Linee guida per la codifica SIO e SIES delle condizioni oggetto del

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Allegato 2
Linee guida per la codifica SIO e SIES delle condizioni oggetto
del RAD-ESITO e degli interventi e procedure ad esse correlati
(Determinazione n. D4118 del 9/11/2007)
Edizione aggiornata
Roma, settembre 2010
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Allegato 2
Linee guida per la codifica SIO e SIES delle condizioni oggetto
del RAD-ESITO e degli interventi e procedure ad esse correlati
(Determinazione n. D4118 del 9/11/2007).
1. PREMESSA
Il Sistema Informativo Ospedaliero (SIO) rappresenta sempre più una fonte preziosa di dati, non solo ai
fini remunerativi, ma anche per la produzione di informazioni utili alla valutazione e promozione
dell’appropriatezza dei trattamenti erogati dal SSN e alla valutazione degli esiti degli stessi trattamenti.
Più recentemente anche il Sistema Informativo dell’Emergenza (SIES) si è rivelata una fonte utile per
gli stessi fini.
La qualità dei dati è un elemento determinante per un appropriato utilizzo di queste informazioni.
L’esperienza del Progetto Nazionale “Mattoni” ha evidenziato la grande potenzialità di questi dati;
nell’ambito dello stesso Progetto è stato possibile identificare alcune aree per le quali l’ottimizzazione
delle attuali procedure di codifica, in aggiunta a semplici integrazioni del sistema informativo corrente,
consentirebbero un migliore utilizzo dei dati stessi.
La Regione Lazio ha approvato il 9 novembre 2007 la determinazione D4118 “Modifica del contenuto
informativo della rilevazione dei dati sulle dimissioni ospedaliere per pazienti acuti” (RAD-ESITO).
con l’obiettivo di promuovere la qualità della codifica delle diagnosi e delle procedure e di rendere
disponibili importanti informazioni aggiuntive da utilizzare a supporto dei programmi regionali di:
• valutazione e promozione dell’appropriatezza dei trattamenti erogati dal SSR
• valutazione degli esiti degli stessi trattamenti
La determinazione RAD-ESITO ha previsto, tra l’altro, la redazione e la diffusione, da parte di
Laziosanità-ASP e del Dipartimento di Epidemiologia della ASL Roma E, di linee-guida per la codifica
SIO e SIES delle condizioni oggetto di approfondimento. Ciò al fine di ottimizzare l’uso dei codici già
esistenti, conseguire una elevata omogeneità di codifica di diagnosi, interventi e procedure e fornire
supporto alla codifica delle informazioni aggiuntive previste dal RAD-ESITO.
Le linee guida proposte sono derivate da quelle adottate in Emilia Romagna. Modifiche e integrazioni
sono il risultato di una consultazione con un gruppo di clinici esperti del Lazio.
Lo scopo delle Linee-guida è quello di affiancare il Manuale di riferimento, nel rispetto delle regole
generali di codifica riportate nel D.M. n° 380 del 27/10/2000, in accordo con le indicazioni approvate
dalla Conferenza Stato-Regioni il 6 giugno 2002 e incluse nella revisione 2006 delle Linee Guida
Regionali per la compilazione e la codifica ICD9-CM della scheda di dimissione ospedaliera.
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2. MALATTIE ISCHEMICHE DEL CUORE
Il capitolo delle Malattie ischemiche del cuore comprende le categorie:
• 410 Infarto miocardio acuto
• 411 Altre forme acute e subacute di cardiopatia ischemica
• 412 Infarto miocardico pregresso
• 413 Angina pectoris
• 414 Altre forme di cardiopatia ischemica cronica.
Le indicazioni di codifica per le sindromi coronariche acute sono state riviste cercando di definire la
diagnosi sulla base di criteri oggettivi e condivisi.
L’elemento più critico al momento deriva dalla inadeguatezza dell’attuale sistema di codifica nel poter
correttamente differenziare quadri clinici da cui discendono approcci terapeutici molto diversificati. In
particolare, la suddivisione dell’IMA in STEMI e non STEMI non viene realizzata in maniera
omogenea ed affidabile.
Riuscire quindi, anche nell’ambito del patrimonio informativo gestito dal SIO e dal SIES, a stratificare
la casistica in base ad elementi diagnostici dai confini definiti diventa particolarmente importante per
una corretta valutazione della qualità dell’assistenza (ad esempio il monitoraggio di specifici
trattamenti come la fibrinolisi), nonché per valutare eventuali aree oggetto di interventi di
miglioramento e programmazione.
