D Disturbi emozionali DEFINIZIONE: Con la terminologia “Disturbi emozionali” si indicano una serie di disturbi di natura psicologica, che possono essere causati, e nel contempo causare, difficoltà a livello comportamentale e somatizzazioni più o meno gravi. Essi, inoltre, possono avere un ruolo fondamentale nel compromettere il processo di apprendimento dell’alunno. Ricordiamo fra i disturbi emozionali più diffusi lo scarso senso di autoefficacia e il basso livello di autostima, che possono portare problemi nella costruzione di una immagine positiva di sé, del senso di competenza, difficoltà di autoregolazione e di controllo obiettivo e costante delle proprie azioni, accesso all’autonomia ed alla fiducia in se stessi. La demotivazione influisce sul processo e sull’esito dell’apprendimento. L’intensità ottimale della motivazione deve essere tale da sollecitare efficacemente il soggetto senza tuttavia disturbare emotivamente il processo con una eccessiva urgenza. Fra le emozioni che maggiormente emergono nel processo di apprendimento è possibile individuare l’ansia. L’ansia è un normale meccanismo psichico che ricopre una funzione protettiva nelle situazioni difficili. Solitamente l’ansia è legata a stimoli scatenanti (determinati oggetti, situazioni o argomenti di conversazione) e la sua intensità e durata sono connesse al valore reale dello stimolo scatenante. Quando questo rapporto si spezza e gli stati d’ansia oltrepassano per intensità e durata i limiti dello stimolo che li ha causati o compaiono anche in assenza di questo evento allora si ha a che fare con gli effetti di esperienze passate o di problemi psichici. Rispetto ai processi di apprendimento scolastico, l’ansia si configura come esperienza che insorge quando l’allievo di fronte ad un compito avverte il rischio di insuccesso e quindi ha paura di non essere all’altezza delle aspettative che gli altri hanno di lui. Quando all’ansia è associato il rifiuto della scuola si parla di fobia scolare. Chi si occupa di educazione deve essere consapevole che la scuola è per il bambino una situazione nuova, carica di aspettative e di timori (anche per i genitori); come ogni situazione contraddistinta da qualche carattere di novità, anche la scuola crea ansia che, se presente in misura moderata, diviene stimolo per lo sviluppo e per la crescita intellettuale ed emotiva; al contrario se l’ansia è presente in misura eccessiva può inibire i comportamenti della persona ed impedire di sfruttare tutte le potenzialità che quella persona ha a disposizione. Molto spesso i bambini somatizzano il proprio disagio e la propria sofferenza: mal di pancia, mal di testa, insonnia sono sintomi di una difficoltà di adattamento ad un ambiente dove non si sentono bene, dove provano una bassa tolleranza alla frustrazione e una bassa stima di sé. La realtà scolastica impone in generale al bambino di affrontare situazioni in cui frequentemente si verificano emozioni negative. Il protrarsi nel tempo di tali situazioni può inficiare l’applicazione e l’impegno sui compiti di apprendimento. Quando un bambino sperimenta un senso di inadeguatezza o di inferiorità ha bisogno di essere rassicurato: solo l’interessamento dell’insegnante può sbloccare la situazione e portare l’alunno ad una condizione di maggior serenità. L’inibizione è un fattore di consultazione psicologica molto diffuso fra i bambini della scuola primaria e può riguardare solo la scuola o anche l’extrascuola. Si parla di inibizione delle condotte sociali per indicare bambini che presentano dei limiti sul piano delle interazioni sociali: sono bambini sempre calmi, facilmente sottomessi, che non fanno mai parlare di sé e preferiscono giocare solo con pochi compagni avendo paura di assumere un ruolo attivo nelle situazioni sociali. L’inibizione intellettiva si presenta come un blocco della capacità di pensare. Il bambino è al limite della riuscita scolastica, interviene poco nelle attività scolastiche, teme di essere interrogato. Talvolta il problema può essere limitato ad alcune materie, altre volte diventa più pervasivo, soprattutto col crescere dell’ordine di scuola. Circa le cause 1 dell’inibizione sociale ed intellettiva il riferimento va ai primi anni di vita del bambino. Ultimamente è progressivamente aumentato l’interesse nei riguardi dei disturbi depressivi in età evolutiva. I bambini manifestano la depressione in modo analogo a quello degli adulti, con alcune differenze evolutive e caratteristiche peculiari di ciascuna età. La natura ed il grado di queste differenze non sono tutt’oggi chiari e costituiscono un campo d’indagine