www.barillacfn.com [email protected] Advisory Board Barbara Buchner, Claude Fischler, Mario Monti, John Reilly Gabriele Riccardi, Camillo Ricordi, Umberto Veronesi In collaborazione con Carlo Alberto Pratesi – Università Roma Tre Claudio Maffeis – Università di Verona Pierluigi Meriggi – Università Cattolica di Piacenza Life Cycle Engineering The European House – Ambrosetti Ecodynamics Group, Dipartimento di Chimica – Università di Siena Coordinamento editoriale e redazione Codice Edizioni Progetto grafico e impaginazione adfarmandchicas Immagini National Geographic Image Collection Doppia Piramide 2011: alimentazione sana per tutti e sostenibile per l’ambiente (luglio 2011) Immagine di copertina: Image Source/Corbis C BCFN Index 2011 aro Lettore, nel corso degli ultimi anni l’importanza di una corretta alimentazione ai fini del benessere e della prevenzione delle malattie è stata confermata da sempre più numerosi studi e analisi di carattere scientifico. Tutti i programmi di ricerca sul tema hanno infatti evidenziato lo strettissimo legame esistente tra alimentazione e salute. 2 Per questo, il Barilla Center for Food & Nutrition ha ritenuto giusto riproporre la piramide alimentare, strumento ormai noto e ben consolidato negli ambienti scientifici, in una versione aggiornata che ricomprenda i risultati più recenti della ricerca. Lo ha però fatto secondo la modalità originale che già aveva individuato lo scorso anno: la Doppia Piramide alimentare e ambientale. Come sapete, si tratta dell’esito di un lavoro molto focalizzato da parte degli esperti del nostro Advisory Board, che ci ha portato – già un anno fa – a individuare la connessione tra comportamenti alimentari virtuosi e contributo positivo alla sostenibilità ambientale. Per capire quali siano gli alimenti più “sostenibili” per il Pianeta, il Barilla Center for Food & Nutrition ha riclassificato i cibi della piramide alimentare in funzione del loro impatto sull’ambiente, ottenendo così una seconda piramide – quella ambientale – attraverso la quale è possibile scoprire come gli alimenti migliori dal punto di vista della salute siano anche quelli i cui processi di produzione e consumo rispettano maggiormente l’ambiente. James P. Blair/National Geographic Image Collection Buona lettura Guido Barilla La visione del Barilla Center for Food & Nutrition Greg Dale/National Geographic Image Collection Offrire una molteplicità di contributi ad alto contenuto scientifico e diventare nel tempo un prezioso strumento di servizio alle istituzioni, alla comunità scientifica, ai media e alla società civile; punto di incontro tra chiunque abbia a cuore l’alimentazione, l’ambiente, lo sviluppo sostenibile e le sue implicazioni sulla vita delle persone. Il futuro dell’alimentazione cresce insieme a noi Il Barilla Center for Food & Nutrition BCFN Index 2011 I 6 l Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) è un centro di analisi e proposte dall’approccio multidisciplinare che ha l’obiettivo di approfondire i grandi temi legati all’alimentazione e alla nutrizione su scala globale. Nato nel 2009, il BCFN si propone di dare ascolto alle esigenze attuali emergenti dalla società, raccogliendo esperienze e competenze qualificate a livello mondiale, favorendo un dialogo continuo e aperto. La complessità dei fenomeni oggetto di indagine ha reso necessario adottare una metodologia che vada oltre i confini delle diverse discipline: da qui nasce la suddivisione delle tematiche oggetto di studio in quattro macro-aree: Food for Sustainable Growth, Food for Health, Food for All, Food for Culture. Le aree di analisi coinvolgono scienza, ambiente, cultura ed economia; all’interno di questi ambiti, il BCFN approfondisce gli argomenti di interesse, suggerendo proposte per affrontare le sfide alimentari del futuro. Con riferimento all’area Food for Sustainable Growth, il Barilla Center for Food & Nutrition si propone di approfondire il tema del migliore impiego delle risorse naturali all’interno della filiera agroalimentare. Più nello specifico, le analisi svolte hanno permesso di segnalare le criticità esistenti, di valutare l’impatto sull’ambiente delle attività di produzione e consumo di cibo e di formulare un complesso di proposte e raccomandazioni inerenti gli stili di vita personali e collettivi capaci di incidere in modo positivo sull’ambiente e sulle risorse naturali. Nell’area Food for Health, il Barilla Center for Food & Nutrition ha deciso di avviare il suo percorso di studio analizzando il rapporto esistente fra l’alimentazione e la salute. In modo approfondito ha analizzato le molteplici raccomandazioni formulate dai più autorevoli istituti di alimentazione mondiale, oltre agli approfondimenti sul tema emersi nei diversi momenti aperti di discussione con alcuni degli esperti più qualificati a livello internazionale, fornendo così alla società civile un quadro sintetico ed efficace di proposte concrete volte a facilitare l’adozione di uno stile di vita corretto e un’alimentazione sana. Nell’area Food for All, il Barilla Center for Food & Nutrition affronta il tema dell’accesso al cibo e della malnutrizione con l’obiettivo di riflettere su come favorire un miglior governo del sistema agroalimentare su scala globale, al fine di rendere possibile una più equa distribuzione del cibo e favorire un migliore impatto sul benessere sociale, sulla salute e sull’ambiente. Nell’area Food for Culture, il Barilla Center for Food & Nutrition si propone di descrivere il rapporto dell’uomo con il cibo. In particolare, il BCFN ha voluto ripercorrere le tappe più importanti del percorso che ha accompagnato lo sviluppo della relazione uomocibo, riportando al centro dell’attenzione, attraverso momenti di confronto, il ruolo fondamentale della Mediterraneità e delle sue dimensioni rilevanti. In linea con questa impostazione, le attività del BCFN sono guidate dall’Advisory Board, un organismo composto da esperti appartenenti a settori diversi ma complementari, che propone, analizza e sviluppa i temi e successivamente formula su di essi raccomandazioni concrete. Per ogni area sono stati quindi individuati uno o più advisor specifici: Barbara Buchner (esperta di energia, climate change e ambiente) e John Reilly (economista esperto di tematiche ambientali) per l’area Food for Sustainable Growth; Mario Monti (economista) per l’area Food For All; Umberto Veronesi (oncologo), Gabriele Riccardi (nutrizionista) e Camillo Ricordi (immunologo) per l’area Food for Health; Claude Fischler (sociologo) per l’area Food for Culture. Il documento che vi presentiamo rappresenta l’aggiornamento della Doppia Piramide pubblicata per la prima volta nel 2010 con l’obiettivo di mettere in relazione gli aspetti nutrizionali con quelli ambientali delle nostre scelte alimentari. Rispetto all’edizione passata, oltre a una maggiore copertura bibliografica, abbiamo costruito una nuova piramide pensando a “chi cresce”, cioè prendendo in considerazione le necessità nutrizionali di bambini e adolescenti. Gina Martin/National Geographic Image Collection Nei suoi primi due anni di attività il BCFN ha realizzato e divulgato numerose pubblicazioni scientifiche. Guidato dalle scadenze istituzionali e dalle priorità presenti nelle agende economiche e politiche internazionali, in questi primi anni di ricerca ha rafforzato il proprio ruolo di collettore e connettore tra scienza e ricerca da un lato, e decisioni politiche e azioni governative dall’altro. Il BCFN ha inoltre organizzato eventi aperti alla società civile, tra i quali l’International Forum on Food & Nutrition, un importante momento di confronto con i più grandi esperti del settore giunto alla sua seconda edizione. Il BCFN continua per il suo terzo anno il suo percorso di analisi e condivisione, rendendo accessibili i propri contenuti al maggior numero possibile di interlocutori e ponendosi come punto di riferimento sui temi dell’alimentazione e della nutrizione. indice Doppia Piramide 2011: introduzione alla seconda edizione 14 1. Il modello della piramide alimentare 1.1 La piramide alimentare come strumento di educazione 1.2 Dalla piramide alimentare alla piramide ambientale 19 20 23 2. Gli impatti ambientali della produzione degli alimenti 2.1 Gli indicatori ambientali 2.2 Le piramidi ambientali degli alimenti: cosa è cambiato 2.3 Gli impatti ambientali della cottura, della catena del freddo e del trasporto 2.4 Le tecniche colturali, l’agricoltura biologica e la stagionalità 27 29 32 3. La Doppia Piramide per gli adulti 3.1 Gli studi sull’alimentazione mediterranea 3.2 La Doppia Piramide per gli adulti 47 49 52 4. La Doppia Piramide per chi cresce 4.1 I fattori per una buona crescita 4.2 Il rapporto tra alimentazione e salute nei bambini e negli adolescenti 4.3 L’attività motoria a complemento della corretta nutrizione 4.4 La piramide nutrizionale per chi cresce Box My Pyramid for Kids 4.5 La Doppia Piramide per chi cresce 55 57 59 61 65 68 70 5. Gli impatti delle diverse abitudini alimentari 5.1 L’impronta ecologica legata all’alimentazione 5.2 L’influenza delle scelte alimentari 5.3 Lo spreco di cibo Box Un anno contro lo spreco 73 75 78 81 83 Note Bibliografia e sitografia essenziali 88 89 39 44 Taylor S. Kennedy/National Geographic Image Collection DOPPIA PIRAMIDE 2011: Introduzione ALLA SECONDA EDIZIONE DOPPIA PIRAMIDE 2011: Introduzione ALLA SECONDA EDIZIONE 14 Perché due documenti In questa seconda edizione le informazioni sono state organizzate in modo da rendere più facile la lettura da parte di lettori con interessi differenti. La sezione relativa agli approfondimenti tecnici, all’analisi dei dati e alla bibliografia specifica sulle fonti delle informazioni è diventata così cospicua che sono stati redatti due diversi documenti: uno più divulgativo dedicato al pubblico generale e uno più tecnico per gli specialisti. Il documento divulgativo, quello che state leggendo, spiega i concetti alla base delle piramidi nutrizionali e ambientali e, senza entrare nei dettagli, illustra la Doppia Piramide. Gli aspetti tecnici, i dati e le relative considerazioni vengono presentate in forma estremamente sintetica al solo fine di dare il giusto rigore scientifico alle informazioni e alle conclusioni riportate sul documento. Il documento tecnico, invece, è destinato agli “addetti ai lavori” e presenta il dettaglio dei dati e delle elaborazioni. Questo documento sarà disponibile per il download dal sito internet del BCFN (www.barillacfn.com). I due documenti sono stati costruiti per essere di supporto l’uno all’altro, ma possono anche essere letti separatamente: questo è il motivo per cui troverete alcune informazioni in entrambi i testi. Hanno collaborato: Carlo Alberto Pratesi – Università Roma Tre Claudio Maffeis – Università di Verona Pierluigi Meriggi – Università Cattolica di Piacenza Life Cycle Engineering The European House – Ambrosetti Ecodynamics Group, Dipartimento di Chimica – Università di Siena Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 L a pubblicazione del paper Doppia Piramide nel giugno 2010 ha dato un primo forte segnale di quanto fosse importante porre attenzione alle scelte alimentari, non solo per quanto riguarda la salute delle persone, ma anche – e questa è stata la principale novità – per la tutela dell’ambiente. L’inedito confronto tra la classica piramide alimentare relativa alle proprietà nutrizionali degli alimenti e la nuova piramide ambientale, nella quale ogni alimento viene posizionato in misura del suo impatto sul nostro Pianeta, ha reso evidente come gli alimenti per i quali è consigliato da parte dei nutrizionisti un consumo più frequente sono anche quelli che hanno un minor impatto sull’ambiente. Un anno è passato e molti sono stati gli studi pubblicati riguardanti gli impatti ambientali degli alimenti, così come tanti sono stati i commenti che abbiamo ricevuto (da parte degli esperti e non) in occasione di incontri e presentazioni. In questa nuova edizione del 2011 è triplicato il numero dei dati raccolti sia dalla letteratura scientifica, sia dalle banche dati ambientali pubbliche. I nuovi dati confermano la bontà del lavoro svolto e rendono più robusto da un punto di vista scientifico il modello alla base della Doppia Piramide del Barilla Center for Food & Nutrition. La dieta mediterranea, nominata nel 2010 “Patrimonio immateriale dell’umanità” dall’UNESCO e riconosciuta a livello internazionale come un modello alimentare completo ed equilibrato, si conferma sempre più come modello sostenibile per l’ambiente. Come lo scorso anno, l’analisi degli impatti ambientali non si limita alla fase produttiva, ma segue l’intero ciclo di vita degli alimenti. Tale analisi tiene conto di tre indicatori specifici: l’impronta