. Se p è sublineare se e solo se Dimostrazione. Se p Viceversa, sia p p (0) = 0. X uno spazio vettoriale e p : X → (−∞, +∞]. p è convessa e positivamente omogenea p è sublineare si verica immediatamente che p (0) = 0 e x, y ∈ X , x y x y p 2 = 2p + + 2 2 2 2 1 1 2 p (x) + p (y) = p (x) + p (y) . 2 2 = ≤ Esercizio 213. Sia p : R → R. Si dimostri che p p|(−∞,0) , p|(0,+∞) sono lineari. è sublineare se e solo se Esempio 214 (Funzioni sublineari). Siano X uno spazio vettoriale e p : Nei seguenti casi, 1. p norma su 2. per ogni p Allora è convessa. convessa e positivamente omogenea. Allora, per ogni p (x + y) convessa, è positivamente omogenea e subadditiva. è positivamente omogenea, Proposizione 212. Siano p p x, y ∈ X , p (x + y) ≤ p (x) + p (y) . p è X → R. è sublineare: X; ϕ ∈ X ] , p : x 7→ |ϕ (x)|; F ⊂ X ] tale p : x 7→ supϕ∈F ϕ (x). 3. per ogni Esercizio 215. Sia X che per ogni x∈X si abbia supϕ∈F ϕ (x) < +∞, uno spazio vettoriale. Si dimostrino le seguenti aerma- zioni: 1. per ogni p, q : X → R F supp∈F p (x) < +∞, 2. per ogni famiglia sublineari, la somma p+q di funzioni reali sublineari tali che, per ogni l'estremo superiore x 7→ supp∈F p (x) Proposizione 216. Siano sublineare e tale che è sublineare; X uno spazio normato, r, M > 0 p|rBX ≤ M . Allora p è M r -lipschitziana. e x ∈ X \ {0}. Allora kxk x kxk x M p (x) = p r = p r ≤ kxk r kxk r kxk r | {z } Dimostrazione. Sia ∈rBX x ∈ X, è sublineare. p: X → R 4.3 Distanza da un insieme 68 e lo stesso vale ovviamente anche per p (x) x = 0. x, y ∈ X Per ogni = p (y + (x − y)) ≤ p (y) + p (x − y) M p (y) + kx − yk r ≤ si ha pertanto m p (x) − p (y) Proposizione 217. Siano X M kx − yk . r ≤ uno spazio normato e p: X → R sublineare. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. p è lipshitziana; 2. p è continua; 3. p è continua in 4. p è localmente limitata. 0; Dimostrazione. Poiché L'implicazione 4.3 4. ⇒ 1. p è convessa, per il Teorema 117, Distanza da un insieme Denizione 218 (Distanza da un insieme). Siano A⊂X 1 ⇒ 2. ⇔ 3. ⇔ 4. segue dalla proposizione precedente. (X, ρ) uno spazio A), la funzione metrico e non vuoto. Si denisce distanza (dall'insieme dA : X x → R, 7→ dA (x) := dist (x, A) := inf { ρ (x, a) | a ∈ A} . Esercizio 219. Siano zioni reali R. (X, ρ) uno spazio metrico, L > 0 e F una famiglia di funL-lipschitziane denite su X tali che, per ogni x ∈ X , inf f ∈F f (x) ∈ Si dimostri che l'estremo superiore puntuale inf f : X f ∈F → x 7→ è anch'esso una funzione inferiore, esiste inf f (x) f ∈F L-lipschitziana. x, y ∈ X g ∈ F tale che Svolgimento. Siano R, ed ε > 0 arbitrari. g (y) − ε ≤ inf f (y) . f ∈F Per denizione di estremo 4.3 Distanza da un insieme 69 Allora inf f (x) − inf f (y) ≤ inf f (x) −g (y) + ε ≤ g (x) − g (y) +ε f ∈F f ∈F | {z } {z } | {z } | ≤Lρ(x,y) f ∈F ≤−g(y)+ε ≤g(x) ≤ Lρ (x, y) + ε. Dall'arbitrarietà di x, y ε ed Proposizione 220. Siano 1. dA = dA ; 2. dA 3. se è X segue la tesi. X uno spazio metrico e A⊂X non vuoto. Allora 1-lipschitziana; è normato e A è chiuso, (a) dA è convessa se e solo se (b) dA è concava su X \A A è convesso; se e solo se X \A è convesso. Dimostrazione. 1. Ovvio. 2. Per ogni a ∈ A, la mappa da : x 7→ ρ (x, a) è 1-lipschitziana, infatti ∀x, y ∈ X, ρ (x, a) ≤ ρ (x, y) + ρ (y, a) m ∀x, y ∈ X, |ρ (x, a) − ρ (y, a)| ≤ ρ (x, y) . Essendo 3. dA = inf a∈A da , dall'esercizio precedente segue la tesi. dA è convessa, A = {dA ≤ 0} è convesso. Viceversa, siano x, y ∈ X , λ ∈ (0, 1) ed ε > 0. Per denizione di estremo inferiore esistono a, b ∈ A tali che (a) Se kx − ak ≤ dA (x) + ε, ky − bk ≤ dA (y) + ε. Allora dA ((1 − λ) x + λy) ≤ k [(1 − λ) x + λy] − [(1 − λ) a + λb] k | {z } ∈A = k(1 − λ) (x − a) + λ (y − b)k ≤ (1 − λ) kx − ak + λ ky − bk ≤ (1 − λ) dA (x) + λdA (y) + ε. 4.4 Funzioni di supporto 70 è concava su X \ A, X \ A = {dA > 0} è convesso. Viceversa, C := X \ A convesso e x, y ∈ C . Allora dA (x) , dA (y) > 0 e BdA (x) (x) , BdA (y) (y) ⊂ C . Sia λ ∈ (0, 1) arbitrario. Dalla convessità di C segue (b) Se dA siano E := (1 − λ) BdA (x) (x) + λBdA (y) (y) ⊂ C. Una verica diretta mostra che B(1−λ)dA (x)+λdA (y) ((1 − λ) x + λy) = E ⊂ C da cui segue immediatamente dA ((1 − λ) x + λy) ≥ (1 − λ) dA (x) + λdA (y) . A x. C =X \A . z y . Figura 4.3.1: Si è posto 4.4 BdA (x) (x) E BdA (y) (y) z := (1 − λ) x + λy . Funzioni di supporto Denizione 221 (Funzione di supporto). Siano X uno spazio normato, non vuoto e A ⊂ X∗ B ⊂ X non vuoto. Sfruttando il consueto abuso di notazione per X vengono identicati con la loro immersione canonica nel cui gli elementi di duale secondo, le due funzioni sA : X → x 7→ σB : X ∗ → ϕ 7→ vengono dette funzioni di supporto. (−∞, +∞] , sA (x) := sup (x (A)) , (−∞, +∞] , σB (ϕ) := sup (ϕ (B)) 4.4 Funzioni di supporto Proposizione 222. Siano 71 X A ⊂ X∗ uno spazio normato, non vuoto e B⊂X non vuoto. Allora • sA è sublineare ed inferiormente semicontinua; • σB è sublineare e w∗ -inferiormente 1 semicontinua . Dimostrazione. Essendo un estremo superiore puntuale di funzioni convesse e sA è convessa ed inferiormente semicontinua. Dalla denizione, segue sA è positivamente omogenea, dunque per la Proposizione 212, sA è ∗ sublineare. Analogamente, poiché per ogni ϕ ∈ X , continue, anche che σB (ϕ) = sup (ϕ (B)) = sup ϕ (x) = sup x (ϕ) , x∈B σB x∈B è un estremo superiore puntuale di funzioni convesse e que è convessa e w ∗ -inferiormente semicontinua. denizione segue immediatamente che σB w∗ -continue, dun- Anche in questo caso, dalla è postivamente omogenea, da cui la tesi. Osservazione 223. Le seguenti proposizioni caratterizzano la continuità (ovvero la semicontinuità superiore) di Proposizione 224. Sia X sA e σB . uno spazio di Banach. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: 2 1. sA è reale 2. sA è reale; 3. A e continua; è limitato. Dimostrazione. L'implicazione 2. ⇒ 3.) 1. ⇒ 2. è banale. Per denizione di funzione di supporto, {ϕ}ϕ∈A sA è reale se e solo se la famiglia è puntualmente limitata. Per il Principio di Uniforme Limitatez- za, questo implica che {ϕ}ϕ∈A è uniformemente limitata, ovvero che A è limitato. 3. ⇒ 1.) Sia M > 0 tale che sup (kAkX ∗ ) ≤ M . Essendo sA sublineare, è suciente dimostrare che è limitata sulla bolla unitaria. Per ogni x ∈ BX sA (x) = sup (ϕ (x)) ≤ sup (kϕkX ∗ kxkX ) ≤ M. ϕ∈A ϕ∈A | {z } | {z } ≤M 1 Quindi in particolare anche inferiormente 2 I.e. non assume mai il valore +∞. semicontinua. ≤1 si ha 4.5 Funzionale di Minkowski Proposizione 225. Siano X 72 uno spazio normato. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. σB reale e continua; 2. σB reale; 3. B limitato Dimostrazione. Analoga alla dimostrazione precedente. Esercizio 226 (Non banale3 ). Si determinino delle condizioni necessarie e sucienti per le seguenti aermazioni. 1. sA è reale e w-continua. 2. σB è reale e w∗ -continua? 4.5 Funzionale di Minkowski Notazione 227. A meno che diversamente specicato, per tutta la sezione (X, k·k) sul funzionale di Minkowski si denotano con C⊂X Esempio 228 (Esempio introduttivo). Sia tBX uno spazio normato e con un suo sottoinsieme convesso. se e solo se kxk ≤ t. x∈X Allora per ogni t > 0, x ∈ Dunque kxk = inf {t > 0 | x ∈ tBX } . Convenzione 229. Si pone inf (∅) := +∞. Denizione 230 (Funzionale di Minkowski). Sia di Minkowski (di C) 0 ∈ C. Si denisce funzionale la funzione µC : X x → [0, +∞] , 7→ inf {t > 0 | x ∈ tC } . Esercizio 231 (Proprietà elementari di µC ). Si dimostrino le seguenti aerma- zioni: 1. se C = {0}, per ogni x ∈ X \ {0}, µC (x) = +∞; 2. per ogni C⊂X 3. per ogni x ∈ X , µC (x) = +∞ se e solo se per ogni t > 0, tx ∈ / C, C non interseca la semiretta { rx | r > 0}; convesso, µC (0) = 0; ovvero se e solo se 4. per ogni e solo se 3È x ∈ X , µC (x) = 0 se e solo se per ogni t > 0, tx ∈ C , C contiene la semiretta { rx | r > 0}; necessario un buon livello di condenza con le topologie deboli. ovvero se 4.5 Funzionale di Minkowski 5. µC < +∞ 6. se D⊃C 7. per ogni se e solo se Svolgimento. I punti 1.-6. µD ≤ µC ; µαC = si ha 1 α µC ; si vericano banalmente. Per dimostrare il punto α>0 e per ogni Proposizione 232. Il funzionale di Minkowski Dimostrazione. Dall'esercizio precedente segue ogni 7. x∈X 1 t > 0 x ∈ tC = µC (x) . = inf {t > 0 | x ∈ tαC } = inf α α basta osservare che per ogni µαC 0 ∈ a-int (C); è convesso, allora α > 0, 73 µC è sublineare. µC (0) = 0 e per ogni α > 0, per x ∈ X, µC (αx) inf {t > 0 | αx ∈ tC } = inf t > 0 = x ∈ t C = µ 1 C (x) α α = αµC (x) , dunque µC x, y ∈ X ed ε > 0 arbitrari. t, s > 0 tali che t < µC (x) + ε/2, è positivamente omogenea. Siano ora Per denizione di estremo inferiore, esistono s < µC (y) + ε/2, x ∈ tC x+y e y ∈ sC . Allora x y = t +s t s t x s y + ∈ (t + s) C = (t + s) t+s t t+s s {z } | ∈C da cui segue µC (x + y) ≤ t + s ≤ µC (x) + µC (y) + ε. Proposizione 233. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. µC < +∞ ed è continuo; 2. µC < +∞ ed è lipschitziano; 3. esiste 4. α>0 tale che µC (·) ≤ α k·k; 0 ∈ int (C). Dimostrazione. L'equivalenza 2. ⇒ 3.) Sia L>0 tale che µC è 1. ⇔ 2. vale in generale per funzioni sublineari. L-lipschitziano. Allora, per ogni x ∈ X, µC (x) = |µC (x) − µC (0)| ≤ L kx − 0k = L kxk . 4.5 Funzionale di Minkowski 3. ⇒ 2.) Essendo per ogni 3. ⇒ 4.) Sia x α+1 4. ⇒ 3.) 74 µC sublineare, basta dimostrare che è limitata su BX . x ∈ BX , µC (x) ≤ α. Per ipotesi, x ∈ BX , allora µC (x) ≤ α < α + 1, dunque x ∈ (α + 1) C , 1 ∈ C e conseguentemente α+1 BX ⊂ C . α>0 Per ipotesi esiste tale che αBX ⊂ C , µC ≤ µαBX = Proposizione 234. C da cui da cui 1 1 µB = k·k . α X α è limitato se e solo se esite α>0 tale che µC ≥ α k·k. C ⊂ rBX , si ha µC ≥ µrBX = 1r k·k. Viceversa, se esiste α > 0 tale che µC ≥ α k·k, per ogni x ∈ C si ha 1 ≥ µC (x) ≥ α kxk che implica kxk ≤ α1 . Dimostrazione. Se esiste r >0 tale che Proposizione 235. Le seguenti inclusioni sono sempre vericate: (1) (2) (3) (4) (5) int (C) ⊂ a-int (C) ⊂ {µC < 1} ⊂ C ⊂ {µC ≤ 1} ⊂ C. Dimostrazione. L'inclusione (1) è sempre vericata. x ∈ a-int (C) \ {0}, esiste t > 1 tale che tx ∈ C, ovvero tale che x ∈ 1t C , 1 dunque µC (x) ≤ t < 1. (2) Se (3) Dalla denizione di funzionale di Minkowski, se allora (4) Dalla denizione di funzionale di Minkowski, se 1 · C, (5) x∈X soddisfa µC (x) < 1, x ∈ 1 · C. allora x∈X soddisfa x∈C= µC (x) ≤ 1. x ∈ X soddisfa µC (x) ≤ 1, allora per ogni n ∈ N si x ∈ C e poiché xn → x, si ha x ∈ C . dunque xn := 1+ 1 Se ha x ∈ 1+ 1 n C, n Corollario 236. Se Corollario 237. Se C C è chiuso, C = {µC ≤ 1}. è aperto o (anche solo) algebricamente aperto, C = {µC < 1}. Proposizione 238 (Applicazione del funzionale di Minkowski). Siano X uno C, D ⊂ X convessi, limitati ed entrambi chiusi o entrambi aperti, c0 ∈ int (C) e d0 ∈ int (D). Allora esiste un omeomorsmo Φ : X → X tale che Φ (C) = D e Φ (c0 ) = d0 . spazio normato, 4.5 Funzionale di Minkowski 75 Φ Figura 4.5.1: Questa proposizione aerma che, a livello topologico, in ogni spazio normato esiste un unico insieme limitato, convesso e aperto (/chiuso). C in C − c0 , D in Φ (· + c0 ) + d0 ), si può supporre c0 = d0 = 0. Essendo D limitato, esiste α > 0 tale che µD ≥ α k·k. Lo stesso vale per C . In particolare, dunque, µD (x) = 0 (/µC (x) = 0) se e solo se x = 0. Sia Dimostrazione. Senza perdere in generalità (basta traslare D − d0 e considerare → X, 0, x = 0, 7→ µC (x) x, x ∈ X \ {0} . µD (x) Φ: X x x ∈ X , µD (Φ (x)) = µC (x). Poiché 0 ∈ int (C) e 0 ∈ int (D), Φ è continua su X \ {0}. Per vericare la 0, sia {xn }n∈N ⊂ X , xn → 0. Allora, per n → +∞, Allora, per ogni µC µD e sono continue, dunque continuità in kΦ (xn )k = µC (xn ) µC (xn ) 1 kxn k ≤ kxn k = µC (xn ) → 0 = Φ (0) . µD (xn ) α kxn k α Per vericare che Φ è un omeomeorsmo basta notare che Φ−1 : X y 7→ X 0, y = 0, 7→ µD (y) y, y ∈ X \ {0} , µC (y) che è continua per quanto dimostrato sopra. Rimane da dimostrare che D. C Se e D x∈C Se C e D sono chiusi, dal Corollario 236 e da ⇔ µC (x) ≤ 1 ⇔ µD ◦ Φ = µC µD (Φ (x)) ≤ 1 sono aperti le stesse equivalenze valgono con ⇔ < Φ (C) = segue Φ (x) ∈ D. invece di ≤. Capitolo 5 Ottimizzazione di funzioni convesse 5.1 Minimizzazione di funzioni convesse Problema 239. Siano X f : X → (−∞, +∞] convessa. f assuma il suo mi- uno spazio normato e Si vogliono determinare delle condizioni sucienti anché nimo assoluto. Le due proprietà principali che verranno utilizzate nei successivi teoremi sono raccolte nella proposizione seguente. Proposizione 240. Siano X uno spazio normato e f : X → (−∞, +∞] con- vessa. Allora 1. f f è inferiormente semicontinua se e solo se w-inferiormente è semicon- tinua; 2. se X è (isometrico a) uno spazio duale, BX è w∗ -compatta. Dimostrazione. 1. Essendo f se e solo se convessa, per ogni w-chiuso α ∈ R, {f ≤ α} è convesso, dunque chiuso (Proposizione 468, pagina 138). 2. Segue direttamente dal teorema di Banach-Alaoglu. Esercizio 241. Siano X uno spazio normato e f : X → (−∞, +∞] convessa ed a, b ∈ X , se f|[a,b] < +∞, inferiormente semicontinua. Si dimostri che per ogni allora f|[a,b] è continua. Denizione 242 (Funzione coercitiva). Siano R. Si dice che f X uno spazio normato e è coercitiva se lim kxk→+∞ f (x) = +∞. f: X → 5.2 I punti più vicini 77 Teorema 243 (Teorema generale). Siano X uno spazio normato e f : X → (−∞, +∞] coercitiva. Se esiste una topologia τ su X tale che f è τ -inferiormente semicontinua e BX è τ -compatta, allora f assume il suo minimo assoluto. Dimostrazione. Se f ≡ +∞ la tesi è banalmente vericata. Sena perdere in i := inf (f (X)) < +∞. Essendo f coercitiva esiste r > 0 x ∈ X con kxk > r, si abbia f (x) > i. Dunque, dalla generalità, sia allora tale che, per ogni generalizzazione del Teorema di Weiestrass (Teorema 425, pagina 129), segue inf f (X) = inf f rB X = min f rB X . Corollario 244. Siano X uno spazio riessivo, sa, inferiormente semicontinua e coercitiva. f : X → (−∞, +∞] convesf assume il suo minimo Allora assoluto. Dimostrazione. Segue immediatamente dal teorema precedente e dalla Proposizione 240. Osservazione 245. Una funzione strettamente convessa non può avere più di un punto di minimo, infatti se ce ne fossero due, la funzione valutata nella media tra questi due punti dovrebbe avere valore minore (stretto). 5.2 I punti più vicini Denizione 246 (Proiezione metrica, insieme prossiminale/di unicità/di Chebyshev). Siano (X, d) uno spazio metrico e A ⊂ X non vuoto. Per ogni x ∈ X , PA (x) ⊂ X denito da . PA (x) := a ∈ A d (x, a) = dA (x) = inf d (x, y) il sottoinsieme y∈A x sull'insieme A) e gli elementi di PA (x) A) più vicini (ad x). Si dice che A è prossiminale se per ogni x ∈ X si ha PA (X) 6= ∅. Si dice che A è di unicità se per ogni x ∈ X si ha Card (PA (x)) ≤ 1. Si dice che A è di Chebyshev se per ogni x ∈ X , si ha Card (PA (x)) = 1, ovvero se A è prossiminale e di unicità. si denisce proiezione metrica (di vengono detti punti (di Osservazione 247. Se Esercizio 248. Siano che se A allora PA (x) = {x}. (X, d) uno spazio metrico e A ⊂ X A è chiuso. non vuoto. Si dimistri è prossiminale, allora Svolgimento. Se x∈ / A. x ∈ A, A non è chiuso esiste {an }n∈N ⊂ A convergente ad un elemento PA (x) = ∅. Chiaramente Esempio 249. In uno spazio di Hilbert, ogni insieme convesso e chiuso è di Chebyshev. 5.2 I punti più vicini 78 Problema 250 (Problema (importante) aperto ad oggi: 3 maggio 2013). Vale il viceversa nell'esempio precedente? Se C C è chiuso. • Se H è di Hilbert e C⊂H di Chebyshev, è anche convesso? Sono stati dimostrati alcuni risultati parziali. H = Rd , C è convesso e la dimostrazione sfrutta la compattezza nella topologia della norma. • Se • Non è invece vero in spazi prehilbertiani (i.e. C è anche w-chiuso, C è convesso. a prodotto interno non completo) e per il controesempio si mette sullo spazio a supporto nito la norma • k·k2 di c00 delle successioni `2 . Se esistesse un insieme di Chebyshev non convesso, allora esisterebbe un insieme A molto non convesso, ovvero il complementare di un convesso (detto caverna di Klee ). Teorema 251 (Condizioni sucienti alla prossiminalità). Siano A⊂X X normato, chiuso e non vuoto. Si supponga vericata almeno una delle seguenti aermazioni: 1. X è (isometrico a) uno spazio duale e 2. X è uno spazio riessivo e A w-chiuso; 3. X è uno spazio riessivo e A 4. A è nito-dimensionale. Allora A A è w∗ -chiuso; convesso; è prossiminale. Dimostrazione. 