1 Disturbi emozionali

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Disturbi emozionali
DEFINIZIONE:
Con la terminologia “Disturbi emozionali” si indicano una serie di disturbi di natura psicologica,
che possono essere causati, e nel contempo causare, difficoltà a livello comportamentale e
somatizzazioni più o meno gravi. Essi, inoltre, possono avere un ruolo fondamentale nel
compromettere il processo di apprendimento dell’alunno. Ricordiamo fra i disturbi emozionali
più diffusi lo scarso senso di autoefficacia e il basso livello di autostima, che possono portare
problemi nella costruzione di una immagine positiva di sé, del senso di competenza, difficoltà
di autoregolazione e di controllo obiettivo e costante delle proprie azioni, accesso all’autonomia
ed alla fiducia in se stessi. La demotivazione influisce sul processo e sull’esito
dell’apprendimento. L’intensità ottimale della motivazione deve essere tale da sollecitare
efficacemente il soggetto senza tuttavia disturbare emotivamente il processo con una
eccessiva urgenza. Fra le emozioni che maggiormente emergono nel processo di
apprendimento è possibile individuare l’ansia. L’ansia è un normale meccanismo psichico che
ricopre una funzione protettiva nelle situazioni difficili. Solitamente l’ansia è legata a stimoli
scatenanti (determinati oggetti, situazioni o argomenti di conversazione) e la sua intensità e
durata sono connesse al valore reale dello stimolo scatenante. Quando questo rapporto si
spezza e gli stati d’ansia oltrepassano per intensità e durata i limiti dello stimolo che li ha
causati o compaiono anche in assenza di questo evento allora si ha a che fare con gli effetti di
esperienze passate o di problemi psichici. Rispetto ai processi di apprendimento scolastico,
l’ansia si configura come esperienza che insorge quando l’allievo di fronte ad un compito
avverte il rischio di insuccesso e quindi ha paura di non essere all’altezza delle aspettative che
gli altri hanno di lui. Quando all’ansia è associato il rifiuto della scuola si parla di fobia scolare.
Chi si occupa di educazione deve essere consapevole che la scuola è per il bambino una
situazione nuova, carica di aspettative e di timori (anche per i genitori); come ogni situazione
contraddistinta da qualche carattere di novità, anche la scuola crea ansia che, se presente in
misura moderata, diviene stimolo per lo sviluppo e per la crescita intellettuale ed emotiva; al
contrario se l’ansia è presente in misura eccessiva può inibire i comportamenti della persona
ed impedire di sfruttare tutte le potenzialità che quella persona ha a disposizione. Molto spesso
i bambini somatizzano il proprio disagio e la propria sofferenza: mal di pancia, mal di testa,
insonnia sono sintomi di una difficoltà di adattamento ad un ambiente dove non si sentono
bene, dove provano una bassa tolleranza alla frustrazione e una bassa stima di sé. La realtà
scolastica impone in generale al bambino di affrontare situazioni in cui frequentemente si
verificano emozioni negative. Il protrarsi nel tempo di tali situazioni può inficiare l’applicazione
e l’impegno sui compiti di apprendimento. Quando un bambino sperimenta un senso di
inadeguatezza o di inferiorità ha bisogno di essere rassicurato: solo l’interessamento
dell’insegnante può sbloccare la situazione e portare l’alunno ad una condizione di maggior
serenità.
L’inibizione è un fattore di consultazione psicologica molto diffuso fra i bambini della scuola
primaria e può riguardare solo la scuola o anche l’extrascuola. Si parla di inibizione delle
condotte sociali per indicare bambini che presentano dei limiti sul piano delle interazioni
sociali: sono bambini sempre calmi, facilmente sottomessi, che non fanno mai parlare di sé e
preferiscono giocare solo con pochi compagni avendo paura di assumere un ruolo attivo nelle
situazioni sociali. L’inibizione intellettiva si presenta come un blocco della capacità di pensare.
Il bambino è al limite della riuscita scolastica, interviene poco nelle attività scolastiche, teme di
essere interrogato. Talvolta il problema può essere limitato ad alcune materie, altre volte
diventa più pervasivo, soprattutto col crescere dell’ordine di scuola. Circa le cause
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dell’inibizione sociale ed intellettiva il riferimento va ai primi anni di vita del bambino.
Ultimamente è progressivamente aumentato l’interesse nei riguardi dei disturbi depressivi in
età evolutiva. I bambini manifestano la depressione in modo analogo a quello degli adulti, con
alcune differenze evolutive e caratteristiche peculiari di ciascuna età. La natura ed il grado di
queste differenze non sono tutt’oggi chiari e costituiscono un campo d’indagine ancora aperto.
