Universita’ degli studi di Bologna
Facoltà di Medicina e Chirurgia
corso di laurea in infermieristica
Sezione formativa di Ravenna
Anno Accademico 2012-2013
SEMINARIO
2° ANNO _I SEMESTRE
ASSISTENZA AL PAZIENTE
ORTOPEDICO
MILVA SPADA
OBIETTIVO
• Al termine del seminario lo studente sarà
in grado di descrivere il percorso
assistenziale e riabilitativo del paziente
ortopedico …..
post- chirurgico frattura del femore
patologia del rachide
patologia traumatica alla spalla
di cosa parleremo…….
•
•
•
•
Il percorso del paziente ortopedico
Il team degli operatori
Assistenza pre e post intervento chirurgico
I percorsi e le specifiche competenze: cosa
fa il fisioterapista? cosa fa l’infermiere?
Frattura del femore
Patologia del rachide
Patologia traumatica di spalla
Il percorso….
• Il paziente ortopedico è…….
– ricoverato per un trauma
proviene dal
Pronto soccorso
– ricoverato per un intervento chirurgico
•programmato
•non programmato (99% da PS)
– ricoverato per controllo
rimozione
chiodo/placca, revisione intervento chirurgico
Il team
• Approccio alla persona
• Globalità di intervento e interdisciplinarità
• Collaborazione fra figure professionali
coinvolte:chirurgo ortopedico, anestesista,
radiologo, biochimico, internista,
cardiologo, ematologo, fisiatra, infermiere,
tecnici di laboratorio, trasfusionali,
fisioterapista ecc, oltre a varie figure di
supporto logistiche.
• Conoscenza sul tipo di intervento/percorso
• Comunicazione e interazione fra operatori
ABC del paziente ortopedico
Dalla fase dell’urgenza alla guarigione,
con diversa importanza, sono presenti
4 principi basilari:
1. IMMOBILIZZARE LA PARTE LESA
2. POSIZIONARE L’ARTO IN SCARICO
3. POSIZIONARE GHIACCIO AD
INTERVALLI
4. MUOVERE CIO’ CHE NON E’
IMMOBILIZZATO
Frattura dell’anca
Circa il 90% delle
fratture al femore
nelle persone anziane
>65 aa
Prevalenza nel sesso
femminile ,razza
bianca, vita
sedentaria , maggior
uso di tabacco, alcol
e caffeina,postmenopausa
Frattura dell’anca
Rappresenta un evento
grave in un anziano
Complicanze specie nei
soggetti allettati
15-20% dei soggetti
muore entro un anno
dall’evento trumatico
50% dei pazienti perde
parzialmente o
completamente
l’autosufficenza
Classificazione frattura(1)
Classificazione frattura(2)
Fratture intraarticolari:
sottocapitata
mediocervicale
basicervicale
alto rischio di associarsi
a lesione di vasi
sanguigni, possibilità di
necrosi della testa del
femore
Fratture extraarticolari:
pertrocanteriche
persottotrocanteric.
sottotrocanteriche
non interrompe
solitamente il flusso di
sangue alla testa del
femore
Frattura collo di
femore
Frattura
pertrocanterica
Cause
• Negli anziani le fratture sono spesso
causate da cadute o traumi insignificanti.
Osteoporosi, tumori o infezioni rendono
l’osso più suscettibile alle fratture
• Nei giovani origine traumatica, vedi
politrauma muscolo scheletrico
Sintomi
• Se la frattura è
scomposta, i due capi
ossei perdono il
naturale allineamento
• Si accompagna a
dolore intenso
(irradiato inguine)e
impossibilità di
muovere la coscia
• Arto interessato è
extraruotato , addotto
e leggermente più
corto
Trattamento chirurgico
• Mirato a togliere dolore e ottenere una
ripresa funzionale evitando periodo di
immobilità a letto e complicazioni
(piaghe decubito,infezioni polmonari e
vescicali, trombosi delle vene agli arti
inferiori)
• La tecnica adottata dipende dal tipo di
frattura e dall’età del paziente
Osteosintesi
• Per frattura extra
articolare
• Se il soggetto è
giovane
(vascolarizzazione
non interrotta e
buona)
Osteosintesi
Frattura diafisaria di femore
• Trazione transscheletrica?
• Intervento
chirurgico indicato:
Osteosintesi
Protesi d’anca
Protesi di anca
La scelta del tipo di
protesi
varia in funzione
dell’età,
della patologia,
della qualità
dell’osso ricevente
ed è
comunque sempre
affidata all’esperienza
del chirurgo.