1. Siano Z (X, k·k) = (Z ∗ , k·kZ ∗ ) e ϕ ∈ Z ∗ \ A. punti più vicini a ϕ. Si consideri la uno spazio normato tale che Si vuole dimostrare l'esistenza dei funzione f : Z∗ ψ Chiaramente f → (−∞, +∞] , ( kψ − ϕk , ψ ∈ A, 7→ f (ψ) := +∞, ψ ∈ Z ∗ \ A. è coercitiva. Inoltre, per ogni ( ∅, {f ≤ α} = B (ϕ, α) ∩ A, α ∈ R, se se si ha α < 0, α≥0 w∗ -compatte ed A è w∗ -chiuso, quindi ∗ l'intesezione B (ϕ, α) ∩ A è w -chiusa, ovvero f è w -inferiormente semicontinua. Per il Teorema generale della sezione precedente, A è allora ma le bolle chiuse nei duali sono ∗ prossiminale. 5.2 I punti più vicini 79 2. Segue immediatamente dal punto precedente. 3. Segue immediatamente dal punto precedente. 4. Per ipotesi, Y := span (A) è isomorfo a Rd . f: Y → y 7→ Per ogni x0 ∈ X \A si denisce (−∞, +∞] , ( ky − x0 k , y ∈ A, f (y) := +∞, y ∈ Y \ A, che è coercitiva ed inferiormente semicontinua (in quanto le bolle negli spazi normati nito-dimensionali sono compatte). Per il Teorema generale della sezione precedente, segue di nuovo che Esercizio 252. Sia X 1 uno spazio normato. A è prossiminale. Si dimostri l'equivalenza delle seguenti aermazioni : 1. per ogni 2. X A⊂X chiuso e non vuoto, A è prossiminale; è nito-dimensionale. Teorema 253. Sia X uno spazio di Banach. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. X è uno spazio riessivo, 2. per ogni C⊂X convesso e chiuso, 3. per ogni H⊂X iperpiano chiuso, C H è prossiminale, è prossiminale. 1. ⇒ 2. e l'implicazione 2. ⇒ 3. è banale. 3. ⇒ 1.. Se X non è riessivo, per il Teorema ∗ di James esiste un funzionale ϕ ∈ X (senza perdere in generalità) con kϕk = 1 −1 che non assume la norma sulla bolla unitaria. Detto H := ϕ (1), si ha dunque dH (0) = 1 ma H ∩ BX = ∅, pertanto PH (0) = ∅. Dimostrazione. Dal Teorema 251 segue Si dimostra la contronominale di H . .0 BX 1 L'implicazione 2. ⇒ 1. segue dal teorema precedente. Per dimostrare il viceversa è necessario un buon livello di condenza con l'analisi funzionale. 5.2 I punti più vicini 80 Denizione 254 (Spazio normato strettamente convesso). Sia spazio normato. Si dice che X è strettamente convesso se (X, k·k) ext (BX ) = SX . uno Osservazione 255. Uno spazio normato è dunque strettamente convesso se la sfera unitaria non contiene segmenti non degeneri. Teorema 256. Sia X uno spazio normato. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. X è strettamente convesso; 2. ogni insieme convesso C⊂X è di unicità; 3. ogni retta L⊂C è di Chebyshev; 4. ogni retta L⊂X è di unicità; 5. ogni iperpiano chiuso H⊂X è di unicità. Dimostrazione. 1. ⇔ 2.) ⇒) x ∈ C , allora PC (x) = ∅, x∈ / C e r := distC (x) > 0. Dall'inclusione ∂Br (x) ⊃ C ∩ Br (x) = PC (x), essendo X strettamente convesso, segue Card (PC (x)) ≤ 1. Siano C ⊂X convesso e x ∈ X \ C. Se quindi senza perdere in generalità siano ⇐) X non è strettamente convesso a, b ∈ X , a 6= b, tali che [a, b] ⊂ SX . Chiaramente P[a,b] (0) = [a, b], dunque Card P[a,b] (0) > 1. Si dimostra la contronominale. Poiché esistono 2. ⇒ 3.) Banale. 3. ⇔ 4.) ⇒) ⇐) Banale. Sia L⊂X una retta. Essendo il Teorema 251, 4. ⇒ 1.) Procedendo come in 5. ⇔ 1.) ⇒) L L nito-dimensionale, L è chiusa. Per è dunque prossiminale. 2. ⇒ 1. si dimostra facilmente l'implicazione voluta. X non è strettamente convesso a, b ∈ X , a 6= b, tali che [a, b] ⊂ SX . Poiché [a, b]∩int (BX ) = Si dimostra la contronominale. Poiché esistono ∅, per il teorema di separazione di Hahn-Banach esiste un iperpiano H che separi L e la bolla unitaria BX e per costruzione si ha PH (0) ⊃ [a, b], dunque H non è di unicità. ⇐) Dalle implicazioni Corollario 257. Sia X 1. ⇒ 2. ⇒ 5. segue banalmente la tesi. uno spazio di Banach. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. X è uno spazio riessivo strettamente convesso; 5.3 Centri di Chebyshev 81 2. ogni insieme convesso e chiuso è di Chebyshev, 3. ogni iperpiano chiuso è di Chebyshev. Esempio 258 (Insiemi strettamente convessi). Per ogni misura positiva µ denita sui boreliani di 2 Rd , p ∈ (1, +∞), per ogni Lp (µ) è riessivo e lo spazio strettamente convesso Fatto 259. Ogni spazio riessivo separabile ammette una norma equivalente rispetto a cui è ancora riessivo ma anche strettamente convesso. Fatto 260. I preduali di spazi normati separabili sono a loro volta spazi normati 3 separabili . Corollario 261. Sia X uno spazio riessivo separabile. Allora tutti i duali successivi sono separabili. 5.3 Centri di Chebyshev Problema 262 (Centri e mediane). Si immagini di dover costruire un ospedale in una città. Dato un insieme di case, una scelta ragionevole sarebbe costruire l'ospedale in modo che sia al centro dell'insieme di case, ovvero in modo tale da minimizzare la distanza tra ogni casa e l'ospedale, in modo da garantire ad ogni abitante un rapido accesso alla struttura sanitaria in caso di necessità. Matema- A di uno spazio normato X , si vuole x 7→ f∞ (x) := supa∈A kx − ak. Un altro problema è ticamente, dato un sottoinsieme limitato minimizzare la funzione quello di posizionare un deposito per un fornitore di merci che serva più negozi. In questo caso, supponendo che il fornitore debba tornare indietro e ripartire dopo aver servito ogni negozio, una scelta ragionevole sarebbe posizionare il deposito in modo tale che la strada totale compiuta per servire ogni negozio sia A di uno spazio normaP N x 7→ f1 (x) := i=1 kx − ai k. Questa PN 2 x 7→ f2 (x) := i=1 kx − ai k che è più re- minima. Matematicamente, dato un sottoinsieme nito to X, si vuole minimizzare la funzione è talvolta sostituita dalla funzione golare e che ad esempio in statistica rappresenta la deviazione standard, uno degli stimatori più utilizzati per l'approssimazione della varianza di una variabile aleatoria. Tutte queste funzioni sono convesse, coercitive e inferiormente semicontinue (f1 e f2 sono addirittura continue). In spazi nito-dimensionali, dunque, per compattezza forte si ottiene l'esistenza dei minimi. In spazi innitodimensionali il problema è invece più complicato. Esistono esempi in cui insiemi di soli tre punti 4 non hanno alcun centro. Nel caso generale l'unico strumento che permette di recuperare dei risultati facilmente è la compattezza debole. Il 2 Si dimostra che per ogni p ∈ (1, +∞), più forte della stretta convessità, detta 3 I.e., se X è uno spazio normato e gli spazi Lp ([0, 1]) uniforme convessità. X∗ è separabile, anche vale il viceversa. 4 Per insiemi di due punti il problema è sempre banale. X e `p soddisfano una proprietà è separabile. Ovviamente non 5.3 Centri di Chebyshev 82 problema della caratterizzazione degli spazi normati in cui tutti gli insiemi limitati hanno un centro (secondo la denizione seguente) rimane ad oggi un problema aperto. Denizione 263 (Centri di Chebyshev, mediane, mediane quadratiche). Siano X A⊂X uno spazio normato, limitato e B := {b1 , . . . , bn } ⊂ X . I punti di minimo assoluto della funzione x 7→ f∞ (x) := sup kx − ak a∈A sono detti centri di Chebyshev (di x 7→ f1 (x) := n X A) . I punti di minimo assoluto delle funzioni kx − bi k x 7→ f2 (x) := e i=1 n X kx − bi k i=1 sono detti, rispettivamente, mediane e mediane quadratiche (di Osservazione 264. I centri di Chebyshev di più piccolo contenenti 2 A). A sono i centri delle bolle di raggio A. Osservazione 265. Se per ogni x ∈ X si considera una permutazione π {1, . . . , n} in modo tale da ordinare le distanze x − aπ(1) ≤ x − aπ(2) ≤ . . . ≤ x − aπ(n−1) ≤ x − aπ(n) di e si decide di trascurare qualche termine molto piccolo e/o molto grande (ad esempio x − aπ(1) x − aπ(n) ) e/o diversi risultati della teoria dei centri e delle mediane continuano a valere ma la dimostrazione diventa più complicata perché queste permutazioni variano al variare di Proposizione 266 (Esistenza). Sia limitato A⊂X X x. uno spazio duale. Allora ogni insieme ammette almeno un centro di Chebyshev e ogni insieme nito ammette almeno una mediana e una mediana quadratica. Dimostrazione. Essendo ∗ kx − ak è w X uno spazio duale, per ogni a ∈ X, la funzione sono le bolle chiuse centrata in a (che in uno spazio duale sono w∗ e ovviamente è anche coercitiva. Un discorso analogo vale, per ogni la funzione x 7→ -inferiormente semicontinua perché i suoi insiemi di sottolivello x 7→ kx − ak 2 . Le tre funzioni f∞ , f1 e f2 compatte) a ∈ A, per ammettono pertanto un minimo. Esercizio 267. 1. Siano X, Y A ⊂ X , i : X → Y un'isometria (non neP : Y → i (X) ua proiezione 1-lipschitziana. Si due spazi normati, cessariamente suriettiva) e i (A) ammette un centro di Chebyshev (/una mediana/una Y , allora A ammette un centro di Chebyshev (/una mediana quadratica) in X . dimostri che se mediana quadratica) in mediana/una 5.3 Centri di Chebyshev 83 1-lipschitziana X , ogni insieme limitato ammette almeno 2. Dedurre dal punto precedente che, se esiste una proiezione P : X ∗∗ → X allora, nello spazio un centro di Chebyshev e ogni insieme nito ammette almeno una mediana ed almeno una mediana quadratica. 3. Si dimostri che le ipotesi del punto precedente sono sempre soddisfatte se X Z tale P : Z ∗∗∗ → Z ∗ è uno spazio duale (Suggerimento: se esiste uno spazio normato che X = Z ∗, esiste una proiezione abbastanza naturale lineare e con norma unitaria. Fatto 268 (Esistono spazi non duali per cui valgono risultati simili). Esiste una proiezione lineare con norma unitaria P : (L1 [0, 1]) ∗∗ → L1 [0, 1]. Fatto 269 (Curiosità). Ogni spazio di Banach non riessivo può essere rinormato con una norma equivalente a quella originaria rispetto alla quale esista un insieme di tre punti che non ammetta centri di Chebyshev (/mediane/mediane quadratiche). Fatto 270 (Curiosità). Sia in C [0, 1] che c0 esiste un insieme di tre punti appartenti ad uno stesso iperpiano che non ammette centri di Chebyshev. Capitolo 6 Disuguaglianza integrale di Jensen 6.1 Disuguaglianza integrale di Jensen Denizione 271 (σ -algebra di Borel). Sia che X BX è la generata (di (X, τ ) uno spazio topologico. Si dice σ -algebra di Borel di (X, τ ) se BX è la σ -algebra di sottoinsiemi di 1 da τ . Gli elementi di BX prendono il nome di (insiemi) boreliani X ). Convenzione 272 (σ -algebre di sottospazi). Siano co, E⊂X di Borel di τE la topologia su E (E, τE ) (i.e. si assume e indotta da τ. (X, τ ) uno spazio topologi- Si indica con BE la σ -algebra canonicamente che i sottoinsiemi degli spazi topologici siano dotati della topologia di sottospazio). Denizione 273 (Misura x ∈ Ω. δ di Dirac). Siano (Ω, Σ) uno spazio misurabile e La misura di probabilità δx : Σ A → [0, 1] , ( 1, x ∈ A, 7→ δx (A) := 0, x ∈ X \ A, prende il nome di misura (delta) di Dirac centrata in x. Denizione 274 (Integrale di funzioni vettoriali). Siano (Ω, Σ, µ) uno spazio d f := (f1 , . . . , fd ) : Ω → R . Si dice che f è integrabile su Ω rispetto d esiste in R ˆ ˆ ˆ f dµ := f1 dµ, . . . , fd dµ . di misura e a µ se Ω 1 Ovvero la più piccola σ -algebra Ω di sottoinsiemi di Ω X contenente τ. 6.1 Disuguaglianza integrale di Jensen Si denota con su Ω 85 L1 (µ) lo spazio vettoriale di tutte le funzioni vettoriali integrabili µ quozientato rispetto all'uguaglianza µ-quasi ovunque. rispetto a Proposizione 275 (Linearità dell'integrale vettoriale). Siano spazio di misura e d f : Ω → R . Se f ∈ L1 (µ), per ogni ` ∈ R ˆ ˆ ` f dµ = ` ◦ f dµ. Ω (Ω, Σ, µ) d ∗ uno , si ha Ω Dimostrazione. Segue immediatamente dalla denizione, sfruttando la linearità dell'integrale di funzioni scalari. Problema 276 (Disuguaglianza integrale di Jensen). Siano C un sottoinsieRd ed f : C → (−∞, +∞] una funzione convessa. Si Pn ssino x1 , . . . , xn ∈ C e λ1 , . . . , λn ∈ [0, 1] tali che con λ i=1 i = 1. Dette δx1 , . . . , δxn : BC → [0, 1] le misure di Dirac centrate in x1 , . . . , xn rispettiPn vamente, si deniscano la misura di probabilità µ := i=1 λi δxi ed il punto ´ P . n xµ := C y dµ (y) = i=1 λi xi . Dalla convessità di f segue allora ˆ ˆ f (xµ ) = f y dµ (y) ≤ f (y) dµ (y) . (6.1.1) me convesso e chiuso di C C Per generalizzare questo risultato è necessario arontare i seguenti problemi. 1. Per quali C 2. Se esiste xµ , e µ esistono gli integrali in (6.1.1)? quando xµ ∈ C ? 3. Quando vale la disuguaglianza in (6.1.1)? 4. È possibile estendere il risultato a spazi più generali di come si denisce xµ Rd ? In particolare, in spazi innito-dimensionali? Notazione 277 (M1 (E)). Sia tutte le misure di probabilità su E ⊂ Rd . BE . Si denota con M1 (E) l'insieme di Denizione 278 (Misura concentrata in un insieme). Siano spazio di misura e S ∈ Σ. Si dice che µ è concentrata in S se (Ω, Σ, µ) uno µ (Ω \ S) = 0. Esempio 279. Le misure di Dirac sono concentrate in un punto. Denizione 280 (Baricentro in dimensione nita). Siano M1 (E). BE . una misura di probabilità su Se esiste in R E ⊂ Rd e µ ∈ d ˆ xµ := y dµ (y) E si dice che xµ è il baricentro di Proposizione 281. Siano sono equivalenti: E (rispetto alla misura E ⊂ Rd e µ ∈ M1 (E). µ). Le seguenti aermazioni 6.1 Disuguaglianza integrale di Jensen 1. esiste 86 xµ ∈ Rd ; 2. l'inclusione i : E ,→ Rd 3. la norma (ristretta ad 4. per ogni ` ∈ Rd ∗ appartiene ad E ) k·k|E , si ha Dimostrazione. L'equivalenza L1 (µ); appartiene ad L1 (µ); ` ∈ L1 (µ). 1. ⇔ 2. segue direttamente dalla denizione di baricentro. 2. ⇔ 3.) Per ogni i ∈ {1, . . . , d}, sia (·)i : E ⊂ Rd → R, (y1 , . . . , yd ) 7→ yi . Allora i ∈ L1 (µ) ⇔ ∀i ∈ {1, . . . , d} , (·)d ∈ L1 (µ) ˆ ⇔ ∀i ∈ {1, . . . , d} , yi dµ (y) < +∞ ˆE ⇔ ∀i ∈ {1, . . . , d} , |yi | dµ (y) < +∞ E ˆ ⇔ kyk1 dµ (y) < +∞ E [le ˆ ⇔ norme in spazi nito-dimensionali sono equivalenti] kyk dµ (y) < +∞. E 2. ⇔ 4.) L'implicazione 2. ⇒ 4. segue direttamente dalla Proposizione 275. Il vice- versa segue notando che le funzioni (·)1 , . . . , (·)d denite come nel punto precedente sono lineari e continue. E ⊂ Rd e µ ∈ M1 (E) allora esiste xµ . Corollario 282. Siano concentrata in E 0 , e E 0 ∈ BE limitato. Se µ è Dimostrazione. Segue immediatamente dall'integrabilità della norma. Osservazione 283. Nel caso della disuguaglianza di Jensen classica si ha soltanto un insieme nito di punti quindi la misura è eettivamente concentrata su quell'insieme (limitato). Le proposizione seguente generalizza il fatto che in un insieme convesso ogni combinazione convessa di elementi dell'insieme appartiene all'insieme. Proposizione 284. Siano baricentro xµ , allora C ⊂ Rd xµ ∈ C . convesso e µ ∈ M1 (C). Se esiste il 6.1 Disuguaglianza integrale di Jensen 87 Dimostrazione. Si procede per induzione rispetto a n = dim (C). Se n = 0, d esiste c0 ∈ R tale che C = {c0 }, dunque l'unica misura di probabilità su C è δc0 , pertanto xµ = c0 . Si supponga che la proposizione sia valida per n − 1 ∈ {0, . . . , d − 1} e la si dimostri per n ∈ {1, . . . , d}. Essendo n ≥ 1, per il Teorema dell'interno relativo si ha ri (C) 6= ∅. Poiché sia l'insieme che la misura si possono traslare ottenendo il baricentro traslato, senza perdere in generalità 0 ∈ ri (C). Dunque span (C) = aff (C) =: L e 0 ∈ intL (C). Si xµ ∈ / C . Si distinguono due casi. ∗ xµ ∈ / L, esiste ` ∈ Rd tale che ` (xµ ) ≥ 0 e `|L ≡ 0, infatti essendo si può supporre supponga per assurdo che 1. Se in uno spazio nito-dimensionale è suciente estendere il funzionale nullo su L in modo tale che, e.g., valga 1 in xµ . ∗ e xµ ∈ L\C , per il Teorema di Hahn-Banach topologico esiste ` ∈ L \{0} e(xµ ) ≥ sup `e(C) e questo si può estendere ad un funzionale tale che ` ∗ ` ∈ Rd . d ∗ entrambi i casi, dunque, esiste ` ∈ R \ {0} tale che ˆ ˆ ` (x) dµ (x) = 0. [` (xµ ) − ` (x)] dµ (x) = ` (xµ ) − {z } C C| {z } | ≥0 ´ =`( C x dµ(x)) 2. Se In Dal Teorema di annullamento segue allora, per ` (xµ ) =: α. La misura µ µ-quasi ogni x ∈ C , ` (x) = è quindi concentrata sull'insieme chiuso (nella topolo- C ) C1 := C ∩ `−1 (α) e dim (C1 ) < dim (C). Si consideri allora la misura µ1 := µ|B ∈ M1 (C1 ). Essendo µ1 concentrata su C1 e C1 coincidente con µ su BC1 , dall'ipotesi di induzione segue ˆ ˆ ˆ xµ = x dµ (x) = x dµ (x) = x dµ1 (x) = xµ1 ∈ C1 ⊂ C, | {z } C C1 C1 gia di sottospazio di induzione che contraddice l'ipotesi di assurdo xµ ∈ C . Osservazione 285. In dimensione innita la dimostrazione precedente non si può scrivere, tuttavia il seguente corollario mostra che un risultato analogo rimane valido per insiemi convessi nito-dimensionali e misure che siano la combinazione convessa innita di misure di Dirac. Corollario 286. Siano X ⊂ [0, 1] Y := span (C ∪ {x0 }), si ha dim (Y ) < +∞, dunque, a Y = Rd . Chiaramente x0 è il baricentro di C rispetto alla Dimostrazione. Detto meno di isomorsmi, T2 , P C ⊂ X convesso +∞ tale che i=1 λi = 1. Se uno spazio vettoriale topologico e nito-dimensionale, {xi }i∈N ⊂ C e {λi }i∈N P+∞ esiste in X , x0 := i=1 λi xi , allora x0 ∈ C . 