Perchè "Per Elisa?" Mi è sempre piaciuta la musica di L. W. Beethoven perché oltre al compositore di cui potete sapere tutto da biografie e saggi sulla sua opera, mi affascina l’Uomo. Rappresenta uno dei più grandi geni dell’umanità, alla stregua di Leonardo, Brunelleschi, Einstein. Platone. Ha saputo coniugare alla perfezione la razionalità matematica della scrittura e tradurla in sentimento per chi la ascolta. La musica di Beethoven tocca profondamente il cuore: la semplicità delle note nelle sonate, il dialogo tra orchestra e strumento solista nei concerti, il messaggio ispirato e sociale nellesinfonie, suscitano un unicum di afflato universale, spiritualità e sentimento anche per chi, come me, non conosce una nota. Non a caso la musica è stata largamente usata da moltissimi registi per farne colonne sonore, per sottolineare una sceneggiatura, per dare ad una scena d’amore il giusto “tocco” erotico o sentimentale. Stanley Kubrik, ha “usato” Beethoven e altri grandi compositori. E pensare che Beethoven al suo tempo ha avuto una vita difficile, dovuta al suo carattere introverso e misogino ma è sorprendente pensare come abbia potuto comporre le sue opere, pur essendo sordo. La musica così come la scriveva doveva “sentirla” profondamente, ma come abbia fatto poi a tradurla per gli altri, già nel suo stesso tempo e nei secoli successivi, ha del miracoloso. Beethoven ha “creato” questa dimensione “eterna” della musica, come Leonardo La Gioconda, Brunelleschi la Cupola del Duomo di Firenze, Einstein la teoria della relatività, o Platone i dialoghi del Simposio e di Fedro. Allora perché “Per Elisa”? Per un omaggio al grande Ludovico, per la semplicità di una musica che si può ascoltare all’infinito e per tutti coloro che come lui hanno saputo raccontare storie e sentimenti per costruire il futuro.