ecologica (Ecological Footprint), l’indicatore usato per sviluppare la piramide ambientale, che valuta la capacità della nostra Terra di rigenerare le risorse impiegate; l’impronta carbonica (Carbon Footprint), che misura le emissioni dei gas a effetto serra; l’impronta idrica (Water Footprint), rappresentativa del consumo della risorsa idrica. L’elemento di maggiore novità della Doppia Piramide 2011 è rappresentato dalla sua declinazione per chi ancora cresce. Poiché le necessità alimentari durante lo sviluppo sono differenti da quelle degli adulti, si è deciso di studiare una piramide nutrizionale ad hoc. Nella costruzione della “Doppia Piramide per chi cresce” è stato utilizzato il medesimo approccio impiegato per realizzare la versione “adulti” e gli impatti ambientali sono stati calcolati secondo gli stessi criteri. Quando però si considerano i bambini, o più in generale persone ancora in fase di crescita (fino ai 20 anni), alcuni alimenti assumono maggiore importanza. Le linee guida dell’USDA – United States Department of Agriculture (dalle quali si è partiti), suggeriscono ad esempio per i bambini una maggiore assunzione di proteine – e in particolare di carne – rispetto agli adulti. Questo, pur cambiando il profilo della piramide alimentare, non inficia la regola generale secondo cui gli alimenti a basso impatto ambientale sono quelli per i quali è consigliato un maggior consumo. In questa edizione è possibile trovare alcune stime specifiche sugli impatti associati alle tecniche di cottura e alcune prime valutazioni sulla rilevanza delle modalità di conservazione degli alimenti (catena del freddo), della stagionalità e delle diverse tecniche di coltivazione. In particolare emerge che l’utilizzo dell’energia e i tempi richiesti per la cottura dei cibi, soprattutto per quelli che sono nella base della piramide alimentare, incidono in modo significativo sugli impatti complessivi. Infine, non abbiamo trascurato di approfondire il ruolo che gioca il trasporto. Come consuetudine, l’impegno non si esaurisce nel momento della stampa del rapporto: il Barilla Center for Food & Nutrition è già al lavoro per svolgere nuovi approfondimenti che possano rafforzare ulteriormente i risultati raggiunti. Nell’edizione del prossimo anno, tra l’altro, si cercherà di indagare l’influenza che ha la diversa origine geografica di alcuni alimenti e l’impatto dei metodi di conservazione dei cibi. Come sempre, invitiamo quanti sono interessati a quest’argomento a condividere con noi commenti, osservazioni e critiche. Per la terza edizione di questo paper, già in progettazione, ci impegniamo ad accrescere ulteriormente la copertura statistica dei dati augurandoci di poter diventare un punto di riferimento per quanti sono interessati a saperne di più sugli impatti ambientali degli alimenti che consumiamo. 15 La Doppia Piramide parla del nostro futuro Doppia Piramide 2011 Il valore simbolico della Doppia Piramide acquista maggiore rilevanza se interpretato in una prospettiva temporale di lungo periodo. Del resto, lo stesso concetto di “sostenibilità” contiene in sé il valore fondante della “durabilità”, intesa come capacità di un qualunque sistema (sia esso naturale o sociale) di mantenersi intatto e vitale nel lungo periodo. 16 ramento dello stato di salute dei bambini (in particolare per quanto riguarda la diffusione del sovrappeso e l’obesità) e a una conseguente riduzione della loro speranza di vita, un fatto, questo, che inverte una tendenza consolidata di progressivo miglioramento. Dall’altro lato, l’impiego eccessivo di alcuni alimenti – in generale gli stessi che dovrebbero essere consumati con minore frequenza – determina un importante impatto sull’ambiente e sulle risorse naturali che, in prospettiva, potrà ridurre ulteriormente la qualità di vita e il benessere complessivo delle nuove generazioni. Ed è proprio in questa prospettiva che il modello ci suggerisce di valutare tutte le scelte e i comportamenti alimentari, anche quelli che apparentemente, e nell’immediato, determinano impatti meno evidenti sull’individuo o sulla collettività, ma che possono diventare cospicui se misurati cumulativamente e nel L’adozione di un modello alimentare corcorso del tempo. retto, quindi, per i suoi effetti positivi in In quest’ottica la declinazione della piramide termini nutrizionali e ambientali, incide alimentare-ambientale nei confronti del- sia in modo diretto sia indiretto sul fule future generazioni, a partire proprio dai turo dei nostri figli. Questo rende oggi bambini, porta ad alcune implicazioni che, indispensabile l’avvio di un processo di brevemente accennate qui di seguito, po- responsabilizzazione collettiva che, senza tranno essere ulteriormente approfondite e escludere gli stessi bambini, faccia leva divulgate alle famiglie e agli educatori. sui genitori e sul sistema scolastico, che in modo più intenso e sinergico dovranDa un lato, gli stili alimentari sempre più no impegnarsi nell’educazione alimentadiffusi tra ampie fasce della popolazione re delle future generazioni. stanno portando a un graduale peggio- Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 Keenpress/National Geographic Image Collection 1.Il MODELLO DELLA PIRAMIDE ALIMENTARE 19 20 Dilagante diffusione di patologie dovute all’eccesso di alimentazione e dalla concomitante riduzione dell’attività fisica in tutte le fasce d’età È stato il fisiologo americano Ancel Keys a spiegare al mondo perché in alcune regioni la popolazione fosse più longeva Anche in Italia la dieta mediterranea è entrata in competizione con i modelli alimentari globali Diversi istituti di ricerca hanno elaborato sistemi di comunicazione basati sul concetto della piramide alimentare Figura 1.1. Modello di piramide alimentare proposto da Oldways N egli ultimi anni è aumentato notevolmente il numero di coloro che possono scegliere cosa e quanto mangiare. Senza una cultura adeguata o delle linee guida nutrizionali diffuse, illustrate e rese applicabili, tuttavia queste persone rischiano di assumere stili alimentari sbilanciati. Prova ne è la recente e dilagante diffusione di patologie dovute all’eccesso di alimentazione, spesso anche non corretta, e dalla concomitante riduzione dell’attività fisica in tutte le fasce d’età, comprese quelle giovanili. È stato il fisiologo americano Ancel Keys, che negli anni Settanta pubblicò il libro Mangiar bene per vivere meglio, a spiegare al mondo perché in alcune regioni la popolazione fosse più longeva: il segreto era nel consumo equilibrato di tutti gli alimenti naturali, privilegiando per frequenza e quantità frutta e verdura e derivati dei cereali, riducendo il consumo di alimenti ricchi di grassi saturi, delle carni e dei dolciumi. In particolare, Keys scoprì che grazie a questa dieta (da lui battezzata “mediterranea”) la mortalità per cardiopatie nei Paesi del sud Europa e del nord Africa era più bassa di quella che si riscontrava nei Paesi anglosassoni e del nord, dove l’alimentazione era ricca di grassi saturi. Peccato che da allora, anche in Italia, la dieta mediterranea sia entrata in competizione con i modelli alimentari globali (primo tra tutti il fast food, molto diffuso nella dieta nordamericana). Più in generale, la crescente standardizzazione dei cibi, orientata a rendere più efficiente e funzionale il processo di produzione, distribuzione e preparazione degli alimenti, ha giocato un ruolo rilevante nel fornire soluzioni alimentari di più facile accesso e spesso a scapito di un corretto equilibrio nutrizionale. Nel corso degli anni, per rendere più semplice comunicare ed educare le persone, diversi istituti di ricerca hanno elaborato sistemi di comunicazione basati sul concetto della piramide alimentare, costruita mettendo alla base gli alimenti da assumere con maggior frequenza e al vertice quelli di cui andrebbe fatto un consumo ridotto. Di seguito riportiamo a titolo esemplificativo la versione di Oldways, un’organizzazione statunitense no-profit che promuove corretti stili alimentari attraverso la realizzazione di progetti e iniziative dedicate. Questa piramide venne realizzata a partire dai dati e dalle ricerche allora disponibili in tema di nutrizione e basandosi sulle tradizioni alimentari cretesi, greche e italiane, in cui il tasso di diffusione delle malattie croniche registrato negli anni Sessanta era il più basso al mondo. Pur partendo da una base scientifica comune, ogni piramide adatta lo schema grafico alle specificità del destinatario al quale è rivolta: distinguendo le diverse fasce di età (bambini, adulti, anziani), lo stile di vita prevalente (sedentaria, sportiva, ecc.), eventuali fasi particolari (gravidanza, allattamento) o le abitudini nutrizionali scelte (vegana, vegetariana, ecc.). Inoltre, in quasi tutte le versioni più recenti della piramide, come ad Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 1.1 La piramide alimentare come strumento di educazione 21 Fonte: oldwaystable.org 22 Todd Gipstein/National Geographic Image Collection 1.2 Dalla piramide alimentare alla piramide ambientale I l tema della nutrizione, sta assumendo sempre maggiore rilevanza anche per quanto riguarda gli impatti ambientali associati alla produzione, alla distribuzione e al consumo dei cibi. Per questa ragione, nel 2010, il Barilla Center for Food & Nutrition ha pubblicato per la prima volta la Doppia Piramide come strumento di comunicazione in grado di mettere in relazione gli aspetti nutrizionali e gli impatti ambientali degli alimenti. L’inedita piramide ambientale è stata costruita riclassificando gli stessi cibi della piramide alimentare rispetto al loro impatto sull’ambiente (alla base quelli con un impatto maggiore e salendo verso il vertice quelli più ecosostenibili). In questo modo si è scoperto che la sequenza degli alimenti era grossomodo la stessa, sebbene invertita. Questa correlazione appare evidente se si capovolge la piramide ambientale. Accostando le due piramidi (una per il verso giusto e l’altra capovolta) si è ottenuta la Doppia Piramide alimentare-ambientale, dove si nota facilmente che gli alimenti per i quali è consigliato un consumo maggiore generalmente sono anche quelli che determinano gli impatti ambientali minori. Viceversa, gli alimenti per i quali viene raccomandato un consumo ridotto sono anche quelli che hanno maggior impatto sull’ambiente. In pratica, emerge la coincidenza in un unico modello alimentare di due obiettivi diversi ma altrettanto rilevanti: la salute delle persone e la tutela ambientale. Dean Conger/National Geographic Stock la DOPPIA piramide è UNO STRUMENTO DI COMUNICAZIONE IN GRADO DI METTERE IN RELAZIONE GLI ASPETTI NUTRIZIONALI E GLI IMPATTI AMBIENTALI DEGLI ALIMENTI Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 Il concetto di fondo della piramide implica che salendo verso il vertice dovrebbe diminuire la frequenza di consumo delle diverse categorie senza con questo escludere specifici alimenti, in modo da garantire la necessaria varietà. esempio quella alimentare della dieta mediterranea moderna, lo schema viene integrato con ulteriori raccomandazioni che completano il corretto stile di vita (per esempio la quantità di acqua da bere, il tempo da dedicare all’attività fisica, ecc.). Il concetto di fondo della piramide implica che salendo verso il vertice dovrebbe diminuire progressivamente la frequenza di consumo delle diverse categorie, senza con questo escludere specifici alimenti, in modo da garantire la necessaria varietà. Più in particolare, alla base della piramide si trovano gli alimenti di origine vegetale, tipici delle tradizioni mediterranee, ricchi in termini di vitamine, sali minerali, acqua e composti protettivi (ad esempio fibre) e bioattivi di origine vegetale. Salendo si trovano gli alimenti a crescente densità energetica, quali grassi di origine animale, carni rosse e alimenti ricchi di zuccheri semplici. Il valore della piramide alimentare è duplice: da un lato rappresenta un’eccellente sintesi delle principali conoscenze acquisite dalla medicina e dagli studi sull’alimentazione, indispensabili per chiunque presti attenzione alla propria salute; dall’altro è un potente strumento di educazione al consumo grazie alla sua grafica semplice e intuitiva. 