CA R PE DI E M Accessori n Gli occhiali WooDone sono ricavati da un pezzo di legno, composto da otto strati di truciolato ottenuto da alberi di acacia, ciliegio, noce e frassino con provenienza certificata dall’Alto Adige. Incollati l’uno sull’altro, formano una lastra su cui vengono incisi il frontale e le aste. Prezzo: 419 euro. Info: www.woodone.it Investire nella Qualità della vita n n Teatro Fidelio inaugura la stagione de La Scala con la regia di Deborah Warner Milano celebra Beethoven Discutibili alcune scelte della direzione, di grande livello il cast vocale di Giuseppe Pennisi F Stile n Il cappotto lungo di Peserico per l’inverno ha un taglio alla coreana, una silhouette non sciancrata, qua quattro bottoni e due tasch interne. sche È in lana, c stampa con g geometrica t sur ton ton e costa 595 euro. I Info: www. pes peserico.it Regali n La passione dei maestri artigiani della Maison Caran d’Ache si esprime nella realizzazione di Noblessence, edizione limitata, di matite realizzate con essenze di legni preziosi e rari come l’ebano Macassar, laa Quercia titanio, ill Noce americano, ill Lati zzo grigio. Prezzo confanetto: fo: 259 euro. Info: Whynot, tel.l. 055.696494. m f p er s on a l@cl a s s . it idelio ovvero L’amore coniugale, di Ludwig van Beethoven, ha inaugurato la stagione scaligera. Si è trattato di una prima assoluta sotto il profilo drammaturgico e musicale, almeno per l’Italia. Basato su una pièce à sauvatage, ovvero un dramma teatrale con finale alla arrivano i nostri, genere consueto specialmente in Francia nel periodo tra rivoluzione francese e Direttorio, costò a Beethoven un lavoro di 12 anni che ha portato a tre edizioni differenti, rattristate dai clamorosi insuccessi delle prime due versioni (in Italia la prima versione è andata in scena una decina di anni fa a Bologna). La terza, del 1814, è quella rappresentata di solito. È un SingSpeil, genere di spettacolo in cui dialoghi parlati si alternano con numeri musicali, utilizzato più per le commedie che per i drammi. In Italia le parti parlate, prevalenti nel primo atto, sono spesso tagliate. L’opera narra di Leonore, nobildonna che nella Spagna settecentesca si traveste da ragazzo per farsi assumere come secondino dal carceriere Rocco al fine di salvare il proprio marito Florestano, preda di un crudele signorotto, Pizzarro, di cui Florestano ha denunciato i delitti. Le belle fattezze di Leonore-Fidelio attirano l’attenzione della figlia di Rocco, Marzelline, facendone inalberare il fidanzato Jaquino. Il salvataggio avviene mentre Pizzarro sta per uccidere Florestano grazie a Leonore, che estrae una pistola dal corsetto, e al provvidenziale arrivo del ministro del Re. Vicenda banale già messa in musica da altri, prima che Beethoven la prendesse come spunto per la sua unica opera per il teatro (ne aveva tentato solo un’altra senza portarla a compimento). Fidelio arrivò tardi in Italia: la prima alla Scala è del 1927, in italiano e fortemente mutilata poiché assai differente dal melodramma verdiano e dagli stili della giovane scuola (Puccini e Mascagni). Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale il lavoro è entrato stabilmente nei cartelloni, ma in versioni differenti da quella presentata alla Scala. Sotto il profilo drammaturgico, la regia di Deborah Warner pone l’accento sulla vicenda d’amore e reintroduce i consueti tagli nelle parti parlate del primo atto. È una scelta discutibile, perché richiede una conoscenza del tedesco molto più profonda di quanto permettano i sopratitoli e perché nel venticinquennale della caduta del muro di Berlino si sarebbe aspettata maggiore enfasi sulla libertà, aspetto fondante dell’ethos beethovenia- no, straripante nel secondo atto. Le scene e i costumi (di Chloe Obolensky) e le luci (di Jean Kalman) portano lo spettatore in una fabbrica mal ridotta in un Land orientale (forse la Turingia). Ambientazione quantomeno più appropriata di altri allestimenti recenti (si spazia dalle stampe di Piranesi all’arrivo dei caschi blu). Mentre però un carceriere (interpretato da Kwangchul Young) può essere indotto da un bieco signorotto (Falk Struckmann) a diventare un assassino per soldi, è poco probabile lo faccia un capo reparto per compiacere l’amministratore delegato. La recitazione è di gran classe, come si potrà meglio apprezzare nel dvd. Nella lunga preparazione di Fidelio, Beethoven scrisse quattro ouverture. Di norma si segue la prassi, iniziata da Gustav Mahler, di eseguire la quarta ouverture all’inizio, come nel 1814, ma di introdurre la terza (chiamata Leonore No.3) tra la prima e la seconda scena del secondo atto, dalla liberazione di Florestano (Klaus Florian Vogt) da parte di Leonore (Anja Kampe) all’arrivo del ministro del Re (Peter Mattei), alla riconciliazione tra Marzelline (Mojka Erdmann) e Jaquino (Florian Hoffmann), alla liberazione dei prigionieri e infine al grande inno collettivo alla libertà. Barenboim giustifica la sscelta di eseguire la seconda d delle quattro ouverture all’inizzio e di non introdurre la terza aaffermando che quest’ultima è importante quanto tutta ll’opera. È però preferibile la p prassi di Mahler anche per rragioni sceniche: risalire daggli inferi alla luce abbagliante d della libertà richiede un «num mero» musicale appropriato. B Barenboim dilata i tempi (a d differenza di Abbado, Karajjan e Boehm) e l’orchestra e il ccoro lo assecondano magnificcamente. Tuttavia, la concerttazione solenne esalta proprio q quel profondo ethos che la rregia tende a contenere per d dare più spazio alla doppia vvicenda d’amore (tra Leonorre e Florestano e tra Jaquin no e Marzelline fisicamente aattratta da un Fidelio, ossia L Leonore in maschera). Inoltre, ll’orchestra copre Anja Kampe ((che il 7 dicembre conservava il volume per la seconda parte) nell’aria più importante del primo atto (Abscheilicher, wo eilst du him), quando il lavoro passa da commedia borghese a tragedia di valori universali. Di grande livello il cast vocale, anche se il 7 dicembre il gruppo maschile è parso una spanna sopra i due soprano. Una messa in scena, comunque, tutt’altro che banale e su cui riflettere. (riproduzione riservata) Lampi nel buio Ho avuto un incidente automobilistico mortale, ma il mio ego è illeso grazie a Dio Woody Allen