Infarto Miocardico Acuto
L’Infarto Miocardico Acuto è descritto nella ICD-9–CM 2002, dalla categoria 410.
La nota riportata nell’elenco sistematico precisa il carattere numerico che deve essere utilizzato come
quinta cifra per identificare se si tratta di episodio iniziale di assistenza (1) o successivo per lo stesso
infarto ma entro le 8 settimane (2), ovvero di episodio di assistenza non specificato (0). Quando una
condizione classificabile come 410.__ presenti sintomi in occasione di un ricovero che avviene ad oltre
otto settimane dall’infarto (e cioè dalla data di primo ricovero per infarto) non deve essere utilizzata la
categoria 410 ma il codice 414.8 Altre forme specificate di cardiopatia ischemica cronica.
Nella definizione di episodio iniziale di assistenza (quinto carattere 1) sono compresi anche i ricoveri di
pazienti provenienti da altro istituto per acuti; sono invece esclusi i casi in cui vi sia stata interruzione
dell’assistenza per acuti (p.e., per dimissione ordinaria al domicilio o per trasferimento in istituti non
per acuti); in tali casi si utilizza il quinto carattere 2, sempre che il ricovero avvenga entro otto
settimane dall’evento iniziale di IMA.
NB: L’uso del quinto carattere uguale a zero (episodio di assistenza non specificato) deve essere
limitato ai rari e particolarissimi casi in cui l’informazione non si renda disponibile.
Per Infarto Miocardico Acuto (IMA) si intende una patologia caratterizzata dalla perdita (necrosi) di
miociti cardiaci provocata da un’ischemia prolungata. L’infarto miocardico può essere definito da una
serie di caratteristiche cliniche, elettrocardiografiche, biochimiche ed anatomo-patologiche.
L’ECG può documentare la presenza di ischemia miocardica, mediante modificazioni del tratto ST e/o
dell’onda T, così come rilevare segni di necrosi miocardica mediante alterazioni del QRS. Di recente, si
è affermata una definizione operativa di infarto miocardico acuto basata principalmente sulle
alterazioni elettrocardiografiche:
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•
STEMI (ST-Elevation Myocardial Infarction = infarto miocardico acuto con
sopraslivellamento del tratto ST)
Condizione clinica caratterizzata dalla presenza di dolore toracico suggestivo di ischemia
miocardica da almeno 20 minuti in associazione a documentazione ECG di sopraslivellamento
persistente del tratto ST ≥ 0.1 mV in almeno 2 derivazioni contigue (≥ 0.2 mV in V1- V3) o blocco
di branca sinistra non preesistente;
•
NSTEMI (Non ST-Elevation Myocardial Infarction = infarto miocardico acuto senza
sopraslivellamento del tratto ST)
Condizione clinica caratterizzata da elevazione dei markers biochimici di danno miocardico
(troponina, CK-MB o mioglobina) in associazione ad uno dei seguenti:
- dolore toracico suggestivo di ischemia miocardica;
- modificazioni ECG di tipo ischemico (sottoslivellamento di ST, inversione onda T), senza
sopraslivellamento persistente di ST (eccetto in aVR);
NB: Non è da considerare come infarto miocardico l’elevazione dei markers biochimici di danno
miocardico successiva a procedure di rivascolarizzazione coronarica in assenza di sintomatologia e di
alterazioni elettrocardiografiche appropriate.
Come codificare gli infarti STEMI e NSTEMI: utilizzo della sottocategoria (quarto carattere)
Il quarto carattere del codice ICD9-CM indica la sede dell’IMA, ma deve anche essere utilizzato per
distinguere gli infarti con sopraslivellamento persistente di ST (STEMI) dagli infarti senza
sopraslivellamento persistente di ST (NSTEMI).
Tutti i quarti caratteri, ad eccezione del 7 (incluso dunque il 9), identificano l’infarto STEMI e
contemporaneamente ne indicano la sede.
Il quarto carattere 7 Infarto subendocardico o non transmurale deve essere usato per tutti e soli
gli infarti NSTEMI, indipendentemente dalla sede.
Non devono essere codificati come 410.71 gli IMA a presentazione STEMI e ad evoluzione
favorevole, ad esempio per efficace rivascolarizzazione con trombolisi o angioplastica, e nei quali non
si sviluppa un’onda Q (onda di necrosi). Per questi infarti va mantenuto il quarto carattere che
identifica la sede dell’infarto in base alle derivazioni con ST sopraslivellato all’esordio e li classifica
come STEMI.