ancora aperto. La sindrome da depressione infantile tende comunque a trascendere il singolo sintomo della tristezza e si manifesta attraverso aspetti cognitivi, emotivi, fisici e neurovegetativi. La connessione fra difficoltà di apprendimento e depressione mette in evidenza come quest’ultima sia anche la conseguenza della caduta dell’autostima derivante dai continui insuccessi scolastici; altri autori rilevano la connessione opposta, per cui i problemi di apprendimento sono la conseguenza di un quadro psicopatologico di tipo depressivo. L’anedonia, in particolare, è la perdita della risposta del piacere di fronte ad attività ludiche o ricreative o a degli eventi di cui il bambino godeva prima che avesse inizio la depressione (Bandura A., Il senso di autoefficacia, Erickson, Trento, 1997; Blandino G. e Granieri B., La disponibilità ad apprendere: dimensioni emotive nella scuola e formazione degli insegnanti, Raffaello Cortina, Milano, 1995; Boscolo P., Psicologia dell’apprendimento scolastico: aspetti cognitivi e motivazionali, UTET; Firenze, 1997; D’Alonzo L., Demotivazione alla scuola. Strategie di superamento, La Scuola, Brescia, 1999; Dweck C.S., Teorie del Sé: intelligenza, motivazione, personalità e sviluppo, Erickson, Trento, 2000; Salzberger – Wittenberg, Polacco W.G. e Osborne E., L’esperienza emotiva nel processo di insegnamento e apprendimento, Liguori, Napoli, 1993). CITAZIONE: “Come si identificano quelle azioni dei bambini che dovrebbero preoccupare? Loro hanno diversi modi per esprimere disagio: alcuni piangono, altri sono depressi e ansiosi, altri ancora aggressivi, non cooperativi o piccoli delinquenti. Possono verificarsi un ritardo nello sviluppo o una regressione e inspiegabili cambiamenti comportamentali. A volte compaiono sintomi fisici che incidono sul sonno o provocano disturbi psicosomatici o, più significativamente, impediscono un sano sviluppo anche in assenza di una causa medica. Tutti questi elementi indicano che un bambino è disturbato” (Smith H., Bambini infelici. Quali le ragioni? Quali i rimedi?, Armando, Roma 2000, p. 15). NOTA: I disturbi emotivi possono avere basi scolastiche , familiari e/o personali. La scuola gioca un ruolo fondamentale nel sapersi proporre come ambiente educativo attento e capace di regolarsi sulle capacità e sulle difficoltà dell’alunno, dosando richieste e stimoli sulla sua disponibilità recettiva reale e sui suoi bisogni. Le modalità con cui un bambino affronta le prestazioni richieste dalla scuola dipendono fortemente dalla sua stabilità interna e dall’esito delle sue esperienze passate. Bambini che, durante l’infanzia, hanno vissuto esperienze di cambiamenti frequenti nel ricevere le cure materne, oppure che hanno vissuto lunghe separazioni dai genitori e, quindi, hanno sviluppato scarsa fiducia verso gli altri, verso l’affidabilità e la protezione delle altre persone, generalmente hanno maggiori problemi a scuola e presentano un sentimento scolastico negativo. In queste situazioni le frustrazioni, e le delusioni che il bambino vive, anche a livello scolastico, non migliorano la sua situazione interiore, anzi, confermano la scarsa fiducia sia negli altri, sia in se stesso. La famiglia e le prime relazioni di cura rappresentano, quindi, il luogo mentale in cui si formano le basi della futura capacità di astrazione, generalizzazione, creazione, iniziativa e curiosità del bambino. Aver avuto la possibilità di esprimere i propri sentimenti positivi e negativi, buoni e cattivi, averli potuti esplicitare e riconoscere, aver vissuto relazioni accoglienti, connotate dalla disponibilità e dalla trasmissione di fiducia rappresentano delle condizioni indispensabili ad aiutare il bambino nella capacità di affrontare le frustrazioni che provengono dall’esterno e di 2 conservare il desiderio di conoscenza. A livello personale aspetti come il tono dell’umore, il sé sociale, l’iniziativa e l’industriosità, la fiducia nella propria autonomia di apprendimento, la capacità di controllo dell’ansia e dell’aggressività, il mantenimento della curiosità e del piacere di imparare rappresentano fattori protettivi e promozionali. BIBLIOGRAFIA Di Pietro M., Giochi e attività sulle emozioni: nuovi materiali sull’educazione razionale emotiva, Erickson, Gardolo – Trento -, 2007; Muratori F. et all., Manuale di psicoterapia breve per i disturbi emozionali nei bambini, Fioriti, Roma, 2008; Wells A., Disturbi emozionali e meta cognizione: nuove strategie di psicoterapia cognitiva, Erickson, Trento, 2002. SITOGRAFIA http://www.simpia.eu http://www.educazione-emotiva.it http://www.erickson.it 3