6.1 Disuguaglianza integrale di Jensen misura µ := P+∞ i=1 λi δxi denita per ogni µ (E) = +∞ X µ ∈ M1 (C) ,il E ⊂ BC da X λi δxi (E) = λi . i∈N, xi ∈E i=1 Essemdp 88 suo baricentro xµ = x0 appartiene a C. Osservazione 287. In dimensione innita questo non è vero in generale. Gli insiemi in cui la somma di ogni serie convessa dei propri elementi rimane nell'insieme sono detti CS-convessi. Esercizio 288. Si dimostrino le seguenti aermazioni. 1. Siano X e Y due spazi vettoriali. Allora, a meno dell'isomorsmo di spazi vettoriali ] Ψ : (X × Y ) ψ → X ] × Y ], 7→ ([x 7→ ψ (x, 0)] , [y 7→ ψ (0, y)]) , ] (X × Y ) = X ] × Y ] . si ha 2. Siano X e Y due spazi vettoriali topologici. Allora, a meno dell'isomor- smo di spazi vettoriali topologici ∗ Φ : (X × Y ) → X ∗ × Y ∗, ϕ 7→ ([x 7→ ϕ (x, 0)] , [y 7→ ϕ (0, y)]) , si ha ∗ (X × Y ) = X ∗ × Y ∗ . ] X uno spazio vettoriale. Allora, a meno delle identicazioni (X × R) = ] ] X × R] e R] = R, si ha (X × R) = X ] × R. 3. Sia X uno spazio vettoriale topologico. Allora, a meno delle identicazioni ∗ ∗ (X × R) = X ∗ × R∗ e R∗ = R, si ha (X × R) = X ∗ × R. 4. Sia Svolgimento. 1. Chiaramente Ψ è lineare. Inoltre è immediato vericare che l'inversa di Ψ sia data da Ψ−1 : X ] × Y ] ] → (X × Y ) , (ψX , ψY ) 7→ [(x, y) 7→ ψX (x) + ψY (y)] . 2. Denendo Ψ −1 Φ−1 come nel punto precedente è immediato vericare che siano lineari e continue. 3. Segue immediatamente dai punti precedenti. 4. Segue immediatamente dai punti precedenti. Ψ e 6.1 Disuguaglianza integrale di Jensen 89 Proposizione 289. Siano X uno spazio vettoriale topologico, x0 ∈ X , t1 , t2 ∈ ∗ R con t1 6= t2 e Λ ∈ (X × R) tale che Λ (x0 , t1 ) 6= Λ (x0 , t2 ). Allora per ogni −1 α ∈ R l'iperpiano Λ (α) coincide con in graco di una funzione ane continua a : X → R. Dimostrazione. Per l'esercizio precedente Λ può essere identicato con una cop∗ pia (`, β) ∈ X × R. Per ipotesi ` (x0 ) + βt1 6= ` (x0 ) + βt2 , da cui si conclude immediatamente che (x, t) ∈ Λ−1 (α) che al variare di β 6= 0. ⇔ x ∈ R, Si noti inoltre che ` (x) + βt = α ⇐⇒ t = 1 α − ` (x) =: a (x) , β β descrive il graco di una funzione ane e continua a : X → R. Lemma 290. Siano X uno spazio vettoriale topologico localmente convesso, C ⊂ X convesso, f : C → (−∞, +∞] convessa e inferiormente semicontinua, x0 ∈ dom (f ) e t0 < f (x0 ). Allora esiste una funzione a : X → R ane e continua tale che t0 < a (x0 ) e a|C < f . α ∈ (t0 , f (x0 )), essendo f inferiormen{f > α} è aperto in C . Poiché X è localmente convesso, esiste V ∈ U (x0 ) aperto, convesso e tale che f|V ∩C > α. Dunque D := V × (−∞, α) è un sottoinsieme di X × R aperto e convesso. Essendo anche epi (f ) convesso e epi (f ) ∩ D = ∅, per il Teorema di Hahn-Banach ∗ topologico esiste Λ ∈ (X × R) tale che sup (Λ (D)) ≤ inf (Λ (epi (f ))). Sia β ∈ [sup (Λ (D)) , inf (Λ (epi (f )))]. Poiché per l'Osservazione 428 ed il Teorema 80, per ogni t ∈ (t0 , α) si ha Λ (x0 , t) < Λ (x0 , f (x0 )), per la proposizione −1 precedente Λ (β) coincide con il graco di una funzione ane e continua a. Osservando la gura seguente è facile convincersi dell'esistenza di ε > 0 tale che a − ε soddis le proprietà desiderate. Dimostrazione. Fissato arbitrariamente te semicontinua, l'insieme R a a−ε . epi (f ) f (x0 ) α t0 . D x0 V X 6.1 Disuguaglianza integrale di Jensen 90 Osservazione 291. Se nel lemma precedente lo spazio fosse T2 , il punto (x0 , t0 ) sarebbe chiuso e la tesi seguirebbe banalmente dal Teorema di Hahn-Banach topologico. Teorema 292 (Disuguaglianza integrale di Jensen). Siano µ ∈ M1 (C) esiste il C ⊂ Rd convesso, f : C → (−∞, ´ +∞] convessa ed inferiormente´semicontinua. baricentro xµ := C x dµ (x), allora esiste l'integrale C f dµ e ˆ ˆ f x dµ (x) ≤ f (x) dµ (x) . e C Se C Dimostrazione. Per ipotesi e per la Proposizione 284, xµ ∈ C , dunque il membro di sinistra è ben denito. Si dimostra l'esistenza dell'integrale a secondo membro f è inferiormente semicontinua, dunque per α ∈ R, {f ≤ α} è chiuso in C , pertanto f è BC -misurabile. Poiché se fosse f ≡ +∞ la tesi sarebbe banalmente vericata, si supponga senza perdere in generalità che esista x0 ∈ dom (f ). Per il lemma precedente esistono dunque ` ∈ X ∗ e β ∈ R tali che, denita a := ` + β´, si abbia a|C < f´. Per denizione di a, se gli integrali seguenti esistono, si ha C a (x) dµ (x) = C ` (x) dµ (x) + β . − Poiché xµ esiste, si ha ` ∈ L1 (µ), dunque anche a ∈ L1 (µ) e da f ≤ a− |C segue ´ ´ − f ∈ L1 (µ). Pertanto l'integrale C f dµ esiste. Poiché se fosse C f dµ = +∞ (eventualmente innito). Per ipotesi ogni la tesi sarebbe banalmente vericata, si supponga senza perdere in generalità che ´ f dµ < +∞. Questo implica in particolare f (xµ ) = +∞, si avrebbe ˆ ˆ ˆ f dµ = f dµ (x) + f dµ C che f (xµ ) < +∞, infatti se valesse C\{xµ } C {xµ } ˆ ˆ f + dµ (x) − = C\{xµ } C\{xµ } {z | ≥0 } | f − dµ (x) + f (xµ ) = +∞. | {z } {z } =+∞ ∈R ´ xµ ∈ dom (f ), supponendo per assurdo t0 := C f dµ < f (xµ ) ed usando ∗ 0 di nuovo il lemma precedente, esistono l ∈ X e γ ∈ R tali che, denita a := 0 0 l + γ , si abbia t0 < a (xµ ) e a|C < f . Allora Poiché ˆ t0 ˆ ˆ 0 f dµ ≥ a dµ = l (x) dµ + γ C C ˆ C = l x dµ + γ = a0 (xµ ) > t0 , = C assurdo. Osservazione 293 (Baricentro in dimensione innita). Vale più in generale il seguente risultato, in cui il baricentro viene generalizzato con l'integrale di Pettis. Si ricordi che per l'Esercizio 178, se l'integrale di Pettis esiste, è unico. 6.2 Seconda disuguaglianza di Jensen 91 Fatto 294. Siano X uno spazio vettoriale topologico localmente convesso, C ⊂ µ ∈ M1 (C) e f : C → (−∞, +∞] convessa ed inferiormente semicontinua. Si denoti con xµ l'integrale di Pettis dell'identità su C : ˆ xµ := (P) x dµ (x) . X convesso, C 1. Se C è aperto o chiuso e 2. Se C è compatto, allora xµ xµ esiste, allora xµ ∈ C . esiste. Osservazione 295. Si presenta ora una semplice ma interessante applicazione della disuguaglianza di Jensen. Corollario 296 (Disuguaglianza di Hermite-Hadamard). Sia f : [a, b] → R convessa e continua. Allora f a+b 2 (1) ≤ 1 b−a ˆ b (2) f (x) dx ≤ a 1 1 f (a) + f (b) . 2 2 Dimostrazione. Si consideri la misura di Lebesgue normalizzata Allora chiaramente µ ∈ M1 ([a, b]) xµ = La stima (1) 1 b−a ˆ (2) 1 b−a ˆ b x dx = a a+b 1 1 2 b − a2 = . b−a2 2 b f (x) dx = a ˆ ˆ ≤ = a + t (b − a) = (b − a) dt x dx 1 f (a + t (b − a)) dt {z } | 0 =f ((1−t)a+tb) 1 ((1 − t) f (a) + tf (b)) dt 0 ˆ = f (a) |0 ˆ 1 1 (1 − t) dt +f (b) t dt . {z } | 0 {z } =1/2 =1/2 Seconda disuguaglianza di Jensen Denizione 297 (Immagine di una misura). Siano sura, Per dimostrare le è suciente osservare che = 6.2 dx b−a . e segue quindi dalla disuguaglianza di Jensen. disuguaglianza dµ := (X, B) uno spazio misurabile e g : Ω → X (Ω, Σ, µ) uno spazio di mi(Σ − B)-misurabile, una funzione 6.2 Seconda disuguaglianza di Jensen ovvero tale che per ogni B ∈ B, ν: B g −1 (B) ∈ Σ. si abbia → 92 [0, +∞] , 7→ ν (B) := µ g −1 (B) B La funzione d'insieme prende il nome di misura immagine di µ tramite g. Osservazione 298. Si verica immediatamente che ν è una misura, che ν (X) µ (Ω), che ν µ lo è. è di probabilità se e solo se µ lo è e che una ν è σ -nita = se e solo se Esercizio 299 (Teorema di cambiamento di variabili). Siano (X, B) uno ν = µ ◦ g −1 . zio di misura, ´misurabile e f dν esiste X se e solo se (Ω, Σ, µ) uno spag : Ω → X una funzione (Σ − B)Per ogni f : X → R (B − BR )-misurabile, l'integrale ´ esiste f ◦ g dµ e in tal caso si ha Ω ˆ ˆ f dν = f ◦ g dµ. spazio misurabile, X Ω Svolgimento. È un'applicazione diretta della macchina standard. Teorema 300 (Seconda disuguaglianza di Jensen). Siano (Ω, Σ, µ) uno spazio C ⊂ Rd convesso e g : Ω → Rd tale che g ∈ L1 (µ) e per µ-quasi t ∈ Ω, g (t) ∈ C . Sia inoltre f : C → (−∞, +∞] convessa ed inferiormente di probabilità, ogni semicontinua. Allora 1. ´ Ω g dµ ∈ C ; 2. esiste l'integrale ´ Ω f ◦ g dµ; 3. vale la seguente maggiorazione, detta seconda disuguaglianza di Jensen ˆ g dµ ≤ f ◦ g dµ. ˆ f Ω Ω Dimostrazione. Si considerino lo spazio misurabile misura µ tramite (C, BC ) e l'immagine ν della g. 1. Poiché il primo integrale esiste, dal teorema di cambiamento delle variabili ˆ segue ˆ g dµ = Ω ovvero xν . x dν (x) = xν , C esiste, dunque dunque xν , 2. Poiché esiste il baricentro xν ∈ C . dalla disuguaglianza integrale di Jensen segue l'esistenza del primo integrale e dal teorema di cambiamento di variabili si ha l'esistenza del secondo e l'uguaglianza ˆ ˆ f ◦ g dµ. f dν = C Ω 6.2 Seconda disuguaglianza di Jensen 93 3. Applicando il teorema di cambiamento delle variabili e la disuguaglianza di Jensen , si ha ˆ ˆ ˆ g dµ = f x dν (x) ≤ f dν = f ◦ g dµ. ˆ f X X X Ω Esempio 301 (Applicazioni delle disuguaglianze integrali di Jensen). Siano (Ω, Σ, µ) 1. e uno spazio di probabilità e ˆ ´ Ω g dµ g : Ω → R, g ∈ L1 (µ). Allora eg dµ; ≤ Ω 2. per ogni p ∈ [1, +∞), ˆ ˆ 1/p p g dµ ≤ |g| dµ ; Ω Ω 3. se g > 0, ˆ log Ω ˆ g dµ ≥ log (g) dµ. Ω Osservazione 302. Il secondo punto nell'esempio precedente è un caso particolare della disuguaglianza di Hölder. Vale la pena di menzionare che è possibile dimostrare la disuguaglianza di Hölder a partire dalla disuguaglianza di Jensen qui esposta. Capitolo 7 Funzioni convesse di una variabile reale Notazione 303 (I , f , E , Q). Durante l'intero capitolo, tranne che quando I ⊂ R un intervallo, con f : I → R una funzione convessa, con E il prodotto cartesiano di I con se stesso privato della diagonale E := (I × I) \ { (x, x) | x ∈ I} e con Q la funzione rapporto incrementale specicato, si indicheranno con Q: E → R, (x, y) 7→ 7.1 Q (x, y) := f (x) − f (y) . x−y Derivabilità Osservazione 304 (Simmetria). Per ogni (x, y) ∈ E , si ha Q (x, y) = Q (y, x). Lemma 305 (Monotonia dei rapporti incrementali). Per ogni rapporti incrementali Q (x, ·) Dimostrazione (idea). Siano e Q (·, y) x, y, z ∈ I , x < y < z . Essendo f convessa, Q (x, y) ≤ Q (x, z) ≤ Q (y, z). gura seguente è facile convincersi che f . f (z) . f (y) f (x) x, y ∈ I , . x i sono monotoni non decrescenti. y z dalla 7.1 Derivabilità 95 Denizione 306 (Derivata sinistra/destra). Siano x0 ∈ J e g : J → R. J ⊂R un intervallo aperto, I limiti 0 g− (x0 ) := lim− x→x0 g (x) − g (x0 ) x − x0 e 0 g+ (x0 ) := lim+ x→x0 g (x) − g (x0 ) x − x0 sono detti, rispettivamente, derivata sinistra e derivata destra di g in x0 . Denizione 307 (Funzione continua da sinistra/destra). Siano J ⊂ R un x0 ∈ J e g : J → R. Si dice che g è continua da sinistra in x0 se limx→x− g (x) = g (x0 ) e che g è continua da destra in x0 se 0 limx→x+ g (x) = g (x0 ). Si dice che g è continua da sinistra (/destra) se per ogni 0 x ∈ J , g (x) è continua da sinistra (/destra). intervallo aperto, Teorema 308. Sia 1. per ogni 2. f x∈I I aperto. Allora esistono 0 (x) f− e 0 (x); f+ è localmente lipschitziana; 3. per ogni a, b ∈ I , a ≤ b, f|[a,b] 4. per ogni x, y ∈ I , x ≤ y , 0 f+ si ha 5. 0 f− e 6. 0 f+ è continua da destra e è lipschitziana; 0 0 0 0 f− (x) ≤ f+ (x) ≤ f− (y) ≤ f+ (y); sono monotone non decrescenti; 7. l'insieme Nf := {x ∈ I | f 0 f− è continua da sinistra; non è derivabile in x} è al più numerabile. Dimostrazione. 1. Segue immediatamente dalla monotonia dei rapporti incrementali. 2. Segue direttamente dal Teorema 117 di pagina 36. 3. Segue immediatamente dal punto precedente e dalla compattezza degli intervalli chiusi e limitati. 4. Siano x, t, y ∈ I , x ≤ t ≤ y . Dalla monotonia dei rapporti incrementali segue che le derivate sinistre/destre di superiori/inferiori di f f in x e y coincidono con gli estremi x e y . Dunque in un intorno sinistro/destro di 0 0 f− (x) ≤ Q (t, x) ≤ Q (t, y) ≤ f+ (y) . Dall'arbitrarietà di t segue la tesi. 5. Segue direttamente dal punto precedente. 7.1 Derivabilità x0 ∈ 0 f+ (x) ≤ pertanto 6. Sia 96 0 I arbitrario. Per ogni x, y ∈ I con x0 < x < y , si ha f+ (x0 ) ≤ Q (x, y). Dalla continuità di f segue inoltre che Q è continua, 0 0 0 f+ (x0 ) ≤ lim+ f+ (x) ≤ Q (x0 , y) ≤ lim+ Q (x0 , y) = f+ (x0 ) , x→x0 y→x0 0 f+ è continua da destra. Procedendo analogamente si dimostra 0 che f− è continua da sinistra. dunque 7. Per denizione 0 0 Nf = x ∈ I f − (x) < f+ (x) . x ∈ Nf si può 0 0 Jx := f− (x) , f+ (x) . Ad ogni dunque associare in modo biunivoco un intervallo Per il punto 4. gli intervalli di questa famiglia sono a due a due disgiunti e una famiglia di intervalli aperti e disgiunti è al più numerabile (ogni intervallo contiene un numero razionale che non appartiene a nessun altro intervallo). Esercizio 309. L'ultimo punto del teorema precedente non può essere migliorato. Si dimostri che per ogni insieme al più numerabile convessa che non sia derivabile esattamente su Corollario 310. Sia I aperto. Se f E⊂I esiste una funzione E. è derivabile, allora f ∈ C 1 (I). 0 0 0 Dimostrazione. Per ogni x ∈ I , limy→x f (y) = f (x) se e solo se limy→x− f (y) = 0 0 0 0 0 0 f (x) e limy→x+ f (y) = f (x) ma poiché f è derivabile, f = f+ = f− . Le tesi 0 segue pertanto dalla continuità da destra di f+ e dalla continuità da sinistra di 0 f− . Corollario 311. Siano 1. I aperto e x0 ∈ I , allora 0 0 (x) , (x0 ) = limx→x+ f− f+ 0 0 2. f− 0 (x) . (x0 ) = limx→x− f+ 0 Dimostrazione. 1. Per il punto 4. del teorema precedente, per ogni x ∈ I , x0 ≤ x, 0 0 0 f+ (x0 ) ≤ f− (x) ≤ f+ (x) . Essendo 0 f+ è continua da destra, è suciente passare primo ed ultimo membbro al limite per x → x+ 0 e sfruttare il teorema dei due carabinieri. 2. Analogo al caso precedente. Osservazione 312. Il seguente risultato è una versione particolare del teorema fondamentale del calcolo integrale. 7.2 Subdierenziale (in Corollario 313. Siano di Lebesgue e con (R) 97 aperto e a, b ∈ I . b ˆ (2) b (3) f lipschitziana su b 0 f− (x) dx. a a [a, b], f ∈ AC ([a, b]). L'uguaglianza a Dimostrazione. Essendo ˆ 0 f+ (x) dx = (R) f 0 (x) dx = (R) f (b) − f (a) = (L) (1) (L) l'integrale Allora, indicando con l'integrale di Riemann, si ha ˆ (1) I R) segue dunque dal teorema fondamentale del calcolo integrale per l'integrale di Lebesgue. Le identità (2) (3) e si dimostrano allo stesso modo. Poiché f0 (è 0 denita e) coincide quasi ovunque con f± , si ha ˆ ˆ b a a 0 f± 0 f± (x) dx f (x) dx = (L) (L) ma essendo b 0 0 f± ∈ R ([a, b]), monotone e limitate, dunque l'integrale di Lebesgue coincide con quello di Riemann. Corollario 314. Siano g : C → (−∞, +∞] X C ⊂ X convesso, [a, b] ⊂ dom (g). Allora g|[a,b] è uno spazio vettoriale topologico, convessa e a, b ∈ C tali che continua. Osservazione 315. Il lemma seguente garantisce una certa regolarità di anche qualora I non sia aperto. f Nonostante le funzioni convesse denite su intervalli non aperti possano avere dei salti sui punti di bordo, la semicontinuità superiore viene sempre mantenuta. Lemma 316. Se esistono a, b ∈ R tali che I = [a, b), I = (a, b] o I = [a, b], f è superiormente semicontinua. I = [a, b). Sia c ∈ I arbitrario. x = (1 − t) a + tc, dalla convessità Dimostrazione. Senza perdere in generalità, sia Poichè per ogni di f x∈C esiste t∈R tale che segue lim sup f (x) = lim sup f ((1 − t) a + tc) ≤ f (a) . {z } x→a+ t→0+ | ≤(1−t)f (a)+tf (c) Per un analogo del Teorema 423 di pagina 127, f è pertanto superiormente semicontinua. 