La sindrome da depressione infantile tende comunque a trascendere il singolo sintomo della
tristezza e si manifesta attraverso aspetti cognitivi, emotivi, fisici e neurovegetativi. La
connessione fra difficoltà di apprendimento e depressione mette in evidenza come quest’ultima
sia anche la conseguenza della caduta dell’autostima derivante dai continui insuccessi
scolastici; altri autori rilevano la connessione opposta, per cui i problemi di apprendimento
sono la conseguenza di un quadro psicopatologico di tipo depressivo. L’anedonia, in
particolare, è la perdita della risposta del piacere di fronte ad attività ludiche o ricreative o a
degli eventi di cui il bambino godeva prima che avesse inizio la depressione (Bandura A., Il
senso di autoefficacia, Erickson, Trento, 1997; Blandino G. e Granieri B., La disponibilità ad
apprendere: dimensioni emotive nella scuola e formazione degli insegnanti, Raffaello Cortina,
Milano, 1995; Boscolo P., Psicologia dell’apprendimento scolastico: aspetti cognitivi e
motivazionali, UTET; Firenze, 1997; D’Alonzo L., Demotivazione alla scuola. Strategie di
superamento, La Scuola, Brescia, 1999; Dweck C.S., Teorie del Sé: intelligenza, motivazione,
personalità e sviluppo, Erickson, Trento, 2000; Salzberger – Wittenberg, Polacco W.G. e
Osborne E., L’esperienza emotiva nel processo di insegnamento e apprendimento, Liguori,
Napoli, 1993).
CITAZIONE:
“Come si identificano quelle azioni dei bambini che dovrebbero preoccupare? Loro hanno
diversi modi per esprimere disagio: alcuni piangono, altri sono depressi e ansiosi, altri ancora
aggressivi, non cooperativi o piccoli delinquenti. Possono verificarsi un ritardo nello sviluppo o
una regressione e inspiegabili cambiamenti comportamentali. A volte compaiono sintomi fisici
che incidono sul sonno o provocano disturbi psicosomatici o, più significativamente,
impediscono un sano sviluppo anche in assenza di una causa medica. Tutti questi elementi
indicano che un bambino è disturbato” (Smith H., Bambini infelici. Quali le ragioni? Quali i
rimedi?, Armando, Roma 2000, p. 15).
NOTA:
I disturbi emotivi possono avere basi scolastiche , familiari e/o personali.
La scuola gioca un ruolo fondamentale nel sapersi proporre come ambiente educativo attento e
capace di regolarsi sulle capacità e sulle difficoltà dell’alunno, dosando richieste e stimoli sulla
sua disponibilità recettiva reale e sui suoi bisogni. Le modalità con cui un bambino affronta le
prestazioni richieste dalla scuola dipendono fortemente dalla sua stabilità interna e dall’esito
delle sue esperienze passate. Bambini che, durante l’infanzia, hanno vissuto esperienze di
cambiamenti frequenti nel ricevere le cure materne, oppure che hanno vissuto lunghe
separazioni dai genitori e, quindi, hanno sviluppato scarsa fiducia verso gli altri, verso
l’affidabilità e la protezione delle altre persone, generalmente hanno maggiori problemi a
scuola e presentano un sentimento scolastico negativo. In queste situazioni le frustrazioni, e le
delusioni che il bambino vive, anche a livello scolastico, non migliorano la sua situazione
interiore, anzi, confermano la scarsa fiducia sia negli altri, sia in se stesso.
La famiglia e le prime relazioni di cura rappresentano, quindi, il luogo mentale in cui si formano
le basi della futura capacità di astrazione, generalizzazione, creazione, iniziativa e curiosità del
bambino. Aver avuto la possibilità di esprimere i propri sentimenti positivi e negativi, buoni e
cattivi, averli potuti esplicitare e riconoscere, aver vissuto relazioni accoglienti, connotate dalla
disponibilità e dalla trasmissione di fiducia rappresentano delle condizioni indispensabili ad
aiutare il bambino nella capacità di affrontare le frustrazioni che provengono dall’esterno e di
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conservare il desiderio di conoscenza. A livello personale aspetti come il tono dell’umore, il sé
sociale, l’iniziativa e l’industriosità, la fiducia nella propria autonomia di apprendimento, la
capacità di controllo dell’ansia e dell’aggressività, il mantenimento della curiosità e del piacere
di imparare rappresentano fattori protettivi e promozionali.
BIBLIOGRAFIA
Di Pietro M., Giochi e attività sulle emozioni: nuovi materiali sull’educazione razionale emotiva, Erickson, Gardolo – Trento -, 2007; Muratori F. et all., Manuale di psicoterapia breve
per i disturbi emozionali nei bambini, Fioriti, Roma, 2008; Wells A., Disturbi emozionali e meta
cognizione: nuove strategie di psicoterapia cognitiva, Erickson, Trento, 2002.
SITOGRAFIA
http://www.simpia.eu
http://www.educazione-emotiva.it
http://www.erickson.it
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