Per gli infarti NSTEMI per i quali l’evoluzione ECG indica la sede dell’ischemia (ad esempio sede
anteriore in caso di inversione dell’onda T nelle derivazioni precordiali) va mantenuta la classificazione
con quarto carattere 7, privilegiando quindi il criterio che identifica l’infarto non transmurale, senza ST
sopraslivellato rispetto alla sede.
Il quarto carattere 9 (sede non specificata) deve essere usata solo per gli infarti equivalenti agli
STEMI, in cui l’ECG non è valutabile per presenza di blocco di branca, pace maker o
defibrillatore.
Al codice di IMA con quarto carattere 9 deve essere associato nella SDO un altro codice che descriva
le condizioni che rendono impossibile l’identificazione della sede; in particolare, i codici da utilizzare
sono:
• 426.3 Altro blocco completo di branca sinistra per il blocco di branca sinistra
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•
•
V45.01 Stimolatore cardiaco in situ per indicare la presenza di pace maker
V45.02 Defibrillatore cardiaco automatico impiantabile in situ per indicare la presenza di
defibrillatore.
Le complicanze dell’IMA, come aritmie, fibrillazione, shock, devono essere codificate tra le diagnosi
secondarie con codici aggiuntivi. Vedi le apposite linee guida per l’attribuzione dell’indicatore PAAPresente all’accettazione.
Qualora durante il ricovero per infarto si verifichi un secondo infarto, in sede differente, entrambe le
diagnosi devono essere codificate, ciascuna secondo la propria sede, utilizzando, per entrambi gli
episodi, il quinto carattere 1.
L’infarto miocardico perioperatorio, che non trova descrizione specifica nella classificazione
internazionale delle malattie, deve essere descritto tra le diagnosi secondarie con il codice di IMA
(410._ 1) in associazione al codice 997.1 Complicazioni cardiache non classificate altrove.
Altre malattie ischemiche del cuore
L’angina instabile si codifica con il codice 411.1 ed identifica le sindromi coronariche acute senza
sopraslivellamento di ST (SCA NSTEMI) senza liberazione di troponina o di enzimi da citonecrosi
miocardica.
Quando una condizione classificabile come 410.__ presenti sintomi in occasione di un ricovero che
avviene ad oltre otto settimane dall’infarto (e cioè dalla data di primo ricovero per infarto) non deve
essere utilizzata la categoria 410 ma il codice 414.8 Altre forme specificate di cardiopatia ischemica
cronica.
L’infarto miocardico pregresso asintomatico si codifica utilizzando il codice 412; questo codice non
deve essere utilizzato in caso di malattia ischemica in atto (nel qual caso si utilizza il codice 414.8 Altre
forme specificate di cardiopatia ischemica cronica).
Il codice 412 dovrebbe essere assegnato esclusivamente come diagnosi secondaria nei casi in cui
siano assenti sintomi e l’indicazione del pregresso infarto sia in qualche modo significativa per il
ricovero attuale.
Altre condizioni
Arresto cardiaco: si sconsiglia l’uso del codice 427.5 Arresto cardiaco in diagnosi principale; si
utilizzi in diagnosi secondaria solo a condizione che siano state utilizzate risorse per la rianimazione
del paziente.
I casi di cuore polmonare cronico scompensato vanno descritti ponendo in diagnosi principale il
codice 428.0 Insufficienza cardiaca congestizia che identifica lo scompenso congestizio, e in diagnosi
secondaria il codice 416.8 Altre forma di malattia cardiopolmonare (cuore polmonare cronico
secondario)
E’ importante descrivere correttamente la natura del dolore toracico:
- precordiale 786.51 Dolore precordiale
- respiratorio 786.52 Respirazione dolorosa
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- da oppressione toracica 786.59 Altro dolore toracico
L’uso del codice 786.50 va limitato perché è aspecifico.
Somministrazione per via sistemica di agenti trombolitici e di inibitori piastrinici
Tale trattamento riveste particolare importanza nelle patologie di natura ischemica. Sono già previsti i
seguenti codici che dovrebbero essere così utilizzati:
• La somministrazione per via sistemica di agenti trombolitici va codificata con il codice di
procedura 99.10 Iniezione o infusione di agente trombolitico.
• La somministrazione per via sistemica di inibitori piastrinici va codificata con il codice di
procedura 99.20 Iniezione o infusione di inibitore piastrinico.