7.2 Subdierenziale (in R) Osservazione 317 (Motivazioni). Se in un certo punto x0 ∈ I la funzione f ha un punto angoloso, la derivata prima non è ben denita. In questo punto, invece di avere un unico iperpiano di supporto, si ha una famiglia di iperpiani di supporto per il graco di f. Per questo motivo si fornisce la denizione di subdierenziale che generalizza il concetto di derivata di una funzione. 7.2 Subdierenziale (in R) 98 f . x0 Figura 7.2.1: graco di In un punto angoloso esistono innite rette di supporto per il f. Denizione 318 (Subdierenziale). Sia f in x0 , x0 ∈ I . Si denisce subdierenziale di l'insieme ∂f (x0 ) := {m ∈ R | ∀x ∈ I, f (x) ≥ f (x0 ) + m (x − x0 ) } . Osservazione 319 (Curiosità). La denizione di subdierenziale si può estendere a funzioni denite in spazi di Banach. Al posto delle rette si utilizzano funzioni ani, ovvero traslazioni di elementi del duale. Grazie al teorema di HahnBanach è possibile dimostrare buona parte dei risultati che qui si presentano soltanto nel caso reale. Esercizio 320. Sia x0 ∈ I . Si verichi che 0 0 ∂f (x0 ) = f− (x0 ) , f+ (x0 ) . Osservazione 321. Poiché la derivata sinistra in un punto è sempre maggiorata da quella destra, l'esercizio precedente aerma in particolare che il subdierenziale di una funzione convessa non è mai vuoto. Denizione 322 (Funzione di selezione). Si dice che una funzione una (funzione di) selezione di Proposizione 323. Sia f 2. Card (∂f (x0 )) = 1; ϕ: I → R è x ∈ I , ϕ (x) ∈ ∂f (x). Le seguenti aermazioni sono equivalenti: x0 ; 3. esiste una selezione di 4. ogni selezione di se per ogni x0 ∈ int (I). 1. è derivabile in ∂f ∂f ∂f continua in è continua in x0 , x0 . Dimostrazione. 1. ⇔ 2.) Segue direttamente dall'esercizio 320. 1. ⇒ 4.) Sia ϕ: I → R x∈I un'arbitraria selezione di ∂f . Dall'Esercizio 320, per ogni 0 0 f− (x) ≤ ϕ (x) ≤ f+ (x) . 7.3 Derivabilità seconda 99 Per il Corollario 311 ed il teorema dei due carabinieri, facendo tendere x → x± 0 nel primo e nell'ultimo membro, da continua in 4. ⇒ 3.) 3. ⇒ 1.) f x0 derivabile in segue ϕ x0 . Banale. ϕ: I → R x∈I Sia una selezione di ∂f continua in x0 . Dall'Esercizio 320, per ogni 0 0 f− (x) ≤ ϕ (x) ≤ f+ (x) . Per il Corollario 311, dalla continuità di 0 f+ (x0 ), dunque f è derivabile in ϕ x0 in segue 0 f− (x0 ) = ϕ (x0 ) = x0 . Osservazione 324. Si noti che la proposizione precedente generalizza il Corollario 310. 7.3 Derivabilità seconda Teorema 325. Siano I aperto, x0 ∈ I , ∆ ∈ Le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. x0 ∈ D1 e f x0 , f 0 : D 1 → R è 0 0 (x0 ) = ∆; x0 e f+ 0 0 (x0 ) = ∆; x0 e f− è derivabile in 2. 0 f+ è derivabile in 3. 0 f− è derivabile in 4. esiste una selezione 5. per ogni 6. x0 ∈ D1 ϕ ϕ di selezione di ∂f è derivabile in f 0 (x) − f 0 (x0 ) = ∆, x − x0 lim x→x0 , x∈D1 (i.e. R e D1 := {x ∈ I | f derivabile in derivabile in ∂f , ϕ x0 , è derivabile in con x0 e x0 e 0 (f 0 ) (x0 ) = ∆); ϕ0 (x0 ) = ∆; ϕ0 (x0 ) = ∆; e vale la formula di Taylor arrestata al secondo ordine con il resto di Peano, ovvero, per h→0 f (x0 + h) − f (x0 ) = f 0 (x0 ) h + ∆ 2 h + o h2 . 2 Inoltre, se vale una qualunque delle precedenti proprietà, si ha Dimostrazione. Si noti per prima cosa che la condizione 2. aermazione. Lo schema della dimostrazione sarà il seguente: 1 =⇒ (2, 3) =⇒ 6 =⇒ 5 =⇒ 4 =⇒ 1. ∆ ≥ 0. implica l'ultima x }. 7.3 Derivabilità seconda 1. ⇒ 2.) Per ogni h ∈ I − {x0 }, 100 sia 0 0 ω (h) := f+ (x0 + h) − f+ (x0 ) − ∆h. Si noti che per ipotesi lim h→0, h∈D1 −{x0 } ω (h) = 0. h h ∈ I − {x0 }, h 6= 0, si ssino s0h ∈ h − h2 , h ∩ (D1 − {x0 }) e sh ∈ h, h + h2 ∩ (D1 − {x0 }) Per ogni (si noti che 0 f+ (sh ). sh e Allora, ω (h) h ω (h) h s0h esistono + se h → 0 , per ipotesi) e si noti che 0 0 (s0h ) ≤ f+ (h) ≤ f+ s ω (sh ) + ∆ (sh − h) ω (sh ) h = +∆ − 1 → 0; h h h0 sh ω (s0h ) + ∆ (s0h − h) ω (s0h ) = +∆ − 1 → 0. h h h ≤ ≥ h → 0− (facendo h < 0), si dimostra Scrivendo le analoghe maggiorazioni e minorazioni per attenzione ad invertire le disuguaglianze in quanto facilmente la tesi. 1. ⇒ 3.) Analoga al caso precedente. 2. ⇒ 6.) Si denisca ω : I − {x0 } → R come sopra. Poiché per h → 0, ω (h) → 0 e ω (0) = 0, la funzione ω è continua in 0. Inoltre, poiché somma di funzioni Riemann-integrabili, per ogni a, b ∈ I − {x0 } si ha ω ∈ R ([a, b]). Si noti 0 inne che essendo derivabile in x0 , f+ è continua in x0 , dunque 0 0 0 0 (x) = f− (x0 ) , (x) = lim f+ f+ (x0 ) = lim f+ x→x− o x→x+ o pertanto anche f è derivabile in x0 . Dal Corollario 313, per ogni h ∈ I − {x0 }, ˆ f (x0 + h) − f (x0 ) = x0 +h (R) 0 f+ (x) dx x0 [x = x0 + t] ˆ h 0 = (R) f+ (x0 + t) dt 0 [per = denizione di ˆ ω] h [f 0 (x0 ) + ∆t + ω (t)] dt (R) 0 = f 0 (x0 ) h + ∆ 2 h + (R) 2 Rimane allora soltanto da dimostrare che per 2 o h . ˆ h ω (t) dt. 0 h → 0, (R) ´h ω (t) dt = 0 Per il Teorema di de L'Hôpital ed il Teorema fondamentale del 7.3 Derivabilità seconda 101 calcolo integrale (per l'integrale di Riemann), si ha lim (R) ´h 0 h→0 ω (t) dt ω (h) = lim = 0. 2 h→0 2h h 3. ⇒ 6.) Analoga al caso precedente. 6. ⇒ 5.) Senza perdere in generalità si possono supporre f (x0 ) = 0 e f 0 (x0 ) = 0, f è sviluppabile al secondo ordine 0 x 7→ f (x)−[f (x 0 ) + f (x0 ) (x − x0 )]. Pertanto, ∆ 2 2 se h → 0, f (x0 + h) = 2 h + o h . Sia dunque ϕ una selezione di ∂f , 0 allora ϕ (x0 ) = f (x0 ) = 0. Per ogni ε ∈ (0, 1) si ha quindi infatti una verica diretta dimostra che se e solo se lo è la funzione =0 z }| { ϕ (x0 + h) − ϕ (x0 ) lim sup h h→0+ 0 (x0 + h) f+ h h→0+ Q (x0 + h, x0 + h + εh) ≤ lim sup h h→0+ f (x0 + h + εh) − f (x0 + h) = lim sup εh2 h→0+ ∆ (2 + ε) ∆ (2 + ε) + o (1) = . = lim sup 2 2 h→0+ ≤ lim sup ε ∈ (0, 1), Analogamente si dimostra che per ogni lim inf + h→0 ϕ (x0 + h) − ϕ (x0 ) ∆ (2 − ε) ≥ , h 2 ϕ0+ (x0 ) = ∆. (x0 ) = ∆, da cui da cui si deduce Procedendo nello stesso modo si conclude 0 che anche ϕ− la tesi. 5. ⇒ 4.) Banale. 4. ⇒ 1.) Per ogni Essendo 0 0 (x) = f− (x). x ∈ D1 , si ha necessariamente ϕ (x) = f 0 (x) = f+ ϕ continua in x0 e D1 denso in I , si ha la tesi. Osservazione 326. È sempre vero che se una funzione è due volte derivabile, vale 6. Tuttavia, se una funzione è derivabile (una volta) e vale 6, non è vero (in generale) che f sia due volte derivabile (vedi esempio successivo). Il teorema precedente aerma che se Esempio 327. Sia f è convessa, vale anche questo viceversa. g: R → R denita per ogni ( g (x) := x3 sin 0, 1 x , x∈R x 6= 0, 0. da 7.3 Derivabilità seconda Un calcolo esplicito mostra che 102 g è derivabile ovunque e che la formula di Tay- lor arrestata al secondo ordine con resto secondo Peano vale per ogni Tuttavia, una verica esplicita mostra che g Denizione 328 (Funzione avente derivata seconda). Siano e ∆ ≥ 0. Si dice che f ha derivata seconda x ∈ R. 0. non è due volte derivabile in ∆ in x0 I e si scrive aperto, x0 ∈ I f 00 (x0 ) = ∆ se vale una qualunque delle proprietà equivalenti del Teorema 325. Osservazione 329. Avere derivata seconda è una richiesta più debole di essere due volte derivabile nel senso dell'analisi classica. Non si richiede infatti l'esistenza di un intorno in cui in tutti i punti la funzione sia due volte derivabile. La funzione potrebbe addirittura non essere nemmeno derivabile una volta in alcun intorno! Corollario 330. Ogni funzione convessa ha derivata seconda in quasi ogni punto del proprio intervallo di denizione (rispetto alla misura di Lebesgue). Dimostrazione. È suciente ricordare che 0 f+ è monotona, dunque, per un noto risultato di analisi reale, è quasi ovunque derivabile (rispetto alla misura di Lebesgue). Corollario 331. Ogni funzione convessa ha quasi ovunque (rispetto alla misura di Lebesgue) uno sviluppo di Taylor al secondo ordine con resto secondo Peano. Capitolo 8 Dierenziabilità di funzioni convesse in spazi normati 8.1 Gâteaux e Fréchet-dierenziabilità Denizione 332 (Funzione Gâteaux-dierenziabile). Siano zi normati, A ⊂ X a ∈ A aperto, e F: A → Y. X Si dice che ed F Y due spa- è Gâteaux- dierenzibile (o G-dierenzibile, o dierenziabile secondo Gâteaux ) in a se l'o- peratore F 0 (a, ·) : X v → Y, 7→ F 0 (a, v) := lim t→0 detto dierenziale (o derivata ) di Gâteaux di F (a + tv) − F (a) , t f in a, è ben denito, lineare e continuo. Osservazione 333. In altre parole, una funzione è G-dierenziabile in un punto non solo se ivi esistono tutte le derivate direzionali ma se c'è una dipendenza lineare e continua tra una direzione e la rispettiva derivata direzionale. Esercizio 334. Siano F: A → Y. X operatore lineare e continuo se t → 0, Y due spazi normati, A ⊂ X aperto, a ∈ A e F è G-dierenziabile in a se e solo se esiste un T : X → Y tale che, per ogni v ∈ X con kvk = 1, ed Si dimostri che si abbia F (a + tv) = F (a) + tT v + o (t) , ovvero se F si possa approssimare localmente (ma non in modo uniforme, solo retta per retta) con una funzione ane (chiaramente Esempio 335 (G-dierenziabile è molto debole. ; continua). T = F 0 (a, ·)). La nozione di G-dierenziabilità Una funzione G-dierenziabile in un punto non è infatti (in 8.1 Gâteaux e Fréchet-dierenziabilità 104 generale) nemmeno continua in quel punto. La seguente funzione, ad esempio, è G-dierenziabile ma discontinua nell'origine: ( (x, y) 7→ x4 y x6 +y 3 , 0 (x, y) ∈ R2 \ (0, 1) , (x, y) = (0, 0) . Si introduce allora il concetto di Fréchet-dierenziabilità, in cui la l'approssimazione retta per retta nella G-dierenziabilità viene sostituita da un'approssimazione uniforme. Denizione 336 (Funzione Fréchet-dierenziabile). Siano normati, A⊂X aperto, a∈AeF: A→Y. (o F-dierenzibile, o dierenziabile secondo Fréchet ) F 0 (a) : X → Y , per h → 0 lineare e continuo f in a, tale che, X ed Y due spazi F è Fréchet-dierenzibile in a se esiste un operatore Si dice che detto dierenziale (o derivata ) di Fréchet di F (a + h) = F (a) + F 0 (a) h + o (khk) . Osservazione 337 (Gâteaux vs Fréchet). Una funzione F-dierenziabile è chiaramente anche G-dierenziabile, con F 0 (a, ·) = F 0 (a) ma non vale (in generale) il viceversa (ad esempio, la funzione nell'Esercizio 334 è G-dierenziabile ma non F-dierenziabile). È altrettanto chiaro che se una funzione è G-dierenziabile e il limite nella denizione di F 0 (a, ·) vale in modo uniforme (anche solo rispetto ai versori della sfera unitaria), la funzione è anche F-dierenziabile. Osservazione 338. Se F ha valori reali è chiaro che F 0 (a, ·) , F 0 (a) ∈ X ∗ a seconda che sia G o F-dierenziabile. A ⊂ Rd aperto, Y uno spazio normato, F : A → Y , a ∈ A, U ∈ U (a) e L > 0. Se F è L-lipschitziana in U , allora F è F-dierenziabile in a se e solo se F è G-dierenziabile in a. Lemma 339. Siano Dimostrazione. Se 0 0 F (a, ·) = F (a). F ae {hn }n∈N ⊂ Rd \ {0} n → +∞ F-dierenzabile in a con F sia G-dierenziabile ma non F 0 (a) := F 0 (a, ·). Allora esiste una successione {a + hn }n∈N ⊂ A, limn→+∞ khn k = 0 e per è F-dierenziabile in a, è anche G-dierenziabile in Viceversa, si supponga che si ponga tale che yn := F (a + hn ) − F (a) − F 0 (a) hn 9 0. khn k n ∈ N, detti tn := khn k e vn := hn / khn k, si ha hn = tn vn , kvn k = 1 tn → 0. Per la compattezza della bolla unitaria esiste una sottosuccessione convergente di {vn }n∈N . Senza perdere in generalità, si supponga che la stessa Per ogni e 8.1 Gâteaux e Fréchet-dierenziabilità {vn }n∈N 105 v 0 ∈ Rd con kv0 k = 1. Per n → +∞ si ha dunque F (a + tn vn ) − F (a) 0 = − F (a) v n tn F (a + tn vn ) − F (a) F (a + tn v0 ) 0 0 = − F (a) v ± ± F (a) v n 0 tn tn F (a + tn v0 ) − F (a) 0 ≤ − F (a) v 0 tn | {z } converga ad un certo kyn k =o(1) F (a + tn vn ) − F (a + tn v0 ) + kF 0 (a) (vn − v0 )k . + | {z } tn | {z } =o(1) =o(1) A ⊂ Rd Corollario 340. Siano un aperto convesso, a ∈ A e F: A → R convessa, allora f è F-dierenziabile in a ⇐⇒ f è G-dierenziabile in a. Dimostrazione. Segue immediatamente dalla locale lipschitzianità delle funzioni convesse. Lemma 341 (Funzioni sublineari). Siano X uno spazio vettoriale e p: X → R sublineare. Allora 1. per ogni v ∈ X , −p (−v) ≤ p (v); V := {v ∈ X | −p (−v) = p (v) } 2. l'insieme e p|V è un sottospazio vettoriale di X è lineare. Dimostrazione. 1. Dalla sublinearità di p, per ogni v∈X si ha 0 = p (0) = p (v − v) ≤ p (v) + p (−v) . 2. Poichè p (0) = 0, 0 ∈ V . Siano v ∈ V v ∈ V , se λ > 0 e λ ∈ R \ {0}. Per la positiva omogeneità e poiché −p (−λv) = −λp (−v) = λp (v) = p (λv) e se λ<0 −p (−λv) = λp (v) = −λp (−v) = p (λv) , dunque u, v ∈ V λv ∈ V e p|V è omogenea. Se u ∈ V, per la subadditività, poiché e per il punto precedente p (u + v) ≤ p (u) + p (v) = − (p (−u) + p (−v)) ≤ −p (− (u + v)) ≤ p (u + v) dunque u+v ∈V e p|V è additiva. 8.1 Gâteaux e Fréchet-dierenziabilità 106 Denizione 342 (Derivata direzionale sinistra e destra). Siano A ⊂ X aperto e convesso, a ∈ A e f : A → R 0 0 funzioni f− (a, ·) e f+ (a, ·) denite da normato, due 0 f± (a, ·) : X X uno spazio convessa e continua. Le → R, 0 7→ f± (a, v) := lim v t→0± f (a + tv) − f (a) t sono dette, rispettivamente, derivata (direzionale) sinistra e derivata (direzio- nale) destra di f in a. v ∈ X f in a nella Per ogni (direzionale) destra/sinistra di si dice che 0 f± (a, v) è la derivata v. direzione Osservazione 343. Per il Teorema 308 le semiderivate direzionali sono ben denite. Esercizio 344. Siano v∈X 1. e f: A→R f 0 (a, v) := limt→0 A⊂X aperto e convesso, a ∈ A, f (a+tv)−f (a) se e solo se t 0 0 f+ (a, v) = −f+ (a, −v); 0 (a, 0) = 0; f+ 4. per ogni 5. uno spazio normato, 0 0 f− (a, v) = −f+ (a, −v); 2. esiste 3. X convessa e continua. Si dimosti che 0 f+ (a, ·) 0 0 (a, v); (a, λv) = λf+ λ > 0, f+ è sublineare. Svolgimento. 1. Segue immediatamente dalla denizione. 2. Segue immediatamente dal punto precedente. 3. Segue immediatamente dalla denizione. 4. Segue immediatamente dalla denizione. 5. Essendo positivamente omogenea per i due punti precedenti, è suciente dimostrare che 0 f+ (a, ·) è convessa. Per ogni u, v ∈ X e per ogni λ ∈ (0, 1) si ha 0 f+ (a, (1 − λ) u + λv) =f ((1−λ)(a+tu)+λ(a+tv)) =(1−λ)f (a)+λf (a) z }| { z }| { f (a + t [(1 − λ) u + λv]) − f (a) = lim t t→0+ (1 − λ) [f (a + tu) − f (a)] + λ [f (a + tv) − f (a)] ≤ lim+ t t→0 0 0 = (1 − λ) f+ (a, u) + λf+ (a, v) . 8.1 Gâteaux e Fréchet-dierenziabilità Proposizione 345. Siano a∈A f: A→R e X uno spazio normato, A ⊂ X aperto e convesso, 0 f+ (a, ·) è lipschitziana. convessa e continua. Allora Dimostrazione. Segue facilmente dal fatto che Corollario 346. Siano e f: A→R 1. f X f uno spazio normato, è localmente lipschitziana. A⊂X aperto e convesso, a∈A convessa e continua. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: è G-dierenziabile in 2. per ogni 3. esiste 107 v ∈ X, B⊂X a; esiste nita tale che f 0 (a, v); span (B) = X e per ogni v∈B esista nita f 0 (a, v). 1. ⇒ 2. ⇒ 3. sono ovvie. Si supponga che 0 (B) = X e per ogni B ⊂ X tale che span 0 v ∈ B esista nita f (a, v). 0 Si consideri V := v ∈ X f+ (a, v) = f− (a, v) . Chiaramente V ⊃ B . Per il lemma sulle funzioni sublineari, l'insieme V è un sottospazio vettoriale di X . 0 Inoltre, essendo f+ (a, ·) continua, V è chiuso. Allora V = X e per il lemma 0 0 sulle funzioni sublineari f (a, ·) = f+ (a, ·) è lineare e continua. Dimostrazione. Le implicazioni esista Corollario 347 (Utilissimo). Siano X = Rd , a ∈ X e f: X →R convessa. