In Italia è boom di antidepressivi

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Cura e misura
26 Novembre 2007
In Italia è boom di antidepressivi
A tutti può capitare di alzarsi al mattino già stanchi,
senza voglia di affrontare la giornata, di essere
malinconici, privi di interessi. Ma se questo stato
d’animo persiste nel tempo, senza delle reali
motivazioni che possano giustificarlo, allora, forse, c’è
da preoccuparsi. Potrebbero essere i primi sintomi di
un disturbo depressivo. Secondo stime
dell’Organizzazione mondiale della Sanità il mal di
vivere colpisce circa 121 milioni di persone al mondo. I
suoi effetti sulla salute possono essere superiori a
quelli di qualunque altra malattia, più di altri mali
cronici come il diabete, l’ipertensione o l’artrite.
Eppure meno del 25 per cento di queste persone ricevono cure adeguate.
Secondo lo psichiatra Giorgio Bressa non è difficile capire quando è il momento di rivolgersi al
medico: "È possibile che molte persone lamentino l’inizio di una patologia depressiva con una
grande fiacca, l’incapacità di alzarsi la mattina, il sonno turbato, la mancanza di appetito, la
sensazione di essere esausti e sfiniti, malgrado non ci siano motivi e giustificazioni per questo.
Altri, viceversa, possono avere sintomi iniziali con una sintomatologia più marcatamente
psicologica: incapacità di concentrazione, di fare, l’assenza della spinta vitale ad alzarsi la
mattina prima di iniziare, una persistenza di pensieri fastidiosi, sensi di colpa magari non
legittimati da fatti obiettivi, preoccupazioni immotivate per il loro fisico".
Diverse le terapie, da adattare ad ogni singolo caso. Sempre più seguita quella farmacologica.
A dimostrarlo è anche l’aumento delle prescrizioni degli antidepressivi. Negli ultimi sette anni,
dal ‘99 al 2006, il numero delle persone a cui vengono somministrati si è quasi triplicato. Le
scoperte scientifiche dell’ultimo decennio hanno permesso di sviluppare nuove categorie di
farmaci, molto più specifiche e con effetti collaterali inferiori. Demonizzati per anni, oggi, gli
antidepressivi sembrano non fare più così paura. "C’è stato un cambiamento di tendenza da
parte dei pazienti nei confronti dell’uso dei farmaci – afferma Giorgio Bressa -, la diffusione
scientifica e forse anche il porta a porta hanno aiutato in qualche maniera ad accettare il
farmaco".
a cura di RaiNews24
MULTIMEDIA
VIDEO DELLA PUNTATA
OSPITI
Prof. Giorgio Bressa, psichiatra
Prof. Massimo Ammaniti, coordinatore Centro di
counselling psicologico della Sapienza
Dr. Corrado Barbui, psichiatra Università di Verona
Professor Luciano Sterpellone, patologo clinico e storico
della medicina
LINKS
www.ceveas.it
IN ONDA
Anche il profilo dei pazienti sembra essere cambiato. Il depresso tipo non è più solo l’anziano o
la donna in menopausa. C’è anche il bambino con qualche difficoltà, magari di rendimento
scolastico, e il giovane che inizia ad affacciarsi al mondo del lavoro. Ma mentre per i più
piccoli, al di sotto dei 17 anni, dopo il boom del 2002, sono in netta diminuzione le prescrizioni
di antidepressivi, il fenomeno è, invece, in crescita per chi supera la maggiore età. Tra le
cause principali che spingono i giovani ad assumere questi farmaci, Bressa elenca: "La
difficoltà di inserimento, la ricerca di una situazione lavorativa, il bisogno di autonomia e
indipendenza che viene frustrato, lo stabilirsi di relazioni affettive anche stabili, ma che
vedono lontano il loro futuro. E poi, la grande spinta che la società dà verso lo star bene,
l’essere disinvolti, l’essere a proprio agio, il sorridere sempre. I più fragili nell’affermazione di
questi criteri che la società afferma come necessari possono sentirsi particolarmente in
difficoltà".
Martedì 1.45 prima tv
Gli studenti discutono dei loro disturbi anche in un forum su internet e sempre più consultori
psicologici nascono nelle università. Alla Sapienza di Roma è stato proprio il collettivo
studentesco a richiedere l’apertura di uno sportello d’aiuto. "È un centro gratuito – spiega il
prof. Massimo Ammaniti, coordinatore del Centro di counselling psicologico della Sapienza - e
si rivolge agli studenti che abbiano difficoltà di inserimento nella vita universitaria.
Naturalmente noi gli garantiamo la massima segretezza".
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Ma gli antidepressivi sono solo una parte degli psicofarmaci in commercio. I più venduti
restano le benzodiazepine, comunemente chiamati tranquillanti e sonniferi, seguiti appunto
dagli antidepressivi. I meno richiesti nelle farmacie sono invece gli antipsicotici, che vengono
prescritti solo in presenza di particolari disturbi psicotici. "Il largo utilizzo di antidepressivi –
spiega lo psichiatra dell’Università di Verona Corrado Barbui – dipende dal fatto che ci sono
molti più farmaci a disposizione. Le patologie si stanno allargando, un tempo gli antidepressivi
erano i farmaci per curare la depressione maggiore, una patologia molto grave. Adesso si
utilizzano anche per curare le ansie". Diventa sempre più comune assumere antidepressivi per
tenere a bada ansia, alcuni tipi di fobia o attacchi di panico. Il loro consumo, in ogni caso,
sembra aumentare con l'avanzare dell'età e le donne, soprattutto dopo i 35 anni, ne fanno un
uso più frequente degli uomini. Ma la fascia più esposta ai possibili effetti collaterali di questi
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psicofarmaci sono i bambini: "L'uso degli antidepressivi nei bambini – spiega Barbui - è un
tema importante. A volte è un problema delineare la depressione nel bambino. E’ difficile
riconoscere chi deve essere trattato e chi no, quali sono i benefici e i rischi di questo farmaco.
I benefici non sono così chiari, mentre i rischi sono documentati".
Molti antidepressivi possono essere trovati in commercio anche come farmaci equivalenti. Più
economici rispetto ai farmaci originali di cui sono la copia, contengono lo stesso principio
attivo. "Tra i farmaci equivalenti – dice Barbui - cioè non più coperti da brevetto e gemelli
rispetto agli originali, certamente i più utilizzati in psichiatria appartengono ai grandi gruppi
degli antidepressivi e delle benzodiazepine. Tra gli antidepressivi ci sono i cosiddetti nuovi
grandi depressivi molto utilizzati in questo ambito e prescritti sia nella forma generica, che in
quella griffata".
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