Protesi d’anca
• Frattura
intraarticolare,scomposta
• Paziente > 60 anni
• Artroprotesi : protesi
totale (si rimuove testa)
• Endoprotesi :sola
estremità femorale distale
(> 70 anni, soggetti con
scarse richieste funzionali)
La scelta della protesi
• Il chirurgo, sulla base dell’esame clinico e
radiografico, valuta la necessità dell’intervento in
funzione della patologia, dell’età e delle
aspettative del paziente. I dati raccolti
orientano nella scelta del tipo di protesi più
indicata al caso specifico. Tra le soluzioni
proposte esistono protesi non cementate,
protesi ibride (cotile senza cemento e stelo
ancorato per mezzo del cemento), protesi a
cementazione totale e protesi di rivestimento. In
base ai materiali, si distinguono protesi non
cementate, ad ancoraggio diretto osso-protesi,
e protesi cementate,legate all’osso mediante
cemento acrilico.
Preparazione dell’intervento
Prima della proposta chirurgica è necessaria
un’attenta valutazione clinica per correggere
condizioni sfavorevoli, come un eccesso
ponderale, diabete, affezioni cardiocircolatorie e
vascolari.
È molto importante bonificare eventuali focolai di
infezioni (ascessi dentari, cistiti) che potrebbero
influenzare negativamente il successo
dell’impianto.
Preparazione dell’intervento
E’ importante mantenere tonica la muscolatura
dell’anca per facilitare il recupero dopo
l’intervento, mediante mobilizzazione articolare e
rinforzo muscolare.
Per evitare sovraccarico e grave dolore,si consiglia
l’utilizzo di ausili ; praticare inoltre ginnastica
vascolare
Si consiglia sempre di munirsi di calze elastiche
antitromboemboliche a media compressione,
che dovranno essere indossate il giorno stesso
dell’intervento.(andranno portate per circa 20
giorni dopo intervento)
Preparazione dell’intervento
Il paziente deve essere conscio che esistono
comunque rischi generici e specifici attinenti
all’intervento chirurgico.
Il rischio varia a seconda dell’età e delle
condizioni generali e locali, ( infezioni e il rischio
tromboembolico, lussazione della protesi…)
L’incompatibilità all’impianto (più nota come
rigetto) è rarissima (0,4%) e può essere testata
preventivamente attraverso le prove
allergologiche
Obiettivi del trattamento
riabilitativo(1)
• Mobilizzazione precoce per prevenire le
complicanze dell’allettamento
-Trombosi venose profonde
-Infezioni respiratorie e urinarie
-Lesioni da decubito
-Decondizionamento muscolare con
aggravamento della ipotrofia e perdita dello
schema motorio del cammino
• Contenimento della sintomatologia dolorosa
• Contenimento della disabilità cercando di
ripristinare la precedente autonomia, vincendo la
frequente paura di cadere
Obiettivi del trattamento
riabilitativo(2)
• Contenimento della sintomatologia
dolorosa
• Contenimento della disabilità cercando di
ripristinare la precedente autonomia,
vincendo la frequente paura di ricadere
• Reinserimento il più precoce possibile del
paziente nel suo ambiente di vita
Movimenti del lato operato da
ripetere più volte
Tempi recupero funzionale
protesi
In seconda/terza giornata, si
rimuovono i drenaggi e il
paziente inizia la
deambulazione assistita da
ausili con carico variabile a
seconda delle indicazioni del
chirurgo
• Carico sfiorato (25%)
• Carico parziale (50%)
• Carico completo
Precauzioni per protesi
Portare sul letto
prima la gamba operata
Tenere un cuscino piegato
tra le ginocchia quando
sdraiati.
Rimanere supini
Posizionare due cuscini tra
le gambe quando sdraiati
sul lato non operato
Precauzioni per protesi
Non incrociare
le gambe
Non ruotare le gambe
verso l’interno
Portare fuori dal letto
prima la gamba operata
Da seduti (sedia, poltrona,
WC) occorre evitare
un’angolazione
dell’anca superiore a 90°.