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. f è F-dierenziabile in a; 2. f è G-dierenziabile in a; 3. per ogni i ∈ {1, . . . , d} ∂f esiste nita la derivata parziale ∂x i (a). Dimostrazione. Segue immediatamente dal corollario precedente e dal Corollario 340. Osservazione 348. Il risultato precedente aerma che per funzioni convesse denite in Rd l'esistenza delle derivate parziali equivale alla dierenziabilità. Esempio 349 (In dimensione innita Gâteaux ( X := `1 = x := (x (n))n∈N 6= Fréchet). Siano ) +∞ X ⊂ R kxk := |x (n)| < +∞ n=1 e f := k·k. B := { ek | k ∈ N} Sia k ∈ N la base canonica di Schauder di `1 , data k ek = (0, . . . , 0, 1, 0, . . .). Chiaramente span (B) = `1 . Per è G-dierenziabile in a se e solo se per ogni k ∈ N esiste f 0 (a, ek ) e dalle denizioni di f , di norma di `1 e di derivata direzionale questo vale se e solo se per ogni k ∈ N, a (k) 6= 0. La funzione f è pertanto Gper ogni da il Corollario 346, f dierenziabile in tutti i punti aventi coordinate non nulle. Si dimostra ora che f non è mai F-dierenziabile. Senza perdere in generalità, sia a ∈ `1 avente 8.2 Subdierenziale 108 coordinate non nulle (altrimenti non a). Poiché la derivata di v := (v (k))k∈N ∈ X si ha f non sarebbe neanche G-dierenziabile in Gâteaux è un operatore lineare e continuo, per ogni 0 f (a, v) = f 0 a, +∞ X !! v (k) ek k=1 +∞ X = k=1 +∞ X = v (k) f 0 (a, ek ) v (k) sign (a (k)) . k=1 Per vericare che questo dierenziale di Gâteaux non sia di Fréchet si consideri per ogni n ∈ N il vettore fosse F-dierenziabile in a, vn := −2a (n) en . Poiché limn→+∞ kvn k = 0, se f dovrebbe tendere a zero anche il limite P+∞ f (a + vn ) − f (a) − k=1 vn (k) sign (a (k)) lim n→+∞ kvn k =0 =2|a(n)| z }| { z }| { |a (n) − 2a (n)| − |a (n)| + 2a (n) sign (a (n)) = lim = 1, n→+∞ 2 |a (n)| dunque f non è F-dierenziabile in a. Fatto 350. In ogni spazio innito-dimensionale esiste una funzione G-dierenziabile ma non F-dierenziabile in un punto. 8.2 Subdierenziale Notazione 351 (X , A, a, f ). specicato, si indicheranno con convesso, con f: A → R Durante l'intera sezione, tranne che quando X uno spazio normato, con A⊂X un aperto una funzione convessa e continua e si sserà un punto a ∈ A. Denizione 352 (Subdierenziale e subgradienti). Si denisce subdierenziale di f in a il sottoinsieme del duale ∂f (a) := { ϕ ∈ X ∗ | ∀x ∈ A, f (x) ≥ f (a) + ϕ (x − a)} . Gli elementi di x0 7→ ∂f (x0 ) ∂f (a) prendono il nome di subgradienti di prende il nome di mappa subdierenziale di f in a e la mappa f. Osservazione 353. Il signicato geometrico del subdierenziale è lo stesso visto in R. Si è solo aggiunta nella denizione la continuità delle mappe ani di supporto (che è automatica in spazi nito-dimensionali). Il subdierenziale è una nozione locale, è suciente cioè che la sua proprietà sia soddisfatta in un intorno del punto interessato. Si consideri la seguente denizione locale di subdierenziale. 8.2 Subdierenziale 109 Denizione 354 (Subdierenziale). Sia subdierenziale di f in un intorno Br (a) r > 0 tale che Br (a) ⊂ A. Si denisce di a il sottoinsieme del duale ∂f (a)r := { ϕ ∈ X ∗ | ∀x ∈ Br (a) , f (x) ≥ f (a) + ϕ (x − a)} . Proposizione 355. Per ogni r>0 tale che Br (a) ⊂ A, si ha ∂f (a) = ∂f (a)r . r > 0 tale che Br (a) ⊂ A. Chiaramente ∂f (a) ⊂ ∂f (a)r . ϕ ∈ ∂f (a)r . Fissando arbitrariamente x ∈ A, esiste λ ∈ (0, 1) (1 − λ) a + λx =: z ∈ Br (a). Allora Dimostrazione. Sia Viceversa, sia tale che f (a) + ϕ (z − a) ≤ f (z) = f ((1 − λ) a + λx) ≤ (1 − λ) f (a) + λf (x) . | {z } =λ(x−a) Sottraendo f (a) a primo ed ultimo membro e dividendo per λ si ha la tesi. Osservazione 356. La proposizione precedente conferma la natura locale del subdierenziale. Funzioni convesse (anche molto) diverse tra loro ma coincidenti in un intorno di un punto hanno lo stesso subdierenziale in quel punto. Lemma 357. Siano esiste v∈X em∈R ϕ ∈ ∂f (a) tale che ϕ (v) = m. tali che 0 0 (a, v). (a, v) ≤ m ≤ f+ f− Allora L := a + Rv e h : L → R denita per ogni t ∈ R da h (a + tv) := f (a) + mt. Per ipotesi h|A∩L ≤ f|A∩L . Detto C := epi (f ), poiché f è convessa e continua su un aperto, l'insieme C è convesso e int (C) 6= ∅. Detto D il graco di h, poiché (a, f (a)) ∈ C ∩ D e D ∩ int (C) = ∅, per il Teorema di Hahn-Banach topologico esiste un iperpiano H ⊂ X × R separante C e D. Si noti che H non può essere verticale 1 (perché separa tutta una bolla contenuta nell'epigraco di f ) e che H è chiuso (perché non è denso, infatti Dimostrazione. Siano ogni iperpiano è il traslato del nucleo di una mappa lineare, che è continua se H è il graco di b h : X → R tale che b h (a) = f (a), dunque esiste ϕ ∈ X ∗ tale che, per ogni x ∈ X , b h (x) = f (a)+ϕ (x − a). Poiché h|A∩L ≤ f|A∩L b e H separa C e D , si ha f ≥ h|A , dunque ϕ ∈ ∂f (a). Sfruttando di nuovo il 2 fatto che H separa C e D , per ogni t ∈ R si ha e solo se il suo nucleo non è denso). Per la Proposizione 289, una funzione ane e continua . . f (a) + tm = h (a + tv) ≤ b h (a + tv) = f (a) + tϕ (v) , da cui, sottrendo f (a) a primo ed ultimo membro e valutando in t = 1, si ottiene ϕ (v) = m. Osservazione 358. Geometricamente, il lemma precedente aerma che sia sempre possibile estendere una retta di supporto (per l'epigraco di una funzione convessa) ad un iperpiano di supporto. 1 Ovvero della forma {x } × R, con x ∈ X . 0 0 2 Il signicato geometrico di ciò che segue è semplicemente questo: due funzioni ani tali che una maggiori l'altra non possono essere sghembe, devono essere parallele, altrimenti prima o poi si intersecherebbero in un punto e dopo quel punto la maggiorazione si invertirebbe. 8.2 Subdierenziale 110 epi (f ) H graph (h) . (a, f (a)) Figura 8.2.1: Si fa riferimento alle notazioni utilizzate nella dimostrazione precedente. Il graco di Corollario 359. h è indicato con graph (h). ∂f (a) 6= ∅. Dimostrazione. Segue immediatamente dal Lemma 357. Osservazione 360. Il risultato seguente generalizza il fatto che una funzione reale derivabile denita su un aperto di della derivata è minore o uguale ad Proposizione 361. Sia L > 0. R L-lipschitziana è se e solo il modulo L. Allora f L-lipschitziana è su A se e solo se ∂f (A) ⊂ BL (0). Dimostrazione. ⇒) Siano ϕ ∈ ∂f (a). Per ogni r>0 tale che Br (a) ⊂ A, per denizione di subdierenziale, kϕkX ∗ = 1 1 sup (ϕ (ru)) = sup (ϕ (u)) r u∈X, r u∈X, ≤ [u = (u + a) − a] 1 sup (f (a + u) − f (a)) ≤ L. {z } r u∈X, | kuk=1 kuk=r kuk=r ⇐) Siano x, y ∈ A con x 6= y , ϕ ∈ ∂f (x) ≤Lkuk e ψ ∈ ∂f (y). Per ogni z ∈ A, denizione di subdierenziale f (x) − f (z) ≤ ϕ (x − z) , f (y) − f (z) ≤ ψ (y − z) . Allora f (x) − f (y) ≤ ϕ (x − y) ≤ kϕk kx − yk ≤ L kx − yk , |{z} f (y) − f (x) ≤ ψ (y − z) ≤ kψk kx − yk ≤ L kx − yk . |{z} ≤L ≤L per 8.2 Subdierenziale 111 Corollario 362. Per ogni limitato in a∈A esiste r>0 tale che l'insieme ∂f (Br (a)) sia X ∗. Dimostrazione. Segue immediatamente dalla localmente lipschitzianità delle funzioni convesse. Osservazione 363. Per brevità il corollario precedente si enuncia spesso dicendo che ∂f è localmente limitata su Proposizione 364. ∂f (a) A. è convesso e w∗ -compatto. Dimostrazione. Per denizione, ∂f (a) = \ { ϕ ∈ X ∗ | ϕ (x − a) ≤ f (x) − f (a)} x∈A = \ { ϕ ∈ X ∗ | [J (x − a)] (ϕ) ≤ f (x) − f (a)} x∈A ∂f (a) è l'intersezione di semispazi (quindi convessi) w∗ -chiusi, pertan∗ to ∂f (a) è convesso e w -chiuso. Poiché per il corollario precedente ∂f (a) è ∗ limitato e le bolle nel duale sono w -compatte, si ha la tesi. 0 (a, v) . Proposizione 365. ∂f (a) = ϕ ∈ X ∗ ∀v ∈ X, ϕ (v) ≤ f+ dunque C il membro di destra. Se ϕ ∈ ∂f (a), per ogni v ∈ X e per t > 0 tale che a+tv ∈ A, si ha tϕ (v) = ϕ ((a + tv) − a) ≤ f (a + tv)−f (a), cui f (a + tv) − f (a) 0 ϕ (v) ≤ inf = f+ (a, v) , t>0 t Dimostrazione. Sia ogni da dunque ϕ ∈ C. ϕ ∈ C , per ogni x ∈ A si ha f (a + t (x − a)) − f (a) [t=1] 0 ≤ f (x) − f (a) . ϕ (x − a) ≤ f+ (a, (x − a)) = inf t>0 t dunque ϕ ∈ ∂f (a). Esercizio 366. Viceversa, se 0 ∂f (a) ⊂ ϕ ∈ X ∗ ∀v ∈ X, ϕ (v) ≥ f− (a, v) . C il membro ϕ ∈ ∂f (a), per ogni v ∈ X e per ogni t < 0 tale che a + tv ∈ A, si tϕ (v) = ϕ ((a + tv) − a) ≤ f (a + tv) − f (a), da cui f (a + tv) − f (a) 0 ϕ (v) ≥ sup = f− (a, v) , t t<0 Svolgimento. Si procede come nella proposizione precedente. Sia di destra. Se ha dunque ϕ ∈ C. Corollario 367. 0 0 ∂f (a) = ϕ ∈ X ∗ f− (a, ·) ≤ ϕ ≤ f+ (a, ·) . 8.2 Subdierenziale 112 Dimostrazione. Segue direttamente dalla Proposizione 365 e dall'Esercizio 366. Osservazione 368 (Informalmente). Geometricamente il corollario precedente aerma che toccare da sotto con un iperpiano il graco di una funzione convessa equivale a toccare da sotto con un iperpiano il cono tangente dato dalle derivate direzionali. . Proposizione 369. Per ogni v ∈ X, 0 f+ (a, v) = max {ϕ (v) | ϕ ∈ ∂f (a) } e 0 f− (a, v) = min {ϕ (v) | ϕ ∈ ∂f (a) } . v ∈ X . Detto M := sup {ϕ (v) | ϕ ∈ ∂f (a) } ∈ (−∞, +∞], 0 (a, v) ≥ M , (in particolare, dunque, M ∈ R). Apf+ 0 e ∈ ∂f (a) tale plicando il Lemma 357 con m := f+ (a, v) si ottiene l'esistenza di ϕ 0 e (v) = f 0 (a, v) che ϕ e (v) = f+ (a, v), pertanto le disuguaglianze f 0 (a, v) ≥ M ≥ ϕ sono uguaglianze ed il massimo viene assunto (in ϕ e). Procedendo in modo 0 completamente analogo si dimostra che f− (a, v) = min {ϕ (v) | ϕ ∈ ∂f (a) }. Dimostrazione. Sia per il risultato precedente Denizione 370 (Operatore monotono). Sia E ⊂ X . Un operatore multivoco ∗ T : E → 2X si dice monotono se per ogni x, y ∈ E , per ogni ϕ ∈ T (x) e per ogni ψ ∈ T (y), si ha (ϕ − ψ) (x − y) ≥ 0. Osservazione 371. Per un operatore univoco T : E ⊂ R → R (= R∗ ) la deni- zione precedente si riduce all'usuale monotonia. Il risultato seguente generalizza dunque il fatto che su R la derivata di una funzione convessa derivabile sia mo- f : R → R aermare che per ogni x, y ∈ R, (f 0 (x) − f 0 (y)) (x − y) ≥ 0 equivale ad aermare che le dierenze nella formula notona non decrescente. Infatti per abbiano lo stesso segno. Proposizione 372 (Monotonia di ∂f ). La mappa subdierenziale ∂f : A → 2X ∗ è un operatore monotono. Dimostrazione. Siano x, y ∈ A, ϕ ∈ ∂f (x) e ψ ∈ ∂f (y). subdierenziale f (x) − f (y) ≤ ϕ (x − y) , f (y) − f (x) ≤ ψ (y − x) . Per denizione di 8.2 Subdierenziale 113 Sommando membro a membro la prime e la seconda disuguaglianza si ha la tesi. Corollario 373. f a è G-dierenziabile in se e solo se Card (∂f (a)) = 1. Dimostrazione. ⇐) 0 0 f+ (a, ·) = f− (a, ·) ma f in a. Per ipotesi per il Corollario 346 questo equivale alla G-dierenziabilità di ⇒) Si dimostra la contronominale. che 0 0 f− (a, v) < f+ (a, v), dunque Se f Card (∂f (a)) > 1, Denizione 374 (Funzione multivoca semicontinua). Siano spazi topologici e g : T → 2S . v ∈ X a. tale (T, τ ), (S, σ) due esiste non è G-dierenziabile in Si dice che • g è (τ − σ)-superiormente semicontinua se per ogni x ∈ T e per ogni W ⊂ S tale che W è σ -aperto e g (x) ⊂ W esiste U ∈ U (x) tale che g (U ) ⊂ W ; • g è (τ − σ)-inferiormente semicontinua se per ogni x ∈ T e per ogni W ⊂ S tale che W è σ -aperto e g (x) ⊂ W esiste U ∈ U (x) tale che g (U ) ∩ W 6= ∅. Osservazione 375. Per funzioni univoche la semicontinuità superiore equivale alla continuità. Teorema 376. La mappa subdierenziale ∂f : A → 2X ∗ è (k·k − w∗ )-superior- mente semicontinua. a ∈ A e di W ⊂ X ∗ che per ogni r > 0 esista x ∈ Br (a) successione {xn }n∈N ⊂ A tale che Dimostrazione. Si supponga per assurdo l'esistenza di ∗ insieme tale che k·k xn → a w -aperto e contenente ∂f (a) tali ∂f (x) 6⊂ W . Allora esiste una n ∈ N esiste ϕn ∈ ∂f (xn ) \ W . Per il Corollario 362, la {ϕn }n∈N è limitata in X ∗ . Poiché le bolle chiuse nei duali sono w∗ -compatte, esistono una sottorete (ϕnα )α∈I di {ϕn }n∈N e un elemento ϕ0 ∈ e per ogni successione X∗ \ W tali che w∗ ϕnα → ϕ0 provare la contraddizione si di subdierenziale, per ogni {ϕn }n∈N ⊂ X ∗ \ W , che è w∗ -chiuso). Per dimostrerà che ϕ0 ∈ W . Applicando la denizione y ∈ A, per ogni n ∈ N e per ogni α ∈ I si ottiene (infatti f (y) ≥ f (xnα ) + ϕnα (y − xnα ) . Applicando la Proposizione 487 di pagina 141 è possibile passare al limite nella disuguaglianza precedente, ottenendo, per ogni da cui ϕ0 ∈ ∂f (a) ⊂ W . Corollario 377. Se con k·k xn → a f e per ogni y ∈ A, f (y) ≥ f (a)+ϕ0 (y − a), Assurdo. è G-dierenziabile in n ∈ N, ϕn ∈ ∂f (xn ), a con allora f 0 (a, ·) = ϕ, {xn }n∈N ⊂ A w∗ ϕn → ϕ. 8.2 Subdierenziale 114 Osservazione 378. Il corollario precedente mostra una sorta di continuità della mappa dierenziale. Esercizio 379. Si dimostri il corollario precedente. w∗ -aperto. Si vuole dimostrare che {ϕn }n∈N è denitivametne contenuta in W . Dalla semicontinuità superiore della mappa dierenziale segue l'esistenza di r > 0 tale che ∂f (Br (a)) ⊂ W . Poiché {xn }n∈N è denitivamente contenuta in Br (a), {ϕn }n∈N è denitivamente contenuta in ∂f (Br (a)), a sua volta incluso in W . Svolgimento. Sia W ∈ U (ϕ) un intorno Denizione 380 (Oscillazione). Si denisce oscillazione di f in a il numero reale non negativo osc (f, a) := inf (diam (∂f (Bδ (a)))) . δ>0 Esercizio 381. Si dimostri che osc (f, a) < +∞ e che inf (diam (∂f (Bδ (a)))) = lim (diam (∂f (Bδ (a)))) . δ→0+ δ>0 Teorema 382 (Caratterizzazione della F-dierenziabilità). Le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. f è F-dierenziabile in 2. esiste ϕ ∈ X∗ tale che a; ∂f (a) = {ϕ} e vale l'implicazione k·k k·k {xn }n∈N ⊂ A, xn → a, ∀n ∈ N, ϕn ∈ ∂f (xn ) =⇒ ϕn →∗ ϕ ; 3. osc (f, a) = 0. Dimostrazione. Per la dimostrazione di 2. ⇒ 1.) 2. ⇔ 3. si veda l'esercizio successivo. {hn }n∈N ⊂ X \ {0} tale che hn → 0. Per ogni n ∈ N, sia ϕn ∈ ∂f (a + hn ). Per denizione di subdierenziale e per ipotesi, se n → +∞ Sia si ha 0 ≤ ≤ 1. ⇒ 2.) f è ∂f (a) = {ϕ}. v → 0, Per ipotesi ϕn (hn ) − ϕ (hn ) f (a + hn ) − f (a) − ϕ (hn ) ≤ khn k khn k kϕn − ϕk khn k → 0. khn k anche G-dierenziabile, dunque esiste Dalla F-dierenziabilità di ε (v) := f in a ϕ ∈ X∗ tale che segue inoltre che per f (a + v) − f (a) − ϕ (v) → 0. kvk 8.2 Subdierenziale Essendo f 115 r, L > 0 tale che Br (a) ⊂ A e f sia L{hn }n∈N tale che {a + hn }n∈N ⊂ Br (a) e convessa, esistono lipschitziana su Br (a). Sia k·k a + hn → a. Per ogni n ∈ N tale che a + v ∈ A, si ha sia inoltre ϕn ∈ ∂f (a + hn ). Per ogni v∈X (ϕn − ϕ) (v) = ϕn ((a + v) − (a + hn )) + ϕn (hn ) − ϕ (v) [per denizione di subdierenziale e di ε (v)] ≤ f (a + v) − f (a + hn ) + ϕn (hn ) + ε (v) kvk − f (a + v) + f (a) = f (a) − f (a + hn ) + ϕn (hn ) + ε (v) kvk ≤ L khn k + ϕn (hn ) + ε (v) kvk ≤ L khn k + kϕn k khn k + ε (v) kvk | {z } ≤L ≤ 2L khn k + ε (v) kvk . Per ogni ρ ∈ (0, r) kϕn − ϕk∗ si ha pertanto sup ((ϕn − ϕ) (v)) = = kvk=1 1 sup ((ϕn − ϕ) (ρv)) ρ kvk=1 [a + ρv ∈ A] 1 ≤ sup (2L khn k + ε (ρv) ρ) ρ kvk=1 = 1 2L khn k + sup (ε (v)) ρ kvk=ρ da cui si conclude ρ→0+ lim sup kϕn − ϕk∗ ≤ sup ε (v) −→ 0. n→+∞ kvk=ρ Esercizio 383. Si dimostri l'equivalenza (Suggerimento: per l'implicazione 3. ⇒ 2. 2. ⇔ 3. nel Teorema precedente. si sfrutti la completezza degli spazi duali.) Osservazione 384. La prima parte del punto 2. equivale alla G-dierenziabilità di f in a. La seconda parte è il raorzamento della continuità del die- renziale vista nel Corollario 377 per punti di G-dierenziabilità. Con questa ulteriore proprietà si riempie esattamente il divario tra G-dierenziabilità e F-dierenziabilità. Corollario 385. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: 1. f è G-dierenziabile in A con f 0 : A → X∗ continua; 8.3 Dierenziabilità a meno di insiemi piccoli 2. f 3. f ∈ C 1 (A). è F-dierenziabile in 116 A; Osservazione 386. È possibile dimostrare un risultato analogo al precedente anche per altre classi di funzioni. Il risultato che segue, invece, è precipuo delle funzioni convesse. X = Rd f ∈ C (A). Corollario 387. Se e in ogni punto di A esistono tutte le derivate 1 parziali, allora Osservazione 388. Il seguente risultato mostra come il subdierenziale goda di proprietà simili a quelle del dierenziale studiato nell'analisi classica. Fatto 389 (Calcolo subdierenziale). Siano aperto e convesso, 1. a∈A e X uno spazio normato, A ⊂ X f, g, f1 , . . . , fn : A → R convesse e continue. Allora ∂ (f + g) (a) = ∂f (a) + ∂g (a); h : X → R, x 7→ max {f1 (x) , . . . , fn (x)} e l'insieme I (a) := {i ∈ {1, . . . , n} | fi (a) = h (a) }, si ha [ ∂h (a) = conv ∂fi (a) ; 2. denendo la funzione i∈I(a) 3. se I⊂R è un intervallo aperto, decrescente, si ha h := ϕ ◦ f f: A → I e ϕ: I → R è convessa e non convessa e continua e vale ∂h (a) = ∂ϕ (f (a)) · ∂f (a) . 