23 Gli alimenti per i quali è consigliato un consumo maggiore generalmente sono anche quelli che determinano gli impatti ambientali minori Doppia Piramide 2011 Figura 1.2. Il modello di Doppia Piramide alimentare e ambientale proposto dal BCFN nel 2010 Doppia Piramide 2011 24 25 Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 Justin Guariglia/National Geographic Image Collection 2.Gli impatti Ambientali della produzione degli alimenti 27 2. Gli impatti ambientali della produzione degli alimenti 28 Sisse Brimberg/National Geographic Image Collection L a stima degli impatti ambientali associati a ogni singolo alimento è stata condotta a partire da informazioni e dati pubblici calcolati secondo il metodo dell’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment – LCA): una metodologia di valutazione oggettiva dei carichi energetici e ambientali relativi a un processo (sia esso un’attività o un servizio). Tale valutazione include l’analisi dell’intera filiera, comprendendo la coltivazione o estrazione e il trattamento delle materie prime, la fabbricazione, il confezionamento, il trasporto, la distribuzione, l’uso, il riuso, il riciclo e lo smaltimento finale. L’approccio LCA offre da un lato il vantaggio di permettere una valutazione quanto più possibile oggettiva e completa del sistema, dall’altro lo svantaggio di una difficile comunicazione dei risultati complessi che si ottengono. Per rendere facilmente comprensibile il risultato di uno studio normalmente si utilizzano degli indicatori di sintesi definiti in modo da preservare il più possibile la scientificità dell’analisi. Tali indicatori in genere vengono selezionati in base alla tipologia del sistema che viene analizzato e devono essere scelti in modo da rappresentare in maniera quanto più completa e semplice le interazioni con i principali comparti ambientali. Entrando più nello specifico e focalizzando l’attenzione alle filiere di produzione degli alimenti, l’analisi dei processi porta a evidenziare come i principali carichi ambientali siano rappresentati dall’emissione di gas a effetto serra, dall’utilizzo della risorsa idrica e dalla capacità di rigenerare le risorse del territorio che vengono utilizzate. In quest’ottica, e tenendo conto che il presente lavoro ha l’obiettivo di fornire risultati validi in un primo livello di approfondimento, sono stati selezionati i seguenti indicatori ambientali: - l’impronta di carbonio (Carbon Footprint), che rappresenta e identifica le emissioni di gas serra responsabili dei cambiamenti climatici ed è misurata in massa di CO2 equivalente; - l’impronta idrica (Water Footprint o virtual water content), che quantifica i consumi e le modalità di utilizzo delle risorse idriche ed è misurata in volume (litri) di acqua; - l’impronta ecologica (Ecological Footprint), che misura la quantità di terra (o mare) biologicamente produttiva necessaria per fornire le risorse e assorbire le emissioni associate a un sistema produttivo: si misura in m2 o ettari globali. È comunque importante osservare che quelli considerati in questo lavoro non sono gli unici impatti generati dalla filiera di produzione degli alimenti, ma si possono ritenere i più significativi sia in termini di impatto reale, sia di comunicabilità1. Nonostante si sia scelto di rappresentare la piramide ambientale utilizzando, per esigenza di sintesi, solo l’impronta ecologica, nel testo sono stati misurati gli impatti ambientali degli alimenti anche attraverso le impronte carbonica e idrica per evitare visioni dei fenomeni parziali e, in alcuni casi, fuorvianti. Analisi del ciclo di vita: metodologia di valutazione oggettiva dei carichi energetici e ambientali relativi a un processo Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 L a costruzione della piramide ambientale si basa sulla raccolta delle informazioni pubbliche disponibili e sulla loro “riorganizzazione ragionata”, garantendo la trasparenza dell’origine dei dati e delle informazioni utilizzate. In questa nuova edizione si è deciso di aggiungere anche alcune elaborazioni in modo da coprire eventuali carenze della letteratura scientifica raccolta e garantire gli scopi del documento. Tutti gli approfondimenti e i dettagli delle ipotesi sono presentati nel documento tecnico di supporto alla Doppia Piramide BCFN 2011 che è scaricabile dal sito www.barillacfn.com. 2.1 Gli iNDICATORI AMBIENTALI 29 L’analisi dei processi porta a evidenziare come i principali carichi ambientali siano rappresentati dalla generazione di gas a effetto serra, dall’utilizzo della risorsa idrica e dalla capacità di rigenerare le risorse del territorio che vengono utilizzate Figura 2.1. Il metodo di analisi LCA è regolamentato dagli standard internazionali ISO 14040 e 14044. 2. Trasformazione Doppia Piramide 2011 1. 1. Coltivazione 30 5. Cottura 4. Trasporto Bill Curtsinger/National Geographic Image Collection 3. Imballaggio 2.2 Le piramidi ambientali degli alimenti: cosa è cambiato Figura 2.3. Incremento della copertura statistica e variazione del valore INCREMENTO DELLA COPERTURA STATISTICA E VARIAZIONE DEL VALORE [i valori mostrati indicano il numero dei dati utilizzati nel calcolo della media] ALIMENTO AAA CARBON FOOTPRINT Figura 2.2. Numero di dati utilizzati per il calcolo delle medie degli impatti ambientali degli alimenti 334 +211 Differenza 123 Dati 2010 I dati utilizzati sono triplicati rispetto alla prima edizione S ulla base della letteratura scientifica raccolta nel corso dell’anno trascorso e citata nella parte tecnica sono state aggiornate le piramidi ambientali già presentate nella prima edizione. Rispetto alla prima edizione, molte più informazioni e molti più dati sono stati presi in considerazione nell’analisi degli impatti ambientali degli alimenti e questo ha consentito di ampliare significativamente la rappresentatività statistica delle informazioni presentate. In alcuni casi, per andare incontro alle esigenze della “piramide per chi ancora cresce”, sono stati introdotti nuovi alimenti, come ad esempio i cereali da colazione. Più in dettaglio, si può osservare come i dati utilizzati siano triplicati rispetto alla prima edizione. Nonostante la variabilità dei nuovi dati reperiti per alcuni alimenti sia abbastanza elevata, la “classifica” degli impatti è stata confermata: la carne rossa è l’alimento a maggior impatto, mentre la frutta e gli ortaggi sono caratterizzati da impronte decisamente limitate. Di seguito vengono mostrate le piramidi dei tre indicatori di impatto ambientale. Solo l’ultima verrà utilizzata nella nuova versione della Doppia Piramide BCFN. La raccolta dei dati è stata chiusa a maggio del 2011 e pertanto le pubblicazioni rese disponibili successivamente non sono state analizzate. Dati 2011 32 Molte più informazioni e molti più dati sono stati presi in considerazione nell’analisi degli impatti ambientali dei cibi ecological FOOTPRINT COPERTURA STATISTICA COPERTURA STATISTICA DATI 2011 INCREMENTO DATI UTILIZZATI VARIAZIONE DEL VALORE* 1 -- = 5 +3 = 1 -- = 2 +1 +4 NEW 1 +1 NEW 3 +2 NEW 6 +3 = 1 -- = 3 +2 = carne suina 14 +6 1 -- = 2 +1 pesce 27 +15 -- -- -- 3 +1 = riso 3 +2 1 -- = 2 -- = carne avicola 9 +2 1 -- = 2 +1 olio 10 +6 3 +2 = 4 +3 frutta secca 1 +1 2 +1 NEW -- -- pasta 7 +6 6 +5 6 +5 biscotti 2 +1 2 +1 3 +2 dolci 4 +3 1 -- 4 +3 legumi 3 -- = 5 +4 5 +1 = margarina 3 +3 NEW -- -- -- 1 +1 NEW cereali da colazione 2 +2 NEW 1 +1 NEW 1 +1 NEW latte 21 +18 = 1 -- = 2 +1 = yogurt 1 -- = 1 -- = 2 +1 = pane 9 +3 = 1 -- = 4 +3 = frutta 13 +12 21 +19 13 +7 patate 3 -- = 1 -- 5 +3 ortaggi di stagione 10 +8 = 12 +11 22 +20 Totale 176 +104 -- 64 +45 94 +62 DATI 2011 INCREMENTO DATI UTILIZZATI carne bovina 20 +7 formaggio 3 +2 burro 5 uova VARIAZIONE DEL VALORE* = NEW = = -- *Le variazioni sono state messe in evidenza quando hanno sensibilmente modificato il dato (+/- 15%) rispetto al valore utilizzato nelle piramidi ambientali della scorsa edizione. DATI 2011 INCREMENTO DATI UTILIZZATI VARIAZIONE DEL VALORE* = -- -- Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 COPERTURA STATISTICA WATER FOOTPRINT 33 Figura 2.5. L’impronta idrica degli alimenti Figura 2.4. L’impronta di carbonio degli alimenti Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 34 35 13 Doppia Piramide 2011 in global m2 per chilo o litro di alimento. Doppia Piramide 2011 Figura 2.7. La piramide ambientale del BCFN. La struttura è basata su una riclassificazione degli impatti ambientali rappresentati, utilizzando l’impronta ecologica espressa Figura 2.6. L’impronta ecologica degli alimenti 36 37 2.3 Gli impatti ambientali della cottura, della catena del freddo e del trasporto P Vista l’importanza che assume nella costruzione della piramide ambientale, si è deciso di approfondire l’impatto ambientale delle differenti tecniche di cottura Doppia Piramide 2011 er un calcolo rigoroso degli impatti ambientali dei cibi in tutto il loro ciclo di vita si deve tenere in considerazione sia la fase di produzione agricola e/o industriale, sia la parte che sta a valle e che comprende la eventuale presenza della catena del freddo, i trasporti e la fase di cottura. Rilevanti per alcuni tipi di alimenti (come la frutta e la verdura) sono anche gli aspetti legati alla stagionalità dei cibi, oltre che alle tecniche di coltivazione utilizzate in agricoltura (come nel caso dei cereali). Nel documento tecnico tutti questi aspetti sono stati analizzati anche se con un diverso grado di dettaglio, che dipende dagli studi a oggi disponibili. Vista l’importanza che assume nella costruzione della piramide ambientale, in questa sede si è deciso di approfondire l’impatto ambientale delle differenti tecniche di cottura. Per quanto riguarda gli altri aspetti citati, le valutazioni numeriche riportate di seguito hanno il solo obiettivo di individuare gli alimenti per i quali dovranno essere effettuati ulteriori e più specifici approfondimenti nella prossima edizione. 39 John Eastcott & Yva Momatiuk/National Geographic Image Collection 2.3.1 La cottura Le tecniche di cottura utilizzate per la preparazione dei cibi possono essere molto diverse in base alla ricetta che si vuole preparare, al gusto del consumatore (verdure cotte al vapore o bollite, carne al sangue o ben cotta) e al fatto che l’alimento sia cucinato a casa o con una cucina professionale. Quindi non è semplice quantificare in maniera univoca l’impatto ambientale della cottura per un chilogrammo di cibo. Fatta questa premessa, per la costruzione delle piramidi ambientali si è deciso di prendere come riferimento una preparazione casalinga dei cibi per quattro persone con fuochi a gas di medie dimensioni. I valori utilizzati sono comunque da ritenersi indicativi e relativi alla ricetta e alle ipotesi considerate2. Gli impatti ambientali della cottura dipendono anche dai mix energetici che caratterizzano il proprio fornitore di energia elettrica (e quindi il paese o la regione in cui ci si trova) e da alcuni comportamenti del consumatore che possono influenzare in modo rilevante le emissioni di CO2. Tra gli aspetti rilevanti ci sono certamente le fasi di “preparazione alla cottura”, come ad esempio il riscaldamento dell’acqua – la cui quantità andrebbe ridotta al minimo – nel caso della bollitura, oppure il preriscaldamento del forno. Di seguito riportiamo due esempi che ben illustrano quanto le nostre azioni in cucina possono avere un impatto sull’ambiente. sebbene Le tecniche di cottura utilizzate per la preparazione dei cibi possono essere molto diverse, si è deciso di prendere come riferimento una preparazione casalinga dei cibi per quattro persone con fuochi a gas di medie dimensioni Due esempi che ben illustrano quanto le nostre azioni in cucina possono avere un impatto sull’ambiente Come si può vedere nella figura seguente, impiegare mezzo litro d’acqua in meno (4,5 invece di 5) per cuocere su un fornello a gas mezzo kg di pasta si riduce l’impatto della cottura del 7% circa pari a 30 gr di CO2 equivalente. Figura 2.8. Come si modifica l’impronta di carbonio variando la quantità di acqua utilizzata per cucinare la pasta. Cottura di 500 grammi di pasta ipotizzando un rapporto pasta/acqua variabile del ± 20% e un tempo di cottura pari a 10 minuti. I 5 litri d’acqua sono stati evidenziati poiché rappresentano il consiglio tipico per la cottura. 