Paolo Ainio, Banzai: «Amazon non ci fa paura

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DELLE
www.corrierecomunicazioni.it
n°2. 4 febbraio 2013
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21
NEWBUSINESS • STRATEGIE • FINANZA
à
Aziende&Mercati
Audiweb: 14,5 mln
le famiglie online
Oltre 10 mln in Adsl
Sono 14,5 milioni le famiglie
italiane che dispongono di
collegamento a internet da casa
attraverso computer, televisore
o console giochi. Questa la
fotografia 2012 scattata da
Audiweb. La disponibilità di
un accesso a internet da casa
risulta direttamente proporzionale alla dimensione del
nucleo familiare, ossia più è
numeroso il nucleo più tenedezialmente aumenta la connettività. Il tasso di penetrazione
supera infatti l’85% per i nuclei
familiari di quattro-cinque
componenti. Sono 10,2 milioni le
famiglie che possono accedere
a internet con connessione Adsl/
Fibra ottica e quasi la totalità ha
sottoscritto un abbonamento flat
(9,6 milioni di famiglie).
byod, aziende
a rischio “crunch”
Consumo record di banda
Gli smartphone e i tablet personali che i dipendenti portano al
lavoro consumano troppa banda,
e pesano in maniera preoccupante sulla capacità delle reti
aziendali. L’allarme arriva da uno
studio condotto da Blue Coat,
secondo cui la capacità di banda
impiegata da un dipendente che
utilizza due dispositivi iOs (iPhone
e iPad) in un periodo di due
settimane è pari in media 53 Gb.
Fra le attività che “mangiano” più
banda effettuate via smartphone
ci sono aggiornamento del
sistema operativo, download di
app e caricamento di foto e video.
eBay nel mirino
del fisco italiano
21,2 milioni di tasse non pagate
Anche eBay, dopo Google e
Facebook, finisce nel mirino del
Fisco italiano. L’Agenzia delle
Entrate ha inviato un avviso di
accertamento al sito di compravendite online con cui chiede
21,2 milioni di tasse non pagate
nei primi anni di attività più 55,6
milioni di sanzioni e interessi. Il
tutto a seguito di un’indagine
condotta dalla Guardia di Finanza
di Milano. L’Agenzia ha certificato
che la società americana non ha
pagato per anni alcuna imposta
mentre continuava a operare con
successo sul territorio italiano.
Se la Commissione tributaria di
Milano non accoglierà il ricorso
presentato dal gruppo Usa, l’azienda dovrà versare 76,8 milioni.
PaoloAinio, Banzai:
«Amazon non ci fa paura»
Così la prima vera Internet company italiana sfida i colossi del web
giovanniiozzia
P
aolo Ainio è rimasto affezionato al suo ufficio
in un cortile di Corso
Garibaldi a Milano,
dove poco più di quattro anni fa
tornò in Rete, anche se adesso
la “fabbrica” sta altrove, in un
edificio dove prima si giocava a
squash. Non solo perché ha casa lì
vicino, ma per lasciare i suoi liberi
di fare e mantenersi lui libero di
guardare avanti. Una necessità
per chi da quasi un ventennio fa
business su e con Internet. A metà
degli anni 90 era nella squadra
(Matrix) che inventò il primo
portale web (Virgilio) e la prima
concessionaria digitale in Italia
(Active Advertising). Poi fece
confluire l’impresa (e la sua cultura) in Telecom Italia, quindi
lasciò tutto con non irrilevante
soddisfazione economica e si prese un po’ di vacanza, dalla quale
tornò talmente carico da chiamare
Banzai la nuova impresa creata
con un gruppo di “naufraghi” della
bolla Internet d’inizio millennio.
Quel grido di entusiasmo e incoraggiamento dalle connotazioni
belliche ha funzionato: con 370
collaboratori, 130 milioni di fat-
E-commerce e media digitali.
Settori l’uno dominato da colossi come Amazon e l’altro dove la
marginalità è sempre risicata.
Come si fa a fare business?
Amazon è un mostro a molte
teste, che fa web hosting (dove
guadagna), publishing ed e-commerce. Ma nei mercati europei
non ha quote superiori al 15% nei
Abbiamo messo a punto
un modello di business basato
sulla pubblicità. E guadagniamo
turato, 15 milioni di utenti mensili,
oltre 8 registrati, Banzai è di fatto
la prima vera Internet company
italiana, attiva nell’e-commerce e
nei media. Talmente interessante
da aver attirato un cavaliere della
finanza come Matteo Arpe, che
finora ha faticato dietro banche
e assicurazioni e ora punta deciso sull’economia digitale con
la sua Sator, che diventa socio
importante tanto quanto Ainio,
finora azionista di maggioranza
(con circa il 40%). Una svolta e
un segnale per tutto il mercato.