8.3 Dierenziabilità a meno di insiemi piccoli Denizione 390 (Insiemi piccoli e S ⊂ 2X . Se S σ -ideali). 1. per ogni A ∈ S, 2. per ogni {An }n∈N ⊂ S , 3. per ogni A ∈ S, per ogni 4. per ogni G⊂X aperto non vuoto, si ha si dice che S X Siano uno spazio normato e soddisfa le seguenti condizioni per ogni B ⊂ A, S si ha si ha n∈N v ∈ X, B ∈ S; An ∈ S ; si ha A + v ∈ S; G∈ / S; è una famiglia di insiemi piccoli. Se tre condizioni, si dice che S è un Esempio 391 (Insiemi piccoli). Sia 1. La famiglia C := {insiemi famiglia di insiemi piccoli. S soddisfa soltanto le prime σ -ideale. X uno spazio normato, X 6= {0}. al più numerabili} dei countable sets è una 8.3 Dierenziabilità a meno di insiemi piccoli 2. Se X = Rd , la famiglia N := {insiemi 117 di misura di Lebesgue nulla} dei 3 null sets è una famiglia di insiemi piccoli . M := {insiemi 3. La famiglia di I categoria di Baire} dei meager sets disfa le prime tre condizioni. Se di Baire, M X 4 sod- è uno spazio di Banach, per il Teorema è una famiglia di insiemi piccoli. Osservazione 392. L'esempio precedente illustra come la nozione di famiglia di insiemi piccoli generalizzi in modo rigoroso i concetti di insiemisticamente piccolo, piccolo per la teoria della misura e topologicamente piccolo. Un'altra importante famiglia di insiemi piccoli è la famiglia L degli insiemi lipschitz-small di uno spazio normato, discussa nel seguito. Denizione 393 (Ipersuperci lipschitziane, insiemi lipschitz-small). Sia uno spazio normato. esistono X\H H⊂X Si dice che X è una ipersupercie lipschitziana se 1, un vettore v0 ∈ ψ : H → R tali che L = { u + ψ (u) v0 | v0 ∈ H}. lipschitz-small sets, la collezione L dei sottoinsiemi di sottospazio vettoriale chiuso di codimensione e una funzione lipschitziana Si denisce famiglia dei X L ⊂ X che siano contenuti in unioni al più numerabili di ipersuperci lipschitziane. Proposizione 394. Siano X uno spazio vettoriale topologico, sottospazio vettoriale chiuso di codimensione Φ: H × R 1 e v0 ∈ X \ H . H ⊂ X un Allora la mappa → X, (x, t) 7→ x + tv0 è un isomorsmo di spazi vettoriali topologici. Dimostrazione. Senza perdere in generalità (altrimenti la tesi è banale), sia X 6= ∅. H ha codimensione 1, Φ è un isomorsmo algebrico. Essendo la Φ è anche continuo. Si dimostra che anche l'inversa è continua. ∗ Poiché H è un iperpiano, esiste ϕ ∈ X tale che H = ker (ϕ), dunque ϕ (v0 ) 6= 0 e poiché per ogni y ∈ X esistono (x, t) ∈ H × R tali che y = x + tv0 , a meno di moltiplicare ϕ per la costante non nulla 1/ϕ (v0 ), si ha Poiché somma continua, ϕ (y) = ϕ (x) +t ϕ (v0 ) = t. | {z } | {z } =0 wlog=1 y ∈ X esiste x ∈ H tale che y = x + ϕ (x) v0 , da cui Φ−1 (y) = (x − ϕ (x) v0 , ϕ (x)), quindi anche Φ−1 è continua. Pertanto per ogni 3 Se dim (X) = +∞ per ogni x∈X e µ boreliana, invariante per traslazioni e tale che, 0 < µ (Br (x)) < +∞. L'idea è che le bolle chiuse non siano non esiste una misura r>0 si abbia compatte, dunque esiste una successione di punti aventi a due a due distanza maggiore di un numero ssato (e.g. (e.g < 1/3) 1). La famiglia delle bolle bolle centrate in quei punti e di raggi piccoli è pertanto contenuta nella bolla originaria e se tali bolle non hanno misura nulla, la misura dell'unione è innita. 4 Letteralmente, insiemi magri. 8.3 Dierenziabilità a meno di insiemi piccoli 118 Corollario 395. Siano X uno spazio normato, H ⊂ X un iperpiano chiuso, v0 ∈ X \H , Φ : H ×R → X , (x, t) 7→ x+tv0 e L ⊂ X . Allora L è una ipersuper−1 cie lipschitziana se e solo se Φ (L) è il graco di una funzione lipschitziana ψ : H → R. Dimostrazione. Banale. Osservazione 396. Siano • X uno spazio normato. L soddisfa le prime tre proprietà della denizione di famiglia Chiaramente di insiemi piccoli. • Poiché Φ−1 (L) interno vuoto. anche L è il graco di una funzione lipschitziana, è chiuso e ha Φ è un isomorsmo di spazi vettoriali topologici, int (L) = ∅, dunque L è mai denso. Pertanto gli I categoria. Allora, se X è uno spazio di Banach, L Poiché è un chiuso con L elementi di sono di è una famiglia di insiemi piccoli. • X = Rd , per il Teorema di Fubini L ha misura di Lebesgue d-dimensionale nulla (informalmente, ogni retta parallela a v0 interseca L in un solo Se punto). Rv0 R graph (ψ) L Φ H • Se X = R, • Se X = Rd , si ha H L = C. valgono le seguenti inclusioni tra C, N , M ed L, L M C Esercizio 397. Siano ψ: E → R N (X, ρ) uno spazio metrico, E ⊂ X L-lipschitziana. Si denisca non vuoto, una funzione ψb : X x → R, 7→ ψb (x) := inf (ψ (y) + Lρ (x, y)) . y∈E L>0 e 8.3 Dierenziabilità a meno di insiemi piccoli Si dimostri che ψb (è ben denita ed) è un'estensione dimostri inoltre che se anche ψb è 119 X è uno spazio normato, E L-lipschitziana di ψ . Si ψ è convessa, è convesso e convessa. Svolgimento. Per ipotesi, per ogni f (z) ≤ x ∈ X, per ogni y, z ∈ E , f (y) + L kz − yk ≤ f (y) + L kz − xk + L kx − yk ⇓ f (z) − L kz − xk ≤ f (y) + L kx − yk ⇓ f (z) − L kz − xk ≤ inf (f (y) + L kx − yk) = fe(x) , y∈C F := {ψ (y) + Lρ (·, y)}y∈E è una b è L-lipschitziana. famiglia di funzioni L-lipschitziane, per l'Esercizio 219 anche ψ Poiché, per ogni x ∈ E , si ha dunque ψb è ben denita. Poiché chiaramente ψb (x) = inf (ψ (y) + Lρ (x, y)) ≤ ψ (x) + Lρ (x, x) ≤ ψ (y) + Lρ (x, y) , y∈E | {z } =0 passando primo ed ultimo membro all'estremo inferiore per pertanto un'estensione di ψ. Si supponga inne che X y ∈ E , ψb risulta sia uno spazio normato, E sia convesso e che ψ sia convessa. Si ssino arbitrariamente x1 , x2 ∈ X ed ε > 0. Allora esistono y1 , y2 ∈ X tali che, se i ∈ {1, 2}, ψ (yi ) + L kxi − y1 k ≤ ψb (xi ) + ε, da cui segue, per ogni λ ∈ (0, 1), che ψb ((1 − λ) x1 + λx2 ) ≤ ψ ((1 − λ) y1 + λy2 ) + L k(1 − λ) (x1 − y1 ) + λ (x2 − y2 )k ≤ (1 − λ) ψ (y1 ) + λψ (y2 ) + (1 − λ) L kx1 − y1 k + λL kx2 − y2 k ≤ (1 − λ) ψb (x1 ) + λψb (x2 ) + ε. X uno spazio normato separabile, T : X → 2X M (T ) := {x ∈ X | Card (T (x)) > 1 } ∈ L. Teorema 398 (Zají£ek). Siano un operatore monotono, allora ∗ X 6= {0}. Sia D ⊂ SX numez ∈ M (T ) (se M (T ) = ∅ il teorema ∗ ∗ ∗ ∗ è banalmente vericato). Allora esistono az , bz ∈ T (z) tali che az 6= bz . Poi∗ ∗ ché az , bz sono continui e D è denso, esiste dz ∈ D tale che (senza perdere in ∗ ∗ generalità) az (dz ) < bz (dz ). Esistono allora due numeri αz , βz ∈ Q tali che Dimostrazione. Senza perdere in generalità, sia rabile e denso nella sfera unitaria. Si ssi a∗z (dz ) < αz < βz < b∗z (dz ) . mz ∈ N tale che ka∗z k ≤ mz e kb∗z k ≤ mz . ogni α, β ∈ Q e per ogni m ∈ N, l'insieme Esiste inoltre d ∈ D, per (8.3.1) Si denisca per ogni E (d, α, β, m) := { y ∈ M (T ) | esistono (deniti come sopra) dy =d, αy =α, βy =β, my =m} . 8.3 Dierenziabilità a meno di insiemi piccoli Chiaramente M (T ) = S d,α,β,m E (d, α, β, m) 120 e l'unione è numerabile. quindi dimostrare la tesi su uno di questi insiemi. Basta Si ssino arbitrariamente (d, α, β, m) ∈ D × Q2 × N e si denisca E := E (d, α, β, m). Si ssi ora (chia∗ ∗ ∗ ∗ ramente esiste) v ∈ X tale che v (d) > 0 e si ponga H := ker (v ). Si ha d ∈ X \ H . Si ssino arbitrariamente x, y ∈ E . Allora esistono ux , uy ∈ H e tx , ty ∈ R tali che x = ux + tx d e y = uy + ty d. Poiché l'operatore T è monotono, si ha a∗x − b∗y (x − y) a∗x − b∗y (ux − uy ) + (tx − ty ) a∗x − b∗y (d) ≤ 0 = ⇓ (tx − ty ) b∗y − a∗x (d) | {z } a∗x − b∗y (ux − uy ) ≤ (8.3.1) > β−α ≤ ≤ ∗ ax − b∗y kux − uy k ka∗x k + b∗y kux − uy k | {z } ≤2m ⇓ tx − ty ≤ ⇓ |tx − ty | ≤ 2m kux − uy k β−α [dall'arbitrarietà di x 2m kux − uy k . β−α e y] L'ultima disuguaglianza dimostra che per ogni h ∈ H , se ux = h = uy , allora tx = ty , dunque x = y . Allora per ogni h ∈ H esiste al più un x0 ∈ E tale che ux0 = h. Si deniscano dunque A := { ux0 | x0 ∈ E} ⊂ H e ψ : A → R, ux 7→ 2m tx . Si ha E = { u + ψ (u) d | u ∈ A} e la funzione ψ è β−α -lipschitziana. Per b : H → R estensione lipschitziana di ψ , quindi E l'Esercizio 397 esiste pertanto ψ n o è un sottinsieme dell'ipersupercie lipschitziana L = u + ψb (u) d u ∈ H . Osservazione 399. Questa dimostrazione (abbastanza naturale) è il tipico esempio di come si possa spezzare un insieme in un unione numerabile di sottoinsiemi controllando quanto i punti siano distanti tra loro. Corollario 400. Siano convesso e f: A→R X uno spazio di normato separabile, A⊂X convessa. Allora N G (f ) := {x ∈ A | f non è G-dierenziabile in x } ∈ L. Dimostrazione. È suciente denire T: X → ∗ 2X , ( x 7→ T (x) := ∂f (x) , x ∈ A 0, x ∈ X \ A. aperto e 8.3 Dierenziabilità a meno di insiemi piccoli 121 Osservazione 401. Il risultato precedente aerma in particolare che è di I categoria. N G (f ) Anché l'essere di A ⊂ Rd N F (f ) X sia uno spazio di Banach. è aperto e convesso e N F (f ) := {x ∈ A | f N G (f ) categoria signichi eettivamente che sia piccolo, si assume spesso che Corollario 402. Se dunque I f: A→R non è F-dierenziabile in è convessa, allora x } ∈ L, è di I categoria ed ha misura di Lebesgue nulla. Dimostrazione. Segue immediatamente dal corollario precedente, ricordando d che le funzioni convesse denite in R sono G-dierenziabili se e solo se sono F-dierenziabili. Fatto 403 (Teorema di Preiss-Zají£ek). Siano X∗ X T: X → 2 un operatore monotono osc (T, x) = limδ→0+ diam (T (Bδ (x))). Allora parabile, uno spazio normato, e per ogni x ∈ X X∗ se- si denisca N C (T ) = {x ∈ X | osc (T, x) > 0 } ∈ M. Corollario 404 (Importante). Siano A⊂X aperto e convesso e f: A→R N F (f ) := {x ∈ A | f X uno spazio normato, X∗ separabile, convessa e continua. Allora non è F-dierenziabile in x } ∈ M. Dimostrazione. Segue immediatamente dal Teorema di Preiss-Zají£ek e dal Teorema 382 sulla caratterizzazione della F-dierenziabilità. 8.3.1 Spazi di Asplund (cenni) Denizione 405 (Spazio di Asplund). Sia • X X uno spazio di Banach. si dice spazio di Asplund se ogni funzione convessa e continua denita su un aperto convesso di X è F-dierenziabile a meno di un insieme di I categoria; • X si dice spazio di Asplund debole se ogni funzione convessa e continua de- nita su un aperto convesso di X è G-dierenziabile a meno di un insieme di I categoria. Osservazione 406. Gli spazi di Asplund sono quelli per cui vare l'importante corollario del teorema di Teorema di Preiss-Zají£ek. Denizione 407 (Slice). Siano non vuoto. Si dice che di E S⊂E X uno spazio vettoriale topologico ed è una slice di E se S E⊂X è un intresezione non vuota con un semispazio aperto. Fatto 408. Sia valenti: X uno spazio di Banach. Le seguenti aermazioni sono equi- 8.3 Dierenziabilità a meno di insiemi piccoli 1. X 122 è uno spazio di Asplund; 2. per ogni Y ⊂X ε > 0 diam (S) < ε; 3. per ogni sottospazio separabile, e per ogni E ⊂ X∗ Y∗ è separabile; limitato esiste una slice 4. vale il Teorema di Radon-Nikodym per misure a valori in S X ∗, di E ovvero per 5 ∗ misure ν : Σ → X (Ω, Σ), per ogni coppia di µ : Σ → [0, +∞], con ν assolutamente continua rispetto a µ, esiste ∗ funzione f : Ω → X misurabile e µ-integrabile secondo Bochner tale ´ per ogni E ∈ Σ, ν (E) = E f dµ. ogni spazio misurabile Fatto 409. Sia • • (X, k·k) una norma F-dierenziabile su X ammette k·k, allora X è una norma G-dierenziabile su se 5 Funzioni d'insieme e una che, uno spazio di Banach; X ammette k·k, allora X è se con X \ {0} ed equivalente a X \ {0} ed equivalente a uno spazio di Asplund; uno spazio di Asplund debole. σ -additive e nulle sull'insieme vuoto. Capitolo 9 Appendice 9.1 Categorie e spazi di Baire Denizione 410 (Categorie e spazi di Baire). Siano e X uno spazio topologico A ⊂ X. 1. Si dice che A è mai denso se 1 int A = ∅, i.e. se non è denso in alcun aperto non vuoto ; 2. A è di prima categoria (di Baire) se esiste una successione 2 {An }n∈N ⊂ X di insiemi mai densi tali che A= +∞ [ An ; n=1 3. A è di seconda categoria (di Baire) se 4. X è uno spazio di Baire se per ogni 3 A non è di I categoria. G⊂X aperto non vuoto, G è di II categoria . Esercizio 411. Siano X Ac 1. A è mai denso se e solo se 2. A è un chiuso mai denso se e solo se 3. se A è mai denso e A ⊂ X. uno spazio topologico e E ⊂ A, Allora: è denso; Ac allora anche è un chiuso denso; E è mai denso; 4. se esiste B⊃A di I categoria, allora anche 5. se esiste E⊂A di II categoria, allora anche A è di I categoria; A è di II categoria; 1 Gli insiemi mai densi sono da interpretarsi come topologicamente piccoli. 2 Anche gli insiemi di I categoria sono da pensarsi piccoli in molti spazi topologici. un po' l'equivalente degli insiemi di misura nulla negli spazi di misura. 3 Cioè se tutti gli aperti non vuoti sono topologicamente grandi. Sono 9.1 Categorie e spazi di Baire 124 Svolgimento. 1. Segue immediatamente dalla seguente identità: c . (E c ) = int E ∀E ⊂ X, 2. Segue direttamente dal punto precedente. 3. Se E ⊂ A, 4. Sia allora B ⊃ A E⊂A e conseguentemente di I categoria. Allora esiste una successione si ha An S B = di insiemi mai densi tali che An := A ∩ Bn , int E ⊂ int A = ∅. n∈N Bn . {Bn }n∈N ⊂ X n ∈ N, Detto per ogni mai denso (punto precedente) e [ A=A∩ Bn = [ n∈N n∈N [ (A ∩ Bn ) = An . n∈N | {z } =B⊃A 5. Sia E ⊂ A di II categoria. Si supponga per assurdo che Per il punto precedente allora Teorema 412. Sia X E A sia di I categoria. è di I categoria. Assurdo. spazio topologico. Le seguenti aermazioni sono equiva- lenti: 1. X è di Baire; 2. per ogni T n∈N Gn {Gn }n∈N ⊂ X successione 4 è densa in X . di aperti densi in X, l'intersezione Inoltre entrambe le precedenti implicano le due aermazioni equivalenti: a. per ogni successione di insiemi chiusi esiste b. X n0 ∈ N {Fn }n∈N ⊂ X tali che X= S n∈N Fn , int (Fn0 ) 6= ∅; tale che è di II categoria. Dimostrazione. Si dimostrano separatamente le varie implicazioni. 1. ⇒ 2.) Si supponga che X sia di Baire. Sia {Gn }n∈N ⊂ X una successione di aperti densi. Si supponga per assurdo che \ Gn ( X. n∈N Sia H := T n∈N Gn . H= c . Allora è un aperto non vuoto e !c \ n∈N 4 In H Gn !c ⊂ \ n∈N Gn = [ c (Gn ) . n∈N particolare è dunque non vuota. Questo fatto si utilizzerà spesso nel seguito. 9.1 Categorie e spazi di Baire Per ogni n ∈ N, poiché Gn 125 è un aperto denso, per l'Esercizio 411 c n ∈ N anche H ∩ (Gn ) un chiuso mai denso. Allora per ogni c (Gn ) è è mai denso. Dunque [ H= n∈N c (H ∩ (Gn ) ) {z } | mai denso è un aperto non vuoto di I categoria. Assurdo. 2. ⇒ 1.) Si dimostra la contronominale. G ⊂ X Sia una aperto non vuoto di I {An }n∈N ⊂ X categoria. Esiste allora una successione di insiemi mai densi tale che G= [ An . n∈N Per ogni n ∈ N S è un aperto denso, tuttavia n∈N Hn si denisca l'aperto denso ! G∩ \ Hn \ = G∩ n∈N An Hn := An c c . Allora anche !c ! =G∩ [ An n∈N n∈N !c [ ⊂ G∩ An = G ∩ Gc = ∅. n∈N Assurdo. 2. ⇒ a.) {Fn }n∈N ⊂ X [ X= Fn Si dimostra la contronominale. Sia tale che una successione di chiusi (9.1.1) n∈N e per ogni n ∈ N, int (Fn ) = ∅. Allora, per ogni n ∈ N, Gn := Fnc è un aperto denso. Passando al complementare nella (9.1.1), si ottiene pertanto ∅ = Xc = \ Gn . n∈N Assurdo a. ⇔ b. Si lascia la verica di questa ultima equivalenza come esercizio al lettore interessato. Esercizio 413. Sia X uno spazio di Baire. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: a. per ogni successione di insiemi chiusi esiste b. X n0 ∈ N tale che è di II categoria. int (Fn0 ) 6= ∅; {Fn }n∈N ⊂ X tali che X= S n∈N Fn , 9.1 Categorie e spazi di Baire 126 Svolgimento. a. ⇒ b.) b. ⇒ a.) {An }n∈N ⊂ X una successione di S A n∈N n . Allora X = n∈N An , assurdo. Per assurdo, sia che X= S insiemi mai densi tali Dalla contronominale segue immediatamente la tesi. Esempio 414 (II categoria 6⇒ Baire). Se X è di II categoria non è detto che X X = [0, 1] ∪ ([2, 3] ∩ Q) con la topologia indotta da quella euclidea su R. Allora X è di II categoria (in quanto [0, 1] lo è) ma non è di Baire perchè l'aperto [(2, 3)] ∩ Q è di I categoria. sia di Baire. Ad esempio sia Esercizio 415. Sia X uno spazio di Baire ed A ⊂ X un aperto non vuoto. Allora 1. se E ⊂A è mai denso in mai denso in 2. A A (con la topologia indotta da X ), allora E è X; (con la topologia indotta da X) è uno spazio di Baire. Svolgimento. 