400 350 quantità consigliata grammi di co2 equivalente 250 200 150 100 50 0 4 4,5 5 5,5 Nonostante questi limiti dalle prime valutazioni emerge che: - i prodotti classificati come “freschissimi”, tipicamente le verdure e gli ortaggi, sono caratterizzati da tempi di conservazione molto brevi (qualche giorno) e per questa ragione gli impatti ambientali associati alla loro conservazione in frigorifero sono generalmente molto bassi e possono essere trascurati; - la catena del freddo è una fonte di impatto rilevante solo per i surgelati, ossia quei prodotti che prevedono dei lunghi tempi di stoccaggio sia a livello industriale, sia distributivo a basse temperature; - il trasporto refrigerato comporta un incremento degli impatti ambientali che, quando ripartito all’impatto del prodotto finito, si può ritenere trascurabile. Questo è evidente nella figura che segue, in cui emerge che l’impatto della catena del freddo è rilevante solamente per i prodotti alla base della piramide (come la verdura e gli ortaggi), se surgelati. L’impatto della catena del freddo è rilevante solamente per i prodotti alla base della piramide (come la verdura e gli ortaggi), se surgelati 6 litri d’acqua utilizzati 40 Anche per la refrigerazione le ipotesi per calcolare gli impatti ambientali possono variare in funzione di tre fattori: - dove viene stoccato il prodotto (nel frigo casalingo o in celle industriali); - la temperatura (4° o -18°C); - il tempo di conservazione. Se per cucinare s’impiega un forno elettrico, si possono ridurre gli impatti se si inforna l’alimento da cuocere non appena la temperatura è quella desiderata, onde evitare inutili sprechi di energia e le corrispondenti emissioni di CO2. Ad esempio, in Italia anche solo 10 minuti con il forno vuoto che ha già raggiunto la temperatura impostata comportano maggiori emissioni che possono anche superare i 200 grammi di CO2 in base ai mix energetici di produzione dell’energia. Figura 2.10. L’importanza relativa della catena del freddo (stima dell’impronta carbonica associata alla conservazione degli alimenti che sono nella parte alta o nella parte bassa della piramide ambientale) 41 CARNE SURGELATA CARNE FRESCA 35.000 Figura 2.9. Come varia l’impronta di carbonio generata dall’utilizzo di un forno elet- 30.000 trico nei vari Paesi (emissioni di CO2 equivalenti generate dall’utilizzo del forno elettrico per 10 minuti al 70% della potenza massima) 350 grammi di co2 equivalente 25.000 grammi di co2 equivalente 400 300 250 200 20.000 ORTAGGI SURGELATI 15.000 ORTAGGI FRESCHI 10.000 5000 150 0 100 50 PRODUZIONE 660 660 25.800 25.800 0 CONSERVAZIONE INDUSTRIALE 8 400 8 400 TRASPORTO REFRIGERATO 20 20 20 20 CONSERVAZIONE DOMESTICA 130 2600 130 2600 ITALIA SVEZIA FRANCIA GERMANIA GRECIA USA Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 300 2.3.2 La catena del freddo 2.3.3 I trasporti “Prodotto a chilometri zero = prodotto a basso impatto ambientale” è un’equazione semplicistica 42 Se la quantità di merce trasportata è alta, l’impatto per Kg di prodotto è limitata Non sempre è vero che le “produzioni a chilometri zero” hanno un minor impatto ambientale CARNE 26.000 LATTE FRUTTA 1300 670 100 500 2500 12.500 Km percorsi Camion Treno Nave Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 i trasporti sono rilevanti soltanto per gli alimenti alla base della piramide che superano una certa distanza Il tema della distribuzione del cibo è interessante sia per i risvolti sociali legati alla tutela di comunità e tradizioni locali, sia per quelli ambientali. Si sta diffondendo infatti il concetto del cibo a “chilometri zero”, al quale viene associata la semplicistica equazione “prodotto a chilometri zero = prodotto a basso impatto ambientale”. Rimandando ad altre sedi la trattazione degli aspetti più “sociali”, qui s’intende approfondire l’analisi degli aspetti ambientali legati al trasporto e alla distribuzione degli alimenti. Utilizzando l’approccio dell’analisi del ciclo di vita sono stati messi in relazione gli impatti legati al trasporto degli alimenti con quelli relativi alla loro produzione a partire dalle materie prime. Anche in questo caso l’analisi viene limitata allo studio dell’impronta di carbonio rappresentativa degli effetti del trasporto su scala globale. Qui di seguito vengono mostrate le analisi degli impatti dei trasporti per differenti prodotti alimentari: la frutta, il latte, la carne. Dai valori presentati è evidente come i trasporti siano rilevanti soltanto per gli alimenti alla base della piramide che provengono da una certa distanza. Diverso è il caso in cui il trasporto avvenga in aereo. Infatti, se è pur vero che l’utilizzo di un camion comporta un’elevata emissione di CO2 per chilometro percorso, è anche vero che la quantità di merce trasportata è alta e quindi l’impatto per chilogrammo di prodotto è piuttosto limitato. Emerge quindi che non sempre è vero che le “produzioni a chilometri zero” hanno un minor impatto ambientale rispetto alle produzioni tradizionali; anzi, può accadere il contrario se le produzioni tradizionali sono più efficienti nella fase di produzione delle materie prime e di processo. Figura 2.11. Bassa rilevanza dell’impronta carbonica dei trasporti rispetto alla produzione degli alimenti Trasporto via camion, treno o nave: le emissioni di CO2 equivalenti relative alla fase di trasporto sono sempre molto basse rispetto a quelle legate alla fase di produzione, ad eccezione della frutta, dove un trasporto per lunghe distanze (500010.000 km) può comportare un impatto rilevante sul totale. Dati in grammi di CO2 per kg. 43 Figura 2.12. Forte impatto del trasporto aereo CARNE 26.000 LATTE FRUTTA 1300 670 100 500 2500 Km percorsi Aereo Trasporto via aereo: nella maggior parte dei casi questo tipo di trasporto rappresenta l’emissione più alta rispetto all’intera filiera. Fa eccezione la carne rossa, dove gli alti impatti di produzione rappresentano comunque la voce rilevante in termini di emissioni di gas serra. Dati in grammi di CO2 per kg. 12.500 2.4 Le tecniche colturali, l’agricoltura biologica e la stagionalità 2.4.3 Stagionalità Sono in corso studi, a supporto della letteratura disponibile, da cui emerge che le materie prime coltivate “fuori stagione” incrementano gli impatti ambientali. Ad esempio, l’utilizzo delle serre riscaldate comporta un significativo consumo di energia. Ma non solo: le rese dei prodotti coltivati “fuori stagione” possono ridursi fino a dimezzarsi. Emerge che le materie prime coltivate “fuori stagione” incrementano gli impatti ambientali T Doppia Piramide 2011 44 Doppia Piramide 2011 ra gli aspetti che meritano un approfondimento emergono certamente quelli legati alle modalità di coltivazione delle materie prime utilizzate per la produzione degli alimenti. Poiché gran parte degli impatti ambientali è riconducibile alla fase agricola, le tecniche colturali adottate sono rilevanti dal punto di vista sia qualitativo che ambientale. Rimandando alla parte tecnica per gli approfondimenti, in questa sede si riportano solo alcune considerazioni generali su tre temi ritenuti importanti. 2.4.1 Tecniche colturali Le pratiche messe in atto dagli agricoltori per coltivare le materie prime possono avere un elevato impatto sull’ambiente 45 Le pratiche messe in atto dagli agricoltori per coltivare le materie prime comprendono tecniche colturali (o agronomiche) che possono avere un elevato impatto sull’ambiente, basti pensare all’utilizzo di fertilizzanti (principalmente a base azotata) o al gasolio per i macchinari. Sono diversi gli studi che mirano a ottimizzare le attività agronomiche, in modo da mantenere alti standard qualitativi dei prodotti preservando sia i redditi degli agricoltori, sia l’ambiente. Ad esempio, alcune ricerche sulla coltivazione del grano duro hanno dimostrato che la rotazione delle colture sui terreni, in particolare la successione delle specie coltivate, influenza direttamente la tecnica di coltivazione da adottare. Crescere il grano duro in un appezzamento coltivato a erba medica, oppure a orticole nell’anno precedente, permette di ridurre in modo significativo l’impiego di fertilizzanti che hanno un grande impatto sugli indicatori ambientali: alcune valutazioni indicano che è possibile in questo modo addirittura dimezzare gli impatti ambientali. 2.4.2 Agricoltura biologica Limiti della metodologia LCA per valutare gli impatti ambientali dell’agricoltura biologica Per quanto riguarda l’agricoltura biologica, gli studi disponibili in letteratura, e che in parte sono riportati nel nostro documento tecnico, evidenziano il limite della metodologia delle analisi LCA. Gli indicatori normalmente utilizzati per valutare gli impatti ambientali non permettono di quantificare in modo esaustivo i benefici delle pratiche biologiche poiché i valori di impatto, anche se minori, vengono ripartiti su produzioni normalmente meno fruttifere rispetto a quelle coltivate con metodi intensivi. Il beneficio può essere invece valorizzato utilizzando indicatori propri delle pratiche agronomiche quali la misura della fertilità dei suoli, soprattutto se valutata su un orizzonte temporale decennale. © Ira Block/National Geographic Stock Keenpress/National Geographic Image Collection 3.LA DOPPIA PIRAMIDE PER GLI ADULTI La dieta mediterranea è riconosciuta da molti scienziati dell’alimentazione come una delle migliori in assoluto L a dieta tradizionalmente adottata nei Paesi dell’area del Mediterraneo (in particolare in Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Francia meridionale) è un modello alimentare che si contraddistingue per completezza e per uno spiccato equilibrio nutrizionale ed è infatti riconosciuta da molti scienziati dell’alimentazione come una delle migliori diete in senso assoluto per ciò che concerne il benessere fisico e la prevenzione delle malattie croniche, in particolare di quelle cardiovascolari. La dieta mediterranea è stata quindi assunta come modello nutrizionale di riferimento per la costruzione della parte nutrizionale della Doppia Piramide presentata nel 2010. 48 Otis Imboden/National Geographic Stock 3.1 Gli studi sull’alimentazione mediterranea Il valore nutrizionale della dieta mediterranea venne dimostrato scientificamente dal noto “studio dei sette Paesi” diretto da Keys3, in cui furono messe a confronto le diete adottate da diverse popolazioni per verificarne i benefici e i punti critici. Da quello studio si capirono le associazioni tra tipologia di dieta e rischio d’insorgenza di malattie croniche e si scoprì come il livello elevato di acidi grassi saturi nella dieta e del colesterolo nel sangue rappresenti un fattore in grado sia di spiegare le differenze nei tassi di mortalità, sia di prevedere quelli futuri di malattie coronariche nelle popolazioni analizzate. Dal primo “studio dei sette Paesi” fino a oggi molte altre ricerche hanno analizzato le caratteristiche e le associazioni tra stile alimentare adottato e insorgenza di malattie croniche4. Dalla metà degli anni Novanta si è anche sviluppato un filone di studio per indagare l’associazione tra diete e longevità. In generale, quello che emerge è che un fattore protettivo contro le più diffuse malattie croniche è l’adozione di uno stile alimentare ispirato al modello nutrizionale mediterraneo che consiste in un elevato consumo di verdura, legumi, frutta e frutta secca, olio d’oliva e cereali (che nel passato erano prevalentemente integrali); un moderato consumo di pesce e prodotti caseari (specialmente formaggio e yogurt) e vino; un basso consumo di carne rossa, carne bianca e acidi grassi animali5. È interessante notare che una ricerca condotta sul database scientifico PubMed, in un arco di tempo limitato a tre mesi, evidenzia la presenza di circa 70 pubblicazioni scientifiche il cui tema principale è la dieta mediterranea6. Tali pubblicazioni presentano i risultati di ricerche cliniche o epidemiologiche nelle quali l’aderenza alla dieta mediterranea si traduce in benefici misurabili in numerosissime aree della salute dell’uomo che includono, a titolo di esempio, condizioni metaboliche, effetti preventivi delle patologie cardiovascolari, delle patologie neurologiche o psichiatriche (ad es. la malattia di Alzheimer), delle malattie respiratorie o allergiche, dei disturbi della sessualità sia femminile sia maschile (ad es. la disfunzione erettile), nonché di alcune patologie oncologiche. A quest’ultimo proposito, destano interesse le recenti conclusioni dell’ampio studio europeo EPIC, che ha valutato 485.044 soggetti adulti nell’arco di circa nove anni; l’EPIC ha dimostrato che una maggiore aderenza alla dieta mediterranea si associa a una significativa riduzione (-33%) del rischio di sviluppare un carcinoma gastrico. Infine è interessante notare come la letteratura scientifica dimostri un impatto positivo della dieta mediterranea in tutte le fasce di età della vita, a partire dal periodo prenatale e poi all’infanzia, all’età adulta, fino all’età avanzata. Le abitudini alimentari proprie della dieta mediterranea risultano essere tra quelle coerenti con le indicazioni nutrizionali espresse dalle linee guida prodotte dalle più autorevoli società scientifiche e istituzioni internazionali che si occupano delle maggiori patologie che affliggono la nostra epoca (in particolare malattie cardiovascolari, cancro e diabete). Associazioni tra tipologia di dieta e rischio d’insorgenza di malattie croniche Un fattore protettivo contro le più diffuse malattie croniche è l’adozione di uno stile alimentare ispirato al modello nutrizionale mediterraneo Una maggiore aderenza alla dieta mediterranea si associa a una significativa riduzione (-33%) del