Questi codici dovranno essere riportati in caso di utilizzo di questi farmaci singolarmente o in
associazione (terapia di combinazione).
Il codice 99.10 deve essere indicato anche nel caso che la somministrazione sia avvenuta prima del
ricovero ospedaliero (in ambulanza o in Pronto Soccorso) in tal caso alle suddette procedure è
possibile associare una data/ora precedente a quella del ricovero.
Angioplastica coronarica percutanea transluminale (PTCA)
• L’angioplastica coronarica percutanea transluminale (PTCA) va codificata con il codice di
procedura 00.66.
• I codici 36.01, 36.02, 36.05 sono stati eliminati.
• Inserire anche, come ulteriori procedure, i codici relativi al numero di vasi trattati 00.40-00.44 e al
numero di stent inseriti 00.45-00.48.
• L’effettuazione di una PTCA “rescue” deve essere descritta utilizzando il codice 99.10 più il
codice relativo alla effettuazione della PTCA 00.66.
• In caso di PTCA con inserzione di stent non medicato nell’arteria coronarica, il codice 36.06 deve
essere utilizzato in aggiunta al codice della PTCA (00.66)
• In caso di PTCA con inserzione di stent medicato nell’arteria coronarica, il codice 36.07 deve
essere utilizzato in aggiunta al codice della PTCA (00.66)
Informazioni aggiuntive RAD-ESITO per tutti gli episodi di ricovero in cui viene indicata una
diagnosi, principale o secondaria, di infarto miocardico acuto
1. Deve essere rilevata l’ora del ricovero ospedaliero
2. A tutte le diagnosi riportate nel RAD deve essere attribuito il codice PAA (presente
all’accettazione) secondo le specifiche linee guida predisposte da Laziosanità-ASP e dal
Dipartimento di Epidemiologia della ASl Roma E
3. E’ prevista la registrazione dell’informazione relativa al valore della Pressione Arteriosa
Sistolica (mmHG) al momento del primo accesso nell’Ospedale di ricovero. Nel caso in cui il
paziente acceda tramite Pronto Soccorso l’informazione sulla Pressione Arteriosa Sistolica deve
coincidere con quella eventualmente riportata sulla scheda SIAS.
4. E’ possibile documentare l’effettuazione di trombolisi anche in assenza, nel RAD, dei relativi
codici di procedura.
5. In caso di trombolisi, viene richiesto di indicare l’ora di effettuazione. Si deve fare
riferimento al primo intervento di trombolisi effettuato nell’episodio di ricovero in questione,
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considerando anche eventuali interventi eseguiti in Pronto soccorso (dello stesso ospedale) o in
ambulanza.
6. In caso di PTCA documentata nel RAD viene chiesto di indicare l’ora di effettuazione che
deve essere intesa come ora del primo gonfiaggio del palloncino. Si deve fare riferimento al
primo intervento di PTCA effettuato nell’episodio di ricovero in questione
7. In caso di PTCA viene richiesto di registrare il valore pre-operatorio della Pressione
Arteriosa Sistolica (mmHG), relativo al momento temporalmente più vicino all’ora di
effettuazione dell’intervento.
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3. BY-PASS PER RIVASCOLARIZZAZIONE CARDIACA
L’intervento di bypass per rivascolarizzazione cardiaca va descritto con i seguenti codici:
• 36.10 Bypass aortocoronarico per rivascolarizzazione cardiaca, SAI
• 36.11 Bypass aortocoronarico di una arteria coronarica
• 36.12 Bypass aortocoronarico di due arterie coronariche
• 36.13 Bypass aortocoronarico di tre arterie coronariche
• 36.14 Bypass aortocoronarico di quattro o più arterie coronariche.
• 36.15 Bypass singolo mammaria interna-arteria coronarica
• 36.16 Bypass doppio mammaria interna-arteria coronarica
• 36.17 Bypass con impiego di arteria gastroepiploica
• 36.19 Altro bypass per rivascolarizzazione cardiaca
E’ importante utilizzare al meglio i campi relativi alle diagnosi per descrivere sia le condizioni preoperatorie del paziente sia eventuali patologie insorte dopo l’intervento. Le due fattispecie devono
essere distinte utilizzando l’indicatore PAA (presente all’accettazione) previsto tra le informazioni
aggiuntive RAD-ESITO.