1. Si supponga per assurdo che X 6= ∅. intX E Allora esiste U ⊂X aperto X U ⊂ E . Per denizione di chiusura, dunque, U ∩ E 6= ∅. E ⊂ A, in particolare, U ∩ A 6= ∅ e per denizione di topologia A X X indotta, U ∩ A è aperto in A. Poiché E = E ∩ A, da U ⊂ E segue A U ∩ A ⊂ E , ovvero E non è mai denso in A. Assurdo. in X tale che Essendo A un aperto non vuoto, G ⊂ A è aperto in A se e solo se G è X . Si supponga per assurdo l'esistenza di G ⊂ A aperto in A (dunque in X ), non vuoto, di I categoria in A. Si vuole dimostrare che G è di I categoria in X (dunque che X non è di Baire). Sia {Fn }n∈N ⊂ A S una successione di insiemi mai densi in A, tali che G = n∈N Fn . Per il punto precedente, per ogni n ∈ N, Fn è mai denso in X , dunque G è un aperto non vuoto di I categoria in X . Assurdo. 2. Essendo aperto in Denizione 416 (Spazio localmente compatto). Sia Si dice che U ∈ U (x) X è localmente compatto se per ogni esiste un intorno V ∈ U (x), con V ⊂U X uno spazio topologico. x ∈ X e per ogni intorno compatto. Teorema 417 (di Baire). Si supponga la validità di almeno una delle seguenti: 1. X è uno spazio metrico completo; 2. X è uno spazio topologico compatto di Hausdor; 9.2 Funzioni semicontinue 3. X 127 è uno spazio topologico di Hausdor localmente compatto. Allora X è uno spazio di Baire. Esempio 418. Con il Teorema di Baire si può dimostrare che esistono (tante!) funzioni continue mai derivabili. Con un po' di artici tecnici si dimostra che in C ([0, 1]) l'insieme delle funzioni in mai derivabili è di II categoria mentre l'insieme delle funzioni derivabili in almeno un punto è soltanto di I categoria. 9.2 Funzioni semicontinue Denizione 419 (Funzione semicontinua). Siano T uno spazio topologico, f : T → R e x0 ∈ T . Si dice che f è inferiormente semicontinua in x0 se per ogni t ∈ R, t < f (x0 ) esiste un intorno U ∈ U (x0 ) tale che, per ogni x ∈ U , t < f (x) . Si dice che f è superiormente semicontinua in x0 se −f è inferiormente semicontinua in x0 . Esercizio 420. Siano T uno spazio topologico, f : T → R e x0 ∈ T . Si dimostri f è continua in x0 se e solo se f è inferiormente e superiormente semicontinua x0 . che in Denizione 421 (lim sup e e x0 ∈ T . lim inf ). Siano T uno spazio topologico, f: T →R Si deniscono lim inf f (x) := lim sup f (x) := x→x0 x→x0 sup inf f (x) , inf sup f (x) . U ∈U (x0 ) x∈U \{x0 } U ∈U (x0 ) x∈U \{x0 } Esercizio 422. Siano che esiste il limite T uno spazio topologico, f : T → R e x0 ∈ T . Si dimostri limx→x0 f (x) se e solo se lim inf x→x0 f (x) = lim supx→x0 f (x). Teorema 423. Siano T uno spazio topologico e f : T → R. Le seguenti aer- mazioni sono equivalenti. 1. f è inferiormente semicontinua su T; 2. per ogni t ∈ R, l'insieme { x ∈ T | f (x) > t} è aperto; 3. per ogni t ∈ R, l'insieme { x ∈ T | f (x) ≤ t} è chiuso; 4. l'epigraco 5. per ogni epi (f ) := { (x, t) ∈ T × R | f (x) ≤ t} x0 ∈ T si ha f (x0 ) ≤ lim inf f (x) . x→x0 Dimostrazione. è chiuso in T × R; 9.2 Funzioni semicontinue 128 1. ⇔ 2.) Per ogni t ∈ R e { x ∈ T | f (x) > t} è aperto se e solo se per ogni t ∈ R e per ogni x0 ∈ { x ∈ T | f (x) > t} esiste U ∈ U (x0 ) tale che U ⊂ { x ∈ T | f (x) > t} se e solo se per ogni t ∈ R e per ogni x0 ∈ T tali che t < f (x0 ) esiste U ∈ U (x0 ) tale che per ogni x ∈ U si abbia t < f (x) se e solo se per ogni x0 ∈ T f è inferiormente semicontinua in x0 . 2. ⇔ 3.) Ovvio. 1. ⇔ 4.) epi (f ) è chiuso in T × R se e solo se il complementare dell'epiT \ epi (f ) = { (x, t) ∈ T × R | f (x) > t} è aperto in T × R se e solo se per ogni x ∈ T e per ogni t ∈ R tali che t < f (x) esistono U ∈ U (x) e V ∈ U (t) tali che, per ogni x0 ∈ U e per ogni t0 ∈ V si abbia t0 < f (x0 ). 0 Quest'ultima aermazione implica in particolare (per t = t) che f sia inferiormente semicontinua su T . Viceversa, siano f inferiormente semicontinua su T e (x, t) ∈ T × R tale che t < f (x). Sia e t ∈ R, t < e t < f (x). Essendo f inferiormente semicontinua su T esiste U ∈ U (x) tale che, per 0 ogni x ∈ U si abbia e t < f (x0 ). Detto V := t − 1, e t ∈ U (t) si ha allora, 0 0 0 0 per ogni x ∈ U e per ogni t ∈ V , t < f (x ). L'epigraco graco 1. ⇒ 5.) Sia x0 ∈ T . Per denizione, per ogni lim inf f (x) = x→x0 sup V ∈ U (x0 ) inf U ∈U (x0 ) x∈U \{x0 } f (x) ≥ inf x∈V \{x0 } f (x) . f inferiormente semicontinua in x0 , per ogni t ∈ R, t < f (x0 ), esiV ∈ U (x0 ) tale che, per ogni x ∈ V , t < f (x), dunque lim inf x→x0 f (x) ≥ t. Dall'arbitrarietà di t segue la tesi. Essendo ste 5. ⇒ 2.) Siano t ∈ R e x0 ∈ { x ∈ T | f (x) > t}. Si vuole dimostrare l'esistenza U ∈ U (x0 ) tale che U ⊂ { x ∈ T | f (x) > t}. Poiché di un intorno sup inf U ∈U (x0 ) x∈U \{x0 } esiste un intorno U ∈ U (x0 ) Corollario 424. Siano ogni α ∈ I , fα : T → R T f (x) = lim inf f (x) ≥ f (x0 ) > t, x→x0 tale che inf x∈U \{x0 } f (x) > t. uno spazio topologico, I un insieme arbitrario, per una funzione inferiormente semicontinua e g: T x → R, 7→ sup fα (x) . α∈I Allora g è inferiormente semicontinua. Dimostrazione. Basta osservare che epi (g) = { (x, t) ∈ T × R | g (x) ≤ t} = { (x, t) ∈ T × R | ∀α ∈ I, fα (x) ≤ t} \ epi (fα ) . = α∈I 9.3 Teoremi di Hahn-Banach Teorema 425 (Importante!). Siano R 129 T inferiormente semicontinua. Allora uno spazio topologico compatto e f 5 f: T → assume il suo minimo . α := inf f (T ) ∈ R. Se α = +∞, la tesi è banalmente α < +∞ esiste una successione monotona strettamente decrescente {an }n∈N ⊂ R tale che, per n → +∞, an & α. Per ogni n ∈ N, sia Fn := {x | f (x) ≤ an }. Poiché {Fn }n∈N è una successione di compatti (in quanto chiusi inclusi in un compatto) non vuoti (in quanto per ogni n ∈ N, si h αn > α = inf f (T )) inscatolati (in quanto per ogni n ∈ N, si ha αn > αn+1 ), si ha \ { x ∈ T | f (x) = α} = Fn 6= ∅. Dimostrazione. Sia vericata. Se n∈N Corollario 426. Siano T uno spazio topologico compatto e mente semicontinua. Allora f f: T →R inferior- è limitata inferiormente. Dimostrazione. Segue banalmente dal teorema precedente. 9.3 Teoremi di Hahn-Banach Teorema 427 (Hahn-Banach algebrico). Siano X convessi, non vuoti, ϕ ∈ X ] \ {0} tale che con a-int (A) 6= ∅ e X uno spazio vettoriale, A, B ⊂ a-int (A) ∩ B = ∅. Allora esiste sup (ϕ (A)) ≤ inf (ϕ (B)) . Osservazione 428 (Signicato geometrico). Sia α ∈ [sup (ϕ (A)) , inf (ϕ (B))] H = ϕ−1 (α). Allora l'iperpiano H separa A e B . In particolare, per ogni x ∈ a-int (A) si ha ϕ (x) < inf (ϕ (B)), infatti se non valesse la separazione stretta ci si potrebbe muovere su punti di B senza uscire da A. e si consideri l'iperpiano H = ϕ−1 (α) A B Figura 9.3.1: Anche se si toccano sul bordo, 5È H separa A e B. una versione più debole del teorema di Weiestrass. In modo analogi si dimostra che le funzioni superiormente semicontinue assumono il massimo sui compatti. Conseguentemente le funzioni continue denite su compatti assumono massimo e minimo. 9.3 Teoremi di Hahn-Banach 130 Esempio 429 (La convessità è necessaria). Se uno dei due insiemi non è convesso, non esistono in generale iperpiani che separano i due insiemi. Figura 9.3.2: Due insiemi non linearmente separabili. Esercizio 430. Siano X uno spazio vettoriale topologico T2 localmente convesso e A, B ⊂ X convessi e non vuoti. Se A è compatto, B è chiuso V ∈ U (0) aperto, convesso e tale che (A + V ) ∩ B = ∅. e A ∩ B 6= ∅, esiste A+V A B Figura 9.3.3: Separazione forte Teorema 431 (Hahn-Banach topologico). Siano logico e A, B ⊂ X int (A) 6= ∅ e int (A) ∩ B = ∅, sup (ϕ (A)) ≤ inf (ϕ (B)). 1. Se 2. Sia X X uno spazio vettoriale topo- convessi e non vuoti. allora esiste ϕ ∈ X ∗ \ {0} localmente convesso e T2 , A compatto, B chiuso e A ϕ ∈ X ∗ \ {0} tale che sup (ϕ (A)) < inf (ϕ (B)). tale che ∩ B = ∅. Allora esiste Dimostrazione. int (A) = a-int (A), dunque dal Teorema di Hahnϕ ∈ X ] \ {0} tale che sup (ϕ (A)) ≤ inf (ϕ (B)). denso, per il Teorema 108, ϕ è continua. 1. Per il Teorema 80, si ha Banach algebrico esiste Poiché ker (ϕ) non è V ∈ U (0) aperto, convesso e tale che (A + V )∩B = ∅. Poiché int (A + V ) 6= ∅, (A + V ) e B si possono separare 2. Per l'esercizio precedente esiste per il punto precedente. 9.3 Teoremi di Hahn-Banach 131 Teorema 432. Siano X uno spazio vettoriale topologico T2 localmente convesso A, B ⊂ X convessi, nito-dimensionali e con ri (A) ∩ ri (B) = ∅. Allora esiste ϕ ∈ X ∗ \ {0} tale che sup (ϕ (A)) ≤ inf (ϕ (B)) e e ϕ|A∪B non è costante (i.e. Esempio 433 (L'ipotesi inf (ϕ (A)) < sup (ϕ (B))). ri (A) ∩ ri (B) = ∅ è necessaria). Nonostante siano nito-dimensionali, se i due insiemi non hanno interni relativi disgiunti il teo- R2 B una retta ed A = B . La separazione diventa allora banale (iperpiano separatore H = A = B ) ma ϕ|A∪B è costante. rema precedente è falso in generale. Ad esempio, siano in Corollario 434. Siano con int (C) 6= ∅ e X x0 ∈ ∂C . uno spazio vettoriale topologico, C ∗ Allora esiste ϕ ∈ X \ {0} tale che ⊂ X convesso ϕ (x0 ) ≥ sup (ϕ (C)) . H := ϕ−1 (x0 ) per x0 . L'iperpiano passante viene detto iperpiano di supporto x0 . 6 l'insieme C, H C Figura 9.3.4: Iperpiano di supporto Dimostrazione. Segue direttamente dal Teorema di Hahn-Banach topologico. Esempio 435 (Gli iperpiani di supporto non sono unici). Il corollario precedente garantisce l'esistenza di almeno un iperpiano di supporto. L'unicità è però falsa. Si noti infatti che nei punti angolosi gli insiemi convessi supportano inniti iperpiani. 6 La notazione corrette è iperpiano di supporto l'insieme all'insieme C . È l'insieme C C , non iperpiano di supporto che supporta l'iperpiano, non viceversa. 9.4 Net 132 x0 . C Figura 9.3.5: Iperpiano di supporto Corollario 436. Sia X uno spazio vettoriale topologico T2 localmente convesso, C ⊂ X convesso e chiuso, x0 ∈ X \ C . Allora esiste ϕ ∈ X ∗ \ {0} tale che ϕ (x0 ) > sup (ϕ (C)). x0 . C Figura 9.3.6: Separazione forte di un punto da un insieme convesso chiuso Dimostrazione. Segue direttamente dal Teorema di Hahn-Banach topologico. 9.4 Net Osservazione 437 (Da successioni a net). Dato un insieme è una mappa ϕ : N → E. E , una successione Spesso si confonde (con un abuso di notazione) la {xn }n∈N := {ϕ (n)}n∈N . Si {xn }n∈N ) se esiste una mappa ψ : N → N strettamente crescente tale che ϕ0 = ϕ ◦ ψ . Utilizzando il medesimo abuso di notazione, si indica {nk }k∈N := {ψ (k)}k∈N e si dice che {xnk }k∈N è una sottosuccessione di {xn }n∈N . Per denizire ed utilizzare le net si procede in modo analogo, sfruttando gli stessi abusi di notazione ma ad N si sostituisce successione con la sua immagine, indicandola con dice poi che ϕ0 è una sottosuccessione di un insieme di indici più generale. ϕ (o di 9.4 Net 133 Denizione 438 (Insieme diretto). Sia I un insieme. Si dice che I è un insieme diretto (verso l'alto) se I 1. su è denito un preordine (parziale) ≤ (cioè è una relazione riessiva e transitiva), 2. per ogni α, β ∈ I esiste un γ∈I tale che γ≥α e γ ≥ β. Osservazione 439. Gli insiemi diretti sono quelli utilizzabili come insiemi di indici. Intuitivamente sono insiemi crescenti. La seconda richiesta (I cre- scente) va espressa in questo modo perché gli indici non sono in generale tutti confrontabili tra loro. Esempio 440. Esempi di insiemi diretti sono S, l'insieme delle parti di S (N, ≤) , (R, ≤) o per ogni insieme (S) , ⊂). dotato dell'inclusione(P Esercizio 441. Siano [a, b]. Si dimostri che −∞ < a < b < +∞ e sia P (P, ⊂) è un insieme diretto. Svolgimento. L'inclusione lunque, si ha S⊂S ⊂ l'insieme delle partizioni di è un preordine, infatti se S, T, V sono insiemi qua- e [S ⊂ T, T ⊂ V ] ⇒ S ⊂ V. Inoltre l'insieme è crescente, infatti per ogni P, Q ∈ P è chiaro che P ∪Q ∈ P P, Q ⊂ P ∪ Q. e che Esercizio 442 (Importante). Siano Si dimostri che la famiglia per ogni U, V ∈ U (x) X uno spazio vettoriale topologico e x ∈ X . U (x) degli intorni di x dotata della relazione denita da U ≤V ⇔ U ⊃V 7 è un insieme diretto . U ∈ U (x) si ha U ≤ U , infatti U ⊃ U . Per ogni U, V, W ∈ U ≤ V e V ≤ W segue U ≤ W , infatti da U ⊃ V e V ⊃ W segue chiaramente U ⊃ W . Dunque (U (x) , ⊃) è un preordine. Per dimostrare che U (x) è crescente basta osservare che se U, V ∈ U (X) esistono GU ⊂ U aperto tale che x ∈ GU e GV ⊂ V aperto tale che x ∈ GV . Poiché l'intersezione di due aperti è ancora un aperto, GU ∩ GV ∈ U (x) e chiaramente U, V ⊃ GU ∩ GV . Svolgimento. Per ogni U (x), da Denizione 443 (Net, subnet). Siano (qualunque). Una net in E I un insieme diretto ed è una mappa ϕ : I → E. E un insieme Una subnet di ϕ è una mappa ψ ϕ ϕ ◦ ψ : J −→ I −→ E, dove J è un insieme diretto e tale che per ogni α ∈ I esiste ψ : J → I è una net che tende all'innito, cioè β0 ∈ J tale che per ogni β ∈ J , β ≥ β0 si ha ψ (β) ≥ α. Analogamente a quanto fatto per le successioni, se si denota la net con (xα )α∈I := (ϕ (α))α∈I ⊂ X e, posto (αβ ) β∈J := (ψ (β))β∈J , si denota la subnet con xαβ := xψ(β) β∈J . β∈J 7 Si noti che la relazione di inclusione è rigirata! 9.5 Topologie deboli 134 Osservazione 444. Ogni successione è una net. Denizione 445 (Limite di una net). Siano X una net in e x ∈ X. X uno spazio topologico, Si dice che la net tende (o converge) a x (xα )α∈I x è un (o che limite della net) e si scrive α∈I xα −→ x se per ogni xα ∈ U . U ∈ U (x) esiste un α0 ∈ I tale che, per ogni α ∈ I , α ≥ α0 si ha Qualora non ci sia rischio di confusione tra gli indici, la notazione di limite verrà semplicata in xα → x. Esercizio 446. Ogni subnet di una net convergente converge agli stessi limiti. X uno spazio topologico, x ∈ X , (xα )α∈I ⊂ X una net tale xα → x e xαβ β∈J una sua subnet. Sia U ∈ U (x). Per denizione di limite esiste α0 ∈ I tale che, per ogni α ∈ I , α ≥ α0 , si ha xα ∈ U . Per denizione di subnet, {αβ } β∈J tende all'innito, ovvero per ogni α ∈ I esiste β0 ∈ J tale che, per ogni β ∈ J , β ≥ β0 , si ha αβ ≥ α. Questo vale in particolare per α0 . Si è dunque dunque dimostrato che esiste β0 ∈ J tale che, per ogni β ∈ J , β ≥ β0 , si ha αβ ≥ α0 che per la convergenza di (xα )α∈I implica xαβ ∈ U . Svolgimento. Siano che Esercizio 447 (Proprietà di base delle net). Sia X uno spazio topologico. Si dimostri che T2 ⇔ 1. X 2. A⊂X è ogni net ha al più un limite; è chiuso ⇔ per ogni net (xα )α∈I ⊂ A e per ogni x ∈ X, [xα → x ⇒ x ∈ A] ; 3. X è compatto ⇔ ogni net in X ha una subnet convergente; Y è uno spazio topologico, F : X → Y (xα )α∈I ⊂ X e per ogni x ∈ X , 4. se anche è continua ⇔ per ogni net [xα → x ⇒ F (xα ) → F (x)] . 9.5 Topologie deboli Denizione 448 (Topologia debole L ⊂ X] σ (X, L)). Siano X uno spazio vettoriale ed un sottospazio vettoriale. Per ogni insieme nito e per ogni ε > 0, sia VF,ε := n \ F := {f1 , . . . , fn } ⊂ L {|fn | < ε} . k=1 La topologia lineare generata dal sistema fondamentale di intorni dell'origine { VF,ε | F ⊂ L nito, ε>0} prende da L e si indica con σ (X, L). il nome di topologia debole su X determinata 9.5 Topologie deboli 135 Osservazione 449. Scritti in modo esplicito, gli aperti di A ⊂ X tali che x + VF,ε ⊂ A. per ogni x ∈ A F ⊂ L esistano σ (X, L) sono insiemi ε > 0 tali che nito ed ⊂ RL . Osservazione 450. A meno di un isomorsmo di spazi vettoriali, si ha X x∈X Infatti ogni si può identicare con la 8 mappa x b : L → R, ` 7→ ` (x) . Chiaramente x b ∈ L] ⊂ RL e la mappa su questa mappa in seguito. x↔x b è biunivoca e lineare. Ritorneremo Esercizio 451 (Proprietà di σ (X, L)). Siano X uno spazio vettoriale ed L ⊂ X] un sottospazio vettoriale. Si dimostrino le seguenti aermazioni. 1. σ (X, L) è una topologia lineare localmente convessa. 2. Le seguenti aermazioni sono equivalenti: (a) σ (X, L) (b) L è T2 ; X (ovvero se e solo f ∈ L tale che f (x) 6= f (y)); T ⊥ L := f ∈L ker (f ) = {0}. separa i punti di se per ogni x, y ∈ X , x 6= y esiste (c) 3. Se τ è una topologia su (a) τ = σ (X, L); (b) τ X, le seguenti aermazioni sono equivalenti: è la topologia più debole τ è la topologia lineare più debole tale che (d) τ è la topologia indotta su L ⊂ X] L; che renda continui gli elementi di (c) Esercizio 452 (Metrizzabilità di 1. 