rischio di sviluppare un carcinoma gastrico Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 3. La doppia piramide per gli adulti 49 Con l’obiettivo di misurare l’aderenza, o la distanza, di una qualsiasi dieta da quella mediterranea, sono stati sviluppati alcuni indici di “adeguatezza mediterranea” 50 Infine si sottolinea come sia tutt’ora in corso un grande sforzo a livello mondiale per rendere queste logiche e chiare argomentazioni contenute nella piramide alimentare sempre più fruibili e adottabili dalle persone: un ultimo esempio è quanto il Dipartimento dell’agricoltura negli Stati Uniti (USDA) sta facendo con il “piatto” alimentare, traduzione del contenuto della piramide alimentare. Al di là delle modalità di rappresentazione grafica dei consigli alimentari, è comunque importante osservare come gran parte delle più autorevoli ricerche scientifiche sulla relazione tra alimentazione e malattie croniche evidenzino, oltre ogni ragionevole dubbio, che il modello alimentare mediterraneo deve essere considerato il punto di riferimento di una corretta alimentazione e che ad esso dovrebbero essere associati stili di vita “salubri”. Una sintesi di questi consigli è già stata elaborata e pubblicata dal BCFN nei precedenti lavori. Gran parte delle più autorevoli ricerche scientifiche sulla relazione tra alimentazione e malattie croniche evidenziano che il modello alimentare mediterraneo deve essere considerato il punto di riferimento Figura 3.2. Convergenza delle linee guida per la prevenzione delle patologie car- diovascolari, diabetiche e tumorali: schema di sintesi SANA ALIMENTAZIONE E STILE DI VITA Fare 30 minuti di attività fisica al giorno 3 2 1 Evitare situazioni di sovrappeso e obesità Evitare l’eccessivo consumo di alcolici 4 Non fumare Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 La dieta mediterranea rappresenta un fattore protettivo contro tutte le cause di mortalità Dai risultati dell’analisi condotta si può notare come la stretta coerenza rispetto alle raccomandazioni suggerite a livello scientifico renda il modello mediterraneo uno dei più efficaci in termini di promozione e di conservazione del benessere e di prevenzione delle maggiori patologie croniche. Con l’obiettivo di misurare l’aderenza, o la distanza, di una qualsiasi dieta da quella mediterranea, sono stati sviluppati alcuni indici di “adeguatezza mediterranea”. In particolare, Trichopoulou7, dopo aver creato un indice che quantifica l’aderenza alla dieta mediterranea su una scala che va da 0 a 9 (dove il valore massimo significa massima aderenza e viceversa), ha rilevato un’associazione inversa tra il punteggio ottenuto da una popolazione e i tassi di mortalità delle persone più anziane. Anche negli studi di Panagiotakos8 è emerso come l’incremento del livello di aderenza alla dieta mediterranea è significativo nella previsione dei casi di ipertensione, ipercolesterolemia, diabete e obesità negli adulti. Un aumento del 20% circa di aderenza alla dieta mediterranea9 riduce l’insorgenza di malattie cardiovascolari del 4% nell’arco di 10 anni. Altri studi condotti da Trichopoulou10 hanno evidenziato come l’aderenza alla dieta mediterranea produca significative riduzioni nei tassi complessivi di mortalità della popolazione, soprattutto nei decessi causati da malattie cardiovascolari e tumori. Medesimi risultati si riscontrano negli studi recenti di Mitrou11 condotti per 10 anni su un campione di oltre 380.000 americani. Nello specifico, per le malattie coronariche, De Lorgeril12 ha evidenziato come la dieta mediterranea riduca del 72% il rischio d’infarto. I risultati degli studi di Fung13 ne hanno confermato, ancora una volta, gli effetti cardioprotettivi. In un recente studio di meta-analisi di Sofi14 è emerso come la dieta mediterranea rappresenti un fattore protettivo contro tutte le cause di mortalità e, nello specifico, verso quelle legate a malattie cardiovascolari e tumorali, ma anche verso il morbo di Parkinson e la malattia di Alzheimer. 51 Figura 3.1. Rappresentazione grafica dei consigli alimentari elaborati dall’USDA 5 Adottare una dieta equilibrata Consumare 2-3 porzioni di pesce alla settimana 6 Aumentare il consumo di frutta e verdura 10 9 13 Limitare il consumo di carne e pollame a 3-4 porzioni alla settimana Preferire condimenti di origine vegetale Limitare il consumo aggiuntivo di sale 14 Fonte: Barilla Center fo Food and Nutrition, Alimentazione e salute, settembre 2009 7 Preferire i carboidrati complessi e aumentare il consumo di cereali integrali 8 Aumentare il consumo di legumi 11 12 Limitare il consumo di cibi a elevato contenuto di grassi Limitare il consumo di cibo fritto 15 Limitare il consumo di cibi/bevande ad alto contenuto di zuccheri Evitare l’utilizzo quotidiano di integratori alimentari 16 Mantenendo costante la parte alimentare della doppia piramide e andando a sostituire quella ambientale con la revisione risultante dalle elaborazioni di questa nuova edizione, di seguito viene presentata la Doppia Piramide BCFN aggiornata. Doppia Piramide 2011 3.2 La doppia piramide per gli adulti Doppia Piramide 2011 52 53 4.LA DOPPIA PIRAMIDE PER chi cresce 4. La doppia piramide per CHI CRESCE 56 L a crescita è un processo continuo: inizia al concepimento e termina con il raggiungimento della maturità sessuale; la crescita somatica si accompagna allo sviluppo neuro-psichico. Questo processo può essere suddiviso in tre fasi temporali, distinguibili per particolari modificazioni anatomiche, fisiologiche e psichiche che avvengono nell’individuo: - infanzia (dalla nascita agli 11 anni); - adolescenza, o pubertà (comprende il periodo tra gli 11 e i 18 anni nel maschio e tra gli 11 e i 16 anni per la femmina); - giovinezza (dai 18 ai 25 anni nel maschio e dai 16 ai 20 anni di età nella femmina). In ciascuna fase i comportamenti dei genitori sono determinanti sia per la crescita, sia per lo sviluppo del bambino, del ragazzo e del giovane, con approcci ben differenti nelle diverse età. Del resto, per ottenere un risultato finale ottimale, accanto alle modalità di relazione e all’aderenza ai più moderni suggerimenti specifici per le singole fasi di crescita, sono molto importanti le abitudini nutrizionali e motorie e lo stile di vita acquisiti in famiglia. Ad esempio, prendendo in considerazione l’alimentazione, è stata chiaramente dimostrata l’esistenza di una forte relazione tra alimentazione scorretta, eccessivo peso corporeo e incremento del rischio di contrarre malattie croniche. Tuttavia, mentre per l’adulto vi è maggiore coscienza di tale relazione, per il bambino e il giovane continuano a persistere nell’opinione pubblica difficoltà ad accettare l’importanza determinante dell’alimentazione nella prevenzione di molte malattie. Questo nonostante gli studi condotti fino ad oggi riportino concordemente l’importanza di condizioni di rischio e comportamenti legati alle abitudini alimentari (in termini di quantità e composizione della dieta) nell’infanzia nel favorire l’insorgenza di malattie croniche (cardiovascolari, diabete e cancro) nelle età successive. Uno dei primi studi – condotto negli anni Trenta da Boyd Orr15 e ripreso nel 1998 da Frankel, Gunnel e Peters16 – conferma l’esistenza di una relazione positiva tra l’ammontare di calorie assunte durante la crescita e il tasso di mortalità per cancro durante la vita adulta. Anche la recente revisione (Weight Control and Physical Activity) condotta dall’International Agency for Research on Cancer (IARC) porta alle medesime conclusioni, evidenziando un collegamento tra uno stato di obesità (sia in fase infantile che adolescenziale) e il rischio di contrarre malattie croniche. Must e Limpman17 hanno dimostrato come le proteine, soprattutto quelle di origine animale, se assunte in eccesso possono promuovere l’aumento ponderale fino all’obesità e, di conseguenza, aumentare il rischio di contrarre malattie quali il cancro al seno, all’ utero e al colon. La crescita è un processo continuo: inizia al concepimento e termina con il raggiungimento della maturità sessuale Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 A nalogamente a quanto fatto per la parte legata agli adulti, in questo capitolo si affronta il concetto della Doppia Piramide per chi cresce, partendo dagli aspetti nutrizionali per poi mettere insieme queste considerazioni con quelle ambientali. Prima di entrare nel merito degli aspetti nutrizionali è comunque opportuno precisare che nel 2009 il BCFN ha pubblicato il documento Crescita sana e nutrizione nei bambini, legato proprio al rapporto tra alimentazione e salute nei bambini. In questo capitolo si riporta una sintesi delle considerazioni presentate nel documento pubblicato. 4.1 I fattori per una buona crescita 57 Sono molto importanti le abitudini Nutrizionali e motorie e lo stile di vita acquisiti in famiglia relazione tra alimentazione scorretta, eccessivo peso corporeo e incremento del rischio di contrarre malattie croniche Relazione positiva tra l’ammontare di calorie assunte durante la crescita e il tasso di mortalità per cancro durante la vita adulta Lo stato di salute nella vita adulta è determinato anche dal contesto familiare, sociale ed economico in cui il bambino cresce 58 4.2 Il rapporto tra alimentazione e salute nei bambini e negli adolescenti D i seguito viene analizzato il rapporto fra alimentazione e salute nei bambini durante le fasi della prima infanzia e dell’adolescenza. Durante il periodo della prima infanzia – caratterizzato da una crescita molto rapida – appare quanto mai necessario fornire al bambino una quantità adeguata di energia. Nel primo anno di vita il fabbisogno di energia per la crescita è notevole rispetto al totale, ma decresce rapidamente: passa infatti dal 35% nel primo mese di vita al 5% a un anno. Dopo il primo anno e fino ai 9-10 di vita, l’energia spesa giornalmente dal bambino è dovuta per un 50-60% al metabolismo basale, per un 20-40% all’attività fisica, per un 5-8% alla termogenesi e solo per un 2% all’accrescimento. L’Organizzazione Mondiale della Sanità18 evidenzia l’esistenza di una sostanziale similarità tra le raccomandazioni fornite da diversi Paesi e organizzazioni in relazione alla quantità di energia necessaria al bambino in età pre-scolare. Esiste quindi un range di valori che si possono considerare complessivamente come attendibili, derivati attraverso il prodotto fra la stima della quantità di energia necessaria per chilogrammo di peso corporeo e il peso medio caratteristico del bambino all’interno di alcuni macrointervalli di età. Pertanto, anche in base all’aumentare dell’incidenza di obesità fra i bambini e gli adolescenti, l’OMS suggerisce di limitare l’eccessiva assunzione di grassi e zuccheri sin dalle prime età. In particolare, i macronutrienti contenuti nel cibo in grado di apportare energia al bambino sono i grassi, i carboidrati e le proteine. I grassi assunti attraverso l’alimentazione rappresentano per il bambino una fonte di energia e di acidi grassi essenziali. I grassi strutturali sono parte essenziale delle membrane cellulari, del tessuto neurale e dell’architettura cellulare nel suo complesso, mentre quelli di deposito – presenti in particolare nel tessuto adiposo, composto principalmente da trigliceridi – fungono da riserva di energia di lungo periodo per l’organismo. In via prioritaria l’assunzione giornaliera di grassi va raggiunta attraverso gruppi alimentari come il pesce e la frutta secca; nel caso di utilizzo di condimenti è da preferire l’uso di oli vegetali, in particolare l’olio di oliva. Tale assunzione consente inoltre un ottimale assorbimento delle vitamine liposolubili (A, D, E, K). Il secondo macronutriente essenziale al fine di garantire il corretto e bilanciato apporto di energia al bambino è rappresentato dalle proteine. Fonti ottimali di proteine di alta qualità sono rappresentate da fegato animale, carne, pesce, formaggio, latte, uova e da alcuni prodotti di origine vegetale, come soia, fagiolini e legumi. A seguire per importanza i prodotti derivati dal grano costituiscono anch’essi fonte di proteine, mentre la maggior parte dei vegetali e della frutta ne contengono in quantità Durante il periodo della prima infanzia appare quanto mai necessario fornire al bambino una quantità adeguata di energia Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 TRE FATTORI CRITICI Lo stato di salute nella vita adulta è determinato anche dal contesto familiare, sociale ed economico in cui il bambino cresce. Una condizione di privazioni sociali e di denutrizione nell’infanzia è stata associata al rischio di contrarre malattie cardiovascolari e diabete in età adulta. Allo stesso modo, la presenza in famiglia di persone in sovrappeso induce un rischio più elevato di adottare un’alimentazione quantitativamente inadeguata per eccesso e qualitativamente non bilanciata, di acquisire abitudini sedentarie e di sviluppare obesità. Tre sono i fattori critici che, se non evitati nel periodo dell’adolescenza, possono incidere in maniera rilevante sul rischio di contrarre patologie croniche durante la vita adulta: - esporsi a fattori di rischio, come l’adozione di un regime alimentare non salutare, il consumo di alcol e tabacco o l’aumento di peso in modo eccessivo; - acquisire uno stile di vita sedentario, come il sostituire le ore di attività fisica con l’intrattenimento della TV, dei videogiochi o del computer; - trascurare la prevenzione e il controllo dei fattori di rischio, come ad esempio periodici controlli del peso sottoponendo l’adolescente a verifiche da parte di un pediatra. La combinazione di questi tre fattori può produrre fenomeni a manifestazione più immediata (obesità, insulino-resistenza, dislipidemia, ipertensione arteriosa) e, al tempo stesso, generare effetti di lungo periodo, come l’accelerazione dei processi che conducono al diabete e alle malattie cardiovascolari nell’età adulta. 