La sedia ideale dovrebbe
avere anche i braccioli
Controindicazioni
Sedersi in sedie basse,
morbide (come divani o
sofà), sedili di autovetture
Incrociare le gambe o
le ginocchia
Chinarsi in avanti per
raccogliere oggetti
Sedersi con le ginocchia in
posizione più alta rispetto
all’altezza del bacino
Mobilizzazione passiva
Kinetec (ginocchio, anca)
Ausili per la deambulazione
Il percorso riabilitativo dopo
frattura femore
Presa in carico del paziente anziano
fratturato dopo la dimissione
• 1) Identificare i bisogni del paziente
• 2) Verificare le garanzie per il loro
soddisfacimento
attraverso il
censimento delle risorse territoriali a
disposizione
Presa in carico del paziente anziano
fratturato dopo la dimissione_risorse del
territorio
RIABILITAZIONE
UVG
ROAD
SAA
MMG
Servizio Infermieristico
Territoriale
Servizi Sociali
Ausili - Ortesi
• Compensare la dismetria con
plantari/calzature adeguati
• Aumentare lo stimolo propriocettivo
con plantari e scarpe idonee
• Prevenire la recidiva di cadute con
supporti di protezione per anca
(bassa BMD)
Supporti di protezione per l’anca
Ausili per facilitare i passaggi
posturali
Ausili per l’igiene personale
Indicazioni per casa
• E’possibile effettuare cyclette dalla 20°giornata
• Non ruotare all’interno l’arto inferiore operato
per almeno 2 mesi
• Non sedersi accavallando le gambe per 2 mesi
• Usare l’alza-water per 2 mesi cercando di
fissarlo bene
• Mettere un cuscino sulla sedia per almeno 1
mese
• Nel sedersi, alzarsi, le ginocchia vanno sempre
tenute leggermente aperte
• Salire le scale con sequenza:stampella-lato sanolato operato
• Scendere le scale con la sequenza: stampella-lato
operato-lato sano
• Utilizzare sedie con braccioli per i primi 2 mesi dopo
l’intervento
• Evitare per i primi 2 mesi di camminare su terreni
accidentati e di sollevare oggetti pesanti
• Evitare aumento del peso corporeo
• Per sedersi in auto, disporsi in modo che l’arto sano
sia verso la vettura, sedersi lasciando fuori le gambe
e poi posizionarle dentro una alla volta
Patologia del rachide
• Degenerazione
articolare_artrosi
• Spondilosi,spondiloart
rite
• Alterazioni posturali
• Osteoporosi
• Degenerazione del
disco vertebrale
Patologia del rachide
• Lombalgia acuta_sub
acuta
• Lombalgia cronica
• Lombalgia aspecifica
• Lombalgia con
irradiazione nervo
sciatico
• Ernia discale (origine
degenerativa o
traumatica)
• “Colpo di frusta
cervicale”
Ernia discale
TRATTAMENTO CHIRURGICO
Al fallimento del trattamento conservativo,
il passo successivo da prendere in considerazione è l’intervento chirurgico.
Il paziente deve essere convinto che il grado di dolore e la limitazione
funzionale autorizzino l’intervento,
e deve essere compreso il ruolo sintomatico e non curativo della chirurgia
discale.
La chirurgia non può bloccare il processo patologico
che ha consentito all’ernia di verificarsi, né riconduce la colonna lombare ad
uno stato normale.
L’asportazione dell’ernia mira principalmente al sollievo sintomatico
del dolore irradiato all’arto inferiore,
il dolore lombare “ il mal di schiena” può, invece, trovare solo un parziale
limitato giovamento.
Si sottolinea l’importanza della riabilitazione post-operatoria
del mantenimento di posture corrette e di una buona meccanica corporea
(igiene posturale).
Per l’intervento è prevista l’anestesia generale con intubazione
endotracheale, il paziente viene posto prono in posizione inginocchiata
modificata o genupettorale con ausilio di reggi spine.
TRATTAMENTO POSTOPERATORIO
• Al paziente viene concesso di girarsi nel letto a
volontà e di scegliere la posizione a lui più
confortevole. Il dolore viene tenuto sotto controllo
con terapia farmacologia.
• L’assunzione della stazione eretta, assistita, e
protetta da corsetto semi-rigido lombare viene
permessa al mattino seguente.
• La dimissione avviene in 2° o 3° giornata secondo
i casi.
Obiettivi del programma di
recupero
• -educazione del paziente
• -riacquisizione dei
normali movimenti e della
flessibilità del rachide
• -rinforzo dei muscoli
stabilizzatori
• -rieducazione alla
corretta postura del
rachide
• -recupero del controllo
della colonna durante le
attività di vita quotidiana
Patologia traumatica di spalla
• Lesione della cuffia
dei rotatori di origine
traumatica o
degenerativa
• Fratture testa omerale
pluriframmentaria
95% delle lesioni di cuffia trova la propria
causa nel conflitto (impingement)
subacromiale a cui è sottoposto il tendine del
muscolo sovraspinoso nel suo passaggio sotto
l’arcata coracoacromiale, tra acromion e testa
dell’omero
in una prima fase, in soggetti di età inferiore
ai 25 anni,questa compressione può provocare
edema subacromiale e piccole lesioni
emorragiche delle strutture delle cuffia
in una seconda fase,nei soggetti di età
compresa tra i 25 e i 40 anni,si assiste alla
formazione di fibrosi della borsa
sottoacromiodeltoidea e alla degenerazione
del tessuto tendineo
dopo i 40 anni di età, solitamente, il quadro
tende a evolvere in una rottura parziale o
completa della cuffia e in una degenerazione
che può interessare anche le strutture ossee.
Fase di immobilizzazione postchirurgica