“Si tratta di un aumento di capitale che cercavamo almeno da
un anno e mezzo”, dice Ainio. “A
causa della crisi abbiamo raggiunto nel 2011 l’obiettivo di Ebitda
positivo che ci eravamo prefissati
per il 2009. Poi servivano nuovi
capitali per la crescita, che adesso possiamo seguire secondo due
linee: investire su ciò che già facciamo e crescere con acquisizioni
nell’e-commerce e nei media. Per
questo abbiamo deciso di cedere
l’attività di consulting non strategica”.
settori a noi omologhi (elettronica
e abbigliamento).
Vuol dire che non fa paura?
In Italia sono pochi i player nazionali che negli ultimi anni hanno
scelto di investire, a parte noi che
dal 2008 abbiamo dedicato risorse
importanti alla tecnologia e continuiamo a crescere. Amazon alza
il livello del servizio, ci costringe
a fare meglio ma fa diminuire la
marginalità.
Qual è la soglia minima di
fatturato per restare sul mercato?
50 milioni. Noi siamo sui 103.
Ritiene che siano necessarie
aggregazioni tra operatori di
piccole o medie dimensioni?
Saranno inevitabili acquisizioni. E noi siamo un polo di
aggregazione; siamo il maggior
operatore sul mercato italiano.
Ma non avete una presenza
fuori dal territorio nazionale.
L’estero non è una priorità.
Siamo concentrati sulla crescita
in Italia. L’e-commerce è per sua
natura legato al territorio, sono
limitati gli acquisti cross count-
ry, da un Paese all’altro. Per noi è
importante un servizio su misura
per il Paese in cui operiamo. Il pil
si sposta sempre più dal fisico al
digitale, la crescita è assicurata
dall’andamento del mercato. Basta esserci con le giuste strategie
e gli investimenti adeguati.
Con l’editoria digitale è più
difficile guadagnare.
Abbiamo messo a punto un
modello di business basato sulla
pubblicità. E guadagniamo. Non
credo ai paywall, ai contenuti a
pagamento. Il modello è sostenibile anche se non è ricco.
Perché allora l’industria tradizionale non riesce?
Non si tratta di avere idee,
prodotti o genietti. Servono investimenti pesanti in tecnologia
e una struttura leggera, dove le
macchine riescano a potenziare
Banzai cammina su due gambe.
Banzai Commerce (ad Edoardo
Giorgietti), da cui provengono
la maggioranza dei ricavi,
ha 2 milioni di clienti con i marchi
ePrice, Saldi Privati, Gioie
e Sitionline. Banzai Media
(ad Andrea Santagata) edita siti
nell’area femminile (PianetaDonna, Girl Power, Pianeta Mamma),
cucina (Giallo Zafferano) giovani
(Studenti.it), informazione
(Liquida, Giornalettismo,
PianetaTech, Soldionline)
i giovani si crei la motivazione
a fare impresa servono storie di
successo. Il denaro ha sempre
accompagnato lo sviluppo, resta
una molla fondamentale. Abbiamo
bisogno di esempi di chi è riuscito
a farne abbastanza da potersi permettere una Porsche.
E il lato pratico?
In Italia la difficoltà non è il
funding ma l’exit. I soldi per parti-
In Italia la difficoltà non è
il funding ma l’exit: i soldi per
partire si trovano, ma dopo?
il lavoro degli uomini e a renderlo sostenibile economicamente.
L’industria editoriale tradizionale non ha ancora ben compreso
questo punto. Servono milioni in
tecnologia, tanto software e molti
ingegneri.
Lei ha creato due grandi
start-up. E sostiene che bisogna
avere il coraggio di mostrare la
Porsche. Che cosa vuol dire?
Oltre la battuta c’è un tema
culturale importante che è anche
molto pratico. Per far sì che fra
re si trovano se si ha l’idea giusta e
si riesce a fare networking. Se uno
è bravo e intraprendente, riesce a
trovare anche i 2 milioni per un
progetto importante. Ma quando
l’azienda ha bisogno di entrare
nel secondo stadio e deve crescere? La Borsa in Italia non è una
prospettiva realistica. Le banche
sappiamo tutti come ragionano.
E player industriali che fanno
acquisizioni pagando il giusto le
imprese innovative sono pochi
se non rari.
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