59 L’OMS suggerisce di limitare l’eccessiva assunzione di grassi e zuccheri sin dalle prime età L’assunzione giornaliera di grassi va raggiunta attraverso gruppi alimentari come il pesce e la frutta secca Fonti di proteine di alta qualità sono rappresentate da fegato, carne, pesce, formaggio, latte, uova, soia, fagiolini e legumi Nei Paesi sviluppati si riscontra un’eccessiva assunzione proteica 60 L’adolescenza è contraddistinta da un’intensa attività metabolica durante la quale si registra una forte accelerazione della velocità di crescita Durante la pubertà vi sono maggiori fabbisogni quantitativi e qualitativi di nutrienti 4.3 L’attività motoria a complemento della corretta nutrizione O ltre alle indicazioni più strettamente nutrizionali, appare necessario sottolineare con forza come una regolare attività fisica (praticata soprattutto all’aria aperta) sia uno dei fattori ritenuti fondamentali per la salute del bambino e dell’adolescente (avendo, inoltre, importanti ricadute positive sulla riduzione dei rischi connessi con il manifestarsi delle principali malattie croniche nelle età successive, fino a quella adulta). L’attività motoria contribuisce a bruciare calorie, scaricare tensione e stress, migliorare lo stato dell’umore e del benessere psicologico. La pratica costante di attività fisica e sport apporta notevoli benefici all’apparato cardiovascolare e al sistema scheletrico, oltre che al metabolismo. Inoltre, la regolare pratica motoria favorisce il mantenimento di un peso adeguato e una composizione corporea ottimale, rende l’adolescente più forte e lo abitua ad adottare uno stile di vita che gli consentirà di affrontare più in salute gli anni a venire. A fronte di ciò, la mancanza di attività fisica negli adolescenti riveste un ruolo importante nello sviluppo, nella progressione e nel perpetuarsi di alcune malattie, come ad esempio l’obesità. Gli studi effettuati in Europa e negli USA hanno rilevato come ai giorni nostri la gran parte degli adolescenti sia fisicamente poco attiva o adotti uno stile di vita che non prevede un’adeguata attività fisica. Ad esempio, il costante aumento del tempo trascorso dai giovani davanti a un video è confermato da uno studio americano20 che ha calcolato in 7 ore e 38 minuti al giorno il tempo medio speso dai ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 18 anni utilizzando i media21 nel 2009. Rispetto a cinque anni prima (2004) è stato registrato un aumento di 1 ora e 17 minuti; rispetto a dieci anni prima (1999) di 1 ora e 19 minuti. L’inattività fisica non è soltanto una delle principali cause responsabili del sovrappeso e dell’obesità, ma anche dello sviluppo, nelle fasi successive della vita, di patologie croniche quali malattie cardiache, diabete, ipertensione, stipsi e diverticolosi intestinale, osteoporosi, oltre che di alcune forme di cancro. Attività sportive e motorie come il nuoto, la ginnastica, il ciclismo o più semplicemente le passeggiate in bicicletta, il pattinaggio, gli sport con la palla, la danza, per circa 60 minuti al giorno, da tre a cinque volte la settimana, possono contribuire a incrementare la massa e la densità ossea. Inoltre, un’adeguata attività fisica è correlata positivamente al miglioramento dell’elasticità del corpo, dell’equilibrio, dell’agilità e della coordinazione e al rafforzamento delle ossa. In base alle attuali raccomandazioni internazionali, i ragazzi di età compresa tra i 5 e i 17 anni dovrebbero accumulare quotidianamente attività fisica (da moderata a intensa) per almeno 60 minuti al giorno, attraverso il gioco e la ricreazione, lo sport e l’educazione fisica, la mobilità, ecc., nel contesto della famiglia, della scuola e delle attività organizzate dalla comunità. L’attività motoria contribuisce a bruciare calorie, scaricare tensione e stress, migliorare lo stato dell’umore e del benessere psicologico Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 I carboidrati forniscono energia a tutti i tessuti del corpo umano limitata. Si ricorda comunque che nei Paesi sviluppati si riscontra un’eccessiva assunzione proteica (più che carenza): il cibo normalmente consumato nelle famiglie occidentali contiene, infatti, una quantità di proteine mediamente pari a 3-4 volte il livello ritenuto adeguato a soddisfare i fabbisogni in età pre-scolare e scolare. I carboidrati (zuccheri, amidi e fibre) costituiscono la terza e più importante (in termini quantitativi) fonte energetica dell’organismo e forniscono energia a tutti i tessuti del corpo umano, soprattutto al cervello e ai globuli rossi che usano solamente il glucosio quale “carburante” per le attività cellulari. Accanto ai principali macronutrienti, gli elementi essenziali di una corretta alimentazione per i bambini in età pre-scolare e scolare sono le vitamine e i minerali. Tra questi, importantissimi la vitamina D, essenziale per un’adeguata mineralizzazione ossea, e il ferro, la cui carenza soprattutto nelle prime età può esporre a deficit nelle funzioni neurocognitive a distanza. L’adolescenza è il periodo in cui avviene il passaggio dalla condizione pre-puberale a quella adulta ed è caratterizzata dalla comparsa d’importanti cambiamenti a livello fisico, psichico e sociale. Può essere distinta in due fasi: prima e seconda adolescenza. La prima corrisponde al periodo puberale, in cui l’organismo sviluppa e completa l’acquisizione della capacità riproduttiva, indicativamente compresa tra i 10 e i 15 anni, mentre la seconda corrisponde al periodo di completamento dello sviluppo psico-fisico, indicativamente compreso tra i 15 e i 18-22 anni. L’adolescenza è contraddistinta da un’intensa attività metabolica durante la quale si registra una forte accelerazione della velocità di crescita, sia nei maschi sia nelle femmine. Gli importanti cambiamenti fisici legati al rapido accrescimento e alle modificazioni indotte dalla pubertà si accompagnano a maggiori fabbisogni sia quantitativi sia qualitativi di nutrienti (carboidrati, proteine, grassi), vitamine, sali minerali, fibre e acqua. In questa fase, le più comuni carenze di nutrienti sono quelle di ferro e calcio al punto che l’anemia dovuta a carenza di ferro è tra le più diffuse malattie che si associano a cattive abitudini di tipo alimentare19. Per ovviare a questi problemi è quindi importante che nella fase adolescenziale vi sia un incremento del consumo di alimenti ricchi di ferro, come le carni magre e il pesce, i legumi, i vegetali di colore verde scuro, le noci, i cereali arricchiti di ferro. Il calcio ricopre anch’esso una funzione essenziale nell’organismo dell’adolescente in rapida crescita, in quanto entra nella composizione delle ossa e dei denti. È pertanto importante alimentarsi con cibi ricchi di calcio per i ragazzi e in modo particolare per le ragazze che negli anni a venire con la comparsa della menopausa saranno più esposte al rischio di osteoporosi. La giovinezza è, infine, il periodo in cui i fabbisogni alimentari diventano via via simili a quelli degli adulti. 61 7 ore e 38 minuti al giorno: tempo medio speso dai ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 18 anni utilizzando i media L’inattività fisica è una delle principali cause DI sovrappeso e obesità, ma anche dello sviluppo di patologie croniche I bambini di età compresa tra i 5 e i 17 anni dovrebbero accumulare quotidianamente attività fisica per almeno 60 minuti al giorno Figura 4.1. La piramide italiana dell’attività fisica dell’Università La Sapienza, Roma 1-2 volte alla settimana in attività più intensa e impegantiva 2-4 volte alla settimana Si raccomandano 30 minuti di passeggiata al giorno per combattere la sedentarietà Promuovere «interventi continuativi, multi-strumentali, sistemici per la prevenzione dell’obesità» Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 PER UNO STILE DI VITA SPORTIVO: Ginnastica aerobica, tennis, calcio, corsa Nella piramide italiana per l’attività fisica23 – valida anche per gli adulti –, la “Quantità Benessere” (QB) di attività motoria di riferimento è invece pari a 1 QB uguale a 15 minuti. Come mostrato dalla figura 4.1, si raccomandano almeno 2 QB al giorno pari a 30 minuti di passeggiata per combattere la sedentarietà, nonché un’attività fisica più intensa (nuoto, calcio, tennis, ecc.) più volte alla settimana per uno stile di vita più attivo o sportivo. Tali raccomandazioni inerenti alla promozione di effetti benefici sullo stato di salute attraverso la pratica di un’attività sportiva o motoria sono coerenti con gli obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (2004) e dell’Unione Europea (2005), che intendono promuovere «interventi continuativi, multi-strumentali, sistemici per la prevenzione dell’obesità», agendo su informazione e formazione degli individui. L’obiettivo finale è che i ragazzi possano effettuare scelte di vita salutari consapevoli in prima persona, costruendo motivazioni personali per il cambiamento invece che essere spinti da un “dovere di salute” esterno o imposto. PER UNO STILE DI VITA PIÙ ATTIVO: Ginnastica, nuoto, ballo, pallavolo, calcetto, bicicletta, jogging circa un’ora per volta 63 62 PER COMBATTERE LA SEDENTARIETÀ: Ogni giorno almeno 6 volte a settimana: 30 minuti di PASSEGGIATA. Per migliorare lo stile di vita: parcheggiare più lontano, usare i mezzi pubblici, preferire le scale all’ascensore, andare a lavoro a piedi, fare i lavori di casa, portare a spasso il cane, Come riportato nel documento Global Recommendations on Physical Activity on Health dell’Organizzazione Mondiale della Sanità22, l’obiettivo dei 60 minuti non implica necessariamente lo svolgimento dell’attività fisica in modo continuativo per un’ora, ma prevede la possibilità dell’accumulo quotidiano di attività fisica svolta attraverso una serie di azioni di durata inferiore. Inoltre, lo svolgimento di attività fisica per un tempo cumulato superiore ai 60 minuti comporterebbe benefici addizionali per la salute. Sebbene la maggior parte dell’attività fisica dovrebbe essere di tipo aerobico, dovrebbero essere integrate anche attività che comportano uno sforzo più intenso almeno tre volte alla settimana. A fronte di grandi benefici in termini di salute e prevenzione dell’insorgenza di gravi malattie in età adulta, il costo dell’adozione di queste raccomandazioni è minimo e riguarda le attività di comunicazione, promozione e divulgazione a livello di ciascun Paese. J. Baylor Roberts/National Geographic Stock 4.4 La piramide nutrizionale per chi cresce S Definizione di una composizione settimanale dell’alimentazione di bambini e adolescenti che sia corretta ed equilibrata Doppia Piramide 2011 e si trasformano le principali connessioni esistenti fra macro e micro nutrienti assunti e corretto sviluppo nelle diverse fasi della crescita in un regime alimentare mediamente adeguato a soddisfare i requisiti individuati da pediatri e nutrizionisti, è possibile giungere alla definizione di una composizione settimanale dell’alimentazione di bambini e adolescenti che sia – nel suo complesso – corretta ed equilibrata sia in termini di tipologia di alimenti ingeriti, sia di ripartizione quotidiana di calorie. Figura 4.2. Ripartizione raccomandata dell’apporto calorico nell’arco della giornata Cena 30% 65 Colazione 20% Merenda a metà mattina 5% Merenda pomeridiana 10% Pranzo 35% Fonte: elaborazioni The European House-Ambrosetti su dati Società Italiana di Nutrizione Umana. Un’alimentazione corretta è caratterizzata dal principio della varietà, ossia alimentazione mista che comprende alimenti di origine vegetale (frutta, verdura, legumi, cereali, semi, ecc.), animale (carne, formaggio, latticini, prosciutto, ecc.) e alternanza di alimenti durante la settimana. Più nello specifico, la dieta dei bambini e degli adolescenti dovrebbe UN’ALIMENTAZIONE CORRETTA è CARATTERIZZATA DAL PRINCIPIO DELLA VARIETà Figura 4.3. Composizione settimanale e ottimale dell’alimentazione Consumo di cereali (pane, pasta e riso) soprattutto integrali TUTTI I GIORNI Consumo di frutta e verdura TUTTI I GIORNI Consumo di carne Consumo di pesce Consumo di latte e latticini TUTTI I GIORNI Quale conclusione del suo lavoro di approfondimento sui temi della nutrizione e della crescita dei bambini, il BCFN ha realizzato, quindi, una sintesi di macro-linee guida che dovrebbero essere seguite per adottare un’alimentazione e uno stile di vita adatti a favorire uno sviluppo sano del bambino e dell’adolescente. Gli Stati Uniti hanno scelto anche di affiancare alle raccomandazioni per l’alimentazione dei bambini contenute nella My Pyramid for Kids dei semplici consigli rivolti alle famiglie per promuovere l’attività fisica di genitori e figli. Tra questi c’è l’esortazione a “dare il buon esempio” all’interno della propria famiglia (promuovendo passeggiate, giochi con i bambini e con gli animali domestici, ecc.), stabilire una “routine” destinando del tempo da dedicare all’attività fisica ogni giorno, “muoversi” anche quando si guarda la TV (ad esempio, alzandosi durante gli spot) e quando si parla al telefono (passeggiando, alzando pesi, ecc.), fare regali che incoraggiano l’attività fisica (giochi attivi, attrezzatura sportiva, ecc.), organizzare feste che prevedono gare e giochi, predisporre una palestra di casa utilizzando l’arredo domestico, le scale, ecc. Consumo di formaggi 66 1 Adottare una dieta sana ed equilibrata che, alternando quotidianamente tutti i principali alimenti, fornisca tutti i nutrienti e micronutrienti (calcio, ferro, vitamine, ecc.) di cui l’adolescente ha bisogno. 2/3 VOLTE NELL’ARCO DELLA SETTIMANA Consumo di uova ALMENO 3 VOLTE LA SETTIMANA 2 VOLTE LA SETTIMANA Consumo di legumi 2 Evitare l’eccessiva introduzione di calorie non consumando cibi altamente calorici o con elevate concentrazioni di grassi. 3 Ripartire con equilibrio i nutrienti nella giornata assicurando la presenza di un giusto equilibrio tra apporto di proteine animali e vegetali, che deve essere pari a uno, di zuccheri semplici e complessi (attraverso l’assunzione di meno dolci, più pane, patate, pasta o riso), di grassi animali e vegetali (utilizzando meno strutto, burro e più olio di oliva). 4 Ridurre al minimo l’apporto aggiuntivo di sale al fine di diminuire i fattori di 1/2 VOLTE LA SETTIMANA ALMENO 2 VOLTE LA SETTIMANA rischio di sviluppo di ipertensione, soprattutto in età adulta. 5 Distribuire l’assunzione di cibo in cinque momenti della giornata: colazione, spuntino della mattina, pranzo, merenda e cena. studi internazionali hanno messo in luce la grande diffusione tra i bambini di età tra i 6 e i 10 anni di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica L’introito calorico giornaliero della maggioranza dei bambini osservati in età scolare è superiore alle loro esigenze comporsi secondo quanto indicato nella figura in termini di frequenze di consumo. Nonostante queste raccomandazioni, numerosi studi internazionali24 hanno messo in luce la grande diffusione tra i bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e che predispongono all’aumento di peso. È stato infatti osservato come solo l’1% dei bambini possieda abitudini alimentari in linea con la composizione settimanale ottimale della dieta e quindi consumi porzioni e varietà di alimenti in accordo con quanto raccomandato da una corretta piramide nutrizionale. Gli stessi studi evidenziano inoltre come l’introito calorico giornaliero della maggioranza dei bambini osservati in età scolare sia non solo superiore alle loro esigenze, ma anche principalmente orientato al consumo di grassi e zuccheri (soprattutto nei bambini caratterizzati da una tendenza all’obesità), a scapito di frutta e verdura. 6 Evitare di consumare cibi al di fuori dei cinque momenti precedentemente individuati. 7 Svolgere attività fisica per almeno un’ora al giorno, comprensiva sia dell’attività sportiva sia del gioco. 8 Ridurre il più possibile la vita sedentaria, in particolare quella passata davanti al video (televisione e computer). Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 Sintesi delle macro-linee guida per la crescita sana 67 My Pyramid for Kids 4.4.1 La piramide alimentare per chi cresce 68 Il Center for Nutrition Policy and Promotion, un’organizzazione del Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (USDA), è stato istituito nel 1994 per migliorare la nutrizione e il benessere degli americani. La sua attività, volta a orientare i consumatori alle corrette abitudini alimentari, ha portato a sviluppare programmi di raccomandazione sull’introduzione e la frequenza degli alimenti in una dieta equilibrata. Tali programmi sono realizzati in funzione dell’età e sulla base delle raccomandazioni delle Dietary Guidelines for Americans, pubblicate e aggiornate ogni cinque anni dall’USDA e dal Dipartimento salute e servizi umani (HHS). Tra questi, è stata definita la piramide alimentare dei bambini (con età compresa tra i 6 e gli 11 anni) My Pyramid for Kids, in cui sono evidenziate in maniera colorata e divertente le diverse tipologie di cibo che dovrebbero essere consumate ogni giorno. Le comunicazioni dirette ai bambini sono accompagnate da suggerimenti alla famiglia, che incoraggiano alla corretta distribuzione degli alimenti durante il giorno e mettono in rilievo il ruolo fondamentale dell’attività fisica per una crescita sana. Maggiori dettagli sono disponibili sul sito www.mypyramid.gov. 1-2 volte alla settimana in attività più intensa e impegantiva PER UNO STILE DI VITA SPORTIVO: Ginnastica aerobica, tennis, calcio, corsa Ginnastica, nuoto, ballo, pallavolo, Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 Sulla base di quanto specificato in queste pagine e con riferimento all’infanzia (in particolare dai due anni in poi) e all’adolescenza, il BCFN ha costruito una piramide nutrizionale che viene utilizzata per la realizzazione di quella doppia (il periodo successivo, la giovinezza, è equiparabile per frequenza di consumo a quella degli adulti). calcetto, bicicletta, jogging 69 69 2-4 volte alla settimana PER UNO STILE DI VITA PIÙ ATTIVO: circa un’ora per volta PER COMBATTERE LA SEDENTARIETÀ: Ogni giorno almeno 6 volte a settimana: 30 minuti di PASSEGGIATA. Per migliorare lo stile di vita: parcheggiare più lontano, usare i mezzi pubblici, preferire le scale all’ascensore, andare a lavoro a piedi, fare i lavori di casa, portare a spasso il cane, Come nel caso degli adulti, anche l’alimentazione dei bambini e degli adolescenti dovrebbe essere basata prevalentemente sui vegetali, in particolare i diversi cereali, soprattutto integrali, molto importanti per il contenuto di fibra e componenti protettivi, frutta e verdura. A salire progressivamente troviamo latte e derivati, preferibilmente nelle versioni magre, così come le carni e il pesce, fino poi ad arrivare a prodotti con più alto contenuto di grassi e zuccheri, per i quali si consiglia una frequenza relativa di consumo ridotto. La necessaria assunzione di grassi insaturi andrebbe coperta da pesce e frutta secca, utilizzando preferenzialmente oli di origine vegetale per i condimenti. La combinazione tra la piramide ambientale e quella nutrizionale dei bambini ha permesso di costruire la Doppia Piramide del BCFN dedicata a chi cresce. Doppia Piramide 2011 4.5 La doppia piramide per chi cresce Doppia Piramide 2011 70 71 Brian J. Skerry/National Geographic Image Collection 5.Gli impatti delle abitudini alimentari 5. Gli impatti delle diverse abitudini alimentari I Secondo le recenti statistiche pubblicate dal Global Footprint Network (GFN), un cittadino che abita un Paese ad alto reddito per mantenere il livello di benessere desiderato richiede una superficie ecologica di circa 6,1 ettari globali (global hectare – gha; pari a circa 170 metri quadri globali al giorno), ovvero più del doppio della media mondiale (2,7 ettari globali25). Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 l presente capitolo prende in esame quanto le abitudini alimentari delle persone incidano sull’impatto ambientale misurato con l’impronta ecologica, l’indicatore che è stato utilizzato per la Doppia Piramide. Significative riduzioni si possono ottenere sia variando le abitudini alimentari (come dimostrano alcuni esempi di menu), sia riducendo gli sprechi. 5.1 l’Impronta ecologica legata all’alimentazione Figura 5.1. Stima dell’impronta ecologica per produrre le risorse necessarie a un cittadino medio in diverse aree del mondo 74 75 200 gm2 per cittadino al giorno 150 42% 35% 31% 100 50 0 LONDRA PAESI ALTO REDDITO Consumi Alimentari ITALIA Altro Fonte: elaborazione Università di Siena e BCFN. Randy Olson/National Geographic Stock Analizzando il dato nelle sue componenti, si scopre che i consumi alimentari sono la prima voce in termini di impatto con una rilevanza sull’impronta ecologica complessiva pari a circa il 30-40%, che corrisponde a circa 1,8/2,4 ettari globali annui. Prendendo come riferimento il valore medio dei consumi (2,1 ettari globali) e riportando i dati all’impatto quotidiano, si può stimare che ogni individuo abbia bisogno di circa 60 metri quadri globali per soddisfare i propri bisogni alimentari. La stima tiene conto del fatto che, in media, un Ogni individuo ha bisogno di circa 60 metri quadri globali per soddisfare i propri bisogni alimentari quotidiani Figura 5.2. Impronta ecologica dell’Italia disaggregata per categorie di consumo Amministrazione pubblica 9% Figura 5.3. Impronta ecologica per nazione (dati per persona) 12 10 Servizi 14% 8 Consumi alimentari 31% 6 4 2 Abitazione 15% Uruguay Arabia Saudita Austria Slovenia Singapore Grecia Spagna Mongolia Norvegia Lettonia Macedonia TFYR Repubblica Ceca Svezia Finlandia Paesi Bassi Irlanda Kuwait Australia Canada Estonia Belgio Danimarca Qatar Stati Uniti d’America Beni 17% Emirati Arabi Uniti 0 10 Fonte: elaborazione Università di Siena su dati gentilmente concessi da Global Footprint Network, 2010. 8 6 4 77 Cile Gambia Nepal Croazia Bielorussia Turkmenistan Slovacchia Bulgaria Mauritius Polonia Lituania Romania Fed. Russa Giappone Bosnia ed Erzegovina Portogallo Israele Panama Kazakhstan Malesia Rep. Boliviana di Venezuela Nuova Zelanda Regno Unito Oman Francia Libia - Jamahiriya Libici Arabi Italia Svizzera Trinidad e Tobago 0 Rep. di Corea 2 Germania cittadino che abita un Paese ad alto reddito segua una dieta di circa 2650 kcal al giorno26, considerand il consumo sia di alimenti sia di bevande, compreso lo spreco di cibo (fenomeno purtroppo assai diffuso). A titolo di esempio si possono anche citare il caso del cittadino italiano medio27, 42 metri quadri globali sfruttati per l’alimentazione rispetto ai 137 complessivi, e quello del cittadino di Londra, con un impatto di 75 metri quadri globali su 18028. A questo punto è interessare domandarsi in quale misura le abitudini alimentari dei singoli incidano sull’impronta ecologica. Paraguay 12 10 8 6 4 2 Pascoli Campi coltivati Impronta di carbonio Area edificata Foreste Zona di pesca Bio-capacità mondiale compreso lo spazio per le specie selvatiche Greg Dale/National Geographic Stock Namibia Cina Sud Africa Niger Thailandia Serbia Bolivia Argentina Mauritania Botswana Rep. Islamica dell’Iran Costa Rica Mondo Turchia Ucraina Libano Brasile Ungheria 0 Messico 76 Mobilità 14% Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 12 Fonte: Ewing, B. et al., The Ecological Footprint Atlas 2010, Global Footprint Network, Oakland, CA, 2010. 