9 X ∗ (X, τ ) = L; dalla topologia prodotto su σ (X, L)). Siano X RL . uno spazio vettoriale ed un sottospazio vettoriale. Si dimostrino le seguenti aermazioni. (X, σ (X, L)) è metrizzabile se e solo se la dimensione di X è al più numerabile. 2. Se se 3. Se X è normato e L ⊂ X ∗ è X è nito-dimensionale. X è normato, chiuso, (BX , σ (X, L)) (X, σ (X, L)) è metrizzabile se e solo è metrizzabile se e solo se L è separabile. Denizione 453 (Bolla/sfera unitaria). Sia indicano con BX (X, k·k) uno spazio normato. Si BX := { x ∈ X | kxk ≤ 1} e con SX = { x ∈ X | kxk = 1}. la bolla unitaria chiusa, la sfera unitaria chiusa, SX := ∂BX 8 Proprio a causa di quest'identicazione, la mappa x e viene spesso indicata con x. 9 Qui e nel seguito con più debole si intende meno ne, ovvero contenente il minor di aperti. numero 9.5 Topologie deboli 136 Osservazione 454. Sia ϕ ∈ X∗ si ha X uno spazio supx∈BX ϕ (x) < +∞. Denizione 455 (Norma duale). Sia k·k : X ∗ → ϕ 7→ normato. Per il Teorema 108, per ogni X uno spazio normato. La funzione [0, +∞) , kϕk := sup ϕ (x) x∈BX prende il nome di norma duale. Proposizione 456 (Il duale è sempre di Banach). Sia Lo spazio vettoriale X∗ X uno spazio normato. dotato della norma duale è uno spazio di Banach. Dimostrazione. La dimostrazione che la norma duale sia una norma è una sem∗ plice verica. Sia {ϕn }n∈N ⊂ X di Cauchy. Allora, per ogni ε > 0 esiste N ∈ N tale che, per ogni n, m ∈ N, n ≥ N , ε > kϕn − ϕm k = sup (ϕn (x) − ϕm (x)) x∈BX = sup |ϕn (x) − ϕm (x)| , x∈BX ovvero la successione di funzioni n o (ϕn )|B soddisfa la condizione di Caun∈N chy uniforme, pertanto converge uniformemente alla restrizione su BX di una ∗ funzione lineare e continua ϕ ∈ X . X Osservazione 457. Nel seguito si assumerà sempre che X∗ sia dotato della norma duale. Proposizione 458. Sia (X, k·k) uno spazio normato. Allora, per ogni x ∈ X, kxk = max ϕ (x) . ϕ∈BX ∗ Dimostrazione. Senza perdere in generalità, sia ϕ ∈ BX ∗ x∈X con kxk = 1. Per ogni si ha ϕ (x) ≤ |ϕ (x)| ≤ kϕkX ∗ kxk , | {z } |{z} ≤1 =1 supϕ∈BX ∗ ϕ (x) ≤ 1. Per il solito corollario del Teorema di Hahn-Banach ψ ∈ X ∗ \ {0}, che senza perdere in generalità si può supporre con kψkX ∗ = 1, tale che ψ (x) ≥ sup (ψ (BX )) = kψkX ∗ . Dalle disuguaglianze precenti segue quindi che ψ assume la sua norma in x, ovvero che ψ (x) = 1. dunque topologico esiste Osservazione 459 (Norma e norma duale). Siano y∈X e ψ ∈ X ∗. X uno spazio normato, Si noti la somiglianza nei due modi di esprimere la norme kψkX ∗ = sup ψ (x) x∈BX e kykX = max ϕ (y) . ϕ∈BX ∗ L'importante dierenza è che nel secondo caso la norma viene assunta. 9.5 Topologie deboli 137 Proposizione 460. Sia X uno spazio normato. Per ogni x b: X∗ x ∈ X , il funzionale10 → R, ϕ 7→ ϕ (x) è continuo e la mappa X x → X ∗∗ , 7→ x b è un'isomertia lineare. Dimostrazione. Per ogni x ∈ X, . =kb xkX ∗∗ sup |b x (ϕ)| = ϕ∈BX ∗ }| { sup x b (ϕ) z ϕ∈BX ∗ . = sup ϕ (x) ϕ∈BX ∗ = kxkX . La linearità è una verica immediata. Denizione 461 (Immersione canonica nel duale secondo o mappa di James). Sia X uno spazio normato. La mappa J : X → X ∗∗ , x 7→ x b := [ϕ 7→ ϕ (x)] viene detta immersione canonica di X X ∗∗ in o mappa (canonica) di James. Osservazione 462. Poiché la mappa di James è un'isometria lineare, a meno di questa identicazione canonica (che nel seguito si darà sempre per scontata) X è un sottospazio (chiuso se X è completo) di Denizione 463 (Spazio riessivo). Sia è uno spazio riessivo se X X ∗∗ . uno spazio normato. Si dice che X X = X ∗∗ . Osservazione 464. Poiché i duali sono sempre completi, sono uno spazio di Banach può essere riessivo. Tutti gli spazi riesivi sono pertanto spazi di Banach. Denizione 465 (Topologia debole). Sia w := σ (X, X ∗ ) X uno spazio normato. La topologia prende il nome di topologia debole (su Denizione 466 (Topologia debole star). Sia topologia w∗ := σ (X ∗ , X) (più precisamente, nome di topologia debole star (su 10 Introdotto X ∗ ). più in generale nell'Osservazione 450. X ). X uno spazio normato. La w∗ := σ (X ∗ , J (X))) prende il 9.5 Topologie deboli Esercizio 467. Siano 138 (X, k·k) uno spazio normato e τk·k la sua topologia naturale indotta dalla norma. Si dimostrino le seguenti aermazioni. w ∗ (X, w) = X ∗ . 1. La topologia debole tale che 2. Si ha sempre è una topologia lineare localmente convessa w ⊂ τk·k e vale l'uguaglianza se e solo se X T2 è nito-dimensionale. w è una topologia lineare localmente convessa T2 ∗ ∗ (X ∗ , w∗ ) = X (più precisamente, (X ∗ , w∗ ) = J (X)). 3. La topologia debole tale che 4. Detta w la topologia debole su glianza se e solo se X X ∗, C è chiuso se e solo se e vale l'ugua- C X è uno spazio normato e C ⊂ X w-chiuso. w-chiuso, chiaramente C è chiuso. Viceversa, sia C X \ C è w-aperto. Sia x ∈ X \ C . Allora esiste ϕ ∈ X ∗ \ {0} tale che ϕ (x) > sup (ϕ (C)) =: σ . Allora l'insieme {ϕ > σ} è un w-intorno di x che non interseca C . Dimostrazione. Se C w∗ ⊂ w e è uno spazio riessivo. Proposizione 468 (Convessità). Siano convesso. Allora si ha sempre e è chiuso. Si vuole dimostrare che Corollario 469. Siano X uno spazio normato ed E ⊂ X. Allora convw (E) = conv (E) . Fatto 470 (Compattezza). Sia 1. BX X è compatta se e solo se uno spazio normato. Allora X è nito-dimensionale; 2. le seguenti aermazioni sono equivalenti: (a) BX (b) X (c) BX è w-compatta, è uno spazio riessivo, è w-compatta per successioni (Teorema di Eberlein-mulian), ∗ ϕ ∈ X assume la sua norma su BX , ovvero kϕkX ∗ = max (ϕ (BX )) (Teorema di James); (d) ogni 3. BX ∗ è w∗ -compatta Corollario 471. Sia 1. ogni insieme X per ogni (Teorema di Banach-Alaoglu). uno spazio normato. Allora w-chiuso e limitato in uno spazio riessivo è w-compatto; 2. ogni insieme convesso chiuso e limitato in uno spazio riessivo è 3. ogni insieme w∗ -chiuso e limitato in Corollario 472 (Punti estremi). Sia 1. ∗ ϕ ∈ X ∗, BX ∗ = convw (ext (BX ∗ )); X X∗ è compatto; uno spazio normato. Allora w-compatto; 9.5 Topologie deboli 139 X è riessivo conv (ext (C)); 2. se C ⊂ X e è convesso, chiuso e limitato, allora 3. se ext (BX ∗ ) 4. se ext (BX ) è nito e X è uno spazio di Banach X non è (isometrico a) uno spazio duale. è nito, allora X C = è nito-dimensionale; innito-dimensionale, allora Dimostrazione. 1. Segue direttamante dai teoremi di Krein-Milgram e di Banach-Alaoglu. 2. Segue direttamente dal corollario precedente e dall'equivalenza tra chiusura e chiusura debole. 3. Dal primo punto segue che X se X BX ∗ (e quindi X ∗) è nito-dimensionale e in X∗ generale è nito-dimensionale se e solo se Infatti è nito dimensionale è chiaro che anche se X ∗ è nito dimensionale. X∗ lo sia. Viceversa, è nito dimensionale per quanto appena detto anche dimensionale e X⊂X ∗∗ X ∗∗ è nito- . 4. Segue direttamente dal punto precedente. Esercizio 473. Si noti che per il corollario precedente i primi tre esercizi implicano che c0 , C ([0, 1]) e L1 (0, 1) non sono dei duali. Cosa si deduce nel quarto? 1. Si dimostri che la bolla unitaria di c0 2. Si dimostri che la bolla unitaria di C ([0, 1]) ha solo due punti estremi: le L1 (0, 1) non ha punti estremi. funzioni costanti 1 e non ha punti estremi. −1. 3. Si dimostri che la bolla unitaria di 4. Si determinino i punti estremi della bolla unitaria di `1 5. Si determinino i punti estremi della bolla unitaria di Bc = conv (ext (Bc )) (nonostante sia noto che c c e di `∞ . e si dimostri che non è nemmeno isomorfo ad un duale). Fatto 474 (Teorema di Goldstine). Sia w∗ -densa in X uno spazio normato. Allora BX X ∗∗ . Corollario 475. Sia X uno spazio normato. Allora Fatto 476 (Metrizzabilità). Sia (BX , w) X X è w∗ -denso uno spazio normato. Allora è metrizzabile ⇔ X∗ è separabile ⇓6⇑ ∗ (BX ∗ , w ) è metrizzabile ⇔ X è separabile. in X ∗∗ . è 9.5 Topologie deboli Teorema 477. Siano X 140 uno spazio di Banach, 1. Se D è compatto, allora 2. Se D è 3. Se E è w-compatto, conv (D) allora w∗ -compatto, è compatto. convw (D) allora D ⊂ X , E ⊂ X ∗. è ∗ convw (E) w-compatto. è w∗ -compatto. Dimostrazione. 1. Già dimostrato nel Corollario 60. 2. Per motivi di tempo (e tutto sommato di rilevanza) si omette la dimostrazione di questo punto. E è limitato, allora r > 0 tale che E ⊂ rBX ∗ . Essendo BX ∗ convessa e w∗ -compatta, ∗ ∗ convw (E) ⊂ rBX ∗ . Essendo convw (E) un insieme w∗ -chiuso incluso in ∗ w ∗ un insieme w -compatto, conv (E) è a sua volta w∗ -compatto. 3. Dal principio di uniforme limitatezza di deduce che esiste 9.5.1 Convergenza w e w ∗ di net e successioni Denizione 478 (Convergenza debole e debole star). Sia X uno spazio nor- mato. • Se x∈X della net • w (xα )α∈I ⊂ X è una net, si denota con xα → x (xα )α∈I ad x nello spazio topologico (X, w). e la convergenza w∗ ϕ ∈ X ∗ e (ϕα )α∈I ⊂ X ∗ è una net, si denota con ϕα → ϕ la convergenza ∗ ∗ della net (ϕα )α∈I a ϕ nello spazio topologico (X , w ). Se Osservazione 479. Si ricorda che se Y è uno spazio topologico, y ∈ Y e (yα )α∈I ⊂ Y è una net, la convergenza della net (yα )α∈I ad y nella topologia di Y si denota con yα → y . In particolare, dunque, se Y è uno spazio normato yα → y denota la convergenza nella topologia della norma. Fatto 480. Sia X uno spazio normato. x ∈ X e (xα )α∈I ⊂ X è una net, si ha w xα → x ⇐⇒ ∀ϕ ∈ X ∗ , ϕ (xα ) → ϕ (x). 1. Se 2. Se ϕ ∈ X∗ w e ∗ (ϕα )α∈I ⊂ X ∗ è una net, si ha ϕα → ϕ ⇐⇒ ∀x ∈ X , ϕα (x) → ϕ (x). Osservazione 481. Il fatto precedente aerma che le convergenze deboli equivalgono alle convergenze puntuali nei rispettivi spazi (più precisamente, indicando come di consueto con equivale a dire che J l'immersione canonica di (J (xα ))α∈I ⊂ X ∗∗ X converge puntualmente w X ∗∗ , xα → x ∗ su X ). in 9.5 Topologie deboli 141 Proposizione 482. Siano successione. Se w xn → x, X uno spazio normato, allora {xn }n∈N x∈X e {xn }n∈N ⊂ X è limitata. Dimostrazione. Segue dal principio di uniforme limitatezza. Infatti ∗∗ ∗ X è una famiglia di funzioni lineari e continue denite su duale è uno spazio di Banach) a valori in limitata, infatti per ogni ϕ ∈ X∗ una R. X {J (xn )}n∈N ⊂ (che essendo un Questa famiglia è puntualmente si ha sup J (xn ) (ϕ) = sup ϕ (xn ) < +∞ n∈N in quanto ϕ (xn ) → ϕ (x). {J (xn )}n∈N uniformemente n∈N Dal teorema di Banach-Steinhaus segue quindi limitata. Essendo J un'isometria, anche {xn }n∈N risulta essere limitata. Osservazione 483. Il risultato precedente non vale per net. Infatti non è vero in generale che, date (yα )α∈I ⊂ R ed y ∈ R, se yα → y allora (yα )α∈I limitata. y non implica Informalmente, il fatto che la net sia denitivamente vicina ad che a sinistra venga lasciato un numero nito di termini. Proposizione 484. Siano una successione. Se w X uno spazio di Banach ϕ ∈ X∗ e ∗ ϕn → ϕ, allora {ϕn }è {ϕn }n∈N ⊂ X ∗ limitata. Dimostrazione. Analoga al caso della convergenza debole. Osservazione 485. Analogamente a quanto osservato sopra, il risultato precedente non vale per le net. Proposizione 486. Siano X ∗ e (ϕα )α∈I ⊂ X ∗ . Se X uno spazio w xα → x, (xα )α∈I x ∈ X , (xα )α∈I ⊂ X , ϕ ∈ limitata, e ϕα → ϕ. Allora normato, è ϕα (xα ) → ϕ (x) . Dimostrazione. Per ogni α∈I |ϕα (xα ) − ϕ (x)| ≤ si ha |ϕ (xα ) − ϕ (x)| + |ϕα (xα ) − ϕ (xα )| = |ϕ (xα ) − ϕ (x)| + |(ϕα − ϕ) (xα )| ≤ |ϕ (xα ) − ϕ (x)| + kϕα − ϕk · kxα k . {z } | {z } | {z } | →0 Proposizione 487. Siano X ∗ e (ϕα )α∈I ⊂ X ∗ . Se X w∗ →0 uno spazio normato, ϕα → ϕ, (ϕα )α∈I limitata x ∈ X , (xα )α∈I ⊂ X , ϕ ∈ è limitata e ϕα (xα ) → ϕ (x) . Dimostrazione. Analoga alla proposizione precedente. xα → x, allora 9.5 Topologie deboli 142 Esempio 488 (Le ipotesi nelle proposizioni precedenti sono necessarie). È immediato vericare che la famiglia n {en }n∈N ⊂ c0 denita per ogni n ∈ N da en := (0, . . . , 0, 1, 0, . . .) sia una cosiddetta base di Schauder per c0 , ovvero che per ogni x := (xn )n∈N ∈ c0 esista un'unica successione (λn )n∈N ⊂ R taP le che x = n∈N λn en (basta prendere, per ogni n ∈ N, λn = xn ). Con ∗ {en }n∈N si verica facilmente che (c0 ) è isometrico a `1 , associando ad ogni ∗ ϕ ∈ (c0 ) l'unico (ϕn )n∈N ∈ `1 tale che, per ogni x := (xn )n∈N ∈ c0 , si abP+∞ bia ϕ (x) = n=1 ϕn xn (chiaramente, per ogni n ∈ N, si ha ϕn = ϕ (en )). È immediato vericare che questa sia un'isometria lineare. Si consideri l'analoga base di Schauder e∗n n {e∗n }n∈N ⊂ `1 := (0, . . . , 0, 1, 0, . . .). di `1 , denita anch'essa per ogni n ∈ N da Si noti che w en → 0, infatti, per ogni ϕ := (ϕn )n∈N ∈ `1 , si ha ϕ (en ) = ϕn → 0. Analogamente w∗ e∗n → 0, x := (xn )n∈N ∈ c0 , si ha e∗n (x) = xn → 0. Inoltre entrambe le ∗ successioni (en )n∈N ed (en )n∈N sono limitate (da 1) nei rispettivi spazi. Tuttavia infatti, per ogni se e∗n (en ) 6→ 0 (0) = 0. | {z } ≡1 Questo accade perché nessuna delle due successioni è convergente (in norma). Indice analitico Baricentro, 90 in dimensione nita, 85 Base Dominio eettivo, 28 Duale algebrico, 7 di Hamel, 34 topologico, 34 di Schauder, 142 Bolla unitaria, 135 Epigraco/epigrafo, 28 Categoria di Baire, 123 Famiglia di funzioni Catena, 50 Caverna di Klee, 78 Centro di Chebyshev, 82 Chiusura convessa, 16 Codimensione algebrica, 7 Combinazione localmente equilimitata, 39 equilipschitziana, 39 puntualmente limitata, 39 Famiglia di insiemi ane, 8 n-stellata, convessa, 8 centrata, 58 lineare, 8 Convergenza 65 Formula di Taylor, 99 Funzionale, 7 debole, 140 di Minkowski, 72 debole star, 140 lineare, 7 di una net, 134 continuo, 34 Funzione Derivata ane, 26 di Fréchet, 104 avente derivata seconda, 102 di Gâteaux, 103 c-ane, 28 direzionale coercitiva, 76 sinistra/destra, 106 sinistra/destra, 95 Dierenziale di Fréchet, 104 di Gâteaux, 103 concava, 28 continua da sinistra/destra, 95 uniformemente, 32 convessa, 28 Dimensione algebrica, 6, 7 di James, 137 Distanza da un insieme, 68 di selezione, 98 Disuguaglianza di supporto, 70 di Hermite-Hadamard, 91 Fréchet-dierenziabile, 104 di Jensen, 29 Gâteaux-dierenziabile, 103 integrale, 90 indicatrice, 66 INDICE ANALITICO positivamente omogenea, 66 144 di Zorn, 50 propria, 28 lim inf /lim sup, semicontinua, 127 Limite di una net, 134 127 multivoca, 113 subadditiva, 66 Mappa di James, 137 sublineare, 66 Mediana, 82 quadratica, 82 Immagine di una misura, 91 Metodo diagonale, 41 Immersione canonica nel duale secon- Misura do, 137 Insieme ane, 4 concentrata in un insieme, 85 δ di Dirac, 84 di probabilità regolare, 57 assorbente, 15 bilanciato, 31 boreliano, 84 convesso, 4 CS-convesso, 88 di Chebyshev, 77 di unicità, 77 diretto, 133 estremale, 48 limitato, 52 lineare, 4 linearmente ordinato, 50 lipschitz-small, 117 mid-point convesso, 25 piccolo, 116 precompatto, 16, 17 Net, 133 subnet, 133 Norma duale, 136 Operatore monotono, 112 Oscillazione, 114 Preordine, 133 Principio del massimo di Bauer, 51 di uniforme limitatazza, 42 Proiezione metrica, 77 Punto estremo, 44 Retta, 4 prossiminale, 77 Segmento, 4 simmetrico, 35 Selezione, 98 totalmente limitato, 16, 17 Sfera unitaria, 135 Integrale di Pettis, 56 Interno σ -algebra di Borel, σ -ideale, 116 algebrico, 21 Slice, 121 relativo, 20 Spazio topologico, 14 Involucro 84 normato di Asplund, 121 ane, 6 di Asplund debole, 121 convesso, 6 riessivo, 137 lineare, 6 Iperpiano, 7 di supporto, 49, 131 Ipersupercie lipschitziana, 117 Lemma base, 50 strettamente convesso, 80 topologico di Baire, 123 localmente compatto, 126 vettoriale topologico, 14 localmente convesso, 18 Subdierenziale, 98, 108, 109 INDICE ANALITICO mappa, 108 Subgradiente, 108 Teorema alla Klee, 63 del panino, 61, 62 dell'interno relativo, 21 della trasversale comune, 60 dello spiedino, 60, 62 di Baire, 126 di Banach-Alaoglu, 138 di Banach-Steinhaus, 42 di Breen, 65 di Carathéodory, 10 di Choquet, 46, 58 di Eberlein-mulian, 138 di Goldstine, 139 di Hahn-Banach algebrico, 129 topologico, 130 di Helly, 60 di James, 138 di Krein-Milman, 51 integrale, 57 di Milman, 55 di Minkowski, 47 di Preiss-Zají£ek, 121 di Radon-Nikodym, 122 di Zají£ek, 119 Topologia core, 35 debole, 137 σ (X, L), 134 debole star, 137 lineare, 14 145