Lo stesso autore di ieri aveva già scritto un articolo dal titolo Il cervello in versi [1].
Esso inizia dicendo che il linguaggio poetico può “forgiare i neuroni”, e così
andiamo già meglio perché, come scrivevo ieri, il fido neurone viene intellettualizzato
(come il cane quando viene addomesticato).
Non andiamo affatto bene, invece, quando con il dogmatismo che denunciavo
ieri viene scritto che:
“la poesia [è] uno degli eventi del cervello”, e che
“l’uomo (il suo cervello) ha creato la poesia”, o che
“i neuroni creano la poesia”,
il che va bene per una comica fumettistica con baldi neuroni che rimano
(ricordo un fumetto con spermatozoi che folleggiano).
Almeno, l’autore confessa poi candidamente, a proposito delle “aree attive del
cervello” quanto alla poesia, che “il limite della metodologia è che non si sa ciò che in
quelle aree succede”:
ma “encore un effort”.
Per finire, si dice che “l’animo [che cos’è?] esprime [?!] con la poesia quel che
con il linguaggio
della razionalità non gli riuscirebbe”:
avete mai trovato qualcosa di più razionale, o se volete filosofico, della lirica
leopardiana?,
siamo ancora lì a dividere oscenamente e oscuramente tra ragioni del cuore e
ragioni della ragione?
Freud è quello che ha posto la parola fine alla disonesta scissione pascaliana.
giovedì 12 luglio 2012
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© Opera Omnia di Giacomo B. Contri
THINK! di Giacomo B. Contri
IL NEURONE POETA
THINK! di Giacomo B. Contri
NOTE
[1] Arnaldo Benini, Il Sole-24 Ore, domenica 17 luglio 2011.
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© Opera Omnia di Giacomo B. Contri