Inoltre, data la rilevanza dell’informazione ai fini della valutazione di esito, in caso di pregresso
intervento di by-pass aortocoronarico, si invita ad utilizzare:
• il codice V45.81 Stato post chirurgico di bypass aortocoronarico e in caso di pregresso
intervento di PTCA
• il codice V45.82 presenza di angioplastica coronarica percutanea transluminale.
Indicare inoltre, ove presenti, altre condizioni post chirurgiche specifiche definite dai seguenti codici:
• V45.01 stimolatore cardiaco in situ
• V45.02 defibrillatore cardiaco automatico impiantabile in situ
• V45.09 altri dispositivi cardiaci in situ (stimolatore seno carotideo)
• V43.2 cuore sostituito con altri mezzi
• V43.3 valvola cardiaca sostituita con altri mezzi
• V42.1 cuore sostituito da trapianto
• V42.2 valvola cardiaca sostituita da trapianto
Per i pazienti in trattamento con anticoagulanti inserire anche il codice V58.61 uso a lungo termine (in
corso) di anticoagulanti
Informazioni aggiuntive RAD-ESITO per tutti gli episodi di ricovero in cui viene indicato un
intervento di bypass per rivascolarizzazione coronarica
1. A tutte le diagnosi riportate nel RAD deve essere attribuito il codice PAA (presente
all’accettazione) secondo le specifiche linee guida predisposte da Laziosanità-ASP e dal
Dipartimento di Epidemiologia della ASl Roma E
2. Devono essere descritte le condizioni preoperatorie del paziente:
a. intervento effettuato in emergenza/elezione
b. presenza di shock cardiogeno, definito come ipotensione acuta -Pressione Arteriosa
Sistolica (PAS) < 80 mmHg e/o Indice Cardiaco (IC) < 1,8 in trattamento-, o uso di
inotropi o IABP (contropulsazione aortica) per mantenere la PAS > 80 mmHg o IC >1,7.
c. Frazione di eiezione (%)
d. Creatinina sierica (mg/dl)
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3. FRATTURA DEL COLLO DEL FEMORE
DIAGNOSI
La diagnosi di frattura del collo del femore va indicata con i seguenti codici:
820.0 Frattura transcervicale, chiusa
820.00 Sezione intracapsulare, non specificata
820.01 Epifisi (separazione) superiore
Transepifisale
820.02 Sezione mediocervicale
Transcervicale SAI
820.03 Base del collo
Sezione cervicotrocanterica
820.09 Altra transcervicale
Testa del femore
Subcapitale
820.1 Frattura transcervicale, aperta
820.10 Sezione intracapsulare, non specificata
820.11 Epifisi (separazione) superiore
820.12 Sezione mediocervicale
820.13 Base del collo
820.19 Altro
820.2 Frattura pertrocanterica, chiusa
820.20 Sezione trocanterica, non specificata
Trocantere
SAI
Maggiore
Minore
820.21 Sezione intertrocanterica
820.22 Sezione sub trocanterica
820.3 Frattura pertrocanterica, esposta
820.30 Sezione trocanterica, non specificata
820.31 Sezione intertrocanterica
820.32 Sezione subtrocanterica
820.8 Parte non specificata del collo del femore, chiusa
Anca SAI
Collo del femore SAI
820.9 Parte non specificata del collo del femore, aperta
I codici sopra indicati non devono essere utilizzati per i casi di frattura patologica, da codificare con
il codice 733.14 Frattura patologica del collo del femore
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Per ulteriori cure eventualmente necessarie e successive alla riduzione di una frattura (avvenuta
in precedente ricovero), sono previsti i codici della categoria V54 altro trattamento ortopedico
ulteriore
In caso di frattura su arto con pregresso intervento di protesi di anca va utilizzato il codice
996.44 Frattura peri-protesica intorno alla protesi articolare
In caso di malfunzionamento di un dispositivo ortopedico GIA’ IMPIANTATO, vanno utilizzati
i seguenti codici:
• 996.40 Complicazioni meccaniche non specificate di dispositivi, impianti e innesti ortopedici
interni
• 996.41 Allentamento meccanico della protesi articolare
• 996.42 Dislocazione della protesi articolare
• 996.43 Fallimento dell’impianto della protesi articolare
• 996.45 Osteolisi peri-protesica
• descrivere anche i difetti ossei maggiori (731.3)
• 996.46 Usura della superficie articolare della protesi
• 996.47 Altre complicazioni meccaniche dell’impianto della protesi articolare
• 996.66 Infezione e reazione infiammatoria da protesi articolari interne
• 996.67 Infezione e reazione infiammatoria da altre protesi, impianti e innesti ortopedici interni
• 996.77 Altre complicazioni da protesi articolari interne
• 996.78 Altre complicazioni da protesi, impianti e innesti ossei ortopedici
Se il malfunzionamento è successivo a intervento effettuato in precedenza e costituisce motivo di
nuovo ricovero, il codice va indicato in diagnosi principale. Se il malfunzionamento viene
riconosciuto nell’ambito dello stesso ricovero in cui avviene l’intervento principale, il codice va
segnalato in diagnosi secondaria.