5.2 L’influenza delle scelte alimentari Figura 5.5. Composizione di un menù di carne e relativo impatto ambientale menù CARNE 2140 42 kcal totali PROTEINE global m 78 Un menù vegetariano ha un impatto ambientale due volte e mezzo inferiore rispetto a quello di carne Sulla base di questi dati si può ipotizzare quale possa essere la riduzione degli impatti ambientali di un individuo semplicemente modificando le abitudini alimentari. Prendendo ad Figura 5.4. Composizione di un menù vegetariano e relativo impatto ambientale menù vegetariano 2030 16 kcal totali 2 global m PROTEINE GRASSI CARBOIDRATI 14% 30% 56% Colazione Spuntino Pranzo 1 Porzione di frutta (200 g) 4 Fette biscottate 1 Vasetto di yogurt magro 1 Frutto 1 Porzione pasta con finocchietto 1 Porzione di sformato di zucca e porri 1 global m2 3 global m2 Spuntino Cena 1 Vasetto di ogurt magro 1 Pacchetto di cracker non salati 1 Porzione di verdure: fagiolini (200 g) e patate (400 g) al vapore con scaglie di grana (40 g) 1 global m 7 global m 2 Fonte: BCFN, 2011 4 global m2 Colazione Spuntino Pranzo 1 Tazza di latte parz. scremato 4 Biscotti 1 Porzione di frutta (200 g) 1 Porzione di pizza Margherita Ortaggi misti crudi 3 global m2 1 global m2 16 global m2 Spuntino Cena 1 Vasetto di yogurt magro 1 Porzione di minestra di pasta e piselli 1 Bistecca di carne bovina alla griglia (150 g) 1 Fetta di pane 2 global m2 20 global m2 Fonte: BCFN, 2011 79 esempio una settimana di alimentazione, si può ipotizzare di avere tre regimi alimentari differenti sulla base di quante volte si assume un menù vegetariano e di quante un menù di carne: limitando le proteine animali a sole due volte alla settimana, in linea con le raccomandazioni dei nutrizionisti, si possono “risparmiare” anche 20 metri quadri globali al giorno. Figura 5.6. Come varia l’impronta ecologica in funzione delle scelte alimentari29 DIETA SETTIMANALE 7 MENÙ DI “CARNE” 5 MENÙ “VEGETARIANO” 7 MENÙ “VEGETARIANO” IMPATTO SETTIMANALE [GLOBAL m2] IMPATTO MEDIO GIORNALIERO [GLOBAL m2] 294 42 164 23 116 16 VOLTE VOLTE 2 CARBOIDRATI Doppia Piramide 2011 Doppia Piramide 2011 P er poter stimare in quale misura le scelte alimentari dei singoli incidono sull’impronta ecologica sono stati analizzati due differenti menù giornalieri: entrambi sono equilibrati da un punto di vista nutrizionale, sia in termini di apporto calorico sia di nutrienti (proteine, grassi e carboidrati), ma nel primo le proteine sono di origine vegetale (“menù vegetariano”), mentre nel secondo sono prevalentemente di origine animale (“menù di carne”). Il menù di carne ha un impatto ambientale due volte e mezzo superiore rispetto a quello vegetariano: 42 metri quadri globali rispetto a 16, cioè ben 26 di differenza, che rappresentano una quota molto rilevante nell’impatto quotidiano di un individuo. GRASSI 15% 25% 60% 2 + 2 MENÙ DI “CARNE” VOLTE VOLTE Fonte: elaborazione BCFN sulla base dei dati dell’Ecological Footprint Network. Limitando la carne a sole due volte alla settimana si possono “risparmiare” anche 20 metri quadri globali al giorno 5.3 Lo spreco di cibo L Figura 5.7. Stima lorda del quadro globale di perdite, trasformazioni e sprechi nelle Walter Mayers Edwards/National Geographic Image Collection diverse fasi della catena di fornitura alimentare Raccolto commestibile 4600 kcal PERDITE DEL RACCOLTO 4000 Dopo il raccolto 4000 kcal FORAGGIO 3000 Carne e latticini 2800 kcal PERDITE E SPRECHI DELLA DISTRIBUZIONE 2000 Disponibilità per il consumo domestico 2000 kcal 1000 0 Campo Fonte: Lundqvist et al., 2008. Abitazione Ogni tonnellata di rifiuti alimentari ne genera 4,2 di CO2 Se tutta la popolazione mondiale avesse gli stessi livelli di consumo degli europei, ci vorrebbero tre pianeti per produrre la quantità di cibo necessaria Doppia Piramide 2011 o spreco alimentare è diventato in questi ultimi anni un tema di grande interesse per le molteplici implicazioni non più solo di carattere etico, ma anche economico e ambientale. Tradizionalmente si è condannato lo spreco di cibo secondo una logica valoriale, in relazione soprattutto alla disomogenea distribuzione degli alimenti a livello mondiale. Oggi il tema può essere affrontato anche valutando le ricadute sull’ambiente. Ogni tonnellata di rifiuti alimentari ne genera 4,2 di CO2 equivalenti. In Gran Bretagna si gettano ogni anno 6,7 milioni di tonnellate di cibo ancora perfettamente consumabile (WRAP) per un costo annuale di 10 miliardi di sterline. In Svezia in media ogni famiglia getta via il 25% del cibo acquistato. Secondo uno studio americano della Plos One, dal 1974 lo spreco alimentare è aumentato del 50%: ogni giorno nel mondo occidentale si sprecano 1400 calorie a persona per un totale di 150 trilioni di calorie all’anno. Un altro studio del National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases evidenzia che il 40% del cibo prodotto negli Stati Uniti viene gettato via. In Europa l’ammontare di cibo sprecato è allarmante. Secondo la FAO e lo Stockholm Environmental Institute, se tutta la popolazione mondiale avesse gli stessi livelli di consumo degli europei, ci vorrebbero tre pianeti per produrre la quantità di cibo necessaria. 81 Lo spreco alimentare si può verificare in diversi momenti 82 Un anno contro lo spreco Il 28 ottobre 2010, Last Minute Market – nell’ambito del progetto “Un anno contro lo spreco” – ha organizzato una conferenza dal titolo “Transforming Food Waste into a Resource” al Parlamento Europeo di Bruxelles. La conferenza, sponsorizzata e patrocinata dalla Commissione agricoltura e sviluppo rurale, ha visto la partecipazione di accademici, parlamentari europei, membri della società civile e di organizzazioni non governative. Al termine della conferenza il professor Andrea Segrè e la dottoressa Silvia Gaiani hanno presentato la Dichiarazione congiunta contro lo spreco alimentare, il cui scopo è di sensibilizzare e attivare le istituzioni europee affinché la lotta allo spreco diventi una priorità nell’agenda della Commissione Europea e lo spreco alimentare venga ridotto del 50% entro il 2025. Dichiarazione congiunta contro lo spreco alimentare «Noi, accademici e ricercatori di università di diversi Paesi del mondo, membri del Parlamento Europeo e politici, rappresentanti di organizzazioni internazionali e della B. Anthony Stewart/National Geographic Image Collection società civile impegnati in ONG, associazioni e ONLUS ci siamo riuniti per intraprendere un’azione comune volta a prevenire e ridurre a livello globale lo spreco alimentare. 1. Nell’adottare questa dichiarazione intendiamo rendere esplicito il nostro impegno a livello nazionale, regionale e globale nel ridurre di almeno il 50% la quantità di sprechi alimentari lungo tutta la filiera alimentare e chiediamo che tutti gli stakeholder in essa coinvolti (from farm to fork, ossia agricoltori, sistema distributivo e di commercializzazione) si mobilitino per rendere questo obiettivo possibile. 2. Chiediamo che la riduzione di almeno il 50% degli sprechi alimentari a livello globale sia un elemento imprescindibile di tutte le politiche agroalimentari, sia dei Paesi sviluppati sia di quelli in via di sviluppo, e che tale obiettivo venga raggiunto entro il 2025. Siamo infatti profondamente allarmati dalla quantità di spreco a livello mondiale (solamente in Italia, 240.000 tonnellate di alimenti invenduti vengono gettate ogni anno) e allo stesso tempo dal numero di persone affamate (circa un miliardo nel Pianeta). 3. Auspichiamo pertanto la presa di posizione del Parlamento Europeo su questa Doppia BCFN Piramide Index 2011 Doppia Piramide 2011 Sensibilizzare le istituzioni europee affinché lo spreco alimentare venga ridotto del 50% entro il 2025 Lo spreco alimentare si può verificare in diversi momenti. Già al momento del raccolto buona parte della produzione agricola resta sul campo (quando il prodotto è fuori pezzatura o quando il costo della raccolta è superiore al prezzo liquidato agli agricoltori). Durante la lavorazione industriale e la distribuzione i rigidi standard qualitativi generano scarti, ma anche il consumatore, soprattutto nei Paesi a più alto reddito, è responsabile di gravi sprechi (cattiva conservazione dei cibi, scorte eccessive, sovra-consumi che originano rifiuti). È quindi facile comprendere le molteplici implicazioni economiche, ambientali e sociali del tema. Per questo motivo nel 2010 è stata redatta la Dichiarazione congiunta contro lo spreco alimentare, supportata da diverse organizzazioni europee – quali Stockholm Environmental Institute (Svezia), ANDES (Francia), FoodCycle (Regno Unito) e Stop Wasting Food Movement (Danimarca) – per sensibilizzare le istituzioni europee affinché lo spreco alimentare venga ridotto del 50% entro il 2025 e la sua lotta diventi finalmente una priorità nell’agenda della Commissione Europea. Questa dichiarazione chiede alla Commissione Europea di rivedere la legislazione vigente e preparare un’apposita direttiva comunitaria che regoli il riciclo dei rifiuti alimentari e ne limiti lo spreco entro il 2015. 83 ad aumentare gli investimenti, sia pubblici che privati, in agricoltura, nell’agribusiness e nello sviluppo rurale. Crediamo si debba fare molto di più per aumentare la quantità e migliorare la qualità della produzione agricola, ma crediamo anche che molto debba essere fatto per ridurre gli sprechi e migliorare l’efficacia della filiera alimentare. 6. In totale accordo con la dichiarazione finale dei ministri dell’agricoltura dei Paesi G8 del 2009 su “Agricoltura e sicurezza alimentare al centro dell’Agenda Internazionale”, chiediamo un maggiore sostegno, che comprenda investimenti nell’ambito di scienza e ricerca, tecnologia, istruzione, divulgazione e innovazione in agricoltura per ridurre lo spreco alimentare. Ci impegniamo anche per una sempre maggiore condivisione con gli altri Paesi di tecnologie, processi e idee per aumentare le capacità delle istituzioni nazionali e regionali e dei governi e per promuovere la lotta allo spreco alimentare». Winfield Parks/National Geographic Stock Doppia Piramide 2011 84 problematica e chiediamo che la lotta allo spreco alimentare venga inserita nell’agenda come una delle priorità della Commissione Europea. 4. Intendiamo creare una Global Partnership against Food Waste che, partendo dalle istituzioni originariamente coinvolte in questa dichiarazione, espanda il proprio raggio d’azione e coinvolga sempre più comunità. 5. Facciamo appello alle Nazioni Unite affinché la lotta allo spreco alimentare rientri come nono Obiettivo di sviluppo del Millennio o come ulteriore target all’interno del settimo obiettivo (“Assicurare la sostenibilità ambientale”) e affinché la sua riduzione venga raggiunta in modo coordinato e per stadi intermedi concordati. Le istituzioni internazionali competenti hanno sottolineato, in molteplici occasioni, l’urgente bisogno di aiutare i Paesi in via di sviluppo e a economia emergente a espandere la propria produzione agricola e alimentare e NOTE BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA essenziali* 1. Esempi di altri impatti sono l’utilizzo di sostanze chimiche in agricoltura, il rilascio di azoto sul terreno, emissioni di altri inquinanti in aria, ecc. Nutrizione 2. Nel documento tecnico è possibile trovare tutti gli elementi per poter ricostruire in modo trasparente le ipotesi adottate, ma anche permettere a chi è interessato di sviluppare il calcolo specifico una volta che si sappiano la modalità di preparazione della ricetta (bollitura, forno, in padella, ecc.), i tempi di cottura, la tecnologia utilizzata (fornello a gas o elettrico) e il Paese in cui si sta cucinando (perché il mix energetico è molto differente da nazione a nazione). 3. Keys et al., 1970; Keys et al., 1980. 4. World Cancer Research Fund, 1997; Willett, 1998. 5. Willett e Sacks, 1995. 6. PubMed, 2010. 88 8. Panagiotakos et al., 2007. 9. La scala utilizzata nello studio è compresa tra 0 e 55, quindi un incremento di 10 punti sulla scala di adeguatezza mediterranea equivale a uno del 20% circa. 10. Trichopoulou et al., 2007. 11. Mitrou et al., 2007. 12. De Lorgeril et al., 1999. 13. Fung et al., 2005. 14. Sofi et al., 2008. 15. Premio Nobel per la pace nel 1949 per la ricerca scientifica condotta sulla nutrizione. 16. Frankel et al., 1998. 17. Must, 1999. 18. OMS, 2003. 19. American Academy of Pediatrics, 1999. 20. Victoria, 2010. 21. Nell’analisi sono inclusi contenuti televisivi, audio e musica, computer, videogiochi, giornali, libri, riviste e film. 22. WHO 2010. 23. Università la Sapienza, 2005. 24. Si confrontino, tra gli altri, Ramic (2008) e Gonzalez (2007). 25. GFN, 2010. 26. Nikos, 2006. 27. Stima elaborata dal Global Footprint Network secondo l’approccio delle matrici economiche input-output, riferita ai dati dell’anno 2007 (GFN; 2010). De Lorgeril, M. et al., Mediterranean Diet, Traditional Risk Factors, and the Rate of Cardiovascular Complications after Myocardial Infarction: Final Report of the Lyon Diet Heart Study, in “Explorations Fonctionnelles Cardiorespiratoires et Métaboliques”, Saint-Etienne, 1999. European Union, EU Platform on Diet Physical Activity on Health, 2005. Ewing, B. et al., The Ecological Footprint Atlas 2010, Global Footprint Network, Oakland, CA, 2010. Farchi, G. et al., Relationship Between Eating Patterns Meeting Recommendations and Subsequent Mortality in 20 Years, in “European Journal of Clinical Nutrition”, n. 49, pp. 408-419, 1995. Fox, M.K. et. al., Food Consumption Patterns of Young Preschoolers: Are They Starting off on the Right Path?, Baylor College of Medicine, Houston, TX, 2010. Frankel, S., D.J. Gunnel e T.J. 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