In caso di pregresso intervento di sostituzione dell’anca utilizzare il codice V43.64
INTERVENTI
L’intervento di sostituzione protesica totale o parziale dell'anca va descritto con i seguenti codici:
• 81.51 Sostituzione totale dell’anca
• 81.52 Sostituzione parziale dell’anca
• 00.85 Rivestimento totale dell’anca, acetabolo e testa del femore
• 00.86 Rivestimento dell’anca, parziale, testa del femore
• 00.87 Rivestimento dell’anca, parziale, acetabolo
L’intervento di riduzione di frattura del femore va descritto con i seguenti codici:
• 79.05 Riduzione incruenta di frattura del femore senza fissazione interna
• 79.15 Riduzione incruenta di frattura del femore, con fissazione interna
• 79.25 Riduzione cruenta di frattura del femore, senza fissazione interna
• 79.35 Riduzione cruenta di frattura del femore, con fissazione interna
• 79.45 Riduzione incruenta di epifisiolisi del femore
• 79.55 Riduzione cruenta di epifisiolisi del femore
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I codici corrispondenti ai precedenti, ma con quarto carattere 0 (sede non specificata) non devono
essere utilizzati
Nei casi di sostituzione dell’anca totale o parziale va indicato il tipo di superficie di appoggio.
• 00.74 Superficie di appoggio della protesi d’anca, metallo su polietilene
• 00.75 Superficie di appoggio della protesi d’anca, metallo su metallo
• 00.76 Superficie di appoggio della protesi d’anca, ceramica su ceramica
• 00.77 Superficie di appoggio della protesi d’anca, ceramica su polietilene
4.1 Comorbidità: ottimizzazione dell’uso dei campi e dei codici già esistenti
Per la valutazione comparativa dell’esito di frattura del collo del femore è necessario avere
informazioni relative alle condizioni del paziente precedenti l’eventuale intervento chirurgico. E’
necessario che vengano codificate in diagnosi secondaria tutte le comorbidità che possono
rappresentare una possibile condizione di rischio preoperatorio.
Laddove il paziente fosse in trattamento con anticoagulanti è necessario utilizzare il codice V58.61,
uso a lungo termine (in corso) di anticoagulanti da inserire come diagnosi secondaria.
In caso di pregressa patologia venosa profonda, segnalare con i codici V12.51 anamnesi personale di
trombosi venosa profonda ed embolia o V12.52 anamnesi personale di tromboflebite
In caso di presenza di patologia venosa utilizzare i relativi codici, specificando con l’indicatore PAA la
presenza/assenza al momento dell’accettazione.
4.2 Informazioni aggiuntive RAD-ESITO per tutti gli episodi di ricovero in cui viene indicato una
diagnosi, principale o secondaria, di frattura del collo del femore
1. Deve essere rilevata l’ora del ricovero ospedaliero
2. A tutte le diagnosi riportate nel RAD deve essere attribuito il codice PAA (presente
all’accettazione) secondo le specifiche linee guida predisposte da Laziosanità-ASP e dal
Dipartimento di Epidemiologia della ASl Roma E
3. Deve essere rilevato il lato della frattura (destro/sinistro/bilaterale)
4. deve essere rilevato il valore dell’INR (International Normalised Ratio)1 al momento del primo
accesso nell’Ospedale di ricovero
5. In caso di intervento di sostituzione protesica o di riduzione, viene richiesto di indicare, con
riferimento al primo intervento del tipo considerato effettuato nell’episodio di ricovero in
questione:
a. l’ora di effettuazione.
b. il valore preoperatorio della creatinina sierica (mg/dl)
Nota 1: INR (International Normalised Ratio)= [PT(paziente)/ PT(media dei controlli)] x ISI
L' ISI (International Sensitivity Index) è un valore numerico indice che garantisce la confrontabilità dei
risultati tra laboratori che usano reagenti differenti.
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